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Lezione del 12 Gen 2015 1di3 Sbobinatura fatta da Eros Pintore

L’ultimo argomento riguarda la sicurezza elettrica, il professore consiglia di studiarla


dal Carrescia o dal Cataliotti (ma nel Carrescia è spiegato meglio). Inoltre c’è la
norma di riferimento per la sicurezza sui sistemi in bassa tensione, la norma CEI 64-8
che è la base per qualunque professionista. Quindi tutte le cose che abbiamo visto,
dalla protezione dei cavi al coordinamento interruttori, fino alla sicurezza delle
persone, sono tutti argomenti trattati nella norma CEI 64-8.

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e continua lì

PARTE 1
Continua da slide 21 del file “ProtezionePersone-ContattiIndiretti_Completo.pdf”

Un altro modo di fare gli impianti di bassa tensione è il cosiddetto sistema TN, molto
comune. Lo possono fare soltanto gli utenti che hanno la proprietà della cabina,
quindi utenti di media tensione, che se vogliono, e in generale è fortemente
consigliato perché il sistema così è più gestibile, possono fare un sistema di tipo TN.
La prima lettera ci dice che il centro stella del sistema è messo terra, la seconda
lettera ci dice che le masse di bassa tensione sono collegate al neutro. Nella parte
sinistra della slide 21 si vede sistema TN-C, meno utilizzato, in cui la C sta a dire che
il conduttore di protezione e il conduttore di neutro sono lo stesso conduttore, come si
vede dalla slide la massa è collegata al neutro, quindi uso il neutro anche per
garantire la protezione. Quindi in un sistema TNC il neutro diventa un conduttore
fondamentale e non posso mai interromperlo, perché se lo interrompo tolgo sicurezza
e la sicurezza non posso mai toglierla, posso togliere l’alimentazione ma non la
sicurezza. Il conduttore di neutro che normalmente ha una colorazione blu celeste, in
questo caso avrà anche delle fascettature giallo-verdi, questo perché si possa capire
immediatamente che è un conduttore di neutro che fa anche protezione. In alternativa
posso pensare di separare il conduttore di protezione dal conduttore di neutro, è un
impianto TN-S come si vede nella slide 21 a destra. A questo punto il conduttore di
neutro resterà blu celeste e il conduttore di protezione assumerà la colorazione tipica
giallo-verde. Concettualmente io ho un solo impianto di terra, se si guasta qualcosa io
ho la corrente di guasto che torna all’unico impianto di terra. Dimensionare un
impianto di terra per un sistema TT è banalissimo, ma se io ho una cabina metto un
unico impianto di terra sotto la cabina e potrei avere il problema di tensioni di
contatto lontano.
Attenzione, io posso iniziare un impianto con un sistema TN-C e posso trasformarlo
in un TN-S da un certo punto in poi, cioè posso fare un impianto proprio come è
rappresentato nella slide 21. Inizio con un TN-C, magari la prima dorsale, quella che
dalla cabina arriva al quadro di edificio, e da un certo punto in poi, nel quadro separo
il neutro dal conduttore di protezione e opero con un sistema TN-S. Quindi un
sistema TN-C può evolvere in un TN-S, ma non si può fare il contrario, non si può da
un TN-S passare a un TN-C. Infatti immaginiamo di voler mettere a valle del tratto
TN-S un tratto che sia di nuovo TN-C, come rappresentato nella figura sotto :

quindi nel tratto TN-S posso immaginare di avere sistemi di protezione che
interrompono il neutro, perché tanto se anche interrompo il neutro la protezione
continua a esserci, perché sono due fili separati. Ma a valle se io rimetto insieme il
neutro col conduttore di protezione, interrompendo il neutro starei interrompendo
anche la protezione.
Ora lo rispiega meglio.
Il primo tratto è TN-C e il conduttore PEN di neutro e protezione non lo posso mai
interrompere. Poi arrivo ad un quadro e in questo quadro decido che il neutro e il
conduttore di protezione si separano. Dal punto in cui ho separato il neutro e la
protezione io posso decidere di mettere un interruttore tetrapolare che interrompe le
tre fasi e il neutro, perché tanto se anche interrompo il neutro il conduttore di
protezione resta collegato, e quindi non c’è pericolo. Il pericolo lo creerei se, dopo un
po’ che l’impianto si è evoluto, decidessi di tornare a fare un PEN. Allora per non
interrompere il PEN non uso più un interruttore tetrapolare ma ne uso uno tripolare.
Ma anche così non va bene perché è vero che dal tratto in cui uso l’interruttore
tripolare non rischio di staccare la protezione ma nel tratto TN-S a monte posso
comunque staccare il neutro e in questo modo interrompo la protezione a valle.
Quindi va bene passare da un TN-C a un TN-S, ma non si può mai, da un TN-S,
tornare a un TN-C

Ora torna al file “ProtezionePersone-ContattiIndiretti_Completo.pdf” slide 22


e continua lì fino a slide 24

PARTE 2
Continua dalla slide 24 del file “ProtezionePersone-ContattiIndiretti_Completo.pdf”
Le slide 25, 26 e 27 hanno i disegni rovinati, i relativi argomenti sono trattati qui.

L’interruttore differenziale è praticamente obbligatorio anzi nelle ultime edizioni


della norma lo si è reso obbligatorio. Comunque anche se volessi non utilizzarlo non
ci riuscirei, cioè tecnicamente bisogna rispettare determinate regole ma di fatto
l'unica cosa che ricadeva entro quelle regole era l'interruttore differenziale e allora
nelle ultime edizioni della norma tanto valeva renderlo obbligatorio.
E' un dispositivo che nasce proprio per la sicurezza delle persone nei confronti dei
contatti indiretti, poi aiuta anche su altro, ma nasce per i contatti indiretti.
Il dispositivo differenziale fa la differenza tra la corrente che passa in una fase e la
corrente che torna dall’altra fase, quelle due correnti I1 e I 2 (vedi figura qui sotto)
devono essere uguali fra loro. Ovviamente uguali fra loro non lo saranno mai perché
ogni singolo apparecchio ha delle correnti di dispersione, ma se queste correnti di
dispersione stanno sotto una soglia fisiologica non c’è problema. Quando però si
verifica un guasto, questo è caratterizzato dal fatto che c’è un po’ di corrente che va a
terra e questa corrente di guasto che va a terra è corrente differenziale. A causa del
guasto le correnti I1 e I 2 saranno diverse tra loro, la differenza è proprio ciò che va a
terra. L’interruttore differenziale misura questa differenza, che come vedremo è
abbastanza facile da misurare e bastano differenze minime per garantire la sicurezza.

In questa figura è rappresentato il principio di funzionamento dell’interruttore


differenziale. L’idea base è quella di avere un nucleo ferromagnetico e i campi
magnetici prodotti dai due avvolgimenti, uno nella fase 1 e l’altro nella fase 2.
quando non ci sono guasti la corrente I1 e la corrente I 2 determinano due flussi di
segno opposto e quindi nel toroide c’è un flusso sostanzialmente nullo o quasi. Viene
poi disposto un terzo avvolgimento che è quello più importante per far scattare la
protezione, è collegato a un relè a massima tensione. Il simbolo “V>” indica che
quando la tensione che viene indotta su quelle spire supera una certa soglia succede
qualcosa, e in questo caso quel qualcosa è che si apre l’interruttore. Quindi se il
flusso nel toroide è zero nella bobina sonda ci sarà una tensione indotta zero. Ma
quando c’è un guasto le correnti si squilibrano, I1 e I 2 sono diverse tra loro e quindi
nasce un flusso nel toroide. Se questo flusso supera una certa soglia fa scattare
l’interruttore, perché è un flusso variabile con legge sinusoidale che induce una
tensione sulla bobina e questa bobina viene sentita dal relè a massima tensione.
Questo è il principio tipico dell’interruttore differenziale per applicazioni monofase,
il più comune.
Per applicazioni di tipo trifase l’interruttore più comune invece ha ancora un toroide,
all’interno del toroide vengono fatti passare i fili del nostro sistema trifase, se c’è il
neutro anche il conduttore di neutro passa dentro il toroide, l’unica cosa che non deve
passare dentro il toroide è il conduttore giallo-verde di protezione. Sappiamo che ogni
singolo conduttore determina un campo magnetico e che se il sistema è equilibrato e i
3 conduttori sono vicini tra loro, la somma di questi campi magnetici è zero, se c’è
anche il neutro la somma è sempre zero. Ma se c’è un guasto una quota parte della
corrente torna attraverso l’impianto di terra, in pratica il fatto di avere un
collegamento a terra fa sì che la somma delle correnti nei tre fili più il neutro può
essere diversa da zero, perché ovviamente un po’ di corrente va a terra. Ma se la
somma delle correnti è diversa da zero anche il campo generato sarà diverso da zero.
Quindi sul nostro toroide verrà a determinarsi un flusso di induzione. Questo flusso di
induzione induce una tensione e la tensione indotta, sentita dalla bobina, fa scattare il
relè. Una cosa importante da non fare mai è far passare anche il conduttore di
protezione, altrimenti la somma delle correnti darà zero anche in caso di guasto. E
così l’interruttore differenziale non sente niente e non interviene.
L’interruttore differenziale oltre che dal livello di tensione è caratterizzato dal fatto di
essere monofase o trifase ma due parametri molto importanti sono la corrente
nominale e la corrente di intervento differenziale. Queste sono disgiunte, nel senso
che io posso avere un un interruttore che è attraversato da una corrente di 100 A ma
con una sensibilità per esempio di 30 mA : I n = 100 A , I Dn = 30mA . Cioè un
interruttore che sente le differenze di 30 mA ma che lavora con correnti di 100 A. Il
fatto di aver disaccoppiato la corrente nominale dalla corrente di intervento
differenziale che è quella che serve per la sicurezza delle persone è il punto di forza
dell’interruttore differenziale. Per capirci, se io prendo un interruttore
magnetotermico che ha 100 A di corrente nominale : I n = 100 A la corrente che
tipicamente garantisce la sicurezza delle persone è quella che fa intervenire il
dispositivo in meno di cinque secondi, i cinque secondi sono la soglia per la sicurezza
in molte applicazioni. La corrente che fa intervenire in meno di cinque secondi un
magnetotermico tipicamente è 4~5 volte la corrente nominale. Quindi per un
interruttore magnetotermico la corrente di intervento di 5 secondi è compresa tra i
400 e i 500 A : I 5 s = 400 A ¸ 500 A . Quindi per garantire una interruzione rapida, rapida
al punto di avere buona probabilità di salvare la vita delle persone il guasto deve far
passare 500 A, perché se ne fa passare di meno l’interruttore non interviene nel tempo
sufficientemente rapido. Il problema del magnetotermico per la sicurezza delle
persone sta qua, nel fatto che la sua corrente di intervento rapido è legata alla corrente
nominale, più lo voglio rapido più deve essere grande la corrente che l’interruttore
sente. L’implicazione tipica è che per riuscire ad avere correnti di guasto così grandi
devo fare impianti di terra spaventosamente costosi nelle nostre case, altrimenti non
ci riesco. Per farlo intervenire in meno di 5 secondi devo far passare almeno 500 A.
Se invece decido di proteggermi con un differenziale sceglierò lo stesso una nominale
di 100 A ma la corrente che fa intervenire in meno di 5 secondi un interruttore
differenziale può essere molto minore. Per esempio ne scelgo uno che ha una corrente
d’intervento di 30 mA. Basta che ci sia una differenza tra una fase e l’altra in termini
di corrente superiore a 30 mA perché il differenziale intervenga in meno di cinque
secondi, anzi interviene in un tempo estremamente più rapido, tipicamente intorno ai
40 ms. Ma anche se prendiamo i 5 secondi allora diventa più facile realizzare un
sistema di protezione se basta sentire una differenza minima per farlo intervenire,
piuttosto che invece fare in modo di avere dei guasti che determinano 500 A per
accorgermi che c’è un problema. La fortuna del sistema di protezione moderno è stata
la capacità di costruire interruttori differenziali affidabili, compatti, che garantiscono
questa protezione. Non appena abbiamo avuto interruttori differenziali
commercialmente disponibili praticamente il sistema si è evoluto dal sistema TN al
sistema TT per la distribuzione pubblica. Fino a quel momento i sistemi erano
principalmente TN, ma dal momento in cui abbiamo iniziato a usare il salvavita il
sistema più comune è diventato il sistema TT.

Ora dopo aver dato uno sguardo alle slide 25, 26, 27, e 28 vai a slide 29 e continua da
lì fino a slide 33

PARTE 3
Continua dalla slide 33 del file “ProtezionePersone-ContattiIndiretti_Completo.pdf”

L’interruttore di tipo A va bene per correnti pulsanti, quindi con componenti


unidirezionali. Qui abbiamo detto che utilizziamo un flusso e un materiale
ferromagnetico, che avrà una sua caratteristica di isteresi.

Con la normale caratteristica di isteresi (figura a sinistra) del materiale


ferromagnetico che utilizziamo di solito se lavoro con correnti sinusoidali mi prendo
una bella fetta del flusso, ma se lavoro in una zona in cui la corrente non diventa mai
negativa, per esempio la corrente di dispersione che è pulsante con una componente
unidirezionale, allora io lavoro soltanto in una ristretta zona della caratteristica e il
rischio è che la differenza tra il valore più grande e il valore più piccolo del flusso sia
troppo piccola. E quindi il nostro sensore di tensione sente molto poco, perché la
tensione indotta dipende dalla variazione del flusso, se il flusso varia poco la tensione
indotta è piccola. Allora gli interruttori differenziali di tipo A vengono realizzati con
materiali ferro magnetici particolari, caratterizzati da un ciclo di isteresi stretto e
molto alto (figura a destra), per cui anche lavorando nella sola zona positiva io riesco
ad avere delle variazioni di flusso sufficienti ad essere sentite. Quindi il differenziale
di tipo A è adatto a funzionare con correnti pulsanti unidirezionali. Ma adesso ci sono
anche casi in cui quando faccio il guasto ho proprio una corrente continua. Il caso più
immediato di questo tipo è il pannello fotovoltaico,se con un pannello fotovoltaico ho
un guasto a terra la corrente che determino è una corrente continua. E allora non basta
più neanche un interruttore di tipo A, che è sempre della tipologia a induzione anche
se con materiale magnetico speciale. Quando devo calcolare le correnti continue devo
usare un differenziale di tipo B, ma il tipo B non si basa sulle leggi dell’induzione, è
un dispositivo elettronico, misura proprio le correnti e fa le differenze in modo
digitale. Per capirci la differenza è tra 60 € e 600 €. I differenziali di tipo B sono
molto costosi, ovviamente, perché non si tratta di fare un piccolo toroide di materiale
ferromagnetico con un avvolgimento intorno, ma si tratta di fare un circuito
elettronico che fa l’acquisizione, il campionamento, la differenza... tutto in un
interruttore che deve essere immune a problemi di compatibilità elettromagnetica,
quindi anche quando ci sono problemi deve funzionare bene.

Ora torna a slide 33 e continua lì fino a slide 37

Pausa

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