Sei sulla pagina 1di 115

IL MOSAICO DI OTRANTO

1
Come ho saputo del mosaico di Pantaleone
Ho scoperto l'esistenza del mosaico nell'ottobre 2007, grazie a una ragazza del
centro di Umberto di Grazia che mi parlò della conferenza sul mosaico tenuta la
sera prima da Francesco Corona nello stesso centro. L’entusiasmo con cui la
ragazza mi raccontava quanto detto dal Corona sul mosaico, accese la mia
curiosità, così cercai l’opera in Internet dove trovai delle immagini.
Nell'immagine che vedevo sullo schermo del computer, che credevo riguardasse la
totalità dell'opera, compresi perché quei personaggi erano presenti nel mosaico,
soprattutto sapevo chi raffigurava la Diana posta in basso e cosa il monaco
Pantaleone(*) volesse dire con quella figura posta lì perché secondo me si trattava
di quella stessa risposta che invano andavo cercando da oltre tre anni e che sui libri
non riuscivo a trovare.
Convinta che non avevo incontrato per caso il mosaico sulla mia strada, cominciai
a cercare per saperne di più. Non ero molto interessata a una visita del luogo (in
seguito ci andrò più volte) perché avevo letto che non avrei potuto vedere il
mosaico nella sua interezza in quanto coperto da panche e altri arredi della chiesa.
Così cercai i libri di don Grazio Gianfreda, il sacerdote che aveva scritto libri
riguardo la simbologia contenuta nell’opera, ma erano introvabili. Per saperne di
più e per avere spunti di riflessione, provai ad inviare email a persone che già
avevano studiato o studiavano il mosaico, ma anche quella strada si rivelò
infruttuosa. Finalmente, dopo diverso tempo, in una libreria di Roma per caso
trovai il sospirato libro del Gianfreda. Una riedizione rivista e aggiornata che
conteneva anche la foto del mosaico. Mi resi allora conto che, oltre la parte che
avevo visto in Internet, il mosaico aveva anche due parti laterali.
L’opera totale mi colpì ancora di più, ma oltre al significato della presenza di Diana
nella parte finale del racconto del monaco, figura che secondo me simboleggiava
quanto le mie esperienze mi portavano a concludere, del mosaico dovevo
comprendere il resto di quanto il monaco aveva voluto tramandare e la cosa non era
semplice. Non era semplice perché non conoscevo nulla della materia che viene
chiamata esoterismo (ossia ciò che è nascosto rivelato attraverso Simboli), poco o
nulla delle varie religioni compresa quella a cui appartenevo, e sapevo poco o nulla
di astronomia. E soprattutto non era semplice riflettere e ragionare con quella spada
di Damocle che mi sentivo sulla testa in quanto ero venuta a sapere solo da qualche
mese del calendario Maya, del 2012, e le varie tesi e domande che l’arrivo di
* Non si conosce nulla di Pantaleone; si suppone fosse un monaco basiliano di origine greca, dell'abbazia
di San Nicola di Casole. Di lui non si conoscono i dati anagrafici, si presume fosse un chierico in quanto
nell’opera si firma come Pantaleonis presbiteri.
2
questo anno provocava. Per di più non sapevo nulla di alieni ed extraterrestri, i
quali, prima che vivessi le esperienze personali, paranormali e non, legate a loro,
costituivano per me solo dei soggetti utili alla fantasia degli autori di film di
fantascienza.
Dopo aver inutilmente cercato per mesi aiuto e confronto attraverso le persone
nuove che il destino sembrava aver preso a mettere sulla mia strada - persone che
comunque non ritenevano credibile ciò che per me era invece una certezza -
auspicando facesse nascere una qualche discussione utile su cui ragionare insieme,
azzardai una prima decriptazione dell’opera e la pubblicai in Rete.
Ma le cose difficilmente vanno come ci si augura. Il fatto che non fossi creduta era
comprensibile; affermare di riuscire ad interpretare l’opera grazie ad esperienze
mistiche e paranormali era già inusuale, inoltre quello che scrivevo sconvolgeva
totalmente quanto detto e creduto sulle religioni e sui loro fondatori fino a quel
momento. Quindi come sperare di essere creduta? Ma purtroppo ciò era quanto
deducevo dalla somma delle mie particolari esperienze, e poi dalla interpretazione
di ciò che il monaco aveva voluto tramandarci attraverso il racconto del mosaico
fatto apposta per metterci in guardia rispetto ai tempi della fine.
Poiché non ero riuscita a spiegare nella mia prima interpretazione del mosaico
alcuni animali simbolici dell’opera e quelli che avevo ormai capito erano quei due
corpi celesti diversi che avevano fatto parte delle mie particolari esperienze,
sollecitata da queste che proseguivano in modo pressante, continuai le ricerche e
ripresi a riflettere e ragionare sulle mie particolari esperienze passate e su quelle
che continuavo a vivere. Che non si trattasse di un caso se ero venuta a conoscenza
di quell’opera era ormai per me una certezza.
Pur senza credere a tutto ciò che vivevo a livello paranormale, perché avevo
imparato in prima persona che potevano arrivare visioni o ricordi devianti in quanto
gli alieni/parassiti sono in grado di intrufolarsi nei nostri sogni e provocarci visioni
sublimi o mostrarci falsi ricordi per farci confusione su quanto ci la Coscienza più
profonda, ragionando di nuovo sulle mie particolari esperienze, dopo un po’ di
tempo compresi che la strada che avevo intrapreso in precedenza era una strada
chiusa del labirinto, e che la mia ricerca avrebbe dovuto estendersi ben oltre le date
su cui già avevo indagato e ragionato poiché non avevo valutato in modo corretto le
informazioni che la mia Coscienza più profonda aveva inviato alla mente conscia.
Ma andando avanti la mia strada sarà comunque lastricata da numerosi altri errori.
Quando finalmente compresi un po’ di più, mi resi conto di quanto, nonostante
tutto, fosse limitato l’arco di tempo storico su cui avevo indagato e quale fosse il
motivo per cui, come abitanti di questo pianeta, stavamo vivendo i problemi che
3
stiamo vivendo. Compresi che quelle che erano le nostre origini come abitanti di
questo pianeta partivano da ben più lontano rispetto a quanto ritenevano alcuni
ricercatori, e mi apparve chiaro che la teoria darwiniana non era esatta in quanto
l’evoluzione che Darwin diceva non esisteva. E leggendo quanto antichi testi
tramandano, mi convinsi che quelle persone che ritenevano di essere canalizzatori
erano per lo più persone manipolate da esseri di altre dimensioni il cui interesse è
solo quello di portarci fuori strada. Quindi non positivi e sicuramente fuorvianti.
Comunque caratterialmente molto razionale, compresi tutto questo cercando di
unire il cuore alla logica che il cervello mi suggeriva. Compresi anche, però, che
questa mia certezza era ancora difficile da raccontare, ancor meno facile da credere
per gli altri, ma soprattutto da provare. E questo perché ci sono sempre state
nascoste verità importanti.
Dopo aver chiarito in me tali concetti, rileggendo con diverso spirito analitico
alcuni libri già letti e con una diversa cognizione alcune parti della Bibbia,
riesaminando e riflettendo sulle varie storie raccontate su ufo e alieni, sugli
aneddoti legati a loro e su quello che avevo vissuto in prima persona, compresi
meglio ciò che il monaco voleva dire coi suoi disegni, come e quando ciò che
Zecharia Sitchin(*) traduceva dalle tavole sumere legato agli esperimenti genetici
fatti dagli extraterrestri aveva dato risultati pieni, e quando quella nuova razza
aveva cominciato a mescolarsi con la razza già presente sulla terra.
Tutto diventava un po’ più chiaro. Diventava più chiaro perché Giacobbe fosse il
prediletto di dio, e perché quel dio disse a Rebecca che i suoi due figli avrebbero
dato origine a due differenti nazioni; diventava più chiaro perché dalle alte
gerarchie ecclesiastiche Maria venisse definita Vergine, e perché di questo avevano
fatto un dogma; diventava chiaro il motivo che aveva portato la grande follia di
Hitler a sterminare sei milioni di Ebrei insieme a Zingari, omosessuali e portatori di
handicap e perché Pio XII non fece molto per aiutare gli Ebrei in tempo di guerra.
E diventava a questo punto intuibile anche che tipo di prove cercavano gli uomini
di Hitler nei dintorni di Montsegur, in Turchia e in Tibet. Prove che erano
probabilmente le stesse che cercava in Egitto Napoleone Bonaparte prima di Hitler.
Si comprendeva perché, come emergeva dalle ricerche di Corrado
Malanga(*pag.33), solo 20 persone su cento avessero anima (ma sarebbe più esatto
forse dire Spirito), e si capiva anche la ragione per cui Arnaud Amaury, durante il
massacro di Béziers avvenuto il 22 luglio del 1209 (dove vennero uccise più di

* Zecharia Sitchin, venuto a mancare nel 2010, è stato autore di molti libri sulla cosiddetta archeologia
misteriosa e sostenitore della teoria dell'antico astronauta come spiegazione dell'origine dell'uomo. Le
investigazioni di Sitchin, basate sulla sua personale interpretazione dei testi sumeri, vengono considerate
pseudoscienza e pseudostoria dalla comunità scientifica, rifiutate da scienziati, storici e accademici.
4
20.000 persone), interrogato da un soldato su come poter distinguere nell'azione gli
eretici dagli altri, avesse risposto: "uccideteli tutti dio riconoscerà i suoi”.
Era già passato un secolo, senz’altro non solo gli alti gerarchi cattolici conoscevano
il contenuto dei documenti trovato dai Crociati, quindi degli antichi esperimenti
genetici fatti in passato dagli Atlantidei, e dei figli nati dagli accoppiamenti degli
Elohim con le donne terrestri. Esseri che per le alte gerarchie vaticane erano figli
del diavolo (ed in qualche modo avevano ragione). E’ perciò quasi certo che quelle
cose le conoscesse anche Arnaud Amaury. Quindi, quei suoi che Dio avrebbe
riconosciuto, a cui l’abate di Narbon si riferiva, erano gli iscritti nel Libro della
Vita. Che erano (e sono) diversi da quelle persone che discendevano dagli ibridi
degli Elohim.
Le conoscenze che mancavano a quei tempi erano molte, l’entità del guaio creato
da quegli antichi esperimenti e dagli accoppiamenti degli Elohim con le donne
terrestri (potuto avvenire perché si era in un basso Livello di esistenza) era troppo
antico perché quegli alti gerarchi della Chiesa ne potessero comprendere la gravità
e capire che anche loro potevano non essere diversi dalle persone che uccidevano.
Ma la presunzione di poter riconoscere ed uccidere solo attraverso comportamenti
ritenuti insoliti quelle persone che ritenevano figlie del diavolo, proseguì con
l’inquisizione, fu probabilmente la ragione per cui Hitler intendeva sterminare gli
Ebrei, ma prosegue ancora oggi in modo diverso attraverso le tante guerre istigate,
senza che lo sappiamo, dalle entità negative.
Nella relazione che seguirà, cercando di sintetizzare e senza pretenderne l’esattezza
storica (non si trova neanche sui libri!), spero di riuscire a comunicare quanto
ritengo di aver compreso e imparato, sia dalle mie esperienze paranormali e
mistiche, che dal mio percorso di ricerca, in modo tale da poter fornire indicazioni
a chi avrà la pazienza di leggere quello che è il risultato delle mie ricerche e delle
mie valutazioni fino a oggi e possa fare la sua ricerca.
Per quanto possa sembrare assurdo dato che il mosaico è stato costruito nel XII
secolo, il monaco Pantaleone nella sua opera ci parla dell’eterna lotta tra il Bene e il
Male, delle sperimentazioni genetiche fatte in un lontano passato, ma soprattutto ci
racconta di quel corpo celeste, che lui disegna come mostro, che è il Pianeta che
arriva a distruggere ciclicamente la vita sulla Terra.
* Corrado Malanga dal 1983 è ricercatore presso la cattedra di Chimica organica del Dipartimento di Chimica
organica e Chimica Industriale nella Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Pisa,
e autore di diverse pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. Parallelamente, si interessa alle teorie
sugli UFO e sulle abduction, il presunto rapimento di esseri umani da parte di extraterrestri. Egli ritiene che il
fenomeno delle abduzioni non sia positivo ma negativo. Gli alieni non sono “fratelli dello spazio” che vengono
a portare amore e pace, ma nemici dell’umanità che manipolano i terrestri per sottrarre loro l’energia di cui
hanno bisogno per sopravvivere e perseguire il sogno dell’immortalità.
5
Il racconto del monaco abbraccia un periodo lungo svariati millenni e delinea non
solo parte della storia cosmica della nostra Galassia e del nostro Pianeta nonché la
storia genetica e religiosa non ufficiale dell’umanità – perché arriva a consegnarci
un radicale e inatteso messaggio finale in grado di illuminarci sul chi sia la vestita
di Sole della Rivelazione di Giovanni - ma porta a capire anche che tipo di
messaggio la donna dei tempi della fine dovrà consegnare all’umanità per metterla
in guardia.

6
Il racconto contenuto nell’opera
Il mosaico del monaco Pantaleone, che è del 1165, è stato realizzato in quello che
potremmo definire un secolo in fermento: c’erano già state le prime due Crociate ed
in seguito si erano accesi gli studi di numerosi ricercatori, religiosi e non.
La chiesa è situata nell'attuale cattedrale dedicata alla Madonna ad Otranto (in
provincia di Lecce), ed è da secoli oggetto di studio da parte di appassionati e
ricercatori che tentano di comprendere il messaggio che il monaco volle lasciare ai
posteri. Finora, però, sono state avanzate solo delle ipotesi di lettura.
Questo accade perché, secondo me, si parte dal presupposto sbagliato che il
mosaico, essendo inserito in una chiesa cristiana, debba in qualche modo essere
rappresentativo di un messaggio evangelico. Nel mosaico, dove Gesù non compare
in nessun modo, esistono riferimenti alla religione cattolica, tuttavia, come si avrà
modo di spiegare in seguito, essi non sono da connotare nel senso che ci si
aspetterebbe.
Questa città per la sua posizione logistica è sempre stata, sia in tempi antichi che
moderni, crocevia di transiti che mettevano in comunicazione Oriente e Occidente,
Europa e Africa. Dal suo porto partirono anche i Crociati chiamati a liberare
Gerusalemme.
L'antica chiesa, che si erge sul luogo più alto della cittadina, venne costruita sopra i
restii di una domus romana e di un tempio pagano dedicato alla dea Minerva.

L’esterno della chiesa Il mosaico interno La Dea Min erva

In origine il tempio pagano presentava un passaggio nascosto dove scale molto


rudimentali consentivano l'accesso al piano inferiore in cui venivano celebrati altri
riti. Cosa del resto comune a molti antichi luoghi di culto comprese le piramidi.
Per ammirare oggi quanto già contenuto nella cripta in quei tempi remoti, anche se
con l’aggiunta di figure ed elementi del credo cattolico realizzati successivamente,
si può accedere in questo vano sotterraneo attraverso delle scale normali.
7
Cripta
Il monaco basiliano Pantaleone, che sembra abbia ideato e realizzato il mosaico
dopo averne avuto mandato dal vescovo Gionata, viveva nel vicino monastero di
San Nicola di Casole, che a quei tempi era un importante centro culturale religioso.

Alcuni ruderi del monastero di San Nicola di Casole

Considerando i simboli presenti nel mosaico, l'ipotesi vagliata finora da studiosi e


ricercatori, è quella secondo cui alcuni tra i primi Cavalieri Crociati, divenuti poi
Cavalieri Templari, avessero riportato qualcosa dalle loro battaglie in Oriente.
Qualcosa i Templari effettivamente scoprirono dato che a duecento anni dal
riconoscimento dell'ordine e dopo che Filippo d’Asburgo, detto il bello, interessato
alle ricchezze dei Templari era riuscito a infiltrare delle spie tra le loro fila,
nell’atto d’accusa emesso da lui stesso nei loro confronti, si leggeva testualmente,
secondo quanto scritto da Giuseppe Guidolin: - I Templari in tutte le province
hanno idoli, alcuni con tre facce, altri con una faccia sola, e certe volte un cranio
umano; e tutti, o molti, o alcuni li adorano nelle loro assemblee come un Dio che
può salvarli, arricchirli, far germinare la terra e far fiorire gli alberi... Essi
adorano un certo gatto che talvolta appare nelle loro assemblee, e ciò in vituperio
di Gesù Cristo e della vera fede.

Giuseppe Guidolin, è un poeta appassionato di fantascienza e di misteri, è nato a Vicenza nel 1961, ed ha svolto
studi di Astronomia presso la Facoltà di Scienze dell'Università di Padova.
8
Nel 2007, sette secoli dopo la persecuzione e la fine dell’Ordine, l’Archivio
Segreto Vaticano decide di pubblicare Processus contra Templarios, un volume
prezioso in edizione rigorosamente limitata dove si possono leggere le riproduzioni
fedeli di antiche pergamene, tra le quali la riproduzione del cosiddetto monoscritto
di Chinon, scoperto nel settembre 2001 dalla studiosa Barbara Frale nell’Archivio
vaticano. Documento che getta una nuova luce sulla fine dei Templari e attesta che
il Papa di allora Clemente V, non li considerava eretici e aveva cercato in tutti i
modi di salvarli dal re di Francia Filippo IV il Bello, vero ideatore della loro messa
al bando e del loro annientamento.
Comunque verità parziali quelle riportate in quegli antichi documenti; mi trova più
che d’accordo l’antica visione gnostica nella parte che dice che in ogni uomo c’è un
cristo incarnato, come mi trova d’accordo il fatto che quella di Gesù fu una frode
come riportato in questo scritto ripreso da uno dei tanti siti degli odierni Templari
visitati: Per quanto riguardava l’accusa di rinnegare Cristo e sputare sulla croce
prima di essere ammessi nell’Ordine bisogna dire che anche il Gran Maestro
Jacques de Molay dichiarò che al momento della sua ammissione il fratello
Humert fece "portare una croce di bronzo su cui era la figura del Crocefisso e
m’ingiunse di rinnegare il Cristo rappresentato su quella croce…"; anche Hugues
de Pairaud ammise circostanze analoghe: " Poi il fratello Giovanni mi mostrò una
croce con l’immagine di Gesù Cristo e mi disse di rinnegare colui che era
raffigurato in tal modo e di sputare sulla croce…"; anche Goffredo de Charney,
precettore di Normandia, che morì sul rogo insieme a Jacques de Molay disse: "
mi fu recata una croce con l’immagine di Gesù ed il fratello Almarico mi disse di
non credere in colui che vi era rappresentato, poiché era un falso profeta e non
Dio".
Analoghe dichiarazioni furono fatte anche da Goffredo di Gonneville, precettore di
Aquitania e Poitou, e da Rinaldo di Tremelay, priore del Tempio di Parigi.
E’ di massima importanza il fatto che non veniva rinnegata la croce in se stessa ma
colui che vi era rappresentato.
Evidentemente, dopo quanto scoperto, i Templari iniziarono a praticare il culto
verso la Grande Madre, ma forse, come facciamo in qualche modo ancora oggi con
la Vergine, verso la parte amorevole della Dea. Poiché le tre facce riportate in
immagini antiche, come quella di Maria presente nella chiesa di San Pietro,
riguardano il suo essere Regina dei tre mondi, ed il Teschio la simboleggia come
padrona della Vita e della Morte.
Quei Cavalieri Crociati, divenuti poi Cavalieri Templari, grazie a quanto trovarono
sotto al tempio di Salomone, probabilmente vennero a conoscenza che prima che
9
Jawè, Baal, Zeus e i loro equivalenti prendessero il potere, quindi prima che il
patriarcato scalzasse dal trono la grande Dea Madre, a comandare in cielo, in terra,
e negli inferi era Lei: la grande Dea delle origini, che chiamiamo Dea ma che,
come si può leggere nel mito che riguarda la Dea Mari, Lei è regina di tutti i geni
di forme e specialità diverse che si occupano delle cose della Terra e della Natura
in generale anche se in alcune circostanze il suo aspetto è maschile.

a b c

d e f
a Rappresentazione di Mari b e c: Hecate trifacciale d: La Madonna trifacciale della chiesa umbra di San
Pietro e: Il teschio della Maddalena della chiesa di Saint Baume St. Maxime f: Le tre Parche di Bernardo
Strozzi

I Templari impararono quindi che la Grande Madre, dea dai mille nomi, era (ed è)
Dea Una e Trina dalla nascita, che è padrona della Vita e della Morte, che è una
Dea tenera ma anche crudele, che è Dea della Fecondazione e della Morte, che è
Signora della Natura e padrona del Tempo, che è Dea dei campi e dei boschi,
dell’eros e del terrore senza fine.
Senz’altro sotto il tempio di Salomone i Cavalieri trovarono qualcosa d’importante
che li illuminò, che probabilmente non era il grande tesoro in senso venale come
sempre creduto ma un qualcosa che permise loro di sapere e conoscere molte cose
del passato, dell’umanità, e del Cosmo.
Scoprendo man mano di quali importanti fatti intendeva raccontarci Pantaleone
attraverso il suo racconto criptato con gli animali da lui inventati, comprenderemo
che è in seguito a quanto probabilmente trovato che i Templari presero a praticare il
10
culto della Grande Madre. Ed oltre che di Lei, di quel che realmente Ella E’ e
rappresenta, attraverso il racconto di Pantaleone, arriveremo a comprendere quando
come e perché, il Bene fu sconfitto dal Male.
Ma cosa poteva aver indotto un certo numero di Cavalieri a scavare sotto il tempio
di Salomone? A parte le motivazioni ufficiali che conosciamo, quali potrebbero
essere state le vere ragioni che mossero la prima crociata nel 1099? Poiché sembra
che Hugues de Payns (1070?-1136?), colui che fondò poi l’ordine templare, anche
cugino di Bernardo di Chiaravalle (1090?-1153?), fosse a Gerusalemme ancor
prima che i Crociati arrivassero nella città.
Tutto potrebbe essere iniziato intorno all’anno mille col ritrovamento di alcuni
documenti nell’abbazia di Cassino da parte di Nilo da Rossano (910?- 1004?), un
monaco che verrà poi ricordato come santo. Ma proviamo ad andare per ordine.
Ho formulato questa ipotesi valutando le mie particolari esperienze che dal 2004
sembrano avere tutte lo stesso filo conduttore, attraverso le tante ricerche,
riflettendo sul messaggio nascosto contenuto nelle opere di alcuni artisti, riflettendo
sui miti, ma riflettendo anche su un certo tipo di filmologia che ci viene proposta
ormai da uno svariato numero di anni. In questo caso la mia valutazione è legata a
un mio particolare sogno che riguarda San Nilo da Rossano e a un altro sogno che,
quando ho visitato la chiesa, ho scoperto essere legato alla cattedrale di Otranto.
Tra i tanti sogni strani che in quel periodo avevo preso a fare, quei due avevano
acceso la mia curiosità perché del santo non sapevo altro se non che esisteva
un’antica abbazia a Grottaferrata a lui intitolata. Mentre nel sogno lui sembrava
conoscermi bene, e intanto che mi faceva visitare l’abbazia e mi mostrava i quadri,
sembrava mi spiegasse il significato nascosto delle opere. Al risveglio non ricordai
ne cosa il santo mi avesse detto ne perché mi avesse mostrato quei quadri, che
comunque non avevo mai visto perché, pur abitando solo a pochi kilometri di
distanza, l’abbazia non l’avevo mai visitata.
Sono credente, ma anche dopo aver visitato l’abbazia – perché in un primo tempo
pensai che il sogno fosse l’invito del Santo affinché gli facessi una visita o gli
rivolgessi una preghiera – ho impiegato molto tempo prima di prendere in
considerazione quei sogni in modo diverso. E impiegherò più tempo ancora prima
di capire perché San Nilo in quel sogno mi mostrava i quadri e mi invitava a
visitare l’abbazia anche se durante quella mia visita ci furono due opere che
richiamarono la mia attenzione: il quadro dove San Nilo pregava davanti a una
quercia (opera che scoprirò poi essere del Domenichino), e quello in cui un monaco
veniva dipinto dall’artista con ai piedi scarpe diverse. Ad un piede aveva uno
scarpone malconcio e senza lacci mentre nell’altro aveva un sandalo. Quella
11
diversità mi incuriosì ma la cosa finì lì. Quando finalmente mi decisi a fare qualche
ricerca sulla vita del santo, scoprii che Nilo era stato un monaco basiliano (come il
monaco che aveva costruito il mosaico!), che aveva avuto incarichi importanti, e
che era nato prima dell’anno mille a Rossano, un paesino della Calabria, non
troppo lontano da Otranto.

L’abbazia di Grottaferrata Il santo dipinto dal Domenichino La statua di San Nilo

In seguito a quanto letto cominciai a riflettere su quei due sogni in modo diverso.
Cominciai a pensare che quei sogni potevano essere un modo per spingermi a
concentrare la mia attenzione sulla vita del santo. Approfondendo quindi le
ricerche, scoprendo che Nilo lavorò e visse anche nell’abbazia di Cassino che già a
quei tempi possedeva un’antica e importantissima biblioteca, pensai che se il santo
era stato portato alla mia attenzione una ragione poteva esserci: nel periodo in cui
lui lavorò e visse a Cassino poteva aver scoperto l’esistenza di documenti
importanti che davano informazioni sul dove era nascosto un qualcosa
d’importante. Quel qualcosa che potrebbero aver trovato poi nel 1099 i Cavalieri
durante la prima Crociata a Gerusalemme, magari, proprio come la leggenda
racconta, sotto il tempio di Salomone.
Nilo potrebbe aver compreso l’importanza, o la gravità, di quanto riportato in
quelle carte, e il motivo della sua successiva venuta a Roma potrebbe essere stato
proprio quello di portare al papa dell’epoca i documenti ritrovati per informarlo o
chiedere spiegazioni (Giovanni XVIII che abdicò? Gregorio V a cui lanciò un
anatema? O Silvestro II? Non mi è stato possibile individuare con certezza a quale
fra i tre potrebbe essersi rivolto).
Ipotizzando che i Crociati, tornando dalla Terra Santa, avessero riportato dei
documenti che provavano la veridicità di quelli trovati da Nilo da Rossano nella

(*) Nilo da Rossano, battezzato con il nome di Nicola (Rossano, 910–Tusculum, 26 settembre 1004),
fu monaco basiliano, eremita, abate e fondatore dell'abbazia di Santa Maria di Grottaferrata. È venerato
come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.
12
biblioteca di Montecassino, Pantaleone o chi egli realmente fosse o rappresentasse,
potrebbe essersi basato su quanto contenuto in quei documenti per raccontarci la
storia tramandata nel mosaico.
I documenti ritrovati da Nilo da Rossano, anche se passò un secolo prima della loro
concretizzazione (ma sono da considerare i tempi e le alleanze, soprattutto quelle a
Gerusalemme), potrebbero essere la vera ragione che mosse la prima crociata nel
1099 e forse, la ragione che portò nel 1480 i turchi ad Otranto. Questi ultimi
intendevano forse riprendersi i documenti sottratti loro dai Templari, oppure quelli
che, come scrive Adriano Petta nel suo romanzo Eresia Pura dedicato a Giordano
Nemorario, dopo la morte di Maometto, nascosti nelle commedie di Plauto, erano
arrivati ad Otranto attraverso un marinaio. Documenti che il papa dell’epoca non
poté restituire forse perché l’avevano i Medici, ma che anche avessero avuto, non
credo avrebbero mai restituito. Ipotesi, però, che spiegherebbe la congiura di Sisto
IV e dei Pazzi nei confronti di Lorenzo il Magnifico e, forse, anche la ragione che
portò il turco Alì Agcià, guarda caso agente segreto dei lupi grigi, a compiere
l’attentato a Wojtyla.
Sembra che una leggenda racconti che Pantaleone rispondesse a chi gli chiedeva
cosa significassero i suoi disegni che per comprenderli bisognava avere la chiave.
Chiave che avrebbe avuto una donna del futuro.
Quando conobbi questa che poteva essere solo una leggenda ma anche l'effettiva
risposta del monaco, non comprendendo subito il perché di quell’affermazione, mi
chiesi quale sarebbe potuta essere la chiave a cui lui si riferiva: era quella umana?
Vale a dire, si riferiva al cervello poiché è inserendo la chiave, ossia gli elementi su
cui ragionare, che comprendiamo? O si riferiva ad altra chiave?
La Chiave a cui in un primo momento pensai il monaco si riferisse, fosse il Codice
che in una delle mie prime visioni avevo visto, ma poi, attraverso le ricerche, capii
che quel Codice che avevo visto era quello che è stato sempre creduto il nome di
Dio. Poi pensai che una parte di quel codice di Dio che avevo visto fosse
l’elemento di cui servirmi per capire di chi Pantaleone stesse parlando nell’opera, a
quali miti una figura presente nel mosaico era da ricollegare nella sua presente
incarnazione, e come il DNA di cui siamo possessori fosse arrivato sulla Terra. Mi
resi conto poi che neanche quella era la chiave.
Considerai poi che in fondo non era indispensabile saperlo con certezza. Pensai che
poter comprendere ciò che il monaco aveva voluto tramandarci nel suo mosaico, da
una parte quella chiave bisognava attivarla (e per poterlo fare era necessario
disporre degli elementi su cui ragionare che a me erano stati dati), dall’altra,
bisognava comprendere cosa stavano a simboleggiare nel mosaico quegli strani
13
animali da lui inventati e la vera importanza che avevano avuto nella storia
religiosa dei popoli i personaggi che il monaco aveva inserito nell’opera. E di quei
nostri avi più di qualcuno aveva fatto parte di mie visioni rivelatrici in cui rivedevo
momenti delle loro vite rivivendoli come quelli di mie vite precedenti. Ma a causa
della mia non conoscenza dei vari argomenti legati alla complessa e intricata
matassa della storia, e per gli insegnamenti religiosi ricevuti, anche se gli elementi
per capire mi erano stati dati, essendo criptati, impiegherò molto tempo a
comprendere quale fosse la Chiave a cui Pantaleone si riferiva e capire che le figure
di quei nostri avi, che il monaco riportava nel mosaico, erano legati a un
esperimento genetico che aveva mutato negativamente il loro DNA. Come mi ci
vorrà tempo per capire che quanto raccontava il monaco riguardava la storia del
genere umano e la ragione delle almeno due volte che quel corpo celeste, che lui
disegnava come mostro e che io interpretavo come Leviatano, nel passato aveva
causato catastrofi così grandi da cancellare la maggior parte della vita sulla terra.
Oltre all'ultimo fatto, ma il più importante, che spiegava la ragione di tutta l’opera:
ciò che faceva capire la ragione per cui avremmo non potuto superare il Passaggio
di questi tempi finali e perché la Grande Intelligenza Superiore, ancora una volta,
avrebbe potuto liberare il braccio di suo figlio, cioè inviare di nuovo quel pianeta a
portare distruzione sulla Terra.

a b c

d e f
a: La croce con la terra al centro che è al policlinico Gemelli di Roma. b: Croce celtica c: Una delle numerose
croci apparse nei cerchi nel grano. d: croce templare e: la croce rosacrociana f: sezione del cerchio nel grano

14
Grazie a quanto trovarono i Crociati, Pantaleone era probabilmente venuto a sapere
tutto questo e perciò compose il racconto all’interno di una croce. Croce che non
raffigura quella legata alla presunta crocifissione di Gesù, ma probabilmente
simboleggia la Spada di Nemesi. Questo evidentemente perché, alla fine del Ciclo,
gli abitanti della Terra vengono giudicati, quindi salvati o passati per la spada.
Giudizio positivo o negativo che per poter essere concretizzato, come forse
intendeva suggerire il centro del cerchio nel grano dove era disegnato l’otto e che
ho sezionato (fig.f), la Terra deve trovarsi al centro e sotto il tiro di quella Gigante
rossa. Ossia di quella temibile Dea.
Di Lei, a cui attribuisce sia la croce che la coppa, ci ricorda anche l’artista tedesco
Albrecht Dürer (21 maggio 1471 - 6 aprile 1528) nelle due opere riportate di seguito.
Coppa che nella Gran Madre di Torino viene messa in mano a Maria e che
Leonardo, nell’ultima cena, né mette in mano a Gesù né dipinge sul tavolo poiché
lui non aveva nulla a che vedere con quel simbolo e l’artista, evidentemente, questo
lo sapeva bene.

Nemesi con la croce ed il calice La gran Madre di Torino Nemesi “col gigante” – come lo chiamò
Dante – che può portare la morte?

Nemesis (il cui nome significa fato distruttore), guarda caso, è stato chiamato
dagli astronomi quel corpo celeste che (dicono) ancora non sanno se esistere o
meno. Nemesis, attraverso il braccio di suo figlio (quindi di Marduk/Nibiru) come
dicono spesso le madonne delle apparizioni mariane, o come forse intendeva
suggerire Dante quando scrive di quel Gigante che con lei delinque, può castigarci
o assecondare a seconda di quello che come abitanti della Terra meritiamo.
All’interno di quella Croce, inserendo alcune figure bibliche chiave, il monaco ha
inserito la storia dell’umanità raccontando del lungo periodo che intendeva
tramandarci, ci porta a capire qual’è il REALE peccato originale dell’umanità, e la
15
ragione per cui si deve temere il prossimo Passaggio. Che lui e Michelangelo
annunciano funesto mentre Dante nella Divina Commedia, e Sigismondo Fanti
attraverso i suoi disegni, sembrano dare in merito buone speranze.
L’interno del mosaico è caratterizzato da un Albero della Vita, ma di fico, non di
quercia, usata più frequentemente, che invece che sulle sue radici poggia su due
elefanti; vediamo quindi la diversità di questi due alberi come viene riportata nella
simbologia e perché il monaco non disegna le radici all’albero ma lo poggia sugli
elefanti. La quercia è un albero che ha in sé il senso della completezza e
dell'eternità, poiché sulla sua chioma nascono i fiori di entrambi i sessi. Portando
con sé il seme maschile (il padre) e il seme femminile (la madre) possiede il dono
di procreare un terzo elemento (il figlio) che è lei stessa. Ne consegue che il
numero tre le appartiene.
Un po' diversa ma ben più importante sembrerebbe essere la simbologia per l'albero
del fico, ed il che spiegherebbe perché Pantaleone lo ha usato per fare lo scheletro
portante del suo racconto e perché Michelangelo lo ha messo nel suo Eden avvolto
da un Serpente donna: Albero e frutto sacro, il Fico è l’emblema della vita, della
luce, della forza e della conoscenza. Nella tradizione antica il Fico riveste un
significato di immortalità e di abbondanza. Esso rappresenta anche l’asse del
mondo che collega la terra al cielo. Come simbolo dell’abbondanza è legato alla
fecondità.

a b
a: Il fico del giardino terrestre di Michelangelo b: Aracne del Veronese col suo asse. Retta passante per i poli
celesti, cioè il prolungamento immaginario dell'asse terrestre.

Quindi, come i due cani che sono al centro del primo quadrato del mosaico (fig.e),
come il cane ed il cervo che Diana in quell’antica immagine tiene per il collo
(fig.g), sicuramente come Caino ed Abele, Romolo e Remo e gemelli maschi figli
di altre dee che con storie simili appartengono agli antichi miti delle diverse culture
di tutto il mondo dove non a caso il cattivo uccide sempre il buono, come
evidenziano i due cerchi, quello vuoto e quello pieno che Pantaleone gli ha
16
disegnato all’interno, quei due elefanti su cui il monaco fa poggiare l’Albero (fig.f),
stanno a simboleggiare il Bene ed il Male. Il positivo ed il negativo. Il monaco ha
usato la simbologia degli elefanti perché intendeva probabilmente riferirsi a quella
parte di storia dell’umanità che inizia con i Deva e gli Asura della religione Indù,
che è forse quella più antica conosciuta dell'eterna lotta tra Bene e Male.

e f g
e. f.: sezioni diverse del mosaico. g: antica immagine della Dea

L’elefante più grande vuole simboleggiare il Male; il monaco l’ha fatto più grande
dell’altro in quanto il Male è diventato molto forte. L’elefante più piccolo diventa
ovvio simboleggi il Bene. Pantaleone ha messo dei fichi davanti agli elefanti per
dirci che, comunque, il Bene ed il Male sono frutti dello stesso Albero.
Per dirci che anche nel Bene c’è un po’ di Male, che comunque l’elefante controlla,
il monaco gli mette sotto la pancia il topolino Aku che simboleggia il controllo
delle forze infere quindi dell’Ego.

Aku , le forze infere Il Tao Ganesch controlla Aku. L’ego

Sia Pantaleone quindi, che Michelangelo secoli dopo, conoscevano l’importante


simbologia dell’albero di fico e lo hanno usato perché la simbologia legata a questa
pianta, insieme a quella del melograno, è ancora più antica di quella legata alla
17
pianta della quercia (di cui l’uomo non mangia il frutto). Lo hanno fatto
probabilmente per suggerirci che alla fine di questi tempi gli uomini avranno la
possibilità di entrare in un nuovo mondo, di tornare a credere nella Grande Madre
come nei tempi antichi e tornare ad essere dei.

18
In quella che è definita la Corona poiché fa proprio da corona al mosaico,
sembra essere contenuta la sintesi del periodo di cui il monaco ci racconta la
storia.

La storia della corona inizia con la storia di Giona, che i commentatori odierni
concordano nel ritenere solo una parabola ricca di contenuto teologico e profetico,
probabilmente per la ragione che, nell’omonimo libro dell’antico testamento, è
scritto che quando Giona finalmente si decide e porta il messaggio agli abitanti di
Ninive (Ancora quaranta giorni e Ninive verrà rovesciata!), contro ogni
aspettativa, questi gli credono, quindi proclamano un digiuno, si vestono di sacco e
Dio decide di risparmiare la città.
Che il racconto inserito dal monaco nella corona voleva essere un auspicio per la
figura che avrebbe dovuto portare il messaggio della fine dei tempi, potrebbe essere
dimostrato forse dal fatto che il racconto inizia con la storia di Giona ma termina
con una donna nuda come la parte bassa del corpo mosaico, e dal fatto che gli
animali messi vicino alla donna sono stati inseriti per suggerirci le sue peculiarità e
per simboleggiare la qualità delle Forze avverse con cui Ella avrebbe dovuto
combattere. Come quel mostro che sembra stritolare quel capro per esempio.
Invece, diversamente dal gatto, la cui simbologia approfondiremo più avanti, la
lepre (o il coniglio) sono espressione delle forze creatrici e tutelari. La volpe (forse
il mostro e poscia preda di cui Dante scrive nel XXIII canto del purgatorio),

19
configura la donna in cui è incarnata quell’Anima (l’Avatar in senso indiano), che
come la volpe per una battuta di caccia, nonostante sia protetta dalla Dea,
diventando l’ambita preda per le Entità di questo mondo, è braccata.

La madonna del coniglio di Tiziano Antico reperto Cerchio nel grano

Se pensassimo al mosaico come ad un corpo umano, potremmo vedere nella corona


la testa, dove si fanno i ragionamenti e si accendono le idee. Nelle parti laterali
potremmo vedere i bracci, che si usano per concretizzare quelle idee, ma ogni
nostra azione, concreta o meno, si scrive nel nostro cuore; il cuore potremmo
vederlo nel quadrato del mosaico. Il giardino terrestre ed i mesi potremmo vederli
come un torace, le parti sotto ancora potremmo provare ad immaginarle come la
pancia e le gambe.
Per cercare di dare un ordine alla difficile descrizione della decodifica del mosaico
poiché gli argomenti di alcune parti si mischiano ad altre sezioni dell’opera,
proveremo a seguire questo ordine. Quindi, dopo la Corona la parte dell’opera di
Pantaleone su cui andremo a riflettere, sono i bracci.

20
Il braccio sinistro
Nel braccio sinistro il monaco poggia il ramo dell’Albero su un mostruoso serpente
e gli pone davanti un centauro maschio. Il serpente intende probabilmente
simboleggiare l’Energia della Grande Madre riversata nella Creazione.

Il centauro maschio simboleggia forse l’uomo (Panes. Il brillante) uscito dall’uovo


deposto dalla Dea del Caos nella prima creazione e fecondato dal serpente (che Lei
stessa è); molto istinto animale e poca spiritualità. Queste mitiche figure dalle
sembianze umane avevano infatti la caratteristica di possedere gran parte dei difetti
e dei pregi dell’uomo esasperati al massimo.
Sopra l’uomo centauro e sopra il serpente mostro, che simboleggia forse l’energia
della Dea manifestata, il monaco disegna due lupi. Uno con una lingua rossa, e
21
l’altro con un collare che morde un ramo. In quei due lupi il monaco potrebbe voler
simboleggiare Skoll e Hati, i due figli del lupo Fenrir delle leggende norrene, che a
loro volta simboleggiano le Energie positive e negative di tutta la Natura.

a
Lo strano è che, tra le varie versioni della mitologia norrena che ho letto, in una
pagina era riportato che Freir, uno degli dei più venerati insieme ad Odino e Thor,
in una statua del 1200 nel tempio di Uppsala, in Svezia, è rappresentato con una
testa triangolare, una gran lingua, ed un gran fallo in erezione. Caratteristica che
rimanda all’egizio dio Min.
Le figure di Freir, Odino e Thor sembrano diverse, ma fanno pensare ai miti sumeri
che riguardano Enki, Enlil, e il loro padre Anu.
Enki, adorato come dio della creazione e della fertilità, nell’antichità era forse più
venerato in quanto viveva sulla terra mentre il padre sembra risiedesse sul suo
pianeta. Sembra venne solo due volte sulla Terra. Enki era pur sempre figlio di
Anu, aveva quindi caratteristiche analoghe. Quanto porterebbe a concludere questa
coincidenza nella leggenda norrena, il lupo Fenrir potrebbe voler simboleggiare
Anu. Ed Anu a questo punto, valutando quanto la leggenda riporta, potrebbe essere
il Lupo che alla fine del Ragnarok, cioè alla fine dei tempi, porterà morte e
devastazione nei vari Livelli (o Reami), e così come è riportato nelle profezie,
arrivare persino a divorare il sole.
Sopra al cane senza collare e con la lingua rossa, il monaco disegna prima un
frutto, poi sopra il frutto disegna un centauro femmina, e davanti le pone due cani
dal colore diverso con ad entrambi in bocca un fiore (fig.b).

b
Quel centauro femmina, frutto dell’Albero, sta forse a simboleggiare la donna che
22
viveva sulla Madre Terra delle origini. Una donna primitiva che viveva su un
pianeta primitivo: Tiamat. I due cani che Pantaleone pone davanti alla donna
potrebbero voler simboleggiare il Bene ed il Male (le due Energie contapposte) che
comunque convivevano pacificamente in Lei.
Sopra al centauro femmina il monaco disegna un’altra una donna centauro, ma
questa volta alata e con i capelli bianchi invece che rossi, con vicino quella che
sembra una Arpia (o Lamia) che pare le stia dicendo qualcosa (fig.c).

c
Le ali simboleggiano leggerezza ed onniscienza, quindi il monaco, disegnando le
ali al centauro femmina, potrebbe aver voluto dirci che Ella fu innalzata e divenne
onnisciente. La donna alata, che diversamente dalla precedente che li ha rossi ha i
capelli bianchi, ha però vicino quell’Arpia, e nel mito è riportato che le arpie
rapiscono e trasportano nell’al di là le anime dei morti e talvolta dei viventi. Cosa
disse, o più facilmente prese, quindi l’Arpia alla donna centauro alata? E cosa
successe in seguito visto che poi Pantaleone ridisegna la stessa donna coi capelli
rossi dall’altra parte del braccio ed insieme a quella leonessa con in bocca un..
ramo d’ulivo(?). Per provare a capirlo consideriamo prima la differenza simbolica
tra il colore bianco ed il colore rosso.
Quando nelle lingue dell’uomo compare un terzo colore, si tratta sempre del rosso.
Questa triade cromatica arcaica è diffusa in tutto il mondo; ne è un esempio il
Kurma-Purana (I, 12.79) dove si parla di tre complessi teogonici arcaici: Krsna (di
colore nero), Rakta (rosso) e Sukla (bianco). In Africa, gli Ndembu narrano di tre
fiumi misteriosi, bianco rosso e nero, associati a nascita, vita e morte. In Occidente
la triade cromatica arcaica sopravvive a lungo: si pensi che fino al medioevo il
colore intermedio fra bianco e nero non era il grigio, ma il rosso. Testimonia il
persistere di questa triade anche l’alchimia, fenomeno culturale che proviene
dall’antichità greca e probabilmente egizia, che prospera fino al 1700 e che
sotterraneamente sopravvive ancor oggi. L’alchimia conosce tre fasi dell’opera
dette nigredo, albedo e rubedo: opera al nero, opera al bianco e opera al rosso,
dove il rosso costituisce non solo il superamento, ma la sintesi di bianco e nero.
23
Il rosso è anche il colore dell’amore, sia terreno che spirituale, della passione,
dell’attività, delle emozioni, del sentimento, del sangue inteso come vita, ma è
anche il colore dell’ira, della violenza, dell’aggressività, dello spargimento di
sangue. Altri significati che assume il colore rosso sono quelli legati al fatto di
essere il colore del fuoco, e quindi può rappresentare il fuoco, il calore, l’energia e
la luce. E visto che durante la luce del giorno si svolge l’azione umana va a
rappresentare anche l’azione in genere. Il bianco è il colore che rappresenta per
eccellenza la luce, ma non va a simboleggiare l’azione, perché legato all’idea della
luce naturale del sole non controllata dall’uomo, al contrario della luce del fuoco
che quindi meglio rappresenta la volontà dell’uomo ad agire. Il colore rosso
simboleggia l’azione dell’attacco e della conquista ed è complementare al verde
che rappresenta il colore della conservazione e della difesa.

Pantaleone nel mosaico usa quindi il colore rosso,


colore di sintesi quindi di mutamento, in opposizione al
bianco. Fa bianca o rossa la barbetta dei Capri (che
facilmente simboleggiano la Terra), a seconda di quanto
su questa è accaduto; usa il bianco o il rosso nei capelli
della Dea per indicare il cambiamento spiegando
attraverso le caratteristiche degli animali inseriti le
ragioni per cui questo mutamento è avvenuto. Un
qualcosa deve essere quindi accaduto se più sopra, da
bianchi, il monaco fa di nuovo rossi i capelli alla donna
centauro alata
Ma quell’azione della donna fu evidentemente
sbagliata perché accese l’Ira dell’Intelligenza
Superiore che inviò quel mostro (che simboleggia
quel pianeta distruttore) a portare distruzione sulla
Terra (che il monaco disegna come capro mangiato
per metà da quell’orribile creatura). Quel capro in
bocca al mostro simboleggia probabilmente il
sacrificio di Tiamat, la Terra delle origini.
La donna centauro alata e la leonessa col ramo
d’ulivo(?) in bocca poste sotto il mostro, potrebbero
voler simboleggiare le due parti in cui la Terra si
divise a seguito dell’impatto con l’altro corpo celeste
o che comunque si ridimensionò. Valutando che sono
riportati sopra il mostro, tutto questo dovrebbe essere
24
accaduto per un qualcosa che i Giganti fecero, e per questo l’Intelligenza superiore
arrivò a volerli/doverli distruggere inviando quel pianeta distruttore.
Il leone raffigurato nella sezione potrebbe voler simboleggiare il sole, Helios, che
da quanto il mito narra, obbedendo all’ordine di Zeus di tenersi lontano dal cielo
per impedire alla Terra di far crescere l’erba che avrebbe reso immortali i Giganti,
svolse un ruolo determinante nella guerra tra gli dei (quindi i pianeti) e quegli
antichi abitanti terrestri; oppure, quel leone potrebbe voler simboleggiare l’Era di
quando questo accadde. Se così fosse, valutando che il leone sembra mordere la
fine della cosa del mostro, quella catastrofe potrebbe essere avvenuta verso la fine
dell’Era del Leone. Ma di quale Ciclo non siamo in grado di stabilirlo.

I Giganti (o Titani) il mito e la Bibbia ce li riportano come antichi eroi, allora


perché l’Intelligenza Superiore arrivò a volerli distruggere? Cosa potrebbero aver
fatto quegli uomini di così grave da attirarsi una punizione così grande da voler
essere cancellati sulla faccia della terra dall’Intelligenza Superiore?

La caduta dei Giganti di Giulio Romano

Probabilmente fecero quanto stiamo


facendo noi oggi: manipolarono il DNA
(la Parola con la quale la Dea si
esprime e si manifesta) e fecero nascere
degli esseri in provetta.
Nella foto riportata a fianco, che feci da
un video di Klaus Dona su Yutube che
riguardava gli oopArt, questa mia
ipotesi sembra confermata. Nel reperto
archeologico, che non si è potuto
risalire di che periodo è ne stabilire di
che materiale sia fatto, si vedono

25
particolarità genetiche del corpo umano, a quel tempo, qualunque fosse, già
conosciute. Questo fa pensare che i nostri Avi erano probabilmente in grado di
manipolare il DNA. Il racconto del monaco, espresso attraverso le enigmatiche
figure da lui inventate che esamineremo più avanti, ci dimostrerà che quella antica
sperimentazione genetica che i nostri più antichi Avi quasi certamente fecero, fu un
fatto molto grave. Generò una frattura cosmica che portò a collidere più Pianeti
sconvolgendo la geografia del cosmo di quel tempo.
Grave frattura di cui intendeva probabilmente dirmi una visione che ebbi, e di cui
vuole probabilmente dirci il cerchio nel grano riportato nell’introduzione. E come
potrebbe averci voluto suggerire chi realizzò quel cerchio nel grano, una frattura
che causò la fuoriuscita dal nostro sistema solare di quel pianeta che andò a far
parte della Costellazione del Cancro che a sua volta è probabilmente quello che alla
fine di ogni grande ciclo ritroviamo sulla nostra strada. Quel pianeta potrebbe
anche essere l’originale Giove, che durante la Battaglia dei Pianeti fu
probabilmente sostituito dal Giove che oggi vediamo.
Ma torniamo alla nostra donna centauro disegnata da Pantaleone, che oltre poter
personificare la sacerdotessa della grande Madre di quel tempo, potrebbe voler
raffigurare la Sophia del mito arrivato sino a noi.
Il mito (gnostico) narra che Sophia, piena di Amore per l'Uno, tentò di risalire per
conoscerlo. Ciò provocò un cataclisma immane: Sophia precipitò in basso e generò
Yaldabaoth, il Dio creatore di questo mondo e, al di sotto di lui, altri sette Arconti.
Secondo la dottrina gnostica Sophia, figlia di Barbelos, originariamente risiedeva
nel tredicesimo cielo, il più alto; ma fu sedotta dal demone Authades per mezzo di
un raggio di luce che lei scambiò per un'emanazione del Primo Padre. Authades,
così, la portò nel Caos dove fu imprigionata da poteri malvagi.

Simbologia di Authades Simbologia di Asmodeo L’Asmodeo nella chiesa di Rennes

Per provare a decodificare ciò che intendeva svelarci il monaco in quella parte
dell’opera, dobbiamo provare a capire chi potrebbero voler personificare le figure
26
di Sophia e Amore del mito. Ed Amore, secondo me, è la Grande Madre che si
manifesta attraverso la Creazione del Tutto. Tutta la Creazione è composta da un
DNA, quindi la Grande Madre, donandosi in toto attraverso il DNA, ci dimostra
tutto il suo Amore. Amore che Sophia voleva conoscere è quindi sapere come era
fatto il DNA. Chi possa essere Sophia, la Sapienza, non dobbiamo neanche
indagare molto, lo dice il nome stesso: è il Sapere dell’Intelletto. Quindi l’Intelletto
di qualcuno sperimentò fino a creare degli esseri in provetta. Un qualcosa che
accese l’Ira dell’Intelligenza Superiore, che attraverso quel Pianeta distruttore (o
braccio di suo figlio) intervenne.
Per dividere i due tempi, al centro del braccio il monaco mette un giovane con un
sole nero sulle spalle, mentre alla sua sinistra, seduta su uno sgabello di legno,
disegna quella che sembra essere una sacerdotessa. Sopra la testa le scrive quello
che sembra il codice di un nome (MAR bVACI?), e in mano le mette quello che
sembra essere il testo di un proclamo. Poi, sotto alla donna il monaco disegna
Samuele mentre alla sua sinistra disegna un gigante con sotto un omino più
piccolo.

Il nome criptato che la donna ha scritto sopra la testa sembra richiamare quello
della Dea del Popolo Basco, MARI, l’androgino primordiale che è considerata
anche la madre delle divinità del sole e della luna. Il mito di MARI è di molto
antecedente al cristianesimo, ma il nome, non conoscendo come si chiamasse
effettivamente, potrebbe essere anche quello che all’inizio del cattolicesimo le alte
gerarchie cattoliche hanno poi attribuito a colei che oggi conosciamo come Maria,
Sua incarnazione terrena.
27
Quel ragazzo col sole nero messo al centro del braccio simboleggia Saturno (ha i
capelli bianchi è quindi portatore di Luce). Saturno, che è il sesto pianeta del Sole
ed il giorno a lui dedicato è il sesto della settimana, è lo Yaldabaoth della dottrina
gnostica e potrebbe essere anche il serpente marito di Mari: Sugar o Sugoi.
Serpente che potrebbe essere lo stesso raffigurato in più d’uno dei disegni attribuiti
a Nostradanus.

Sugar o Sugoi Disegni di Nostradamus

Gli antichi testi riportano Yaldabaoth come figlio di Enlil, dovrebbe quindi essere
lui l’El Shaddai della Bibbia. Egli, di natura inferiore alla divina ma superiore
all’umana, è il Demiurgo di molte sette gnostiche cristiane raffigurato con testa di
leone e corpo di drago che regna nel mondo in cui siamo caduti.

Una raffig. di Yaldabaoth Il sole nero in un cerchio nel grano Disegno di Nostradamus

Nei secoli Saturno sarà la divinità più adorata dell'antichità e ancora oggi si
continua ad adorarlo nell'Ebraismo, nel Cattolicesimo e nell'Islam. Un fatto
confermato anche in uno dei disegni attribuiti a Nostradamus, dove il veggente
disegna un sole nero e mette davanti a quel sole un porporato che prega ed alle sue
spalle mette un cane ed una Torre in bilico.
Collocando Saturno, pianeta legato alla parte più pesante dell’anima, il piombo,
alla fine del racconto del braccio sinistro, Pantaleone vuole dirci che come anime
28
eravamo state rimandate indietro, quindi cadute o gettate nel mondo di Yaldabaoth.

Schamasc con l’anello (di Saturno?) Faravahar con l’anello (di Saturno?)

Una volta cadute nel mondo di Yaldabaoth, come anime abbiamo dovuto
ricominciare il nostro percorso in salita per poter riconquistare alchemicamente
quanto l’esperimento genetico di Sophia ci aveva tolto rimandandoci indietro.
Per risalire quei sette Livelli (o Reami), come il mito di
Ercole intende indicare, dovevano compiere 12 fatiche.
Quelle 12 fatiche intendono probabilmente suggerire che
dovevamo percorrere un intero Ciclo Zodiacale e
riconquistare ad ogni Era quell’Elemento che alla fine ci
avrebbe permesso di compiere la Grande Opera.
Evidentemente non è stato un percorso facile, poiché
abbiamo impiegato chissà quanto tempo per poter
riconquiste quello che i nostri corpi, di conseguenza le
nostre anime, a seguito delle modifiche genetiche,
avevano alchemicamente perso.

Ermete disse il sopra si rispecchia nel sotto ed il sotto si rispecchia nel sopra;
come potrebbe essersi quindi concretamente manifestato quel Sopra nel mondo di
Sotto dove come anime eravamo cadute? Forse, valutando quanto abbiamo potuto
conoscere fino ad oggi, una ipotesi possiamo farla: l’Intelligenza Superiore che
governa il Tutto, potrebbe aver fatto arrivare sulla terra i Guardiani, gli Elohim di
cui narra la bibbia, che vivevano la nostra stessa illusione, pensati oggi come
extraterrestri. Forse la Grande Madre, facendo arrivare sulla Terra quegli
extraterrestri valutò che, attraverso un nuovo Gioco della Vita, avremmo potuto
risalire quella scala che ci divideva dalla vera Luce e dal mondo vero.
Di quegli extraterrestri che arrivarono sulla Terra abbiamo potuto sapere attraverso
vari ricercatori, ma è soprattutto dopo la pubblicazione de Il dodicesimo pianeta di
29
Zecharia Sitchin che dell’argomento extraterrestri si è cominciato a parlare
maggiormente. Attraverso la traduzione delle antiche tavolette sumere, Sitchin nei
suoi libri scrive che, quelli che traduce come Anunnaki, arrivarono sulla Terra per
reperire l’oro che serviva per salvare il loro pianeta. Spiega la parentela degli
Anunnaki che arrivarono, quello che costruirono, come questi si moltiplicarono. Ci
dice che si unirono alle donne terrestri, e racconta come si divisero la Terra una
volta che ne avevano preso il possesso: ad Enlil, il padre Anu, assegnò la parte di
sopra, ad Enki assegnò quella di sotto. Quella che loro definirono l’Abzu.
Come Sitchin e dopo di lui altri svariati autori scrivono ormai da tempo, potrebbe
essere che, in un lontanissimo passato, degli abitanti di altri pianeti siano riusciti ad
approdare sul nostro pianeta anche se, riflettendo come i nostri astronauti devono
vivere quando sono nello spazio, la cosa mi sembra improbabile; come sostengono
altri studiosi e ricercatori, potrebbe essere che quei racconti riguardano solo figure
mai realmente esistite di un mito; potrebbe essere che gli dei di cui si parla in quei
testi vogliano solo rappresentare dei pianeti e delle stelle o le Forze della Natura
come altri ancora pensano e scrivono, OPPURE, potrebbe significare
semplicemente che, quelle che erano le forze maligne del Livello dove quelle genti
si erano ritrovate, assunsero corporeità, ed usando il nome che le persone avevano
dato agli Spiriti Elementali della Natura, mentendogli per poterli sfruttare,
riuscirono a dominare quelle persone ed usarle facendosi pure adorare come dei.
Mettendo Saturno, il monaco intende quindi dirci che eravamo all’inizio del nuovo
percorso, o come direbbe forse Dante, solo al primo girone dell’inferno (Insieme
alla causa, inserendo Satana nell’altro braccio, Pantaleone ci dice che cademmo poi
ancora più in basso).

c d e
c: Vulcano scopre Venere con marte di Alessandro Varotari. d: Saturno innamorato di Venere di Vouet Simon
e: Saturno salva la Verità dalla menzogna di Francoise Lemoyne

30
In Grecia, Saturno fu chiamato Crono, tempo, il mito ci dice fu sposo di Rea con
cui ebbe vari figli. Il mito narra che Crono mangiò tutti i figli appena nascevano
perché sapeva che il suo destino era quello di essere spodestato da uno di loro. Li
mangiò tutti meno uno, Zeus. Colui che sarà il capo del dell'Olimpo che il mito ci
dice si salvò grazie al fatto che Rea lo diede alla luce nascondendosi e poi ingannò
Crono dandogli una pietra avvolta nelle fasce che egli ingoiò senza diffidare.

Una raffigurazione Di Crono Una raffigurazione di Rea e Crono

Crono è il Tempo, tempo che serviva all’Uomo per riconquistare quegli Elementi
che gli esperimenti genetici gli avevano tolto (facendolo un morto che cammina..),
e tempo che gli serviva per capire la ragione della Lezione che l’Intelligenza
Superiore aveva dovuto impartirgli. E questo, evidentemente, per poter essere
pronto al successivo Passaggio (di Crono/Marduk/Nibiru), doveva farlo
combattendo quelle entità demoniache senza anima che vivono migliaia, se non
milioni di anni, in dimensioni diverse dalla nostra e che hanno intenzioni ostili
contro l'umanità ed il cui solo interesse è mantenere lo status quo.
Quindi quegli extraterrestri, che i miti e le favole hanno fatto e fanno apparire
positivi, come si evince nella Bibbia, positivi non erano per niente, ma questo
serviva al Gioco per farci ricrescere perché come anime, attraverso le incarnazioni,
come forse direbbe Dante, ci dovevamo rifare tutti i gironi dell’inferno prima di
poter arrivare dove siamo, cioè davanti alla Porta che permette l’accesso al Nuovo
Giorno. I protagonisti di quei racconti, nella realtà che venne a crearsi dopo la
caduta, esistettero veramente, ed attraverso le Ere assunsero i diversi nomi che
troviamo scritti nei diversi miti di tutto il mondo.
Quanto il monaco ha rappresentato invece a sinistra della donna - se quel gigante
non simboleggia i Titani che si salvarono dalla grande catastrofe e l’omino sotto di
lui simboleggia che questi si sono rimpiccioliti o i Nephilim nati dall’unione degli

31
extraterrestri con le donne terrestri - sembra dirci che dopo i Giganti alla sua destra
(fig.h) sia stata creata poi sia un’altra razza di uomini grandi che si è poi
rimpicciolita (fig.i), sia un’altra razza più piccola di cui Samuele è stato un
discendente (fig. l).

h i l m
Se questo non era già scritto tra quei documenti che i Crociati trovarono sotto al
tempio di Salomone come presumo, in questa parte del mosaico il monaco potrebbe
essersi ispirato alla mitologia norrena.
Se il monaco inserisce Samuele (vedremo poi perché mette lui e non il primo
Essere di quella razza), significa che la razza più piccola che al tempo venne creata
è quella di cui oggi facciamo parte; mentre quell’essere più piccolo messo sotto a
quel gigante, potrebbe voler simboleggiare i figli ibridi degli Elohim (i Nephilim)
avuti dalle donne terrestri che si sono rimpiccioliti, quindi, come dimostrato
ultimamente dal DNA alieno trovato in molti soggetti, quegli ibridi sono ancora tra
noi. Se invece quell’omino più piccolo sotto a quel gigante intende simboleggiare i
Titani che si sono rimpiccioliti, tra noi ci sono ancora i discendenti dei Titani (i
144000?).
Una versione della mitologia norrena dice che il gigante Ymir si addormenta, e
dalle gocce di sudore del suo braccio sinistro nasce la prima coppia umana Ask ed
Embla (fig.h?). Ma il gigante Ymir porta in sé stesso i semi del male, ed i suoi altri
discendenti saranno i giganti di ghiaccio, incarnazione del male, causa della
caduta angelica, stabilendosi a partire da questo momento una lotta a morte tra gli
Dei ed i giganti di ghiaccio che sarà il centro di tutta l'epopea nordica fino alla
terribile conclusione finale in Ragnarok.
L'altra versione della leggenda norrena dice che Odino,Vili e Ve uccisero il gigante
di ghiaccio Ymir e crearono la terra. Di seguito creano la prima coppia umana da

32
un pezzo di legno, Odino col suo alito diede loro la vita, Ve diede loro i sensi,
e Vili diede loro l'intelligenza; questa parte somiglia al mito di Enki dove narra
dell’uccisone del dio We per creare il Lulu, la razza da cui qualcuno dice
discendiamo.
Nella Bibbia si parla dei Giganti come antichi eroi ancora presenti quando gli
angeli caduti si unirono con le figlie degli uomini (è infatti il Titano Prometeo, che
per questo sarà punito, che da il Fuoco, cioè degli insegnamenti, alla nuova Razza
creata); è quindi appurato che sulla Terra i Titani c’erano ancor prima che gli
angeli caduti si unissero alle figlie degli uomini, non li hanno quindi creati gli
Elohim. Ciò fa ipotizzare che i Titani potrebbero essere stati gli abitanti della Terra
quando questa era l’antica Tiamat, e che furono loro che fecero quel qualcosa che
causò la caduta angelica.
La donna sullo sgabello di legno presente nella sezione (fig.m), simboleggia
probabilmente la donna che incarnava Madre Terra a quel tempo. Quella donna
potrebbe voler simboleggiare la messaggera di Frigg, che nella mitologia norrena è
la sposa celeste di Odino. Nel poema epico di Enki sua moglie si chiama invece
Ninhursag.
Frigg è anche chiamata signora del cielo o signora degli dèi, e si dice che sia la più
saggia fra le dee. Nella mitologia nordica, Frigg appare principalmente come
moglie e madre, condivide con Odino il seggio di Hlindskialf e da lì si narra può
vedere tutto l'universo. La cintura di Orione, da dove sembra dissero di arrivare gli
Anunnaki, era conosciuta anche come il filatoio di Frigg (il filatoio di Frigg, cioè
le tre stelle della Cintura di Orione, furono oggetto tra l’altro di una delle mie
numerose visioni). Ultimamente degli scienziati che osservano il cosmo hanno
detto che da punto della cintura di Orione nascono le stelle (notizia TG2).
( http://www.antikitera.net/news.asp?id=13215 La costellazione di Orione tra mito e
scienza)

Immagini di fantasia della dea Frigg


33
Come Ninhursag invece, presso i Sumeri rappresentava la Terra e formava con il
dio An la montagna cosmica. In seguito, la stessa dea venne rappresentata in forme
diverse: come Ninmah, la
Signora maestosa, era la dea che
plasmò gli uomini dall'argilla;
come Nantu, colei che
partorisce, era la dea protettrice
del parto; infine, come
Ninhursag, era ritenuta madre di
tutte le creature viventi.
Ma a quella donna a cui le
diverse culture hanno dato un nome diverso, è un mito. Un mito che riguarda le
Forze Intelligenti che riguardano la Creazione che comunque si rispecchiano nella
vita sulla terra e viceversa. Le forze maligne, si sono attribuite secondo me quei
nomi e li hanno usati e li usano tutt’ora per ingannarci.
Andiamo ora a cercare si comprendere un’altra sezione dell’opera.
Avendolo posto sotto di lei, ed avendogli messo quel
panno rosso in mano come il colore del bando che
quella Sacerdotessa ha in mano e sembra
proclamare, Pantaleone ci sta dicendo, secondo me,
che Samuele è una creazione, o comunque discende,
dalla Dea che quella Sacerdotessa incarna.
Nel bando che la donna ha in mano e che sta
proclamando, dovrebbero esserci quindi scritte le
regole a cui quella nuova umanità creata sulla nuova
Terra (simboleggiata nel Capro Espiatorio su cui
sono poggiati i piedi di Samuele) doveva attenersi
per poter crescere animicamente altrimenti sarebbero
stati giudicati dalla Dea Nemesi (simboleggiata nel
Capro Emissario con la barbetta rossa disegnato
sotto il Capro Espiatorio).
Essendo rosso il panno che il profeta ha in mano, colore della sintesi quindi del
cambiamento, questo andava a concretizzarsi nelle vite vissute su questa terra.
Pantaleone poggia quindi i piedi di Samuele sul Capro Espiatorio perché come
anime, attraverso le vite vissute sulla terra, dovevamo crescere, prendere Coscienza
di cosa era Bene e cosa era Male, di cosa era permesso fare e di cosa non lo era. Ma
come vedremo nel braccio destro altri guai arriveranno però in seguito.
34
Proviamo ora a cercare di comprendere perché in quel punto il monaco inserisce
Samuele e non invece il primo essere di quella razza.
Il monaco disegna Samuele perché è probabilmente con lui – o è da lui che se ne
comincia ad avere memoria scritta - che secondo me gli dei Livelli più bassi non si
manifestano più materialmente come in precedenza, ma iniziano a manifestarsi
attraverso le voci nella testa delle persone.
Se Saturno, figlio di Enlil a cui era stato assegnata la parte di sopra della Terra, è lo
Yaldabaoth della dottrina gnostica e l’El Shaddai biblico, visto che l’Abzu era stato
assegnato ad Enki, dopo varie letture e riflessioni sono portata a pensare che la
forte entità arcontica potrebbe non essere Enki ma uno dei suoi figli. Forse
Ningishzidda visto che il padre gli aveva insegnato la magia che non aveva
insegnato ad altri figli e lui aveva anche accesso al mondo di sotto dal quale come
psicopompo entrava ed usciva a piacimento.
Il nome Ningishzidda secondo gli studiosi ortodossi significa "Signore del buon
albero" o "Signore che fa crescere gli alberi in maniera corretta"; questo
personaggio viene legato, oltre agli “Inferi” anche al concetto di fertilità, sia
perché un lemma del suo nome (GISH) può essere tradotto come ‘Pene’, sia a
causa del termine “albero”, sia a causa del suo vessillo, una coppia di serpenti
intrecciati. Jacobsen nelle sue opere afferma che i serpenti intrecciati sono una
rappresentazione delle radici aggrovigliate. Inoltre, collegando questa somiglianza
al particolare legame con l’ Abzu (considerato il luogo delle acque sotterranee),
egli asserisce tutto questo quadro emergente fa del vessillo del dio una metafora
"di come le radici intrecciate vadano verso il basso a cercare le acque”.

Per capire come si manifestò quella forte entità arcontica ricordiamo la storia di
Samuele: La Bibbia narra che Samuele mentre dorme sente una voce che lo
chiama; credendo fosse Eli, il suo maestro, va da lui chiedendogli cosa volesse.
Ma Eli risponde a Samuele che non lo ha chiamato e lo invita a tornare a dormire.
Samuele va a dormire, ma dopo un po’ sente di nuovo la voce che lo chiama.
Pensando questa volta di aver sentito bene, va di nuovo da Eli. Questi (credendo di
35
aver), compreso quanto accaduto a Samuele, gli dice che quella che aveva sentito
era la voce di dio e che se l’avesse sentita di nuovo doveva rispondere: “Comanda
signore, il tuo servo ti ascolta”.
La voce che Samuele sentì (come quella che sentii anche io, sentì Giovanna d’Arco
e sentirono tanti altri, profeti inclusi), non era la voce di dio bensì quella di un
alieno/parassita in grado di parlargli nella testa. Samuele, rispondendo che avrebbe
obbedito, in pratica accettò di fare quanto l’alieno/parassita gli suggeriva. Ma a
quel tempo questo non poteva essere compreso (forse oggi si comincia a capire) e
quelle voci, come accade in parte oggi per coloro che vengono definiti o si
definiscono canalizzatori, furono scambiate per la voce di dio perché l’entità
parassita, per non farsi riconoscere, racconta e mostra cose divine positive al
parassitato, ma soprattutto si nasconde dietro il nome di figure mitiche (come tentò
di fare con me dicendo di chiamarsi Helios). Quella voce interna è invece del
Drago (parassita) che si deve sconfiggere. Quindi, senza esserne consapevole, a
dare via libera a quell’Entità che Eli scambiò per la voce Dio, è Samuele. Infatti è
perché facilmente il nome gli fu suggerito da quella voce che lui sceglie il primo re,
Saul, per il popolo ebraico, e il suo successore, Davide, giocando un ruolo di primo
piano nella nascita della monarchia in Israele.
Dal momento che l'umanità salvatasi dalla catastrofe si era ritrovata senza
conoscenze, gli Arconti, che nel trattato gnostico incluso nei codici ritrovati a Nag
Hammadi si presume nati insieme alla Creazione, poterono avere la meglio sugli
uomini. Questo accadde pian piano, attraverso le manifestazioni operate sui Profeti
e di cui narra la Bibbia, ed attraverso altre persone. Attraverso quelle
manifestazioni, il capo degli Arconti e i suoi, furono in grado di influenzare
l’umanità e far scrivere la storia che conosciamo e che i Veda, la Bibbia e altri testi
antichi narrano, facendo dimenticare a poco a poco l’esistenza del credo nei
confronti della Grande Madre. Che È’ e resta la vera Deità.
Cosa riuscirono a fare nel tempo quell’Arconte e i suoi sottoposti, ce lo descrive la
Bibbia quando racconta le tante guerre istigate da quello che era il Principe dei
Livelli più bassi, ma ce lo insegna anche la storia dell’accanimento nei confronti
delle donne. Quell’Arconte, attraverso gli uomini parassitati (facilmente attraverso
quelli che hanno un certo DNA), oltre portare a farne offuscare la reale valenza e
arrivare a far credere le donne senz’anima, per poter regnare doveva tenere bassa
l’Energia del Femminino. A tale scopo, oltre farle uccidere, riuscì a farne offendere
il corpo nei più svariati modi: facendole subire l’infibulazione (che ancora oggi
subisce), facendo in modo che le donne ebree pregassero separate dagli uomini
(cosa che ancora oggi esiste), per non parlare di ciò che portò e porta tutt’ora
36
all’uccisione delle primogenite cinesi o indiane, o a far trattare come sono trattate
tutt’ora le donne musulmane, o di cosa la chiesa cattolica fece alle donne accusate
di stregoneria ai tempi dell'Inquisizione, dopo che per secoli le aveva idealmente
collegate e fatte collegare al diavolo. Naturalmente non furono solo Samuele e altri
ebrei dopo di lui a incorrere nell’errore di riconoscere dio in quelle voci, in seguito,
molti altri, pur non essendo ebrei, anche recentemente, scambiarono quelle voci
interne per la voce di dio. Giovanna d'Arco, Socrate, Jung, Edgar Cayce, Tesla,
Nostradamus, Hitler, Malanga (che ne parla in alcuni video e crede che quella voce
che sente nella sua testa è la voce della sua Coscienza!), sono solo alcune delle
persone che, siamo venuti a sapere, le hanno sentite e ci hanno dialogato ricevendo
suggerimenti, ispirazioni o chiarimenti. Cosa che avveniva ed avviene perché, una
volta che la persona ha fiducia nell’entità di cui sente la voce nella testa, in mezzo a
delle verità che dice, questa mischia le bugie affinché il soggetto non possa arrivare
alla Verità che lo renderebbe libero. Nonostante questo, siffatte figure hanno avuto
e continuano ad avere una grande influenza in discipline importanti come se fosse
certo quanto dissero quelli che non ci sono più e quanto affermano quelli ancora in
vita. Quando l’Uomo cominciò a (ri)maturare animicamente e le cose a livello
religioso cominciarono a cambiare, quelle entità cominciarono a diversificare le
loro manifestazioni. Manifestazioni di cui fanno parte anche quello che gli
psicologi hanno classificato come l’immaginario amico dei bambini!
Molte persone sono finite e continuano a finire nei manicomi perché quando dicono
di sentire voci vengono credute pazze e quindi rinchiuse, mentre invece le voci che
quelle persone sentono nella testa vengono dall’entità che le parassita. Siccome
nessuno capiva (e capisce) cosa realmente accadeva (e accade), queste persone
finivano (e finiscono) per impazzire veramente. Ma tutte le malattie psichiatriche
erano e sono responsabilità di questi Arconti/parassiti. Per questo chi ne è affetto
difficilmente riesce ad uscirne ed i farmaci non lo curano ma riescono, a malapena
e non sempre, a sedarlo e tenerlo calmo. E la storia si sta ripetendo, basta solo
guardarsi intorno e vedere cosa succede.
È’ cronaca di questi mesi l’evento di una mamma di Genova che getta la figlia dal
balcone perché gliel’ha detto una voce, o di un ragazzo di Roma che uccide la
nonna della fidanzata sempre perché sente voci che glielo dicono, o di un altro
ragazzo che uccide la fidanzata e il fratello di lei senza saperne poi spiegare il
motivo, o di un signore che si cava gli occhi sempre perché glielo ha detto una
voce. Questo avviene perché queste forti Entità negative tentano, facendo uccidere
soprattutto le donne come sta avvenendo in misura maggiore da qualche anno a
questa parte, oppure perpetrando violenze su di loro e sui bambini per creare
37
ulteriore confusione, di abbassare l’Energia del Femminino Sacro che si sta
rialzando.
Queste entità arcontiche nell’antica gnosi erano conosciute, e secondo quella
disciplina esse sono anche nostri parenti cosmici in quanto sempre creati dallo
stesso Eone Sophia. Non sono in grado di stabilire con certezza la verità sulla loro
provenienza, ma quello che so certamente, è che essendo caduti in un Livello più
basso di esistenza, queste forze arcontiche possono nutrirsi della nostra energia ed
intromettersi nella nostra mente per sabotarne i normali processi deviandola verso
pensieri insani e scorretti arrivando persino a impossessarsi totalmente della mente
del soggetto parassitato facendogli commettere gravissime azioni o facendogli
credere che ciò che gli arriva proviene da maestri superiori. Ed il giochetto gli è
sempre riuscito visto quanto tempo è che siamo nelle condizioni in cui siamo e
quanto sono aumentate le persone che in questi tempi finali dicono di sentire voci
che sono convinte di canalizzare da maestri superiori che invece non sono altro che
quelle di entità nascoste in uno dei livelli della loro Aura. Quelle entità, che si
nascondono maggiormente dietro il bene, sono responsabili di tutto il malcostume e
delle depravazioni umane. Sono responsabili dell’omosessualità, delle
degenerazioni sessuali inclusa la pedofilia, nonché di tutte le atrocità che gli umani
sono in grado di commettere. Di queste subdole Entità - che per lo più si mostrano
come figure celestiali o come maestri ascesi (vedi anche racconto di Helena
Petrovna Blavatsky), che sono le stesse che Carlos Castaneda chiama Voladores e
Corrado Malanga ed altri chiamano Alieni - le alte gerarchie ecclesiastiche non ci
hanno mai informato, ma quando in alcune delle persone possedute quelle Entità
mostravano la loro vera natura, ci hanno insegnato a credere si trattasse
semplicemente di Diavoli. E sebbene sapessero cosa quelle Entità fossero in grado
di provocare nell’uomo, hanno continuato e continuano a mantenere il segreto di
fronte alle tante sofferenze che provocano all’uomo. Ma soprattutto tacciono in
questo momento sulla ragione dei tanti femminicidi di cui loro, nonostante Dante li
definisca ottusi, a mio parere conoscono la ragione! Perché? Perché, in base a
quanto, secondo me, narrano Pantaleone, Michelangelo e Nostradamus, e come
forse aveva capito Giordano Bruno (che non a caso scrisse un libro intitolandolo Lo
spaccio della bestia trionfante), le alte gerarchie sanno bene che ci hanno sempre
fatto pregare la deità che regna in questo Livello, cioè Lucifero, il Principe degli
arconti.
A causa del Principe che regna su questo mondo, il cui interesse è sempre stato
quello di tenere bassa l’Energia del Femminino e la donna succube dell’uomo in
quanto è nella donna che la Dea si rispecchia e si manifesta il Femminino Sacro e
38
le anime possono incarnarsi, la vita della donna, oltre a tutte le sofferenze e
menomazioni corporali che ha dovuto subire e subisce, non è mai stata facile, ma in
questi ultimi tempi in particolare tutto si è moltiplicato a dismisura perché,
nonostante quanto abbiano tentato e fatto quell’Arconte e i suoi proseliti, l’energia
del Femminino continua a risalire. Quindi quell’Arconte sa che la sua sconfitta è
vicina, e per tentare di abbassare quell’energia, fa in modo che più donne possibili
vengano uccise.

39
Il braccio destro
Il monaco nel braccio destro racconta che quel mostro (ossia quel pianeta) tornò a
punire agli abitanti della Terra, ma che il Male ebbe ugualmente il sopravvento sul
Bene.

Il racconto di questo braccio inizia con la testa di quel lupo; anche qui ci aiuta
forse ancora la mitologia nordica a capire, che prendo in considerazione perché, se
non era tra i documenti che i Crociati trovarono, cosa che dubito, essendo il mito
più antico del mosaico, Pantaleone avrebbe potuto conoscerlo.
40
La mitologia nordica ci parla del lupo Fenrir. Quella mitologia narra che il
concepimento di Fenrir avviene quando Loki, il più subdolo dei figli di Odino (che
potrebbe essere lo stesso più subdolo dei figli di Enki), trova il cuore della
gigantessa Angrboða (nome il cui significato è presagio di Male) mezzo arrostito
in un falò. Dopo averlo divorato partorirà ben tre creature: oltre a Fenrir vedrà la
luce il serpente Jörmungandr e la giovane Hel, una ragazza il cui destino sarà
quello di presiedere al regno degli inferi (quella che diverrà poi presumibilmente la
caverna di Platone.

Immagine di fantasia con Fenrir, Hel ed il serpente Jörmungandr

Il significato del nome Jörmungandr è demone cosmicamente potente; infatti, a


conferma di questo, Pantaleone sopra quel lupo raffigurato nella parte bassa del
braccio disegna il diavolo (fig.a). Jörmungandr, il demone che poi Odino stabilisce
di far scagliare nel profondo delle acque, riesce a lanciarlo soltanto Thor, che da
quel momento sarà acerrimo nemico del serpente.

a
Yaldabaoth Disegno di Nostradamus

Il regno di Hel, la ragazza il cui destino sarà quello di presiedere al regno degli
inferi, sembra fosse considerato uno dei nove mondi, quello più profondo
dell’universo dove risiedono i morti indegni di salire al Walhalla, la residenza dei
morti gloriosamente (quello di Saturno era il sesto, quindi Ningishzidda Loki, o
come venisse chiamato, ci portò giù di altri tre Livelli!?). Mentre il destino di
41
Fenrir, nonostante le allarmanti profezie che da questa creatura terribile sarebbero
venute solo disgrazie, gli dei decisero di incatenarlo senza ucciderlo.
Per riuscire nell’impresa di legarlo, gli dei lo convinsero a mettere alla prova la
propria forza. Fenrir supererà le prime due prove, ma alla terza, gli dei riusciranno
ad incatenarlo. Così legato, la leggenda narra, Fenrir dovrà rimanere sino al giorno
di Ragnarök, la fine del mondo, in cui tutti i legami saranno spezzati e in cui
finalmente anche il lupo si libererà, portando morte e devastazione nei vari reami,
arrivando persino a divorare il sole, così come era stato predetto nelle profezie.
Spero quel divorare il sole significhi soltanto che questo falso mondo sparirà.

3
Nell’aprile del 2010, in una delle mie particolari esperienze, con quello che ho
compreso poi essere quasi certamente Fenrir, ho avuto uno spaventoso faccia a
faccia. Provando ad interpretare le profezie, quella potrebbe essere la data in cui
quel Lupo potrebbe essere riuscito a spezzare la catena che lo teneva legato.
Valutando in quanto poco tempo nel mondo si è aggravata la degradazione morale e
quant’altro di brutto va accadendo, sembrerebbe davvero sia così.
Perché disegnata appena più in alto del lupo già preso in esame, la seconda figura
del braccio su cui andiamo a riflettere è quella riportata di seguito (fig.a).
La parte disegnata da Pantaleone con quell’asino abbattuto ma vivo col fiore col
pomo in cima in bocca, potrebbe simboleggiare l’elica genetica Divina ma
invisibile, o la parte originale del DNA rimasto dopo l’esperimento in quelle
persone; mentre quelle due teste di lupo su un unico collo, probabilmente
simboleggiano la parte di DNA negativo inserito. Le due eliche genetiche che
probabilmente conosciamo.
Con questa operazione, quei due Lupi, che potrebbero voler richiamare anche il
simbolo dei due serpenti attorcigliati legato al dio dell’oltretomba Ningishzidda
(fig.n3 ), presero il potere sul DNA degli umani controllandoli (controllo totale che
quelle entità hanno ancora su molti persone, soprattutto uomini), sulle Forze
42
invisibili terrestri, nonché sulla parte viva e ancora feconda della Terra dopo la
grandissima catastrofe.

a b c
b: è il graffito denominato graffito di Alessameno ritrovato al Palatino datato orientativamente terzo secolo. Il
graffito è una raffigurazione (si vede meglio nella fig.c) accompagnata da un’iscrizione in greco che gli
archeologi interpretano come irridente nei confronti del culto del Cristianesimo. Dopo aver esaminato la figura
della sezione a, forse comprendiamo meglio il significato di quell’asino crocifisso come forse comprendiamo
anche il significato di quella Y riportata sul graffito.

Tra il diavolo e la figura che simboleggia il DNA, c’è quel Toro (fig.d), che è di tre
colori diversi, e sulla quale Pantaleone poggia il ramo di quel braccio (nel quadrato
che esamineremo più avanti, un Toro è posto anche vicino ad Eva fig.e). Proviamo
a capire cosa simboleggia.
Pantaleone in quel braccio, secondo me, sta narrando il periodo successivo alla
caduta narrata nel braccio sinistro, quindi quel Toro potrebbe voler simboleggiare
la stessa Dea che per Egizi e gli Indù diventa il Toro e simboleggiare “il toro di sua
madre”, il Dio Min. Dio della fertilità che incarna la potenza virile e la rinascita
dalla morte che spargendo il suo seme ridiede vita alla Terra distrutta, ma che
sempre la Dea è.

d e
Nei Veda, l'Alba della Creazione è rappresentata come una vacca: la Vacca del Rig
Veda dalla quale, per gli Indù, discende l'umanità, è la “Vacca che realizza i
desideri” nata durante il frollamento dell’oceano di latte al quale partecipano i
43
Deva e gli Asura. Nella simbologia Indù è Kamadhenu un avatara del Tutto in
quanto essa contiene tutte le divinità Indù ed è la madre di tutte le vacche sacre.
Essa è Iside ed anche Venere.

Dea Kamadhenu Dea Hathor

Un breve riassunto del mito della vacca sacra trascritto dalla Rete:
In India, l'adorazione della vacca e del toro si basa sul fatto che la prima
personifica la potenza produttiva (Surabhi, la Vacca dell'Abbondanza), ed il
secondo il potere generativo della Natura. La Vacca è anche il simbolo animale
della Luna e talora aveva come contrassegno la falce di Luna crescente. Ciò è solo
una piccola parte del significato di questo simbolo, essendo esso uno dei più
grandiosi e filosofici. Esotericamente lo troviamo fra i simboli che circondano
Ardhanari, a rappresentare la quinta razza, quella Ariana. Secondo l'Aitareya
Brahmana, Vach, la Vacca Melodiosa del Rig Veda dalla quale discende l'umanità,
fu inseguita dal padre Brahma, in preda ad incestuosa voluttà. Per sfuggire a tale
minaccia, essa fu mutata in cerco. Essa è Iside, Venere, la madre del Logos, che
per Egizi ed Indù diventa il Toro. Nella filosofia esoterica, la vacca è la natura
creatrice, il toro lo spirito che vivifica. L'idea di un "culto della vacca" è quanto
mai errata e ingiusta. Nessun Egiziano adorava la vacca, nè qualche Indù adora
oggi questo animale, anche se è vero che la vacca e il toro erano sacri in passato
quanto oggigiorno, ma solo come il simbolo fisico di un ideale metafisico; proprio
come una chiesa fatta di mattoni e malta è per il Cristiano civilizzato sacra in
ragione delle sue associazioni e non per le sue mura. La vacca era sacra a Iside, la
Madre Universale, la Natura, e ad Hathor, il principio femminile in Natura, le due
dee essendo legate sia al sole che alla luna, come provano il disco e le corna
(crescenti) della vacca. (Vedi "Hathor" e "Iside"). Nei Veda, l'Alba della Creazione

44
è rappresentata come una vacca. Questa alba è Hathor, e il giorno che segue, o la
Natura già formata, è Iside, poiché entrambe sono una, tranne che riguardo al
tempo. La più antica Hathor è la "sacerdotessa delle sette vacche mistiche" e Iside,
la "Divina Madre" è la "vacca con le corna", la vacca dell'abbondanza (o Natura,
Terra) e, come madre di Horus (il mondo fisico), è la "madre di tutto ciò che vive".
L'outa era l'occhio simbolico di Horus, il destro era il sole, e il sinistro la luna.
L'occhio "destro" di Horus era chiamato "la vacca di Hator", ed era usato come un
potente amuleto.
Un breve riassunto del mito del dio Min: Nell'arte egizia Min era raffigurato
avvolto in un sudario e con una corona di piume in testa. Con la mano destra
veniva spesso riportato impugnare il proprio pene eretto, mentre nella sinistra,
rivolta verso l'alto, riferito alla sua autorità o a quella del faraone, poteva
stringere un flagello, ma forse anche come riferimento alla costellazione di Orione
(cosa che valuto probabile). Intorno alla testa aveva un nastro rosso lungo che
arrivava fino a terra, che secondo alcune interpretazioni era forse un ennesimo
riferimento alla sessualità,. La sua pelle era spesso nera, come la terra più fertile.
I simboli di Min erano un toro bianco (chiamato Toro dal Grande Fallo). una
freccia dentata e la lattuga.

Le origini del culto del dio Min sono da ricercare nelle epoche più arcaiche e
primitive dell'antico Egitto, in epoca pre-dinastica, sopratutto nella regione di Ipu
in Alto Egitto: il dio veniva invocato a protezione della fertilità, delle coltivazioni e
dei raccolti.
Secondo una leggenda Min non era altro che un contadino che perse un braccio,
così quando gli altri uomini del villaggio dovettero andare in guerra rimase lui
solo con le donne e al loro ritorno egli le avrebbe messe tutte incinta. Quindi per
questo gesto prosperoso sarebbe stato divinizzato.
45
Non è chiaro il significato del suo nome. A lui erano associati frasi come "sono il
toro che genera il seme degli dei e delle dee". Affermazioni di questo tipo
chiariscono in modo inequivocabile il legame del dio con il concetto di fertilità e,
più in particolare, con il potere di dare la vita agli esseri soprannaturali: senza
Min il mondo divino non sarebbe esistito, al pari di quello terreno.
Il dio Min, dunque, era associato al seme maschile, incluso quello degli dei: il suo
compito consisteva nell'assicurare la fertilità delle divinità maschili che
popolavano il pantheon egizio. In virtù di questa delicata e prestigiosa funzione, il
dio di Ipu fu elevato ben presto al rango di demiurgo, cioè investito di facoltà
creatrici; questo presupponeva che Min avesse generato anche se stesso, poiché
sarebbe inconcepibile che qualcun'altro gli avesse dato la vita. Tuttavia a Min
furono associate varie madri. La più famosa è Iabet, colei che possiede l'oriente,
dea della rinascita. Oltre alla madre di Min, Iabet ne era anche la sposa: secondo
la mitologia egizia il dio l'aveva fecondata assumendo le sembianze di Min-
Kamutef, "il toro di sua madre", nascendo dunque dal suo stesso seme.

Il Toro su cui il monaco poggia il ramo del braccio destro del mosaico simboleggia
quindi il Dio della fertilità che per Egizi e gli Indù non è altri che la Grande Madre
celeste che diventa il Toro che incarna la potenza virile e la rinascita dalla morte
spargendo il suo seme; avendo fatto il Toro di tre colori diversi, Pantaleone intende
probabilmente dirci dei tre lati del carattere del Toro (può essere buono, neutrale o
malvagio) e dei due mondi in cui opera: quello di mezzo, dove sparge il suo seme,
e quello di sotto. Quindi il diavolo disegnato vicino ad un fuoco nero (non rosso),
simboleggia le forze infere.

a b c
Asmodeo Il dio Moloch

46
Sempre seguendo l’ordine di inserimento dei disegni fatto
dal monaco, la terza immagine che tenteremo di
comprendere è questa riportata a fianco, che come si può
vedere, mostra un essere umano coi capelli rossi che si
getta dentro una coppa. Quella coppa simboleggia
senz’altro la Coppa della Vita, cioè Madre Terra. Mentre
quell’essere umano che vi si getta dentro potrebbe essere
l’uomo del mutamento o voler simboleggiare l’essere
umano che crearono gli elohim(?). Potrebbe essere lui
perché il monaco non gli fa i capelli bianchi come ha fatto
a Samuele, ne bianco è il colore della sua pelle mentre
quella di Samuele lo è.
Il nuovo abitante terrestre, come intende probabilmente dirci questa sezione del
mosaico riportata sotto, fu valutato però poi dalla terribile dea della Giustizia:
Nemesi.

Nemesi Temi, altra incarnazione di Nemesi

Il Giudizio non fu positivo valutando che, sopra


la Dea della Giustizia e l’omino che si getta
dentro la coppa, il monaco disegna di nuovo
quel mostro e con una scarpa in bocca!
Mettendo la scarpa in bocca al mostro, il
monaco ci dice anche che, alle persone che si
salvarono da quella nuova catastrofe, quella
creatura mitica tolse pure una scarpa (le scarpe
simboleggiano il camminare nella vita. A quelle
persone fu tolto evidentemente la metà di un
qualcosa). Unendo le persone disegnate sopra
al mostro a quei serpenti il monaco ci dice che
47
esse erano infatti possedute dal Male (quel male riguarda evidentemente la qualità
del DNA inserito). Ma la ragione di quella altra caduta, che come vedremo quando
andremo a decodificare la figura della sirena bicaudata portò poi Satana a regnare,
potrebbe essere dipesa anche da un'altra ragione.
Vicino a Satana in trono il monaco disegna l’uomo che simboleggia il Bene, ma
legato ai piedi con un simbolo che ci rivela che egli, il Bene, evidentemente a
seguito di quell’esperimento, fu imprigionato in una ciclicità per un tempo infinito.

n
Toth Ibis Toth Scimmia Dio indù Anuman

Poco prima di Satana in trono Pantaleone disegna una figura col viso di un ibis e
con un serpente in mano. Quella figura simboleggia il dio egizio Toth, che nel
pantheon egizio è rappresentato sotto forma di ibis e riportato in alcuni casi anche
come babbuino (come tale venne in uno dei miei sogni quando di lui non ancora
sapevo nulla!). Toth è conosciuto come la divinità egizia della luna, della sapienza,
della scrittura, magia, misura, del tempo, matematica e geometria. E’ conosciuto
come Hermes dai greci, Mercurio dai Romani, e come Quetzalcoatl in America
Centrale, ma egli è sempre Ningishzidda, quel figlio di Enki, mago e psicopompo,
che si accompagna a grandi dragoni e serpenti, che i testi ci dicono essere
pericoloso come un Mushushu (il serpente dragone di Marduk).
Inserendo Toth in quel punto del braccio, sembra Pantaleone voglia dirci che lui
venisse subito dopo Satana.
In quanto inventore della scrittura e patrono degli scribi, fu questo il ruolo che ebbe
nei confronti del dio Ra di cui era segretario e primo consigliere politico e
48
religioso. Ma chi era Ra? Ra era Marduk, il primogenito di Enki nato dalla sua
unione con Damkina. Quindi fratello di Ningishzidda.
Marduk, il cui nome lo descrive come giovane Toro del sole dal carattere iracondo
e guerrafondaio, orgoglioso e superbo, associato in Egitto all’Ariete, era un
grande ingegnere, particolarmente abile come lo era suo padre, in tutto ciò che
aveva a che fare con le risorse idriche. Fu lui infatti, secondo quanto si legge nei
miti, a rinforzare in epoca di crisi gli acquedotti di Babilonia. Anche lui era grande
mago, ed aveva vaste conoscenze in ogni campo. Il grande tempio di Babilonia,
chiamato Esagila (casa del grande dio), aveva al suo ultimo piano un Santa
Sanctorum chiamato 'E.Kua' in cui dimoravano Marduk e sua moglie. Nelle sue
rappresentazioni é quasi sempre accompagnato dal “serpente dragone
Mushushu”.

Mushushu Marduk e Mushushu Marduk che combatte Tiamat

Quel Marduk, conosciuto come Ra in Egitto, probabilmente colui che si presentò


agli Ebrei come JHWH, il dio biblico ancora adorato, quello che sarebbe pure il
padre di Gesù, Pantaleone ci dice quindi che è Satana! Da migliaia di anni le tre
religioni monoteiste e tutte le sette che ne sono derivate fanno adorare Satana ai
loro seguaci! Terribile, ma come diceva mia madre, il diavolo non è poi così nero
come lo si dipinge. Il percorso in salita fatto nei gironi di competenza di Satana
serviva a farci crescere come anime per poter arrivare a quello che siamo oggi.
Oggi però, che è anche il giorno della battaglia finale, ci troviamo molto più che
davanti ad un semplice bivio: solo se sapremo capire e fare le scielte giuste
rivedremo la vera Luce.

49
Questo lupo con tre zampe che morde una zampa
all’asino è posto sopra la figura tricefala ed è disegnato
nella parte opposta a dove è raffigurato Satana.
L’asino, come l’animale tricefalo, simboleggia il
DNA, quindi come la Grande Madre si manifesta nel
crato. Pantaleone ha riportato il DNA come somaro
per la carattertica sopportazione dell’animale ai pesi.
La zampa che il lupo amputa all’asino, riguarda
probabilmente la perdita di un’elica del Genoma
umano nei terrestri come conseguenza dell’esperimento fatto dagli elohim.
Conseguenza evidenziata dal monaco anche nei capelli rossi che fa alle figure
subito sopra all’asino e che sono nel giardino terrestre.
Mettendo nel braccio Satana in trono, il monaco ci dice quindi che, dopo il
secondo esperimento genetico, l’Eggregora divenne dio e prese a regnare.
Quella gravissima perdita genetica andò di conseguenza a ripercuotersi
nell’equilibrio dei pianeti e far avvicinare di nuovo pericolosamente alla terra quel
Pianeta oscuro che, come vedremo, sconvolse ancora una volta la vita sulla Terra.
Pantaleone sembra però dirci
un’altra cosa importante in quel
braccio perché, mentre da una
parte disegna le persone
moltiplicatesi dall’esperimento
genetico possedute da serpenti e
mettendo Satana in trono sopra di
loro ci dice che lui è il loro re,
dall’altra parte del braccio, mette
il Patriarca Abramo con una
donnina sulle gambe, vicino a lui,
ma separati e coi capelli rossi,
disegna Isacco (coi due figli sul
grembo), poi Giacobbe, e sopra di loro disegna un cervo.
In quella sezione dell’opera, il cervo posto sulla sua testa potrebbe far ipotizzare
che Abramo fosse un Druido (dru-wid, che sembra voglia dire conoscenza della
quercia); facendogli i capelli bianchi, il monaco ci voleva forse dire che Abramo
non aveva nel suo DNA quel quid genetico degli elohim e discendeva da quella
prima Stirpe creata dalla Dea (Dea forse voluta rappresentare dal monaco con

50
quella donnina messa sulle gambe del Patriarca). Cosa che non era per Isacco e
Giacobbe visto che il monaco siede anche loro su uno sgabello di legno ma separati
da Abramo. Questo, forse, ci fa intuire perché quel dio disse a Rebecca che da quei
suoi due figli sarebbero nate due nazioni diverse. Avendoli posti sotto il Cervo, il
monaco intendeva forse dirci che attraverso le incarnazioni (non sappiamo quante)
e delle vite condotte lontano dal peccato, come anime, si poteva, si può, ricrescere.
Sulla base di quanto sembra dire il racconto del monaco, dopo le ricerche
effettuate, sono portata ad ipotizzare che tutto lo sconvolgimento sia iniziato da
quell’esperimento di Sophia: quell’esperimento potrebbe aver provocato la frattura
cosmica, la battaglia dei Pianeti, e l’immane cataclisma che mise fine all’Era
dell’Oro, distrusse la Terra, accese quella ciclicità dalla quale non siamo ancora
usciti e diede modo di arrivare sul nostro pianeta a quegli extraterrestri. Una
frattura che, come potrebbe voler dire il cerchio nel grano riportato
nell’introduzione, nel cosmo però ancora c’è, e nella quale, se non ci eleviamo
come anime, rischiamo ancora di cadere.
Di quella stessa frattura avrebbe potuto volerci raccontare anche Senmut nel
disegno ritrovato nel soffitto della sua tomba. E’ infatti scritto nel Libro egiziano
dei morti: "Calcolando e tenendo in debito conto i giorni e le ore propizie delle
stelle di Orione e delle Dodici Divinità che le reggono, ecco che esse congiungono
le mani palmo a palmo, ma la sesta fra esse pende sull'orlo dell'abisso…”.

a b
a: Il disegno nella tomba di Senmut b:il punto del Passaggio che secondo me potrebbe farci di nuovo cadere
mentre abbiamo la possibilità di salirlo attraverso un tunnel temporale

51
Contando sei Ere processionali dal 10450 a. C, Era del Leone, abbiamo: Leone,
Cancro, Gemelli, Toro, Ariete, e Pesci. Quindi la sesta che è sull’orlo dell’abisso
potrebbe riguardare questo nostro Passaggio dall’Era dei Pesci all’Era
dell’Acquario. Quindi gli astronomi che osservano il cosmo in cerca del Pianeta X,
stanno cercando la luna che il dito sembra indicargli e non vedono il burrone che
hanno, abbiamo, davanti e in cui, se non ci eleviamo, rischiamo di cadere tutti. Ma
soprattutto non sanno, ne probabilmente crederebbero mai, che dipende se gli
abitanti della Terra capiranno o meno e si ravvedranno, cioè capiranno che NON è
permesso toccare il DNA, se riusciremo o meno a superare indenni insieme al
nostro Pianeta quel punto infausto di Passaggio.
Tutte indicazioni che sembrano assurde quelle a cui ci portano le ricerche grazie
alle informazioni che ci fornisce Pantaleone se pensiamo che l’opera è stata
realizzata nel XII secolo e leggendo la storia dell’Umanità che del nostro passato ci
racconta solo di esseri trogloditi. Soprattutto impossibile da dimostrare. Ma che una
precedente società, magari in modo diverso, potesse essere arrivata al nostro stesso
livello di evoluzione, mi era già balenata in mente anni fa guardando una
trasmissione dove veniva mostrato un oggetto molto simile a quelli che sono oggi i
bricchi che usiamo per scaldare il latte, incastonato nella roccia, vecchio qualche
milione di anni. Poi, che una qualche civiltà del passato potesse essere arrivata al
nostro stesso livello di progresso, è un’ipotesi sulla quale sono tornata a riflettere
mentre portavo avanti le ricerche leggendo dei vari oopArt e delle strutture
megalitiche che sempre più numerose venivano scoperte. Ma tutto questo non
confermava ancora la mia ipotesi in quanto non provava in modo tangibile la
capacità di una qualche società che ci aveva preceduto di essere arrivata al nostro
livello di progresso. Di recente invece, quando ho letto del ritrovamento del chip
alieno in Russia e del martello ritrovato a London, in Texas, ho capito che la mia
ipotesi in merito a quanto poteva voler suggerire Pantaleone in quella parte di
mosaico non era poi così assurda e che anzi di assurdo non aveva proprio nulla!
Ma a costruire l’ipotesi che sono andata man mano formando non mi hanno aiutato
molto né la Bibbia o i testi antichi che ho potuto leggere, né la storia dell’umanità
che troviamo sui libri di storia. A parte le mie particolari esperienze, che andavano
comunque decriptate e comprese, mi hanno aiutato la lettura e la diversa
considerazione con la quale ho valutato i miti e le molte opere d’arte visionate.
Soprattutto quelle dal ‘500 in poi, che più analizzavo e più capivo quanto in certi
ambienti fosse invece conosciuto ciò che andavo solo ipotizzando e ricostruendo.

52
Il mito narra che è Prometeo, un Titano, che dona il fuoco agli uomini provocando
l’ira di Zeus. Prometeo (che potrebbe essere stato uno dei Titani che si erano salvati
dalla prima grande catastrofe) potrebbe aver donato il fuoco, che va inteso come
conoscenze. Cosa che potrebbe aver fatto anche Oannes, l’uomo pesce, che era
forse uno di quegli Spiriti Elementali della natura che, da quanto alcuni testi
raccontano, il giorno distribuiva conoscenze ai terrestri e la sera rientrava in mare.
A questo punto dobbiamo però domandarci: chi potrebbero essere stati quegli
uomini della terra a cui Prometeo ed Oannes diedero quelle conoscenze?
Potrebbero averle date a quei terrestri che popolavano una qualche parte della terra:
gli Homo Selvaticus, a cui abbiamo dedicato un capitolo più avanti, che potrebbero
essere gli uomini più piccoli creati dalla Dea insieme ai secondi Giganti, ed essere
anche gli Ebrei delle origini.

a b c d
a. Pan, che appartiene al mito più antico della Grande Madre, sembra simboleggi sempre Saturno b: Oannes.
Oannes è un essere umano con mani e piedi palmati, considerato uno dei sette saggi Apkallu, esseri semidivini,
metà uomini e metà pesci, emersi dall’Apsu, rappresentati poi nel periodo neoassiro come aquile. Secondo il
mito raccontato da Berosso nel suo "Storia di Babilonia", sarebbe stato colui che avrebbe insegnato agli uomini
la civiltà, le scienze, le lettere e le arti prima del diluvio universale. Sembra fosse un uomo con particolari
attitudini acquatiche, munito di branchie, ma che poteva respirare aria anche con i polmoni.
c: Apkallu. Gli Apkallu come Oannes potrebbero esseri Spiriti Elementali emersi dall' Apsu, l'abisso
primordiale per insegnare agli uomini le arti, i mestieri, il codice morale ed in generale i principi della civiltà
che avevano perso (nel periodo neoassiro sono spesso rappresentati come uomini-aquile).. d: Anche la
Madonna che è nella chiesa degli argentini di Roma ha una borsetta come gli Apkallu.

53
Parentesi necessaria: Un Eone è diviso in Cicli che a loro volta sono divisi in Ere
che si susseguono e ripetono ciclicamente facendo rivivere alle Anime la storia
precedente ma più velocemente (per capire che è davvero così basta guardarsi
indietro e vedere quanto sapere abbiamo acquisito, ed in tutte le materie, in questi
ultimi cento anni). Sapendo che siamo alla fine di questo Grande Ciclo, ho pensato
di andarmi quindi a guardare un po’ indietro per cercare di capire quale grande
cosa, come i nostri avi di qualche passato lontanissimo, potremmo aver fatto di cui
potremmo aver sottovalutato la gravita e le conseguenze.
Grazie alle ricerche e alla consapevolezza che ho maturato in questi, relativamente,
pochi anni, individuare quale potrebbe essere stata quella cosa è stato facile: come
fece un qualche nostro antico avo di quel lontano tempo che voleva arrivare a
conoscere Dio, il secolo scorso anche noi abbiamo cominciato a manipolare il
DNA (che è il modo attraverso il quale l’Intelligenza Superiore che è Madre e
Padre – quindi Amore - si manifesta), fino a far nascere Louise Brown, la prima
bambina nata in provetta che ha oggi 37 anni. Quella nascita ha dato inizio ad un
qualcosa che ancora oggi prosegue perché dalla provetta nascono tanti bambini.
Ogni essere che nasce è parte di un Progetto Divino, noi, facendo nascere bambini
dalla provetta, abbiamo quindi preteso di mettere progetti in bocca a Dio
sconvolgendo tutto e sconvolgendo il Disegno Divino insito in ogni essere umano e
per di più, facendo nascere solo degli involucri vuoti (o solo carne, come disse
Enlil mentre vedeva arrivare il diluvio...)!
Ma forse doveva andare esattamente così com'è andata affinché potessimo
comprendere quale era stato l’errore che avevamo fatto in un qualche lontano
passato e che ci aveva fatto cadere in questo inferno.
Considerando quindi quello che abbiamo fatto oggi con la pecora Dolly, con i
bambini nati in provetta, con gli OGM e forse con chissà che altro, probabilmente
un qualche nostro antico avo fece esattamente ciò che stiamo facendo noi: fece
nascere degli esseri in provetta che poi fece mischiare agli esseri umani iscritti nel
Libro della Vita che già abitavano la terra e si erano evoluti. Quello provocò un
cataclisma immane, fece cadere coloro considerati poi dei sulla terra, che forse
sperimentarono a loro volta facendo nascere altri esseri vuoti accendendo quella
ciclicità dalla quale non siamo ancora usciti e dalla quale non usciremo finché non
capiremo che il DNA non si tocca, e non restaureremo la Giustizia nei confronti
della vera Deità.

54
Il quadrato, la parte che chiamerei il cuore del mosaico.

Il quadrato, come il rettangolo, è simbolo di definizione e di delimitazione che


rappresenta la squadratura della materia; dentro quello del mosaico il monaco non
inserisce però una sola informazione; per riferirsi al Cielo, pertanto anche al non
creato e alla Generatrice Madre/Padre, all’interno del quadrato il monaco ha
inserito i cerchi. Per raccontarci di importanti fatti che hanno segnato la storia
dell’umanità, il monaco ha messo invece all’interno dei cerchi delle figure su cui
andremo a riflettere man mano andando avanti.

a b c
a: L’antica Roma quadrata. b: Un reperto archeologico dove è raffigurata la Grande Madre, col grande collo
che simboleggia la sua androginia e col rettangolo. c: La Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto
55
Di conseguenza il quadrato del mosaico rappresenta due aspetti della Grande
Madre/Padre: simboleggia la sua Emanazione (o manifestazione divina), mentre i
cerchi sono simbolo dell’animazione del tutto.
Il quadrato è la perfezione della sfera sul piano terrestre, che si sviluppa partendo
dal centro immobile, secondo la croce nelle direzioni cardinali che, nel quadrato, è
l'espressione dinamica del quattro.
Per questa ragione il monaco ha composto il lato del quadrato di quattro figure: con
quelle quattro figure per lato il monaco intendeva simboleggiare la perfezione
divina nello sviluppo della manifestazione solidificata. Nella simbologia del
quadrato espressa dal quattro sono ritmate le quattro Età del Mondo, i quattro punti
Cardinali, quindi la vita umana e i mesi lunari, è espressa la tetraktys quindi anche i
12 segni dello Zodiaco Celeste inclusi i quattro punti Cardinali.
I pitagorici facevano della tetraktys e anche del quadrato di quattro, cioè Sedici, la
base della loro dottrina. In riferimento alla Tetractys pitagorica si osserva che
il Quadrato è sempre dovunque considerato il numero della manifestazione
Universale nel concetto del Quadrato Perfetto; la formula Pitagorica
1+2+3+4=10 è la circolatura del quadrante e l'inverso 10=1+2+3+4 esprime
numericamente la divisione quaternaria del cerchio, cioè il problema ermetico
della quadratura del cerchio concepibile come massima perfezione umana.

a b c
a: I quattro Elementi b: La Madonna con le 12 stelle che simboleggiano i 12 segni dello Zodiaco come corona
c: Le 4 donne della chiesa di Rennes le Chateau, che cercano di intravvedere la quinta all’orizzonte

In modo diverso dal quadrato del mosaico di Pantaleone, quella stessa simbologia è
contenuta nel mosaico della galleria Umberto I di Napoli, dove nella struttura degli
edifici che la circondano, non a caso, come in Castel del Monte, è ripetuto il
numero otto. Il numero otto è fra i simboli più antichi: nelle antiche religioni
pagane è il simbolo dell’infinito, nella religione cattolica simboleggia la
resurrezione. Simboleggia quindi il Risveglio, la fine delle sofferenze, ed il
Passaggio ad un maggiore livello di consapevolezza. Che come è scritto nella
56
Rivelazione fatta a Giovanni e come intendeva dirci Berenger Saunierè con quelle
quattro donne che sembra cerchino di intravvederne una quinta poste nella chiesa di
Rennes Le Chateau (fig.c), sarà un avvenimento annunciato da una donna.

Il mosaico di Napoli con le 16 lunette Castel del Monte

Sedici, che è il numero dei cerchi contenuti nel quadrato, è il numero che i Sumeri
legarono al loro dio Marduk, ed è un numero che fu legato anche ad Osiride (che
secondo la teogonia eliopolitana appartiene già alla quarta generazione di dei) e
sedici sono le stanze nel tempio di Abydos a lui dedicato; quindi tutta la simbologia
legata alla Dea che dopo l’arrivo degli extraterrestri pian piano è stata trasposta al
maschile*.

a b
a: Lo sposalizio della Vergine del Perugino, dove nella chiesa è espresso simbolicamente l’otto
b: Lo sposalizio di Maria di Raffaello, dove nella chiesa è espresso invece il sedici

(* Il nome Maria deriva facilmente dalla basca Dea Mari, l’androgino primordiale, considerata l’origine del
bene come del male, similmente alla divinità arcaica pre-indoeuropea. Non a caso altro nome dello stesso
Genio è Maya, che va posto in relazione con quello di suo marito Maju, Genio che viene chiamato Sugaar,
Sugol. In sumerico “Ma” significa ama (madre) e “ri(m) partorire; a Creta troviamo l’Amari minoico; in Cipro
incontriamo la pre-indoeuropea Ay-Mari http://www.arcadia93.org/mari.html)
57
Mettendo quell’Asino al centro del quadrato tra i due Cani, Pantaleone ci vuol dire
invece dell’eterna lotta tra Bene e Male, tra Luce e Tenebre, e che quelle due Forze
fanno parte integrante della Grande Madre. Forze che fanno girare il mondo e che
Ella controlla. Come ci conferma l’antica immagine simbolica d e il reperto e.

c d e
c: I due cani, o due energie, con il somaro arpista del mosaico, ossia la Dea che suona la musica della Vita. d:
La stessa simbologia è espressa nei serpenti guidati da Demetra

L’Asino, simbolo solare ed animale noto per i pesi che è in grado di sopportare,
simboleggia la Dea. Il monaco l’ha disegnato arpista poiché è comunque Lei, la
Grande Madre, che sobbarcandosi tutto il peso della Creazione, suona la musica
della Vita. Asino che è stato erroneamente connesso a Gesù e che va invece
connesso a Maria!

a b

c d
a: Asino con la lira nel portale della chiesa di Saint Pierre de la Tour, Aulnay. b: Gesù che entra a Gerusalemme
sull’asinello c: Le tre Parche di William Blake.. d: Scrofa arpista della chiesa di Saint-Parize le Chatel

58
Attraverso l’indole degli animali inseriti nei cerchi, nel quadrato il monaco ci dice
infatti che la Grande Madre è anche il terribile Leviatano e pure la terrificante tigre.

Il Leviatano di Gustav Dorè

Pantaleone ci sta quindi dicendo che la Grande Madre è il Tutto. Non può essere
pertanto rappresentata da un uomo, e tanto meno questo uomo essere il dio biblico
in quanto lui è solo il Demiurgo di questo ingannevole mondo.
Era Maria infatti che doveva riportare Ordine verso il credo della Grande Madre,
forse dare anche l’annuncio dell’arrivo del Giustiziere all’ingresso della successiva
Era, e dire della restaurazione (genetica originale probabilmente) che questo
avrebbe fatto attraverso il quinto elemento. Quinto Elemento che è l’Etere.
Ritenuto l’elemento principale della Pietra filosofale e la sostanza catalizzatrice in
grado di risanare la corruzione della materia che gli orientali identificano come
Akascha.

a b c
a. I cinque elementi? b. cerchio nel grano che ci dice che siamo allineati e che la
fine del tempo è giunto?? c. I 5 elementi nel cerchio nel grano?

59
Il Grifone
Nel primo cerchio del quadrato, che non recinge, il monaco inserisce un Grifone
con una zampa alzata (particolarità che ripeterà nell’animale che simboleggia la
stessa figura) che sembra scansi un agnello e sotto alla figura scrive PASCA.

a b

c d

e f

a: Il Grifone del cerchio del mosaico; b due grifoni che sbranano una cerva contenuto in una chiesa del
foggiano, le altre immagini sono rappresentazioni varie di grifoni. e ed f sono Chimere

L’immagine del primo Grifone riportato è quello disegnato da Pantaleone nel


quadrato del mosaico; non essendo il simbolo recinto, significa che Pantaleone ci
sta mostrando la figura simbolica di un livello diverso di quelle che disegna subito
dopo e di cui recinge i disegni. Forse in quel cerchio il monaco ci sta parlando di
quel corpo celeste che nel braccio destro del mosaico disegna come donna con i
capelli rossi e con la bilancia in mano. In quel cerchio potrebbe quindi voler dire
60
della sorella del nostro sole, Nemesi. La dea che elargisce gioia o dolore a seconda
di quanto è giusto e che potrebbe essere collegata a quella gigante rossa di cui
intendeva dirmi la mia visione, e forse dirci anche il cerchio del grano riportati
nell’introduzione.
Il monaco l’ha riportata in quel cerchio per dirci che la vita degli uomini sulla Terra
(le immagini cerchiate riportate dopo) dipende comunque la Lei. Pantaleone l’ha
riportata con la testa e gli artigli dell’aquila e solo il corpo di leone per dirci che
quella non è la sua faccia buona. Anche il cerchio vuoto che il monaco le disegna
sul corpo intende simboleggiare che quella è la sua faccia negativa. Invece
l’agnello che le pone vicino, che comunque sembra scacciare, ha secondo me lo
stesso significato che hanno quel capretto sopra quel leone, quel puledrino e quella
scrofa messe tra le zampe degli altri Grifoni riportati: simboleggiano la Terra ed il
(suo) sacrificio. Tiamat, la Terra delle origini. Tiamat uscì sconfitta dalla battaglia,
ma Ella, essendo Madre natura (come volevano ricordarci i cerchi nel grano
riportati di seguito), risorge sempre dalle proprie ceneri, e allora risorse come
nuova Terra, seppur ridimensionata.

f g h
f: La Fenice che risorge dalle proprie ceneri g. Lo scarabeo, animale simbolo, in uno dei cerchi nel grano h: la
Fenice in un cerchio nel grano. Chiamata Bennu dagli Egizi, e che oggi è simboleggiata col segno del Cancro

Insieme al Grifone Pantaleone mette un agnello che abbiamo detto simboleggia


probabilmente la Terra; l’agnello è usato anche come simbolo di umiltà, innocenza
e purezza; l’ Agnus latino, parola probabilmente legata all’agni vedico che significa
Fuoco, rimanda anche alla donna che riporterà la Luce sulla Terra e dovrà dare
inizio ad un nuovo Giorno del mondo: una nuova incarnazione ufficiale di quella
Dea che, come scritto nell’Apoaalisse di “Giovanni”, verrà come agnello.
Mentre riguardo alla parola Pasca scritta sotto al Grifone, il monaco potrebbe aver
scritto PASCA per rimandare al Rito dell’Agape (Amore) nel quale intere comunità
partecipavano in gruppo ai sacri misteri del “Pasto Sacro”. Cosa che viene fatta
ancora oggi ma, insieme al vino che ne simboleggia il sangue versato, legandola al
corpo di Gesù. Poiché il pane si fa col grano, legato nell’antichità alla dea Demetra
61
(Madre terra o forse Madre dispensatrice), il pane era, e resta, un elemento
femminile. OPPURE, invece che Pasca, come si legge, sempre che allora non
venisse chiamata così, il monaco potrebbe anche aver scritto PARCA sotto alla
figura e in seguito, i soliti noti, potrebbero aver corretto la parola modificando la R
in S con l’intento di annullare la comprensione della parte. La parola Parca che il
monaco scrive sotto alla figura, secondo me, non può riferirsi ad altri che alla
Grande Madre celeste, che come Parca (o Moira) Tesse la Tela dei Destini degli
uomini ed è Madre/Padre e proprietaria ed espressione di tutti gli Archetipi (è
quindi l'Uno o la Monade), è Madre del nostro Sole e Pianeti del nostro Universo
nonché della nostra Madre Terra.

a b c
a: Le Parche nel mito b: le Parche di Bernardo Strozzi c: le Parche di Michelangelo

Per questo, e perché probabilmente lo era davvero, la Madonna, da svariati artisti


tra cui Guido Reni, venne simbolicamente dipinta come sarta.

62
La sirena bifida o bicaudata

La prima figura che Pantaleone disegna all’interno del primo dei quindici cerchi
che recinge, è una sirena bicaudata, quindi una donna.
Le leggende riportano che in origine le sirene fossero alate, venivano rappresentate
con un corpo per metà umano e per metà aviforme con ali tipiche dei rapaci, in
qualche caso la parte inferiore era un uovo ed avevano la barba.

Nella tradizione arcaica greca, le sirene presiedono il destino del cosmo e degli
uomini, manifestazione sonora della Dea, la legge naturale che imprime il
movimento ai fusi delle sfere. Un’armonia così perfetta da rimanere eternamente
fissa.

63
Non si conosce in realtà quando la mitica Sirena divenne bicaudata; Pantaleone la
disegna proprio nel primo cerchio del quadrato, quindi sembra saperlo bene. Come
Basilide fa con l’Abraxas, la introduce dentro un cerchio, ma invece della testa del
gallo come fa Basilide, che simboleggia l’alba del Nuovo Giorno (ma
evidentemente di Saturno visto i simboli che mette in mano alla figura) il monaco
nel cerchio disegna la testa di una donna con lunghi capelli, ed invece che una sola
coda come le sirene, la disegna bifida. Perché?

Immagine ripresa da uno dei disegni di Nostradam, perchè il Gallo Abraxas


sembra essere in contrapposizione col Pavone

a b
a: I Pavoni della facciata sulla chiesa degli argentini di Roma b: Il Pavone del presepio del duomo di Saluzzo

Come spesso accade, il mito ci aiuta a capire. Secondo Paracelso le Melusine


nacquero dall’unione di una ninfa con Belzebù, che l’aveva iniziata alla
stregoneria. Un fatto allusivamente raccontato anche nella favola della Melusina.

64
Sembra Belzebù fosse secondo solo a Satana. Se così fosse, il personaggio che
abbiamo individuato nel braccio destro del mosaico come Toth, il capo degli scribi
e primo consigliere di Ra, figura che senz’altro si è unito a donne terrestri e forse
anche a quella ninfa, è anche Belzebù, il signore delle mosche.
(Nell'ebraico dell'AT compare l'espressione Baʿal zĕbūb -"signore delle mosche"-, probabilmente
come trasformazione spregiativa di Baʿal zĕbūl -"principe Baal"-.
https://it.wikipedia.org/wiki/Beelzebub )

Tra le tante cose che ho letto però, ho trovato un testo dove c’era scritto che fu
Enlil che si unì alla dea Sud (la balia) che viveva a E. RESH con sua madre.
Sposata poi ad Enlil Sud cambiò il nome in Ninlil; Ninlil è stata collegata a Lilith, e
forse questo collegamento sbagliato non è, ma chissà se quella Ninfa non sia in
realtà Sita, la moglie di Rama, essendo quello dei due il più antico mito e visto il
colore della pelle di Rama. Comunque un gran guaio visto cosa a livello genetico
ed animico quella unione ha causato.
Dopo la prima caduta causata da Sophia, dopo le unioni tra le donne terrestri e gli
angeli caduti che fecero nascere gli ibridi Nephilim, e dopo la seconda modifica
genetica, la donne divenute compatibili sono usate da quei personaggi che abbiamo
individuato per far mettere al mondo i loro ibridi.

Rama Sita ed il fratello Lakshmana Rama insegna ai figli il tiro con l’arco

Il giudizio finale di Coppo di Marcovaldo


65
E’ probabilmente soprattutto questa la ragione che al tempo dell’inquisizione portò
al rogo così tante donne; e gli eretici che l’inquisizione intendeva uccidere ed
uccise, erano ritenuti i discendenti dei figli di Belzebù, esito di quelle prime unioni.
In ognuno di quei cerchi del quadrato è come se ci fosse il contenuto di un libro di
una enciclopedia dove è scritta una pagina della Storia dell’Umanità, quindi di
Storia della Terra… o di una Signora di “queste parti”, come mi rispose l’uomo di
un sogno che feci anni fa quando, notando l’enciclopedia I quindici nella sua
libreria, gli chiesi chi l’avesse scritta.

Il quindici è riferito anche ai Kalpa, legati a Manu (quelli che noi occidentali
chiamiamo Eoni), che nella religione Indù è considerato il primo essere della razza
umana. Ci sono 14 Manu in un Kalpa, perché l’opera della Creazione si ripete per
14 volte all’interno di un giorno di Brama. Un solo Kalpa è diviso a sua volta in
Ere che si susseguono e ripetono ciclicamente facendo rivivere alle Anime la storia
precedente ma più velocemente (per constatare che è davvero così basterebbe
riflettere come siamo andati velocemente come umanità, e sotto più aspetti, in
questo ultimo secolo e mezzo).
Secondo l’Induismo un Giorno di Brama dura 4,32 miliardi di anni, i nostri
scienziati stimano l’età della nostra Terra 4,54 miliardi di anni; diviene ovvio che il
monaco, nel mosaico, ci sta raccontando di un solo Eone. Il quindicesimo Kalpa
che è la Porta stessa di Brama, permette il Passaggio, quindi l’accesso al Nuovo
Giorno e ad un livello superiore di Coscienza. Porta che per gli orientali è la porta
del Drago, e per noi occidentali è controllata dal Guardiano della Porta, che per
aprire e poter oltrepassare, è però necessario possedere la Chiave, che in questo
caso, secondo me, è quella genetica.

Dalle figure che il monaco inserisce all’interno dei cerchi, vediamo che ci sta
narrando di cose accadute in passato; quindi quella sirena, essendo inserita nel
quindicesimo cerchio, raffigurando questo la Porta dalla quale siamo entrati
66
dall’Eone precedente (tornando però indietro), ci dice che quella donna è entrata
con qualcosa che non andava.

Michelangelo, per darci la stessa informazione, quindi


per dirci che quella donna aveva un qualcosa che non
andava, nel Giudizio Universale mette solo un braccio
bianco all’anziana progenitrice di quelle genti che gli
dipinge sotto. Quel qualcosa che non andava era
probabilmente la modifica genetica fatta dagli Elohim.

67
Adamo ed Eva
Il monaco inserisce Adamo ed Eva nei due cerchi nella parte bassa del quadrato,
ma mentre ad Eva mette vicino il Toro e le collega il Serpente (Energia della Vita
che muove tutto), vicino ad Adamo mette il Gatto lupesco.

Una volta che gli extraterrestri avevano preso possesso del pianeta e potere su
quelle persone che abitavano la terra ma cadute in un livello più basso di coscienza,
da quanto scrive Zecharia Sitchin traducendolo dalle tavole d’argilla sumere,
poiché gli Igigi avevano preso a lamentarsi e ribellarsi per la troppa fatica di
scavare l’oro delle miniere, Enki decise di creare un lavoratore che aiutasse gli
Igigi. Questo porta a ritenere che loro, gli extraterrestri, nonostante la grande
tecnologia in loro possesso, non sapessero che non era permesso manipolare il
DNA, quindi gli extraterrestri avevano un basso livello di Coscienza.
Nel poema di Atrahasis (Ziusudra quindi di Noè), detto il grande saggio, composto
nel periodo che va dal 1646 al 1626 a.C. (durante il regno di Ammisaduqa, quarto
successore di Hammurabi), ma ripreso da testi più antichi che non possiamo sapere
quanto integri o quanto il contenuto possa essere stato modificato, viene riportato
che per creare il prototipo di uomo fu immolato il dio We (capo degli Igigi, dei
minori degli Anunnaki, che aveva guidato la rivolta scaturita per il troppo e pesante
lavoro), che Belet-ili, scienziata Annunaki, con l’aiuto di Enki mescolò la carne e
il sangue del dio We con l'argilla, e che gli Anunnaki e gli Igigi, divenuti anch'essi
grandi dei, sputarono sull'argilla. Che dopo varie prove non riuscite, vennero poi
fatti quattordici pani di argilla: sette pani produssero maschi e gli altri sette
femmine, poi maschi e femmine vennero fatti accoppiare due a due.
Nel 2013, Vladimir I. Shcherbak della Al-Farabi Kazakh National University del
Kazakistan e Maxim A. Makukov dell'Istituto Astrofisico Fesenkov, scrivendo
sulla rivista Icarus, hanno ipotizzato che un segnale intelligente incorporato nel
nostro codice genetico sarebbe un messaggio di matematica e semantica che non
può essere spiegato con l'evoluzione darwiniana. Lo chiamano "SETI biologico".
Loro affermano che una volta fissato, il codice potrebbe rimanere immutato nei
68
tempi cosmologici, infatti, è il più durevole costrutto conosciuto. Quindi
rappresenta una memoria eccezionalmente affidabile per una firma intelligente
(quel SETI biologico potrebbe provenire dal dio We, considerato il dio
dell’intelligenza, che fu immolato dagli Elohim per creare Adamo ed Eva, ma
potrebbe anche provenire dai figli che nacquero alle donne con cui si accoppiarono
gli angeli caduti, gli Elohim). Una volta che il genoma è opportunamente riscritto,
scrivono sempre Shcherbak e Kazakh, il nuovo codice con la firma rimarrà
congelato nella cellula e la sua progenie. Secondo loro questa sorta di marchio di
fabbrica, potrebbe essere stata scritta eoni fa in un altro posto della nostra
galassia. Questo specie di griffe sarebbe il timbro indelebile di una civiltà
extraterrestre che ci ha preceduto di molti milioni o miliardi di anni. L’impronta
biologica nel nostro genoma, sarebbe l’eredità lasciata da questa remota civiltà
alla Via Lattea.
Alcuni mesi fa, il team di ricerca del Centro Ricerca e Studio
Genoma del Massachussetts, capitanato dal Dr. Philip Label, ha annunciato di
avere fatto una scoperta sensazionale: nel DNA umano di due persone su tre sono
stati riscontrati 130 geni di natura non umana, cioè alieni. Secondo i
ricercatori, non si tratta di geni terrestri in quanto mai riscontrati in nessun
organismo unicellulare o pluricellulare sulla Terra. La presenza di questi geni
alieni nel genoma umano di queste due persone su tre, secondo il Dr. Label, è
possibile solo tramite un complicato meccanismo chiamato Trasferimento Genico
Orizzontale, cioè lo stesso meccanismo con il quale organismi unicellulari, come
batteri, possono evolvere rapidamente dentro le nostre cellule integrando il loro
genoma al genoma umano. Normalmente questo evento nell’uomo può portare ad
esiti patogeni, in questo caso invece i geni alieni sembrano sostituirsi a quelli
umani rimanendo integrati e rimpiazzandone la funzione senza causare patologie.
Da quanto traduce Mauro Biglino(*) dagli antichi testi biblici, gli Elohim
inserirono il loro Tzelem per creare l’Adam (quindi quello Tzelem potrebbero essere
i Geni del dio We), mentre per creare Eva indussero nell’Adam un grande sonno
(una anestesia? Magia?) prelevando da lui solo la Tzela. Lo Tzelèm, spiega Mauro
Biglino traducendo da Gen 1,26-27, è quel quid di materiale che contiene
l’immagine degli elohìm e che loro stessi hanno usato per formare l’adàm.
Diventa evidente, secondo me, che quei geni di cui parla il dr Lebel potrebbero
essere quello Tzelem degli “Elohim” di cui scrive Biglino (ma che per creare Eva
* Mauro Biglino è traduttore italiano specializzatosi nella traduzione dell’ebraico masoretico. Ha tradotto per
il Vaticano dal testo masoretico diciotto libri della Bibbia, di cui dodici pubblicati nel libro "I profeti minori"
ed i rimanenti ne "I cinque Meghillôt" libri pubblicati a cura di Piergiorgio Beretta per la casa editrice Edizioni
San Paolo.
69
sembra non furono usati), e a sua volta essere quelli dell’immolato dio We, che
attraverso la discendenza di quei pani dell’origine sono quei Geni arrivati sino a
noi. Diventa anche evidente, però, che almeno un terzo della popolazione terrestre
è originale perché non ha quei Geni. Il Genoma della maggior parte di quel terzo di
persone rimane comunque intaccato dall’esperimento che fece Sophia?
A questo punto crediamo che il significato del gatto lupesco che Pantaleone ha
messo vicino ad Adamo, oltre indicare che la Grande Madre nella donna esprime la
sua Forza positiva e nell’uomo esprime quella negativa (forze contrapposte che
servono per mantenere l’equilibrio del mondo e che sono l’espressione della Dea
nella sua totalità), sta ad indicare la negatività della figura perché creata con i Geni
alieni del dio We.
Come vedremo in un’altra sezione del mosaico, perché il monaco lo ribadisce, è
proprio questo che provocò in Adamo, cioè in lui e negli uomini che discenderanno
da lui, un gran guasto nel DNA, di conseguenza nel comportamento. E forse è per
questa ragione (per il fatto che in Eva non era presente lo Tzelem degli elohim), che
in seguito, Michelangelo, dipingerà solo Eva aiutata dalla Grande Madre, cioè
dall’energia della Dea rimasta in lei, e lui si dipinge solo come cencio vuoto.

Il Toro (la Dea nella sua veste di Dio seminatore) messo vicino ad Eva simboleggia
lo schema principale che la natura creatrice utilizza su ogni scala. Sistemi
organizzati come questo permettono lo sviluppo dell’universo. Il sistema legato alla
struttura toroidale è infatti un sistema in equilibrio che ritroviamo ovunque, nella
sezione di una mela o una arancia, in un uragano, nel campo magnetico terrestre e
nelle sue dinamiche atmosferiche, nella superficie solare, intorno all’essere umano,
intorno ad una galassia e persino intorno all’atomo. Il toro è il respiro dell’universo
che trova stabilità nell’equilibrio vettoriale; un campo di forze perfettamente
bilanciato, con dodici linee.
Anche per la creazione degli esseri umani (che è forse quella che voleva portare
70
alla nostra attenzione il monaco mettendo quel toro vicino ad Eva), è il toro che è
importante perché questa figura si trova simile negli organi riproduttivi femminili.

Dodici sono i meridiani nell’uomo come dodici sono i meridiani del Pianeta di cui
siamo figli (questo mi fa riflettere al grande danno che stiamo facendo a causa della
nostra ignoranza con la TAV in val di Susa dove passa uno di questi importanti
meridiani), energia di cui gli Antichi sapevano bene. Un sistema semplice formato
quindi da un cristallo contenente 64 tetraedri all’interno dell’equilibrio vettoriale
iscritto in un toro. 64 sono i codoni che codificano il DNA umano, l’antico sistema
di saggezza l’I-Ching si basa su 64 esagrammi, così come l’albero della cabala
ebraica crea la stessa struttura.

Ma anche la scacchiera, il gioco che esprime di più il Gioco della Vita e che
simboleggia la perenne dicotomia tra dominio del fato e dominio dell’intelligenza,
è composto da 64 caselli (32+32).
Ed è proprio una scacchiera, le cui caselle fa bianche e rosse, che il monaco mette
sulla testa del capro protetto dal Cervo che simboleggia la nostra nuova donna
(fig.a), alla quale, per dirci del suo potere sui tre mondi, pone in bocca quel fiore a
tre petali. Simbologia contenuta anche in uno dei numerosi pastorali papali (fig.b).
Cosa voleva dirci quindi il monaco? Che l’uomo è l’opposto della donna? Che
attraverso la donna si esprime la Forza positiva – visto che ad Eva ha messo vicino
il Toro e nel cerchio il Serpente che simboleggia l’Energia - e attraverso l’uomo –
visto quel gatto lupesco messo vicino ad Adamo – quella negativa? Sicuramente.
Esattamente il contrario di quanto sostenuto attualmente. Un equilibrio che è stato

71
rotto e rovesciato, mescolato, dopo quegli esseri creati nel primo esperimento
genetico da Sophia che diede origine ad un immane e irrecuperabile
sconvolgimento genetico aggravato col secondo esperimento fatto dagli Elohim.

a b
Perché nel lulu che gli elohim crearono, usando forse il dna di un primate (che era
probabilmente l’animale visto nella foresta da Enki), inserirono quel DNA del dio
We, facendo diventare in quei maschi nati dall’esperimento, invece che solo
negativa la Forza necessaria per l’equilibrio del mondo materiale, anche violenta.
Lulu, che, una volta che Enki mise in grado di riprodursi, Enlil stesso cacciò
nell’Abzu, la parte inferiore della Terra assegnata ad Enki.
Quegli extraterrestri provenienti da un altro mondo, in grado di mutare nella
forma desiderata e di avere una corporeità nel nostro (qualità che sembra avesse
anche Teti, madre di Achille), perciò in grado di accoppiarsi con le donne che
volevano, sono senz’altro l’Enki e Enlil biblici ed i loro figli che entrarono in
contatto con Abramo e Mosè ed Enoch ed Elia, ed attraverso il culto nei loro
confronti e dei loro figli assumeranno nomi diversi nei testi considerati sacri dalle
diverse culture della Terra. Uno di quegli extraterrestri potrebbe essere stato anche
il noto Rama che sposò Sita, perché Rama, guarda caso, aveva anche una pelle
azzurrina, ed azzurrina gli Etruschi, come mettevano in guardia nei confronti di un
certo cane, nelle loro tombe dipingevano azzurrina la pelle di quelli che per loro
erano demoni. Gli Etruschi ne sapevano quindi più di noi adesso in merito a queste
Entità in grado di prendere forme diverse?

72
Rama, eroe dell'epica del Rāmāyaṇa, considerato, nella religione induista, come
avatāra di Viṣṇu, in quei remotissimi tempi, guarda caso, sposa proprio Sita, la
donna nel cui corpo era incarnata la Monade della Dea quindi contenuto il Libro.
La donna che era, perciò, come ci suggerisce Dante nella Divina Commedia, la
Cima della Pianta. Quindi, colui che sembrava buono, lo sarà stato davvero? E
possiamo essere certi fosse Ravana il cattivo?
La leggenda narra che Rama da Sita ebbe due figli: Kusha e Lava. Proprio come
due maschi la leggenda narra essere nati da Rea Silvia, violentata da Marte. Due
maschi probabilmente nati davvero che incarnavano anche il Bene ed il Male. E
forse, proprio perché si narrava di tal precedente, nel Concilio di Nicea del 325,
non fu poi troppo inverosimile credere che Gesù fosse il figlio di un qualche dio
che aveva messo incinta la madre.

Rama e Sita L’incoronazione Ravana

Un’altra fecondazione particolare raccontata dai miti è quella di Leda.


L’affascinante regina di Sparta figlia di Cestio e moglie di Tindaro.
La leggenda narra che Zeus se ne innamorò, e per poterla vedere, raggiunse la vetta
del monte Taigeto. Una versione del mito narra che: Mentre Leda dormiva sulle
sponde di un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare delle ali di un canditissimo
cigno; intorno c’era profumo d’ambrosia che la stordiva e il cigno col suo collo
sinuoso amorosamente accarezzò il suo viso, i suoi capelli e le sue braccia. Era
Zeus che per avvicinarla si tramutò in cigno e appena la giovane regina si svegliò,
si fece riconoscere e le preannunciò che dal loro amore sarebbero nati due gemelli.
La leggenda narra che la donna generò due uova. Il marito di Leda, Tindaro,
giacque con lei nel corso della medesima notte per cui da un uovo sarebbero usciti
i Dioscuri Castore e Polluce, mentre dall’altro Elena e Clitennestra.

73
a b c
a. Leda ed il cigno di Leonardo da Vinci. b. Leda col cigno di Michelangelo. c. Leda atomica di Salvator Dalì

Ma tra i numerosi miti delle dee e dei e dei loro figli, il più importante è quello di
Latona. Generò da Zeus i gemelli Apollo e Diana; La mitologia spesso accosta il
nome di Latona al continente originario degli Iperborei, popolo nordico emigrato
in diverse ondate dalle zone artiche fino all’Europa ed all’Asia.
Esiodo narra che Zeus - che pure l'amava, ma temeva le ire e la gelosia della
moglie Era - allontanò da sé Latona poco prima che essa partorisse. Nessuno
voleva darle ospitalità temendo le ritorsioni di Era; così Latona, inseguita dal
serpente Pitone, vagando attraverso il Mar Egeo, trovò rifugio presso l'isola egea
di Ortigia, dove nacquero Diana ed Apollo. I figli di Latona in seguito uccisero il
serpente, sul monte Parnaso, per vendicarsi delle sofferenze inflitte alla madre.

Nascita di Apollo e Diana di Marcantonio Franceschini

I numerosi miti che riportano la nascita di gemelli maschi da parte di dee


simboleggiano l’equilibrio che doveva esserci tra Bene e Male, Positivo e
Negativo, Leto, come la sua figliolanza, sono ben più importanti delle altre dee e
dei loro figli perché Ella non era una semplice ninfa. Lei, diversamente dalle altre
dee, apparteneva all’antica e nobile stirpe dei Titani, ed in lei si rispecchiò quel
sopra manifestato nel sotto che aveva generato importanti cambiamenti.
74
Da che l’uomo ha memoria, il Bene ed il Male vengono simboleggiati come
gemelli; sulla porta di Micene il Bene ed il Male sono simboleggiati come due
leoni come da due leoni è tirato il carro di Cibele. Sono uguali perché entrambi
hanno lo stesso compito, farci crescere.

a b c

d e f
a: La capra Amaltea con i gemelli b: I Delfi detti Dioscuri c:.I Dioscuri del Campidoglio d:Cibele
simboleggiata che guida un carro trainato da due Leoni e: Diana col solo cane che simboleggia il Bene. f:Maria
con il braccio il bambino che potrebbe simboleggiare il sole ma anche ciò che simboleggia il cane che Diana ha
in braccio.

75
Dopo la sirena bicaudata, c’è Salomone e poi la regina di Saba
Nel terzo e quarto cerchio Pantaleone inserisce prima Salomone e poi la Regina di
Saba, ma mentre per suggerirci l’appartenenza genetica o il livello di Coscienza
della regina il monaco colloca la figura su uno sgabello di legno, mette il re seduto
sopra due grifoni.

Abbiamo detto che il Grifone nelle leggende e nei miti ha assunto varie funzioni,
da quello di guardiano a creatura demoniaca, ma avendo le caratteristiche del leone
e dell’aquila, quindi di maestosità e fierezza, considerati, in un’ideale gerarchia, al
di sopra degli altri animali, ponendo Salomone su un trono del genere, Pantaleone
intendeva forse attribuire queste caratteristiche al re, oppure, quei due grifoni
disegnati da Pantaleone stanno a simboleggiare la doppia natura di Salomone,
quella di uomo e dio, o invece, che può regnare solo su due Livelli.

Salomone e la regina di Saba di Piero della Francesca Salomone e le due donne di Nicolas Poussin

La storia di Salomone e del suo mitico regno si trova nella Bibbia, nel primo Libro
dei Re, e l’autore gli dedica undici interi capitoli, ma perché il monaco lo inserisce
nel quadrato vicino alla Regina di Saba ed a lei, che siede invece su uno sgabello di
legno, mette una sola scarpa?

76
Le scarpe simboleggiano il camminare nella vita, cosa voleva dirci aveva quindi
perso(?) Bilqis con quella scarpa mancante?
Forse Pantaleone voleva suggerire che in quella vita Bilqis rappresentava l’altra
parte della Dea. Forse, inserendo i due vicini nel quadrato, Pantaleone voleva
suggerire che, nella storia d’amore con la regina di Saba, doveva essere Salomone,
per rimettere a posto la deviazione nei riguardi del dio di Mosè ad abbracciare il
culto praticato dalla Regina e non essere lei, come invece accadde, ad abbracciare il
culto del dio di Salomone. La scelta della regina di seguire la religione del dio di
Salomone, che impose anche al suo Popolo, causò la perdita delle conoscenze del
culto del sole, di cui la Regina era sacerdotessa, e probabilmente anche la
conoscenza del codice astronomico che forse la regina aveva, che rimase in mano a
Salomone, e che i Crociati poi ritrovarono.

77
Il giardino terrestre Re Artù e Medusa

In questa parte del mosaico il monaco ci parla probabilmente delle ragioni che
portarono la seconda grande catastrofe. Che sono sicuramente la sperimentazione
genetica portata a termine dagli Elohim dove venne creato il Lulu.
Il problema più grande che mi ha posto questa sezione dell'opera e mi ha spinto a
fare molte ricerche, è stato cercare di capire come poteva aver fatto il monaco a
conoscere la leggenda di Re Artù - il noto Re delle leggende della Gran Bretagna
chissà se mai esistito davvero - quando la leggenda di quel re sembra apparire solo
in un periodo successivo. Prima con l’ipotesi legata a San Galgano, poi con quella
legata al Popolo Celtico e alla Britannia.
Quando cominciai a cercare di capire quella parte dell’opera, il dato certo era che il
mosaico era stato costruito tra il 1163 e il 1165 in quanto la data era scritta nel
mosaico; riflettendoci, pensai era più facile che Pantaleone fosse stato influenzato
dalla cultura bizantina, alla quale certamente non apparteneva la vicenda romanzata
dei personaggi arturiani e del mitico re nelle corti normanne, di cui, tra l’altro, le
prime opere letterarie, scriveva Giovanni Bellisario nel suo testo Re Artù nel
mosaico di Otranto dopo attente ricerche, non comparivano prima del 1170. Mentre
c’era chi addirittura attribuiva la nascita del mito legandola alla vicenda di San
Galgano, contemporaneo di Pantaleone, che non poteva già essere un mito così
grande tanto da essere inserito nel mosaico dal monaco.
Come ne era venuto a conoscenza quindi il monaco? Quel nome sopra quel
Cavaliere l’aveva scritto Pantaleone? Quell’immagine, raffigurava proprio il
leggendario re di Avalon, o erano altre le indicazioni che il monaco intendeva dare
inserendolo? Oppure, come avevano ipotizzato alcuni critici notando delle
differenze di stile, ci fu l'intervento di una mano diversa da quella di Pantaleone in
78
epoca successiva? Tra l’altro, il racconto di Osiride ucciso dal cane/fratello Seth, si
decripta senza problemi ed è pertinente al resto del racconto che il monaco fa
perché attraverso il mito di Osiride, che narra il faraone dovrà attraversare dodici
stanze prima di poter uscire alla Luce, il monaco ci sta dicendo quanto tempo
saremmo stati in prigione prima di riuscire a riveder le stelle, mentre questo non si
incastra con il mito di Re Artù. Nonostante le molte ricerche effettuate non sono
riuscita ad avere prova su come ai suoi tempi Pantaleone ne potesse essere venuto a
conoscenza. Quindi, sempre che il nome Artù non sia stato inserito
successivamente, possiamo solo supporre che in cerchie come quelle dei monaci, o
per gli antichi documenti già in loro possesso, o per quanto trovarono i primi
Cavalieri Crociati a Gerusalemme nel 1099, così come il monaco poté sapere della
Chiave astronomica e forse degli esperimenti genetici del passato, venne forse a
conoscenza anche di un qualche antico mito che riguardava Re Artù.
In gallese la parola arth significa orso, ed Artù è stato collegato alla stella Arturo,
che è stata definita anche il custode dell'Orsa dato che è posizionata proprio a
fianco dell'Orsa Maggiore. Arturo, una gigante rossa facilmente individuabile per
la sua grande luminosità e per il suo caratteristico colore arancione molto vivo, fa
parte della costellazione di Boote, il pastore o il pastore bifolco, che è un grande
gruppo di stelle che, guarda caso, formano la lettera "Y".

Secondo gli antichi greci, Boote era il figlio di Demetra, la dea greca
dell’agricoltura. Era un giovane bellissimo, ma oltre ad essere bello era
intelligente, determinato e consapevole dei propri doveri verso il prossimo.
Quando vide che gli uomini della terra faticavano a procurarsi il cibo decise di
aiutarli. Capì che se si fosse limitato a procurar loro di che nutrirsi, gli uomini
avrebbero avuto sempre bisogno del suo aiuto. Decise quindi di dar loro la
possibilità di provvedere a se stessi, di rendersi indipendenti. A questo scopo
inventò e costruì un aratro e lo inviò sulla terra. Da allora gli uomini poterono

79
arare i campi, coltivarli e nutrirsi dei frutti del proprio lavoro. Per questo nobile
gesto gli dei decisero di rendergli onore collocandolo nel cielo accanto all’Aratro.
Per quanto mi riguarda, per le figure presenti in quella sezione dell’opera, e per il
racconto che mi fu mostrato (che furono visioni a puntate che durarono più di una
settimana), che avevo ormai capito riguardavano il mito di Osiride e che secondo
me si collegavano a quel Cavaliere del mosaico nonostante il nome sopra dicesse
fosse Re Artù, solo quando trovai e lessi il famoso trattato del prof. Santillana e
della dott.ssa Hertavon Dechend, Il mulino di Amleto, potei capire un po’ meglio
cosa voleva rappresentare quella figura ed il racconto simbolico che il monaco con
quella rappresentazione intendeva rivelare.
Pantaleone, anche se per dirci della regalità della figura gli ha posto in testa la
corona, poiché le stelle in realtà non si sposano, non ha vestito quel Cavaliere come
un re ma con una semplice tonaca marrone da frate (fig.a). Stessa tonaca marrone
da religioso con cui ha vestito quella persona sotto di lui che viene addentata alla
gola dal cane (fig.b).

a b
E’ evidente che quelle due figure simboleggiano lo stesso personaggio, e la persona
che viene uccisa da quel cane è Osiride, che probabilmente vuole simboleggiare
quella che era la stella binaria di Sirio che fu uccisa e nello stesso tempo l’Osiride
che fu ucciso sulla Terra. Costellazioni la cui disposizione è forse riportata sul cane
con quei dadini bianchi.
Quindi quel cane che addenta alla gola l’uomo con la tunica marrone, che dovrebbe
essere lo stesso (che lo fermò) messo davanti al cavaliere, lo dobbiamo identificare
come il cane Seth, il fratellastro che uccise Osiride (stella definita fratello e marito
di Iside, quindi stella binaria di Sirio). Figure fantastiche legate al Cosmo e per
questo riportate con l’abito religioso. Personaggi fantastici, che sono stati creduti
reali, i cui nomi servivano invece per parlarci di un qualcosa di grave avvenuto nel
cosmo che riguardava delle stelle, che poiché vicine e di grandezza simile, definite
80
marito e moglie e fratello e sorella. Mentre Seth, sposo di Nefti, è definito
fratellastro di Osiride probabilmente perché figlio di un’altra costellazione.
La leggenda narra che Seth divise il corpo di Osiride in quattordici parti, che Iside,
sorella e moglie, rimise insieme. Mancava però il fallo. Iside, quindi, per far
nascere Horus usò una candela; l’Horus che nasce è forse Sirio C, stella nata dai
pezzi della stella coinvolta nell’impatto, rimessi insieme dalla forza di attrazione
del cosmo.
La leggenda narra ancora che Horus, diventato adulto, torna e sfida lo zio a duello;
duello che vince ma nel quale perde il suo occhio destro.
Secondo me questa parte del mito ci vuole dire che: una volta che la terza stella
aveva comunque preso una sua compattezza, prima ancora di terminare il percorso
che forse l’avrebbe portata ad esplodere e diventare un sole, successivi movimenti
cosmici (causati forse dall’esperimento genetico fatto dagli extraterrestri o più
facilmente per gli ibridi nati dal loro accoppiamento con le donne terrestri), la
portarono ad impattare ancora con Seth. L’occhio destro che nel mito Horus perde
vuole forse significare che la stella nata non è potuta mai diventare un sole. Infatti
sembra che Sirio C sia quattro volte più leggera di Sirio B ma non è a noi visibile
perché non brilla non essendo un sole.
Il mito narra ancora che dopo la morte Osiride divenne il dio del Duat, cioè del
sotto; il gatto lupesco che Pantalone mette a sbarrare la strada a quel Cavaliere, ci
conferma che Osiride non passò.

Ricordando quanto Pantaleone ci ha già esposto nei bracci e nel quadrato,


possiamo però intuire che attraverso la figura del Cavaliere e del cane costellazione
messo davanti ad Osiride, il monaco ci dice che è tutta l’Umanità che non passò e
che, attraverso quella catastrofe, fu rimandata ancora indietro. Ed inserendo
Medusa sotto le braccia che simboleggiano quelle della Dea, il monaco ci dice
anche che la catastrofe fu mandata dall’Alto.
81
Medusa nel mosaico Il cerchio del grano che annuncia il nuovo pericolo?

Per dirci quando tutto quel grande sconvolgimento accadde e perché, Pantaleone
inserisce in quella sezione dell’opera Caino ed Abele messi fuori dal giardino
terrestre. Cioè messi fuori dal luogo dove erano tenuti dandogli la possibilità di
unirsi con gli esseri animici, quindi con gli iscritti nel Libro della Vita.

c d
Attraverso l’immagine d Pantaleone ci dice: è perché a degli esseri creati in
provetta, e con quelle caratteristiche genetiche, fu data la possibilità di accoppiarsi
con gli animici iscritti nel Libro della Vita che il Bene fu ucciso e la Grande Madre
si adirò e fermò l’umanità rimandandola ancora più indietro nell’orologio della
Vita. Attraverso la figura di Osiride, il cui mito narra dovrà attraversare dodici
stanze prima di poter uscire alla Luce (stanze che possiamo comparare alla
simbologia contenuta nelle dodici fatiche di Ercole che simboleggia a sua volta
tutta l’umanità), il monaco sta confermando che dopo quegli esperimenti l’umanità
ha dovuto ripercorrere le dodici Case dello Zodiaco prima di potersi ritrovare
davanti alla Porta che permette l’accesso al Nuovo Giorno.
Una qualche leggenda legata allo Zodiaco Celeste ed un Cavaliere - che è cosa di
cui secondo me ci parla in modo celato anche Leonardo da Vinci nell’ultima cena -
veniva probabilmente già narrata ai tempi di Gesù. E probabilmente per questo,
però solo circa un secolo dopo, senza aver capito che non era Gesù il figlio di
Maria(*vedi a pag. 108) ma Stefano (sulla cui figura approfondiremo nella parte

82
dedicata al Giudizio Universale di Michelangelo), perché volevano farlo diventare
come i precedenti Horus, Mithras, Krishna, Dioniso ed altri figli di Grandi Madri,
gli attribuirono dodici apostoli e un tredicesimo che lo tradì, mai veramente esistiti.
Ma mentre quello dei dodici apostoli e di Gesù è un racconto fraudolento, il mito di
Osiride, come quello di Artù e dei Cavalieri della Tavola rotonda, non ci vogliono
parlare di persone realmente esistite. Sono stati usati forse nomi di persone esistite
e può darsi già mitiche, ma per raccontarci dei Cicli Astronomici e tramandarci la
notizia di una grande catastrofe che accadde quando la Terra ed i suoi abitanti si
trovavano sotto il tredicesimo Segno, che per questo venne considerato traditore.

Salomone e la Chiave Affresco nel soffitto del palazzo dei Borgia di Subiaco

Tramandando il racconto attraverso il mito, quei nostri avi volevano mettere in


guardia le genti del futuro che si sarebbero ritrovate a vivere sotto quel Segno
sperando che la notizia sarebbe arrivata perché sapevano che quel pianeta avrebbe
potuto colpire ancora. Tutto questo lo vedremo confermato quando più avanti
decripteremo un’altra parte dell’opera, ma anche nel mosaico di Aquileia, fatto
realizzare dal vescovo Teodoro nel IV secolo, potrebbe essere riportato un
messaggio simile a quello dell’opera di Pantaleone. E ritengo che quando Berenger
Saunierè, il curato di Rennes le Chateau, parlava di un segreto terribile, anche lui si
riferisse ai fatti narrati dal monaco nel mosaico.
Può sembrare assurdo che nel XII secolo si potesse già sapere del DNA e degli
esperimenti genetici, dei moti terrestri e di quelli cosmici e di altre cose così
rilevanti che noi abbiamo cominciato a scoprire solo qualche secolo fa con Isaac
Newton e Galileo Galilei, che forse per i loro studi ripartirono dai lavori
dell’anteriore Nicola Cusano vissuto nel XV secolo. Quello che risulta forse
incomprensibile, è perché su tutto questo è stato mantenuto il segreto. Se tutto
questo si fosse saputo forse tutti saremmo stati più avveduti!
(*) Gesù, fratello di Maria, era il suo opposto, il suo negativo; cosa per altro successa di nuovo tra il quinto ed
il sesto secolo con San Benedetto e Santa Scolastica, che tra i due, è la sola ad essere riportata con la colomba.

83
Come vanno dimostrando sempre più numerosi studiosi e ricercatori attraverso una
neanche tanto diversa lettura degli antichi testi, se sappiamo osservare, tutto è stato
sempre sotto i nostri occhi: raccontato nei pavimenti cosmateschi, nei dipinti di
svariati artisti, e negli assemblaggi strutturali delle costruzioni religiose più antiche.
Ma per nostra ignoranza e impossibilità non eravamo in grado di comprenderlo
perché, le alte gerarchie ecclesiastiche, insegnavano che quei testi e/o opere non
andavano recepiti letteralmente ma andavano interpretati. Cosa che facevano loro
raccontandoci poi cose false. Quindi chi doveva metterci in guardia, perché sapeva
bene che quello che era successo in passato si sarebbe potuto ripetere nel futuro per
le stesse ragioni, non lo ha fatto! O erano ipnotizzati, o erano addormentati, o non
lo potevano fare perché poi, evidentemente, si sarebbe capito che i miti degli dei si
riferivano ai movimenti delle stelle, e anche CHI era realmente il dio in cui hanno
sempre detto di credere e pregare! Come, seppur dichiarandosi contrarie, non
hanno mai spiegato perché lo erano quando sono cominciate le fecondazioni in
vitro. Come potevano dirci che loro già sapevano da secoli che quel tipo di
sperimentazione aveva portato milioni di anni prima alla distruzione dell’umanità
visto che ce lo avevano sempre tenuto nascosto?
Varie sono le catastrofi che l’Intelligenza Superiore generò per fermare l’Umanità;
dopo quella che ruppe il Pangea terrestre, che era forse anche la tanto cercata
Atlantide, due per quanto possiamo sapere ritengo siano le più importanti: la
catastrofe di Toba, sembra avvenuta circa settantacinquemila anni fa, e quello che
ci è stato tramandato come diluvio. E se il reperto trovato in Russia davvero risale a
450 milioni di anni fa, la prima grande catastrofe è da retrodatare almeno a quella
data. Naturalmente la Vita sulla Terra rinasce sempre, ma come Anime, attraverso
le nuove incarnazioni, dovevamo essere forgiate di nuovo visto che non avevamo
capito cosa NON ci era permesso fare su questa Terra. Il guaio è che, una volta qui,
un po’ per le Entità che hanno preso a parassitarci e deviarci, un po’ perché di
catastrofe in catastrofe sono andati perduti quasi tutti gli Antichi Insegnamenti e chi
ha trovato qualcosa lo ha tenuto nascosto o lo ha trascritto modificandolo, non
siamo più riusciti a risalire né in Coscienza né come umani.

84
Come il Manu (il ciclo) che l’umanità ha dovuto vivere prima della resurrezione
(quindi prima di poter vedere l’aurora del nuovo Giorno), è simboleggiato nel
numero delle Stazioni, le tre catastrofi più importanti sono simboleggiate secondo
me nelle tre cadute di Gesù raffigurate nella Via Crucis.
Il tempo non è lineare ma a spirale, se quelle stazioni da quattordici sono state fatte
diventare XV significa che l’ultimo Kalpa di questo Eone è giunto al termine.
Significa che una volta capita la Lezione che l’Intelligenza Superiore HA
DOVUTO impartirci, ed aver riportato Ordine e Giustizia, potremo entrare nel
Nuovo Giorno evitando la catastrofe.

Le alte gerarchie ecclesiastiche ne sanno indubitabilmente più di me, ma con quella


modifica al numero delle Stazioni da quattordici a quindici, e col fatto che
Ratzinger, nella prima Via Crucis del suo pontificato, si era rifiutato di portare la
croce in processione, ebbi la conferma che loro conoscevano bene quello che
andavo appena scoprendo e comprendendo, anche se questa certezza me l’avevano
già data alcune frasi e certi comportamenti di Giovanni Paolo II. Per questo le
successive dimissioni di Ratzinger non mi sorpresero poi più di tanto, mi
cominciarono a far pensare poi, però, che alle spalle delle alte gerarchie
ecclesiastiche, o quantomeno di colui che veniva eletto papa, poteva esserci
qualcuno che teneva i fili e che sotto ricatto costringeva i papi al silenzio sulla
Verità per poter continuare indisturbato a mantenere lo status quo del mondo.
Una conferma che il papa di turno potrebbe essere tenuto sotto ricatto, potrebbe
essere la strana morte di Albino Luciani, che guarda caso, morì dopo che aveva
detto in un angelus domenicale che Dio è prima di tutto Madre; un’altra conferma,
potrebbero essere le dimissioni di Benedetto XVI, il quale, pur di togliersi da
quella sedia, ha scelto una vita da recluso; un’altra conferma ancora forse la
potremmo trovare nello strano incidente che ha causato la morte di moglie e figli
del nipote di Bergoglio il quale forse scalpitava un po’ e voleva fare qualcosa e
l’incidente del nipote è servito a convincerlo a stare buono.

85
Il quadrato con i mesi

Per recuperare i giorni persi col calendario giuliano, Gregorio XIII è solo l’ultima
persona che riorganizzerà di nuovo tutto il calendario che per questo prenderà il
suo nome; visto che nel quadrato Pantaleone fa iniziare l’anno col segno del
Capricorno (segno di terra dominato da Saturno) invece che col segno dell’Ariete
(segno di fuoco, emblema di inizio di ogni cosa) come inizia in astrologia, non
siamo in grado di dire se rappresentando i dodici mesi sotto la sezione dedicata al
paradiso terrestre il monaco volesse appunto dirci che dopo quanto accadde in quel
luogo Saturno sarà colui che dominerà l’umanità ed il nostro tempo, oppure se
dopo quanto accaduto nel paradiso terrestre, coi mesi inseriti nel quadrato, volesse
simboleggiare il passare di un altro Grande Ciclo prima che si verificassero il
diluvio e il salvataggio di Noè poiché è di lui che ci racconta subito dopo. Quello
che sappiamo è che il racconto posto sotto quei dodici mesi riguarda il periodo che
comincia da Noè ed arriva fino ai nostri giorni.

86
Sotto i dodici mesi Pantaleone traccia una linea per dirci che entra in un altro
lasso di tempo e poi ci racconta di Noè.

Ci viene detto che grazie a un sogno inviatogli da Dio che lo metteva in guardia e
gli suggeriva cosa fare, il Patriarca e la sua famiglia riuscirono a salvarsi.
Noè e la sua famiglia non erano le uniche persone viventi sulla terra quando
avvenne il diluvio, allora perché quel dio si preoccupò di salvare solo lui e la sua
famiglia?
Alcune scritture raccontano che il grande saggio Noè - mentre Enlil a causa della
loro cattiveria aveva deciso di far perire tutti gli esseri che abitavano la Terra nel
diluvio (persone che per lui erano solo carne, quindi senz’anima) - riceve in sogno
da Enki l’ordine di costruire l’arca. Che come possiamo vedere nella sezione
riportata dell’opera, il monaco ci dice costruiranno dei falegnami.
Riflettendo su mie vicissitudini paranormali, sapendo cosa sono in grado di fare le
entità che ci parassitano avendone io stessa sperimentato qualcosa in prima
persona, ho creduto, per svariato tempo, che come accadde poi con Samuele, quel
sogno fosse stato inviato a Noè non da Dio ma dall’entità parassita che era in lui,
poi, guardando meglio la stampa che ho dell’opera (comunque sempre troppo
piccola per riuscire a rilevarne i tanti particolari), ho notato che il monaco ha
disegnato il braccio che da l’ordine a Noè uguale a quelli che ha disegnato nella
sezione dove simboleggia il giardino terrestre mettendo però sotto Medusa.
Pantaleone, forse per quanto scritto negli antichi testi, ha valutato che è stato Dio a
dare l’ordine a Noè; non sono in grado di stabilire questo con certezza, quello che è
certo, però, è che per l’Intelligenza Superiore, forse per il tipo di DNA che Noè e la
sua famiglia avevano, era necessario si salvassero.
Dopo il diluvio, grazie all'Intelligenza che risiede in tutte le cose, Noè, e gli altri
che si erano salvati da soli – quindi sia gli iscritti nel Libro della Vita che gli esseri
nati dagli esperimenti genetici che si erano comunque salvati - ricominciarono tutti
dallo stesso punto. Pantaleone ci indica questo tracciando una nuova linea di
divisione e, come possiamo vedere nell’immagine successiva, mettendo sotto ai
87
falegnami dei fabbri. Disegnando quegli uomini come fabbri, il monaco ci vuol
dire che l’anima di quelle persone doveva essere forgiata.

Da dopo il diluvio, attraverso le migrazioni e la continua mescolanza dei popoli, la


diversità genetica si è andata man mano mescolando, e seppur con mille problemi,
tutti insieme (discendenti degli esseri creati in provetta da Sophia, discendenti dei
figli nati dall’unione degli elohim con le donne terrestri, discendenti degli esseri
creati dagli elohim ed aventi il DNA del dio Wè, ed iscritti nel Libro della Vita),
siamo arrivati sin qui.
Forse doveva andare esattamente così com’è andata affinché comprendessimo dove
in passato avevamo sbagliato, ma oggi, giunti nuovamente al Tempo del fatidico
Passaggio (quindi dell’esame), ci troviamo anche ad aver ripetuto lo stesso errore
che fece incollerire la Grande Madre e mosse il suo braccio più volte: abbiamo
creato di nuovo degli esseri in provetta, stiamo apportando modifiche genetiche
all’uomo, al regno animale e al regno vegetale. Abbiamo (ri)scoperto il nucleare e
nonostante sia devastante per la Terra e per tutti noi che la abitiamo, lo abbiamo
usato e lo stiamo usando persino per le guerre. Per non parlare poi di quanto stiamo
facendo o permettendo che accada: oltre le unioni civili, un qualcosa contro natura,
ci apprestiamo persino a permettere che venga mercificata la Vita attraverso
l’affitto dell’utero! Cose su cui la Chiesa fa appelli, ma non potendo poi le alte
gerarchie ecclesiastiche spiegarne le ragioni – perché non ci hanno mai raccontato
la Verità portandoci a separare Dio, Scienza, e Morale – non li ascoltiamo.

88
Il cappello

Nella sezione del mosaico riportata sopra, ritengo Pantaleone stia ribadendo delle
passate epoche della Terra, ci dica quale dea regnava quando i terrestri fecero il
primo esperimento, quale quando lo fecero gli Elohim creando il lulu e cosa causò
ciò che loro inserirono nel DNA degli esseri che crearono; ma in quella sezione il
monaco potrebbe voler raccontare anche i vari attacchi che la Terra subì, come
questi attacchi la modificarono, e probabilmente come si modificò il DNA dei suoi
abitanti per le vibrazioni più basse. Su questa altra ipotesi torneremo a riflettere
però quando analizzeremo la parte del mosaico che riguarda gli animali a più teste.
Ho fatto questa prima valutazione perché a destra, come prima figura, il monaco
disegna un animale cavalcato da quella strana figura con quella strana tromba, che
secondo me simboleggia la Grande Madre che controlla il Genoma Umano a cui,
per dirci delle tre eliche funzionanti, mette vicino una foglia con tre punte: se la
Dea ci ha creati a sua immagine e somiglianza, solo androgini ci poteva fare. E
forse, nell’atavica memoria degli indiani d’America questa reminescenza c’era fino
a non molto tempo fa in quanto l’ermafrodito veniva da loro considerato una deità.
Della seconda epoca il monaco ci parla con quel cavallo, animale legato
simbolicamente ad Hecate, ed a cui mette sotto la pancia la foglia di fico. Della
terza epoca il monaco ci parla invece con quel cervo, animale legato
simbolicamente a Diana, a cui mette sotto la pancia una foglia di quercia.
Con quella strana figura tricefala messa
davanti al cervo ritengo invece il monaco
volesse dirci del secondo esperimento
genetico fatto dagli Elohim quando la Terra
non era più Tiamat ma già Gaia. Esperimento
che causò un’altra grande catastrofe.
Dovrebbe essere così in quanto il monaco
non raffigura più il Genoma Umano con due
cani ed un asino col fiore col pomo in bocca abbattuto ma vivo come ha fatto nel
89
braccio destro, ma disegna un animale tricefalo completamente diverso dal primo,
lo compone con una parte del corpo più scura, e gli mette vicino un cane con in
bocca un fiore a tre petali ma escluso. Quell’escluso, potrebbe simboleggiare la
terza e più importante parte del Genoma Umano, cioè l’ultima parte originale
divina rimasta, fatta completamente fuori.
A cominciare da questa sezione riportata sotto, invece Pantaleone ci spiega forse un
po’ meglio quanto nel cappello ha solo riassunto: disegna prima la Dea che suona
la tromba che annuncia la fine di quel tempo con la Fortuna primigenia dietro che
cavalcano un grande pesce con un collare (questo per dirci che era la Dea a
controllare il DNA), e davanti le disegna quel grande pesce e l’umanità(?)
mangiata. Dall’altra parte il monaco disegna invece un ramo dell’albero su cui è
aggrovigliato un serpente e più indietro un cane col collare che morde il ramo.

Ritengo che quel grande pesce che cavalcano la Dea e (la) Fortuna primigenia stia a
simboleggiare ancora una volta il Genoma Umano. Il fatto che cavalcano quel
pesce sta probabilmente a indicare che la Dea controllava ancora il DNA. Controllo
che gli esperimenti genetici le hanno tolto ferendola e sconfiggendo anche (la
nostra) Fortuna. Cosa che il monaco simboleggia con la raffigurazione del serpente
ed il cane che mangiano un ramo davanti alla Dea.
Dovrebbe essere quindi forse su quella che era già la nuova Terra che accadde quel
qualcosa che portò la notte anche perché, nell’opera, il monaco struttura il racconto
del mosaico con la pianta del fico ed alla fine del racconto disegna la dea Diana
legata invece alla pianta della quercia.

Il tempio della Fortuna primigenia di Palestrina


90
E quelle sperimentazioni genetiche di cui ci narra il monaco, sono anche quelle
responabili delle due volte che la Terra fu colpita in modo catastrofico da quel
Pianeta di cui intendeva dirci Dante nel 33° canto del Purgatorio della Divina
Commedia, poiché il poeta in quel canto scrive:
E aggi a mente, quando tu le scrivi,
di non celar qual hai vista la pianta
ch’è or due volte dirubata quivi.
Qualunque ruba quella o quella schianta,
con bestemmia di fatto offende a Dio,
che solo a l’uso suo la creò santa.
Per morder quella, in pena e in desio
Cinquemila anni e più l’anima prima
Bramò colui che ‘l morso in sé punio.
Dorme lo ‘ngegno tuo, se non estima
Per singular cagione esser eccelsa
Lei tanto e sì travolta ne la cima.

91
Il cane con due teste ed il cane con tre teste
Nella sezione di mosaico riportata sotto, abbiamo disegnato uno strano animale,
rappresentato prima con due teste poi con tre, sempre con una zampa alzata per
simboleggiare probabilmente lo Spirito Trino della Dea come gli altri animali
inseriti nell’opera, e con sopra ancora disegnata una Piovra. Sotto agli strani
animali c’è poi una leonessa, che ha una civetta poggiata nella parte posteriore del
dorso ed un fiore della vita sotto la pancia. Quei pavoni dovrebbero simboleggiare
l’Occhio della Dea che tutto vede.

Fra i tanti raffigurati nell’opera, quegli strani animali a più teste sono quelli che mi
hanno dato più da pensare e portato a fare le più svariate congetture. Ne riporto
due. La prima riguarda l’ipotesi che quegli strani animali a più teste possano voler
raffigurare le dinamiche dei pianeti che nel tempo si sono alternati nel dominio del
nostro sistema solare; se così fosse, valutando che nel primo animale le teste sono
quelle di un uomo ed una donna coi capelli neri (Tiamat e Kingu?), di lato c’è un
altro animale con la testa di donna (un pianeta femminile o la Grande Madre?) e
sopra di loro c’è quella piovra che simboleggia il negativo (Marduk?) quegli
animali potrebbero simboleggiare un primo tempo cosmico.
92
Il secondo animale, dove le teste sono quelle di due donne(?) ed un uomo coi
capelli rossi (Giove Giunone e Minerva?), potrebbe voler simboleggiare la
gerarchia (il corpo) dei pianeti di un secondo tempo cosmico.

La triade capitolina Minerva Giove e Giunone Minerva Giunone

La leonessa sotto l’animale a più teste (che sembra guardare in su come a chiedere,
che succede lì sopra?) simboleggia quasi sicuramente Madre Terra visto il fiore che
il monaco le ha disegnato sotto la pancia e la civetta che le ha messo sul dorso. La
civetta sul dorso denota però l’arrivo di non buone notizie. Non buone notizie che
doveva portare quella donna a testa in giù, che simboleggia la divinità incarnata
nella materia, che dovrebbe raffigurare Maria. Gli animali simbolici che Maria ha
vicino, come il capro, quel lupo(?) su tre zampe dal quale sembra uscire un ramo
dalla bocca con le rispettive foglie (che dovrebbe simboleggiare l’Arconte che
regna) e quello che dovrebbe essere un cavallo sopra di lui, potrebbero essere una
conferma. La civetta che il monaco ha messo sopra il dorso della leonessa, che
simboleggia Madre Terra incarnata in Maria che ha di fronte, era infatti già
peculiarità dell’antica Athor e fu emblema e simbolo anche di Athena, patrona della
città di Atene. Mentre il Fiore della vita che Pantaleone le ha disegnato sotto la
pancia, fiore di cui le chiese sono piene ed i cerchi nel grano ce ne hanno
raccontato in mille modi, simboleggia la Geometria Sacra. Sacra perché è usata
dall’Intelligenza Superiore per creare tutte le cose.

a b c
93
d e f
a: La Mucca Hator con compasso e civetta. b,c: Atena riportata con la civetta d: Uno dei tantissimi Fiori
della Vita presenti nelle chiese e, f: un paio dei numerosi Fiori della Vita espressi nei cerchi nel grano

Mentre l’appeso, nella simbologia come nel mosaico, ha una duplice simbologia,
simboleggia la divinità incarnata nella materia ma anche, come pure la divinazione
dei tarocchi insegna, l’iniziazione passiva. Cioè che dal soggetto non è decisa o
cercata intenzionalmente ma che comunque avviene perché questi è stato
predestinato dal disegno divino. In Maria era incarnata la divinità, però, come forse
vuole suggerire quel cane nel mosaico che morde il ramo vicino a lei e che il capro
sembra attaccare, non si risvegliò quindi poté compiere la sua missione. Ed è a
motivo del suo risveglio non avvenuto che nella cappella di Rosslyn Maria viene
riportata a testa in giù ma legata.

Manifestandosi l’Intelligenza Superiore attraverso il DNA del Creato, la seconda


ipotesi che quegli animali a più teste mi hanno portato a fare, è legata appunto alla
genetica. Ho pensato quegli animali potessero riguardare la genetica per una
precisa esperienza paranormale vissuta che riguardava un Genoma a tre eliche.
Quell’esperienza mi ha fatto ipotizzare che il corpo degli animali possa raffigurare
il Genoma umano e il diverso numero delle teste nei corpi ne raffiguri le eliche.
Che il primo animale con due teste simboleggi il DNA a due eliche del Genoma
umano che gli esseri umani avevano prima dell’Era dei Pesci, e quella con tre teste
il periodo successivo.
94
Nella sezione del mosaico riportata sotto abbiamo un Alessandro Magno posto
seduto tra due Grifoni.
Il grande condottiero è riportato nel mosaico seduto tra due Grifoni come
Salomone, ed il suo Volo è riportato anche nei frontali di molte antiche chiese.
Questo accadde perché c’era chi sapeva che era il figlio della donna in cui era
incarnato lo Spirito della Dea, o se vogliamo, apparteneva, come Mitra, Dioniso ed
altri figli di Grandi Madri prima di lui, a quella Stirpe di Sacerdoti.

Alessandro Magno ed il suo volo riportato sui frontali di alcune chiese

Il leone di Venezia intenderà simboleggiare Alessandro??

Alessandro Magno, che il mito ci riporta femmineo come Dioniso, fu uno dei più
grandi geni della guerra mai esistiti. Fu lui a formare il grande impero macedone. I

95
macedoni parlavano la stessa lingua dei greci in quanto entrambi i popoli
provenivano dagli antichi Dori, che si erano stabiliti in quelle terre quando ancora il
territorio era abitato probabilmente dai Micenei.
Secondo Plutarco il padre del grande condottiero era Zeus, il quale, per unirsi con
Olimpia, prese la forma di serpente in quanto la donna era solita praticare riti orfici
e dionisiaci tipici delle popolazioni degli Edoni e dei Traci e nelle processioni
portava grandi serpenti addomesticati. La storia ce lo tramanda invece, giustamente
aggiungerei, semplicemente come figlio di Olimpia e Filippo II di Macedonia, che
dal loro matrimonio ebbero anche una figlia: Cleopatra.
In Olimpia era sceso lo Spirito della Dea poiché lei aveva quel particolare DNA,
Pantaleone, per sottolineare secondo me l’importanza di chi fosse realmente figlio
Alessandro, oltre ricoprirlo con un abito a scaglie di serpente per simboleggiare
l’Energia della Grande Madre incarnata in Olimpia tramandata al figlio, lo mette
tra due Grifoni (due probabilmente perché Pantaleone sapeva che l’uomo,anche se
dio, può avere il dominio solo su due mondi non su tre. Il dominio dei tre mondi è
prerogativa della dea).

Zeus riportato come serpente che seduce Olimpiade Olimpiade, madre di Alessandro
di Giulio Romano

Alessandro, come Giove in precedenza, viene riportato con in testa corna d’Ariete:
le corna sono simbolo di dominio, e in quanto tali sono spesso connesse con le
corone; due corna potrebbero quindi simboleggiare il potere di Alessandro esteso
sull'Oriente e l'Occidente, ma v'è forse qualcosa di più. Alessandro amava, sin da
giovanissimo, un dio bicorne che aveva conquistato l'India: Dioniso, raffigurato
sovente con corna taurine. Fra l'inverno del 332 e la primavera del 331, dopo aver
conquistato Tiro al termine di un lungo assedio e aver respinto le profferte di pace
di Dario III, il Macedone giunse in Egitto, visitò i santuari di Eliopoli e di Menfi,
fondò Alessandria e infine osò mettersi in marcia alla volta dell'oasi di Siwa, in
Libia, affrontando il deserto e le sue tempeste di sabbia. Giunto nell'oasi di Siwa,
96
visitò il santuario sacro ad Amon che lì sorgeva: i sacerdoti lo acclamarono figlio
di quel dio e Plutarco aggiunse che si sparse la voce che lo avessero altresì
chiamato "figlio di Zeus".
Fin dalla preistoria il corno appare associato alla divinità, sia come raffigurazione
sia come offerta sacra. Tale simbolismo si trova in Italia, con la Dea Bona, e al di
fuori dell’Europa: in Egitto le corna di capra indicano valore e dignità, le corna
della corona del faraone sono il simbolo del dio Khnum, la dea Hathor è fornita di
corna di vacca. Associazioni fra le corna e la divinità si trovano inoltre a Creta
(corna del toro divino), a Canaan (le corna di Ashtoreth Qarnaim, cioè Ashtoret
dalle due corna), a Byblos (dove Ishtar è fornita di corna di vacca come Hathor), e
probabilmente Michelangelo mette le corna al suo Mosè per suggerirci che era
figlio di una madre con certe caratteristiche.

a. b. c

d e f
a. Alessandro b. Giove c. Mosè d. la Dea Bona che è in un angolo dell’Ara Coeli
e: Dio Knum f. Diana cerva

Col passare dei millenni, col cambio delle credenze e delle tradizioni, il simbolo
delle corna verrà sostituito pian piano dalla corona reale, ma che Alessandro fosse
figlio della Dea, o meglio, della donna in cui era sceso il Suo Spirito, è una verità
che non poté (ne può) essere divulgata perché salterebbero le basi su cui la Chiesa
si basa in quanto, il grande conquistatore, oltre essere un ellenico, credeva quindi a
più dei, non fece miracoli né annunciò liete novelle, ma soprattutto non risorse dal
corpo.
97
Sotto dove narra dei fabbri il monaco disegna la Torre di Babele.

Non saprei dire quanto la Torre di Babele risponda al significato che ci è stato
tramandato, ma dietro la simbologia della Torre distrutta perché l’uomo voleva
arrivare a Dio, potrebbe esserci celato il fatto del primo esperimento genetico, il
conseguente arrivo di quegli abitanti di altri mondi, e la risalita che come umanità
dovevamo affrontare. E se il dio che distrusse la torre di Babele è la stessa figura
che Pantaleone disegna nel mosaico vicino alla torre come un serpente (che da
quanto sembra ipnotizza l’uomo), la cosa è più che inquietante vista la forte
somiglianza della figura col simbolo con cui veniva raffigurato Enki.

a b c d
Principe del mondo sotterraneo rappresentato nell’ordine: a:, nel mosaico di Otranto, b: in una tavola sumera,
c: come Path. d: come Minosse nel Giudizio Universale di Michelangelo
98
Se quella figura, che oltre essere serpentiforme ha anche il tipico pizzetto di Path,
simboleggia Enki, richiamerebbe al tempo stesso Osiride, essendo questi il dio del
sotto egizio, l’Ade greco, ed il Minosse dipinto da Michelangelo. Dio di un sotto
che i vertici della chiesa cattolica hanno insegnato essere l’Inferno, il cui Signore si
chiama Satana e che è il capo degli Arconti ( il Dio dell’Antico Testamento).
Questo ci conferma ancora che il Male ebbe la meglio sul Bene e prese a regnare.
A questo punto dobbiamo chiederci quali potrebbero realmente essere le lingue che
quel dio mischiò.
Essendo la Torre un simbolo riportato come corona sopra la testa delle varie Grandi
Madri terrestri del passato, preso atto della probabile identità della figura che
mischiò le lingue, stimando il periodo in cui questo potrebbe essere accaduto e
valutando cosa accadde successivamente, credo proprio che quel mischiare le
lingue significhi mischiare le religioni!

Piccola serie di Grandi antiche Madri riportate con la Torre in testa – Torre
che nel caso della Madonna è simboleggiata come corona regale.

Della Grande Madre abbiamo già accennato, ora proviamo ad andare indietro nel
tempo e vediamo attraverso alcuni reperti archeologici ed altri elementi cosa la
storia religiosa della grande Dea racconta e come le religioni, soprattutto quella
cristiana, hanno mischiato le carte.
Un luogo di culto antichissimo dedicato alla Grande Madre è la città di Petra. E le
chiese cristiane riproducono quella struttura riprendendo le cinque navate o anche
solo tre.
Ci sono testimonianze storiche che Mosè arrivò a Petra, città dove Aronne è poi
stato sepolto. Luogo dove forse morì anche Mosè pur se la tomba non è stata
ancora trovata. Ed a Petra, Mosè (che era il nipote di Tutankhamon, la cui madre,
una delle concubine di Akhenaton, era probabilmente fenicia - o Schardana, come
sottolinea Leonardo Melis - come lo era presumibilmente anche la madre di Mosè),

99
ritrovò probabilmente il mito della Grande Madre. Ma perché il profeta andò
proprio a Petra, terra dei discendenti di Esaù, che probabilmente adoravano ancora
una divinità femminile? Forse il profeta (dopo che era stato commesso l’assassinio
di Tutankhamon, il nonno), era venuto a sapere cose importanti e voleva tornare
all’antico credo, o fu Jawè che gli suggerì di andare a Petra?

a b
a. Il tempio di Petra dedicato al culto di divinità nabatee. b. La chiesa di S. Maria Maggiore di Roma

Sul monte Nebo, il Profeta non vide la terra promessa, ma secondo me incontrò lo
stesso soggetto che oggi si fa chiamare Asthar Sheran che in Sicilia, negli anni
sessanta, raccontava più frottole che verità a Eugenio Siragusa!
Cosa non ci raccontarono di Mosè i Settanta che per primi riunirono gli antichi
scritti ritenuti sacri? Quanti e quali testi ci hanno nascosto quegli uomini? Di cosa
era a conoscenza Hiram, l’architetto di Salomone, e come era venuto a saperlo?
Perché i Templari non dissero cosa trovarono sotto il tempio di Salomone e a
Edessa (luogo in cui guarda caso scavarono poi anche gli uomini di Hitler)? E
perché i Cavalieri Templari andarono a Petra e vi soggiornarono? Domande a cui
forse mai nessuno darà risposta.
Secondo me anche Maometto (ebreo), come Mosè, si scontrò con il credo della
Grande Madre, il cui culto, nella terra dove viveva, era ancora molto forte. Ed è
piuttosto indubitabile che la religione islamica si sia sviluppata inglobando, come
ogni altra religione, credenze precedenti le cui tradizioni rimangono tuttora evidenti
nonostante siano state legate ad un dio maschile.
Le dee Al-Uzza - la Potente Dea della stella del mattino, Al-Lat- la Madre, e
Manat Dea anziana del fato e del tempo, formavano una triade nell’Arabia pre-
islamica. Erano conosciute e venerate in un ampio spazio che andava da Petra, nel
Nord, ai regni leggendari dell’Arabia Felix nel Sud, inclusa Saba, e fino all'Iran e a
Palmyria, ed erano molto popolari alla Mecca al tempo del Profeta.

100
Al-Uzza è stata una delle divinità arabe maggiormente venerate perché associata a
Venere. E a Petra, dove la maestosità dei reperti archeologici fa pensare ci fosse un
suo tempio, è probabile fosse la Patrona della città. È connessa all'acacia e il suo
santuario a Nakhlah ne aveva tre esemplari, in cui si credeva la dea discendesse. Ha
molto in comune anche con Isthar e Astarte e le erano cari i gatti e i felini in
genere. Dai Greci venne associata ad Afrodite Urania.
Al- Lat è menzionata, come Alilat, da Erodoto, che la identifica con Afrodite. La
dea è identificata anche con Atena e chiamata Madre degli dei, o la più grande di
tutti gli dei. È una divinità della primavera e della fertilità: la Dea Terra che porta
prosperità al mondo. Aveva un santuario nella città di Ta’if, a est della Mecca. Il
suo simbolo è una luna crescente che a volte contiene il sole.
Manat deriva il suo nome dall’arabo maniya cioè fato, distruzione, destino, morte.
È una divinità molto antica e il suo culto probabilmente precede quello delle altre
due dee. Era particolarmente venerata come pietra nera a Quidaid, una cittadina nei
pressi della Mecca e connessa ai grandi pellegrinaggi dei quali il suo santuario era
il punto di partenza per parecchie tribù.

Al- Uzza a Petra - Giordania La Grande Madre Al-Uzza posta al centro di uno Zodiaco

E’ interessante notare come, pure avendo origini diverse, le tre divinità venissero
considerate come una sorte di triade divina unita da vincoli di parentela, variabili a
seconda delle leggende. Spesso venivano chiamate le figlie del dio e in particolare i
Quraysh le adoravano deambulando in senso circolare intorno alla Ka’bah, il
tempio in cui era conservata una pietra divina discesa dal cielo, cantando inni in
loro onore. Una pratica che nell’islamismo fa parte tutt’ora del rituale dell’Hajj.
La famosa pietra nera della Mecca, non solo riprende il culto di Manat, riprende
anche una leggenda dei Lakota dove si racconta che Tunka, la divinità più intima
essenza del creatore, non creata, senza inizio ne fine, cadde dal cielo sotto forma di
roccia, e riprende anche quello della pietra nera di Cibele, portata a Roma nel 205
a.C circa, durante la seconda guerra punica. Pietra che i Romani andarono a cercare
101
perché i Libri Sibillini, per liberare Roma, consigliavano loro di recuperare il
simulacro della Dea, una pietra nera a forma conica. Recuperata la pietra a
Pessinunte, l’attuale Turchia, la portarono poi a Roma e la conservarono nel tempio
della Vittoria.

Immagine di fantasia delle dee La Pietra Nera della Mecca

Dietro il culto di Cibele, la Magna Mater, considerata madre degli dei e protettrice
dei campi e dell’agricoltura, si nasconde a sua volta quello della capra Amaltea che
allattò Giove.

a b c
a. La pietra nera incastonata a circa 1,1 m di altezza nell’angolo est della Ka’ba di Mecca b. La pietra nera
conservata nella chiesa si Santa Sabina a Roma, che hanno fatto diventare la pietra del diavolo! c. La pietra
nera di Palermo, meno nota delle stele di Rosetta, ma non per questo non importante.

L’importanza data a quella pietra nera mi fa pensare ad una memoria ancestrale e


ritenere che, in tempi chissà quanto remoti, c’erano persone che credevano che la
Vita sulla terra era potuta nascere forse grazie ad un meteorite arrivato dallo spazio
e che poi, da questo, pian piano sia nato anche il Genere Umano. Proprio come
ipotizzano i nostri scienziati oggi.
La storia preislamica mette in luce il fatto che gli Arabi adorassero, oltre che gli
idoli, come faranno poi i Romani con i Penati portati a Roma da Enea, anche i corpi
celesti, gli alberi e gli eroi morti delle loro tribù. Shams, il Sole, inteso allora come
principio femminile, era onorato da diverse tribù arabe, mentre la Luna, Schin, era
102
vista come principio maschile. Ma anche altri corpi celesti come Sirio, Aldebaran,
Venere, Giove e Saturno, cui il tempio della Mecca era dedicato, venivano adorati
in aree specifiche. Ciò non significa che gli Arabi avessero un culto particolarmente
incentrato sugli astri, ma molte divinità, come in altri luoghi, erano rappresentate
con forme di animali. Infatti ritroviamo il cavallo di Hecate nel cavallo Ya’uq, dio
degli Hamdan, dei Morad e dei Nars; l’avvoltoio di Iside venerato dagli Himyariti,
ed altre divinità, come veniva fatto in altre parti del mondo, erano personificazioni
di astrazioni di dei.
Loro credevano anche nell’esistenza di alcuni poteri soprannaturali capaci di
plasmare il loro destino, e come a Roma o in Grecia veniva creduto Crono Signore
del Tempo, loro davano importanza al dio del tempo Zaman, che ritenevano
portatore di dolori ed avversità. Un po’ come il nostro Tifone.
Come accadeva nei templi egizi, un gran rispetto veniva portato ai sacerdoti,
soprattutto a quelli dei templi e dei santuari. Questi, come in fondo fanno ad Axum,
in Etiopia, i sacerdoti che guardano l’Arca dell’Alleanza ritenuta quella che dio
diede a Mosè, erano visti come guardiani dei templi e dei santuari e proprietari del
recinto sacro. E come accade ancora oggi per quelli del recinto dove è conservata
l’Arca (con la differenza che questi è cosa che devono fare sino alla morte), anche
allora questo privilegio apparteneva ad un clan specifico della tribù che veniva
estratto a sorte e per un periodo di tempo poteva svolgere funzioni sacerdotali oltre
alla guardia del luogo sacro. Tra i compiti che il sacerdote doveva assolvere c’era
quello della costruzione degli idoli, la cura del tesoro formato dai doni votivi dei
fedeli e in alcuni casi la consulenza su questioni giuridiche, in quanto considerati
intermediari tra i mortali e gli dei. Funzione però quest’ultima che veniva affidata
ai Kahin, una sorta di veggenti che chiunque poteva consultare in cambio di offerte.
Proprio la credenza in tali entità e il loro culto, oltre al culto del dio del male
Shayatin (l’equivalente del nostro Satana) era una peculiarità della religione
arabica. I Jinn adorati in tutte le tribù e a ogni livello sociale (tanto che uno di essi
il mito lo farà essere il padre di Bilqis), differivano dagli dei non tanto per la loro
natura, quanto per il loro rapporto con l’uomo: gli dei erano nel complesso benigni
mentre gli Jinn, personificazioni fantastiche della natura forse dovute alla dura vita
del deserto, erano spesso ostili. Ma gli arabi, soprattutto al nord della penisola
arabica, dove forse erano entrati più facilmente in contatto con altre culture,
probabilmente hanno ripreso dagli egizi il culto dei morti; come probabilmente
dall’India ripresero la credenza nella reincarnazione; come forse aveva origine
persiana la lettura del volo degli uccelli, forse a sua volta di origine mediterranea; o
la cultura del fuoco, presente nella tribù dei Tamin, di chiara origine persiana.
103
I quattro leoni del mosaico e Diana

a
Anche questa parte dell’opera mi ha dato il suo bel pensare. E nel tentare di capire
chi o cosa potessero rappresentare quei quattro leoni, mi sono persa più volte nel
labirinto delle tante informazioni finché, dopo le tante ricerche, riflettendo sulla
figura per l’ennesima volta, ho capito.
I quattro leoni del mosaico, oltre i quattro elementi, come i quattro re della lista
babilonese, come i quattro animali della mitologia cinese, come i quattro di quella
giapponese, rappresentano ognuno un punto Cardinale, e come i quattro Yuga della
religione induista, ognuno una Stagione dell'uomo (Satya Yuga, o Krita Yuga, l'età
dell'oro; Treta Yuga l'età dell'argento; Dvapara Yuga, l'età del bronzo; Kali Yuga,
l'attuale età del ferro), che hanno una durata di 12 000 anni divini, corrispondenti a
4.320.000 anni umani.

I metalli delle Ere sono simboleggiate anche nel colosso del sogno di
Nabucodonosor - dove il re vede il colosso con il capo d'oro, il petto e le
braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi di
ferro ed argilla - che il Profeta Daniele interpreta come quattro imperi futuri; e
forse, le quattro Ere più una, era quanto simboleggiava lo scaffale composto da
cinque ripiani di un mio lungo sogno. Scaffale dove vidi una foto per ogni
ripiano con una candela davanti accesa tranne alla foto del secondo ripiano, dove
invece la candela era spenta. Probabilmente, il ripiano che aveva la candela
spenta era quello che ci riguarda.
104
I nomi delle Ere cosmiche sembra derivino dall'antico gioco dei dadi, portato
probabilmente dagli Arii (o Ariani) in India guarda caso da un antico popolo
nomade appartenente al gruppo indoiranico dei popoli indoeuropei che penetrò nel
subcontinente indiano nel II millennio. Imponendosi quegli indoeuropei su un
ampio territorio e disperdendosi su un'area molto vasta, subentrarono alla civiltà
della valle dell’Indo e la loro lingua subì un processo di frammentazione che diede
origine alle varie lingue antiche come il sanscrito e l’hindi.
Ad ognuno dei quattro animali (come farà poi il cattolicesimo con i quattro
evangelisti), è stato attribuito un nome umano. Quando il Taoismo in Cina divenne
popolare, a quei quattro animali fu aggiunto un quinto animale leggendario. Quel
quinto animale leggendario i cinesi lo simboleggiarono con un dragone giallo.

Un grifone il dragone giallo? I quattro evangelisti Tavola cinese

L’arrivo di quel quinto animale leggendario di cui Maria doveva forse annunciarne
la venuta, è stato trasformato nella lieta novella messa in bocca a Gesù,
erroneamente riconosciuto anche come il figlio di Dio. Sempre secondo la Chiesa,
quel Messaggero è il Cristo che tornerà nei tempi finali. Però, nella Rivelazione di
Giovanni che fa parte del nuovo testamento, si parla dell’arrivo di una donna nei
tempi finali, non di un uomo. Visto sin qui quanto abbiamo imparato, diventa a
questo punto logico perché l’inviato dalla Dea sia una donna e non un uomo, e
capiamo anche chi è, cosa dovrà fare e perché. Come si può desumere, nella
religione cattolica, ma come anche in quella ebrea e quella musulmana, non so
quanto in buona fede, sono state raccontate molte cose inesatte ed è stato sconvolto
tutto.
Sotto ai Leoni Pantaleone disegna Diana con l’arco teso, la freccia inserita e
puntata verso quel cervo già ferito che a sua volta protegge un capro con una
scacchiera in testa.
Diana simboleggia probabilmente la Gigante Rossa (per questo il monaco le ha
acconciato i capelli a Y), se partirà o meno la freccia che ha inserita nell’arco e
105
diretta verso quel Cervo già che simboleggia la Terra già ferita, dipende da noi: se
gli uomini capiranno e si ravvedranno, gli verrà fatto Dono del quinto elemento,
l’Etere, l’elemento principale della Pietra filosofale e la sostanza catalizzatrice in
grado di risanare la corruzione della materia (il dna modificato) e potranno
ascendere. Se così non sarà, quella freccia sarà scagliata e quel mostro che
campeggia sulla testa di Diana come una sorta di spada di Damocle, che intende
simboleggiare di nuovo quel Pianeta distruttore, colpirà ancora una volta la Terra!
A Diana Pantaleone sistema i capelli in un modo che formano una Y e le mette
anche un pane sotto il braccio (fig. h): lo fa per dirci che lei anche Pan, che è
collegata all’abisso ed al profondo, e che, come Demetra, la Cerere romana,
rappresenta la Natura in toto.

h i

1 2 3
1) Grande Madre con la Y raffigurata su un reperto archeologico. 2) La papessa dei tarocchi è con due Y,
3) Le Y nella costellazione del Cancro.

Il capro protetto dal cervo ferito, simboleggia la donna che sarà sua messaggera. La
scacchiera che il capro ha in bilico sulla testa, oltre che il Gioco della Vita, come
scrisse l’Archeologa Maria Gimbutas, simboleggia probabilmente anche l’acqua. E
forse il monaco la mette in bilico sulla testa del capro per dirci che, se il capro non
riuscirà nella sua missione, corriamo il pericolo di una nuova grande catastrofe che
causerà un nuovo diluvio.
106
l
Un pastorale papale dove è riportato il particolare fiore che anche il capro del mosaico ha in bocca e
indica questo potere; reggenza di cui la casta sacerdotale maschile si è appropriata indebitamente!

Il fiore a tre petali, che il monaco mette in bocca alla figura, indica il potere della
donna sui tre Regni (fig.l). Per dirci invece che lei è la nuova Venere, la prima stella
del Nuovo Giorno, sotto Alessandro il monaco disegna la donna nuda sul ramo
dell’albero e le mette vicino quel Pavone che simboleggia l’Occhio della Dea che
vede tutto (fig.m).

m
Per gli studiosi non è ancora chiara l’origine e le prime funzioni di Venus,
antichissima dea italica e romana, secondo alcuni rappresenterebbe la Forza
generatrice della Natura e della fioritura, altri collegano il suo nome al verbo
venerare, indicando la forza magica di invocazione da parte dell’uomo e la
prerogativa della dea di accontentarlo o meno (prerogativa che Zeus le lasciò).
A Roma Venere rimane però solo simbolo dell’amore coniugale. Non venne
accostata a Vulcano come sposa bensì a Marte, formando la coppia che caratterizza
i due caratteri del mondo romano: la forza militare e l’origine divina della stirpe di
Romolo. Tito Livio narra che lo zio di Rea Silvia, Amulio, che aveva già usurpato il
trono del fratello e fatto uccidere i figli maschi, la costrinse a diventare vestale e
fare voto di castità. Tuttavia il dio Marte s'invaghì di lei, e dopo averla posseduta
con la forza, in un Bosco sacro dove era andata ad attingere acqua, la rese madre
107
dei gemelli Romolo e Remo. Al secondo di questi due neonati fu dato lo stesso
nome del condottiero rutulo decapitato nel sonno da Niso durante la guerra fra
troiani e italici.
Dopo la caduta di Albalonga, quella che divenne la lega delle città latine del Lazio
potrebbe aver costruito il santuario federale dei latini dedicato a Diana; v’è chi
ritiene che il santuario sia sorto unicamente come santuario della lega latina, ma
sono stati trovati reperti nei dintorni del tempio antichi almeno quindicimila anni.
Quindi il tempio della Lega Latina potrebbe essere stato riedificato su un sito
preesistente, ed in quell’occasione vi potrebbe essere stato inserito il guardiano che
divenne poi il rex Nemorensis.

a b

c d
a: Venere in un affresco di Pompei b: La nota Venere del Botticelli che esce dalle acque c: Tempio di Venere
a Roma d: Tempio di Venere a Pompei

In tutta l’Italia antica sorgevano già in età antichissima santuari di Venere, ma il


simbolo più importante legato alla Dea, la Vesica Piscis, lo ritroviamo solo nella
naturale struttura del lago di Nemi dove esistono ancora le vestigia del tempio
dedicato a Diana. In più, proprio sull’anello che circonda il lago, c’è una
un’antichissima sorgente - altro elemento collegato alla Dea - ancora usata per
fornire l’acqua a più paesi.
Non è facile orientarsi tra i miti perché è stata fatta una mescolanza tale che pur
leggendone tanto non si giunge mai a nulla di certo, ma leggendo il mito di Enea
108
(figlio di un mortale e di una dea) e quanto questo riporta in merito a cosa il greco
fece dopo il suo sbarco nel Lazio, diventa forse evidente perché Giunone non
amasse troppo i troiani, diventa chiaro perché Zeus lo fece arrivare nel Lazio, e
perché fece in modo che questi sposasse Lavinia, promessa a Turno
(dall'appellativo Rutilus, o dall'etnico Rutulus, che significa rosso!), il re degli
aborigeni latini che già abitavano il territorio, che erano forse quegli Homo
selvaticus di cui accennavamo all’inizio, che forse ancora vivevano in quella zona
che diverrano poi i Castelli Romani.

Il lago di Nemi

Il principale luogo di culto di Diana si trovava presso il piccolo lago laziale di


Nemi, sui colli Albani, il bosco che lo circondava era detto nemus aricinum per la
vicinanza con la città di Ariccia. Secondo la leggenda, Diana - giovane vergine
abile nella caccia, irascibile quanto vendicativa, amante della solitudine e nemica
dei banchetti - era solita aggirarsi in luoghi isolati. In nome di Amore, la leggenda
narra, aveva fatto voto di castità e per questo motivo si mostrava affabile, se non
addirittura protettiva, solo verso chi prometteva di mantenere la verginità e si
affidava a lei.
In Roma il culto di Diana Aricina era stato introdotto, secondo una tradizione a
sfondo politico, sin dai tempi di Servio Tullio. Al culto di Diana era stato
assegnato il colle Aventino, dove era sorto (filiazione del tempio originario di
Ariccia) il primo tempio a Diana, comune dei Latini e dei Romani. Alla Diana
dell’Aventino era consacrato come giorno festivo quello stesso di Diana Ariccina:
le Idi di Agosto. La Chiesa, usando una numerologia non a caso (15/8), ha usato
questo mese per festeggiare il giorno di Maria assunta in cielo.
Tutte le caratteristiche del culto nemorense si riscontravano in quel duplicato che
fu il culto di Diana all’Aventino. Nel tempio dell’Aventino, rinnovato dal tribuno
Cornificio al tempo di Augusto, si conservavano importanti leggi e trattati di

109
alleanza. Come già in altre culture, anche in quella latina appare la connessione
tra il simbolismo delle corna e la divinità, in questo caso il cervo e la dea Diana.
Tito Livio ricorda infatti un episodio in cui era stato predetto che chi avesse
sacrificato una certa vacca di grande bellezza, avrebbe dato al suo popolo
l'egemonia sull'intera regione del Lazio antico. Il sabino proprietario della vacca si
recò al tempio di Diana a Roma per sacrificarla, ma il sacerdote del tempio riuscì
con uno stratagemma a distrarre il sabino e sacrificò lui la vacca alla dea
garantendo alla città di Roma l'egemonia; le corna stesse furono affisse all'entrata
del tempio come ricordo della vicenda e come pegno tangibile della sovranità sul
Lazio.
La potenza di Roma e la sua grande espansione portò al miscelarsi, oltre che
persone di Popoli diversi, dei tanti miti; questo faceva evidentemente parte di un
disegno superiore essendo quella che è oggi l’Europa, probabilmente la zona in cui
vissero gli ultimi Homo Selvaticus, probabilmente quella razza Ariana che Hitler
andò a cercare fino in Tibet!

La Chimera Raffigurazioni diverse di Diana

Da quanto Pantaleone racconta, le ricerche collegate portano a ipotizzare, come


anche voleva intendere Dante nella Divina Commedia dove scrive che il Veltro si
incarnerà è quell’Italia per cui morì la vergine Cammilla, Eurialo e Turno, e Niso
di ferute, che quella Venere si incarnerà nel Lazio, che è il luogo, come è scritto
nella Rivelazione di Giovanni, dove risiede anche la Bestia.
Il Veltro, che c’è chi ha giustamente simboleggiato come cavallo, animale che
simboleggia il corpo umano che trasporta l’anima, è la personificazione allegorica
dell’eroina destinata a liberare l'umanità e in particolare l'Italia. Quel cavallo che
Dante chiama Veltro è erede dell'Aquila Imperiale, che è oggetto della profezia
pronunciata da Beatrice in Purgatorio, e simboleggia l'imperatore universale che
riformerà la Chiesa come intendeva suggerirci anche Nostradamus in più d’uno dei
suoi disegni. Quanto Pantaleone racconta porta in evidenza anche il ruolo delle
110
donne che non sono state riconosciute come incarnazioni dell’Anima Mundi ma
che hanno comunque lasciato un segno indelebile nella storia. Perché la storia,
diversamente da quanto ci viene raccontato su Gesù, che derivava il suo potere da
chi si nascondeva dietro il nome di Helios, ci descrive tali donne come persone,
normali, normalissime!
Narrandoci questa storia, mettendo nel mosaico simboli legati alla Grande Madre,
non inserendo Gesù da nessuna parte, se avevamo ancora dei dubbi, attraverso
quanto ci narra il monaco, abbiamo conferma che la storia della resurrezione di
Gesù non è vera.

Alcuni disegni di Nostradamus

Se per recuperare degli errori la sua storia non è stata completamente inventata,
Gesù, forse nel tentativo di aiutare Maria, o forse perché voleva aiutare sia Maria
che gli Zeloti a combattere i romani, confuse volontariamente le acque. E Maria, o
per non tradire il fratello o perché proprio non si risvegliò quindi non capì, o perché
non creduta, dopo la probabile farsa della crocifissione inscenata da Gesù con
l’aiuto di qualcuno importante (magari proprio Caifa o Erode), potrebbe essere
andata in Francia. Sicuramente in Francia, insieme alla moglie ed ai probabili due
figli maschi che da lei ebbe, ci andò Gesù, dove vi morì all’età di 47 anni!

a b c
a. b. La Vescica Piscis – che simboleggia lo Spirito incarnato nella Materia - in un mosaico e nel
pozzo di Glastonbury. c. la Vescica Piscis in un cerchio nel grano con al centro il Fiore della Vita

111
Caos e trombe del giudizio

Dalla parte dell’elefante più grande (che abbiamo detto simboleggia il Male ed è
fatto più grande perché questi è divenuto molto forte), ci sono un uomo ed una
donna che suonano le trombe del giudizio, sopra due cavalli di colore diverso, le
cui code sono unite in modo che sembrano formare un caduceo; essendo dalla parte
dell’elefante che simboleggia il Male, ed essendo posta Venere sopra di loro, quella
raffigurazione potrebbe voler dire che sarà per quelle persone che hanno un certo
miscuglio genetico che suoneranno le Trombe del Giudizio.
Dall’altra parte ci sono due altre persone (fig.a), sembrano lottare tra di loro ed
hanno un abito che somiglia a quello sacerdotale con cui Pantaleone ha vestito
Samuele (fig.b) ed anche Abramo (fig.c).

a b c
Forse quelle due persone raffigurano un uomo ed una donna ebrei, e quella lotta
rappresentata dal monaco intende forse simboleggiare quella della vita che gli
Ebrei stanno combattendo da sempre. Le figure non sono poste come Samuele
sopra il Capro espiatorio ne hanno panni rossi in mano, questo dovrebbe quindi
significare che la loro (la nostra) espiazione è finita.
Sopra all’elefante più piccolo che simboleggia il Bene, Pantaleone ha posto una
gatta con due stivali: come la simbologia che la riguarda insegna, quella gatta vuole
112
simboleggiare il Ponte tra la nostra dimensione e quella superiore. Come
nell’antichità la gatta Basted veniva collegata ad Iside o si immaginava come
l’equivalente della Hathor di Dendera, cioè al Femminino Sacro più antico, quella
gatta che il monaco ha posto sopra l’elefante che simboleggia il Bene vuole
simboleggiare la nuova donna, che rappresenta, ed è messaggera, di due Grandi
Madri, e farà da Ponte una volta che sarà riuscita a dire quanto deve dire
all’Umanità.

Anche alla donna sansone presente nella corona, che cavalca quel leone a cui apre
la bocca il monaco ha messo due stivali come alla gatta (fig. a).

a
Il monaco lo ha fatto per suggerirci dove quella donna si sarebbe incarnata ma
anche per dirci che a quella Sacerdotessa è stato restituito quanto alle precedenti
sacerdotesse della Dea era stato tolto rimettendo il DNA come stabilito in origine
dalla Creazione determinando, attraverso la sua discendenza, l’inizio di una nuova
e corretta discendenza genetica.
Abbiamo però buone speranze in merito a quelle persone geneticamente modificate
poiché Dante, nel trentatreesimo canto del purgatorio, scrive:
Non sarà tutto tempo sanza reda
113
l'aguglia che lasciò le penne al carro,
per che divenne mostro e poscia preda,
ch'io veggio certamente, e però il narro,
a darne tempo già stelle propinque,
secure d'ogn'intoppo e d'ogni sbarro,
nel quale un cinquecento diece e cinque,
messo di Dio, anciderà la fuia
con quel gigante che con lei delinque.
E forse che la mia narrazion buia,
qual Temi e Sfinge, men ti persuade,
perch'a lor modo lo 'ntelletto attuia;
ma tosto fier li fatti le Naiade,
che solveranno questo enigma forte
sanza danno di pecore o di biade.

Ed incoraggia anche quanto scritto nella profezia di Nostradamus: Al compimento


del grande numero settimo, apparirà al tempo dei giochi d’Ecatombe, non lontano
dalla grande età del millennio (quindi adesso) che gli entrati usciranno dalle loro
tombe.

Ora non ci resta che fare patrimonio della dura Lezione che la Dea ha dovuto
impartirci per farci capire dove avevamo sbagliato e comportarci di conseguenza
modificando i nostri modi di agire, ma soprattutto smettendola subito di manipolare
il DNA, perché quello è il modo attraverso il quale la Divinità si manifesta, e
riconoscere la vera Deità.

114
Questo è un estratto della ricerca, il testo completo si può leggere a questo indirizzo
Web: www.ilmessaggiodelladea.com
E’ protetta la proprietà intellettuale sia dell’estratto che dell’intera ricerca, che può
essere divulgata a patto che venga sempre indicato il nome dell’autore, che l'opera
non venga manipolata per effettuare opere derivate, che non vi siano guadagni da
parte di chi la diffonde.

Le grida della Fenice


Svelato attraverso la decriptazione di un millenario mosaico
e altre famose opere il segreto tenuto nascosto dai primi capi
Templari e da tutti i papi e alti prelati che si sono susseguiti

di Gabriella Fabiani

115

Potrebbero piacerti anche