Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
e coordinata da
Renzo Angelini
Ideata
e coordinata da
Renzo Angelini
la vite
e il vino
botanica coltivazione
la vite e il vino
storia e arte ricerca
alimentazione utilizzazione
Script
la vite e il vino
botanica
storia e arte
alimentazione
paesaggio
coltivazione
ricerca
utilizzazione
mondo e mercato
COORDINAMENTO SCIENTIFICO
Attilio Scienza
COORDINAMENTO REDAZIONALE
Ivan Ponti
L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato
possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o
inesattezze nella citazione delle fonti dei brani e delle illustrazioni riprodotti
nel seguente volume.
REDAZIONE
Elisa Marmiroli
REALIZZAZIONE EDITORIALE
ART Servizi Editoriali S.p.A.
Bologna
www.art.bo.it
Renzo Angelini
Bayer CropScience
Attilio Scienza
* L’OIV è un’organizzazione intergovernativa, fondata nel 1924; conta attualmente 43 Stati Membri, 4 Stati Osservatori e
10 ONG. La sua missione è di essere l’organismo di riferimento tecnico-scientifico a livello mondiale per la vite e il vino.
Partecipano ai lavori dell’OIV oltre 600 esperti di differenti Paesi. www.oiv.int
Morfologia e fisiologia
Osvaldo Failla
Foglia lobata con lobi sovrapposti Foglia partita con seno peziolare
a lembi sovrapposti
20
Stami Pistillo
Caliptra
Petali
Sepalo
rudimentale
Ricettacolo
Nettario Pedicello
23
Il frutto della vite è una bacca. Anche Anatomia della bacca a maturità
il termine acino è botanicamente corretto
poiché si riferisce a bacche di dimensioni Impronta stilare
relativamente piccole, riunite in infruttescenze Cuticola Setto
Pericarpo Loculo
Esocarpo
Mesocarpo
Seme
Fasci vascolari
Endocarpo
Pennello
Ricettacolo
Tracce
Pedicello
della caliptra
28
Foto A. Scienza
32
Origine e storia
Attilio Scienza
Religione e arte
Gaetano Forni
Origine e storia
Introduzione
Nessuna specie vegetale o derivato dalla trasformazione agricola
presenta una diversificazione produttiva o qualitativa paragona-
bile a quella che offre la vite nelle sue circa 10.000 varietà o gli
infiniti profili sensoriali dei vini che da queste vengono prodotti in
tutte la parti del mondo. Questa diversità non dipende solo dalle
condizioni pedoclimatiche dei luoghi dove l’uva viene prodotta,
ma è soprattutto il risultato del lavoro di numerose generazioni
di viticoltori che negli angoli più disparati dell’Europa e del vicino
Oriente, a partire dal Neolitico, hanno dato a questa bevanda una
precisa identità culturale, espressione di un interscambio conti-
nuo tra uomo, vitigno e ambiente di coltivazione.
La storia della vite e del vino, pur essendo una grande storia per
avvenimenti e per durata temporale, è in sostanza la sommatoria di
tante piccole storie regionali e locali, che nel corso dei secoli si so-
no stratificate con modalità spesso di difficile interpretazione e che
hanno come protagonisti gli innumerevoli ignoti viticoltori ai quali
siamo debitori per il silenzioso e spesso incompreso lavoro che
Caraffa in rame etrusca per attingere il vino, hanno svolto nella selezione dei vitigni, nella sistemazione delle col-
VII sec. a.C. (Museo Martini, Chieri - TO)
line rendendole adatte alla loro coltivazione, nella scelta delle forme
di allevamento che consentivano alla pianta di plasmarsi ai climi più
disparati, nel trovare le modalità di vinificazione che permettevano
al vino di conservarsi, sebbene per tempi brevi, inalterato.
Se le espressioni culturali cambiano nello spazio e nel tempo, in
ogni regione e in ogni periodo storico, ogni gruppo sociale ha
bevuto vini sempre diversi.
È un viaggio nella civiltà europea e asianica, dove l’immagina-
Falcetti di epoche diverse usati per rio mitologico coniuga il luogo fisico con lo spazio simbolico e il
la potatura e la vendemmia, provenienti nome del vino e del luogo divengono veicoli per richiamare alla
dall’area atesina
48
50
Torchio
di Catone Torchio francese
(I-II sec. a.C.) (XVIII sec.)
63
Foto R. Angelini
75
89
106
109
Aspetti nutrizionali
Carlo Cannella, Mara Rossoni
Vino e ricette
Gianfranco Bolognesi
Aspetti nutrizionali
L’uva, oltre che per la produzione del vino, viene consumata
Componenti del vino come frutto fresco (uva da tavola), oppure conservata dopo es-
siccazione (uva passa, utilizzata in cucina e nella preparazione
• Il vino contiene circa 250 sostanze dei dolci); inoltre dall’uva si prepara per spremitura il succo di
chimiche diverse. Esse provengono
dall’uva, dalla fermentazione e da uva (bevanda non alcolica) e dai semi si estrae l’olio di vinac-
alcune contaminazioni dovute ai cioli, ricco di acidi grassi essenziali (~ 68-100 g) e di vitamina E
recipienti di conservazione (es. stirene, (~19-100 g). L’applicazione della genetica e della bioingegneria
piombo, cromo) e ai trattamenti viticoli alla viticoltura ha reso possibile di produrre uva da tavola con
ed enologici pochi semi o addirittura apirene cioè priva di semi.
La parte edule del frutto è costituita dagli acini che compren-
• Sulla composizione del vino influisce dono la buccia, la polpa e i semi o vinaccioli. La polpa, nelle
inoltre la tecnica di vinificazione, uve da vino ben mature, è in gran parte trasformata in un liqui-
soprattutto per le diverse possibilità do contenente zuccheri che, a seguito della pigiatura, costitui-
che hanno le sostanze contenute nelle rà il mosto.
bacche e nei vinaccioli, di passare Una porzione di uva di 150 g è una buona fonte di acqua, zuc-
nel mosto e quindi nel vino. Anche cheri semplici (glucosio e fruttosio), acidi organici (tartarico,
alcuni trattamenti di cantina, quali presente quasi esclusivamente nell’uva), vitamine (in particola-
la chiarificazione, la filtrazione, la re vitamina C), sali minerali (con un buon apporto in Cu) e com-
decolorazione con carboni attivi e la posti fenolici (antociani, flavoni). Questi ultimi sono presenti
stabilizzazione a freddo e a caldo, in quantità molto modesta e il rapporto tra le varie classi di
possono influire sulla presenza composti fenolici varia significativamente tra le diverse varietà
di alcune sostanze, sia perché di uva; la quantità totale, dell’ordine di pochi milligrammi ogni
ne riducono il contenuto, sia per 100 g di alimento fresco, è distribuita diversamente all’interno
la cessione di elementi estranei dell’acino con una minore concentrazione nella polpa.
(metalli in particolare) La sintesi dei pigmenti antocianici e dei tannini nell’uva dipen-
de dal tempo di esposizione al sole piuttosto che da altre con-
dizioni pedo-climatiche. Il colore della buccia è dovuto princi-
palmente agli antociani, mentre nella polpa sono più abbon-
118
127
Albana
Terrina di frutta all’Albana passito, frutta fresca e sorbetti
Albana
Ingredienti
Per il soufflè:
• 200 g di latte, 80 g di zucchero
• 40 g di farina, 50 g di burro
• 4 rossi d’uovo, 5 albumi Montare il rosso d’uovo con lo zucchero e metà del vino, por-
• 4 biscotti savoiardi tare sul fuoco e, mescolando continuamente, aggiungere la colla
• 100 g di cioccolato fondente di pesce ammollata in acqua fredda, l’Albana e cuocere ancora
• 1/2 bicchiere di alchermes per 1 minuto circa facendo attenzione a non raggiungere l’ebol-
Per la crema:
lizione. Lasciare intiepidire e amalgamarvi la panna montata.
Rivestire una terrina con il pan di spagna tagliato a fette, versare
• 250 g di latte, 80 g di zucchero uno strato di bavarese, la frutta fresca a pezzi, ricoprire con la
• 4 rossi d’uovo, 35 g di farina bavarese rimasta e il pan di spagna. Tenere in frigorifero per al-
• 1/2 bicchierino di rosolio di anaci meno 3 ore. Sistemare al centro del piatto una fetta di terrina con
salsa di frutta, sorbetti assortiti e frutta fresca.
146
Vino e paesaggio
Diego Tomasi
Vini e regioni
Attilio Scienza
Paesaggio e cultura
Riccardo Pastore
Vino e paesaggio
Introduzione
Anime del vino Quali sono gli elementi che accomunano due identità apparen-
temente così distinte? Quali sono le reciproche interazioni che
• Un vino anonimo senza associazioni stanno promuovendo un crescente interesse per il connubio vino-
ha sempre maggior difficoltà a essere
paesaggio?
totalmente compreso rispetto a un
Senza dubbio l’agire secolare del viticoltore ha costruito i pae-
vino, pur di pari qualità, del quale si
saggi viticoli di cui oggi disponiamo, ed è altrettanto vero che la
conoscono l’origine e gli elementi che
contemplazione di un vigneto inserito in un bel contesto paesag-
costruiscono il suo insieme
gistico genera emozioni che si trasmettono in modo inconscio
• Claude Lévi-Strauss (Bruxelles 1908) fino alla qualità percepita del vino. Questo stretto legame prende
amava dire: “a buon pensare, buon corpo se pensiamo che la valutazione di merito assegnata a un
mangiare”, e questo chiarisce e fa vino ha inevitabilmente una quota di soggettività che nel nostro
emergere la quota di preferenza che caso emerge e si quantifica nel momento in cui la mente recupera
viene assegnata a un vino quando la stati d’animo e sensazioni legate a quel vino. A un ricordo positi-
sua origine è riconducibile a un bel vo, legato alla visione di un bel paesaggio, corrisponderà quindi
paesaggio un giudizio organolettico condizionato favorevolmente dalle emo-
zioni e dalle sensazioni acquisite in un dato momento.
L’immagine obiettiva della fisicità del paesaggio, arricchita dalla
scenografia del momento (colori, luminosità, volumi ecc.), porta a
una percezione visiva che viene elaborata, immediatamente me-
morizzata e facilmente recuperata al momento dell’assaggio. La
vista non è più soltanto un organo di percezione, ma diventa un
elemento di giudizio in stretto collegamento con il gusto e con
l’olfatto, il tutto trae però origine dal soggetto visivo, in questo
caso il vigneto e il suo contorno.
Vigneti a Montepulciano (SI) Foto R. Angelini
150
191
Cannonau di Sardegna
Geografia
Comprende l’intero territorio della Sardegna. La sottodenomi-
Olbia
nazione tradizionale “Oliena o Nepente di Oliena” è riservata al
Sassari Cannonau di Sardegna proveniente da uve prodotte e vinificate
Alghero nell’intero territorio comunale di Oliena e in parte di quello di Or-
Nuoro gosolo, in provincia di Nuoro.
Vitigni
Il Cannonau si ritiene sia stato importato durante la dominazione
spagnola dal XV al XVIII secolo dall’Aragona. Si sono riscontrate,
a conferma di questa ipotesi, affinità dal punto di vista ampelo-
grafico con varietà iberiche come la Cannonanza e la Granaxa.
Recentemente è stato confermato attraverso indagini ampelogra-
fico-molecolari, che il Tocai rosso, l’Alicante, il Gamay perugino, e
il Cannonau sono un unico vitigno, che nel mondo è conosciuto e
diffuso col nome di Grenache.
Originario dell’Aragona, si è diffuso dapprima in Roja e Navarra
e quindi nel Roussillon, dominato dal regno di Aragona fino dal
1659. Nel XIV secolo è citato in documenti mercantili della Sarde-
gna, un vino chiamato Vermyle che è forse il Cannonau di origine
catalana proveniente da vigneti allevati “a sa catalano”, cioè ad
alberello. La prima citazione di un vino con una denominazione
simile a Cannonau è del 1612, relativa a un vino sardo inviato al re
Filippo I. Il nome potrebbe derivare dal greco kanonizo = valore di
riferimento, usato quindi come valore di scambio.
Aspetti enologici
Cannonau Il Cannonau viene vinificato con una tradizionale vinificazione in
rosso, oppure può essere vinificano in rosato, e infine può esse-
194
205
210
217
Innesto
Sistema di allevamento dei portinnesti cosiddetto a bandiera
248
Vivaio
germoglio, che viene controllato nel suo sviluppo con ripetute ci-
Particolare di barbatelle in vivaio
mature. L’attenzione alla difesa verso le avversità parassitarie è
particolarmente accurata in quanto un attacco di funghi o insetti
pregiudica in maniera significativa lo sviluppo della barbatella. Le
piante in vivaio rimangono fino alla caduta delle foglie in autunno
e successivamente vengono tolte dal terreno, portate in magazzi-
no e preparate per la vendita con potatura del tralcio a circa due
gemme e paraffinatura dello stesso, oltre a un taglio delle radici a
circa 30 cm. Le barbatelle raccolte in mazzi da 25 unità vengono
posizionate in magazzini a temperatura di 2 °C. Importante è la
garanzia di una umidità intorno al 100% per evitare il dissecca-
mento dell’apparato radicale. In queste condizioni le piante pos-
sono rimanere anche per diversi mesi (massimo 18). Ogni mazzo
di 25 piante deve essere accompagnato da un cartellino di di-
verso colore: bianco per il materiale di base, azzurro di categoria
certificato e arancione di categoria standard.
251
Nebbiolo
Sassella, Valtellina
278
283
Impianto
Le sistemazioni
Le sistemazioni La sistemazione è il modo con cui vengono disposti i filari in re-
• Nella realtà della viticoltura italiana, lazione alla pendenza del terreno da impiantare a vigneto. Nelle
localizzata per lo più in collina o sistemazioni idrauliche vengono distinte le situazioni di collina da
montagna, riveste grande importanza quelle di pianura. In collina, l’eliminazione delle acque in eccesso
il modo con cui vengono strutturati è un problema che riguarda il convogliamento delle stesse in mo-
i versanti e sistemati i filari di vite, do da evitare i rischi di erosione, ovviamente maggiori all’aumen-
facilitando così le operazioni colturali e tare della pendenza.
agevolando lo smaltimento delle acque, In pianura i filari si orienteranno parallelamente al lato più lungo
preservando il territorio da fenomeni dell’appezzamento da impiantare e dovranno possibilmente avere
erosivi e franosi l’orientamento nord-sud. In collina, le pendenze più o meno accen-
tuate, determinano scelte di orientamento differenziate che tengano
conto sia dello scolo delle acque meteoriche, sia delle agevolazioni
alle operazioni colturali. Quando la pendenza del terreno è limitata
e uniforme diventa facile sistemare i filari in modo da favorire la
meccanizzazione e avere la migliore esposizione alla luce.
Sistemazioni di collina
Sistemazione a rittochino. La sistemazione dei filari nel senso
della massima pendenza, facilita la meccanizzazione, contribuisce
al corretto deflusso delle acque, accentuando però i problemi del
dilavamento e dell’erosione del terreno, per limitare i quali si può
oggi positivamente contribuire con la tecnica dell’inerbimento. Il rit-
tochino non pone particolari vincoli alla meccanizzazione, se non
quello della pendenza nel momento in cui questa diventa superiore
al 35-40%. Assai più difficoltosi riusciranno i lavori colturali manuali
e ciò soprattutto nel caso di terreni a forte pendio per il disagio a
Sistemazione a rittochino doverli percorrere in salita e in discesa.
Nel caso di vigneti con diverse inclinazioni nello stesso appezza-
mento, viene adottata la sistemazione a spina che permette di
mantenere l’orientamento dei filari in massima pendenza.
Sistemazioni in collina Foto R. Angelini
284
299
Tipologie di alberello
c
b
302
309
Prima Dopo
Germoglio
principale
Germoglio
secondario
NO!
Sperone
Dettaglio di uno sperone in cui è stata
effettuata una scacchiatura eccessiva che
ha rimosso anche i germogli basali
321
336
Concimazione di fondo
Viene praticata prima dell’aratura e serve per dotare gli strati pro-
fondi del terreno soprattutto di sostanza organica e di elementi
• poco mobili, come potassio e fosforo. Nella determinazione del
quantitativo da somministrare con la concimazione di fondo oc-
corre tenere conto dei seguenti elementi:
– profondità del suolo esplorata dalle radici: la concimazione sarà
quantitativamente inferiore in un suolo poco profondo che in
uno molto profondo;
– contenuto in elementi grossolani del terreno: se il terreno ha
molto scheletro, occorre ridurre proporzionalmente le dosi nor-
malmente indicate;
– colture precedenti: se il vigneto segue all’erba medica occorre
eseguire un’elevatissima concimazione di impianto con potassio;
– portinnesto e marza: i fabbisogni variano a seconda della com-
binazione di innesto scelta;
Clorosi per carenza di ferro – pH del suolo: se il terreno presenta valori di pH uguali o inferiori
a 5,5 occorre aggiungere alla concimazione di fondo un am-
mendante calcio-magnesiaco per elevare il pH;
– sensibilità del terreno alla siccità: nei suoli dove la siccità rap-
presenta un problema, la concimazione potassica di fondo è
indispensabile per mettere potassio e fosforo in immediata
prossimità delle radici della vite ed evitare quindi i fenomeni di
carenza (potassica soprattutto) causati dall’eccessivo dissec-
camento della parte superficiale del terreno, quando le estati
decorrono eccessivamente secche;
– stima delle quantità di elementi nutritivi da somministrare in
funzione dei risultati dell’analisi del terreno: i risultati analitici
più importanti al fine di impostare una corretta concimazione
potassica di fondo sono: la Capacità di Scambio Cationico, i
livelli di P2O5, K2O e MgO, il contenuto di sostanza organica, il
contenuto di carbonati.
Carenza di ferro e magnesio Nei terreni sciolti, cioè poco dotati di colloidi argillosi, è necessario
tenere conto che gli elementi minerali si spostano facilmente dagli
strati più superficiali del suolo a quelli più profondi, non appena si
solubilizzano a seguito delle piogge. Questo avviene non solo per
l’azoto, ma anche per il fosforo e il potassio che vengono facilmente
trasferiti in profondità e pertanto allontanati dallo strato di terreno
che sarà maggiormente esplorato dalle radici della vite. Nei terreni a
tessitura sciolta è meglio impiegare concimi organici o misto-orga-
nici, meno dilavabili, che migliorano anche il trattenimento dell’ac-
qua. La concimazione minerale può essere attuata nel momento del
bisogno, poiché è veloce l’approfondimento dei minerali.
Nei suoli più compatti, ricchi di argilla, mentre l’azoto si muove fa-
cilmente, come nei terreni sciolti, il fosforo e il potassio vengono
Sintomi complessi dovuti alla carenza di fortemente trattenuti e bloccati dalle particelle argillose. È quindi
azoto, boro e magnesio necessario che in questi terreni, durante la concimazione di fondo,
i primi 60-70 cm di terreno vengano sufficientemente riforniti di fo-
340
Fertilizzazione fogliare
La concimazione fogliare della vite rappresenta un metodo rapido
ed efficiente per fornire gli elementi necessari per correggere al-
cune carenze minerali e per superare periodi di stress intenso che Fertilizzazione fogliare
limitano l’assorbimento radicale, come durante periodi di siccità,
eventi che si verificano con notevole frequenza in molte aree viti-
• Attualmente la concimazione fogliare
della vite rappresenta il metodo più
cole italiane. Anche carenze minerali diffusamente segnalate, co- rapido ed efficiente per fornire gli
me quelle di potassio, magnesio, manganese e zinco, che hanno elementi necessari per correggere
effetto sulle caratteristiche compositive della bacca e influenzano alcune carenze minerali e per superare
i processi fermentativi, sono correggibili con le concimazioni fo- periodi di stress intenso che limitano
gliari effettuate in prossimità dell’invaiatura. l’assorbimento radicale, provocando
L’aumentato interesse verso l’impiego di concimi fogliari attribui- danni qualitativi e quantitativi alla
sce un ruolo importante alla diagnostica fogliare. Questa diviene produzione
lo strumento fondamentale nella programmazione delle fertilizza-
zioni mirate a ottenere produzioni di qualità. Tuttavia, per una cor-
retta interpretazione delle analisi, è necessario stabilire standard
di riferimento che tengano conto del tipo di suolo, dell’ambiente
e del genotipo (vitigno e portinnesto) in esame. Molta attenzione,
inoltre, occorre nell’individuazione del giusto formulato (in merito
a composizione, funzionalità e miscibilità) e del corretto momento
di applicazione. Per esempio, trattamenti effettuati con concime
potassico possono influire positivamente sui principali caratteri
dell’uva prodotta, quali un migliore contenuto in zuccheri, poli-
fenoli e antociani, dando un vino complessivamente migliore in
struttura, gradevolezza e colore.
Concimazione di un giovane vigneto
343
Gestione idrica
Introduzione
Irrigazione ragionata La disponibilità di acqua nelle diverse fasi fenologiche della vite è
• La numerosa attività di ricerca uno dei principali fattori che influenzano il comportamento della
condotta nell’ultimo decennio pianta, caratterizzano e definiscono un territorio viticolo. L’acqua
evidenzia che in un vigneto irrigato, è fondamentale per l’attività fisiologica e biochimica della vite. Lo
se l’irrigazione è effettuata in maniera stato idrico della pianta nel corso della stagione è determinante per
ragionata secondo strategie di deficit la dinamica dell’attività vegetativa e produttiva e per il consegui-
idrico controllato, migliora il rapporto mento e la gestione del loro equilibrio. Sulla base di queste con-
quantità-qualità della produzione, siderazioni e dei risultati di una intensa, seppure recente, attività
l’equilibrio vegeto-produttivo della sperimentale si spiega l’importanza che oggi viene attribuita alla
vite e la qualità dell’uva nel senso nutrizione idrica e quindi all’irrigazione nella gestione del vigneto.
più ampio e attuale del termine Peraltro, le possibili profonde modificazioni sul bilancio idrico del
(tecnologica, polifenolica e aromatica) vigneto (minori riserve idriche nei suoli e maggiori valori della do-
rispetto a un vigneto genericamente manda evapotraspirativa), dovute ai previsti cambiamenti del clima,
stressato rafforzano ulteriormente il concetto che la gestione dell’acqua nel
vigneto rivestirà un ruolo sempre più importante e determinante sul
risultato produttivo, anche in termini qualitativi. È necessario però,
discutendo di irrigazione in viticoltura, evidenziare tre concetti:
– l’irrigazione non è una tecnica colturale di forzatura adottata
per aumentare la capacità produttiva del vigneto, peggiorando, di
conseguenza, la qualità dell’uva;
– l’irrigazione non deve essere considerata un intervento di soc-
corso da effettuare in generiche condizioni di stress della pianta
utilizzando l’acqua se e quando disponibile, senza strategie di in-
tervento ragionate e finalizzate a ottimizzare l’uso dell’acqua in
relazione agli obiettivi produttivi da raggiungere;
– la gestione dell’irrigazione deve essere realizzata in modo da ot-
timizzare l’efficienza dell’uso dell’acqua, in quanto risorsa limitata
Vigneto con irrigazione localizzata a goccia
e costosa.
344
360
Aschi Diffusione
e ascospore dei conidi Micelio ectofita,
conidiofori e conidi
Anteridio
Ascogonio
Cleistotecio
aperto
e aschi
Cellula madre
dell’asco
Particolare di acino attaccato da oidio Cleistotecio
376
397
Ocratossina A rilevabile
Le spore
I rischi di contaminazione
sono trasportate
aumentano in caso di attacchi
principalmente
di oidio e tignoletta
dal vento
405
Loglio
Foto R. Angelini
Malva selvatica (Malva sylvestris). Le foglie giovani di questa
pianta erano usate come verdura in passato; in epoca romana
erano già conosciute le proprietà emollienti e durante il Medioevo
si usava l’infuso per contenere la mascolinità dei più focosi. Le
proprietà emollienti sono ricordate dal suo nome (dal greco ma-
lakòs = molle).
I fusti sono tenaci alla base; le foglie sono palmate, con 5 lobi po-
co evidenti e una vistosa insenatura all’inserzione con il picciolo. I
cinque petali di ogni fiore sono spatolati, rosa striati di violetto.
Il frutto è conformato a ciambella ed è costituito da una serie di se-
mi lenticolari di colore grigio-scuro. La malva nasce alla fine dell’in-
verno e fiorisce in primavera e in estate, riproducendosi per seme o
anche per gemme radicali. La sua presenza nel vigneto o nei pressi
potrebbe costituire la fonte del fitoplasma che causa il legno nero.
Malva
Foto R. Angelini
434
439
440
470
Miglioramento genetico
Maria Stella Grando
Selezione clonale
Lucio Brancadoro
Progressi recenti
Lo sviluppo di tecnologie che rendono rapidamente accessibili in-
formazioni sulla costituzione e il funzionamento dei genomi ha aper-
to negli ultimi anni, anche per una specie difficile come la vite, la Risultati del miglioramento
strada verso l’identificazione e la valutazione delle varianti geniche delle varietà tradizionali europee
che determinano caratteri di interesse e per disegnare strategie di
miglioramento delle varietà tradizionali basate sulle migliori varianti • Alcune precoci iniziative
di miglioramento genetico furono
alleliche dello stesso genere Vitis. Per le sue caratteristiche biologi-
intraprese in modo spontaneistico da
che (è diploide, può essere facilmente incrociata o autofecondata,
parte di alcuni ricercatori e vivaisti, che
ha un genoma relativamente piccolo, circa 500 milioni di basi), la vite
si possono definire “seminatori” per
può addirittura rappresentare un sistema modello per ricavare co-
l’empirismo con il quale affrontarono
noscenze genomiche sulle peculiarità delle piante legnose che pro-
i loro progetti di incrocio, i quali
ducono frutti polposi e non climaterici, oltretutto ricchi di metaboliti
sull’onda delle ricerche di Mendel
secondari responsabili di colore, sapore e aromi. Inoltre, la famiglia
e dei principi di Darwin, utilizzando solo
delle Vitaceae presenta un sistema di architetture del fiore, del frutto
la variabilità intraspecifica nell’ambito
e del fusto molto interessante per studi comparativi fondamentali.
della vite europea, ottennero, dagli inizi
Per molti aspetti, compresa l’analisi funzionale dei geni e la ca-
dell’800, nuovi vitigni
ratterizzazione dettagliata del genoma, la ricerca sulla vite come
quella su altri organismi sta comunque beneficiando delle infor- • Nel 1824 Luis Bouschet diffonde
mazioni accumulate in questi ultimi anni dallo studio di piante mo- il Petit Bouschet ottenuto dall’incrocio
dello come Arabidopsis. Per garantire sicuri avanzamenti senza dell’Aramon con il Tinturier, dalle doti
inutili sovrapposizioni di sforzi, i ricercatori dei principali Paesi viti- di precocità, elevata produzione e forte
coli hanno ritenuto essenziale nel 2002 promuovere l’International intensità cromatica del vino
Grape Genome Program (IGGP) con l’obiettivo di favorire lo scam- • Nel 1882 lo svizzero Müller Thurgau,
bio di informazioni e il coordinamento di iniziative scientifiche. direttore dell’Istituto di Geisenheim,
La finalità principale della ricerca genomica viticola prevista dal- crea il vitigno omonimo ritenendo di
l’IGGP è “la comprensione delle basi genetiche e molecolari di aver incrociato Riesling con Sylvaner,
tutti i processi che sono rilevanti per la specie coltivata, sfruttando ma incrociando in realtà, come è stato
le risorse biologiche del genere Vitis nell’ottica di sviluppare nuove di recente verificato, Riesling con
varietà con migliore qualità e ridotti costi economici e ambientali, Madeleine Royale
oltre che innovativi strumenti diagnostici”.
Foto P. Bacchiocchi
477
Foto A. Scienza
482
483
Lieviti e aromi
Patrizia Romano, Angela Capece
Aromi e polifenoli
Luigi Moio, Angelita Gambuti,
Paola Piombino
Tecniche
di vinificazione
Mario Castino
Distillati
Roberto Zironi
r
ine
Traminer
asia
am
to
sca
ztr
Malv
g
lin
o
r
wü
Mo
iat
s
Rie
ch
Ge
ec
inv
Floreale, rosa,
ng
sli
fiori d’arancio
Rie
Kerosene
no
Fia
Trebbiano
Falanghina
Chardonnay
Sauvignon
Greco Miele,
blanc Frutto
mela, ananas,
della passione,
Pinot noir vaniglia
frutta esotica, ribes
508
516
Vini dolci
I vini dolci propriamente detti possono suddividersi in due cate-
gorie.
Alla prima appartengono quei vini in cui la fermentazione appena Vini dolci, vini abboccati
iniziata viene rallentata e poi interrotta allontanando i lieviti con op- e passiti
portuni interventi di filtrazione o di centrifugazione, stabilizzando
poi eventualmente il prodotto con un’inattivazione termica. Eredi • Nel caso che non tutti gli zuccheri
presenti nel mosto di partenza
di prodotti di carattere famigliare o artigianale molto diffusi in certe
subiscano la fermentazione, il prodotto
regioni, sono soprattutto elaborati con mosti da uve aromatiche,
ottenuto può risultare più o meno dolce
per esempio i vari Moscati, Malvasie, Brachetti e così via. Adatti al
consumo con i dessert, sono graditi soprattutto dai giovani e dalle • Intermedi fra i vini dolci e i vini secchi,
signore, per il loro basso contenuto alcolico. si può porre la categoria dei vini
Una seconda tipologia riguarda invece i vini dolci liquorosi, ottenuti abboccati, nei quali il tenore zuccherino
da mosti di uve più o meno appassite e quindi con un rilevante oscilla fra i 5 e i 10 g/l, categoria che
contenuto zuccherino, la cui fermentazione lenta e difficile o si arre- ha i suoi estimatori, ma che di norma
sta spontaneamente, oppure viene arrestata con interventi di refri- viene ottenuta addizionando piccoli
gerazione o filtrazione, seguiti poi da un’opportuna stabilizzazione volumi di mosto o di mosto concentrato
biologica a mezzo di dosi convenienti di diossido di zolfo, stabiliz- a un vino secco
zazione resa più facile dalla contemporanea presenza di un’elevata • I vini dolci liquorosi sono ottenuti da
gradazione alcolica e di un notevole residuo zuccherino. mosti di uve più o meno appassite, da
Attualmente, i processi di filtrazione sterilizzante hanno reso pos- cui l’indicazione di passiti per questa
sibile ottenere vini stabili senza aggiunte eccessive di antisettico. Il categoria
numero e la varietà di questi vini è veramente notevole; per la loro
produzione si utilizzano normalmente uve bianche, ma non di rado
anche rosse, sia neutre, sia aromatiche e la loro elaborazione si è
ormai diffusa in tutte le zone vitivinicole, anche in quelle in cui è più
recente la coltivazione della vite, quali l’Australia e il Sud Africa. È
impossibile riassumere l’enorme ventaglio delle tecnologie parti-
colari adottate nei vari casi, ma i prodotti ottenuti rappresentano
per l’enofilo spesso una sorpresa gradita e sempre rinnovata. Ambiente per l’appassimento di uve
Foto A. Scienza per ottenere il passito
535
542
% export/totale produzione
100 40%
90 35%
80 italiano
Milioni di ettolitri
70 30%
60 25% • Nel periodo 1980/85, la media della
50 20% produzione italiana oscillava intorno
40 15%
30 i 76 milioni di ettolitri e l’export si
20 10%
5%
collocava intorno ai 16,5 milioni di
10
0 0% ettolitri, pari a circa il 22% della
1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 produzione
Produzione Export % export
• Nell’ultimo quinquennio (2001-2005)
la media produttiva si è collocata a 49
milioni di ettolitri e l’export a circa 15
La risposta italiana non tardò ad accontentare le esigenze dei milioni, corrispondenti al 31% della
mercati esteri migliorando la qualità dei prodotti e vestendo il vino produzione complessiva
in bottiglie corredate da etichette informative e raffinate.
I produttori italiani intrapresero con decisione la strada della quali-
tà, inizialmente con un piccolo gruppo di avanguardie, che aprì la
strada a molte altre imprese stimolate dai brillanti successi ottenu-
ti. A sostenere la crescita endogena del vino contribuì la legge 164
del 1992 che pose le basi di una normativa quadro, recependo le
istanze del mondo della produzione e dell’evoluzione dei mercati.
Il rapporto tra produzione di vino italiano ed export, riferito agli anni
1980-2005, mostra il flusso crescente delle consegne sui mercati
esteri in un contesto di riduzione della produzione, evidenziando
come il commercio estero abbia nel corso del tempo acquisito una
crescente importanza nel quadro dell’economia del settore.
Foto R. Angelini
553
1600
1400
1200
Milioni di euro
1000
800
600
400
200
0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
Vini rossi, rosé Vini bianchi
564
587
Ideata
e coordinata da
Renzo Angelini
la vite
e il vino
botanica coltivazione
la vite e il vino
storia e arte ricerca
alimentazione utilizzazione
Script