Una settimana col chirurgo: Harmony Bianca
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Il talentuoso neurochirurgo Gio Corezzi è affascinante e fa girare la testa a ogni donna del St Piran. A tutte tranne che alla bella e timida Jessica Carmichael. E questo lui non lo può proprio accettare!
Jessica sa bene che, senza una casa dove tornare, la proposta di Giovanni di convivere finché il suo cottage non sarà sistemato è molto generosa e certo non si può permettere di rifiutarla. Quello che non sa è che lui ha intenzione di sfruttare quella settimana per insinuarsi definitivamente nel suo cuore.
Margaret McDonagh
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Book preview
Una settimana col chirurgo - Margaret McDonagh
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
St Piran’s: Italian Surgeon, Forbidden Bride
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2011 Harlequin Books S.A.
Traduzione di Giacomo Boraschi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-516-9
1
«Ti occorre Jessica Carmichael.»
Non gli occorreva nessuno... non più.
Giovanni Corezzi avrebbe voluto rifiutare il consiglio della pediatra, la dottoressa Megan Phillips, ma si contenne. Era il suo primo giorno come chirurgo neurologico all’ospedale St Piran in Cornovaglia. Voleva fare del suo meglio per i pazienti, ma sperava anche di fare buona impressione sui colleghi.
«Jessica Carmichael?»
Si accigliò un poco, leggermente turbato da come aveva pronunciato il nome della sconosciuta. Come se fosse molto importante... e il suono gli aveva accarezzato deliziosamente le orecchie. A che cosa stava pensando? Scrollò impazientemente la testa e tornò a concentrarsi su Megan.
«Jess è la psicologa dell’ospedale. Ha molta esperienza, ci sa fare con i pazienti e con le loro famiglie» spiegò la pediatra con evidente ammirazione. «Non ci resta molto tempo da dedicare ai pazienti, quando abbiamo finito di curarli. Per fortuna Jess colma il vuoto.»
«Lo terrò a mente» promise Gio.
Sapeva che in certi casi l’intervento di uno psicologo poteva rivelarsi molto utile, ma per il momento non intendeva chiamarne uno.
«Lo spero.» Megan sembrava un po’ delusa. «Io credo che Jess potrebbe aiutarti per il caso di Cody Rowland.»
Gio dominò la propria irritazione per l’insistenza della giovane dottoressa. Invece di replicare, cercò di capire se gli fosse sfuggito qualcosa sul conto del suo piccolo paziente. Quindici giorni prima Cody, tre anni, era caduto dalla scala di uno scivolo, ma al momento non aveva manifestato nessun sintomo. Qualche giorno dopo era diventato irrequieto, aveva cominciato a soffrire di nausea e mal di testa. Preoccupati, i suoi genitori lo avevano portato al Pronto Soccorso quel mattino.
Dopo averlo visitato, Josh O’Hara aveva chiamato il team neurologico. Essendo occupato in sala operatoria, Gio aveva mandato un collega a visitare il bimbo. I successivi test, compresa una TAC, avevano rivelato la presenza di un ematoma cronico subdurale. Alimentato dall’incessante emorragia, il grumo comprimeva il cervello, riducendo l’afflusso di sangue. Ora Cody si trovava nella corsia pediatrica e aspettava di essere operato. Se non si fosse intervenuti al più presto, Gio temeva che le sue condizioni potessero deteriorarsi. Se l’ematoma non veniva ridotto, c’era il rischio di un danno irreversibile al cervello.
Era mezzogiorno passato e la sua prima giornata di lavoro si stava rivelando davvero estenuante. Quel mattino aveva effettuato tre operazioni di routine... per quanto si potesse considerare routine
un’operazione al cervello. Nel pomeriggio, poi, avrebbe dovuto tenere la sua prima clinica neurologica. Ma precedentemente doveva operare il bimbo.
«Non dubito che quella donna sappia fare il suo lavoro» commentò. «Ma Cody...»
«Prima o poi potrebbe avere bisogno di Jess, però in questo momento sto pensando ai suoi genitori.»
Gio dovette riconoscere che la giovane pediatra aveva ragione. Era preoccupato per i Rowland e avrebbe dovuto essere contento per il fatto che lo fosse anche Megan.
«Sono troppo agitati» riconobbe a malincuore. «E ci rifiutano il consenso per l’operazione. Dovrebbero calmarsi, capire che è necessaria. Ho cercato di spiegarlo, ma non mi hanno ascoltato.»
«Lo so» mormorò Megan. «Sono in fase di negazione, specialmente la signora Rowland.»
«L’ho notato anch’io, ma l’operazione è urgente. Non c’è tempo per queste storie.»
«Ecco perché ho suggerito Jess» disse Megan dopo una breve esitazione. «Scusami se continuo a parlare di lei, non metto in dubbio le tue qualità» si affrettò ad aggiungere mentre lui si accigliava. «Ma so che in queste situazioni può essere preziosa. Tutti l’adorano. È una meravigliosa ascoltatrice... e non ne beneficiano soltanto i pazienti e le loro famiglie. Spesso anche i membri dello staff si confidano con lei. È sicuramente la donna che fa per te.»
Gio si accigliò di nuovo, sia per le parole usate da Megan sia per la loro implicazione. «Non saprei...»
Perché esitava? Di solito ascoltava i consigli. Forse voleva mostrare ai nuovi colleghi che sapeva sbrigarsela da solo. Era il suo primo giorno al St Piran e già bisognava chiamare qualcuno per aiutarlo!
Sbirciò impazientemente l’orologio, chiedendosi quando sarebbe arrivata quella benedetta psicologa. Avrebbe dovuto informarla sul caso e ignorava fino a che punto s’intendesse di questioni cliniche.
«Forse ha già qualche appuntamento» disse a Megan. «E non possiamo permetterci di aspettare ancora.»
«Di solito Jess non lavora su appuntamento» ribatté la pediatra. «È sempre di guardia e risponde a ogni chiamata. Non tarda mai» aggiunse, scrivendo un appunto sulla cartella clinica di Cody.
Gio considerò le alternative. Doveva operare Cody al più presto. Se la psicologa poteva spianargli la strada, era la benvenuta. «Okay, chiamala pure» acconsentì. «Ma se non viene immediatamente, dovremo arrangiarci senza di lei.»
Megan s’illuminò all’istante. «Non te ne pentirai» gli assicurò.
Gio sperò che avesse ragione. «Avvisa di preparare la sala operatoria e il team» la istruì. «E manda l’anestesista a visitare il bambino. Tutto dovrà essere pronto per quando i genitori si decideranno a darci il consenso.»
Mentre Megan andava a organizzare ogni cosa, Gio fu percorso da un inspiegabile brivido di apprensione. Sapeva di agire per il bene di Cody. Perché si sentiva così teso, allora? E perché aveva l’inquietante presentimento che, chiamando Jessica Carmichael, si sarebbe trovato ad affrontare una quantità di problemi imprevisti?
«Di solito i chirurghi non si degnano affatto di chiacchierare con i pazienti e i loro famigliari. Per questo ci sono gli interni e gli stagisti» osservò Jess con un miscuglio di cinismo e stupore.
Megan ridacchiò. «Questo chirurgo si degna. È diverso dagli altri, credimi. E molto alla mano.»
La notizia che il dottor Corezzi era rimasto in corsia era già inquietante, ma Jess fu colpita dall’evidente ammirazione di Megan per il medico. Fu assalita da uno strano presentimento. Con i nervi a fior di pelle, aprì il taccuino e prese qualche appunto mentre la sua amica le riassumeva il caso di Cody.
«Il dottor Corezzi... ehm, Gio ti darà altri particolari» aggiunse Megan.
A quella prospettiva, Jess si sentì ancora più inquieta. «E Cody ha tre anni» mormorò fra sé, chiedendosi come potesse rendersi utile. «Qui ci vuole Charlie.»
«Chi è?»
La domanda fu rivolta alle sue spalle. La voce profonda dall’inequivocabile accento italiano non soltanto identificò il suo proprietario, ma la innervosì maggiormente. Jess sapeva che il dottor Corezzi cominciava il lavoro quel giorno. Com’era arrivato, in tutto l’ospedale si era cominciato a parlare del nuovo, affascinante chirurgo. Tutto lo staff femminile sembrava impaziente di conoscerlo.
A parte Jess.
S’irrigidì e strinse convulsamente il fascicolo, tenendolo davanti a sé come uno scudo protettivo. Assalita da una strana apprensione, si volse e vide per la prima volta Giovanni Corezzi.
Per una volta i pettegolezzi non mentivano. Il nuovo chirurgo italiano era una gioia per gli occhi e perfino lei apprezzò lo spettacolo, pur avendo deciso ormai da tempo che gli uomini non le interessavano più. Un po’ come guardare le vetrine, pensò nascondendo un inappropriato sorriso.
Perché, allora, si sentiva così affannata, come se faticasse a respirare? Perché il suo cuore aveva accelerato i battiti? Perché le sue ginocchia sembravano diventate di burro? Quelle reazioni erano snervanti. Da molto tempo nessun uomo l’attirava... da quattro anni, quando un evento inaspettato le aveva sconvolto la vita, costringendola non soltanto ad abbandonare le sue speranze ma anche a ricostruirsi per sopravvivere.
L’attuale Jess Carmichael era una donna completamente diversa da quella di allora. Una donna pratica, assennata, che non perdeva tempo a guardare un bell’uomo, anche se l’uomo in questione le scaldava il sangue come nessun altro.
Cercando di scacciare quelle inquietanti emozioni, Jess si permise di osservare l’imponente maschio che le stava davanti con l’aria più rilassata del mondo. Sui trentacinque anni, alto più di un metro e ottanta, aveva i capelli corti, folti e ben curati, la pelle abbronzata e una mascella scultorea che gli avrebbe assicurato il successo a Hollywood, o almeno la fotografia sulle copertine delle riviste di moda. Ma in quel momento il suo look non poteva dirsi alla moda, poiché il dottor Corezzi portava il camice dell’ospedale come se fosse appena uscito dalla sala operatoria.
Gli sformati calzoni e la tunica dalle maniche corte non sembravano concepiti per valorizzare un fisico possente, tuttavia non riuscivano a dissimulare la muscolatura del suo corpo atletico mentre il loro colore accentuava l’intenso azzurro degli occhi. Sotto le brune sopracciglia e orlati da lunghe ciglia nere, avevano una rara sfumatura blu scuro. Ora la guardavano con una certa cautela e quel tipo d’interesse maschile che aveva il potere di terrorizzarla.
Accorgendosi che Megan stava facendo le presentazioni, Jess cercò di ricomporsi.
«Molto piacere, dottoressa Carmichael.»
La voce profonda le fece fermare il cuore, compromettendo il suo tentativo di mantenere la calma. «Piacere di conoscerla, dottor Corezzi.»
Jess distolse lo sguardo dai suoi occhi, preferendo osservare le robuste braccia conserte sull’ampio petto. Non poté fare a meno di notare che aveva delle bellissime mani. Mani da chirurgo... agili e robuste, con corte unghie ben curate. Non c’erano anelli nuziali e nessuna traccia provava che negli ultimi tempi ne avesse portato uno. Il solo accessorio era l’orologio sul suo polso sinistro con un quadrante blu notte.
Il bip del cercapersone di Megan la fece sussultare, ma il diversivo servì ad allentare la crescente tensione.
«Mi chiamano al Pronto Soccorso» li informò Megan con evidente riluttanza, apparendo improvvisamente pallida e ansiosa.
«Stai bene?» domandò Jess, sapendo che la riluttanza della sua amica derivava dal suo misterioso rapporto con Josh O’Hara, il carismatico medico che la precedente primavera si era unito al team del St Piran.
«Benissimo.»
La parola mancava di convinzione e Jess si sentì ancora più preoccupata. Alta e snella, Megan appariva delicata, ma pur possedendo una grande forza interiore, da qualche tempo le sembrava ancora più fragile. Avrebbe voluto abbracciarla ma si trattenne, rispettando la distanza che da quattro anni Megan manteneva fra se stessa e il mondo.
«Se c’è bisogno di me, sono qui» disse invece, consapevole dell’inquietante vicinanza di Giovanni Corezzi.
«Grazie.» Megan gettò indietro le spalle e la determinazione brillò nei suoi occhi verdi, unendosi al dolore che li offuscava. «A più tardi. In bocca al lupo