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A. GIORDANI
Introduzione alla logica
EDUCatt – Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica
Largo Gemelli 1, 20123 Milano - tel. 02.7234.22.35 - fax 02.80.53.215
e-mail: editoriale.dsu@educatt.it (produzione); librario.dsu@educatt.it (distribuzione)
web: www.educatt.it/libri
ISBN: 978-88-9335-104-1
ALESSANDRO GIORDANI
A. GIORDANI
15,00 euro
ALESSANDRO GIORDANI
Milano 2016
© 2016 EDUCatt - Ente per il Diritto allo Studio Universitario dell’Università Cattolica
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ISBN edizione cartacea: 978-88-9335-104-1
Edizione realizzata a scopo didattico. L’editore è disponibile ad assolvere agli obblighi di copyright per i
materiali eventualmente utilizzati all’interno della pubblicazione per i quali non sia stato possibile rin-
tracciare i beneficiari.
1 Introduzione 7
1.1 Asserzioni, asserti, proposizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Argomentazioni, argomenti, inferenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.3 Inferenze valide e inferenze corrette . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.4 Inferenze valide e conseguenze logiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
4 Intermezzo 71
4.1 Linguaggio e metalinguaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
3
4 Indice
5 La logica tradizionale 79
5.1 Logica dei termini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
5.1.1 Tipi di concetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
5.1.2 Relazioni tra concetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
5.1.3 Concetti e insiemi: contenuto ed estensione . . . . . . . . . . . 82
5.1.4 Le relazioni tra estensioni di concetti . . . . . . . . . . . . . . . 83
5.2 La logica delle proposizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
5.2.1 Interpretazione delle proposizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
5.2.2 La teoria della distribuzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
5.2.3 La teoria delle opposizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
5.3 La logica delle inferenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
5.3.1 Inferenze per limitazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
5.3.2 Inferenze per conversione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95
5.3.3 Inferenze per concatenazione: sillogismi . . . . . . . . . . . . . 97
5.4 I sillogismi validi di prima figura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
Introduzione
Tutti noi, nel cercare di conoscere e di condividere la verità, ci serviamo del ragio-
namento: ci sforziamo di scoprire come stanno le cose ragionando a partire dalle
cose che conosciamo e ci sforziamo di sostenere che le cose stanno in un certo modo
presentando ragioni a supporto di ciò che sosteniamo. La logica è lo studio del ragio-
namento che ha valore: di ciò che possiamo legittimamente argomentare a partire da
ciò che conosciamo e di ciò che conta come legittima ragione per ciò che asseriamo.
La definizione iniziale di logica che proponiamo è la seguente.
7
8 Introduzione
tra l’atto di asserire qualcosa, l’esito di questo atto e il contenuto del nostro asserire.
Un asserto è l’esito di un atto di asserire e un contenuto asserito è il contenuto di
un asserto.
asserzione
atto: asserire
esito di un atto: asserto
contenuto di un asserto: contenuto asserito
Asserto: Schema:
Platone è un filosofo aèF
La nostra asserzione è compiuta in un determinato linguaggio e lo stesso asserto può
essere proposto in più occasioni, da più persone. Lo stesso contenuto, ma non lo stesso
asserto, può essere proposto in un linguaggio differente. Il linguaggio è essenziale per
l’identità dell’asserto, ma non per l’identità del contenuto: ci sono asserti italiani, ma
non ci sono contenuti asseriti italiani.
In logica classica, si stabilisce che ci sono solo due valori di verità, il vero e il
falso, e che ogni proposizione possiede uno e un solo valore di verità, ossia che ogni
proposizione è vera o falsa, e non può essere vera e falsa allo stesso tempo.
Principio di bivalenza: ogni proposizione possiede uno e un solo valore tra due
valori di verità.
2. Principio di determinazione:
ogni proposizione possiede un valore di verità;
Il principio di non contraddizione stabilisce che nessuna proposizione può essere vera
e falsa allo stesso tempo. Il principio di non indeterminazione, che costituisce la
congiunzione dei due principi di non inflazione e di determinazione, stabilisce che
nessuna proposizione può essere né vera né falsa. Il principio di non indeterminazione
è chiamato anche principio di esclusione, o principio del terzo escluso.
argomentazione
atto: argomentare
esito di un atto: argomento
contenuto di un argomento: contenuto argomentativo
Argomento: Schema:
L’autore del Teeteto è un filosofo bèF
Platone è l’autore del Teeteto a=b
–––––––––––––––––– ––––––
Platone è un filosofo aèF
La nostra argomentazione è compiuta in un determinato linguaggio e lo stesso argo-
mento può essere presentato in più occasioni, da più persone. Lo stesso contenuto,
ma non lo stesso argomento, può essere proposto in un linguaggio differente. Il lin-
guaggio è essenziale per l’identità dell’argomento, ma non è essenziale per l’identità
del contenuto: ci sono argomenti italiani, ma non contenuti inferenziali italiani.
12 Introduzione
1. la validità dell’inferenza;
Il primo argomento proposto è differente dal secondo rispetto alla verità delle premes-
se, dato che il secondo argomento presenta una premessa falsa, ma non rispetto alla
validità dell’inferenza. Infatti, intuitivamente, dalle premesse della seconda inferenza
segue la conclusione. Consideriamo ora i seguenti argomenti:
Argomento 1: Argomento 3:
Ogni ateniese è greco Ogni ateniese è greco
Platone è ateniese Platone è greco
–––––––––––––––––––– ––––––––––––––––––––
Platone è greco Platone è ateniese
Se analizziamo questi argomenti, possiamo osservare che la conclusione proposta è ve-
ra. Tuttavia, come nel caso precedente, mentre ognuno di noi potrebbe essere disposto
a sostenere la conclusione del primo argomento sulla base delle premesse proposte,
14 Introduzione
• La validità delle inferenze presentate non dipende dalla nostra conoscenza geo-
grafica circa il luogo in cui Atene e Babilonia sono situate o dalla nostra cono-
scenza storica circa il luogo in cui Platone è vissuto. La validità delle inferenze
è indipendente sia dal contenuto delle proposizioni che costituiscono le loro pre-
messe sia dal valore di verità di queste proposizioni e della conclusione: ciò che
è fondamentale non è la verità delle premesse, ma il nesso tra la verità delle
premesse e la verità della conclusione.
In che modo è possibile riconoscere che una certa proposizione è inclusa logicamente
in un insieme di premesse? In base alla caratterizzazione assiomatica, per riconoscere
Inferenze valide e conseguenze logiche 17
La logica è quindi formale perché è lo studio della forma in virtù della quale le
condizioni di verità delle asserzioni e delle condizioni di validità delle argomentazioni
costruite in un linguaggio sono determinate: non c’è da stupirsi che la logica abbia
avuto origine nella scuola di Platone.
Idee principali:
- Definizione di logica
- Definizione di asserto
- Definizione di proposizione
18 Introduzione
Esercizi
Esercizio 1.1. Analizzare il seguente argomento rispetto alla validità.
(1) Lo studio di ogni disciplina richiede uno sforzo fisico
(2) L’astronomia è una disciplina scientifica
(3) Quindi, lo studio dell’astronomia richiede uno sforzo fisico
Esercizio 1.8. Verificare la correttezza delle seguenti tabelle basandosi sulla defini-
zione di validità di un argomento.
argomenti validi conclusione vera conclusione falsa
premesse vere 2
2
premesse false 2
2
2.1 Insiemi
Un insieme è un’entità che possiede elementi, in numero maggiore o uguale a zero.
La relazione di essere-elemento-di è indicata dal segno: ∈. Una teoria elementare
degli insiemi, che qui assumiamo, è caratterizzata da due principi fondamentali che
fissano le condizioni di identità e, in parte, le condizioni di esistenza degli insiemi.
21
22 Insiemi, relazioni e funzioni
sono lo stesso insieme, che contiene come elementi solo Platone e Aristotele.
La relazione di inclusione è
Insiemi 23
• riflessiva: A ⊆ A;
• transitiva: se A ⊆ B e B ⊆ C, allora A ⊆ C;
• antisimmetrica: se A ⊆ B e B ⊆ A, allora A = B.
A B
La relazione di separazione è
• simmetrica: se A k B, allora B k A;
Esempio 2.1. Per illustrare il significato dei due assiomi e delle definizioni di inclu-
sione e separazione, supponiamo che esistano due insiemi: l’insieme degli uomini e
l’insieme dei numeri. Per l’assioma di separazione, esistono
24 Insiemi, relazioni e funzioni
1. {Platone, Aristotele}
Questo insieme contiene Platone e Aristotele come elementi;
2. {x | x è un filosofo}
Questo insieme contiene tutti e solo i filosofi come elementi;
3. {2, 4, 6, 8, 10}
Questo insieme contiene i numeri 2, 4, 6, 8, 10 come elementi;
4. {x | x è un numero pari}
Questo insieme contiene tutti e solo i numeri pari come elementi.
Si può osservare che un insieme può essere determinato in due modi all’interno di
un insieme più esteso: in modo estensionale, mediante un elenco dei suoi elementi,
come nei casi precedenti 1 e 3; in modo intensionale, mediante la presentazione
di una proprietà dei suoi elementi, come nei casi precedenti 2 e 4. I due tipi di
procedura identificano un insieme per l’assioma di separazione. Infatti, la procedura
estensionale genera un elenco che corrisponde a una proprietà: la proprietà di essere
uno degli elementi nominati nell’elenco. Si può poi osservare che, nel caso di insiemi
con infiniti elementi, l’unico modo per determinare un insieme è quello di presentare
una proprietà dei suoi elementi.
Esempio 2.2. Supponiamo che esista l’insieme delle lettere dell’alfabeto. Per l’as-
sioma di separazione, esistono gli insiemi: {x | x è una lettera del nome «Platone»} e
{p, l, a, t, o, n, e}. Infatti, {p, l, a, t, o, n, e} è l’insieme determinato dalla proprietà di
essere una delle lettere elencate. Chiaramente, questi insiemi coincidono.
Insiemi 25
L’insieme vuoto è l’insieme che non contiene alcun elemento. Come corollario, si
ottiene che ∅ ⊆ X, per ogni insieme esistente. Infatti, dato che non possiede elementi,
tutti gli elementi dell’insieme vuoto sono elementi di qualsiasi altro insieme.
Dati due insiemi, A e B, l’unione di A e B è l’insieme che contiene gli elementi che
sono contenuti in A o in B. Una rappresentazione dell’unione mediante diagrammi
di Eulero è:
U
A B
A B
A B
A⊆B A∩B =∅
se A 6= ∅ contraddice se A 6= ∅
A ∩ B 6= ∅ A*B
Infine, osserviamo che, se due insiemi non sono separati, e quindi si intersecano,
si possono dare solo quattro casi:
Esempio 2.3. Se Platone ama Diotima, allora c’è una relazione d’amore che lega
Platone a Diotima, ma questo, purtroppo, non implica necessariamente che ci sia
una relazione d’amore che lega Diotima a Platone. Infatti, è certamente possibile
che Platone ami Diotima senza essere amato da lei. La relazione d’amore intercorre
quindi tra Platone e Diotima, presi in questo preciso ordine.
Esempio 2.4. La relazione d’amore può essere definita sullo stesso dominio e co-
dominio: gli individui. Il suo dominio di definizione è allora costituito da tutti gli
individui che amano qualcuno. Dato l’esempio precedente, Platone è certamente nel
dominio di definizione della relazione d’amore, mentre non è possibile dire se Diotima
sia o no in questo dominio.
• Una relazione R è totale sul dominio, o totale a sinistra, quando ogni indivi-
duo del dominio è correlato a qualche individuo del codominio.
• Una relazione R è uno a uno, o biunivoca, quando è insieme molti a uno e uno
a molti, ossia univoca sul dominio e sul codominio.
30 Insiemi, relazioni e funzioni
Esempio 2.5. La relazione di confinare con, definita sull’insieme degli stati, è una
relazione che non gode di alcuna delle proprietà precedenti: è infatti una relazione
molti a molti, dato che lo stesso stato può confinare con molti stati e molti stati
possono confinare con lo stesso stato, e non è totale sul dominio o sul codominio, dato
che ci sono stati che non confinano con altri stati. La relazione di essere generato
da, definita sul dominio degli uomini e il codominio delle coppie di uomini, è totale
sul dominio, dato che ogni uomo è generato da una coppia di uomini, ma non sul
codominio, dato che ci sono coppie di uomini che non generano, ed è univoca sul
codominio, dato che un uomo può essere generato da una sola coppia di uomini, ma
non sul dominio, dato che molti uomini possono essere generati dalla stessa coppia.
1. riflessiva su X se e solo se
per ogni x ∈ X, R(x, x);
2. irriflessiva su X se e solo se
per ogni x ∈ X, non R(x, x);
3. simmetrica su X se e solo se
per ogni x, y ∈ X, R(x, y) implica R(y, x);
4. asimmetrica su X se e solo se
per ogni x, y ∈ X, R(x, y) implica non R(y, x);
5. antisimmetrica su X se e solo se
per ogni x, y ∈ X, R(x, y) e R(y, x) implica x = y;
Relazioni e proprietà basilari delle relazioni 31
6. transitiva su X se e solo se
per ogni x, y, z ∈ X, R(x, y) e R(y, z) implica R(x, z).
7. connessa su X se e solo se
per ogni x, y ∈ X, R(x, y) o R(y, x).
F G I S
G
F X X X
F S G X X
I X X
I
S X X X
F G I S
G
F X X X
F S G X X
I X
I
S
F G I S
G
F X X X X
F S G X X X X
I X X X X
I
S X X X X
Esempio 2.7. In una concezione in cui le specie biologiche sono fisse in una ge-
nerazione l’insieme degli individui di una specie è chiuso rispetto alla relazione di
generazione, perché ogni individuo generato da individui di una certa specie appartie-
ne alla stessa specie dei genitori. In una concezione in cui le specie biologiche possono
variare in una generazione, invece, l’insieme degli individui di una specie non è chiuso
rispetto alla relazione di generazione, perché un individuo generato da individui di
una certa specie potrebbe non appartenere alla stessa specie dei genitori.
34 Insiemi, relazioni e funzioni
(i) un dominio
(ii) un codominio
(iii) una legge di corrispondenza
f :A→B
una funzione che ha A come dominio, B come codominio, e f come legge di corri-
f
spondenza. La stessa funzione si può indicare così: A → B.
f
A B
Socrate
P latone
f :A→B P latone
Eudosso
Eudosso
Aristotele
Aristotele
Funzioni e proprietà basilari delle funzioni 35
Osservazione 2.2. Da ogni punto del dominio parte una sola freccia verso il codominio,
mentre a un punto del codominio può arrivare un numero qualsiasi di frecce.
Le condizioni di identità delle funzioni sono estensionali, come quelle degli insiemi:
funzioni con lo stesso dominio e lo stesso codominio sono identiche se ad ogni ele-
mento del dominio è associato lo stesso elemento del codominio, a prescindere dalla
legge di corrispondenza che determina l’associazione degli elementi. Quindi, ciò che
è fondamentale per l’identità di una funzione non è il modo in cui la relazione di
corrispondenza è stabilita, ma la relazione stabilita dalla legge.
Se una funzione è suriettiva, allora ogni elemento del codominio ha una freccia che
punta su di esso, e quindi il numero degli elementi del codominio non supera il numero
degli elementi del dominio.
36 Insiemi, relazioni e funzioni
f
A B
•
•
•
f unzione
•
suriettiva •
•
•
Se una funzione è iniettiva, allora ogni elemento del codominio ha una sola freccia
che punta su di esso, e quindi il numero degli elementi del dominio non supera il
numero degli elementi del codominio.
f
A B
•
•
•
f unzione
•
iniettiva •
•
•
Se una funzione è biiettiva, allora ogni elemento del codominio ha una e una sola
freccia che punta su di esso, e quindi il numero degli elementi del dominio coincide
con il numero degli elementi del codominio.
Funzioni e proprietà basilari delle funzioni 37
f
A B
• •
• •
f unzione
biiettiva • •
• •
1A
A A
• •
• •
f unzione
identità • •
• •
La funzione identità su un insieme è quindi definita dalla legge in base alla quale
ogni elemento dell’insieme è associato a se stesso. Inoltre, è chiaro che ogni funzione
identità è biiettiva, proprio perché ogni elemento dell’insieme è associato solo a se
stesso.
38 Insiemi, relazioni e funzioni
f unzione f g
composta di f e g
A C
g◦f
cA
U {1, 0}
• 1
f unzione
caratteristica A • 0
a
1 U
• a
f unzione
•
elemento •
•
40 Insiemi, relazioni e funzioni
f unzione a f
composta di a e f
1 B
f (a) = f ◦ a
f unzione a P
assertiva
1 {1, 0}
vero
Problemi di composizione e scomposizione 41
tipi di azione
f unzione di τ v
valutazione
di azione
azioni {1, 0}
v◦τ
problema di f ?
determinazione
A C
h
problema di lato l2
determinazione
Quadrati area L2
T
1 2
problema di durata
2 gt
determinazione
Gravi distanza
L
Problemi di composizione e scomposizione 43
problema di ? g
selezione
A C
h
Esempio 2.13. Ci si può chiedere quale sia il lato di un quadrato di area data. La
soluzione del problema dipende dal fatto che la funzione che restituisce il quadrato
di una lunghezza ha un’inversa, ossia la funzione che restituisce la radice quadrata di
una lunghezza al quadrato: se area = lato2 , allora lato = area1/2 .
problema di lato l2
selezione 1
(l2 ) 2
Quadrati area L2
44 Insiemi, relazioni e funzioni
Entità
i sp
ar
problema di pl ec
ie
em
determinazione es
Specie Specie
1Specie
Entità
i sp
ar
problema di pl ec
ie
em
selezione es
Specie Specie
1Specie
Problemi fondamentali della filosofia All’inizio del secondo libro degli Ana-
litici Secondi, Aristotele suddivide i problemi fondamentali di una disciplina, e in
particolare della filosofia, in quattro grandi classi:
Se scopriamo che qualcosa è, o che uno stato di cose è attuale, ci chiediamo poi
che cos’è, o perché è attuale. In Aristotele, i problemi relativi all’attualità e alla
causalità possono essere intesi come casi particolari dei primi due problemi e i primi
due problemi sono esempi di problemi di selezione e di problemi di determinazione.
Problema 1: a P
esistenza
1 {1, 0}
1
Proprietà
Problema 2: G d
essenza
1 Proprietà
P
Idee principali:
- Concetto di insieme
- Caratterizzazione assiomatica del concetto
- Caratterizzazione estensionale e intensionale
- Definizione di inclusione tra insiemi e proprietà conseguenti
- Definizione delle operazioni tra insiemi e proprietà conseguenti
- Concetto di relazione
- Proprietà principali delle relazioni
- Concetto di funzione
- Proprietà principali delle funzioni
- Problemi di composizione e scomposizione delle funzioni
Esercizi
Esercizio 2.1. Dimostrare le proprietà dell’inclusione.
In questa sezione intendiamo analizzare più in profondità gli elementi che caratteriz-
zano gli asserti, intesi come proposizioni asserite in un certo linguaggio.
49
50 Stati di cose e mondi possibili
verità e che le condizioni di verità di una proposizione sono gli stati di cose la cui
attualità determina la verità della proposizione. Se almeno uno degli stati di cose
che costituiscono le condizioni di verità della proposizione asserita è attuale, allora la
proposizione asserita è vera. In questo caso, diciamo che la proposizione descrive il
mondo, e che l’asserto mostra come stanno le cose nel mondo.
Osservazione 3.1. In generale, non diciamo che una proposizione è vera se lo stato
di cose che descrive è attuale, ma che è vera se almeno uno degli stati di cose che
costituiscono le condizioni di verità della proposizione è attuale. Infatti, tipicamente,
sono molti gli stati di cose a cui una proposizione può riferirsi, e quindi sono molti gli
stati di cose che possono determinare la verità di una proposizione. Le condizioni di
verità sono perciò date non da un unico stato di cose, ma da un insieme di stati di
cose.
Esempio 3.2. La proposizione «il sole splende» può essere vera sulla base di differenti
stati di cose, perché ci sono diversi modi in cui lo splendere del sole può verificarsi:
il sole può splendere essendo a diverse altezze rispetto all’orizzonte, può splendere in
un cielo completamente libero da nuvole o in presenza di nuvole, può spledere mentre
l’aria è più o meno tersa. Ognuno di questi modi costituisce uno stato di cose che, se
attuale, determina la verità della proposizione.
p
s t
T
r a
L {1, 0}
v
Esempio 3.3. Uno stato di cose elementare può essere inteso come l’essere determi-
nato di un individuo o di una sequenza di individui.
(1) l’essere Platone un filosofo.
Platone caratterizzato dall’essere filosofo.
(2) l’essere Platone un guerriero.
Platone caratterizzato dall’essere guerriero.
Stati di cose 53
Osservazione 3.3. In questo esempio, (1) e (3) sono stati di cose attuali, mentre
(2) e (4) sono stati di cose possibili, in particolare, stati di cose che, pur essendo
possibili, non si sono attuati. Gli stati di cose che prendiamo in considerazione sono
stati di cose possibili, secondo un concetto ampio di possibilità logica. In questo
senso, si dice che uno stato di cose possibile è uno stato di cose la cui attualità non
genererebbe contraddizione, mentre uno stato di cose attuale è uno stato di cose
possibile attualizzato.
Ci sono due relazioni fondamentali definite sul dominio degli stati di cose:
• la relazione di inclusione;
• la relazione di esclusione.
Esempio 3.4. Uno stato di cose può includere o escludere altri stati di cose.
(1) l’essere Platone un filosofo greco include l’essere Platone un filosofo ed esclude
l’essere Platone un filosofo babilonese.
La relazione di inclusione tra stati di cose è una relazione di ordine parziale, riflessiva,
antisimmetrica e transitiva:
I1: x include x;
I2: se x include y e y include x, allora x = y;
I3: se x include y e y include z, allora x include z.
Fatto 1: ogni stato di cose incluso nel mondo attuale è attuale. Infatti, in caso
contrario, uno stato di cose non attuale sarebbe incluso dal mondo attuale, il
che è impossibile dato il principio di inclusione.
Fatto 2: ogni stato di cose attuale è incluso nel mondo attuale. Infatti, in caso
contrario, uno stato di cose attuale sarebbe escluso dal mondo attuale, il che è
impossibile dato il principio di esclusione.
Corollario: il mondo attuale include tutti e solo gli stati di cose attuali ed esclude
tutti e solo gli stati di cose non attuali; il mondo attuale è lo stato di cose attuale
completo.
w1 w2 w3
Uno stato di cose è un modo in cui le cose possono stare, una porzione di mondo
completa o incompleta. Alcuni esempi di stati di cose possibili sono i seguenti:
x1 x2 x3
In questi schemi, le porzioni di mondo considerate sono delimitate con una linea
continua, mentre le porzioni di mondo delimitate con una linea tratteggiata non sono
porzioni su cui si estende lo stato di cose esemplificato. Quindi, x1 è lo stato di cose
che la prima cella della prima riga della scacchiera è libera; x2 è lo stato di cose che
la prima cella della prima riga della scacchiera è occupata; infine, x3 è lo stato di cose
56 Stati di cose e mondi possibili
che la prima cella della prima riga della scacchiera è libera e la seconda cella della
prima riga è occupata.
(i) x1 è incluso in x3 ;
(ii) x1 e x2 si escludono;
(iii) x3 e x2 si escludono.
Parmenide X X −
Platone X X X
Aristotele − X X
In questo mondo, Platone è molto tollerante, perché rispetta ogni posizione filo-
sofica. Assumiamo, infine, di avere alcune informazioni su questo mondo:
In base alla 1:
Parmenide X
Platone X
Aristotele X
In base alla 2:
Parmenide X
Platone X X
Aristotele X
In base alla 3:
Parmenide X
Platone X X
Aristotele − X
In base alla 4:
Parmenide X X −
Platone X X
Aristotele − X
58 Stati di cose e mondi possibili
I mondi possibili consistenti con le nostre informazioni sono infatti i mondi in cui:
Platone rispetta ed è rispettato da Aristotele; Platone rispetta ma non è rispettato da
Aristotele; Platone non rispetta ma è rispettato da Aristotele; Platone non rispetta
e non è rispettato da Aristotele. Il mondo attuale, nel nostro esempio, è il mondo in
cui Platone rispetta ed è rispettato da Aristotele. L’aggiunta di questa informazione
rende il nostro insieme di proposizioni una descrizione completa del mondo attuale.
Infatti, ogni proposizione vera sul mondo attuale può essere ottenuta argomentando
correttamente a partire da queste premesse:
y1 y2 y3
Il concetto di verità, in base al quale una proposizione è vera quando uno degli stati
di cose presentati è incluso nel mondo attuale, può essere generalizzato introducendo
il concetto di verità in un mondo possibile.
p
s i
T
r w
L ℘(W )
m
In che modo i diagrammi SPRA e SPRW sono connessi? Ebbene, il mondo attuale
è un elemento dell’insieme dei mondi possibili e uno stato di cose è attuale se e solo
se è incluso nel mondo attuale. Quindi, le due funzioni a e w sono correlate dalla
seguente equivalenza: se x è uno stato di cose, allora a(x) = 1 se e solo se il mondo
attuale è un elemento di w(x), vale a dire: x è attuale se e solo se il mondo attuale
include x.
Osservazione 3.4. Se X è un insieme di proposizioni, allora v(X) = 1 quando ogni
proposizione in X ha valore di verità 1, ossia quando ogni proposizione in X è vera,
mentre v(X) = 0 quando qualche proposizione in X ha valore di verità 0, ossia quando
qualche proposizione in X è falsa. Analogamente, m(X) è l’insieme dei mondi in cui
ogni proposizione di X è vera.
la verità logica coincide con la verità in ogni mondo logicamente possibile, mentre la
falsità logica coincide con la falsità in ogni mondo logicamente possibile.
Proposizioni logicamente equivalenti sono vere negli stessi mondi possibili, e sono
quindi inseparabili, dato che non ci può essere un mondo in cui una è vera e l’altra
è falsa, mentre proposizioni logicamente non equivalenti non sono vere negli stessi
mondi possibili, e sono quindi separabili, dato che ci può essere un mondo in cui sono
separate, ossia in cui una è vera e l’altra è falsa.
X implica φ: X, φ è insoddisfacibile:
m(X) ⊆ m(φ) m(X) ∩ m(φ) = ∅
Nei capitoli successivi i tratti delle proposizioni e degli insiemi di proposizioni defi-
niti precedentemente saranno precisati interpretando il concetto di mondo possibile
con il concetto di modello del linguaggio di un sistema di logica.
Il contenuto di un nome per individui può essere identificato con un concetto in-
dividuale e un concetto individuale può essere associato a una funzione che, dato un
mondo possibile, ci consente di assegnare al nome un particolare individuo: l’indi-
viduo nominato in quel mondo. Il contenuto di un nome per attributi può essere
identificato con un concetto universale e un concetto universale può essere associato
a una funzione che, dato un mondo possibile, ci consente di assegnare al nome un
particolare insieme: la classe di individui o di sequenze di individui a cui il nome può
essere applicato in quel mondo. Infine, il contenuto di una proposizione può esse-
re identificato con un concetto proposizionale, il nostro contenuto proposizionale, e
un concetto proposizionale può essere associato a una funzione che, dato un mondo
possibile, ci consente di assegnare alla proposizione il suo valore di verità. In questo
contesto, il valore di verità è inteso come qualcosa che esiste nel mondo attuale. In
ogni caso, l’estensione di un’espressione è un’entità indipendente, che potrebbe esi-
stere o non esistere in un mondo possibile, mentre l’intensione di un’espressione è
un’entità astratta, interpretabile come una funzione che assegna all’espressione la sua
estensione in ogni mondo possibile.
Osservazione 3.5. L’intensione di una proposizione è una funzione che prende pro-
posizioni in un linguaggio e restituisce funzioni da mondi possibili a valori di verità:
La distinzione tra estensioni e intensioni 67
infatti vera se e solo se in ogni mondo possibile, che condivide con il mondo attuale
determinate caratteristiche, la proposizione «Aristotele è un poeta» è vera.
Infine, ci sono degli operatori proposizionali che non sono estensionali e non sono
intensionali: gli operatori epistemici espliciti, come quelli espressi da «credere che» o
«sapere che», così come gli operatori relativi alla fondazione, come quelli espressi da
«perché», sono operatori di questo tipo, e sono chiamati operatori iper-intensionali.
La logica degli operatori iper-intensionali è attualmente oggetto di un’ampia ricerca
e costituisce uno degli ambiti più affascinanti della logica contenporanea.
Idee principali:
- Diagramma SPRA
- Concetto di stato di cose
- Relazioni di inclusione ed esclusione
- Stati di cose incompleti e completi
- Stati di cose completi e mondi possibili
- Diagramma SPRW
- Connessione tra diagramma SPRA e SPRW
- Tratti logici fondamentali delle proposizioni
- Distinzione tra estensione e intensione delle espressioni
Esercizi
Si consideri ancora lo schema per costruire mondi introdotto in precedenza: una
scacchiera 3 × 3 sulle cui celle può essere disegnato cerchio coloratio. Siano date le
proposizioni
Se ci sono n1 modi per fare una cosa e n2 modi per fare un’altra cosa
allora ci sono n1 · n2 modi per fare indipendentemente le due cose.
Se costruiamo un mondo possibile abbiamo 2 modi per specificare una cella e 9 celle
da specificare: ci sono quindi 21 = 2 modi per specificare 1 cella, 22 = 2 · 2 modi per
specificare 2 celle, 23 = 2 · 2 · 2 modi per specificare 3 celle, e così via.
inizio
cella 1: ◦ ◦
cella 2: ◦ ◦ ◦ ◦
cella 3: ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦ ◦
Intermezzo
Si è osservato che la logica può essere intesa come lo studio delle condizioni di verità
delle asserzioni e delle condizioni di validità delle argomentazioni presentate in un
determinato linguaggio. Si è inoltre osservato che un argomento è valido se presenta
un’inferenza valida in un determinato linguaggio e che un’inferenza è valida se è
un’istanza di uno schema in cui il nesso tra le sue premesse e la sua conclusione è un
nesso di conseguenza logica, ossia un nesso che consente che la verità si preservi dalle
premesse alla conclusione. La logica può quindi essere intesa come lo studio delle
strutture formali del discorso assertivo e argomentativo e specificata come studio dei
nessi di conseguenza logica determinati all’interno di un certo linguaggio.
71
72 Intermezzo
Distinzione tra segni come type e come token Il concetto di segno può essere
inteso in modi diversi. In particolare, un segno può essere inteso come entità concreta,
74 Intermezzo
collocata nello spazio e nel tempo, oppure come entità astratta, di cui i segni concreti
sono istanze. In seguito diremo
Se il segno astratto è composto, allora ogni sua istanza è composta, ma i due tipi
di composizione sono differenti: un segno astratto è una struttura i cui posti sono
occupati da altri segni astratti, mentre un segno concreto è una somma le cui parti
sono segni concreti. In seguito diremo
Così, in un’istanza di un segno complesso come «casa», ci sono due istanze del type
«a», e queste istanze sono due entità concrete, mentre nell’espressione composta «ca-
sa», ci sono due occorrenze del type «a», ma le due occorrenze non sono istanze di «a»,
dato che in un’entità astratta non occorrono entità concrete, ma sono la stessa entità
in due posti diversi all’interno della sequenza. Il type «casa», essendo una sequenza, è
un’entità astratta strutturata e più posti di questa struttura possono essere occupati
da una stessa entità astratta. In sintesi, un token di «casa» è composto da token e
il type «casa» è composto da type, ma la composizione non è la stessa nei due casi:
i componenti di un token sono necessariamente tutti diversi, mentre i componenti di
un type non sono necessariamente tutti diversi.
Termini del metalinguaggio In seguito useremo i seguenti segni per discutere dei
sistemi di logica introdotti.
• lettere latine minuscole della parte iniziale dell’alfabeto, con eventuali indici,
come variabili per nomi di individui;
Conseguenza semantica e assiomatica 75
• lettere latine minuscole della parte finale dell’alfabeto, con eventuali indici, come
variabili per variabili individuali;
• lettere latine maiuscole della parte finale dell’alfabeto, con eventuali indici, come
variabili per nomi di attributi;
Fatto 4.1. Chiaramente, questa strategia dipende dell’insieme di stati di cose ele-
mentari considerati possibili.
La logica tradizionale
Lo scopo del presente capitolo è di introdurre gli elementi fondamentali della logica
tradizionale di derivazione aristotelica. La logica tradizionale è suddivisa in tre parti.
L’idea fondamentale della logica tradizionale è che i concetti sono alla base della
nostra classificazione delle entità del mondo e che possono essere connessi in modo
tale da costruire proposizioni che determinano una relazione tra le loro estensioni.
79
80 La logica tradizionale
Esempio 5.1. Il concetto di uomo è più specifico del concetto di vertebrato, e quindi
il contenuto del concetto di uomo è maggiore rispetto al contenuto del concetto di
vertebrato; di conseguenza, il concetto di uomo si applica a meno individui, e quin-
di l’estensione del concetto di uomo è minore rispetto all’estensione del concetto di
vertebrato.
Il modo più elementare per analizzare i concetti dal punto di vista estensionale
è quello di identificare i concetti che hanno la stessa estensione. Si può giungere a
un’analisi di questo tipo se consideriamo il seguente principio.
Principio di estensionalità: S = P ⇔ E(S) = E(P )
Due concetti S e P sono identici se e solo se le loro estensioni sono identiche.
La distinzione relativa alla qualità dipende dal fatto che la predicazione può essere
affermativa o negativa, mentre la distinzione relativa alla quantità dipende dal fatto
che la predicazione può riferirsi o non riferirsi a ogni individuo a cui il concetto che
costituisce il contenuto del soggetto si applica.
Se asseriamo una proposizione di questo tipo, allora assumiamo che i concetti sono
esemplificati e asseriamo che l’estensione di S è inclusa completamente nell’estensione
di P : ogni elemento dell’estensione di S è un elemento dell’estensione di P e si hanno
due tipi di situazioni in cui la proposizione è vera.
S=P
Se asseriamo una proposizione di questo tipo, allora assumiamo che i concetti sono
esemplificati e asseriamo che l’estensione di S è separata completamente dall’esten-
sione di P : nessun elemento dell’estensione di S è un elemento dell’estensione di P e
si ha un solo tipo di situazioni in cui la proposizione è vera:
S P
Se asseriamo una proposizione di questo tipo, allora assumiamo che i concetti sono
esemplificati e asseriamo che l’estensione del concetto S è inclusa, almeno parzialmen-
te, nell’estensione del concetto P : qualche elemento dell’estensione di S è un elemento
dell’estensione di P e si hanno quattro tipi di situazioni in cui la proposizione di que-
sto tipo è vera; i primi due tipi sono gli stessi in cui una proposizione universale
affermativa è vera.
S=P
S P
Se asseriamo una proposizione di questo tipo, allora assumiamo che i concetti sono
esemplificati e asseriamo che l’estensione del concetto S è separata, almeno parzial-
mente, dall’estensione del concetto P : qualche elemento dell’estensione di S non è un
elemento dell’estensione di P e si hanno tre tipi di situazioni in cui la proposizione è
vera; il primo tipo è lo stesso in cui una proposizione universale negativa è vera, gli
altri due sono condivisi con la particolare affermativa.
S P
S P
(ogni S è P ) (nessun S è P )
A contrarie E
quadrato
delle subalterne contraddittorie subalterne
opposizioni
I subcontrarie O
(qualche S è P ) (qualche S non è P )
La logica delle proposizioni 91
In sintesi, la conoscenza del valore di verità di una proposizione di un certo tipo può
consentire la conoscenza del valore di verità di una proposizione di un tipo differente.
In generale, la situazione è questa.
Caso 3: Se una proposizione universale è falsa, allora solo il valore di verità della
proposizione contraddittoria è determinato.
Caso 4: Se una proposizione particolare è vera, allora solo il valore di verità della
proposizione contraddittoria è determinato.
La logica delle inferenze 93
In generale, la falsità di una universale non consente di stabilire nulla circa la verità
della contraria. Per esempio: se è falso che ogni greco è filosofo, allora è vero che
qualche greco non è filosofo, ma non si può dire se qualche greco è filosofo oppure
no. Analogamente, la verità di una particolare non consente di stabilire nulla circa la
verità della subcontraria. Per esempio: se è vero che qualche filosofo è greco, allora
è falso che nessun filosofo è greco, ma non si può dire se qualche filosofo non è greco
oppure no, perché tutti i filosofi potrebbero essere greci.
Schema: Esempio:
ogni S è P ogni ateniese è greco
–––––––––––– ––––––––––––––––––––––
qualche S è P qualche ateniese è greco
94 La logica tradizionale
I casi in cui una proposizione di tipo A è vera sono tutti casi in cui la corrispondente
proposizione di tipo I è vera, e quindi la prima inferenza per limitazione è valida.
Ancora, i casi in cui una proposizione di tipo E è vera, sono tutti casi in cui la corri-
spondente proposizione di tipo O è vera, e quindi la seconda inferenza per limitazione
è valida.
Dimostrazione della validità La validità delle inferenze per limitazione può essere
dimostrata data la definizione di verità delle proposizioni categoriche: si ipotizza che
la premessa è vera e si dimostra che la conclusione è vera.
Schema: Esempio:
nessun S è P nessun greco è persiano
–––––––––––– ––––––––––––––––––––––
nessun P è S nessun persiano è greco
• Conversione della particolare affermativa: I ` I.
Schema: Esempio:
qualche S è P qualche filosofo è greco
–––––––––––– ––––––––––––––––––––––
qualche P è S qualche greco è filosofo
96 La logica tradizionale
Schema: Esempio:
nessun S è P nessun filosofo è persiano
–––––––––––––––– ––––––––––––––––––––––––
qualche P non è S qualche persiano non è filosofo
I casi in cui l’universale affermativa è vera sono tutti casi in cui la sua conversa è
vera e i casi in cui la particolare affermativa è vera coincidono con i casi in cui la sua
conversa è vera. Quindi le conversioni A ` I e I ` I sono valide.
I casi in cui l’universale negativa è vera coincidono con i casi in cui la sua conversa
universale è vera e sono tutti casi in cui la corrispondente conversa particolare è vera.
Quindi le conversioni E ` E e E ` O sono valide.
La logica delle inferenze 97
Dimostrazione della validità La validità delle inferenze per conversione può es-
sere dimostrata data la definizione di verità delle proposizioni categoriche: si ipotizza
che la premessa è vera e si dimostra che la conclusione è vera.
In un sillogismo troviamo
tre termini: tre proposizioni:
(1) estremo maggiore (1) premessa maggiore
(2) termine medio (2) premessa minore
(3) estremo minore; (3) conclusione
In ogni proposizione sono presenti due dei tre concetti: l’estremo minore e l’estre-
mo maggiore sono il soggetto e il predicato della conclusione; la premessa che contiene
l’estremo maggiore è la premessa maggiore; la premessa che contiene l’estremo minore
è la premessa minore. La struttura di un sillogismo è quindi la seguente.
schema: esempio:
nessun M è P nessun greco è persiano
ogni S è M ogni ateniese è greco
–––––––––––– ––––––––––––––––––––––
nessun S è P nessun ateniese è persiano
schema: esempio:
ogni M è P ogni greco è europeo
qualche S è M qualche filosofo è greco
–––––––––––– ––––––––––––––––––––––
qualche S è P qualche filosofo è europeo
100 La logica tradizionale
schema: esempio:
nessun M è P nessun greco è persiano
qualche S è M qualche filosofo è greco
–––––––––––––––– –––––––––––––––––––––––––
qualche S non è P qualche filosofo non è persiano
I sillogismi validi di prima figura possono essere costruiti seguendo quattro regole
fondamentali.
Per le prime due regole, si hanno solo quattro coppie di premesse. Per le altre due
regole, la conclusione è univocamente determinata:
Sillogismi: A E A E
A A I I
–––– –––– –––– ––––
A E I O
nessun M è P ipotesi 1
nessun P è M E`E
ogni S è P ipotesi per assurdo
nessun S è M EA ` E
qualche S è M ipotesi 2
contraddizione
Si conclude quindi che i soli sillogismi fondamentali di prima figura sono i sillogismi
con conclusione universale. Inoltre, tali sillogismi derivano direttamente dai principi
logici relativi all’inclusione e all’esclusione dei concetti.
Idee principali:
- Da definire
Esercizio 5.2. Si dimostri che le inferenze per limitazione possono essere ottenute
dalle inferenze per conversione e che, date le due inferenze per conversione I ` I e
E ` E, le altre inferenze per conversione possono essere ottenute dalle inferenze per
limitazione.
Ricorda: per dimostrare che un’inferenza è valida occorre presentare una deduzio-
ne della conclusione dalle premesse mediante le regole di derivazione disponibili.
Esercizio 5.3. I sillogismi validi di prima figura sono costituiti da una premessa
maggiore universale e da una premessa minore affermativa. Si dimostri che questi
sono gli unici sillogismi validi di prima figura, ossia che tutti i sillogismi che hanno
una premessa maggiore particolare o una premessa minore negativa sono invalidi.
104 La logica tradizionale
Lo scopo del presente capitolo è di introdurre la base metafisica della logica classica,
sia in riferimento alla logica classica aristotelica, sviluppata nei suoi tratti essenziali
negli scritti di logica di Aristotele, sia in riferimento alla logica classica contempora-
nea, sviluppata nei suoi tratti essenziali a partire dagli scritti di logica di Frege. La
logica aristotelica e la logica contemporanea sono entrambe basate su distinzioni cru-
ciali relative a due tipi fondamentali di predicazione: distinzioni che riflettono precise
differenze tra tipi di relazioni di dipendenza, dal punto di vista ontologico, e tra tipi
di astrazione, dal punto di vista epistemico. Inoltre, sono entrambe basate su una
distinzione tra tre tipi di operazioni intellettive.
La metafisica alla base della logica aristotelica è una metafisica della sostanza. In
questa sezione vedremo come la teoria della predicazione proposta da Aristotele cor-
risponde a una determinata concezione circa una duplice possibile astrazione dalla
sostanza e circa l’identità dei concetti astratti.
105
106 La base metafisica della logica classica
Tra le cose che sono, (1) alcune sono nella definizione di un deter-
minato soggetto, ma non sono in un soggetto, così come «uomo», che è
nella definizione di un determinato uomo come soggetto, ma non è in un
soggetto; (2) alcune sono in un soggetto, ma non sono nella definizione
di un soggetto - e dico essere in un soggetto ciò che, sussistendo in una
determinata cosa non come una parte, non può essere separatamente dalla
cosa in cui è - così come questa determinata grammatica, che è nell’anima
come soggetto, ma non è nella definizione di un soggetto, e questo deter-
minato bianco, che è nel corpo come soggetto - dato che ogni colore è in
un corpo - ma non è nella definizione di un soggetto; (3) alcune sono nella
definizione di un soggetto e sono in un soggetto, così come la scienza, che
è nell’anima come soggetto ed è però nella definizione della grammatica
come soggetto; (4) alcune, infine, non sono in un soggetto e non sono nella
definizione di un soggetto, così come questo determinato uomo o questo
determinato cavallo, dato che nessuna di queste cose è in un soggetto o è
nella definizione di un soggetto. In generale, quindi, ciò che è indivisibile e
uno di numero non è nella definizione di un soggetto, ma niente impedisce
che sia in un soggetto: questa determinata grammatica, infatti, è tra le
cose che sono in un soggetto.
1. Alcune entità non sono predicabili per essenza e non sono predicabili per ineren-
za; queste sono le entità che Aristotele chiama sostanze prime, ossia le sostanze
individuali.
2. Alcune entità sono predicabili per essenza ma non sono predicabili per inerenza;
queste sono le entità che Aristotele chiama sostanze seconde, ossia le sostanze
universali.
3. Alcune entità non sono predicabili per essenza ma sono predicabili per ineren-
za; queste sono le entità che possono essere chiamate attributi primi, ossia gli
attributi individuali.
4. Alcune entità sono predicabili per essenza e sono predicabili per inerenza; queste
sono le entità che possono essere chiamate attributi secondi, ossia gli attributi
universali.
Si può osservare che la relazione di predicazione per essenza corrisponde alla re-
lazione di strutturazione ed è inversa alla relazione di istanziazione. Diciamo che
un’entità universale è predicata per essenza di un’entità individuale quando l’enti-
tà individuale istanzia l’entità universale e che un’entità individuale è strutturata,
108 La base metafisica della logica classica
e quindi specificata, dall’entità universale che istanzia. Così, l’uomo, come sostan-
za universale, è predicato per essenza di ogni determinato uomo e ogni determinato
uomo è un’istanza della specie umana, ossia della struttura uomo. La relazione di
predicazione per inerenza corrisponde invece alla relazione di caratterizzazione ed
è inversa alla relazione di supporto. Diciamo che un’entità attributiva è predicata per
inerenza di un’entità sostanziale quando l’entità sostanziale supporta l’entità attri-
butiva e che un’entità sostanziale è caratterizzata, e quindi determinata, dall’entità
attributiva che supporta. Così, la sapienza, come attributo individuale, è predicato
per inerenza di un determinato uomo e quel determinato uomo supporta la sapien-
za che lo caratterizza. Inoltre, le due relazioni di predicazione sono associate a due
relazioni di dipendenza ontologica. In generale, infatti, se qualcosa si predica di al-
tro, allora la sua esistenza dipende dall’esistenza di ciò di cui si predica: le entità
universali dipendono dall’esistenza delle entità individuali di cui sono strutture e le
entità attributive dipendono dall’esistenza delle entità a cui sono attribuite. Infine,
se seguiamo le relazioni di attribuzione, notiamo che le sostanze individuali hanno un
primato su ogni altra entità, dato che sono le sole entità che non si predicano di altro.
Il primato è chiarito da Aristotele in Categorie, 2 a 34 - 2 b 6:
Tutte le altre cose o sono nella definizione delle sostanze prime come
soggetti, o sono in queste come soggetti. Questo è evidente a partire dai
casi individuali: così, animale è predicato nella definizione di uomo, e
quindi anche di un determinato uomo, perché, se non si predicasse nel-
la definizione di alcun uomo, non si predicherebbe in generale dell’uomo;
e ancora, il colore è nel corpo, e quindi anche in un determinato corpo,
perché, se non fosse in alcuno dei corpi determinati, non sarebbe in ge-
nerale nel corpo. Quindi, tutte le altre cose o sono nella definizione delle
sostanze prime come soggetti, o sono in queste come soggetti, così che,
se le sostanze prime non esistessero, non potrebbe esistere nessuna delle
altre cose.
caratterizza
t / AU
SU
O supporta O
SI j
supporta
/ AI
caratterizza
L’astrazione della sostanza è connessa con una specifica relazione di dipendenza onto-
logica: ciò che è attributivo dipende da ciò che è sostanziale sia rispetto all’esistenza
sia rispetto all’identità, mentre ciò che è sostanziale non dipende da ciò che è attribu-
tivo né rispetto all’esistenza né rispetto all’identità. Infatti, la sapienza di Aristotele
esiste perché esiste Aristotele ed è ciò che è proprio perché è la sapienza che caratte-
rizza Aristotele e non un altro individuo. L’astrazione della struttura è connessa con
una differente relazione di dipendenza ontologica: ciò che è universale dipende da ciò
che è individuale rispetto all’esistenza, ma non rispetto all’identità, mentre ciò che è
individuale dipende da ciò che è universale rispetto all’identità, ma non rispetto all’e-
sistenza. Infatti, la sostanza uomo esiste perché esistono gli uomini di cui è struttura,
assunto che una struttura astratta non esiste senza l’individuo strutturato, mentre
ognuno degli uomini è ciò che è proprio perché è un uomo, e non altro.
I due tipi di predicazione considerati sono una sorta di operazioni inverse rispet-
to ai due tipi di astrazione: la predicazione per inerenza è l’operazione che inverte
l’operazione di astrazione di ciò che è sostanziale rispetto all’attributivo, perché in
questo tipo di predicazione si compone un attributo con un suo supporto; mentre la
predicazione per essenza è l’operazione che inverte l’operazione di astrazione di ciò che
è universale rispetto all’individuale, perché in questo tipo di predicazione si compone
una struttura con una sua istanza. Inoltre, dato che, in ogni caso, l’entità astratta
è una proprietà, strutturale o attributiva, della sostanza individuale, la predicazione
La base della logica aristotelica 111
è sempre predicazione di una proprietà rispetto a una sostanza. In questo senso, ciò
che corrisponde nel mondo alle proposizioni che seguono è in ogni caso una sostanza
individuale caratterizzata da una certa proprietà: Aristotele, che ha la proprietà di
essere saggio, e Aristotele, che ha la proprietà di amare Diotima.
• Aristotele è saggio
ESSERE
Sul piano ontologico: SAGGIO
(individuo) (proprietà)
AM ARE
Sul piano ontologico: DIOT IM A
(individuo) (proprietà)
essere uomo
per identità Aristotele
essere sapiente
Si può osservare una duplice differenza tra questo schema e quello aristotelico.
• In primo luogo, che non c’è una distinzione tra sostanze e attributi universali:
universali sono solo i concetti, ossia gli attributi.
La distinzione tra sostanze e attributi universali riflette una distinzione tra i tratti che
determinano un individuo nella sua essenza e i tratti che non sono invece essenziali.
Tuttavia questa distinzione non è considerata significativa dal punto di vista logico.
Infatti, la struttura logica di una proposizione non deve dipendere dalla posizione
che si può assumere circa l’esistenza delle essenze, e quindi non può riflettere una
distinzione basata su un’assunzione di questo tipo.
114 La base metafisica della logica classica
• In secondo luogo, che non c’è una distinzione tra sostanze e attributi individuali:
individuali sono solo gli oggetti, ossia i supporti.
La distinzione tra sostanze e attributi individuali rende ragione di come un’entità non
relazionale, come la saggezza, sia connessa ad un’altra entità non relazionale, come
questo uomo: questo uomo è saggio perché possiede un attributo individuale, questa
saggezza, che istanzia un attributo universale, la saggezza. Tuttavia, questa funzione
degli attributi individuali non è considerata necessaria dal punto di vista logico. In-
fatti, le entità attributive sono considerate essenzialmente relazionali: i concetti non
sono entità come l’uomo e la sapienza, ma entità come l’essere uomo e l’essere sapien-
te; l’essere uomo e l’essere sapiente sono sempre l’essere uomo e l’essere sapiente di
un certo uomo, così che non è necessario introdurre altro perché ci sia attribuzione.
In sintesi, dal punto di vista logico, tutto ciò che è individuale è sostanziale e tutto
ciò che è universale è attributivo: Frege caratterizza gli oggetti come entità sature,
l’analogo delle entità sostanziali, e i concetti come entità insature, ossia tali da ne-
cessitare di altre entità a cui essere attribuite, l’analogo delle entità attributive. Lo
schema generale dell’ontologia 2-categoriale di Frege è allora questo.
no : SU AU
@
caratterizza
esemplif ica
SI no : AI
• il problema dell’uno nei molti: come è possibile che uno stesso termine sia
predicato di più soggetti?
Il problema dell’uno nei molti deriva dalla costatazione che ci sono proposizioni signi-
ficative in cui lo stesso termine si predica di più soggetti, come le proposizioni 1 e 2 e
le proposizioni 3 e 4. Ci si chiede che cosa rende ragione di ciò. La soluzione più sem-
plice consiste nell’assumere che il soggetto delle proposizioni è il nome di un oggetto
individuale e che il predicato delle proposizioni è il nome di un attributo universale,
dove un attributo universale è precisamente un’entità che può essere attribuita a molti
individui. Se non si assumono entità attribuibili e universali la soluzione diviene più
complessa.
• il problema dei molti nell’uno: come è possibile che uno stesso termine sia
soggetto di più predicati?
Il problema dei molti nell’uno deriva dalla costatazione che ci sono proposizioni si-
gnificative in cui lo stesso termine è soggetto di più predicati, come le proposizioni 1
e 3 e le proposizioni 2 e 4. Ci si chiede che cosa rende ragione di ciò. La soluzione
più semplice consiste nell’assumere che il soggetto delle proposizioni è il nome di un
oggetto individuale, dove un oggetto individuale è precisamente un’entità individuale
in cui può essere unificata una molteplicità di attributi, e che il predicato delle pro-
posizioni è il nome di un attributo. Se non si assumono entità unificanti e individuali
la soluzione diviene più complessa.
• l’astrazione del supporto dello stato di cose, che separa nell’intelletto ciò che
è saturo in uno stato di cose;
In uno stato di cose, per esempio lo stato di cose costituito dall’essere saggio di Aristo-
tele, ciò che viene astratto è: da una parte, il suo supporto, l’entità satura Aristotele,
come oggetto, o entità individuale; dall’altra, il suo attributo, l’essere saggio, come
concetto, o entità universale. In una concezione di questo tipo, si può assumere che gli
oggetti esistano solo come supporti di attributi, e quindi all’interno di stati di cose,
e i concetti esistano solo come attributi di supporti, e quindi ancora all’interno di
stati di cose. Se si assume questo, allora oggetti e concetti dipendono dagli stati cose
quanto all’esistenza, mentre gli stati di cose dipendono quanto all’identità da oggetti
e concetti.
• Aristotele è saggio
Le operazioni dell’intelletto 117
ESSERE
Sul piano ontologico: SAGGIO
(individuo) (proprietà)
AM ORE
(individuo) (individuo)
Si può quindi notare che il mondo aristotelico è molto diverso dal mondo fregeano:
l’uno è popolato da sostanze strutturate che possiedono proprietà, mentre l’altro è
popolato da stati di cose in cui individui o sequenze di individui esemplificano attributi
a un posto, ossia proprietà, o attributi a più posti, ossia relazioni. Le relazioni giocano
un ruolo significativo nella concezione fregeana e contemporanea del mondo.
Idee principali:
121
122 La logica proposizionale classica
Segni in S(L0 ):
(1) costanti proposizionali: {pi }0≤i
(2) segno della congiunzione: ∧
(3) segno della disgiunzione: ∨
(4) segno dell’implicazione: →
(5) segno della negazione: ¬
Regole in R(L0 ):
(1) ogni costante proposizionale è una proposizione
(2) se φ1 , φ2 sono proposizioni, (φ1 ∧ φ2 ) è una proposizione
(3) se φ1 , φ2 sono proposizioni, (φ1 ∨ φ2 ) è una proposizione
(4) se φ1 , φ2 sono proposizioni, (φ1 → φ2 ) è una proposizione
(5) se φ è una proposizione, ¬φ è una proposizione
Disiunzione. Due idee fondamentali: (i) una disgiunzione è inclusa dalle proposi-
zioni disgiunte; (ii) ogni una proposizione inclusa dalle proposizioni disgiunte è
inclusa dalla disgiunzione.
Implicazione. Due idee fondamentali: (i) una implicazione, dato l’antecedente, in-
clude il conseguente; (ii) ogni proposizione che, dato l’antecedente, include il
conseguente include l’implicazione.
Negazione. Due idee fondamentali: (i) una negazione esclude la proposizione ne-
gata; (ii) ogni proposizione che esclude la proposizione negata include la sua
negazione.
condizione condizione
sufficiente necessaria
Infatti, se il condizionale è vero, allora il verificarsi di ciò che è stabilito dalla prima
proposizione è una condizione sufficiente perché si verifichi ciò che è stabilito dalla
seconda e, inversamente, il verificarsi di ciò che è stabilito dalla seconda proposizione
è una condizione necessaria del verificarsi di ciò che è stabilito dalla prima. Si osservi
126 La logica proposizionale classica
che ci sono diversi modi per esprimere la connessione tra condizione sufficiente e
necessaria.
Idee principali:
Esercizi
Esercizio 7.1. Formalizzare queste proposizioni in L0 .
(1) i primi dialoghi di Platone sono le sue opere più belle (p1 )
ma non sono le opere più interessanti (p2 ).
(2) i primi dialoghi di Platone non sono le sue opere più belle (p1 )
ma sono le opere più godibili da leggere (p2 ).
(3) il Teeteto di Platone è una delle sue opere più belle (p1 )
ed è anche una delle opere più profonde (p2 ).
131
132 Sistema semantico della logica proposizionale classica
Un modello per L0 è una coppia M = ({1, 0}, V ) in cui {1, 0} sono i valori classici
di verità e V è una funzione tale che
Esempio 8.1. Immaginiamo di avere nove proposizioni primitive. Allora, una fun-
zione di valutazione può essere presentata mediante una tabella. Consideriamo tre
esempi.
V1 p1 p2 p3 p4 p5 p6 p7 p8 p9
0 0 0 0 0 0 0 0 0
V1 assegna il valore vero alle proposizioni p1 e p2 e il valore falso a ogni altra
proposizione.
V2 p1 p2 p3 p4 p5 p6 p7 p8 p9
1 0 1 0 1 0 0 0 0
Definizione di verità in un modello 133
w1 w2 w3
M |= X ⇔ M |= φ, per ogni φ ∈ X
Infatti, la disgiunzione è inclusa dai disgiunti e include ogni proposizione che è inclusa
dai congiunti. Quindi, una disgiunzione deve descrivere il mondo, se uno dei due
disgiunti descrive il mondo, e non può descrivere il mondo, se entrambi i disgiunti
non descrivono il mondo.
Congiunzione: φ1 φ2 (φ1 ∧ φ2 )
1 1 1
1 0 0
0 1 0
0 0 0
Disgiunzione: φ1 φ2 (φ1 ∨ φ2 )
1 1 1
1 0 1
0 1 1
0 0 0
Implicazione: φ1 φ2 (φ1 → φ2 )
1 1 1
1 0 0
0 1 1
0 0 1
p1 p2
Infatti, in ognuno di questi tre casi si esclude che le prime due celle della scacchiera
siano occupate da cerchi grigi.
In questo senso, per mostrare che un’inferenza è valida occorre stabilire che ogni
modello delle assunzioni è un modello della conclusione, mentre per mostrare che
un’inferenza è invalida è sufficiente stabilire che esiste un modello delle assunzioni che
non verifica la conclusione. In particolare, un modello in M0 che verifica le assunzioni
in X ma non verifica la conclusione è chiamato contromodello dell’inferenza.
pi
1
0
Il primo passo consiste nello scrivere ogni possibile assegnazione dei valori di ve-
rità delle proposizioni componenti. In questo caso, essendoci una sola proposizione
iniziale, ci sono solo due assegnazioni di valori di verità. Il secondo passo consiste nel
computare i valori di verità delle proposizioni costruite direttamente dalle proposi-
zioni iniziali. In questo caso, la proposizione non è complessa, e quindi non ci sono
proposizioni costruite dalle proposizioni iniziali. Il valore di verità di una proposizione
elementare varia al variare delle valutazioni: sotto alcune valutazioni è 1 e sotto altre
valutazioni è 0. Quindi, una proposizione elementare è logicamente indeterminata.
φ ∧ ¬ φ ¬ (φ ∧ ¬ φ)
1 0 0 1 1 1 0 0 1
0 0 1 0 1 0 0 1 0
Il primo passo consiste nello scrivere ogni possibile assegnazione dei valori di ve-
rità delle proposizioni componenti. In questo caso, essendoci una sola proposizione
iniziale, ci sono solo due assegnazioni di valori di verità. Il secondo passo consiste nel
computare i valori di verità delle proposizioni costruite direttamente dalle proposizio-
ni iniziali, e poi iterare la procedura per le proposizioni costruite dalle proposizioni il
cui valore è determinato, fino a completare la tabella. Il valore di verità di una con-
traddizione è 0, sotto ogni assegnazione possibile. Il valore di verità della negazione
Interpretazione semantica dei connettivi 141
Dimostrazione di 1: Dimostrazione di 1 e 2:
(φ1 ∧ φ2 ) → φ1 (φ1 ∧ φ2 ) → φ2
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 0 0 1 1 1 0 0 1 0
0 0 1 1 0 0 0 1 1 1
0 0 0 1 0 0 0 0 1 0
Dimostrazione di 3:
((ψ → φ1 ) ∧ (ψ → φ2 )) → (ψ → (φ1 ∧ φ2 ))
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1 0 1 0 0 1 1 0 1 0 0
1 0 0 0 1 1 1 1 1 0 0 0 1
1 0 0 0 1 0 0 1 1 0 0 0 0
0 1 1 1 0 1 1 1 0 1 1 1 1
0 1 1 1 0 1 0 1 0 1 1 0 0
0 1 0 1 0 1 1 1 0 1 0 0 1
0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 0 0
Dimostrazione di 1: Dimostrazione di 2:
φ1 → (φ1 ∨ φ2 ) φ2 → (φ1 ∨ φ2 )
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 0 0 1 1 1 0
0 1 0 1 1 1 1 0 1 1
0 1 0 0 0 0 1 0 0 0
Dimostrazione di 3:
((φ1 → ψ) ∧ (φ2 → ψ)) → ((φ1 ∨ φ2 ) → ψ)
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 0 1 1 1 1 1 0 1 1
0 1 1 1 1 1 1 1 0 1 1 1 1
0 1 1 1 0 1 1 1 0 0 0 1 1
1 0 0 0 1 0 0 1 1 1 1 0 0
1 0 0 0 0 1 0 1 1 1 0 0 0
0 1 0 0 1 0 0 1 0 1 1 0 0
0 1 0 1 0 1 0 1 0 0 0 1 0
Dimostrazione di 1:
((φ1 → φ2 ) ∧ φ1 ) → φ2
1 1 1 1 1 1 1
1 0 0 0 1 1 0
0 1 1 0 0 1 1
0 1 0 0 0 1 0
144 Sistema semantico della logica proposizionale classica
Dimostrazione di 2:
((ψ ∧ φ1 ) → φ2 ) → (ψ → (φ1 → φ2 ))
1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1 0 0 1 1 0 1 0 0
1 0 0 1 1 1 1 1 0 1 1
1 0 0 1 0 1 1 1 0 1 0
0 0 1 1 1 1 0 1 1 1 1
0 0 1 1 0 1 0 1 1 0 0
0 0 0 1 1 1 0 1 0 1 1
0 0 0 1 0 1 0 1 0 1 0
X
M0 φ: X
M0 ¬φ:
M [X] ⊆ M [φ] M [X] ∩ M [φ] = ∅
(1) ¬φ ∈ LM ⇔ M |= ¬φ ⇔ M 6|= φ ⇔ φ ∈
/ LM
(2) φ1 ∧ φ2 ∈ LM ⇔ M |= φ1 e M |= φ2 ⇔ φ1 ∈ LM e φ2 ∈ LM
(3) φ1 ∨ φ2 ∈ LM ⇔ M |= φ1 o M |= φ2 ⇔ φ1 ∈ LM o φ2 ∈ LM
(4) φ1 → φ2 ∈ LM ⇔ M 6|= φ1 o M |= φ2 ⇔ φ1 ∈
/ LM o φ2 ∈ LM
@L
φ cM
"
1 / {1, 0}
?
@L
? cM
"
1 / {1, 0}
1
@L
φ ?
"
1 / {1, 0}
1
Ebbene, nel caso della logica proposizionale classica, tutti e tre i problemi hanno
una soluzione positiva, data dall’applicazione del metodo delle tabelle di verità!
Inoltre, l’insieme delle proposizioni logicamente vere della logica proposizionale clas-
sica può essere determinato mediante una variazione del problema 3: le proposizioni
logicamente vere sono le proposizioni per cui la colonna di uscita della tabella di ve-
rità contiene solo il vero come valore. Quindi, esiste una procedura che ci consente
di stabilire per ogni proposizione in L0 , se la proposzione è o non è logicamente vera.
La logica proposizionale classica è decidibile.
Idee principali:
- Definizione di modello di L0
- Definizione di verità in un modello di L0
- Condizioni di verità della congiunzione
- Condizioni di verità della disgiunzione
- Condizioni di verità dell’implicazione
- Condizioni di verità della negazione
- Definizione semantica di conseguenza logica in M0
- Nesso tra significato e condizioni di verità dei connettivi
- Definizione di spazio logico di una proposizione in M0
- Proprietà degli spazi logici delle proposizioni in M0
- Definizione di libro di un modello in M0
- Proprietà dei libri dei modelli in M0
Esercizi
Esercizio 8.1. Verificare la validità di queste implicazioni.
φ → (ψ → φ)
(ψ → (φ1 → φ2 )) → ((ψ → φ1 ) → (ψ → φ2 ))
φ1 ∧ φ2 → φ2
(ψ → φ1 ) → ((ψ → φ2 ) → (ψ → (φ1 ∧ φ2 )))
153
154 Sistema assiomatico della logica proposizionale classica
X`φ
Regole strutturali.
Regola di φ∈X
assunzione (A) ––––––
X`φ
Regola di X`φ
monotonia (M ) X⊆Y
––––––
Y `φ
Regola di X`φ
concatenazione (C) X, φ ` ψ
––––––––
X`ψ
Regola di introduzione X ` φ1
della congiunzione X ` φ2
nel conseguente (I∧) –––––––––––
X ` φ1 ∧ φ2
Regola di eliminazione X ` φ1 ∧ φ2
della congiunzione ––––––––––– i = 1, 2
nel conseguente (E∧) X ` φi
Regola di introduzione X, φ1 ` ψ
della disgiunzione X, φ2 ` ψ
nell’antecedente (∨I) ––––––––––––––
X, φ1 ∨ φ2 ` ψ
Regola di eliminazione X, φ1 ∨ φ2 ` ψ
della disgiunzione –––––––––––––– i = 1, 2
nell’antecedente (∨E) X, φi ` ψ
Regole sull’implicazione.
Regola di introduzione X, φ1 ` φ2
dell’implicazione ––––––––––––
nel conseguente (I →) X ` φ1 → φ2
Regola di eliminazione X ` φ1 → φ2
dell’implicazione ––––––––––––
nel conseguente (E →) X, φ1 ` φ2
Regola minimale X, φ ` ψ
della negazione (¬j) X, φ ` ¬ψ
––––––––––
X ` ¬φ
Regola classica X, ¬φ ` ψ
della negazione (¬k) X, ¬φ ` ¬ψ
––––––––––
X`φ
158 Sistema assiomatico della logica proposizionale classica
sequenza1
sequenza2
..
.
sequenzan
in cui ogni sequenza è ottenuta per assunzione o applicando una regola di deriva-
zione alle sequenze precedenti.
(j) ψ ` φ1 ipotesi
(j + i) ψ ` φ2 ipotesi
(j + i + 1) ψ ` φ1 ∧ φ2 (I∧): j, j + i
(1) φ1 ∨ φ2 ` φ1 ∨ φ2 (A)
(2) φ1 ` φ1 ∨ φ2 (∨E): 1
(1) φ1 ∨ φ2 ` φ1 ∨ φ2 (A)
(2) φ2 ` φ1 ∨ φ2 (∨E): 1
Dimostrazione di 3:
(j) φ1 ` ψ ipotesi
(j + i) φ2 ` ψ ipotesi
(j + i + 1) φ1 ∨ φ2 ` ψ (∨I): 1, 2
Dimostrazione di 2:
(j) ψ, φ1 ` φ2 ipotesi
(j + 1) ψ ` φ1 → φ2 (I →): j + 1
Dimostrazione. ConL0 (X) e X `L0 φ ⇒ ConL0 (X, φ), per il punto (v), e quindi, per
definizione di insieme L0 -completo, φ ∈ X.
Si osservi che ogni insieme chiuso, e quindi ogni insieme completo, contiene ogni
proposizione logicamente derivabile, dato che ogni proposizione logicamente derivabile
è derivabile da ogni insieme di proposizioni, per monotonia. Si osservi inoltre che, per
ogni insieme completo, si ottiene che φ ∈ X ⇔ X `L0 φ ⇔ ConL0 (X, φ).
Verso (⇒): se φ1 ∈
/ X e φ2 ∈
/ X, allora da X, φ1 e da X, φ2 deriva una contraddi-
zione, dato che X è completo; X, φ1 ∨ φ2 deriva una contraddizione, per introduzione
della disgiunzione; φ1 ∨ φ2 ∈
/ X, dato che X è consistente. Verso (⇐): se φ1 ∨ φ2 ∈
/ X,
allora da X, φ1 ∨ φ2 deriva una contraddizione, dato che X è completo; da X, φ1 e
da X, φ2 deriva una contraddizione, per eliminazione della disgiunzione; φ1 ∈
/ X e
φ2 ∈
/ X, dato che X è consistente.
4. Chiusura sull’implicazione.
Regole minimali di X, φ ` ψ X, φ ` ¬ψ
contrapposizione CN (j) –––––––––– ; ––––––––––
X, ¬ψ ` ¬φ X, ψ ` ¬φ
Derivazione:
(1) X, φ ` ¬ψ ipotesi
(2) X, ψ, φ ` ¬ψ (M ): 1
(3) X, ψ, φ ` ψ (A)
(4) X, ψ ` ¬φ (¬j): 2, 3
Regole classiche di X, ¬φ ` ψ X, ¬φ ` ¬ψ
contrapposizione CN (k) –––––––––– ; ––––––––––
X, ¬ψ ` φ X, ψ ` φ
Derivazione:
(1) X, ¬φ ` ψ ipotesi
(2) X, ¬ψ, ¬φ ` ψ (M ): 1
(3) X, ¬ψ, ¬φ ` ¬ψ (A)
(4) X, ¬ψ ` φ (¬k): 2, 3
Derivazione:
(1) X ` ¬¬φ ipotesi
(2) X, ¬φ ` ¬¬φ (M ): 1
(3) X, ¬φ ` ¬φ (A)
(4) X`φ (¬k): 2, 3
Derivazione:
(1) X`φ ipotesi
(2) X, ¬ψ ` φ (M ): 1
(3) X ` ¬φ ipotesi
(4) X, ¬ψ ` ¬φ (M ): 3
(5) X`ψ (¬k): 2, 4
Regola di argomentazione X, φ ` ψ
per casi AC(k) X, ¬φ ` ψ
––––––––––
X`ψ
Derivazione:
(1) X, φ ` ψ ipotesi
(2) X, ¬ψ ` ¬φ CN (j): 1
(3) X, ¬φ ` ψ ipotesi
(4) X, ¬ψ ` ¬¬φ CN (j): 3
(5) X`ψ (¬k): 2, 4
Derivazione:
(1) φ ∧ ¬φ ` φ ∧ ¬φ (A)
(2) φ ∧ ¬φ ` φ (E∧): 1
(3) φ ∧ ¬φ ` ¬φ (E∧): 1
(4) ` ¬(φ ∧ ¬φ) (¬j): 2, 3
una doppia negazione coincide con un’affermazione. La connessione tra regola della
negazione classica e regole della negazione minimale e doppia negazione classica può
essere mostrata derivando l’equivalenza di (¬k) e (¬j) + DN (k).
Derivazione di (¬j) X, φ ` ψ
data (¬k) X, φ ` ¬ψ
––––––––––
X ` ¬φ
Derivazione:
(1) X, φ ` ψ ipotesi
(2) X, φ ` ¬ψ ipotesi
(3) X, ¬¬φ ` ¬¬φ (A)
(4) X, ¬¬φ ` φ DN (k): 3
(5) X, ¬¬φ ` ψ (C): 1, 4
(6) X, ¬¬φ ` ¬ψ (C): 2, 4
(7) X ` ¬φ (¬k): 5, 6
Derivazione di (¬k) X, ¬φ ` ψ
data (¬j) e DN (k) X, ¬φ ` ¬ψ
––––––––––
X`φ
Derivazione:
(1) X, ¬φ ` ψ ipotesi
(2) X, ¬φ ` ¬ψ ipotesi
(3) X ` ¬¬φ (¬j): 1, 2
(4) X`φ DN (k): 3
Si può quindi osservare che (¬j) è meno potente di (¬k), essendo derivabile da
(¬k), e che la differenza di potenza tra le due regole è data proprio da DN (k). Le
regole che concernono la negazione si possono allora suddividere in regole derivabili
che richiedono e che non richiedono un uso essenziale della regola della negazione
classica nel corso della loro derivazione.
170 Sistema assiomatico della logica proposizionale classica
Esempio 9.1. Derivazione delle regole tradizionali del modus ponens e tollens.
Regola del X`φ→ψ
modus ponens (M P ) X`φ
––––––––––
X`ψ
Derivazione:
(1) X`φ→ψ ipotesi
(2) X, φ ` ψ (E →): 1
(3) X`φ ipotesi
(4) X`ψ (C): 2, 3
Derivazione:
(1) X`φ→ψ ipotesi
(2) X, φ ` ψ (E →): 1
(4) X, ¬ψ ` ¬φ CN (j): 2
(3) X ` ¬ψ ipotesi
(5) X ` ¬φ (C): 3, 4
Idee principali:
Esercizi
Esercizio 9.1. Derivare le seguenti regole sulla congiunzione.
172 Sistema assiomatico della logica proposizionale classica
Regola di introduzione X, φi ` ψ
della congiunzione ––––––––––– i = 1, 2
nell’antecedente (∧I) X, φ1 ∧ φ2 ` ψ
Regola di eliminazione X, φ1 ∧ φ2 ` ψ
della congiunzione X ` φ1
nell’antecedente (∧E) X ` φ2
–––––––––––
X`ψ
Regola di introduzione X ` φi
della disgiunzione ––––––––––– i = 1, 2
nel conseguente (I∨) X ` φ1 ∨ φ2
Regola di eliminazione X ` φ1 ∨ φ2
della disgiunzione X, φ1 ` ψ
nel conseguente (E∨) X, φ2 ` ψ
–––––––––––
X`ψ
Teoremi di correttezza e
completezza
175
176 Teoremi di correttezza e completezza
Se φ ∈ X, allora X M0 φ.
Ipotesi: φ ∈ X.
Dimostrazione. M |= X
M |= ψ, per ogni ψ ∈ X
M |= φ, dato che φ ∈ X
Se X M0 φ, allora X, Y M0 φ.
Ipotesi: X M0 φ.
Dimostrazione. M |= X, Y
M |= X, perché X ⊆ X, Y
M |= φ, dato che X
M0 φ
Se X M0 φ1 e X M0 φ2 , allora X M0 φ1 ∧ φ2 .
Ipotesi: X
M0 φ1 e X
M0 φ2 .
Teorema di correttezza della logica proposizionale classica 177
Dimostrazione. M |= X
M |= φ1 , dato che X
M0 φ1
M |= φ2 , dato che X
M0 φ2
M |= φ1 ∧ φ2 , per definizione di verità
Se X M0 φ1 ∧ φ2 , allora X M0 φi , per i = 1, 2.
Ipotesi: X M0 φ1 ∧ φ2 .
Dimostrazione. M |= X
M |= φ1 ∧ φ2 , dato che X
M0 φ1 ∧ φ2
M |= φ1 , per definizione di verità
M |= φ2 , per definizione di verità
Se X, φ1 M0 ψ e X, φ2 M0 ψ, allora X, φ1 ∨ φ2 M0 ψ.
Ipotesi: X, φ1 M0 ψ e X, φ2 M0 ψ.
Dimostrazione. M |= X, φ1 ∨ φ2
M |= X, φ1 o M |= X, φ2 , per definizione di verità
se M |= X, φ1 , allora M |= ψ, dato che X, φ1
M0 ψ
se M |= X, φ2 , allora M |= ψ, dato che X, φ2
M0 ψ
178 Teoremi di correttezza e completezza
Se X, φ1 ∨ φ2 M0 ψ, allora X, φi M0 ψ, per i = 1, 2.
Ipotesi: X, φ1 ∨ φ2 M0 ψ.
Dimostrazione. M |= X, φi , per i = 1, 2
se M |= X, φ1 , allora M |= X, φ1 ∨ φ2 , per definizione di verità
se M |= X, φ2 , allora M |= X, φ1 ∨ φ2 , per definizione di verità
in ogni caso, M |= ψ, dato che X, φ1 ∨ φ2
M0 ψ
Se X, φ1 M0 φ2 , allora X M0 φ1 → φ2 .
Ipotesi: X, φ1 M0 φ2 .
Dimostrazione. M |= X
se M |= φ1 , allora M |= φ2 , dato che X, φ1
M0 φ2
se M |= φ1 , allora M |= φ1 → φ2 , per definizione di verità
se M 6|= φ1 , allora M |= φ1 → φ2 , per definizione di verità
Se X M0 φ1 → φ2 , allora X, φ1 M0 φ2 .
Ipotesi: X M0 φ1 → φ2 .
Dimostrazione. M |= X, φ1 , e quindi M |= X
M |= φ1 → φ2 , dato che X
M0 φ1 → φ2
M 6|= φ1 o M |= φ2 , per definizione di verità
M |= φ1 , dato che M |= X, φ1 , e quindi M |= φ2
Dimostrazione. M |= X
se M |= φ, allora M |= ψ, dato che X, φ
M0 ψ
se M |= φ, allora M |= ¬ψ, dato che X, φ
M0 ¬ψ
se M |= φ, allora M 6|= ψ, per definizione di verità
M 6|= φ, per negazione dell’ipotesi contraddittoria
M |= ¬φ, per definizione di verità
Se X, ¬φ
M0 ψ e X, ¬φ
M0 ¬ψ, allora X
M0 φ.
Ipotesi: X, ¬φ
M0 ψ e X, ¬φ
M0 ¬ψ.
Si deve dimostrare che X
M0 φ.
Si deve dimostrare che ogni modello di X è un modello di φ.
Si assume che M |= X e si dimostra che M |= φ.
Dimostrazione. M |= X
se M |= ¬φ, allora M |= ψ, dato che X, ¬φ
M0 ψ
se M |= ¬φ, allora M |= ¬ψ, dato che X, ¬φ
M0 ¬ψ
se M |= ¬φ, allora M 6|= ψ, per definizione di verità
M 6|= ¬φ, per negazione dell’ipotesi contraddittoria
M |= φ, per definizione di verità
Punto 1: LM è L0 -consistente.
Caso 1: base.
MX |= p ⇔ VX (p) = 1, per definizione di verità
MX |= p ⇔ p ∈ X, per definizione di MX
Caso 2: negazione.
MX |= ¬φ ⇔ MX 6|= φ, per definizione di verità
MX |= ¬φ ⇔ φ ∈
/ X, per ipotesi induttiva
MX |= ¬φ ⇔ ¬φ ∈ X, dato che X è chiuso sulla negazione
Caso 3: congiunzione.
MX |= (φ1 ∧ φ2 ) ⇔ MX |= φ1 e MX |= φ2 , per definizione di verità
MX |= (φ1 ∧ φ2 ) ⇔ φ1 ∈ X e φ2 ∈ X, per ipotesi induttiva
MX |= (φ1 ∧ φ2 ) ⇔ φ1 ∧ φ2 ∈ X, dato che X è chiuso sulla congiunzione
Caso 4: disgiunzione.
MX |= (φ1 ∨ φ2 ) ⇔ M |= φ1 o M |= φ2 , per definizione di verità
MX |= (φ1 ∨ φ2 ) ⇔ φ1 ∈ X o φ2 ∈ X, per ipotesi induttiva
MX |= (φ1 ∨ φ2 ) ⇔ φ1 ∨ φ2 ∈ X, dato che X è chiuso sulla disgiunzione
Caso 5: implicazione.
MX |= (φ1 → φ2 ) ⇔ M 6|= φ1 o M |= φ2 , per definizione di verità
MX |= (φ1 → φ2 ) ⇔ φ1 ∈
/ X o φ2 ∈ X, per ipotesi induttiva
MX |= (φ1 → φ2 ) ⇔ φ1 → φ2 ∈ X, dato che X è chiuso sull’implicazione
Ciò che sappiamo è che ogni proposizione contenuta in un insieme completo di propo-
sizioni è vera in un modello, il mondo di quell’insieme; da cui segue che ogni insieme
L0 -completo di proposizioni ha un modello. Ciò che desideriamo sapere è se ogni
proposizione contenuta in un insieme L0 -consistente di proposizioni è vera in un qual-
che modello di quell’insieme; da cui seguirebbe che ogni insieme L0 -consistente di
proposizioni ha un modello. In effetti, la soluzione di questo problema è positiva:
X0 = X
X , φ se Xi , φi è consistente
i i
Xi+1 =
X , ¬φ se Xi , φi è inconsistente
i i
184 Teoremi di correttezza e completezza
X∗ =
S
0≤i Xi
Quindi, X ∗ è un insieme L0 -completo, per due ultimi punti. A questo punto, possiamo
dimostrare la seconda premessa del nostro argomento iniziale.
Idee principali:
Lo scopo del presente capitolo è di introdurre il linguaggio della logica dei predicati del
primo ordine classica. Il linguaggio di questo sistema di logica è interpretato ancora sul
mondo attuale, inteso come stato di cose completo in grado di determinare il valore di
verità di ogni proposizione del linguaggio. La struttura delle proposizioni elementari
del linguaggio è analizzata in termini di nomi di individui e predicati, intesi come
nomi di attributi, ed è possibile costruire nel linguaggio proposizioni quantificate. La
logica dei predicati classica è una logica estensionale: (i) le espressioni minime dotate
di significato sono nomi per individui e per attributi; (ii) le espressioni complesse sono
costruite servendosi di connettivi estensionali e quantificatori. Inoltre, è una logica
classica: il valore di verità di una proposizione è uno e uno solo tra due valori di
verità. La logica dei predicati trattata si dice del primo ordine perché sono presenti
solo variabili quantificabili del primo ordine: si può quantificare sul dominio degli
individui, non sul dominio degli attributi.
L’idea fondamentale alla base della logica dei predicati classica è che una propo-
sizione elementare è costituita da concetti individuali e un concetto universale. La
composizione di una proposizione elementare è quindi intesa rispecchiare la composi-
zione di uno stato di cose, inteso come sequenza di individui in relazione. La verità di
una proposizione elementare è determinata dall’attualità degli stati di cose che sono
costituiti dagli individui a cui i concetti individuali si applicano. In questo senso, la
verità di una proposizione elementare è ancora determinata dal suo significato e dal
187
188 La logica dei predicati classica
come stanno le cose nel mondo, mentre la verità di una proposizione complessa è uni-
vocamente determinata dalla verità delle proposizioni elementari che la costituiscono.
Le proposizioni quantificate sono proposizioni universali, mediante le quali è possibile
asserire che una certa condizione è soddisfatta da ogni individuo, e proposizioni esi-
stenziali, mediante le quali è possibile asserire che una certa condizione è soddisfatta
da qualche individuo.
Osservazione 11.1. Le costanti individuali sono i nostri nomi per gli individui e si
dicono anche soggetti. Le costanti attributive sono i nostri nomi per gli attributi e
si dicono anche predicati.
A: ogni S è P E: nessun S è P
I: qualche S è P O: qualche S non è P
In generale una proposizione universale stabilisce che tutti gli individui che soddi-
sfano una certa condizione possiedono una certa proprietà, mentre una proposizione
particolare stabilisce che alcuni degli individui che soddisfano una certa condizione
possiedono una certa proprietà. Una proposizione universale è quindi interpretata
come un’implicazione universalizzata: se un individuo soddisfa una certa condizione,
allora possiede la proprietà data, per ogni individuo. Una proposizione particolare
è invece interpretata come una congiunzione esistenzializzata: c’è un individuo che
soddisfa una certa condizione e possiede la proprietà data. Quindi, ponendo P11 = S
e P21 = P :
A: ∀x1 (P11 (x1 ) → P21 (x1 )) E: ∀x1 (P11 (x1 ) → ¬P21 (x1 ))
I: ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P21 (x1 )) O: ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ ¬P21 (x1 ))
Ponendo a1 : Terra
a2 : Sole
P11 : essere pianeta
P21 : essere stella
P12 : orbitare intorno a
Otteniamo:
(3.1) P12 (a1 , a2 )
(3.2) ∀x1 (P11 (x1 ) → P22 (x1 , a2 ))
(3.3) ∀x1 (P11 (x1 ) → ∃x2 (P21 (x2 ) ∧ P22 (x1 , x2 )))
Ponendo a1 : Platone
P11 : essere uomo P12 : amare
P21 : essere donna P22 : avere scritto
P31 : essere saggio P32 : avere studiato
Otteniamo:
La formalizzazione delle proposizioni 193
(4.1) ∀x1 (P11 (x1 ) → ∃x2 (P21 (x2 ) ∧ P12 (x1 , x2 )))
(4.2) ∃x2 (P21 (x2 ) ∧ ∀x1 (P11 (x1 ) → P12 (x1 , x2 )))
(4.3) ∀x1 (P11 (x1 ) ∧ P31 (x1 ) → ∃x2 (P22 (a1 , x2 ) ∧ P32 (x1 , x2 )))
(4.4) ∃x1 (P21 (x1 ) ∧ P31 (x1 ) ∧ ∀x2 (P22 (a1 , x2 ) → P32 (x1 , x2 )))
In relazione alle proposizioni (4.1) e (4.2), osserviamo che la formalizzazione met-
te in luce la differenza tra proposizioni attive quantificate e le proposizioni passive
quantificate. La differenza sintattica è poi rispecchiata in una differenza semantica.
Intuitivamente, è possibile che ogni uomo ami quanche donna anche senza che qualche
donna sia amata da ogni uomo, così come ogni uomo ha una madre, senza che qualche
donna sia madre di ogni uomo.
Ogni legge è un male, perché ogni legge è una violazione della libertà
e una violazione della libertà è un male.
Chi sa ciò è giusto non si trova in errore. Chi non sa e non crede di
sapere ciò che è giusto non si trova in errore. Chi va contro ciò che è
giusto si trova in errore. Chi consiglia senza cognizione va contro ciò che
è giusto. Tu consigli senza cognizione. Quindi tu non sai ciò che è giusto
ma credi di saperlo.
Idee principali:
Esercizi
Esercizio 11.1. Formalizzare queste proposizioni in L1 .
(1) i primi dialoghi scritti da Platone
sono più belli dei trattati filosofici scritti da Aristotele.
In questo capitolo presenteremo una caratterizzazione semantica della logica dei pre-
dicati classica, data dalla definizione dell’insieme di modelli su cui si basa l’interpre-
tazione del linguaggio di questa logica.
197
198 Sistema semantico della logica dei predicati classica
Una variante di un modello M = (D, V ) per L1 è una coppia Mad = (D, Vad ) in
cui Vad è una funzione di valutazione che coincide con V per tutti gli argomenti diversi
da a e tale che Vad (a) = d ∈ D. Una variante di un modello è quindi un modello in cui
una costante individuale è stata usata per nominare un certo individuo del dominio.
Osservazione 12.1. Un particolare, importante dal punto di vista matematico, per chi
è più esperto. La definizione precedente introduce l’insieme dei modelli per L1 . In
Definizione di modello 199
una teoria degli insiemi con l’assioma di separazione questa assunzione implica delle
limitazioni sugli insiemi di individui che possono costituire il dominio di un modello.
Quindi, assumeremo sempre che il dominio di un modello deve essere un elemento di
un certo insieme di domini.
Esempio 12.1. Immaginiamo che L1 sia usato per descrivere questo mondo possibile.
In particolare, assumiamo che: i primi tre nomi del linguaggio sono usati per designare
Snoopy, Woodstock e la cuccia di Snoopy; i primi tre predicati a 1 posto del linguaggio
siano usati per designare la proprietà di essere bianco, la proprietà di essere giallo
e la proprietà di dormire; il primo predicato a 2 posti del linguaggio sia usato per
designare la relazione di stare sopra. Il modello che coglie questa interpretazione è il
seguente.
La funzione di valutazione può essere intesa in modo intuitivo come una funzione
di etichettamento. Se pensiamo a ogni nome come a una etichetta che può esse-
re assegnata agli individui del nostro dominio, allora la funzione di valutazione si
comporta in questo modo.
dominio codominio = D
a3 •
V
•
a2
•
a1
V
dominio codominio = D
V
P31 •
•
P21
V
P11
dominio codominio = D
1
V
P12 •
2
V 1
•
2
dominio codominio = D
VaSnoopy
a3 3
VaSnoopy
3
•
a2
•
a1
VaSnoopy
3
costante individuale viene assegnata a un individuo che può essere differente rispetto
all’individuo a cui era originariamente assegnata. Si può osservare che:
V (a)
1. V a = V , perché ad a viene assegnato precisamente l’individuo originaria-
mente assegnato;
modelli in generale, allora è possibile che non ogni elemento del dominio sia nominato
dalle costanti individuali. In questo caso, le condizioni di verità delle proposizioni
quantificate possono essere date in termini di varianti di un modello.
Se X è un insieme di proposizioni di L1 :
M |= X ⇔ M |= φ, per ogni φ ∈ X.
Esempio 12.2. P11 (a2 ) è vera nel modello dell’esempio precedente, perché l’individuo
V (a2 ) nominato da a2 in M , ossia Snoopy, è nell’estensione della proprietà V (P11 )
nominata da P11 in M , ossia {Snoopy}. Infatti, lo stesso individuo porta sia l’etichetta
con su scritto a2 sia l’etichetta con su scritto P11 .
204 Sistema semantico della logica dei predicati classica
V
•
a2
P11 V
V V V V
1. ∀xφ → φ[a/x]. Infatti, se M |= ∀xφ, allora Mcd |= φ[c/x], per ogni d ∈ D, con c
che non occorre in ∀xφ, per la definizione di verità. In particolare, Mcd |= φ[c/x]
quando d è l’individuo a cui è assegnata a in M . Quindi, M |= φ[a/x].
206 Sistema semantico della logica dei predicati classica
1. φ[a/x] → ∃xφ. Infatti, se M |= φ[a/x], per una a qualsiasi, allora Mcd |= φ[c/x],
per qualche d ∈ D, con c che non occorre in ∃xφ, quando d è l’individuo a cui
è assegnata a in M . Quindi M |= ∃xφ, per definizione di verità.
i triangoli isosceli hanno gli angoli alla base uguali, possiamo selezionare un triangolo
isoscele generico e dimostrare che questo triangolo ha gli angoli alla base uguali. In
questa concezione, un individuo generico è solo un individuo su cui non sono state
introdotte ipotesi ulteriori nel contesto dato. Quindi, se assumiamo che ψ → φ[a/x],
con a generica, per dimostrare che ψ → ∀xφ, ciò che stiamo assumendo è che l’indi-
viduo nominato da a non sia soggetto a ipotesi ulteriori in questo contesto, ossia che
dell’individuo nominato da a non si dica nulla in ψ o in ∀xφ, ossia che a non occorra
in ψ o in ∀xφ. Similmente, se assumiamo φ[a/x] → ψ, con a generica, per dimostrare
che ∃xφ → ψ, ciò che stiamo assumendo è che l’individuo nominato da a non sia
soggetto a ipotesi ulteriori in questo contesto, ossia che dell’individuo nominato da a
non si dica nulla in ψ o in ∃xφ, ossia che a non occorra in ψ o in ∃xφ.
X
M1 φ: X
M1 ¬φ:
M [X] ⊆ M [φ] M [X] ∩ M [φ] = ∅
Si può osservare che, a differenza del caso proposizionale, per determinare se una
proposizione quantificata è nel libro di un modello occorre consultare i libri di altri
modelli, in particolare i libri delle varianti del modello dato.
Si può qui osservare che, come nel caso proposizionale, per determinare se una
proposizione quantificata è nel libro di un modello descrittivo occorre consultare sol-
tanto il libro del modello dato. L’insieme dei libri dei modelli di L1 costituisce la
biblioteca di L1 : la biblioteca che contiene le descrizioni di tutti i mondi possibili
descrivibili in L1 . Chiaramente, la biblioteca di L1 è molto più ricca della biblioteca
di L0 , dato che il linguaggio L1 ha un potere descrittivo maggiore del lingiaggio L0 .
Quindi, la consultazione del libro del mondo attuale ci darebbe molte più informazioni
in questo caso. La ricchezza della nostra conoscenza del mondo dipende sia da quanto
siamo in grado di leggere nel libro del mondo sia quanto è profondo il linguaggio, e
quindi il libro, che siamo in grado di leggere.
Problemi di composizione e scomposizione 211
Idee principali:
- Definizione di modello di L1
- Definizione di verità in un modello di L1
- Condizioni di verità delle proposizioni elementari
- Condizioni di verità delle proposizioni universali
- Condizioni di verità delle proposizioni esistenziali
- Definizione semantica di conseguenza logica in M1
- Nesso tra significato e condizioni di verità dei quantificatori
- Definizione di spazio logico di una proposizione in M1
- Proprietà degli spazi logici delle proposizioni in M1
- Definizione di libro di un modello in M1
- Proprietà dei libri dei modelli in M1
Esercizi
Esercizio 12.1. Verificare la validità di queste implicazioni.
∀xφ → φ[a/x]
(ψ → φ[a/x]) → (ψ → ∀xφ), a non in ψ
212 Sistema semantico della logica dei predicati classica
213
214 Sistema assiomatico della logica dei predicati classica
X`φ
X ` φ[a/x] X ` ∀xφ
Universale –––––––––––– ––––––––––––
X ` ∀xφ X ` φ[a/x]
X, φ[a/x] ` ψ X, ∃xφ ` ψ
Esistenziale –––––––––––– ––––––––––––
X, ∃xφ ` ψ X, φ[a/x] ` ψ
a non occorre
Condizione –
nella sequenza finale
Se tutti i filosofi (P11 ) rispettano (P12 ) Aristotele (a1 ), allora Platone (a2 ), se è
filosofo, rispetta Aristotele:
(1) ∀x1 (P11 (x1 ) → P12 (x1 , a1 )) ` ∀x1 (P11 (x) → P12 (x1 , a1 )) (A)
(2) ∀x1 (P11 (x1 ) → P12 (x1 , a1 )) ` P11 (a2 ) → P12 (a2 , a1 )) (E∀): 1
Se tutti i filosofi (P11 ) rispettano (P12 ) Aristotele (a1 ), allora Aristotele (a1 ), se è
filosofo, rispetta Aristotele:
(1) ∀x1 (P11 (x1 ) → P12 (x1 , a1 )) ` ∀x1 (P11 (x) → P12 (x1 , a1 )) (A)
(2) ∀x1 (P11 (x1 ) → P12 (x1 , a1 )) ` P11 (a1 ) → P12 (a1 , a1 )) (E∀): 1
Se Platone (a2 ), che è un filosofo (P11 ) rispetta (P12 ) Aristotele (a1 ), allora qualche
filosofo rispetta Aristotele:
(1) ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P12 (x1 , a1 )) ` ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P12 (x1 , a1 )) (A)
(2) P11 (a2 ) ∧ P12 (a2 , a1 )) ` ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P12 (x1 , a1 )) (∃E): 1
Se Aristotele (a1 ), che è un filosofo (P11 ) rispetta (P12 ) Aristotele (a1 ), allora
qualche filosofo rispetta Aristotele:
(1) ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P12 (x1 , a1 )) ` ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P12 (x1 , a1 )) (A)
(2) P11 (a1 ) ∧ P12 (a1 , a1 )) ` ∃x1 (P11 (x1 ) ∧ P12 (x1 , a1 )) (∃E): 1
Errore 1.1:
Se assumiamo che Aristotele è un filosofo, non possiamo concludere che ogni indi-
viduo è un filosofo, perché l’istanza da cui partiamo non è un’istanza generica, essendo
proprio l’istanza su cui stiamo assumendo qualcosa.
Errore 1.2:
218 Sistema assiomatico della logica dei predicati classica
Se assumiamo che ogni individuo rispetta se stesso, possiamo concludere che Ari-
stotele rispetta se stesso, ma non possiamo concludere che Aristotele rispetta ogni
individuo, perché Aristotele è l’istanza su cui stiamo generalizzando.
Errore 2.1:
Errore 2.2:
sequenza1
sequenza2
..
.
sequenzan
in cui ogni sequenza è ottenuta per assunzione o applicando una regola di deriva-
zione alle sequenze precedenti.
Dimostrazione di 1:
(1) ∃xφ ` ∃xφ (A)
(2) φ[a/x] ` ∃xφ (∃E): 1
Derivazione:
(1) ∀x¬φ ` ∀x¬φ (A)
(2) ∀x¬φ ` ¬φ[a/x], a nuova (E∀): 1
(3) φ[a/x] ` ¬∀x¬φ, a nuova CN (j): 2
(4) ∃xφ ` ¬∀x¬φ (∃I): 3
Quindi, in logica classica, il fatto che un certo individuo possiede una certa pro-
prietà coincide con il fatto che non ogni individuo è privo di quella proprietà e il
fatto che ogni individuo possiede una certa proprietà coincide con il fatto che non
c’è un individuo che è privo di quella proprietà. In logica minimale, invece, non si
può concludere che c’è un individuo che possiede una certa proprietà dal fatto che
non ogni individuo è privo di quella proprietà e non si può concludere che ogni indi-
viduo possiede una certa proprietà dal fatto che non c’è un individuo che è privo di
quella proprietà. Questa impossibilità, apparentemente strana, deriva dal fatto che il
dominio degli individui potrebbe essere infinito e che l’infinito è concepito come solo
potenziale. In questo caso, infatti, è concepibile che si dimostri che non ogni individuo
Principali regole argomentative 225
è privo di una certa proprietà, senza con ciò essere in grado di esibire un individuo che
possiede la proprietà o, analogamente, che si dimostri che non c’è un individuo privo
di una certa proprietà, senza con ciò essere in grado di dimostrare che ogni individuo
possiede la proprietà.
Derivazione:
(1) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)) ` ∀x(M (x) → P (x)) (A)
(2) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)) ` M (a) → P (a) (E∀): 1
(3) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)), M (a) ` P (a) (E →): 2
(4) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)) ` ∀x(S(x) → M (x)) (A)
(5) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)) ` S(a) → M (a) (E∀): 4
(6) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)), S(a) ` M (a) (E →): 5
(7) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)), S(a) ` P (a) (C): 3, 6
(8) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)) ` S(a) → P (a) (I →): 7
(9) ∀x(M (x) → P (x)), ∀x(S(x) → M (x)) ` ∀x(S(x) → P (x)) (I∀): 8
Derivazione:
(1) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` ∀x(M (x) → P (x)) (A)
(2) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` M (a) → P (a) (E∀): 1
(3) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a), M (a) ` P (a) (E →): 2
(4) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` S(a) ∧ M (a) (A)
(5) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` M (a) (E∧): 4
(6) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` P (a) (C): 3, 5
(7) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` S(a) (E∧): 4
(8) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` S(a) ∧ P (a) (I∧): 6, 7
(9) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a), ∃x(S(x) ∧ P (x)) ` ∃x(S(x) ∧ P (x)) (A)
(10) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a), S(a) ∧ P (a) ` ∃x(S(x) ∧ P (x)) (∃E): 9
(11) ∀x(M (x) → P (x)), S(a) ∧ M (a) ` ∃x(S(x) ∧ P (x)) (C): 8, 10
(12) ∀x(M (x) → P (x)), ∃x(S(x) ∧ M (x)) ` ∃x(S(x) ∧ P (x)) (∃I): 11
Idee principali:
Esercizi
Esercizio 13.1. Derivare le seguenti regole sull’universale.
Teoremi di correttezza e
completezza
229
230 Teoremi di correttezza e completezza
Infatti, se un nome non occorre in φ, allora modificare il referente del nome non
incide sulla verità di φ. La proposizione interpretata in M non dice nulla dell’individuo
nominato da quel nome, e quindi modificare il referente del nome è indifferente per il
valore di verità della proposizione.
Dimostrazione. M |= X
Mad |= X, per ogni d ∈ D, dato che a non è in X
Mad |= φ[a/x], per ogni d ∈ D, dato che X
M1 φ[a/x]
M |= ∀xφ, per definizione di verità, dato che a non è in ∀xφ.
Teorema di correttezza della logica proposizionale classica 231
Ipotesi: X M1 ∀xφ.
Dimostrazione. M |= X
M |= ∀xφ, dato che X
M1 ∀xφ
quindi, per una c non in ∀xφ,
Mcd |= φ[c/x], per ogni d ∈ D, per definizione di verità
V (a)
Mc |= φ[c/x], dato che V (a) ∈ D, per definizione di V
M |= φ[a/x], dato che c non è in ∀xφ, e quindi non è in φ[a/x]
Dimostrazione. M |= X, ∃xφ
Mad |= X, φ[a/x], per qualche d ∈ D, dato che a non è in X
Mad |= ψ, per qualche d ∈ D, dato che X, φ[a/x]
M1 ψ
M |= ψ, dato che a non è in ψ
Ipotesi: X, ∃xφ M1 ψ.
Dimostrazione. M |= X, φ[a/x]
V (a)
Mc |= X, φ[c/x], per un c che non occorre in ∃xφ
Mcd |= X, φ[c/x], per qualche d ∈ D, dato che V (a) ∈ D
M |= X, ∃xφ, per definizione di verità, dato che c non è in ∃xφ
M |= ψ, dato che X, ∃xφ
M1 ψ
Inoltre, il modello è descrittivo. Infatti, dalle dimostrazioni dei due casi precedenti
si ricava immediatamente che:
Derivazione trasformata in L1 :
(1) X ` P11 (a1 ) (A)
(2) X ` P11 (a1 ) ∨ P11 (a3 ) (I∨): 1
(3) X ` P21 (a2 ) (A)
(4) X` (P11 (a1 ) ∨ P11 (a3 )) ∧ P21 (a2 ) (I∨): 2, 3
(costante da sostituire a n1 : a3 = a2+1 )
X0 = X
X ∀ = 0≤i Xi
S
Dimostrazione. Induzione
Caso 2: negazione.
M |= ¬φ ⇔ M 6|= φ, per definizione di |=
M |= ¬φ ⇔ Mcd 6|= φ, per ipotesi induttiva
M |= ¬φ ⇔ Mcd |= ¬φ, per definizione di |=
Caso 6: universale.
0
M |= ∀xφ ⇔ Mcd0 |= φ[c0 /x], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ
0
M |= ∀xφ ⇔ (Mcd0 )dc |= φ[c0 /x], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ
0
M |= ∀xφ ⇔ (Mcd )dc0 |= φ[c0 /x], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ, per iotesi induttiva
M |= ∀xφ ⇔ Mcd |= ∀xφ, per definizione di |=
Dimostrazione. Induzione
Caso 2: negazione.
V (c) V (c)
Ma |= ¬φ ⇔ Ma 6|= φ, per definizione di |=
V (c)
Ma |= ¬φ ⇔ M 6|= φ[c/a], per HI
V (c)
Ma |= ¬φ ⇔ M |= ¬φ[c/a], per definizione di |=
Caso 6: universale.
V (c) V (c) d0
Ma |= ∀xφ ⇔ (Ma )c0 |= φ[c0 /x], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ
V (c) 0 V (c)
Ma |= ∀xφ ⇔ (Mcd0 )a |= φ[c0 /x], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ
V (c) 0
Ma |= ∀xφ ⇔ Mcd0 |= φ[c0 /x][a/c], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ, IH
V (c) 0
Ma |= ∀xφ ⇔ Mcd0 |= φ[a/c][c0 /x], per ogni d0 ∈ D, c0 non in ∀xφ
V (c)
Ma |= ∀xφ ⇔ M |= ∀xφ, per definizione di |=
242 Teoremi di correttezza e completezza
Idee principali:
ALESSANDRO GIORDANI
A. GIORDANI
15,00 euro