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L’euro: un destino segnato?

IL “MONITO DEGLI ECONOMISTI”,


UN ANNO DOPO
Emiliano Brancaccio

A poco più di un anno dalla pubblicazione sul Financial Times


del “monito degli economisti”,
la forbice tra paesi creditori e debitori continua ad allargarsi e
potrebbe rendere insostenibile l’attuale assetto dell’Unione monetaria europea.
Apriamo una discussione a partire da un testo di Brancaccio,
uno dei promotori del “monito”, che solleva il problema del “che fare”
di fronte alla prospettiva di una implosione della moneta unica.

La forbice macroeconomica che da velli di solvibilità dei capitali indu- fattori, ma in buona misura riflette
tempo squarcia l’eurozona non sem- striali e bancari dei diversi paesi semplicemente la voragine macroe-
bra affatto destinata a richiudersi. dell’area euro. L’ultimo rapporto di conomica che si è aperta in questi
Stando agli ultimi dati della Com- Credit Reform segnala che tra il anni tra i membri dell’eurozona, in
missione europea, gli andamenti dei 2008 e il 2013 le insolvenze annue particolare tra i due paesi in que-
redditi e dei livelli di occupazione delle imprese sono aumentate del stione: dal 2007 al 2014 oltre quat-
nei diversi paesi membri dell’euro- 22 percento in Francia, del 77 per- tordici punti di differenza nella cre-
zona non mostrano tangibili segni cento in Irlanda, del 120 percento in scita reale dei Pil tedesco e italiano.
di avvicinamento dopo la lunga di- Italia, del 185 percento in Portogal- Sono scarti che non hanno prece-
vergenza che si è registrata negli lo e del 2542 percento in Spagna, denti in epoca di pace, e che prean-
anni passati. Alla fine del 2014 il laddove in Germania nello stesso nunciano nuove crisi bancarie.
numero degli occupati in Germania periodo sono diminuite dell’11 per- I dati più recenti sembrano
dovrebbe segnare un incremento di cento. Si tratta di un divario ecce- dunque confermare lo scenario trat-
due milioni e duecentomila unità ri- zionale, che inevitabilmente si ri- teggiato poco più di un anno fa dal
spetto al 2007. Di contro, nello stes- percuote sui bilanci degli istituti Monito degli economisti pubblicato
so arco di tempo Spagna, Italia, Gre- bancari. Non è un caso che i recen- sul Financial Times il 23 settembre
cia, Portogallo, Irlanda e Francia si ti “stress test” coordinati dalla Ban- 2013 (www.theeconomistswarning.
ritroveranno con una perdita com- ca centrale europea abbiano evi- com)3. Il documento evidenzia «una
plessiva di quasi sei milioni e due- denziato uno scarto superiore alle serie di contraddizioni nell’assetto
centomila posti di lavoro1. attese tra gli indici di robustezza istituzionale e politico dell’Unione
La divaricazione dei redditi e patrimoniale delle banche dei di- monetaria europea». Sotto accusa
dell’occupazione contribuisce poi a versi paesi dell’eurozona, in parti- sono le scelte delle autorità europee
creare faglie più profonde, di carat- colare tra istituti tedeschi e italia- e nazionali «che, contrariamente
tere strutturale, che riguardano i li- ni. Il risultato dipende da diversi agli annunci, hanno contribuito al-
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l’inasprimento della recessione e al- pali esponenti della comunità ac- trazione di capitali già formati» e
l’ampliamento dei divari tra i paesi cademica internazionale, apparte- dunque al superamento della loro
membri dell’Unione». Il problema nenti a scuole di pensiero molto di- autonomia individuale, che si rea-
principale, secondo i firmatari del verse tra loro: Dani Rodrik, James lizza mediante l’«espropriazione
Monito, risiede nel fatto che «le po- Galbraith, Wendy Carlin, Alan del capitalista ad opera del capita-
litiche deflattive praticate in Ger- Kirman, Heinz Kurz, Tony lista, della trasformazione di mol-
mania e altrove per accrescere l’a- Thirlwall, Mauro Gallegati, Dimi- ti capitali minori in pochi capitali
vanzo commerciale hanno contri- tri Papadimitriou e molti altri. Il più grossi»: vale a dire, mediante
buito per anni, assieme ad altri fat- fatto che sul documento siano con- uscite dal mercato dei capitali più
tori, all’accumulo di enormi squili- fluiti rappresentanti di filoni di ri- deboli, liquidazioni, acquisizioni,
bri nei rapporti di debito e credito cerca così eterogenei costituisce fusioni, e così via. La tendenza alla
tra i paesi della zona euro»4. Pensa- evidentemente un punto di forza, centralizzazione, oltretutto, può
re oggi che i soli paesi debitori pos- un potenziale indizio circa la bontà ricevere spinte ulteriori dall’azio-
sano accollarsi l’onere del riequili- delle sue previsioni. Tale preroga- ne delle autorità di politica econo-
brio a colpi di austerity, ulteriori ri- tiva, d’altro canto, non impedisce mica. È stato osservato, in partico-
duzioni delle tutele del lavoro e fles- di leggere il testo in base a uno spe- lare, che il banchiere centrale può
sibilità salariale verso il basso, si- cifico paradigma di ricerca. contribuire a fissare «condizioni di
gnifica pretendere da questi una re- Il riferimento immediato, pe- solvibilità» particolarmente re-
strizione dei bilanci pubblici e una raltro citato nel testo, è ovviamen- strittive per i capitali in lotta tra
caduta dei salari e dei prezzi «di tale te il Keynes oppositore del Tratta- loro, e per questa via può aggrava-
portata da determinare un crollo an- to di Versailles e critico delle poli- re la posizione dei capitali più de-
cora più accentuato dei redditi e una tiche deflazioniste. Sotto questa boli e accelerare il processo di cen-
violenta deflazione da debiti, con il prospettiva il Monito riflette la tesi tralizzazione6. Ebbene, non è diffi-
rischio concreto di nuove crisi ban- secondo cui la deflazione in ultima cile rilevare che l’intera architet-
carie e di una desertificazione pro- istanza deprime i redditi e rende tura dell’Unione monetaria euro-
duttiva di intere regioni europee». Il quindi più difficile il rimborso dei pea risulta preposta a favorire
documento si chiude dunque con una debiti. Più in profondità, tuttavia, questa tendenza. Già prima della
previsione netta: proseguendo con le il Monito può essere interpretato crisi si registravano importanti fe-
attuali politiche economiche «il de- rinviando anche all’analisi marxi- nomeni di accorpamento dei capi-
stino dell’euro sarà segnato: l’espe- sta, e in particolare ad alcuni stu- tali, specialmente in campo banca-
rienza della moneta unica si esau- di recenti dedicati a quella ten- rio. Si trattava tuttavia di dinami-
rirà, con ripercussioni sulla tenuta denza che Marx e Hilferding defi- che in larga misura confinate en-
del mercato unico europeo». Di con- nivano «centralizzazione dei capi- tro i perimetri dei singoli paesi.
seguenza, presto o tardi, «ai decisori tali»5. Per Marx, come è noto, la Dopo la crisi, invece, si assiste a un
politici non resterà altro che una centralizzazione consiste nel fatto salto di qualità del processo di cen-
scelta cruciale tra modalità alterna- che, sebbene la produzione capita- tralizzazione. La divaricazione
tive di uscita dall’euro». listica veda le imprese contrappo- delle insolvenze, i relativi processi
ste l’una all’altra come produttrici di desertificazione produttiva e le
di merci reciprocamente indipen- connesse, crescenti difficoltà delle
Centralizzazione denti e la competizione capitalisti- banche nelle periferie dell’Unione,
e crisi bancarie ca si presenti di norma come «ri- preannunciano una nuova crisi
pulsione reciproca di molti capita- bancaria e una nuova fase di liqui-
Il Monito degli economisti è stato li individuali», è possibile rilevare dazioni e acquisizioni, questa vol-
sottoscritto da alcuni tra i princi- un’opposta tendenza alla «concen- ta non più interne ai confini nazio-
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nali ma realizzate su scala euro- lizzazione è ostacolata da continue si di centralizzazione dei capitali
pea. Il passaggio di fase, del resto, «controtendenze», e quindi non costituisce in parte una novità per
è intrinseco agli indirizzi politici può mai esser considerata un pro- la ricerca economica. È bene chia-
correnti. Dall’azione del banchiere cesso rigidamente lineare. La cen- rire, tuttavia, che i problemi di te-
centrale che, contrariamente alla tralizzazione capitalistica oggetti- nuta dell’eurozona che abbiamo
vulgata, contribuisce a fissare con- vamente avanza ma il suo pro- fin qui tratteggiato sono oggi in
dizioni di solvibilità tutt’altro che gresso storico è tormentato, è fat- larga parte riconosciuti dalla stra-
accomodanti per le periferie euro- to di accelerazioni, contraccolpi, grande maggioranza degli econo-
pee; alla politica fiscale nazionale, temporanee marce indietro, e so- misti. Nel campo della teoria pura
che si fa più restrittiva proprio nei prattutto di continue creazioni e Paul Krugman li ha recentemente
paesi in maggiore sofferenza; fino distruzioni degli assetti istituzio- riproposti sotto il nome di “para-
alla decisiva unione bancaria, che nali votati a favorirla. La consape- dosso della flessibilità”9. Sul ver-
esclude forme di assicurazione eu- volezza di questa dinamica irrego- sante della politica economica, pur
ropea sui depositi, dispone di ri- lare è tanto più necessaria quando tra numerose contraddizioni, per-
sorse limitatissime per fronteggia- si esamina la crisi dell’eurozona. È sino il Fondo Monetario Interna-
re nuove crisi bancarie e si costi- infatti possibile mostrare che, nel- zionale ha dovuto ammettere che
tuisce esplicitamente con lo scopo lo scenario deflazionistico che l’as- quei problemi sono tutt’altro che
di liquidare gli istituti più deboli: setto politico-istituzionale dell’U- risolti e in tal senso ha espressa-
insomma, ogni elemento della go- nione favorisce, le liquidazioni di mente evocato il rischio di un
vernance europea sembra voler capitale da parte dei paesi debito- «breakup» dell’eurozona10. Po-
preludere a una escalation del pro- ri non risolvono lo squilibrio con i tremmo dire, in un certo senso, che
cesso di centralizzazione capitali- paesi creditori ma anzi possono ad- la tesi del monito degli economisti
stica. Vale a dire, a una resa dei dirittura aggravarlo. Infatti, secondo cui l’eurozona sta proce-
conti definitiva tra i capitali più quanto più intensa sia la deflazio- dendo lungo un sentiero insosteni-
fragili dislocati soprattutto nel ne, tanto meno la vendita di capi- bile costituisce ormai la posizione
Sud Europa e i capitali più forti si- tale all’estero potrà contribuire al prevalente, almeno tra gli studio-
tuati prevalentemente in Germa- soddisfacimento delle condizioni si. Non è un caso, del resto, che i
nia. Potremmo definirla, in so- di solvibilità8. L’implicazione è critici di questa tesi solitamente
stanza, una forma particolarmen- chiara: l’Unione monetaria euro- evitino di attaccare le sue basi lo-
te violenta di “mezzogiornificazio- pea, favorendo la centralizzazione giche. Di norma essi preferiscono
ne europea”: ossia, una riproduzio- dei capitali, di fatto non riduce ma obiettare sostenendo che è ancora
ne su scala continentale del duali- può persino accrescere gli squilibri possibile realizzare un significati-
smo che ha storicamente condizio- tra paesi creditori e paesi debitori, vo cambiamento negli indirizzi di
nato i rapporti tra Settentrione e e in tal modo contribuisce a scava- politica economica europea, un
Meridione d’Italia. re la sua stessa fossa. Alle tradi- nuovo corso che finalmente inver-
Messo in questi termini sem- zionali problematiche keynesiane ta le tendenze divergenti in atto e
bra un processo inesorabile, una sugli effetti perversi della defla- in un modo o nell’altro riporti in
sorta di «grande meccanismo della zione, dunque, l’analisi della cen- equilibrio i rapporti di credito e de-
Storia», come lo definirebbe un ce- tralizzazione capitalistica offre ul- bito interni all’eurozona. Almeno
lebre interprete di Shakespeare7. teriore supporto alla previsione fino a qualche tempo fa questa po-
Ma non è così. Contro le semplifi- del monito degli economisti sui de- sizione non pareva del tutto idea-
cazioni di alcuni suoi epigoni, bi- stini dell’eurozona. listica: qualche ragione materiale
sognerebbe ricordare che per Marx Lo studio della crisi dell’area per avanzarla effettivamente c’e-
la «legge di tendenza» alla centra- euro dal punto di vista dei proces- ra. Tuttavia, man mano che gli
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anni passano e la crisi si inaspri- prevalenti in Germania appaiono mandarsi: quali sono gli attori so-
sce, questo tipo di argomentazione affezionati all’Unione monetaria ciali maggiormente in grado di
si fa più flebile, perde la sua forza europea solo se e nella misura in sfruttare la “congiuntura” che si
persuasiva. Bisogna riconoscere, cui la moneta unica agevoli il sur- profila all’orizzonte? Quali soggetti
infatti, che all’interno delle istitu- plus tedesco e il connesso, feroce appaiono oggi pronti ad affrontare
zioni europee è risultato finora im- processo di centralizzazione capi- una precipitazione della crisi del-
possibile anche solo approssimarsi talistica. Il giorno in cui non risul- l’eurozona al fine di piegarla a pro-
a un consenso diffuso nei confron- ti più funzionale allo scopo sarà prio vantaggio? Ebbene, anche sot-
ti di qualsiasi ipotesi di riforma, l’euro a dover soccombere, non il to questo aspetto il Monito offre
dalle più ambiziose come lo “stan- mercantilismo germanico. qualche spunto di riflessione. Il te-
dard retributivo europeo”11 a quel- sto, infatti, accenna con grande
le più blande come un allentamen- preoccupazione all’ammassarsi di
to almeno temporaneo dei vincoli Gattopardi consensi intorno a due ipotesi poli-
di bilancio nazionali. La stessa po- e nazionalisti tiche: da un lato le «apologie del
litica monetaria della Bce si è ri- cambio flessibile quale panacea di
velata finora molto più conserva- Se dunque così stanno le cose, la- ogni male» e dall’altro gli «inquie-
trice di quanto ci si attendesse sciano un po’ il tempo che trovano tanti sussulti di propagandismo ul-
guardando alle recenti esperienze i numerosi appelli a contrastare il tranazionalista e xenofobo».
di altri paesi. I dissidi politici in corso logico degli eventi su basi so- La prima ipotesi politica, si
seno all’establishment europeo, stanzialmente idealistiche. Piut- badi bene, non va confusa con l’ov-
tra l’altro, negli ultimi tempi si tosto, si pone un problema urgen- via constatazione che il cambio fis-
sono ulteriormente accentuati. Il te, di ordine materiale: del tutto in- so irrevocabile imposto dall’euro
motivo in fin dei conti è semplice: dipendentemente da opinioni, au- entra ormai in contraddizione con
perché mai la Germania e gli altri spici e speranze, occorre valutare lo sviluppo dei costi e dei prezzi nei
paesi che stanno traendo vantaggi le possibili implicazioni di una im- diversi paesi dell’Unione. Tale ipo-
relativi dalle attuali dinamiche do- plosione dell’attuale assetto del- tesi va molto oltre: essa è infatti so-
vrebbero contribuire a modificar- l’eurozona. A questo riguardo, stenuta da coloro i quali suggeri-
le? In altre parole, le divergenze come abbiamo accennato, la tesi scono di risolvere gli squilibri tra
negli andamenti macroeconomici del Monito degli economisti è che creditori e debitori europei unica-
accentuano anche le divergenze presto o tardi bisognerà compiere mente attraverso il passaggio a un
politiche e riducono ulteriormente «una scelta cruciale tra modalità regime di cambi flessibili governa-
le chances per una svolta negli in- alternative di uscita dall’euro». ti dal gioco delle forze del mercato.
dirizzi di politica economica. Cer- Volendo interpretare anche Dal punto di vista dottrinale si
to, vi è chi tuttora prevede che pri- questo passaggio in un’ottica marxi- tratta di una ricetta tipicamente
ma o poi la crisi dei paesi periferi- sta, Althusser può essere d’aiuto: si liberista, che trova in Milton
ci dell’Unione colpisca anche le può infatti sostenere che la crisi di Friedman il suo tradizionale rife-
esportazioni su cui la Germania un regime monetario costituisce un rimento12. Essa può rientrare in
prospera, e induca quindi le auto- esempio di crocevia, di “congiuntu- quella che talvolta abbiamo defini-
rità tedesche a rivedere le proprie ra” del processo storico che può es- to una soluzione “gattopardesca”
posizioni. Ma l’idea che quel paese ser governata in modi molto diversi alla crisi dell’euro. Vale a dire, la
abbandoni la propria storica stra- tra loro, ognuno dei quali potrà ave- soluzione di chi sarebbe disposto a
tegia mercantilista appare oggi re diverse ripercussioni sulle diver- cambiare tutto, al limite persino la
più che mai sganciata dai fatti. In se classi sociali in gioco. In quest’ot- moneta unica, pur di non cambia-
realtà, i portatori degli interessi tica, allora, diventa necessario do- re in fondo nulla, ossia pur di non
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mettere in discussione le politiche accompagnata da una critica del politici conseguenti potrebbero fa-
di austerity, di liberalizzazione dei mercato unico europeo costituisce cilmente riflettere le due ipotesi
mercati, di flessibilità del lavoro e un fatto logico, in sé difficilmente estreme appena elencate, o persi-
di deflazione salariale che stanno contestabile. Ma per tutto il resto no una combinazione dialettica tra
favorendo i processi di centralizza- questa ricetta evoca ombre per nul- di esse. Dinanzi a simili prospetti-
zione dei capitali e di “mezzogiorni- la rassicuranti: essa infatti consiste ve, suscita grande inquietudine
ficazione” europea. Questa soluzio- in una miscela di protezionismo, xe- l’assordante silenzio dei socialisti,
ne trova consensi presso la City di nofobia e restringimento delle li- dei comunisti, e più in generale de-
Londra, qualche estimatore anche bertà civili incardinata in una ideo- gli eredi più o meno degni e diret-
a Francoforte e in Italia è sostenu- logia del ritorno ai cosiddetti valori ti della tradizione novecentesca
ta da alcuni fautori delle privatiz- tradizionali, ben rappresentati dal del movimento dei lavoratori. Per
zazioni e delle dismissioni di capi- vecchio trittico “Dio, patria e fami- quanto incredibile possa sembra-
tale all’estero. A tale riguardo vale glia”. È innegabile che tale visione re, questi soggetti sembrano tutto-
la pena di notare che, in assenza di stia raccogliendo sempre più con- ra ostinarsi a escludere anche solo
opportune contromisure, il mero sensi tra i lavoratori colpiti dalla cri- la possibilità di una implosione
abbandono di un regime di cambi si e dalla disoccupazione, e sempre dell’eurozona tra i possibili futuri
fissi e la eventuale, conseguente più insofferenti verso la concorrenza stati del mondo. Dal tracollo del
svalutazione ridurrebbero il prezzo degli immigrati. Ma soprattutto, “grande altro” sovietico, alla crisi
in moneta estera degli asset nazio- questa ipotesi trova la sua base so- del movimento sindacale, all’asce-
nali e potrebbero favorire i cosid- ciale di riferimento nella miriade di sa di quella ideologia ingenua che
detti “fire sales”, vale a dire svendi- piccoli capitalisti afflitti dalla reces- abbiamo talvolta definito “libero-
te di capitale a favore di acquirenti sione, dal debito e dal rischio cre- scambismo di sinistra”, altrove ab-
stranieri in misura ben superiore a scente di insolvenza. Di fatto, essa biamo cercato di indagare sulle va-
quelle che già si registrano oggi. La incarna la pretesa di elevare un ar- rie e complesse determinanti di
letteratura scientifica e l’esperien- gine contro la centralizzazione: di questa eccezionale opera di rimo-
za storica, anche italiana, segnala- fronte alla spinta centralizzatrice zione e del tremendo ritardo poli-
no che quello dei “fire sales” costi- dei capitali e alla sua tendenza a va- tico che essa sta producendo14. In
tuisce un rischio concreto13. Anche licare ogni confine statuale, il dis- questa sede tuttavia ci pare oppor-
per questo motivo la soluzione “gat- sotterramento di una qualche idea tuno sollevare una questione im-
topardesca” sembra la più adatta a economica di «nazione» costituisce la pellente: esiste la possibilità di col-
tutelare gli interessi dei capitali più prevedibile «reazione» strategica dei mare o almeno ridurre questo ri-
grandi e più forti d’Europa. gruppi capitalistici relativamente tardo? Difficile a dirsi. Di certo, se
La seconda ipotesi politica più deboli e in difficoltà. Potremmo una possibilità in tal senso esiste,
stigmatizzata dal monito degli eco- in definitiva considerarla una ipote- questa dipenderà dalla disposizio-
nomisti è quella che il Fronte Na- si politica “reazionaria”, di tipo na- ne di chi oggi pretende di incarna-
zionale in Francia ha ribattezzato zionalista, con tratti potenzialmen- re l’eredità storica del movimento
con il termine «patriottismo econo- te neofascisti. operaio a definire un sentiero, una
mico». È l’idea di chi vuol mettere in rotta adeguata all’attraversamen-
discussione non soltanto la moneta to dell’impervio crocevia che si in-
unica ma anche il mercato unico eu- Il tempo dell’autocritica travede all’orizzonte.
ropeo, nonché il sistema dei diritti Se questo è l’obiettivo da per-
individuali incardinato nelle regole Non è difficile riconoscere che, di seguire, il nodo più urgente che bi-
comunitarie. Beninteso, il fatto che fronte alla previsione di una futu- sognerebbe sciogliere riguarda i
la critica della moneta unica sia qui ra crisi dell’eurozona, gli sviluppi possibili effetti salariali e distri-
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butivi che deriverebbero da un’u- tasselli che dovrebbero concorrere a non dovrebbe essere sfruttata per
scita dall’euro. In alcuni studi re- definire una modalità di gestione assecondare forme di «patriottismo
centi abbiamo mostrato che gli ab- dell’uscita dall’euro che possa rite- economico» votate alla tutela dei
bandoni dei regimi di cambio fisso nersi favorevole alle istanze del la- piccoli capitali, potenzialmente
e delle unioni monetarie che siano voro. Uno di essi, ad esempio, do- reazionarie e in fin dei conti anti-
stati accompagnati da svalutazioni vrebbe riguardare l’esigenza di moderne. Al contrario, bisognereb-
della moneta, risultano mediamen- cautelarsi contro la possibilità, be verificare se la crisi dell’Unione
te correlati a una diminuzione dei evocata in precedenza, che una europea possa costituire un’oppor-
salari reali e della quota salari. svalutazione del cambio favorisca tunità per creare consenso e parte-
Questo significa che alla deflazione le svendite di capitale a favore di cipazione di massa intorno a una
salariale che già è in atto dentro acquirenti esteri. Questo proble- diversa ipotesi politica, che po-
l’eurozona potrebbe far seguito un ma assume rilevanza soprattutto tremmo in estrema sintesi rac-
declino ulteriore delle retribuzioni in campo bancario, ma costringe in chiudere in due punti: 1) da un
una volta usciti da essa. Questa realtà a cimentarsi con una que- lato, attribuire nuovamente ai po-
prospettiva tuttavia non è inesora- stione di carattere più generale: di teri pubblici un ruolo guida nei
bile: al di là dei valori medi, l’evi- fronte a un tracollo della moneta processi di centralizzazione del ca-
denza storica riporta anche casi in unica, quale dovrebbe essere la po- pitale nazionale; 2) dall’altro, con-
cui le uscite dai regimi di cambio sizione degli eredi della tradizione dizionare gli scambi necessari alla
sono state gestite con opportune po- socialista e comunista nei confron- centralizzazione su scala interna-
litiche di salvaguardia del lavoro ti della libertà degli scambi sanci- zionale al rispetto di un nuovo
che hanno tutelato le retribuzioni e ta dal mercato unico europeo? La “standard del lavoro”, che recupe-
in alcuni casi le hanno pure accre- domanda è cruciale. Basti notare ri e rilanci la logica anti-deflattiva
sciute. Ed è interessante notare che che essa implica, tra le altre cose, dello “standard retributivo euro-
in tali casi l’andamento della pro- una scelta di posizionamento tra la peo”. Stiamo parlando, in buona
duzione è stato mediamente miglio- tendenza alla centralizzazione dei sostanza, di una proposta di go-
re di quello che si è registrato nelle capitali da un lato e le rispettive verno della crisi che consentirebbe
circostanze in cui, dopo l’uscita, i sa- controtendenze che mirano a osta- di affrontare i processi di deserti-
lari sono declinati15. L’implicazione colarla dall’altro. Ed implica an- ficazione produttiva attribuendo
che si può trarre da tali evidenze è che, allargando il campo di anali- alle strutture dello Stato un ruolo
ovvia: chiunque intenda indicare si, una scelta tra una riformula- attivo nella ristrutturazione capi-
una rotta favorevole ai lavoratori zione di quel concetto di modernità talistica: a partire dal settore ban-
dovrebbe immediatamente chiarire che ha attraversato il marxismo cario, dove le irrazionalità siste-
che il crocevia dell’uscita dall’euro fin dalle sue origini e un sostan- miche dell’obsoleto regime di accu-
va affrontato con opportuni inter- ziale abbandono di esso. L’opinio- mulazione trainato dalla finanza
venti a tutela del potere d’acquisto ne di chi scrive è che c’è un solo privata potrebbero esser superate
delle retribuzioni e delle quote sala- modo per risolvere questo dilem- promuovendo una moderna, non
ri. Chi su questo terreno si muove ma in termini moderni e progres- ossificata logica di piano. E stiamo
ambiguamente, addirittura negan- sivi. Come abbiamo già detto, la parlando di un criterio di riorga-
do l’evidenza pur di minimizzare il crisi della moneta unica implica nizzazione delle relazioni interna-
problema, ricade inevitabilmente in inevitabilmente una crisi del mer- zionali regolato da uno “standard”,
una logica “gattopardesca”. cato unico europeo; solo una visio- che non necessariamente freni la
Quello dei salari, ovviamente, ne falsificante, di tipo “gattoparde- centralizzazione capitalistica ma
è solo il primo problema da affron- sco”, potrebbe negarlo. Questa in- la imbrigli in uno schema coordi-
tare, non certo l’unico. Molti sono i negabile evidenza logica, tuttavia, nato, anti-deflattivo, in ultima
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istanza favorevole al lavoro. Po- Note: mento europeo della contrattazione sala-
riale finalizzata a contrastare le strategie
tremmo definirlo un progetto di go- deflazioniste attuate dalla Germania e in
1) Salvo diversa specificazione, i dati ri-
verno democratico e sociale del portati in questo articolo sono tratti da Eu-
generale dai paesi che siano caratterizzati
da una tendenza ad accumulare surplus
processo di centralizzazione capi- ropean Commission,AMECO Annual ma- verso l’estero. La proposta di “standard re-
talistica, una soluzione moderna cro-economic database of the European tributivo europeo” venne inserita nel Con-
Commission’s DG ECFIN, 2014, tributo del Partito democratico al Pro-
che consentirebbe di ridisegnare i http://ec.europa.eu/economy_finance/db_in gramma Nazionale di Riforme 2012. La de-
rapporti economici continentali dicators/ameco/index_en.htm.
legazione italiana della FEPS propose di in-
2) Credit Reform, Unternehmensinsol-
alla luce di un nuovo protagonismo venzen in Europa, Jahr 2013/14.
serire lo “standard retributivo” nel docu-
mento della Foundation for European Pro-
del lavoro e di una “nuova questio- 3) The Economists’ Warning: European
gressive Studies, Renaissance for Europe. A
governments repeat mistakes of the Treaty
ne meridionale” su scala europea. of Versailles, in Financial Times, 23
common progressive vision, 2013. La pro-
posta tuttavia incontrò l’opposizione dei de-
Ovviamente una svolta poli- September 2013, www.theeconomistswar
legati tedeschi.
ning.com.
tica di tale portata non potrebbe 4) Basti qui ricordare che l’enorme sur-
12) Milton Friedman, The Case for Flex-
ible Exchange Rates, in Essays in Positive
mai derivare da singole elabora- plus verso l’estero della Germania è stato
Economics, University of Chicago Press,
conseguito anche grazie a una politica di
zioni. Solo un’intelligenza colletti- competizione relativa sui salari: dalla na- 1953.
13) Si veda ad esempio Paul Krugman,
va potrebbe delinearne gli snodi e scita dell’euro la crescita dei salari tede-
Fire-Sale FDI, in Sebastian Edwards (ed.),
schi, monetari e reali, è stata rispettiva-
verificare la sua praticabilità o mente di sedici punti percentuali e di cin- Capital Flows and the Emerging
Economies: Theory, Evidence and Contro-
meno nella congiuntura storica que punti percentuali inferiore a quella me-
versies, University of Chicago Press, 2000.
dia dell’eurozona.
che ci è data. Il dramma, come evi- 5) Karl Marx (1994), Il Capitale, Edito- Coloro i quali minimizzano il problema in
denzia il monito degli economisti, ri Riuniti, 1994, Libro I, cap. 23. Rudolf Hil- base al fatto che in Italia le svendite di ca-
ferding, Il capitale finanziario, Milano, Mi- pitale nazionale si stanno già verificando a
è che quella congiuntura è già in mesis, 2011 (ed. orig.: 1910). causa della crisi e della deflazione interna
atto. Un allenato pessimismo del- 6) Emiliano Brancaccio e Luigi Caval- all’eurozona, curiosamente sembrano non
laro, Leggere “Il capitale finanziario”, in- avvedersi di una distinzione elementare:
la ragione induce a sospettare che troduzione a Rudolf Hilferding, Il capitale quella tra investimenti diretti esteri lordi e
tra gli eredi più o meno degni e di- finanziario, cit. Emiliano Brancaccio e Giu- netti. Essi si concentrano sui primi ma in
realtà è sui secondi che in letteratura si va-
retti delle tradizioni socialista e co- seppe Fontana, Solvency rule versus Taylor
luta l’esistenza o meno di un nesso tra sva-
rule. An alternative interpretation of the re-
munista possa non esservi il tem- lation between monetary policy and the eco- lutazione e “fire sales”. A tale riguardo va
notato che, dall’inizio della crisi, in Italia gli
po per un’autocritica, figurarsi per nomic crisis, in Cambridge Journal of Eco-
investimenti diretti esteri in uscita sono
nomics, 2013, 37, 1.
la costruzione di un pensiero col- 7) Ian Kott, Shakespeare nostro con- stati sempre superiori agli investimenti di-
retti esteri in entrata.
lettivo in grado di elaborare un temporaneo, Milano, Feltrinelli, 2002 [ed.
14) Emiliano Brancaccio e Marco Pas-
orig.: 1961].
tale cambio di paradigma. La tra- 8) Emiliano Brancaccio and Giuseppe sarella, L’austerità è di destra. E sta di-
gedia shakespeariana tuttavia in- Fontana, Solvency rule and capital central- struggendo l’Europa, Milano, il Saggiatore,
ization in a monetary union, Mimeo, 2014. 2012.
segna: i vuoti politici sono destina- 9) Gauti Eggertsson and Paul Krug- 15) Emiliano Brancaccio e Nadia Gar-
ti a esser colmati, in un modo o nel- man, Debt, Deleveraging, and the Liquidi- bellini, Currency regime crises, real wages,
ty Trap: A Fisher-Minsky-Koo Approach, in functional income distribution and produc-
l’altro. Se nella dialettica politica Quarterly Journal of Economics, 2012, 127 tion, di prossima pubblicazione su Euro-
non entreranno rapidamente forze (3). pean Journal of Economics and Economic
10) International Monetary Fund Policy: Intervention. Si veda pure Emiliano
in grado di proporre una modalità (2012), Growth Resuming, Dangers Re- Brancaccio e Nadia Garbellini, Sugli effet-
democratica e sociale di governo main, in World Economic Outlook, April. ti salariali e distributivi delle crisi dei regi-
11) Emiliano Brancaccio, Current ac- mi di cambio, in Rivista di Politica Econo-
della crisi, a sciogliere i nodi del- count imbalances, the Eurozone crisis and mica, luglio-settembre 2014. Per una ver-
l’euro giungeranno forze ostili alle a proposal for a “European wage standard”, sione divulgativa si rinvia a Emiliano
in International Journal of Political Econ- Brancaccio e Nadia Garbellini, Uscire o no
istanze del lavoro, del progresso e omy, 2012, vol. 41, 1. Lo “standard retribu- dall’euro: gli effetti sui salari, in econo-
dell’emancipazione civile. tivo europeo” è una proposta di coordina- miaepolitica.it, 19 maggio 2014.

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