Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
CIVILTA
civiltà romana
79 d.C.
DALL’ACQUEDOTTO
AL RUBINETTO DI CASA
Il sistema idraulico:
un capolavoro d’ingegneria
(e politica) che funziona ancora
CON ANCHE
I TESTI
ORIGINALI
LATINI
12 Sport
Pancrazio, il wrestling degli antichi
18 Cover Story
Plinio il giovane racconta la distruzione di Pompei, 79 d.C.
28 Miti e riti
Giano, il dio dai due volti
30 Eros
I lupanari, vizio e lussuria
42 Curiosità
Il silfio che si estinse per colpa dei golosi
44 Storia segreta
Lo spionaggio nell’antica Roma
52 Meraviglie
La bizzarra piramide di Cestio
60 Vita quotidiana
La caliga, scarpa usa e getta
62 Vita pubblica
Il cursus honorum, fare carriera politica a Roma
68 Tecnologia
Gli acquedotti: dalla fonte al rubinetto
74 Viaggi e mete
Vindolanda, un fortino legionario in Britannia
76 Cucina
Il garum, salsa universale
PROSSIMO
NUMERO
78 Eventi e rievocazioni IN EDICOLA
IL MBRE
81 Libri, mostre, film SETTE
QUESTA CARTA
RISPETTA
82 Simboli
La folgore di Giove e delle legioni L’AMBIENTE
CIVILTÀ ROMANA 5
COVER STORY
POMPEI 79 d.C.
Mentre il Vesuvio scatenava il suo inferno di polveri incandescenti, fumi
e fiamme , Plinio il Vecchio, naturalista e ammiraglio, si spingeva
verso il disastro per studiarne la natura. Suo nipote, Plinio
il Giovane, ne raccontò la morte in due lettere scritte a Tacito
di Elena Percivaldi
CIVILTÀ ROMANA 19
PLINIO IL GIOVANE RACCONTA LA DISTRUZIONE DI POMPEI, 79 D.C.
L’
MORTE VIVA estate, per gli antichi Romani, entrava to da Cerere, dea delle messi e della fecondità,
Sotto, i colonnati nel vivo alla fine di agosto. In quel pe- presso il cui santuario, il giorno successivo, ve-
e gli edifici di riodo si celebravano alcune importanti niva aperto il mundus, la fossa circolare che si
Pompei si stagliano festività agresti che riconducevano al mon- credeva mettesse in contatto il mondo dei vivi
contro il profilo del do contadino arcaico e alle poten- con quello dei morti, che rivelavano
Vesuvio, a circa 10 ze sotterranee che si riteneva agli uomini i loro segreti. Così
km dalla città. Nel governassero il mondo. Il 23 “mundus patet”, il mondo si
tondo, affresco con agosto toccava ai Volcana- spalancava, e i riti di purifi-
l’immagine di una lia: uomini e donne si ra- cazione che si celebravano
donna che scrive, dunavano intorno al Vol- introducevano all’Opalia,
catalogato come ri- canal, l’altare di Vulcano la festa che metteva al ri-
tratto della poetessa situato fuori dal recinto paro i raccolti e garantiva
Saffo. Nella pagina sacro del pomerio (il pe- prosperità alla comunità
a fronte, l’eruzione rimetro di Roma tracciato e all’impero, preservandoli
in un quadro sette- da Romolo), per onorare il da fame e carestie.
centesco di Joseph dio del fuoco distruttivo, che Nell’agosto del 79 d.C.,
Wright of Derby. a differenza del fuoco domestico però, le divinità telluriche par-
(incarnato dalla rassicurante dea Ve- vero più presenti del solito. Nell’area
sta), se non viene governato arde e divora ogni campana intorno al Vesuvio la terra tremava
cosa senza controllo. Nelle campagne, il rito sempre più spesso e un flebile rumore, simile a
continuava con i contadini che accendevano un muggito, echeggiava a tratti in lontananza.
falò per celebrare l’inizio del raccolto, propizia- Pochi anni prima, nel 62, alle pendici del mon-
20 CIVILTÀ ROMANA
COVER STORY
CIVILTÀ ROMANA 21
PLINIO IL GIOVANE RACCONTA LA DISTRUZIONE DI POMPEI, 79 D.C.
22 CIVILTÀ ROMANA
COVER STORY
cano parve rallentare. A Pompei e Stabia comin- aveva ricominciato a cadere e ricoprì tutto di DEE E AMORI
ciò a diffondersi la voce che il peggio era passato, una lugubre coltre grigia. La terra riprese a tre- Nel tondo, Venere
gli dei si erano quietati ed erano tornati propizi: mare e i palazzi a squassarsi. Plinio fu svegliato e Marte in un
il pericolo era ormai cessato. Qualcuno era riu- dalle urla: il cortile della villa era ormai ostruito affresco della casa
scito ad allontanarsi o a salpare, ma la gran dai detriti, e se si fosse indugiato ancora di Marco Lucrezio
parte degli abitanti era rimasta, per- sarebbe stato impossibile fuggire. Frontone, uno degli
ché esitava a lasciare la propria Che cosa fare? Restare al riparo uomini più potenti
casa. Tranquillizzati, in molti in casa e attenderne l’inelut- della città e pro-
rientrarono per recuperare tabile crollo trovando la babile parente di
denaro e oggetti preziosi, morte sotto le macerie, Tito Lucrezio Caro,
preparandosi comunque a oppure uscire allo sco- autore del poema
trascorrere una notte che, perto, sfidando il fumo filosofico De rerum
nonostante la terra tremas- e la tempesta di lapilli natura. All’interno
se di continuo, speravano che schizzavano dal cielo dell’abitazione sono
serena dopo gli affanni e come schegge impazzite? state ritrovate intatte
il terrore provato durante il magnifiche pitture.
giorno appena terminato. Fu IN CERCA DI SALVEZZA Sotto, la morte di
una trappola mortale. All’alba, Gli uomini si guardarono negli Plinio il Vecchio
l’attività del Vesuvio riprese con ecce- occhi, in silenzio, il terrore era pal- sulla spiaggia di
zionale vigore e gli abitanti di Pompei e Sta- pabile. Qualcuno singhiozzava mestamente, Stabia, dov’era
bia furono sorpresi, chi nel sonno e chi appena chinando il capo. Alla fine si decise: tutti fuori, approdato.
sveglio, da una nuova ondata di cenere e lapilli. a sfidare la sorte. «Fortuna iuvat», ripeté Plinio
Nella villa di Pomponiano, Plinio si era corica- come un mantra. Si arraffarono cuscini e pezzi
to per la notte e si era addormentato profonda- di stoffa, e con questi copricapo improvvisati si
mente, tanto che gli altri, non riuscendo a chiu- lasciò la villa, avventurandosi nella tormenta di
dere occhio, lo sentivano russare fino in cortile. cenere. Era l’alba, ma il sole si era rifiutato di
Come neve sporca, la cenere mista a pomice sorgere: il cielo era buio e nero come pece. ›
Continua a pag. 26
LO SCHELETRO DI PLINIO
D estò grande scalpore, all’inizio Novecento, il ritrovamento, presso la foce del Sarno, di 73
scheletri che appartenevano a persone morte durante l’eruzione. Alcuni di loro avevano con sé
piccole borse di monete, ma uno, isolato rispetto agli altri, indossava diversi gioielli, tra i quali un
bracciale a forma di serpente, una collana d’oro e un anello con due teste di leone. Inoltre aveva
un gladio dall’elsa d’avorio ornata di conchiglie dorate. Alcuni di questi attributi erano chiaramen-
te di carattere militare, il che ha
fatto supporre di trovarsi di fron-
te allo scheletro di Plinio il Vec-
chio, morto durante le operazio-
ni di soccorso alle popolazioni
colpite dalla sciagura.
Il presunto “teschio di Plinio”
è oggi conservato nel Museo
Storico dell’Arte sanitaria di
Roma, in attesa di uno sponsor
che gli permetta di essere stu-
diato dalla stessa équipe che si
è occupata di Ötzi, la celebre
mummia del Similaun.
CIVILTÀ ROMANA 23
PLINIO IL GIOVANE RACCONTA LA DISTRUZIONE DI POMPEI, 79 D.C.
LO STUDIOSO
Busto di Plinio il
Vecchio (23-79
d.C.). Scienziato e
scrittore, scrisse la
Naturalis historia,
che con i suoi 37
libri costituisce
una vera summa
delle conoscenze
dell’epoca.
24 CIVILTÀ ROMANA
COVER STORY
fugiunt, rectumque cursum, recta fuoco, ormai si era creato un bassofondo LO STORICO
gubernacula in periculum tenet improvviso e una frana della montagna im- Testa in bronzo di
adeo solutus metu, ut omnis pediva di accostarsi al litorale. Tito Livio (59 a.C.-
illius mali motus, omnis figuras, 17 d.C.): mentre lo
ut deprenderat oculis, dictaret Dopo una breve esitazione, al pilota che zio moriva a Stabia,
enotaretque. Iam navibus cinis gli suggeriva di ripiegare all’indietro, tosto Plinio il Giovane
incidebat, quo propius accederent, replicò: «La fortuna aiuta i prodi; dirigiti leggeva le sue
calidior et densior, iam pumices sulla dimora di Pomponiano». opere a Miseno,
etiam nigrique et ambusti et fracti risparmiata dalla
igne lapides, iam vadum subitum Nel frattempo dal Vesuvio risplendevano in furia del vulcano.
ruinaque montis litora obstantia. molti luoghi larghissime strisce di fuoco e
incendi che emettevano alte vampate, i cui
Cunctatus paulum, an retro bagliori e la cui luce erano messi in risalto
flecteret, mox gubernatori, ut ita dal buio della notte.
faceret, monenti «fortes», inquit,
«fortuna iuvat, Ponponianum pete!». Infatti, sotto l’azione di frequenti ed enor-
mi scosse, i caseggiati traballavano e,
Interim e Vesuvio monte pluribus come se fossero stati sbarbicati dalle loro
locis latissimae flammae altaque fondamenta, lasciavano l’impressione di
incendia relucebant, quorum fulgor sbandare ora da una parte ora dall’altra
et claritas tenebris noctis excitabatur. e poi di ritornare in sesto. D’altronde all’a-
perto cielo c’era da temere la caduta di
Nam crebris vastisque tremoribus pomici, anche se erano leggere e corrose;
tecta nutabant et quasi emota tuttavia il confronto tra questi due pericoli
sedibus suis nunc huc, nunc illuc indusse a scegliere quest’ultimo.
abire aut referri videbantur.
Sub dio rursus quamquam levium Altrove era già giorno, là invece era una
exesorumque pumicum casus notte più nera e più fitta di qualsiasi notte,
metuebatur; quod tamen quantunque fosse mitigata da numerose fiac-
periculorum collatio elegit. cole e da luci di varia provenienza. Si trovò
conveniente di recarsi sulla spiaggia e osser-
Iam dies alibi, illic nox omnibus vare da vicino se fosse già possibile tentare il
noctibus nigrior densiorque, quam viaggio per mare; ma esso perdurava
tamen faces multae variaque lumina ancora sconvolto e intransitabile.
solabantur. Placuit egredi in litus et
ex proximo adspicere, ecquid iam Colà, sdraiato su di un pan-
mare admitteret, quod adhuc vastum no steso a terra, chiese a due
et adversum permanebat. riprese dell’acqua fresca e ne
bevve. Poi delle fiamme e un
Ibi super abiectum linteum odore di zolfo che preannun-
recubans semel atque iterum frigidam ciava le fiamme spinsero gli
poposcit hausitque. Deinde flammae altri in fuga e lo ridestarono.
flammarumque praenuntius odor
sulpuris alios in fugam vertunt, Quando riapparve la luce
excitant Illum. del sole (era il terzo giorno
da quello che aveva visto per
Ubi dies redditus (is ab eo, ultimo) il suo cadavere fu ritrova-
quem novissime viderat, tertius), to intatto, illeso e rivestito degli
corpus inventum integrum, inlaesum stessi abiti che aveva indossati:
opertumque, ut fuerat indutus: la maniera con cui si presentava
habitus corporis quiescenti quam il corpo faceva più pensare a uno
defuncto similior. che dormisse che non a un morto.
CIVILTÀ ROMANA 25
PLINIO IL GIOVANE RACCONTA LA DISTRUZIONE DI POMPEI, 79 D.C.
IL DRAMMA
NEGLI ULTIMI RITROVAMENTI
Plinio, Pomponio e il loro di fuga che, però, non esisteva più. Plinio si alzò
gruppo si gettarono in stra- in piedi, sorretto da due schiavi. Pareva impo-
da, precedendo di un soffio la nente come una statua greca, ma poi stramazzò
fiumana di gente che correva, di nuovo a terra, stringendosi con le mani la gola
come un torrente in piena, ver- otturata. Il suo cadavere, ci racconta il nipote, fu
so la spiaggia. Giunti sul posto, ritrovato il giorno seguente, quando riapparve
provarono a scrutare il mare, la luce del sole: era intatto e rivestito degli stessi
ma gli elementi l’avevano in- abiti che aveva indossato alla partenza. Sembrava
grossato al punto che da Sta- dormisse ma, come decine di
bia le navi della flotta non altre persone che giaceva-
potevano più salpare. no un po’ più lontano,
Tutto era perduto. era morto.
Stremato, Plinio si Intanto, Plinio il
lasciò cadere a terra. Giovane se ne sta-
Chiese dell’acqua va a Miseno con
fresca, gliela porta- la madre. Dopo
rono e la bevve. In aver congedato lo
quel momento un zio, il ragazzo non
forte odore di zolfo si era messo in allar-
invase l’aria, prean- me, abituato com’e-
nunciando le fiamme che, ra alle sue stranezze di
spinte dalla pioggia di lapilli scienziato. Aveva dunque
ardenti, stavano ormai divoran- ripreso in mano le storie di Livio e si era mes-
do ogni cosa. Al puzzo mefitico so tranquillamente a leggere, senza badare
seguì una massa urlante e im- più di tanto alle scosse di terremoto, che in
pazzita, che si accalcava sulla Campania sono un fenomeno tutt’altro che
spiaggia alla ricerca di una via raro: notò soltanto che erano diventate più
26 CIVILTÀ ROMANA
COVER STORY
CIVILTÀ ROMANA 27