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ELEMENTI DI ENERGETICA
Fino a non molti anni fa l’abbondante disponibilità di energia a basso costo era
considerata cosa del tutto scontata, mentre attualmente tutti ormai iniziano ad essere
consapevoli della delicatezza del problema energetico. Il primo impatto si ebbe negli
anni ’70 (crisi petrolifera), quando si vide quintuplicare, nell’arco di pochi anni, il
prezzo del petrolio grezzo. Da quel momento s’iniziò a dedicare maggiore attenzione al
“costo energetico” del nostro modo di vivere. Ad esempio, in Italia fu emanata una
legge (L. 373) che, per la prima volta, mirava a contenere i fabbisogni termici per il
riscaldamento invernale degli edifici civili ed industriali.
In linea di massima tutta l'energia disponibile sul nostro pianeta si presenta nelle
forme sopra ricordate.
- energia meccanica può rendersi disponibile realizzando cadute idrauliche (dighe,
sbarramenti di fiumi e torrenti) oppure mediante sfruttamento delle maree e dei venti;
- energia chimica da combustibili (solidi, liquidi e gassosi);
- energia elettromagnetica dalle radiazioni solari;
- energia termica diretta da sorgenti termiche naturali (soffioni, etc);
- energia nucleare attraverso la fissione di uranio e torio ed in futuro da processi di
fusione termonucleare di deuterio e di litio.
Si è soliti distinguere tra risorse rinnovabili e non rinnovabili, cioè tra risorse la
cui disponibilità continuamente si rinnova e risorse accumulatesi nel passato le quali,
una volta consumate, non risultano più disponibili.
Nel mondo preindustriale erano impiegate risorse del primo tipo e cioè legna da
ardere, mulini ad acqua ed a vento; dall'inizio dell'era industriale l'uomo ha cominciato
ad intaccare le seconde (carbone, gas naturale, petrolio e uranio).
Il fabbisogno totale è risultato pari a 170 Mtep (milioni di tep di petrolio, ove 1
Mtep = 4,18 × 1016 J) , ripartito come nel prospetto sotto indicato.
Petrolio 55%
Gas naturale 25%
Carbone 6%
E. idroelettrica/geotermica 5%
E. elettrica importata 9%
Come si può osservare il metano e cioè il più semplice composto possibile tra
carbonio e idrogeno (classe di composti chimici detti idrocarburi) combinandosi con
l’ossigeno fornisce energia termica Hi, acqua (vapore) e anidride carbonica.
Ovviamente, in accordo col principio di conservazione dell’energia, l’energia termica
ottenuta o potere calorifico inferiore non compare dal nulla ma corrisponde esattamente
alla variazione dell’energia potenziale chimica dei prodotti (CO2 e H2O) e dei reagenti
(CH4 e O2).
1.7.2 Idrocarburi
Con questo nome si indicano i più semplici composti organici, cioè quelli
costituiti da carbonio ed idrogeno. Enorme è l'importanza degli idrocarburi che sono i
principali componenti del greggio e del gas naturale. La loro caratteristica è che si
ossidano rapidamente (cioè bruciano) liberando energia termica.
H H H
Es. struttura del propano C3H8
H C C C H
H H H
H H
H H
C
H H
C C H
H
H H
C C
H H
C Es. struttura del cicloesano
H H
P P
η= ⇒ ϕ= =2500 MW
ϕ η
ϕ
ϕ = Gc ⋅ Hi ⇒ Gc =
Hi
2500 MW
Gc = = 59 ,66 kg / s = 214 ,8t / h = 1.881 .650 t / anno
41 ,9MJ / Kg
2500 MW
Gc = = 79 ,40 kg / s = 285 ,7t / h = 246 .200 t / anno
31 ,5MJ / Kg
M
V=M ⇒ V= =2000000 m3
ρ ρ
Inevitabili sottoprodotti della reazione nucleare sono, come noto, una serie di
nuclidi a massa atomica minore dell’uranio, alcuni dei quali radioattivi con lunghi tempi
di dimezzamento (scorie nucleari). Il trattamento delle scorie nucleari ed il loro
stoccaggio per lunghi periodi (in certi casi migliaia di anni) pone notevoli problemi,
bilanciati solo in parte dalle ridotte quantità di queste.
Come già osservato, in Italia (dati 1993) una parte considerevole del complessivo
fabbisogno annuale d’energia primaria e cioè quasi il 30 %, è utilizzato per il
riscaldamento di edifici civili ed industriali. Pertanto l’ordine di grandezza del consumo
in questo settore risulta pari a circa 50 Mtep/anno cui corrispondono emissioni di CO2
per circa 135 milioni di tonnellate/anno. Da quanto detto si evince la grande importanza
tecnica di oculati interventi d’isolamento termico degli edifici.
Come noto, per qualunque sistema e per qualsiasi trasformazione fisica che lo
riguardi, l’entità matematica energia, pur potendosi presentare in svariate forme, risulta
complessivamente sempre conservata e mai distrutta (principio di conservazione
dell'energia). Questo principio non consente però di evidenziare alcuni importanti
aspetti su una più corretta utilizzazione dell'energia.
Ogni volta che si desidera disporre di energia meccanica, in ultima analisi, si
deve sempre fare riferimento all’interazione reciproca tra due sistemi, tra loro non in
equilibrio (termodinamico, meccanico, chimico etc). L’interazione tra i due sistemi può
essere sfruttata allo scopo di ottenere lavoro meccanico dalle trasformazioni che
portano, l'insieme dei due sistemi, alle condizioni finali d’equilibrio (stato morto).
Allo stato morto non è più possibile ottenere lavoro dai due sistemi.
Per poter analizzare in modo più adeguato differenti sistemi termodimamici, dal
punto di vista della loro potenzialità di fornire lavoro meccanico, è opportuno introdurre
una nuova grandezza termodinamica detta "exergia".
In particolare, se si fissa l’attenzione su un sistema (s. in studio) che non risulti in
equilibrio con il "sistema" ambiente esterno (supposto in un ben preciso stato di
riferimento termodinamico T0, P0) si definisce exergia di un sistema “il massimo lavoro
Se ora dallo stato iniziale (1), con il sistema chiuso caratterizzato da un'energia
interna U1 e da eventuali termini cinetici e potenziali EC1 e EP1 non nulli (valutati rispetto
al sistema circostante), ci si porta allo stato finale di equilibrio (0) con il sistema chiuso
caratterizzato da energia interna sia U0, e EC0 = EP0 = 0 si può scrivere :
Per il I Principio:
Lt = - ∆ U t
in cui:
∆ Ut = U0 - (U1 + EC1 + EP1) + ∆ Ua
Per il II Principio :
∆ St = ∆ Sst = (S0- S1 ) + ∆ Sa
-∆ Va = (V0-V1)
Per ricavare in forma esplicita tale bilancio si può applicare al sistema chiuso in
studio il I Principio (con termini cinetici e potenziali) ed il II Principio ottenendo la
seguente relazione di bilancio exergetico che, per un sistema chiuso, lega la variazione
di exergia del sistema sia all’exergia scambiata con l’esterno, in conseguenza degli
scambi di lavoro e calore, sia all’exergia distrutta per irreversibilità:
∆ Ex = - T0 ∆ ss – L12 + (1 -T0/T) Q12 + P0 ∆ v
ESEMPIO:
Applicazione del bilancio exergetico ad un Ciclo di Carnot operante tra due
sorgenti termiche a T1 e T2 = T0 .
Nella figura seguente è schematizzato il ciclodi Carnot (macchina termica).
Come noto ad ogni ciclo la macchina produce lavoro utile scambiando calore con due
sorgenti a diversa temperatura. Ripetendo il ciclo, è possibile ottenere con continuità
lavoro a spese di energia termica.
e quindi risulta:
η 0 = 1 – T2 / T 1
delle sorgenti termiche T1 e T2, ed è indipendente quindi dalla natura del fluido operante
della macchina.
Il rendimento di conversione η o risulta tanto più elevato quanto più elevata è la
temperatura della sorgente che fornisce calore T1 e bassa la temperatura della sorgente
che assorbe calore T2 .
In questo caso trattandosi di un ciclo reversibile risulta:
∫ To dss = 0, ∫ dEx = 0, ∫ Po dv = Po ∫ dv = 0
= η o Q1
Q1 (trasferita poi all'esterno del ciclo di Carnot come lavoro L e cioè sotto forma di
exergia pura).
La parte rimanente (1- η o ) Q1 non è più convertibile (anergia).
Come già precisato, il riscaldamento civile degli edifici impegna più del 30% del
totale fabbisogno d’energia primaria del nostro paese e la questione del corretto uso
dell’energia presenta grande importanza.
Per riscaldare un’edificio durante la stagione invernale occorre fornire calore Qu
agli ambienti al fine di mantenerli ad una temperatura T u di pochi gradi superiore (al
massimo due o tre decine di gradi) rispetto alla temperatura dell'ambiente esterno Ta.
all'esterno del sistema, a causa degli scambi Qu e Qe, sia in exergia distrutta per
irreversibilità.
Si può introdurre un rendimento exergetico (rendimento di II Principio) del
sistema definito come:
ε = exergie trasferite all'esterno / exergie immesse nel sistema
Te Te
1 − Q u 1 −
Tu Tu *
Risulta quindi: ε = = η
Te Te
1 − Q s 1 −
Ts Ts
ottiene immediatamente ε = 0,10 e cioè un valore alquanto basso ) (Te = 273 K).
Pertanto, dal punto di vista exergetico e cioè dal punto di vista della massima
quantità di lavoro utilizzabile, l'utilizzo di combustibili per applicazioni a bassa
temperatura (Tu<<Ts) non è certamente conveniente.
Cogenerazione
Esempio
Si utilizzi un normale motore d’auto che produca energia elettrica per riscaldare un
edificio, sfruttando il calore scaricato dal motore stesso per il riscaldamento.
Una simile combinazione risulta dal punto di vista exergetico notevolmente più
conveniente se:
• si considera il motore operante tra le temperature T1 = 800 K e T2 = 400 K;
• si ipotizza un'efficienza di conversione realistica η = L / Q1 ≅ 0,3. (N.B.
ovviamente notevolmente inferiore al valore limite η 0 = L0 / Q1 = 1 – T2 / T1 = 0,50
caratterizzante un ciclo motore di Carnot operante tra le stesse temperature);
Inoltre poiché L = Q1 η
si può scrivere: Qs = - Q1 η + Q1 = Q1 (1 - η )
Si consideri ora, come sistema, il complesso dei due sistemi (motore e sistema
chiuso combinati). A questo sistema viene fornita energia termica Q1 e quindi l 'exergia
ε t = (Q1 η + Qu (1 - Te / Tu) ) / Q1 η o
ed essendo:
Qu = η * Qs = η * Q1 (1 - η ) ; ε (1 - Te / Ts) = η * (1 - Te / Tu)
Si può scrivere:
ε t = ( Q1 η + ε Q1 (1 - η ) (1 -Te / Ts) ) / Q1 η 0 = η + ε (1 - η ) (1 - Te /
rendimento bassissimo.
Il pensare di realizzare il riscaldamento di edifici mediante l’uso diretto di
energia elettrica in resistenze elettriche costituisce pertanto una vera e propria
“dissipazione” di exergia e pertanto, almeno dal punto di vista di un efficiente uso
dell'energia, è cosa priva di senso.
Una soluzione più razionale e che attualmente inizia a diffondersi sul mercato,
per utilizzare l'energia elettrica, consiste nell'uso di una pompa di calore.
Come noto una pompa di calore utilizza lavoro elettrico L :
• per scambiare con l'ambiente una quantità di calore Qe;
Te ) si otterrebbe ε = 1. Nel caso invece di una pompa di calore reale operante tra
queste temperature il COPp non raggiunge certo il valore limite del ciclo di Carnot
II Principio :
2dQ
∆ s=∫ + ∆ ss
1 T
Si ottiene :
∆ Ex = - To ∆ ss - L + (1 -To/T) Q + Po ∆ v
* ∆ u = - L12 + ∫
1
dQ - ∆ Ec - ∆ Ep