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La musica e il balletto
Tesina per l’esame di Analisi delle Forme Compositive
12 Settembre 2018
Fabio Caironi
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CONSERVATORIO “G. VERDI” A.A. 2017-2018 FABIO CAIRONI
Introduzione
Tra i molteplici usi e fini della musica, svetta alto il suo legarsi con le altre Arti,
come il teatro, la danza, il cinema, la letteratura e anche le arti visive. Alcune di
queste “fusioni” sono ancora in fase di sperimentazione e non hanno caratteri
ben definiti; invece altre sono canonizzate e presentano una lunga tradizione
passata, come l’opera e il balletto od anche, più recentemente, la produzione di
colonne sonore per film.
In questa tesina si presenterà la musica da balletto tramite l’analisi di tre brani
tratti da tre opere di autori diversi, vissuti tra l’800 e il ‘900, periodo nel quale il
genere balletto era al suo culmine stilistico e godeva anche di una grande
popolarità. I brani analizzati, in ordine, sono i seguenti:
Danza delle cinque coppie da “Romeo e Giulietta” (1935), Atto II - Sergej Sergeevič
Prokofiev.
Danza delle coppe da “Il Lago dei Cigni” (1875-1876), Atto I - Pyotr Ilyich
Tchaikovsky.
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elementi prevalgono sul ritmo, per esempio la cantabilità della melodia, non
aiuta i ballerini a coordinarsi. E un ritmo più marcato serve anche ad avere una
percezione più chiara del tempo del brano. Si eseguirà pertanto l’analisi ritmica
di ciascun brano senza necessariamente ricordare questo criterio e rendendo
implicito il fatto che scoprire regole e legami tra i ritmi di un brano implica una
particolare attenzione e ricerca in questa direzione da parte del compositore,
nonché una sua consapevolezza di ciò di cui la danza ha bisogno.
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Questa danza appartiene alla Scena Prima dell’Atto Terzo di Romeo e Giulietta
ed è una normale scena di piazza: priva di uno scopo narrativo o sviluppo, serve
essenzialmente per aprire il nuovo atto e a dare un’aria di festa (Romeo sta per
essere informato che di lì a breve si sposerà con Giulietta).
È utile, prima di tutto, determinare la struttura del brano.
Esso è diviso in tre sezioni, che chiamiamo in ordine A (inizio-182), B (182-188),
A’ (188-fine). La prima sezione è composta di nove frasi, esclusa l’introduzione e
la frase di aggancio a B (181-182) e la seconda sezione da sei frasi, esclusa la coda
e il riaggancio ad A’. A’ è costituito dalle stesse frasi di A, ma in ordine diverso.
Se numeriamo da 1 a 9 le frasi di A, allora l’ordine delle frasi di A’ è il seguente:
5-6-8-9-2-1-finale
Le frasi 4 e 7 sono in realtà uguali a 1 e non sono ripetute in A’, mentre la frase
8 è la frase 3 trasposta di un semitono ascendente. Alla luce di queste
osservazioni risulta quindi sensato chiamare la terza sezione A’ e si può inoltre
dire che la ripetitività è un primo indizio verso la nostra tesi.
(1)
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Ci sono accenti sui primi movimenti di ogni semifrase che scandiscono bene il
tempo e la suddivisione delle stesse (notare che non hanno tutte lunghezza
uguale, per esempio le prime due frasi hanno semifrasi di lunghezza
3+3+3+1+1 battute e la terza di 2+2+2+2). Le note più acute della base
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ritmica, quelle del violino e del piano, non si succedono mai in due ottavi
successivi, se non per raddoppiare la melodia. C’è quindi l’intenzione di
mantenere, almeno fino a 176 il ritmo (1) nel registro grave. Successivamente, da
176 a 177 e da 180 alla fine di A, il ritmo compare nei registri acuti del
pianoforte e dei fiati, nonché nella melodia, risultando perciò ancora più
marcato. In 178-179 il ritmo (1) è aumentato in rapporto 2:1, ottenendo il ritmo
(2), e ciò conferisce a questa frase un carattere distensivo e, possibilmente, una
funzione “riposante” (non solo per l’orecchio, anche per i ballerini!).
(2)
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Nelle ultime quattro battute di A compaiono per la prima volta dei 32i nel
pianoforte e nei violini, usati per vivacizzare il contrasto con l’inizio della
sezione B (Meno Mosso). Nella sezione B sono due i ritmi dominanti e
addirittura nessuno strumento esegue un altro ritmo. Essi sono il (2) e il ritmo
puntato (3).
(3)
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Ottoni e percussioni sono i protagonisti di questa sezione, che ha un’evidente
carattere di Marcia militare. La sezione B quindi, generalmente parlando, è una
parentesi del brano che non ha nulla o quasi nulla a che vedere con il resto e che
per questo può essere usata per intervallare il balletto mediante una scena o
l’introduzione di nuovi ballerini. Ciò rende dinamico lo spettacolo e non rischia
pertanto di stancare gli spettatori.
In seguito, gradualmente si riprende la sezione A’, passando dal ritmo (2) in
187-189, per poi ritornare al ritmo (1) da 189 fino alla fine.
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cambiare tutto per introdurre una sezione di ottoni, perché ci sono così
frequenti ripetizioni degli stessi temi e perché ci sono degli accenti
esageratamente forti sull’inizio e la fine delle semifrasi o frasi? Evidentemente, la
musica non è autonoma ma accompagna qualcos’altro. Ammesso che si tratti di
danza, allora, possiamo anche ben intendere che dev’essere una coreografia per
molti e non, per esempio, di un Pas de Deux (per soli due ballerini).
Le qualità della musica di essere vivace e scherzosa sono rese sostanzialmente
tramite due elementi:
A. Frequenti modulazioni armoniche, spesso a tonalità lontane.
Questo elemento è tipico di tutta la musica di Prokofiev, in realtà, però se ne
apprezza particolarmente l’effetto in una musica che deve sposarsi con una
scena dinamica, come il balletto. Prendiamo in esame le prime due frasi
(inizio-176). La tonalità oscilla in continuazione tra modo maggiore e modo
minore, donando alla musica un’aria buffa; in particolare nella prima frase tra
Fa Maggiore e Fa minore e nella seconda metà della seconda frase, quando il
tema viene variato, tra Fa# Maggiore e Fa# minore. Ciò si può constatare con
una rapida analisi armonica della parte del pianoforte, il quale raccoglie tutte le
note eseguite dagli altri strumenti, rendendo perciò questo metodo non
limitativo. L’analisi della prima frase è riportata qui sotto. Data la presenza di
pedali di tonica (il Fa nei contrabbassi e nelle arpe) e la complessità della
partitura orchestrale, si indica solo il grado dell’accordo e non gli eventuali
rivolti.
Fa M Fa m Fa M Fa m
IV+ I IV II V V7 IV IV V
Fa M Fa m Fa M
IV II II II V IV I
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Come si può vedere ci sono ben 6 cambi di modo in sole 11 battute. Con un
procedimento analogo se ne osservano altrettanti nella seconda frase.
Altri casi di modulazione, anche questi frequentissimi nella musica di Prokofiev,
sono le ripetizioni successive di una frase o semifrase in altre tonalità,
tipicamente distanti un tono (=due quinte) dalla prima. Esempi di questo genere
nel brano si trovano nei seguenti punti: all’inizio di 176, dove la semifrase
costituita dalle prime due battute è ripetuta interamente un tono sotto nelle due
battute successive; nell’intera sezione B, che è costituita da tre parti,
rispettivamente la presentazione del tema marciale in Si♭ Magg., la ripetizione
in Do Magg. (un tono sopra) con variazione, la ripresa in Si♭ Magg.
Un’altra proprietà del brano è che, con il semplice ascolto, si capisce sempre
bene quando si sta arrivando alla fine di una frase o di una sezione. Infatti, o le
frasi sono binarie simmetriche, come le frasi 3, 4, 5, 6, 8, 9 della sez. A, oppure
terminano su note lunghe e accentate, come 1, 2, 7 di A e tutte le frasi di B.
Pertanto si possono riconoscere naturalmente gli indizi di una chiusura di frase e
d’altronde non ci sono frasi aperte, ovvero frasi dai confini indefiniti.
Anche il collegamento tra le sezioni è percepibile in modo chiaro. Alla fine della
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Danza guerriera
Ravel
I diversi ritmi presenti nel brano si manifestano quasi per intero, con le loro
varianti, già nelle prime 20 battute. In ordine di comparsa sono:
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funzione di (3), che compare qui per la prima volta, come anticipazione di 102,
dove tale ritmo si manifesta ampiamente. Anche il ritmo (1.v3) ha caratteristiche
diverse a seconda dell’impiego: in 95 e in molte altre parti è suonato dai violini
come ripieno timbrico e sonoro, mentre in 96 è utilizzato dalle trombe e dai
corni per creare una buffa e sonora conclusione di frase. Infine, (1.v3) compare
inizialmente nelle arpe, ma la sua vera proprietà di essere l’aumentazione di (1)
è udibile in 95, quando sono le percussioni a suonarlo.
Passiamo alla sezione B. Il ritmo qui è più lento, infatti compare (1.v4) e una sua
ulteriore aumentazione (1.v5). Il nuovo elemento è il terzinato (4), presente in un
lungo ostinato delle trombe, dei violini e delle arpe; esso non viene inizialmente
sovrapposto a (1) e (1.v1), ma alternato, come accade tra 110 e 111.
(1.v5)
(4)
Ciò è legato alla presenza di piccoli “flashback” (come in 111) di elementi della
prima sezione, inseriti apposta in maniera incidentale e quindi autonomi anche
ritmicamente. Più avanti però l’autore, com’è solito fare, metterà in
comunicazione tutte le parti del brano mischiando e intersecando ogni ritmo
utilizzato.
A partire da 112 e fino alla fine di B (tranne le ultime quattro battute) il terzinato
passa in secondo piano, essendo vincolato solo a degli arpeggi dei violoncelli. In
quest’ultima parte di B, lunga 69 battute, si inspessisce man mano la trama
ritmica, grazie a sempre più frequenti flashback e raddoppi delle voci che li
eseguono. L’ultima sezione è la realizzazione della fusione di tutti i ritmi finora
usati, di cui si parlava sopra. I ritmi possono venire alternati a blocchi (come in
122), sovrapposti (125) o sovrapposti e alternati contemporaneamente, come
avviene in 130, dove sono presenti tutti tranne il (2) e le trombe si inseguono in
un fugato fino alla fine del brano.
Ci sono spesso degli accenti forti e seguiti da una pausa oppure delle figurazioni
particolari, come rapide scale seguite da note accentate, che possono aiutare i
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ciascuno dei quali corrispondono valori diversi dei parametri, come indicato in
tabella. Dunque ad ogni configurazione dei quattro parametri, in
corrispondenza di un indice di posizione sulla partitura, sono associati quattro
numeri tra 1 e 5, che saranno le ordinate degli indici sopraccitati. Con quattro
linee di colori diversi si uniscono allora i punti mostrando l’andamento dei
quattro parametri nel corso del brano. L’operazione richiede un po’ di
approssimazione, nel senso che non è stato possibile riportare l’andamento dei
parametri per ogni singola battuta per ovvie ragioni di spazio, ma ciò non è un
problema dal momento che si guarda all’aspetto complessivo del parametro
Crescita. Inoltre, per il prelevamento dei dati si è usato il massimo rigore.
{
diversi)
2 p 5-10 3 2
5 ff o > 23-29 8 6
Si fanno le ulteriori precisazioni sul modo in cui i parametri sono stati misurati:
• Come intensità sonora si è scelta la dinamica dominante in quel punto con
criteri aritmetici e tenendo conto della numerosità degli strumenti che
suonano. Ad esempio, se cinque legni suonano piano e tutti gli archi più l’arpa
suonano mezzoforte, la scelta del parametro è 3 (mezzoforte).
• La complessità timbrica è stata calcolata contando semplicemente il numero
di strumenti diversi che suonano. Per esempio, al punto 10 sono in 14 (si
contano come un unico strumento le due divisioni di violini e lo stesso per le
due arpe e i due corni).
• Dato che ritmi suonati con timbri diversi sono più incidenti di ritmi suonati
con timbri uguali, cioè da strumenti uguali, per calcolare la frequenza ritmica
si è eseguito, ad ogni passo, il conteggio dei colpi ritmici per battuta (=numero
di note che compaiono, in orizzontale, in una battuta) di ogni strumento,
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Il brano è diviso in tre sezioni, di cui la prima e la terza uguali, più un finale;
dunque l’indicizzazione corrispondente è: A-B-A-F. Sono stati poi individuati e
segnati semifrasi, frasi e periodi, delimitandoli rispettivamente con lineette
azzurre, rosse e viola apposte sopra i righi della partitura. I periodi sono stati
numerati, ma non le frasi e le semifrasi, per evitare un proliferare di indici sulla
partitura. Ad ogni modo si indicherà la semifrase x della frase y del periodo z
della sezione W con il seguente formato: W.z.y.x. Ciò sarà d’aiuto più avanti
nell’analisi del dialogo orchestrale.
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(2)
(1)
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Alcuni ritmi possono anche presentarsi tronchi, cioè privi dell’ultimo o gli ultimi
due movimenti: una pausa sostituisce la parte mancante. Un’eccezione è
costituita dall’inizio di 62, dove il ritmo (1) si presenta troncato a 2/3 della sua
lunghezza originale ed accostato tre volte senza pause, spezzando dunque il
tempo ternario, per poi ridursi ulteriormente ad 1/3 e venir ripetuto fino alla
ripresa. Un procedimento simile si ritrova anche nelle battute prima della
ripresa di A (64). Di frasi di riaggancio come queste si è parlato
precedentemente durante l’analisi di Prokofiev (cfr. pag 8). In altri casi uno
stesso ritmo può essere ripartito tra più strumenti, come accade in questo passo
(poche battute dopo 63): gli archi si alternano ad ottavi riproducendo il ritmo
(2).
Ciò che forse colpisce più di tutto in questo brano è il modo in cui l’orchestra
mette in comunicazione da un lato i suoi membri e dall’altro le diverse parti
della composizione. Ci sono quattro livelli su cui avviene il dialogo musicale,
vale a dire lo scambio di battute e risposte da parte degli strumenti: essi
dialogano attraverso le semifrasi, le frasi, i periodi e le sezioni. Si possono
individuare, cioè, alternanze a livello tematico, ritmico o fraseologico tra una
semifrase e un’altra, tra una frase e un altra, tra un periodo e un altro e tra le
quattro sezioni. Questi dialoghi possono essere facilmente trasposti a dialoghi tra
ballerini, per esempio tra una sezione maschile e una femminile: ciò è
esattamente quanto fatto, per esempio, sulla contrapposizione archi/flauti
all’inizio della parte B da parte del coreografo Marius Petipa.
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È noto che l’uso di giochi imitativi e dialoghi orchestrali è una tecnica comune
nella composizione. Tuttavia, ancora una volta, un loro eccessivo uso, come in
questo caso, può far presagire che la musica non sia fine a sé stessa, ma che
l’inserimento di queste tecniche sia stato fatto con uno scopo definito ed
extramusicale.
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Conclusioni
È stato visto come, tramite l’analisi della partitura, l’ascolto generale e l’ascolto
mirato, la musica di questi tre brani presenta tutte le caratteristiche ideali per
una musica da balletto. D’altronde si è anche osservato come certe scelte relative
alla strumentazione, al timbro e alla sonorità di talune sezioni sarebbero strane o
ardite per una musica non finalizzata al balletto. Inoltre, in tutte queste
composizioni il ritmo è ben scandito e la musica ha un andamento costante, cioè
non ci sono interruzioni, cambi repentini, variazioni agogiche, momenti di
tempo indefinito. Ciò accade perché, come già evidenziato, la musica, nonché il
suo compositore, non è libera ma al servizio della danza e dei ballerini: in
qualche modo essa stessa disegna il movimento fisico prima ancora che questo
venga pensato.
Inoltre nel balletto, così come nell’opera, è della musica, spesso, il compito di
introdurre nuove ambientazioni, nuovi personaggi, o solamente creare i dettagli
scenici che arricchiscono la narrazione. A sua volta, naturalmente, la musica è
completata dal balletto e dunque si può comprendere cosa sta accadendo solo
guardando e ascoltando insieme.
Questa tesina descrive solo una delle fusioni della musica con altre discipline:
tanti sono e tanti saranno i modi in cui essa lega ad altre arti. La sua versatilità è
un indice della sua grande complessità e bellezza e le forme che può assumere
stimoleranno sempre la ricerca e l’analisi in campo musicale.
Bibliografia:
LARUE, JAN - Guidelines for Style Analysis
RESTAGNO, ENZO - Ravel e l’anima delle cose
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