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L’omeostasi può essere mantenuta attraverso due vie di controllo: una via di controllo locale e una
a distanza. In un controllo locale, si avverte il cambiamento nelle vicinanze e la cellula effettua una
risposta dove è avvenuto il cambiamento; in un controllo riflesso, la risposta avviene al di fuori
dell’organismo che attua la risposta. Il termine riflesso indica ogni via a lunga distanza che usa il
sistema nervoso, endocrino o entrambe per ricevere un segnale in ingresso, integrare
l’informazione e rispondere. Una via riflessa può essere di due tipi: un circuito a risposta riflessa e
un circuito a retroazione. Un circuito a risposta consta di tre componenti principali: un segnale in
ingresso, l’integrazione del segnale e un segnale in uscita. Queste tre componenti si suddividono in
sette tappe:
(1) Uno stimolo è la variazione o il disturbo che attiva una serie di eventi, viene percepito da (2) un
sensore, o recettore sensoriale, che controlla continuamente l’ambiente. Quando avverte un
cambiamento, il recettore invia un segnale lungo una (3) via afferente (in entrata), che mette in
comunicazione il recettore con un (4) centro di integrazione il quale valuta il segnale e decide la
risposta più appropriata. Dopo di che il centro di integrazione invia un segnale lungo una (5) via
efferente (in uscita) fino a raggiungere (6) un bersaglio che effettuerà (7) la risposta. Ogni sensore
ha una soglia che è uno stimolo minimo per attivare la risposta riflessa. Se è sottosoglia il circuito
di risposta non si attiva, se è soprasoglia il circolo si attiva.
(1). Isolamento fisico. Separa il LIC all’interno della cellula dal LEC.
(2). Regolazione degli scambi con l’ambiente. Controlla l’entrata di ioni e nutrienti nella cellula,
l’eliminazione dei cataboliti e il rilascio di prodotti dalla cellula.
(3). Comunicazione tra la cellula e l’ambiente. La membrana cellulare contiene proteine che
permettono di riconoscere segnali e di rispondervi.
(4). Supporto strutturale. Alcune proteine sono ancorate al citoscheletro, proteine di membrana
formano anche giunzioni specializzate tra cellule adiacenti o tra le cellule e la matrice
extracellulare.
La diffusione attraverso le membrane è un po’ più complicata della diffusione in un sistema aperto.
Le sostanze che possono attraversare il centro lipidico si muovono per diffusione. La diffusione
diretta attraverso il doppio strato lipidico è detta diffusione semplice:
(1). Il tasso di diffusione attraverso una membrana è più veloce se l’area della
superficie della membrana è più ampia, la membrana è più sottile, il gradiente
di concentrazione è maggiore;
Le regole della diffusione semplice possono essere espresse matematicamente attraverso la legge
di Fick:
tasso di diffusione ∝area della superficie × gradiente di concentrazione × permeabi lità della membrana ÷ spessor
permeabilitàdella membrana ∝ solubilità nei lipidi÷ dimensionemolecolare
La permeabilità della membrana è influenzata dalla dimensione della molecola, dalla liposolubilità
e dalla composizione del doppio strato lipidico. Quando aumenta la dimensione della molecola,
diminuisce la permeabilità, quando la solubilità lipidica aumenta, aumenta anche la permeabilità.
La maggior parte delle volte lo spessore della membrana è una costante, dunque si può omettere
nell’equazione di Fick, e otterremo
tasso di diffusione ÷ areadella superficie ∝ gradiente di concentrazione× permeabilità
Le proteine canale creano corridoi pieni di acqua che collegano i compartimenti intra ed
extracellulare. Le proteine canale sono composte da subunità di proteine transmembrana che
formano un poro al centro. La maggior parte delle cellule ha dei canali per l’acqua , formati dalla
proteina acquaporina. Vi sono canali ionici che possono essere specifici per uno ione o
consentono il passaggio a ioni simili per dimensione e carica. Per esempio ci sono canali per il
sodio (Na+), per il potassio (K+), canali per il calcio (Ca2+). La selettività di un canale è determinata
dal diametro del suo poro centrale e dalla carica elettrica degli amminoacidi. Se sono carichi
positivamente, gli ioni positivi vengono respinti mentre quelli con carica opposta possono
attraversare il canale e viceversa. Le proteine canale sono molto simili a delle porte. Se la porta è
chiusa, non si può attraversare la membrana, se è aperta si ha un passaggio continuo. Lo stato di
apertura e chiusura di un canale è determinato dai “cancelli” mobili che possono assumere diverse
forme. Molte proteine canale hanno cancelli al centro del poro proteico, altri sono al lato
citoplasmatico della proteina (VEDI LIBRO PAGINA 146). I canali si classificano in: canali aperti o
controllati. I canali aperti mantengono il cancello aperto permettendo il movimento continuo degli
ioni senza regolazione. I canali controllati (detti anche “operati”) mantengono per la maggior parte
del tempo i cancelli chiusi per poter regolare il movimento degli ioni. Quando un cancello è chiuso
il movimento tra ioni e liquido intra ed extracellulare non avviene. Come fa una cellula a
modificare la propria permeabilità agli ioni? Il modo più semplice è l’apertura o chiusura di canali.
Che cosa regola l’apertura e la chiusura dei canali a cancello? Possiamo distinguere i canali operati
chimicamente, in cui il meccanismo di apertura è regolato da messaggeri intracellulari o da ligandi
extracellulari che si legano alle proteine canale. I canali voltaggio - dipendenti si aprono e si
chiudono quando lo stato elettrico della cellula cambia. I canali operati meccanicamente
rispondono a forze fisiche, come gli aumenti di pressione e temperatura che fanno aprire il canale.
Alcune molecole polari entrano ed escono dalla cellula per diffusione anche se, secondo le loro
proprietà chimiche, non sono in grado di passare lo strato lipidico della membrana. Allora, queste
molecole la attraversano per diffusione facilitata, con l’aiuto di carrier specifici. Ad esempio,
zuccheri e aminoacidi entrano ed escono dalla cellula utilizzando la diffusione facilitata attraverso
trasportatori GLUT. Le molecole trasportate si muovono lungo il loro gradiente di concentrazione
senza l’ausilio di energia, il movimento si ferma quando si raggiunge l’equilibrio: [Glucosio]LEC =
[Glucosio]LIC […] = concentrazione
Il trasporto attivo, invece di creare uno stato di equilibrio dove la concentrazione delle
molecole è uguale in tutto il sistema, genera uno stato di disequilibrio. Il trasporto attivo si
suddivide in: trasporto attivo primario, trasporto attivo secondario. Il trasporto attivo
primario (diretto) per spingere le molecole contro il loro gradiente prende l’energia
direttamente dal legame fosfato dell’ATP, per questo molti trasportatori attivi primari sono
noti come ATPasi (-asi indica un enzima). Questi enzimi idrolizzano l’ATP ad ADP + fosfato
inorganico, liberando energia. Le ATPasi sono dette anche pompe, come la pompa sodio-
potassio : il trasportatore pompa 3 molecole di sodio Na+ fuori dalla cellula e 2 di potassio
K+ nella cellula per ogni molecola di ATP consumata (VEDI LIBRO PAG 151). Il trasporto
attivo secondario (indiretto) utilizza energia potenziale immagazzinata nel gradiente di
concentrazione di una molecola per spingerne altre contro gradiente. Le molecole
trasportate possono andare nella stessa direzione (simporto) o in direzioni opposte
(antiporto). I sistemi di trasporto attivo secondario più comuni sono guidati dal gradiente di
concentrazione del sodio, le sostanze cotrasportate possono essere ioni o molecole prive di
carica come il glucosio. Il meccanismo del trasportatore attivo secondario sodio- glucosio
(SGLT) (VEDI LIBRO PAG 152) usa l’energia potenziale immagazzinata nel gradiente di
concentrazione del sodio per spostare il glucosio contro il suo gradiente di concentrazione.
Sia il sodio che il glucosio si legano alla proteina SGLT sul versante del LEC ( [NA+] alta, [glu]
bassa). Il sodio si lega per primo, la conformazione della proteina cambia e si ha un sito di
legame ad alta affinità per il glucosio. Quando il glucosio si lega alla SGLT la proteina cambia
di nuovo la conformazione e apre il canale sul versante LIC. Il sodio viene rilasciato e si
sposta lungo il suo gradiente di concentrazione seguito dal glucosio che entra contro
gradiente. Perché l’organismo ha bisogno di un simporto sodio-glucosio? Sia il trasportatore
SGLT che i carrier GLUT sono necessari per spostare il glucosio. Il meccanismo dei due tipi di
trasporto sono simili a quello della diffusione facilitata. Un substrato si lega al carrier, il
carrier cambia conformazione utilizzando ATP (VEDI LIBRO PAG 153) e rilascia il substrato
nel compartimento opposto.
Sia la forma passiva che attiva di trasporto mediato da carrier hanno tre proprietà: specificità,
competizione, saturazione. La specificità si riferisce alla capacità di un carrier di trasportare solo
una molecola o un gruppo di molecole strettamente correlate. I trasportatori GLUT sono un
esempio di specificità. La competizione è una proprietà strettamente correlata alla specificità. Un
trasportatore sposta membri di un gruppo di substrati simili, ma quei substrati competeranno l’uno
con l’altro per i siti di legame sul trasportatore stesso. Tuttavia, la molecola che compete non viene
trasportata, ma blocca il trasporto di altri substrati. In questo caso, la molecola in competizione è
un inibitore competitivo. La quantità di substrato da trasportare dipende dalla concentrazione e dal
numero di molecole carrier. Nel momento in cui la concentrazione del substrato aumenta, il tasso
di trasporto aumenta fino a un massimo, il punto in cui tutti i siti di legame dei carrier son associati
al substrato. A questo punto, si dice che i carrier hanno raggiunto la saturazione, cioè un ulteriore
aumento della concentrazione del substrato non ha effetto.
-OSMOSI E TONICITA. La distribuzione di soluti nell’organismo dipende dal fatto che una
sostanza attraversa la membrana per diffusione semplice, per trasporto mediato da proteine o per
trasporto vescicolare. L’acqua, al contrario, è in grado di muoversi liberamente tra le cellule e il
liquido extracellulare, si distribuisce fino a che le concentrazioni di acqua sono uguali in tutto il
corpo, cioè fino a che l’organismo non si trovi in uno stato di equilibrio osmotico. Il movimento di
acqua in risposta a un gradiente di concentrazione è detto osmosi. Nell’osmosi, l’acqua si sposta
per diluire la soluzione più concentrata. Nel momento in cui le concentrazioni si uguagliano, lo
spostamento dell’acqua si ferma. Le concentrazioni delle soluzioni sono espresse in molarità (M)
definita come il numero delle moli di soluto dissolto per il litro di soluzione (mol/L). Ma il fattore
importante nell’osmosi è il numero di particelle in un volume di soluzione perché, dato che alcune
molecole si dissociano in ioni quando si sciolgono in soluzione, il numero di particelle non è
sempre uguale al numero di molecole. Per esempio: una molecola di glucosio si scioglie in acqua
dando una particella, ma una molecola di cloruro di sodio NaCl sciolta in acqua dà due ioni Na+ e
Cl-. Esprimeremo la concentrazione delle soluzioni in osmolarità, il numero di particelle per litro di
soluzione, espressa in osmoli per litro (osmol/L).
La tonicità [tonikos, capacità di stirarsi] descrive una soluzione e come influenza il volume cellulare.
Se una cellula acquista acqua e si gonfia, si dice che la soluzione è ipotonica. Se la cellula perde
acqua e si restringe, la soluzione è detta ipertonica. Se la cellula non cambia volume in soluzione,
si dice isotonica. La tonicità descrive il volume cellulare una volta che la cellula ha raggiunto
l’equilibrio con la soluzione. Differenza tra osmolarità e tonicità: (1) l’osmolarità descrive il numero
di particelle di soluto disciolte in un volume di soluzione. Ha una unità di misura, la tonicità no; (2)
l’osmolarità paragona due soluzioni, la tonicità confronta sempre una soluzione e una cellula; (3)
l’osmolarità non dice cosa succede alla cellula quando è in soluzione, la tonicità dice cosa accade al
volume cellulare quando la cellula è in soluzione. La tonicità dipende dall’osmolarità e se le
particelle di soluto possono attraversare la membrana cellulare. Se le particelle di soluto entrano
nella cellula, si dicono soluti diffusibili. Se non attraversano la membrana, si dicono soluti
indiffusibili. La tonicità dipende dalla concentrazione dei soluti indiffusibili.
Molti soluti nell’organismo sono ioni e per questo portano una carica elettrica netta. Siccome nel
LIC la cellula ha una carica netta negativa e nel LEC la carica è positiva si ha una distribuzione non
uniforme di ioni e dunque i compartimenti intra ed extracellulare sono in disequilibrio elettrico. La
separazione delle cariche elettriche avviene nelle membrane cellulari che fungono da isolanti per
impedire lo spostamento libero di ioni tra i comportamenti. Una cellula artificiale viene riempita
con molecole che si dissociano in ioni positivi e negativi, in modo che il sistema sia in equilibrio
osmotico, chimico ed elettrico. Una proteina di trasporto attivo viene inserita nella membrana.
Questo carrier usa energia per spostare gli ioni fuori dalla cellula contro gradiente di
concentrazione. Gli ioni negativi cercano di seguire quelli positivi per l’attrazione tra cariche.
Siccome la membrana è impermeabile agli ioni negativi, quest’ultimi restano bloccati nella cellula.
Siccome gli ioni positivi esterni alla cellula potrebbero entrare, non appena il primo ione positivo
lascia la cellula, l’equilibrio elettrico tra LIC e LEC si altera cosicché il LIC ha una carica netta +1, il
LEC ha una carica -1 creandosi una differenza nella carica netta tra i due compartimenti, noto come
gradiente elettrico, o differenza di potenziale di membrana a riposo, o potenziale di membrana.
L’espressione a riposo deriva dal fatto che il potenziale di membrana ha raggiunto uno stato
stazionario, il termine potenziale indica che il gradiente generato dal trasporto attivo degli ioni
attraverso la membrana è fonte di energia accumulata. Quando le cariche opposte si riuniscono
rilasciano energia che verrà utilizzata per generare lavoro. Il voltometro misura la differenza di
carica elettrica tra l’interno e l’esterno della cellula (misurandola in volt o millivolt). Un elettrodo di
registrazione viene inserito nel citoplasma della cellula, un elettrodo di riferimento è situato nel
LEC che ha carica 0 mV ed il voltometro misura il potenziale di membrana. In una cellula
permeabile solo a uno ione, il potenziale che si oppone al gradiente di concentrazione dello ione è
detto potenziale di equilibrio ( Eione ). Il potenziale di equilibrio per uno ione a 37°C può essere
calcolato usando l’equazione di Nerst:
[ ione ] est
[ ione ]∫ ¿
RT
Eione = log¿
zF
R= costante dei gas; T= temperatura del corpo; z= carica elettrica dello ione; F= costante di Faraday;
[ione]int/est= concentrazioni dello ione fuori e dentro la cellula; Eione misurato in mV.
In realtà le cellule non sono permeabili a un solo ione e dunque non si può usare l’equazione di
Ners per calcolare il potenziale di membrana, ma si usa l’equazione di Goldman
K +¿
¿
Na+ ¿
¿
Cl−¿
¿
K +¿
RT
Vm= log ¿
zF Na+ ¿
¿
Cl−¿
¿
PK ¿
PK ¿
¿
Vm= potenziale di membrana a riposo; P= permeabilità membrana; NUMERATORE= tutti i flussi che
rendono meno negativo il versante citoplasmatico (entrata di K, Cl, Na); DENOMINATORE= tutti i
flussi che rendono più negativo il versante (uscita di K,Na,Cl); P[Cl-]est= il cloro dall’esterno entra
portando cariche -.
Il potenziale di membrana a riposo in una cellula reale è di -70mV poiché la maggior parte delle
cellule sono permeabili agli ioni K+ che agli ioni Na+. (VEDI LIBRO PAG 175) Una piccola quantità di
Na+ fluisce dentro la cellula, rendendo l’interno meno negativo, un ulteriore entrata di Na+ viene
pompato fuori dalla Na+-K+ ATPasi. Contemporaneamente, gli ioni K+ che sono usciti dalla cellula
vengono ripompati dentro. La pompa contribuisce al potenziale di membrana portando fuori 3 Na+
per ogni 2 K+ che porta dentro.
Il potenziale d’azione (impulso nervoso) è una depolarizzazione molto rapida e ampia che si
propaga per grandi distanze lungo un neurone senza attenuarsi. Si distinguono dai potenziali
graduati poiché non diminuiscono d’ampiezza propagandosi lungo il neurone. Vengono chiamati
“fenomeni tutto o nulla” perché o si presentano come depolarizzazione massima o non si
presentano affatto. Il potenziale d’azione richiede due tipi di canali ionici regolati: un canale
voltaggio-dipendente per il Na+ e un canale voltaggio-dipendente per il K+ oltre ad alcuni canali
sempre aperti. I potenziali d’azione avvengono quando si aprono i canali voltaggio-dipendenti,
alterando la permeabilità al Na+ e al K+. (VEDI LIBRO PAG 270) Si distinguono tre fasi: la fase
ascendente del potenziale, la fase discendete e la fase di iperpolarizzazione postuma. (1)FASE
ASCENDENTE DEL POTENZIALE D’AZIONE: è dovuto a un aumento della permeabilità della cellula al Na+. Il
potenziale d’azione inizia quando un potenziale graduato, raggiungendo la zona trigger, depolarizza la membrana fino
al livello soglia (-55mV). Appena il potenziale diventa positivo, viene meno il gradiente elettrico, i canali per il Na+
voltaggio-dipendenti si aprono, rendendo la membrana permeabile al Na+ essendo più concentrato fuori la cellula.
Aggiungendo una carica positiva al LIC aggiungendo il Na+, la membrana si depolarizza e diventa più positiva
invertendo la propria polarità. Questa inversione è rappresentata dall’ overshoot che è una porzione del potenziale che
si trova al di sopra di 0mV. Prima che si raggiunga il potenziale di equilibrio, i canali per il Na+ si chiudono e il
potenziale raggiunge +30mV; (2) FASE DISCENDENTE: corrisponde all’apertura dei canali per il K+ in risposta alla
depolarizzazione. Tuttavia, i suoi cancelli sono molto più lenti, e il picco della permeabilità al K+ arriva più tardi rispetto
al Na+. Quando il potenziale è positivo, il gradiente elettrico e quello di concentrazione fanno uscire il K+ dalla cellula.
Mentre esce, il potenziale diventa subito negativo, creando la fase discendete del potenziale d’azione e portando la
cellula al suo potenziale di risposo; (3) FASE DI IPERPOLARIZZAZIONE POSTUMA: Quando il potenziale
raggiunge i -70mV, i canali per il K+ voltaggio-dipendenti non sono ancora chiusi, e il K+ continua ad uscire dalla cellula
iperpolarizzando la cellula (-90mV). Questa fase di iperpolarizzazione postuma è nota come undershoot. Quando i
canali per il K+ si chiudono, la fuoriuscita dello ione termina e la cellula torna al potenziale di membrana a riposo (-
70mV).
Perché i canali per il Na+ si chiudono quando la cellula è depolarizzata, se è risaputo che è uno
stimolo di apertura del canale? Il canale per il Na+ ha due cancelli che regolano il passaggio, detti di
attivazione e di inattivazione. Quando il potenziale è a riposo, il cancello di attivazione è chiuso e il
Na+ non entra nel canale. Il cancello di inattivazione, che ha una forma come una palla al piede, è
aperto. Quando la membrana si depolarizz, si apre il cancello di attivazione ed entra il Na+ nella
cellula secondo gradiente elettrochimico, depolarizzando ulteriormente l’interno della cellula
dando inizio a un circuito a retroazione positiva. Si aprono sempre più canali per il Na+, entra
sempre più Na+ e la cellula continua a depolarizzarsi. Siccome per arrestare la retroazione positiva
occorre un intervento esterno, intervengono i cancelli di inattivazione dei canali per il Na+.
Entrambe i cancelli si muovono in risposta alla depolarizzazione, ma quelli di inattivazione sono
molto più lenti, per questo il canale per il Na+ essendo ancora aperto, entra una quantità
sufficiente di Na+ per generare la fase ascendente. Quando il cancello di inattivazione si chiude, il
Na+ non entra e il potenziale raggiunge il proprio picco. Mentre il neurone si ripolarizza durante
l’uscita di K+, i cancelli per il Na+ ritornano alla posizione originale per rispondere alla
depolarizzazione successiva.
-REFRATTARIETA. Si riferisce al fatto che una volta che un potenziale d’azione si è avviato, un
secondo potenziale non può essere innescato per 2ms, indipendentemente dall’intensità dello
stimolo. Questi 2ms non sono altro che il tempo necessario che hanno i cancelli dei canali per il
Na+ per ritornare alla posizione di riposo, noto come periodo refrattario assoluto. Il periodo
refrattario assoluto ha il compito di bloccare l’insorgere di un nuovo potenziale, di conseguenza,
quelli che si muovono dalla zona trigger al terminale assonico non possono sovrapporsi né
viaggiare all’indietro, il periodo refrattario assoluto assicura anche lo spostamento unidirezionale di
un potenziale d’azione dal corpo cellulare al terminale assonico. Al periodo refrattario assoluto
segue quello relativo, durante il quale non tutti i cancelli dei canali per il Na+ sono tornati alla
posizione originale, a questo punto possono essere aperti da un potenziale graduato più intenso
che porta il valore soglia più vicino allo zero. Inoltre, durante il periodo refrattario relativo, i canali
per il K+ sono ancora aperti e la depolarizzazione sarà compensata dalla perdita di K+.
-LA CONDUZIONE DEI POTENZIALI D’AZIONE. è lo spostamento veloce del potenziale lungo
l’assone. Come funziona? Un potenziale graduato soprasoglia raggiunge la zona trigger, i canali
voltaggio-dipendenti per il Na+ si aprono e il Na+ entra nell’assone. le cariche positive fluiscono
nelle sezioni adiacenti dell’assone tramite correnti locali. Il flusso depolarizza nuove sezioni di
membrana. Anche se la carica positiva può muoversi all’indietro da un segmento di membrana
depolarizzata verso la zona trigger, la depolarizzazione non ha effetti sull’assone. La sezione che ha
portato a termine un potenziale d’azione si trova nel suo periodo refrattario assoluto e quindi i
canali per il Na+ sono inattivi. Per questo il potenziale non si può ripropagare in direzione contraria.
La perdita di K+ dal citoplasma ripolarizza la membrana. La velocità di conduzione è influenzata dal
diametro dell’assone e dalla resistenza della membrana assonica. Maggiore sarà il diametro
dell’assone o tanto più resistente alla dispersione è la membrana, maggiore sarà la velocità.
Quanto maggiore è il diametro dell’assone, tanto più bassa sarà la resistenza al flusso. Gli assoni
possono essere: mielinizzati o no. Gli assoni non mielinizzati hanno una scarsa resistenza alla
dispersione di corrente, perché la membrana è a contatto con il LEC e ha canali ionici dai quali può
uscire corrente. Al contrario, gli assoni mielinizzati limitano la quantità di membrana a contatto
con il fluido. Delle piccole sezioni di membrana scoperta noti come nodi di Ranvier, si alternano
con segmenti più lunghi avvolti da una guaina mielinica, che funge da parete resistente per
impedire agli ioni di uscire dal citoplasma. Negli assoni mielinici, i potenziali d’azione sembrano
saltare da un nodo di Ranvier all’altro, infatti questa conduzione è detta saltatoria e solo i nodi
hanno canali per il Na+ voltaggio-dipendenti. Perché la conduzione è più rapida negli assoni
mielinizzati? Perché sono avvolti dalla mielina che fa da isolante e siccome l’apertura dei canali
rallenta la conduzione, questo non avviene negli assoni mielinizzati poiché presentano un’alta
concentrazione di canali per il Na+ su ogni nodo.
-VIE DI RICEZIONE DEI SEGNALI Perché alcune cellule rispondono a un certo segnale chimico
mentre altre lo ignorano? Semplicemente perché dipende dalla presenza delle proteine recettoriali
sulle cellule bersaglio a cui si legano i segnali chimici. Una cellula non può rispondere a un segnale
chimico se le proteine recettoriali non ci sono. Le caratteristiche delle vie recettoriali:
producono
Risposta
I recettori delle cellule bersaglio si possono trovare nel nucleo, nel citosol o sulla membrana
cellulare. Il luogo dove una molecola segnale si lega al recettore dipende dalla possibilità di entrare
nella cellula. I recettori di membrana si classificano in: (1) recettore–canale: sono i recettori più
semplici e sono canali ionici controllati chimicamente. Il legame del ligando apre o chiude il canale
e modifica il flusso di ioni attraverso la membrana; (2) recettori enzimatici: il legame attiva un
enzima intracellulare; (3) recettori accoppiati a proteine G: il legame apre un canale ionico o
modula un’attività enzimatica; (4) recettori costituiti da integrine: il legame modifica il
citoscheletro. La trasmissione dell’informazione è detta trasduzione del segnale, ovvero, il
processo attraverso il quale una molecola segnale extracellulare attiva un recettore di membrana
che, a sua volta, altera molecole intracellulari provocando una risposta. La molecola segnale
extracellulare è il primo messaggero, le molecole intracellulari sono i secondi. Il trasduttore
converte un segnale da una forma in un’altra, ma il segnale oltre ad essere trasformato viene
anche amplificato. L’amplificazione del segnale converte una molecola segnale in tanti secondi
messaggeri. Il processo inizia quando il ligando si lega al suo recettore, questo complesso attiva
l’enzima amplificatore che attiva molte molecole, che a loro volta attivano altre molecole.
I neuroni si possono classificare dal punto di vista strutturale o funzionale. Dal punto di vista
strutturale, si basa sul numero di assoni e dendriti che si dipartono dal corpo cellulare. Possono
essere pseudo unipolari, cioè quando assone e dendriti si fondono per creare un unico
prolungamento; bipolari, quando hanno un unico assone e un unico dendrite; multipolari, quando
sono molti dendriti e assoni ramificati; anassonici, quando sono privi di assone (VEDI LIBRO PAG
257). Dal punto di vista funzionale, i neuroni si classificano in: neuroni sensoriali (afferenti),
interneuroni e neuroni efferenti (motori somatici e autonomici).
Le connessioni tra i neuroni e le cellule bersaglio prendono il nome di sinapsi. Ogni sinapsi è
costituita dal (1) terminale assonico della cellula presinaptica e (2) la membrana della cellula
postsinaptica. L’informazione si muove dalla cellula presinaptica verso la cellula post. Di solito nelle
sinapsi tra neurone e neurone, i terminali assonici presinaptici si trovano vicino ai dendriti o al
corpo cellulare del neurone postsinaptico. Le sinapsi possono essere di vario tipo: (1) sinapsi asso-
dendritiche in cui l’assone di un neurone contatta l’albero dendritico di un altro neurone; (2)
sinapsi asso-assoniche in cui due assoni sono a contatto; (3) sinapsi asso-somatiche che si
stabiliscono tra l’assone e il soma di un altro neurone; (4) auto sinapsi in cui l’assone di un neurone
forma una sinapsi con il dendrite o il soma dello stesso neurone. Dal punto di vista funzionale le
sinapsi si possono dividere in sinapsi elettriche e chimiche a seconda del tipo di segnale che passa
dalla cellula presinaptica a quella post. (VEDI FOTO LIBRO PAG 282).
(1)SINAPSI ELETTRICHE: fanno passare direttamente un segnale elettrico, cioè una corrente, dal
citoplasma di una cellula a quello di un’altra tramite giunzioni comunicant. Dunque non vi è
ritardo sinaptico e inoltre si tratta di sinapsi eccitatorie e l’informazione va in entrambe le direzioni.
Si trovano principalmente nei neuroni del SNC. Sono presenti anche nelle cellule gliali, nel muscolo
cardiaco e in quello liscio. Il loro vantaggio è che conducono velocemente il segnale da una cellula
all’altra.
(2) SINAPSI CHIMICHE: sono formate da tre elementi: (1) il terminale presinaptco, o bottone
sinaptco contiene neurotrasmettitori incapsulati in piccole sfere dette vescicole sinaptche; (2)
spazio sinaptco, detto anche fessura o vallo; (3) membrana postsinaptca. Le sinapsi chimiche
utilizzano i neurotrasmettitori per inviare informazioni da una cellula all’altra. In questo tipo di
sinapsi, il segnale elettrico viene convertito in segnale chimico che attraversa la fessura sinaptica
(spazio tra le due cellule) tra il neurone presinaptico e il bersaglio. L’unione tra neurotrasmettitore
e il suo recettore sulla cellula postsinaptica genera un segnale elettrico o attiva un secondo
messaggero. A differenza delle sinapsi elettriche, la sinapsi chimica permette la trasmissione del
segnale in una sola direzione, vi è ritardo sinaptico, può essere sia eccitatorio che inibitorio.
Tutti i neurotrasmettitori si legano a uno o più tipi di recettori e ogni tipo permette a un singolo
neurotrasmettitore di avere effetti diversi su tessuti diversi. I recettori per i neurotrasmettitori
appartengono alla classe dei canali ionici regolati chimicamente e recettori collegati a proteine G. I
recettori che alterano le funzioni dei canali ionici sono detti recettori ionotropi; i recettori che
operano attraverso sistemi di secondi messaggeri sono detti recettori metabotropi. Un
neurotrasmettitore quando si combina con i suoi recettori avvia delle risoste nella cellula
postsinaptica. Nelle risposte più semplici, il neurotrasmettitore si lega al canale ionico regolato
chimicamente nella cellula postsinaptica e lo apre, si ha così un potenziale sinaptico veloce perché
inizia velocemente e dura poco. Se il potenziale è depolarizzante, è detto eccitatorio perché
aumenta le probabilità che la cellula inneschi un potenziale d’azione. Se il potenziale è
iperpolarizzante, è detto inibitorio perché allontanta il potenziale di membrana dal livello soglia.
Nelle risposte postsinaptiche lente i neurotrasmettitori si legano ai recettori accoppiati a proteine
G collegati ai secondi messaggeri. I potenziali che si ottengono sono potenziali sinaptici lenti
poiché il secondo messaggero impiega più tempo a creare la risposta.
-INTERRUZIONE DEL SEGNALE: i segnali nervosi durano poco e questo è dovuto alla rimozione
del neurotrasmettitore nella fessura sinaptica o viene direttamente inattivato. La rimozione di
neurotrasmettitore non legato alla fessura sinaptica può essere ottenuta in vari modi: alcuni
neurotrasmettitori si allontanano dallo spazio sinaptico e dai loro recettori per diffusione; altri
vengono inattivati da enzimi nella fessura sinaptica; altri ancora vengono rimossi dal LEC attraverso
meccanismi di riassorbimento da parte della cellula presinaptica o di cellule gliali o di neuroni
adiacenti.
-MIDOLLO SPIANALE. È la via principale di comunicazione tra l’encefalo e gli altri tessuti, è
presente la rete nervosa responsabile della locomozione. È suddiviso in 4 regioni ciascuna
suddivisa in segmenti: 8 segmenti cervicali, 12 segmenti toracici, 5 segmenti lombari, 5 segmenti
sacrali e 1 segmento coccigeo. Ciascun segmento dà origine a un paio di nervi spinali, uno per
ogni lato. Il nervo si divide in due radici: la radice dorsale che trasporta informazioni in entrata
(afferenti). I gangli (rigonfiamenti) delle radici dorsali contengono i corpi cellulari dei neuroni
sensoriali. La radice ventrale trasporta informazioni (efferenti) dal SNC ai muscoli e alle ghiandole.
In sezione trasversale, il midollo spinale presenta una parte centrale a forma di farfalla o di H,
composta da sostanza grigia, circondata da un bordo di sostanza bianca. Le fibre sensoriali,
provenienti dalla radice dorsale, fanno sinapsi con interneuroni nelle corna dorsali della sostanza
grigia. Le corna ventrali della sostanza grigia contengono i corpi cellulari dei motoneuroni che
trasportano segnali efferenti ai muscoli e alle ghiandole. La materia bianca si suddivide in tratti o
fasci ascendenti che portano informazioni sensoriali verso l’encefalo. Occupano le porzioni dorsali
e laterali del midollo; e tratti o fasci discendenti che trasportano segnali efferenti dall’encefalo
verso la periferia. Occupano le porzioni ventrali e laterali della sostanza bianca. Il midollo spianale
funziona anche come centro di integrazione autonomo per riflessi spinali, in cui i segnali
provenienti da neuroni sensoriali passano attraverso la materia grigia ai neuroni efferenti.
-VIA DELLA PERCEZIONE SOMATICA. I recettori per sensi somatici si trovano nella cute,
apparato osteoarticolare e nei visceri. L’attivazione porta a formare potenziali d’azione nei neuroni
sensoriali primari. I neuroni associati ai recettori per la nocicezione, per la temperatura e per gli
stimoli tattili grossolani (sensibilità tattile protopatica) fanno sinapsi con il neurone secondario
dopo essere entrati nel midollo spinale. I neuroni propriocettivi e quelli per le sensazioni tattili fini
(sensibilità tattile epicritica) ha assoni molto lunghi che proiettano al bulbo. Tutti i neuroni
secondari decussano, cioè attraversano il piano mediano. Quelli per la nocicezione, temperatura e
per gli stimoli grossolani decussano nel midollo spinale e salgono all’encefalo, mentre quelli per la
propriocezione e sensibilità epicritica decussano nel bulbo. I neuroni sensoriali secondari nel
talamo fanno sinapsi sul neurone sensoriale terziario che a sua volta proietta alla regione
somatosensoriale della corteccia cerebrale. A questo livello, la corteccia invia il segnale tramite le
via efferenti. La corteccia somatosensoriale è la parte del cervello che riconosce da dove
provengono le vie sensoriali ascendenti. Ciascuna via sensitiva ha una regione corrispondente nella
corteccia, più una parte del corpo è sensibile agli stimoli e più è grande la regione della corteccia.
Il sistema nervoso autonomo lavora a stretto contatto con il sistema endocrino per mantenere
l’omeostasi. Le informazioni sensoriali vanno nell’ipotalamo, ponte e bulbo per monitorare e
regolare la pressione sanguigna, temperatura…
Le vie del sistema autonomo sono costituite da due neuroni: il neurone pregangliare origina nel
SNC e proietta a un ganglio autonomico situato al di fuori del SNC. Lì fa sinapsi con il neurone
postgangliare, che ha il corpo cellulare nel ganglio e proietta il proprio assone verso il tessuto
bersaglio. (un ganglio è un raggruppamento di corpi cellulari nervosi al di fuori del SNC).
Differenza anatomica tra sistema simpatico e sistema parasimpatico? (1) il punto di origine delle
vie nel SNC; (2) la localizzazione dei gangli autonomici.
La maggior parte delle vie simpatiche ha origine nella regione toracica e in quella lombare
del midollo spinale. I gangli simpatici si trovano si trovano in due catene che decorrono sui
due lati della colonna; gli assoni dei neuroni postgangliari costituiscono nervi lunghi che
proiettano dai gangli ai tessuti bersaglio. Di solito, le vie simpatiche hanno neuroni
pregagliari brevi e neuroni postgangliari lunghi.
Le vie parasimpatiche hanno origine nel tronco encefalico e nella regione sacrale. I gangli
parasimpatici sono localizzati o negli organi bersaglio o vicino a essi. I neuroni
parasimpatici pregangliari hanno assoni lunghi, mentre i neuroni parasimpatici
postgangliari hanno assoni corti.
(2) i neuroni postgangliari simpatici secernano noradrenalina diretta a recettori adrenergici posti
sulla cellula bersaglio;
La sinapsi tra il neurone autonomico postgangliare e la sua cellula bersaglio è definita giunzione
neuro effettrice. Questo tipo di sinapsi ha assoni autonomici postgangliari che terminano
distalmente con delle aree rigonfie, dette varicosità che contengono vescicole piene di
neurotrasmettitore, i principali sono acetilcolina e noradrenalina.
Quando un potenziale d’azione raggiunge la varicosità, i canali voltaggio dipendenti per il calcio si
aprono e il calcio entra e il contenuto della vescicola sinaptica viene rilasciata per esocitosi. Il
neurotrasmettitore che è stato rilasciato nella sinapsi, diffonde attraverso il liquido interstiziale
finchè non trova il recettore della cellula bersaglio o si disperde e viene metabolizzato. Una
maggiore quantità di neurotrasmettitore implica una risposta più intensa o più duratura.
L’attivazione del recettore cessa quando il neurotrasmettitore diffonde lontano dalla sinapsi o viene
metabolizzato dagli enzimi del LEC o viene riassorbito nelle cellule vicino alla sinapsi. Nel caso della
noradrenalina viene sintetizzata a partire dall’aminoacido tirosina, una volta rilasciata nella cellula
bersaglio può diffondere o essere riassorbita nella varicosità. All’interno del neurone, la
noradrenalina recuperata può essere di nuovo riportata nelle vescicole o metabolizzata dalle MAO.
Le vie simpatiche rilasciano catecolamine che si legano ai recettori adrenergici che si trovano sulle
loro cellule bersaglio. Esistono due tipi di recettori adrenergici: alfa e beta. I recettori alfa
rispondono intensamente alla noradrenalina e solo debolmente all’adrenalina. I recettori beta1
rispondono con la stessa intensità alla noradrenaline e adrenalina. I recettori beta2 sono più
sensibili all’adrenalina. I recettori beta3 sono più sensibili alla noradrenalina. Tutti i recettori
adrenergici sono accoppiati a proteine G, questo implica che la risposta della cellula bersaglio è più
lenta e dura più a lungo.
SOMATICO AUTONOMO
N° neuroni nella via efferente 1 2
Neurotrasmettitore e recettore della ACh, recettori nicotinici ACh, recettori muscarinici,
sinapsi noradrenalina, recettori alfa o beta
Tessuto bersaglio Muscolo scheletrico Muscolo liscio e cardiaco, ghiandole
endocrine ed esocrine, tessuti adiposi
Neurotrasmettitore rilasciato da Terminali assonici Varicosità e terminali assonici
Effetti sul bersaglio Solo eccitatorio. Contrazione muscolare Eccitatorio o inibitorio
Componenti periferiche all’esterno Assoni Assoni pregangliari, ganglu e neuroni
postgangliari
Funzioni Postura e movimento Funzioni viscerali, controllo
metabolismo
MUSCOLO SCHELETRICO. Sono attaccati alle ossa attraverso i tendini composti da collagene.
Quando due ossa attaccate a un muscolo sono connesse da un’articolazione mobile, la contrazione
del muscolo provoca un movimento. Il muscolo è detto flessore se i centri delle ossa si avvicinano
durante la contrazione; è detto estensione quando le ossa si allontanano e il muscolo si contrae. Le
coppie di estensori-flessori sono dette gruppi muscolari antagonisti, perché esercitano effetti
opposti sulla stessa articolazione. Come è composto il muscolo scheletrico? Il muscolo scheletrico è
composto da fascicoli muscolari e circondati da tessuto connettivo chiamato EPIMISIO. All’interno
dei fascicoli troviamo le cosiddette fibre muscolari (che non sono altro che le cellule muscolari o
fibrocellule) le quali, a loro volta, contengono le miofibrille, fasci di proteine contrattili ed elastiche
responsabili della contrazione. Ogni miofibrilla è avvolta da un RETICOLO SARCOPLASMATICO e
sono formate da unità contrattili disposte una dopo l’altra che prendono il nome di SARCOMERI, i
quali costituiscono la componente morfostrutturale delle cellula muscolare (questi, accorciandosi,
permettono la contrazione del muscolo). La membrana della cellula muscolare è detta
SARCOLEMMA, il citoplasma è detto SARCOPLASMA. Il Reticolo Sarcoplasmatico è costituito da
tubuli longitudinali, che rilasciano ioni calcio, e da cisterne terminali che sono delle regioni
allargate alla fine dei tubuli che raccolgono e incamerano il calcio. Associate alle cisterne c’è una
rete ramificata di tubuli trasversi chiamati tubuli T. L’unione del tubulo T + due cisterne terminali
prende il nome di TRIADE.
-MIOFIBRILLE :
Ciascuna miofibrilla è
composta da diverse
proteine: le proteine
contrattili miosina e
actina, le proteine
regolatrici
tropomiosina e
troponina, le proteine
strutturali titina e
nebulina.
La miosina ha la
capacità di generare movimento. È costituita da catene proteiche che si intrecciano a formare una
lunga coda e due teste globulari. La coda è rigida, le teste hanno una regione elastica che fa da
punta di riferimento nell’unione con la coda. Questa regione elastica permette la rotazione delle
teste quando si legano all’actina. Circa 250 molecole di miosina si uniscono per creare un
filamento spesso, che è organizzato in modo tale che le teste sono raggruppate all’estremità,
mentre il centro del filamento è un fascio di code, nota come zona nuda.
L’actina è la proteina che costituisce il filamento sottile della fibra. È una proteina globulare (G-
actina) che polimerizza per formare lunghe catene o filamenti, dette F -actina, due polimeri di F-
actina si avvolgono a formare il filamento sottile della miofibrilla. Ogni filamento di actina è
circondato da 3 di miosina, 6 filamenti di actina circondano ogni filamento spesso.
I filamenti spessi e sottili sono connessi tra loro attraverso i ponti trasversali o legami
actomiosinici, costituiti da teste di miosina che si legano ai siti sul filamento di actina. Ogni G-
actina ha un sito di legame per la miosina e ogni testa di miosina ha un sito di attacco per l’actina e
uno per l’ATP. Il ponte si forma quando la testa miosinica si lega al sito dell’actina. I ponti possono
essere di: bassa forza quando il muscolo è rilasciato, e di alta forza quando il muscolo è contratto. I
filamenti spessi e sottili formano l’alternarsi di bande chiare e scure che si ripetono lungo le
miofibrille. Ogni ripetizione forma il sarcomero che è costituito da: (1) LINEA o DISCO Z che
delimitano il sarcomero, sono formate da proteine a zig zag e fungono da attacco per i filamenti
sottili; (2) BANDE I sono più chiare all’estremità del sarcomero, costituite da filamenti sottili; (3)
BANDE A sono più scure e coprono tutta la lunghezza del filamento spesso. All’estremità i filamenti
spessi e sottili si sovrappongono, mentre al centro ci sono solo quelli spessi; (4) ZONA H è la parte
centrale della banda A, è composta solo da filamenti di miosina e per questo è più chiara
all’estremità; (5) LINEA M è costituita dalle proteine a cui si attaccano i filamenti spessi. Ogni linea
M divide a metà una banda A.
Il perfetto allineamento dei filamenti contrattili nel sarcomero è dovuto dalla presenza di titina e
nebulina. La titina è una proteina elastica che si estende dalla linea Z al centro del filamento di
miosina; Stabilizza la posizione dei filamenti contrattili e consente il ritorno del muscolo alla
lunghezza iniziale dopo lo stiramento. La nebulina è anelastica, si estende lungo i filamenti sottili e
si attacca alle linee Z, la sua funzione è quella di allineare i filamenti di actina nel sarcomero.
CICLO DEI PONTI. Il Ciclo dei ponti trasversali è la sequenza di eventi nel corso dei quali la testa
di miosina si lega alla catena di actina trascinandola e sviluppando forza. Il ciclo si compone di
quattro fasi: (1) La testa della miosina si avvicina all’actina. L’enzima ATPasi sulla testa di miosina
idrolizza l’ATP in ADP + fosfato inorganico e rilascia energia libera. Parte di questa energia viene
assorbita della testa di miosina che si avvicina all'actina, ma quest'ultima è inibita dal complesso
proteico si tropomiosina e troponina; (2) Legame Actina-Miosina. La troponina si distacca dal sito
per la miosina sull’actina e si forma il legame actina-miosina, detto ponte trasversale; (3) Colpo di
forza. A questo punto viene rilasciato il P inorganico e questo induce il così detto colpo di forza
(flessione della testa miosinica). I ponti actomiosinici diventano forti con la liberazione del fosfato
inorganico dal sito di legame sulla miosina. Il rilascio permette lo scorrimento del filamento di
actina o di generare forza; (4) Stato di Rigor. Al termine del colpo di forza l'ADP viene rilasciato
lasciando libero il sito di attacco per l'ATP. La testa di miosina torna a uno stato di bassa energia,
ma rimane legata all'actina ed è incapace di staccarsi. Questo stato è detto Rigor [essere rigido].la
rottura dei ponti trasversali avviene quando una nuova molecola di ATP si lega al sito di legame,
dando inizio a un nuovo ciclo.
Qual è il ruolo dell’ATP nel ciclo dei ponti? È la fonte di energia per il ciclo. Quando la miosina si
trova nello stato di rigor, l’ATP si lega alla miosina e la fa staccare dall’actina, così la miosina
idrolizza l’ATP, avviene la rotazione della testa miosinica di 90° e si lega all’actina. In questo stato di
riposo si avvia il segnale del calcio per generare il colpo di forza, il filamento di actina scorre verso
la linea M e la miosina rilascia ADP e ricomincia il ciclo.
Da dove arriva l’ATP necessario per la contrazione? La prima fonte è la fosfocreatina, una molecola
i cui legami fosfato derivano dalla creatina + ATP quando i muscoli sono a riposo. Quando i muscoli
si attivano, il gruppo fosfato della fosfocreatina viene trasferito all’ADP che riforma l’ATP. L’enzima
responsabile del trasporto è lo creatina chinasi o creatinafosfochinasi.
MUSCOLO LISCIO. Le cellule muscolari lisce sono piccole, fusiformi mononucleate, a differenza
delle fibre muscolari scheletriche che sono lunghe e polinucleate. Nel muscolo liscio sotto il
controllo nervoso, il neurotrasmettitore è rilasciato dalle varicosità del neurone autonomo e
diffonde lungo la membrana fino a trovare un recettore, in quanto non vi sono regioni specializzate
ricche di recettori. La maggior parte della muscolatura liscia è detta unitaria, perché le singole fibre
si contraggono come se fossero un'unica entità. È detto anche muscolo liscio viscerale perché entra
nella costituzione delle pareti degli organismi interni. Tutte le fibre sono accoppiate elettricamente,
così un potenziale d’azione si propaga rapidamente attraverso le giunzioni comunicanti,
provocando la contrazione. Vi è il muscolo liscio multiunitario che è composto da cellule che non
sono accoppiate elettricamente. I filamenti di actina e miosina nel muscolo liscio sono più lunghi.
L’attività ATPasica della miosina è molto più lenta e quindi anche il ciclo dei ponti è più lento e la
contrazione dura di più. L’actina è associata alla tropomiosina, ma manca la troponina e il reticolo
sarcoplasmatico è meno abbondante. Nel muscolo liscio non ci sono sarcomeri e quindi le cellule
non hanno l’alternarsi di bande chiare e scure. L’actina e la miosina sono disposte in lunghi fasci
che si estendono in diagonale nella periferia cellulare, formando un reticolo intorno al nucleo
centrale. La disposizione obliqua permette alle fibre durante la contrazione di essere globulari,
invece che accorciarsi come le fibre del muscolo scheletrico. Nel muscolo liscio e scheletrico il
calcio avvia la contrazione. Nel muscolo liscio il calcio viene sia dal LEC sia dal reticolo
sarcoplasmatico e non è necessario che ci sia un potenziale d’azione per rilasciare il calcio.
-CONTRAZIONE NEL MUSCOLO LISCIO: la contrazione inizia quando la concentrazione del calcio
citoplasmatico aumenta dopo l’entrata dello ione dal LEC e dopo che viene rilasciato nel reticolo
sarcoplasmatico. Gli ioni calcio si legano alla calmodulina (CaM) formando un complesso che attiva
l’enzima chinasi della catena leggera della miosina (MLCK). L’enzima aumenta l’attività dell’ATPasi
miosinica con la fosforilazione delle catene leggere della miosina. Quando l’attività ATPasica della
miosina è elevata, i legami actomiosinici e il ciclo dei ponti aumentano la tensione.
-RILASCIAMENTO DEL MUSCOLO LISCIO: Il calcio libero è rimosso dal citoplasma attraverso una
calcio ATPasi che lo pompa di nuovo dentro il reticolo sarcoplasmatico. Mediante un antiporto
calcio-sodio e una calcio-ATPasi una parte del calcio è riportata nel mezzo extracellulare. Il calcio
libero diminuisce provocando la rottura del legame tra calcio e calmodulina, le chinasi della catena
leggera della miosina si inattivano e si defosforilano con l’aiuto della miosina fosfatasi. La
rimozione del gruppo fosfato riduce l’attività ATPasica della miosina. La miosina resta attaccata
all’actina mantenendo la tensione della cellula.
Nel muscolo liscio il potenziale d’azione non è essenziale per l’apertura dei canali calcio voltaggio-
dipendenti. Anche altri tipi di potenziali possono aprire i canali permettendo il passaggio di ioni,
depolarizzando la cellula e aprendo altri canali. I potenziali di membrana nel muscolo liscio
possono essere a onde lente, cioè quando superano la soglia, o potenziali pacemaker che danno
origine sempre a potenziali d’azione.
(1) In base alla sezione efferente del SNC che controlla la risposta:
RIFLESSI SOMATICI coinvolgono i motori somatici e i muscoli scheletrici;
RIFLESSI AUTONOMICI hanno la risposta controllata dai neuroni del sistema
nervoso autonomo.
(2) In base alla sede del SNC in cui viene integrata la risposta:
RIFLESSI SPINALI integrati al livello del midollo spinale, non richiedono segnali dai
centri superiori;
RIFLESSI CORTICALI integrati al livello dell’encefalo.
(3) In base al tempo in cui si sviluppa il riflesso:
RIFLESSI INNATI cioè nascono con noi e sono geneticamente determinati;
RIFLESSI ACQUISITI o CONDIZIONATI che sono quelli appresi con l’esperienza.
(4) In base al numero di neuroni nella via o arco riflesso:
RIFLESSI MONOSINAPTICI che hanno solo due neuroni: uno afferente (sensoriale) e
uno efferente. Solo i riflessi motori somatici sono monosinaptici.
RIFLESSI POLISINAPTICI che hanno uno o più interneuroni tra il neurone afferente e
quello efferente. I riflessi autonomici sono polisinaptici perché hanno tre neuroni: 1
afferente e 2 efferenti.
RIFLESSI AUTONOMICI. Sono definiti anche viscerali perché coinvolgono gli organi interni.
Alcuni riflessi sono integrati a livello del midollo spinale, riflessi spinali, come la defecazione,
minzione. Altri ancora sono integrati a livello encefalico, principalmente nell’ipotalamo, talamo e
tronco encefalico, per mantenere l’attività cardiaca, la pressione arteriosa, fame, respirazione. Un
tipo di riflesso autonomico è quello di convertire le emozioni in risposte viscerali, come per
esempio sentire le farfalle nello stomaco, vuoto allo stomaco, avere la pelle d’oca… i riflessi
autonomici sono tutti polisinaptici, con almeno una sinapsi a livello del SNC tra il neurone
sensoriale e il neurone autonomico prefangliare, e una sinapsi a livello del ganglio periferico tra
neurone pregangliare e neurone postgangliare. Molti riflessi autonomici sono caratterizzati da un
flusso di potenziali d’azione che danno origine a una risposta continua da parte dell’effettore.
RIFLESSI MOTORI SOMATICI. I recettori che rilevano i movimenti delle articolazioni, la
tensione muscolare e la lunghezza dei muscoli inviano le informazioni al SNC che risponde in due
modi. Se il muscolo deve contrarsi il SNC attiva i motoneuroni delle fibre muscolari (sono sempre
eccitatori); se il muscolo deve rilasciarsi, attiva gli interneuroni che inibiscono l’attività dei
motoneuroni. I riflessi motori somatici sono costituiti da:
Nel muscolo ci sono tre di propriocettori: (1) FUSI NEUROMUSCOLARI, (2) ORGANI DEL GOLGI, (3)
RECETTORI ARTICOLARI.
(3) RECETTORI ARTICOLARI. Sono localizzati nei legamenti delle articolazioni, vengono stimolati
dalla distensione meccanica dei tessuti articolari accompagnati dal cambiamento di posizione delle
ossa.
(1) FUSI NEUROMUSCOLARI. Sono recettori sensibili allo stiramento del muscolo. Sono piccole
strutture allungate, sparse tra le fibre muscolari extrafusali. Ciascun fuso è composto da una
capsula di tessuto connettivo che avvolge piccole fibre muscolari, dette fibre intrafusali. Queste
hanno la componente contrattile sollo alle estremità, mentre la parte centrale è priva di
miofilamenti. Le estremità hanno una propria innervazione che prende il nome di motoneuroni
gamma. Quando un muscolo è nella posizione di riposo, la parte centrale del fuso è abbastanza
stirata da attivare le terminazioni sensoriali. Per questo i neuroni sensoriali del fuso sono
tonicamente attivi e mandano costantemente informazioni al SNC. I fusi sono connessi in
parallelo alle fibre extrafusali. Qualsiasi stiramento provoca un allungamento dei recettori fusali
che fa aumentare la frequenza di scarica nelle fibre afferenti. Questo attiva una contrazione riflessa
del muscolo per prevenire danni da eccessivo stiramento. La via riflessa che dopo uno stiramento
porta alla contrazione del muscolo è detta riflesso da stramento o miotatco.
-RIFLESSI MIOTATICI. Il riflesso miotatco è un riflesso monosinaptco che coinvolge solo due
neuroni: quello sensoriale proveniente dal fuso neuromuscolare e il motoneurone somatico. Un
esempio di riflesso miotatico è il riflesso patellare: quando il tendine patellare viene colpito con un
martelletto, il colpo stira le fibre del muscolo. Questo stiramento attiva i fusi neuromuscolari che
inviano potenziali d’azione al midollo spinale mediante le fibre afferenti. L’eccitazione dei
motoneuroni attiva il movimento del muscolo che si contrae provocando il sollevamento della
gamba. Questa estensione è data dal rilasciamento del muscoli flessori antagonisti (inibizione
reciproca). Dopo il colpo, il neurone sensoriale entra nel midollo spinale e si ramifica: alcune
ramificazioni attivano i motoneuroni che innervano il muscolo, altre fanno sinapsi su interneuroni
che inibiscono l’attività dei motoneuroni che controllano la flessione. Alla fine avviene il
rilasciamento e il muscolo si contrae.
-RIFLESSI FLESSORI. Sono riflessi polisinaptci che fanno allontanare un arto da uno stimolo, es la
puntura con uno spillo. I nocicettori dell’arto si attivano insieme agli interneuroni che eccitano i
motoneuroni per far contrarre i muscoli flessori dell’arto. Altri interneuroni attivano quelli inibitori
per provocare il rilasciamento. Grazie all’inibizione reciproca l’arto si riflette e si allontana dallo
stimolo.
(2) ORGANI TENDINEI DEL GOLGI. Questi recettori si trovano a livello della giunzione tra il tendine
e fibre muscolari. Risentono della tensione sviluppata durante una contrazione e mediano un
riflesso di rilasciamento poiché sono poco sensibili, a differenza dei fusi. Sono costituiti da
terminazioni libere che s’intrecciano con le fibre di collagene all’interno di una capsula di tessuto
connettivo. Quando un muscolo si contrae, si stirano le fibre di collagene nell’organo del Golgi
sviluppando una pressione sulle terminazioni sensoriali dei neuroni afferenti attivandole. Le fibre
afferenti dall’organo del Golgi eccitano interneuroni i quali inibiscono i motoneuroni responsabili
della contrazione e il muscolo di rilascia. A volte l’organo del Golgi previene contrazioni eccessive
che potrebbero danneggiare il muscolo. Es. se abbiamo un oggetto troppo pesante sulle mani,
l’organo si attiva e origina un riflesso inibitorio sul muscolo, cosicché il muscolo si rilascia e il
braccio va verso giù per far cadere il peso prima che si provochi un danno muscolare.
Il movimento si può classificare in: riflesso, volontario, involontario. I movimenti volontari sono
integrati a livello corticale e non necessitano di stimoli esterni per iniziare. Alcuni di essi possono
diventare involontari cioè quando si memorizza quel movimento, diventa automatico (memoria
muscolare).
Il CUORE è diviso da una parte centrale, il setto, che tiene separate il CUORE SINISTRO da quello
DESTRO. Ogni metà funziona come una pompa indipendente ed è divisa in ATRIO e VENTRICOLO.
L’atrio riceve il sangue che ritorna al cuore; il ventricolo pompa il sangue nei vasi. La PARTE DESTRA
DEL CUORE riceve il sangue deossigenato proveniente dai tessuti periferici e lo invia ai polmoni
per essere ossigenato; la PARTE SINISTRA DEL CUORE riceve il sangue ossigenato e lo pompa
verso tutti i tessuti.
Partendo dall’atrio destro, il sangue passa nel ventricolo destro che lo pompa attraverso le arterie
polmonari nei polmoni, dove viene ossigenato. Dai polmoni torna verso il lato sinistro del cuore
attraverso le vene polmonari. L’insieme dei vasi diretti dal ventricolo destro ai polmoni e di quelli
tornano all’atrio sinistro viene definito CIRCOLAZIONE POLMONARE (riceve sangue deossigenato).
Il sangue dai polmoni rientra nel cuore a livello dell’atrio sinistro e successivamente passa nel
ventricolo sinistro. Il sangue pompato dal ventricolo sinistro entra in una grande arteria, l’AORTA.
Questa si ramifica in una serie di arterie più piccole fino a sfociare in una rete di capillari. Il sangue
dei capillari passa nel versante venoso della circolazione, muovendosi dalle piccole vene verso
quelle più grandi. Le vene
provenienti dalla parte superiore del
corpo formano la VENA CAVA
SUPERIORE, le vene provenienti
dalla parte inferiore formano la
VENA CAVA INFERIORE. Le vene
cave si svuotano nell’atrio destro.
Questo tipo di circolazione è detta
CIRCOLAZIONE SISTEMICA (riceve
sangue ossigenato). Una circolazione
doppia permette una distribuzione
più rapida e un maggiore flusso di
sangue nei tessuti.
-PRESSIONE, VOLUME, FLUSSO, RESISTENZA. Il movimento dei liquidi e dei gas nel sangue
si verifica lungo un gradiente di pressione (ΔP) da regioni a pressione maggiore verso regioni a
pressione minore. L'aumento della pressione è generato a livello delle camere cardiache quando
queste si contraggono. Il sangue scorre dal cuore (regione ad alta pressione) verso il circuito chiuso
dei vasi sanguigni (regione a bassa pressione). Quando il sangue scorre attraverso il sistema, la
pressione diminuisce a causa dell'attrito tra il liquido e la parete dei vasi sanguigni. Di conseguenza,
la pressione diminuisce man mano che il sangue si allontana dal cuore. La pressione più elevata
nei vasi del sistema circolatorio si trova a livello dell'aorta e delle arterie sistematiche, dato che
ricevono il sangue dal ventricolo sinistro; la pressione più bassa si ha nelle vene cave prima che si
svuotano nell'atrio destro. La pressione di un liquido corrisponde alla forza esercitata dal liquido
stesso sulle pareti del contenitore ed è, spesso, misurata in millimetri di mercurio (mmHg). Se le
pareti si contraggono, la pressione esercitata sul liquido aumenta. La pressione generata
all’interno dei ventricoli è definita PRESSIONE DI SPINTA perché è la forza che spinge il sangue
lungo i vasi. Quando le pareti si espandono, la pressione esercitata diminuisce.