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RUMORE
Il rumore è un fenomeno oscillatorio che consente
la trasmissione di energia attraverso un mezzo.
NORMATIVE DI RIFERIMENTO
D.Lgs. 81/08
Titolo VIII: «AGENTI FISICI»
Capo II: PROTEZIONE DEI LAVORATORI CONTRO I RISCHI DI ESPOSIZIONE AL RUMORE
DURANTE IL LAVORO
DLgs. 81/08 – TESTO UNICO SULLA SICUREZZA SUL LAVORO
Titolo Nome Articoli legislativi Allegati
TITOLO 5 SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO 161 - 166 XXIV - XXXII
TITOLO 6 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI 167 - 171 XXXIII
La roro presenza determina un’immissione di energia negli ambienti di vita e di lavoro che
oltre i valori tollerati, risulta potenzialmente dannosa per la salute umana.
I rischi dovuti agli agenti fisici contemplati nel Testo Unico della Sicurezza (D.Lgs 81/08)
riguardano:
• Rumore.
• Vibrazioni meccaniche.
• Campi elettromagnetici.
• Radiazioni ottiche .
• Microclima e ambienti severi.
• Ultrasuoni.
AGENTI FISICI
COMMA 1
Ai fini del presente decreto legislativo per agenti fisici si intendono il rumore, gli ultrasuoni, gli
infrasuoni, le vibrazioni meccaniche, i campi elettromagnetici, le radiazioni ottiche, di origine
artificiale, il microclima e le atmosfere iperbariche che possono comportare rischi per la salute e
la sicurezza dei lavoratori.
COMMA 2
Fermo restando quanto previsto dal presente capo, per le attività comportanti esposizione a
rumore si applica il capo II, per quelle comportanti esposizione a vibrazioni si applica il capo III,
per quelle comportanti esposizione a campi elettromagnetici si applica il capo IV, per quelle
comportanti esposizione a radiazioni ottiche artificiali si applica il capo V.
Art. 181 - Valutazione dei rischi
COMMA 1
Nell’ambito della valutazione dei rischi, il datore di lavoro valuta tutti i rischi derivanti da
esposizione ad agenti fisici in modo da identificare e adottare le opportune misure di
prevenzione e protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone
prassi.
COMMA 2
La valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata,
con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell’ambito del servizio di
prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia.
La valutazione dei rischi è aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero
renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la
sua revisione.
I dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione costituiscono
parte integrante del documento di valutazione del rischio.
COMMA 3
Il datore di lavoro nella valutazione dei rischi precisa quali misure di prevenzione e protezione
devono essere adottate.
La valutazione dei rischi è riportata sul documento di VDR, essa può includere
una giustificazione del datore di lavoro secondo cui la natura e l’entità dei rischi non rendono
necessaria una valutazione dei rischi più dettagliata.
Art. 182 - Disposizioni miranti ad eliminare o ridurre i rischi
COMMA 1
Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla
fonte, i rischi derivanti dall’esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti al
minimo.
La riduzione dei rischi derivanti dall’esposizione agli agenti fisici si basa sui principi generali di
prevenzione contenuti nel presente decreto.
COMMA 2
In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di
esposizione definiti nei capi II, III, IV e V.
Allorché, nonostante i provvedimenti presi dal datore di lavoro in applicazione del presente
capo i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di lavoro adotta misure
immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione, individua le
cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di
protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento.
Art. 184 - Informazione e formazione dei lavoratori
COMMA 1
Il datore di lavoro provvede affinché i lavoratori esposti a rischi derivanti da agenti fisici sul
luogo di lavoro e i loro rappresentanti vengano informati e formati in relazione al risultato
della valutazione dei rischi con particolare riguardo:
a. alle misure adottate in applicazione del presente Titolo;
b. all’entità e al significato dei valori limite di esposizione e dei valori di azione definiti nei
capi II, III, IV e V, nonché ai potenziali rischi associati;
c. ai risultati della valutazione, misurazione o calcolo dei livelli di esposizione ai singoli agenti
fisici;
d. alle modalità per individuare e segnalare gli effetti negativi dell’esposizione per la salute;
e. alle circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria e agli
obiettivi della stessa;
f. alle procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione;
g. all’uso corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle relative indicazioni e
controindicazioni sanitarie all’uso.
Art. 185 - Sorveglianza sanitaria
COMMA 1
La sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti agli agenti fisici viene svolta ed è effettuata dal
medico competente nelle modalità e nei casi previsti ai rispettivi capi del presente Titolo sulla
base dei risultati della valutazione del rischio che gli sono trasmessi dal datore di lavoro per il
tramite del servizio di prevenzione e protezione.
COMMA 2
Nel caso in cui la sorveglianza sanitaria riveli in un lavoratore un’alterazione apprezzabile dello
stato di salute correlata ai rischi lavorativi il medico competente ne informa il lavoratore e, nel
rispetto del segreto professionale, il datore di lavoro, che provvede a:
a. sottoporre a revisione la valutazione dei rischi;
b. sottoporre a revisione le misure predisposte per eliminare o ridurre i rischi;
c. tenere conto del parere del medico competente nell’attuazione delle misure necessarie per
eliminare o ridurre il rischio.
Art. 186 - Cartella sanitaria e di rischio
COMMA 1
Nella cartella sanitaria, il medico competente riporta i dati della sorveglianza sanitaria, ivi
compresi i valori di esposizione individuali, ove previsti negli specifici capi del presente Titolo,
comunicati dal datore di lavoro per il tramite del servizio di prevenzione e protezione.
D.Lgs. 81/08 - TESTO UNICO SICUREZZA
Il presente capo determina i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per
la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione al rumore durante il lavoro e in particolare per
l’udito.
Art. 188 – Definizioni
Ai fini del presente capo si intende per:
a. pressione acustica di picco (ppeak): valore massimo della pressione acustica istantanea
ponderata in frequenza "C";
b. livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX, 8h): [dB(A) riferito a 20 μPa]: valore medio,
ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata
lavorativa nominale di otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990.
c. livello di esposizione settimanale al rumore (LEX, w): valore medio, ponderato in funzione del
tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una settimana nominale di cinque
giornate lavorative di otto ore, definito dalla Norma Internazionale ISO 1999:1990.
Art. 189 - Valori limite di esposizione e valori di azione
1. I valori limite di esposizione e i valori di azione, in relazione al livello di esposizione
giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco, sono fissati a:
a. valori limite di esposizione rispettivamente LEX 8h = 87 dB(A) e ppeak = 200 Pa (140 dB(C)
riferito a 20 μPa);
b. valori superiori di azione: rispettivamente LEX 8h= 85 dB(A) e ppeak = 140 Pa (137 dB(C)
riferito a 20 μPa);
c. valori inferiori di azione: rispettivamente LEX 8h= 80 dB(A) e ppeak = 112 Pa (135 dB(C)
riferito a 20 μPa).
Art. 189 - Valori limite di esposizione e valori di azione
VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE: valori che non devono mai essere superati.
VALORI D’AZIONE: inferiori e superiori, sono quelli a partire dai quali il datore di lavoro è
tenuto ad adottare specifiche misure di tutela per i lavoratori esposti.
Art. 189 - Valori limite di esposizione e valori di azione
INFERIORI A
80 dB(A)
VALORI DI AZIONE
SUPERIORI A
85 dB(A)
Ciò significa che un suono a bassissima frequenza (decine di Hz) per essere percepito deve
avere una variazione di pressione di migliaia di volte più grande rispetto alla minima pressione
di 20μPa a 1000Hz.
Una macchina che emette un disturbo in una banda attorno alle centinaia di Hz di 90 dBspl,
causa sicuramente minor fastidio di una macchina che emette una pressione sonora minore di
centinaia di volte ma attorno alla frequenza di un migliaio di Hz.
Non solo l’orecchio umano reagisce alle varie frequenze in modo diverso, ma per complicare le
cose, la risposta ampiezza verso frequenza non è lineare e varia in funzione del valore medio di
rumorosità dell’ambiente.
Da qui l’esigenza di trovare un metodo, una misura di livello di pressione come un valore che
simulasse più verosimilmente l’apparato uditivo umano.
Nel 1933 fu pubblicato un fondamentale studio sulla sensazione sonora, realizzato, presso i
laboratori della BELL Telephone, da Fletcher e Munson. Questo studio, in seguito ulteriormente
perfezionato, è oggi alla base delle curve di sensazione rappresentate nel grafico che segue:
Le curve isofoniche sono dette tali in quanto indicano il valore di dBspl* necessario per
percepire un suono sempre allo stesso volume lungo ogni curva.
La frequenza di riferimento per ogni curva è 1KHz e a tale frequenza, il valore di dBspl è pari al
valore che identifica una particolare curva e che prende il nome di phon.
Per esempio la curva isofonica a 40 phon è quella che a 1 KHz ha un’ampiezza di 40 dBspl, ma a
20 Hz ha 90dBspl.
dBspl dB
La frequenza di riferimento per ogni curva è
1KHz e a tale frequenza, il valore di dBspl è
pari al valore che identifica una particolare
curva e che prende il nome di phon.
I livelli di pressione pesati o ponderati, misurati a valle d’inserzione dei detti filtri s’indicano in:
dB(A), dB(B), dB(C), dB(D) oppure senza parentesi semplicemente dBA.
• dBA: La curva di risposta del circuito corrisponde alla curva isofonica a 40 phons
dell’orecchio umano e consente misure accurate di pressioni sonore modeste come quelle
generate nell’ambito di una normale conversazione. E’ il filtro più usato per parecchie leggi
d’inquinamento acustico.
• dBB: La curva di risposta del circuito corrisponde alla curva a 70 phons dell’orecchio umano.
È adatto a misure di pressioni sonore comprese tra i 55 e gli 85 dBspl
• dBC: La curva ha una di risposta quasi piatta. È adatto a letture di valori maggiori di 85 dBspl
COMMA 1
Nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 181, il datore di lavoro valuta l’esposizione dei
lavoratori al rumore durante il lavoro prendendo in considerazione in particolare:
a. il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore impulsivo;
c. tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al
rumore, con particolare riferimento alle donne in gravidanza e i minori;
d. per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori
derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta e
fra rumore e vibrazioni;
e. tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni
fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il
rischio di infortuni;
i. le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile, quelle
reperibili nella letteratura scientifica;
COMMA 3
I metodi e le strumentazioni utilizzati devono essere adeguati alle caratteristiche del rumore da
misurare, alla durata dell’esposizione e ai fattori ambientali secondo le indicazioni delle norme
tecniche. I metodi utilizzati possono includere la campionatura, purché sia rappresentativa
dell’esposizione del lavoratore.
COMMA 4
Nell’applicare quanto previsto nel presente articolo, il datore di lavoro tiene conto
dell’incertezza delle misure determinate secondo la prassi metrologica.
Art. 191 - Valutazione di attività a livello di esposizione molto variabile
COMMA 1
Fatto salvo il divieto al superamento dei valori limite di esposizione, per attività che
comportano un’elevata fluttuazione dei livelli di esposizione personale dei lavoratori, il datore
di lavoro può attribuire a detti lavoratori un’esposizione al rumore al di sopra dei valori
superiori di azione, garantendo loro le misure di prevenzione e protezione conseguenti e in
particolare:
b. l’informazione e la formazione;
c. il controllo sanitario.
Art. 192 - Misure di prevenzione e protezione
COMMA 1
Fermo restando che il datore di lavoro elimina i rischi alla fonte o li riduce al minimo
mediante le seguenti misure:
a. adozione di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione al rumore;
b. scelta di attrezzature di lavoro adeguate, tenuto conto del lavoro da svolgere, che
emettano il minor rumore possibile, inclusa l’eventualità di rendere disponibili ai lavoratori
attrezzature di lavoro conformi ai requisiti di cui al Titolo III, il cui obiettivo o effetto è di
limitare l’esposizione al rumore;
f. opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e dei
sistemi sul posto di lavoro;
g. riduzione del rumore mediante una migliore organizzazione del lavoro attraverso la
limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione e l’adozione di orari di lavoro
appropriati, con sufficienti periodi di riposo.
COMMA 2
Se a seguito della valutazione dei rischi di cui all’articolo 190 risulta che i valori superiori di
azione sono superati, il datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche e
organizzative volte a ridurre l’esposizione al rumore, considerando in particolare le misure di
cui al comma 1.
COMMA 3
I luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti ad un rumore al di sopra dei valori
superiori di azione sono indicati da appositi segnali.
Dette aree sono inoltre delimitate e l’accesso alle stesse è limitato, ove ciò sia tecnicamente
possibile e giustificato dal rischio di esposizione.
COMMA 4
Nel caso in cui, data la natura dell’attività, il lavoratore benefici dell’utilizzo di locali di riposo
messi a disposizione dal datore di lavoro, il rumore in questi locali è ridotto a un livello
compatibile con il loro scopo e le loro condizioni di utilizzo.
Art. 193 - Uso dei dispositivi di protezione individuali
COMMA 1
In ottemperanza a quanto disposto dall’articolo 18, comma 1, lettera d)102, il datore di lavoro,
nei casi in cui i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le misure di
prevenzione e protezione fornisce i dispositivi di protezione individuali per l’udito:
a. nel caso in cui l’esposizione al rumore superi i valori inferiori di azione il datore di lavoro
mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale dell’udito;
b. nel caso in cui l’esposizione al rumore sia pari o al di sopra dei valori superiori di azione
esige che i lavoratori utilizzino i dispositivi di protezione individuale dell’udito;
a. adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di
esposizione;
Il datore di lavoro garantisce che i lavoratori esposti a valori uguali o superiori ai valori inferiori
di azione vengano informati e formati in relazione ai rischi provenienti dall’esposizione al
rumore.
Art.196 - Sorveglianza sanitaria
COMMA 1
Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori la cui esposizione al rumore
eccede i valori superiori di azione. La sorveglianza viene effettuata periodicamente, di norma
una volta l’anno o con periodicità diversa decisa dal medico competente, con adeguata
motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per
la sicurezza di lavoratori in funzione della valutazione del rischio. L’organo di vigilanza, con
provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza diversi
rispetto a quelli forniti dal medico competente.
COMMA 2
La sorveglianza sanitaria di cui al comma 1 è estesa ai lavoratori esposti a livelli superiori ai
valori inferiori di azione, su loro richiesta e qualora il medico competente ne confermi
l’opportunità.
RUMORE
Che cosa sono il suono e il rumore?
Si definisce suono la propagazione di energia meccanica in fluido elastico (gas, liquido, solido)
e che è in grado di eccitare il senso dell’udito.
Dal punto di vista fisico il suono si produce quando un oggetto o una superficie vibra
abbastanza rapidamente da generare un’onda di pressione nell’aria circostante “onde sonore”.
Per rumore si intende un suono che provoca una sensazione sgradevole, fastidiosa o
intollerabile.
Per questo motivo è impossibile stabilire in via teorica se una vibrazione meccanica percettibile
con l’udito sarà per l’ascoltatore un suono o un rumore, in quanto tale giudizio sarà soggettivo
e pertanto variabile da persona a persona.
EMISSIONE, PROPAGAZIONE, RICEZIONE DEL SUONO
• Emissione: meccanismo con cui una sorgente sonora provoca un movimento oscillatorio in un
mezzo elastico.
Infatti il suono è una energia che nasce da una sorgente che poi si propaga in un mezzo, sia
esso solido, liquido o gassoso
Queste VIBRAZIONI producono delle ONDE (SONORE)
che si propagano in tutte le direzioni e vengono percepite dalla membrana del timpano che si
trova nel nostro orecchio
L’INTENSITÁ
è la PRESSIONE sonora provocata dall’onda sonora sulla membrana del nostro orecchio
CARATTERISTICHE DEL SUONO
• FREQUENZA (f, in Herz (Hz)): numero di cicli completi nell’unità di tempo; la caratteristica di
un suono, da basso ad acuto, dipende dalla frequenza.
• PERIODO (T, in secondi (s)): intervallo di tempo necessario per completare un ciclo; è uguale
al reciproco della frequenza, T: 1/f
• LUNGHEZZA D’ONDA (λ, in metri (m)): spazio percorso dall’onda in un periodo.
• AMPIEZZA (A, in Pascal (Pa)): ampiezza dell’onda, è indicativa del livello sonoro.
• VELOCITÁ DI PROPAGAZIONE: nell’aria in condizioni standard di temperatura, umidità e
pressione, è pari a 344 m/s (1238 Km/h), nell’acqua è di 1500 m/s, nell’acciaio di 5000 m/s
PRESSIONE ACUSTICA
La PRESSIONE ACUSTICA è una perturbazione subita dall’aria per effetto della sorgente sonora;
Equivale alla differenza tra la pressione pt in un dato istante e quella po esistente prima
dell’inizio del fenomeno sonoro.
Il campo dinamico dell’udito umano è molto ampio quindi i parametri acustici si esprimono
come logaritmo del rapporto tra il valore misurato «p» ed un valore di riferimento pari alla più
piccola pressione in grado di produrre una sensazione sonora «po».
Il dB non è una vera unità di misura ma una UNITÁ DI LIVELLO che esprime il rapporto tra
due quantità omogenee, una delle quali assunta come riferimento.
È possibile cosi comprimere la gamma dei rumori in un range compreso tra 0 e 140 dB,
ricordando che ogni 6 dB si ha un raddoppio della pressione sonora.
Nella misura della pressione sonora il logaritmo che viene adottato è in base 10
• Il DECIBEL (dB) è un'unità di misura apparentemente strana.
Nervo
acustico
Orecchio esterno
Comprende il padiglione auricolare , quello comunemente chiamato
orecchio e che ci aiuta a stabilire da dove proviene un suono, quindi il
canale uditivo e infine la sottile membrana del timpano. Quando i suoni
arrivano alla membrana, questa li traduce in vibrazioni che vengono
trasmesse all’orecchio.
Orecchio medio
In appena un centimetro quadrato di spazio l’orecchio medio contiene i
tre più piccoli ossicini del corpo umano: martello, incudine e staffa. I
loro movimenti, provocati dal timpano, sono amplificati venti volte e
trasmettono così all’orecchio interno tutta la sofisticata ricchezza dei
suoni, da quelli singoli a quelli di un’intera orchestra
Orecchio interno
In una piccola struttura detta coclea o chiocciola hanno sede
quarantamila cellule cigliate (ventimila per orecchio) capaci di dividersi i
compiti: alcune lavorano con i suoni forti, altre con i deboli. Le cellule
cigliate sono responsabili di una nuova traduzione dei suoni, da
vibrazioni a impulsi elettrici; tramite il nervo acustico i segnali arrivano
al cervello, dove vengono elaborati determinando la sensazione uditiva.
Le variazioni di pressione, Le vibrazioni meccaniche Le vibrazioni del liquido Il cervello riceve gli
vengono convogliate dal della membrana del contenuto nella coclea impulsi nervosi dal
padiglione auricolare e dal timpano vengono trasmesse muovono le cellule ciliate nervo acustico trasfor-
condotto uditivo sulla e amplificate dalla catena di che trasformano le mandoli in informazio-
membrana del timpano ossicini (martello, incudine e vibrazioni in impulsi ni comprensibili
staffa) al liquido contenuto nervosi
nella coclea
Il danno uditivo prodotto da un'esposizione prolungata nel tempo a rumori elevati è una
riduzione di efficienza della funzione svolta dall'orecchio interno, ossia dalla coclea (o
chiocciola).
la posizione delle cellule ciliate stimolate dipende dalla frequenza del suono percepito.
Le cellule ciliate sono
danneggiate
dall'esposizione al
rumore eccessivo
I decibel A
Nel misurare e quantificare il rumore bisogna però tenere conto anche della effettiva
sensibilità dell'orecchio umano.
Il nostro orecchio non percepisce tutte le frequenze allo stesso modo: la sensibilità è minore
verso le basse frequenze (inferiori a 1000 Hz) e maggiore verso le frequenze più alte, con un
massimo di sensibilità intorno ai 4000 Hz.
Per tenere conto della diversa
sensibilità del nostro udito, è stato
introdotto il decibel A-dB(A), unità
di misura del rumore ponderato,
cioè simulando il comportamento
dell'orecchio umano.
Il decibel A è l'unità di misura del
rumore più usata quando si
debbano considerare gli effetti del
rumore sull'udito.
COME SI MISURA IL RUMORE?
• Età.
• Rumore. Il rumore è la prima causa di invalidità professionale.
L’assordante colonna sonora di ogni giorno non è solo
fastidiosa: è dannosa. A farne le spese non è solo l’udito, ma
tutto l’organismo con ripercussioni serie quali l’aumento della
pressione, tachicardia, aritmia, bruciore di stomaco, tensione
muscolare, disturbi intestinali e altri.
• Ereditarietà.
• Infezioni.
• Otosclerosi.
• Farmaci, alcool, fumo.
I DANNI CAUSATI DAL RUMORE
I DANNI CAUSATI DAL RUMORE
I DANNI CAUSATI DAL RUMORE
EFFETTI UDITIVI
EFFETTI EXTRAUDITIVI
SI TROVA ALL’INTERNO DELLA
COCLEA
Effetti uditivi temporanei
Ognuno ha sperimentato il fatto che dopo un rumore molto forte il suo udito restava quasi
annullato o comunque sensibilmente diminuito per un certo tempo (assomiglia alla
diminuzione temporanea della vista dopo l'abbagliamento).
Per gli shock più rilevanti servono circa 48 ore di vero riposo uditivo.
Effetti uditivi cronici
Tali alterazioni sono dovute a esposizione prolungata nel tempo, per mesi o anni.
Essi si manifestano come ipoacusia (riduzione dell’udito fino alla sordità) ed è la malattia
professionale più diffusa.
Di solito, si manifesta inizialmente con un calo uditivo bilaterale della capacità di percepire
suoni della frequenza di 4.000 Hertz. Il peggioramento è progressivo e con riduzione uditiva
anche di altre frequenze. Se l’esposizione cessa, non c’è recupero bensì stabilizzazione del
livello raggiunto.
L’interno dell’orecchio umano contiene delle terminazioni nervose, dette cellule ciliate, che
hanno il compito di trasformare l’energia meccanica di variazione di pressione in impulsi
elettrici; tali impulsi, mediante il nervo acustico, vengono inviati al cervello.
L’esposizione prolungata a rumori elevati determina invece il danneggiamento permanente
delle cellule ciliate, che pertanto perdono irreversibilmente e permanentemente la loro
funzionalità.
Quindi l’’innalzamento della soglia di udibilità diventa permanente (PTS, Permanent Threshold
Shift).
Questo fenomeno può determinarsi anche in presenza di esposizioni temporanee alle quali
non segua un adeguato periodo di riposo acustico.
Questo punto deve far riflettere, in quanto, al di là dell’esposizione lavorativa, viviamo spesso
per gran parte della giornata in ambienti estremamente rumorosi, per cui il riposo acustico
tende ad essere cronicamente insufficiente.
I sintomi dell'ipoacusia
Salvo casi rari, l’ipoacusia non è un processo improvviso, ma si instaura in maniera lenta e
progressiva determinando una specie di assuefazione che ne impedisce il riconoscimento
cosciente.
La maggior parte dei problemi uditivi si verifica con tale gradualità che può passare anche
molto tempo prima che una persona si accorga di non sentire più in modo corretto, tanto che
nel frattempo l’ipoacusia è divenuta grave.
La tabella sotto riportata (ripresa dalle norme ISO R/1999 e UNI 9432) indica gli effetti da
esposizioni a dosi crescenti di rumore riferiti a settimana-tipo di 40 ore lavorative:
80 dB(A) 0 0 0 0
85 dB(A) 1% 3% 6% 8%
• Difficoltà nelle relazioni interpersonali: se più persone parlano insieme, se una conversazione avviene nel
traffico, o in auto, capire diventa difficoltoso.
• Errori di comprensione nella conversazione: i primi a non essere sentiti sono i “toni alti”. Le parole
comprendono sia suoni gravi, come ad esempio le vocali AEIOU, sia frequenze alte, contenute soprattutto nelle
consonanti, come CSFZ. Perciò se della parola SFORZO non si comprendono SFZ perché non vengono sentite
(toni alti), si percepisce ORTO.
• Disagio e stress: la difficoltà a comprendere le parole durante le conversazioni rende faticoso partecipare alla
vita sociale.
• Difficoltà a capire i bambini perché hanno la voce più squillante e quindi toni alti.
Studi su donne esposte professionalmente al rumore (85 dB(A) per 8h al giorno) è stato
riscontrato un aumento della percentuale di disturbi mestruali, una riduzione della fertilità, del
peso fetale alla nascita e della durata media della gravidanza.
Infine è stata segnalata una correlazione tra esposizione a rumore durante la gravidanza e
riduzione della capacità uditiva dei neonati alle alte frequenze.
I datori di lavoro sono tenuti a valutare natura, grado e durata dell’esposizione al rumore delle
lavoratrici gestanti; qualora sussista un rischio per la sicurezza o per la salute della lavoratrice
od un possibile effetto negativo sulla gravidanza, il datore di lavoro deve modificare le
condizioni di lavoro della gestante per evitarne l’esposizione.
Va inoltre tenuto conto che l’uso di dispositivi di protezione individuale da parte della madre
non protegge il feto da pericoli di natura fisica.
EFFETTI SULLA ATTIVITÀ LAVORATIVA ED EXTRA-LAVORATIVA
All'interno degli edifici, ove il livello continuo di rumorosità esterna raggiunga 70 dB(A), il
rumore è tale da obbligare gli occupanti a chiudere le finestre per potersi parlare.
In linea di principio negli ambienti abitativi il rumore non dovrebbe eccedere 40÷45 dB(A),
valore che è spesso superato a causa del rumore del traffico, anche a finestre chiuse
EFFETTI SULLA ATTIVITÀ LAVORATIVA ED EXTRA-LAVORATIVA
I disturbi del sonno cominciano con livelli di rumore stazionario continuo pari a 30 dB(A).
Il paramento più importante di esposizione al rumore a tal fine è comunque rappresentato dal
livello massimo di esposizione.
Si dimostra altresì che in presenza di traffico pesante in ore notturne e ove non siano rispettati
i valori raccomandati, si possono manifestare sintomi quali malumore, stanchezza, mal di testa
e ansia.
EFFETTI SULLA ATTIVITÀ LAVORATIVA ED EXTRA-LAVORATIVA
Disturbi psichici
Il rumore può interferire con le attività mentali che richiedono molta attenzione, memoria ed
abilità nell’affrontare problemi complessi.
Lo stress sul lavoro è dovuto a numerose concause (fattori che causano stress) ed è raro che sia
un singolo fattore a provocare l’insorgenza di stress di questo tipo.
Il modo in cui il rumore influenza i livelli di stress percepiti dai lavoratori dipende da una serie
di fattori che include:
• impiego di macchine silenziate (chi acquista macchine e apparecchi silenziosi non ha più
bisogno di combattere il rumore);
• eliminazione delle esposizioni estreme (come quelle indotte per esempio da colpi eccessivi
o impatti da grandi altezze);
• informazione ai lavoratori;
Benché non sempre bene accetti, i protettori auricolari possono essere usati facilmente in
qualsiasi posto e sono particolarmente efficaci.
Negli ambienti di lavoro con esposizione a rumori con valori di esposizione superiore a 85
dB(A), l'uso della protezione auricolare è obbligatorio.
Tali mezzi costituiscono una barriera meccanica che si interpone tra la sorgente e l'organo
ricevente (orecchio), riducendo l'intensità della perturbazione sonora prima che essa venga
recepita dall'individuo. Essi devono risultare poco ingombranti, pratici, non devono costituire
ostacolo di sorta al normale espletamento delle mansioni lavorative e devono avere
assorbimento selettivo (i migliori sono quelli che proteggono l'orecchio dalle alte frequenze,
lasciando inalterate quelle del parlato).
DPI
Gli inserti:
sono protettori acustici che vengono introdotti nel meato
acustico esterno, in modo da interrompere le onde sonore
a livello della membrana timpanica.
• marcatura di certificazione;
• attenuazione sonora;
• confortevolezza del portatore;
• ambiente di lavoro e attività lavorativa (alte temperature e umidità, polvere, segnali di
avvertimento e trasmissione di messaggi verbali, ecc.);
• disturbi per la salute dell’utilizzatore;
Riguardo al corretto uso, innanzi tutto occorre verificare la compatibilità dell’otoprotettore con
eventuali altri DPI della testa (elmetti, occhiali, ecc.), che potrebbero determinare una
riduzione delle prestazioni dell’otoprotettore stesso.
Gli INSERTI MONOUSO o gli ARCHETTI sono da preferire se:
• si suda molto;
• occorre usare altri DPI per la protezione del capo (elmetti, occhiali)
Le CUFFIE sono da preferire se:
Utilizzare correttamente gli otoprotettori è molto importante per ridurre i danni da ipoacusia
all’udito.
Se gli otoprotettori vengono tolti dall’utilizzatore anche per un breve periodo, la protezione
effettiva si può ridurre sensibilmente.
Ad esempio, nel caso di una esposizione a un rumore con LAeq,8h pari a 105 dB(A), indossando
un protettore auricolare con una attenuazione di 30 dB il livello di esposizione è di 75 dB(A), se
il protettore non è utilizzato per soli 30 minuti il livello effettivo LAeq,8h diventa 93 dB(A).
Qualunque DPI uditivo, se indossato solo per metà tempo della giornata lavorativa (ipotizzata
a rumore costante), fornisce una protezione effettiva che non supera i 3 dB.
Si tenga inoltre presente che per avere un livello di esposizione giornaliero maggiore di 80
dB(A)
Ad esempio,
nel caso di una esposizione a un rumore con LAeq,8h pari a 105 dB(A),
indossando un protettore auricolare con una attenuazione di 30 dB
il livello di esposizione è di 75 dB(A),
se il protettore non è utilizzato per soli 30 minuti
il livello effettivo LAeq,8h diventa 93 dB(A).
• i DPI devono essere maneggiati sempre con le mani pulite, evitando contaminazioni con
liquidi o polveri, spesso causa di irritazioni cutanee;
• gli inserti monouso non vanno riutilizzati, mentre gli altri tipi di inserto vanno lavati con cura
prima di indossarli;
• il DPI riutilizzabile deve essere indossato sempre dalla medesima persona; è però possibile
far utilizzare cuffie da più lavoratori ricorrendo a coperture monouso per i cuscinetti;
• i DPI vanno conservati secondo le istruzioni fornite dal fabbricante, vanno ispezionati
frequentemente per identificare difetti e danneggiamenti;
• i cuscinetti delle cuffie vanno sostituiti quando consumati, così come gli archetti deformati.
OBBLIGHI DEI LAVORATORI
Per completezza e giusta informazione, si riassumono gli obblighi dei lavoratori, previsti dal
D.Lgs. 81/08.
• osservano le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai
preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale;
• hanno cura dei DPI messi a loro disposizione e non vi apportano modifiche di propria
iniziativa.
OBBLIGHI DEI LAVORATORI
• segnalano immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto qualsiasi difetto
o inconveniente da essi rilevato nei DPI messi a loro disposizione;
• non compiono di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza
ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;