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Diritto

dei
Prodotti Digitali
A.A. 2017 - 2018

Sito: http://edu.jori.org
Contatti: twitter @mgjori
Diritto dei Prodotti Digitali 1
File Sharing 4
The Homebrew Computer Era 5
Principi di Diritto d’Autore 7
Software e licenze d’uso 9
Open Source e Free Software 10
Fake News 12
Privacy 13
Brevetti Software 14
Contenuti Digitali e DRM 15
Jailbreaking, Rooting e Garanzie 17
File Sharing
Il File Sharing è la condivisione di file all’interno di una rete. Questo fenomeno coinvolge un numero
estremamente elevato di persone, il problema infatti non sta nella gravità del reato ma quanto nella
quantità di persone che lo fanno.
Pubblicità contro il file sharing: viene spesso equiparato il file sharing ad altri reati molto più gravi,
come rubare una macchina ecc. Ciò in realtà è sbagliato in quanto scaricare un film da internet non
ha niente a che fare con il furto perché, ad esempio, in un negozio di dischi se rubo un CD, il giorno
dopo c’è un prodotto in meno, mentre quando io scarico via internet, nel mondo non c’è una copia
in meno di quel prodotto. Quindi non è un furto proprio perché non è qualcosa di materiale, il reato
piuttosto sta nella violazione dei diritti d’autore, ovvero usufruisci di qualcosa senza però pagare.
Quindi il file sharing di per sé non è una condotta illecita, nella misura in cui sui file condivisi ho
diritto a condividerli.
L’espansione del fenomeno nell’ultimo periodo del file sharing illecito è dovuta a diversi fattori:
 Evoluzione delle tecniche di compressione dei dati.
 Diffusione delle connessioni internet broadband.
 Sviluppo dei software p2p (peer to peer).
Uno dei primi software di condivisione file è stato Napster nel 1999, anche se non utilizzava una
condivisione peer to peer. In USA è avvenuta una causa legale tra Napster e RIAA (tipo la SIAE in
Italia) dove però non si è conclusa perché le due parti si sono messe d’accordo e il capo di Napster
ha venduto la sua piattaforma. In quel periodo però la musica veniva scaricata ma la si ascoltava
solo sul computer perché non c’erano dispositivi che potevano portare la musica in giro. Per questo
quando viene presentato l’mp3 cambia tutto.
La problematica del p2p: sta nella differenza che se c’è un server o più server che contengono file
che vengono condivisi, li puoi chiudere e quindi bloccare la condivisione. In una rete p2p la
condivisione è delocalizzata, infatti ogni computer scarica e a sua volta carica il file. Per questo
motivo è molto difficile chiudere questo tipo di piattaforma, se non impossibile.
In Italia i riferimenti normativi sul file sharing è sostanzialmente la legge sul diritto d’autore del 22
aprile 1941, n. 633. Questa viene aggiornata e perciò racchiude principalmente tutto ciò che
riguarda le domande sul diritto d’autore.
Ci sono tre tipi di condotte punibili:
1. La prima riguarda che fruisce abusivamente di file condivisi illegalmente, viene punita con
una sanzione amministrativa.
2. La seconda è per la condivisione a altri utenti su un sistema di reti telematiche di un’opera
dell’ingegno protetta, o parte di essa. Viene punita con una multa penale.
3. L’ultima riguarda chi, come la seconda, fa condivisione ma lo fa a scopi di lucro. Questa è
punita con la reclusione da uno a quattro anni e una multa penale.
Lo streaming è un altro metodo di fruizione di file condivisi.
(documentario file sharing: “the pirate bay away from keyboard”).
The Homebrew Computer Era
La storia dei personal computer inizia in Silicon Valley, California. Oggi è tuttora il centro di tutte le
principali aziende tecnologiche.
Negli anni 50-60 i computer erano molto diversi da quelli di oggi. Non c’erano schermi ed erano
macchine grosse quanto una stanza e non erano utilizzati da privati.
Nel 1975 la rivista Popular Electronics parla dell’uscita del primo mini computer kit, chiamato “Altair
8800”. Questo è il primo esempio di computer che può entrar nelle case di privati, anche se non si
può ancora considerare un personal computer. Veniva commercializzato a 495$ ma c’era anche un
formato “Kit” a 395$. Quest’ultimo è molto importante perché portò alla nascita del “Homebrew
Computer Club” fondata a Palo Alto da un uomo nel suo garage, che, proprio perché in formato kit,
fa modifiche a questo computer. Questo club si ingrandisce tanto da fare anche riunioni in aule
universitarie. Il contenuto di queste riunioni era molteplice: acquisti di gruppo per queste
tecnologie, sviluppo del software per questi computer che possa avere un qualche tipo di utilità,
modifiche hardware (sempre perché Altair era venduto a pezzi) e infine l’utilizzo dei personali
computer in ambito domestico. Tra le persone che partecipano a questo club sono Steve Jobs e
Steve Wozniak i quali fondano “Apple Computer” il primo aprile 1976 (cominciarono anche loro in
un garage). Homebrew Computer Club va avanti e crea anche una newsletter la quale rimane
circoscritta alla West Coast. Un giorno però la newsletter raggiunge la East Coast con conseguenza
che il capo del club riceve una lettera da un tizio. In questa lettera si lamentela sulla mancanza di
buon software e il fatto che la maggior parte dei partecipanti al club ruba (condivide)
vicendevolmente il software. Il firmatario della lettera è Bill Gates. Questo fatto è molto importante
perché da qui inizia il concetto di protezione del software con Copyright.
Copyright letteralmente vuol dire diritto di copia. Rapporto diritti degli autori / diritti degli
utilizzatori.
(N.B. Bill Gates e Paul Allen fondano prima di Apple la “Micro-Soft” il 29 novembre 1975.) La storia
ci ha sempre raccontato una grossa rivalità tra Apple e Microsoft, la verità è che non sono mai state
imprese veramente concorrenti. La Apple è un’azienda che vive sulla produzione di hardware,
mentre Microsoft non ha mai fatto niente con l’hardware ma faceva i soldi con il software.
L’interesse di Microsoft è vendere più software possibili, quindi hanno sempre cercato di far girare
il loro sistema operativo sul maggior numero possibile di computer. Apple esattamente il contrario,
fa un sistema operativo che gira solamente sull’hardware Apple.
L’approccio di Microsoft in quel periodo è stato più geniale, perché l’idea di fare soldi su un prodotto
non concreto e fruibile a milioni di persone è geniale.
Il primo computer definito come “Personal Computer” è “l’Apple II” uscito nel 1977. Apple fin da
subito si contraddistingue per i dettagli sul marketing al contrario di Microsoft. Infatti in quegli anni
innanzitutto bisognava convincere gli acquirenti che i computer servono a qualcosa ovvero ad
aumentare la produttività. Quindi Apple inizia a creare un Software con l’unico scopo di vendere le
macchine, ovvero la cosiddetta Killer Application.
Visicalc, ad esempio, è un programma venduto insieme all’Apple II, una sorta di foglio di calcolo (il
sistema operativo sull’Apple II è ancora a linea di comando). Nella West Coast la Apple vende un
sacco dei suoi prodotti.
Nella East Coast invece Microsoft sviluppa sistemi operativi: partendo dal PC-DOS (il sistema
operativo IBM montato fino a prima sui computer) e creano il MS-DOS. In quel periodo Bill Gates
riceve una telefonata da IBM per parlargli. Gates porta allora una specie di demo che fa poco o nulla
ma riesce comunque a convincere IBM promettendogli che sarebbe stato già pronto domani. Il
giorno dopo Allen e Gates, dopo una notte folla, ritornano e riescono a convincere IBM al punto che
gli consegnano un assegno per comprare il software. Gates però ha una trovata geniale, non vende
il suo sistema operativo ma lo cede in licenza a IBM, ovvero ad ogni installazione del software su
computer IBM, questa dà un tot di soldi alla Microsoft.
1983, Apple realizza un altro personal computer: il “Macintosh”. La grossa novità non è
nell’hardware ma nel software: la killer Application è un sistema operativo a interfaccia grafica.
Con questo computer inoltre viene sdoganato un altro dispositivo, ovvero il mouse.
Nella costa est intanto nasce Windows, della Microsoft, un altro sistema operativo ad interfaccia
grafica. Questo porta ad una causa molto nota intercorsa tra Apple e Microsoft ed ha a oggetto le
interfacce grafiche (GUI). Apple sostiene che Microsoft abbia copiato la sua interfaccia grafica con
Windows ma Windows non aveva neanche una linea di codice copiata da quella di Apple. Quindi la
causa riguardava proprio la modalità di interfacciarsi. Apple non vinse la causa e Microsoft non
perse nessun diritto sul suo software. Il diritto d’autore tutela la forma e la struttura, mentre il
brevetto tutela l’idea. Se Steve Jobs avesse potuto depositare un brevetto sul concetto di
interfaccia grafica nel sistema operativo (interazioni con icone), la Apple avrebbe vinto la causa.
Oggi il software è solo tutelato dal diritto d’autore e non può essere brevettabile (nella maggior
parte del mondo). La stessa cosa succedette, sempre negli anni 80’, nel mondo dei videogiochi con
l’uscita del videogioco “Super Mario bros” utilizzabile solo attraverso macchine Nintendo. Ma negli
anni 90’ un’altra azienda realizza un videogioco chiamato “the Great Gianna Sisters”, una copia
spudorata del gioco della Nintendo. Questa fa causa e vince perché è visibilmente un plagio.
Differenza tra furto del software (che non può essere rubato ma piuttosto si violano i diritti
d’autore) e furto delle idee (come quello che ha comportato la causa tra Apple e Microsoft e che
riguarda la tutela brevettuale).

(film: “pirates of the silicon valley, “triumph of the nerds”).


Principi di Diritto d’Autore
Nell’ordinamento tutte quelle che sono creazioni intellettuali sono riconducibili a due categorie:
invenzioni industriali o opere dell’ingegno. Quest’ultime hanno un carattere più creativo (cinema,
musica, fotografia, arte…) mentre le prime hanno un carattere più tecnologico. Le invenzioni
industriali sono tutelate col brevetto. Le opere dell’ingegno sono tutelate attraverso il diritto
d’autore.
Diritto d’autore  forma espressiva
Brevetto  idea
[Nelle opere dell’ingegno ci sono anche programmi per elaboratori e banche dati.]
Non è corretto dire che il brevetto è escluso nell’ambito dei software. Ci sono casi in cui può
aggiungersi anche il brevetto come tutela oltre al diritto d’autore (ma sono molto rari).
Legge 633/41, riguarda la protezione dei diritti d’autore che risale al 1941 ma che viene aggiornata
continuamente. Questo perché con l’avvento delle nuove tecnologie si verificano situazioni sempre
nuove che richiedono l’aggiornamento della legge. Ma molte volte si sente dire che le nuove
tecnologie comportano vuoti normativi, ma è sbagliato perché le leggi disciplinano i principi ed è
molto raro che una legge non copra. La caratteristica del diritto autore è il fatto che esso si acquisisce
automaticamente nel momento in cui si compone un’opera d’ingegno, senza necessità di svolgere un
adempimento formale o compilazione di documenti. Per ricevere il diritto d’autore c’è bisogno
della creazione più l’esteriorizzazione dell’opera, ovvero che qualcuno sia a conoscenza dell’opera.
Di fatto però la creazione dell’opera è sufficiente per l’attribuzione del diritto d’autore. Quindi il
requisito sostanziale è la creazione dell’opera. Se uno fa causa a qualcun altro per aver copiato la
sua opera d’ingegno, per vincerla deve dimostrare che l'ha elaborata prima dell’altro. Per provare
ciò c’è bisogno di un terzo che dimostra la data in cui viene elaborata l’opera. Ci sono aziende come
la SIAE che fungono da terzo per dimostrare la data di creazione dell’opera, ma basta anche un
metodo più grezzo come autospedirsi, nel caso di un libro per esempio, il libro stesso.
Tutto ciò vale nel caso in cui l’autore sia singolo. Nel caso di più autori la legge sul diritto d’autore
distingue due casi:
1. Opere in collaborazione: sono opere dove c’è un contributo indistinguibile e inscindibile
nella produzione di un’opera e quindi il diritto d’autore appartiene in comune a tutti i
coautori. Le parti divise si presumono di valore eguale, salvo la prova per iscritto di un
diverso accordo.
2. Opere collettive: sono opere dove concorrono più autori, alla fine si realizza un’opera ma
da questa si notano molto semplicemente i contributi di ogni autore. Ci sono figure, oltre
agli autori che hanno composto l’opera, le quali hanno avuto l’idea di comporre quell’opera,
chiamato curatore dell’opera. Sull’opera collettiva il diritto d’autore viene dato al curatore
dell’opera ma i diritti sulle parti vengono dati ai rispettivi autori. Le banche dati sono
un’opera collettiva. Queste si possono realizzare in due modi diversi: i dati che compongono
la banca sono singolarmente considerati protetti da diritto d’autore. Al curatore però viene
riconosciuto di aver creato il database.

(Il copyright è nato come diritto di copia, ma negli anni è diventata una cosa molto più complessa.)

I diritti d’autore sono divisi in:


 Diritti morali: sono i diritti della personalità creatrice, sono indisponibili e inalienabili, inoltre
sono imprescrittibili (non sono soggetti a termine/scadenza, eccetto la morte del soggetto;
anche se a determinate condizioni sono esercitabili dagli eredi a tutela della memoria
dell'autore).  Esempi sono il diritto di opporsi a deformazioni o modificazioni dell'opera in
pregiudizio all'onore o alla reputazione dell'autore; il diritto di rivendicare la paternità
dell'opera e di rivelarla in caso di opera anonima/sotto pseudonimo; diritto di inedito e diritto
di ritiro dell'opera dal commercio.
 Diritti patrimoniali: sono invece disponibili, indipendenti dalla personalità creatrice e
possono quindi essere acquistati e alienati. Esempi sono il diritto di pubblicazione,
riproduzione, trascrizione, esecuzione, rappresentazione/recitazione, traduzione,
elaborazione, comunicazione al pubblico con mezzi di diffusione a distanza. Sono efficaci
per tutta la durata della vita dell'autore e per i 70 anni successivi dopo la sua morte. Sono
previste eccezioni e limitazioni ai diritti patrimoniali d'autore in ragione di: esigenze di
pubblica amministrazione, sicurezza, diffusione della cultura, ragioni scientifiche e di
studio. In particolare, i discorsi (o estratti) su argomenti di interesse
pubblico/amministrativo tenuti in pubblico possono essere liberamente riprodotti o
comunicati al pubblico, nei limiti giustificati dallo scopo informativo, purché indichino la
fonte/nome dell'autore, data e luogo del discorso. Inoltre il riassunto /citazione
/riproduzione di brani (o parti di essi) e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se
effettuati per uso di critica o di discussione, insegnamento o ricerca scientifica (per finalità
illustrative), nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza
all'utilizzazione economica dell'opera.
Per quanto riguarda opere audio-visive, chi ne compra una copia può al minimo farne una
copia per uso privato. Non è consentita però nel momento in cui l’audiovisivo è già distribuito
in modalità tali per cui puoi fruire del contenuto quando vuoi.
Per i software è diverso, si può fare una copia di riserva. Ciò significa che se l’originale si
danneggia, si può usare la copia che diventa originale e dopo puoi fare un’altra. Di nuovo, se
l’opera viene distribuita in modalità tali che la si può riscaricare quando si vuole, non si può
farne una copia.
Software e licenze d’uso
Con software si intende un programma o un insieme di programmi che consentono ad un
elaboratore di effettuare delle azioni. Il software è protetto dal diritto d’autore. Sono protetti
programmi purché dotati di originalità tanto il programma quanto il relativo materiale
preparatorio. Il requisito dell’originalità si traduce in un niente, si è sposato un criterio di requisito
minimo dell’originalità. (è molto soggettivo)
I diritti patrimoniali che riguardano il software sono:
 Diritto di riproduzione (sia il diritto di esecuzione sia il diritto di duplicare, nel senso che c’è
bisogno di una autorizzazione da parte dell’autore per avere questi diritti).
 Diritto di modificare trasformare, adattare un software,
 Diritto di ridistribuire il software sia a pagamento sia gratuitamente.
La forma contrattuale per la negoziazione dei diritti patrimoniali è il contratto per la licenza
d’uso di software. La caratteristica di questo contratto è che non è un contratto che trasferisce la
proprietà ma trasferisce diritti più limitati. Si chiamano licenze proprietarie e sono a codice chiuso.
Il contratto di sviluppo software riguarda le ipotesi di studio e realizzazione di un programma
personalizzato in base alle specifiche esigenze manifestate dal committente. Ovvero quando
un’azienda chiede ad una software house di produrre un programma specifico, questa la produce e
l’azienda compra tutti i diritti di quel software. È importante che nel contratto di sviluppo software
è esplicito che i diritti siano ceduti all’azienda che lo compra, perché se non specificato i diritti
rimangono all’autore.
(Ci sono inoltre le licenze open source e sono a codice aperto.)
Contratti di Escrow (contratto di deposito di codice sorgente) non sono licenze e vengono usati in
contesti ibridi, non viene dato il codice sorgente ma questo viene dato ad un terzo e quando
avvengono casi particolari l’azienda può richiedere il codice.
E.U.L.A.: end user license agreement.
 Licenza freeware -> licenza gratuita ma proprietaria (non posso modificare il software ecc)
 Licenza shareware -> licenza gratuita con delle limitazioni (o temporali o nelle funzionalità)
 Licenza di freesoftware -> licenza con accesso al codice sorgente con la possibilità di
modificarlo (non necessariamente è gratuito però quasi tutti lo sono).
Freesoftware e open source sono molto simili ma non sono esattamente la stessa cosa.
La licenza a strappo non riguarda il contenuto della licenza ma la modalità di accettare tale licenza.
La grossa differenza tra licenza proprietaria e FOSS (free or open source software che racchiude il
freesoftware e l’open source) sono che il primo cede il codice binario e il secondo cede il codice
sorgente.
Open Source e Free Software
Il movimento open source:
Del software libero e le licenze di oggi pongono le loro basi sull'evoluzione del concetto di proprietà
in concessione in uso. Questo vuol dire che si presta maggiore attenzione ai diritti di accesso al
software senza trascurare la proprietà del singolo ideatore del codice. Infatti, la forma contrattuale
maggiormente utilizzata per la negoziazione dei diritti patrimoniali, inerenti al software, è il
contratto di licenza d'uso del software. Grazie a questo contratto non vi è più il trasferimento dei
diritti di sfruttamento economico dell'opera, bensì la sola concessione in godimento del software.
Le licenze software oggi utilizzate si distinguono tra proprietarie e FOSS (free and open source
software) perché hanno come oggetto della licenza il codice binario (dell'eseguibile) e il codice
sorgente. É bene sottolineare che anche il mondo FOSS è regolato da regole ben precise, specie
quando si parla di redistribuzione e di modifiche al codice.
Il pioniere del software libero è Richard Stallman che con i suoi discorsi eticamente spinti ha attratto
su di sé una folta schiera di programmatori, fondando nel 1983 la Gnu, progetto che prevedeva la
creazione di un nuovo sistema operativo libero, che però non ha mai visto la luce. Nel frattempo
nasce la corporazione no-profit Free Software Foundation (FSF, 1985) con il chiaro intento di
portare a termine il progetto GNU e di promuovere lo sviluppo, la distribuzione, l’uso e la modifica
di software, definito libero. Il progetto Gnu tuttavia non è definibile fallimentare in quanto buona
parte delle linee di codice scritte verranno riutilizzate nel 1991 da Linus Torvalds per scrivere Linux
(per questo è più corretto chiamarlo Gnu linux).
La storia è però testimone di un grande equivoco che ancora oggi miete vittime nei discorsi sul
software libero, equivoco che riguarda il termine “free”, talvolta utilizzato per indicare una software
gratuito e altre volte utilizzato per indicare un software libero. Per questo e per altri motivi (licenza
GPL ritenuta “contagiosa” per l'obbligo di ridistribuire nello stesso modo il software modificato,
ovvero la presenza del copyleft) dalla stessa FSF si sgancerà una costola che successivamente
creerà il movimento open source. La FSF con a capo Stallman rimane il principale promotore di free
software dove per free si sottintendono le libertà che devono essere garantite, per una questione
etica, qui di seguito riportate:
0  Libertà eseguire il programma per qualsiasi scopo.
1  Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità (la
possibilità di avere accesso al codice è un prerequisito).
2  Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo.
3  Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti da voi
apportati (e versioni modificate) in modo che tutta la comunità ne tragga beneficio (anche
qui l'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito).
Ma la FSF non sarebbe nulla se non avesse creato uno strumento/licenza per garantire queste
libertà: nel 1989 nasce la licenza gnu General Public Licence (GPL), che oltre alle 4 libertà sopra
citate aggiunge la protezione del copyleft. Il copyleft esige che il software creato sia libero e che
tutte le copie che portano in dote modiche al software originale vengano redistribuite con la stessa
licenza da software libero.

Free Software:
Come già accennato, dall'altra parte abbiamo il movimento open source (Open Source Initative -
OSI), che nasce nel 1993 su iniziativa di Perens e Raymond. Si tratta di un'organizzazione no-profit
il cui obiettivo è quello di educare ad un nuovo modello di progettazione del software, basato sulla
disponibilità del codice sorgente, che è in grado di fornire un prodotto finale migliore. Il metodo
open source attraverso un sistema di recensioni distribuito e una forte trasparenza di processo,
promette un incremento della qualità del software, maggiore flessibilità, costi minori e la fine dei
rapporti di dipendenza tra un cliente e un fornitore di servizi/beni.
La definizione di opensource comprende 10 pilastri:
1. Libertà di redistribuzione: non vi sono restrizioni sulla vendita del software come della sua
ridistribuzione gratuita.
2. Disponibilità del codice sorgente: deve essere distribuito assieme al programma
compilato o deve essere adeguatamente pubblicizzato. Non è consentito codice sorgente
offuscato, l'output di un preprocessore o di un traduttore.
3. Opere derivate consentite: le opere derivate sono consentite e deve essere possibile
redistribuirle con la stessa licenza del software originale.
4. Integrità del codice sorgente dell'autore: La licenza può consentire la distribuzione del
codice modificato solo se nella forma di file di patch applicati al codice sorgente originale.
La licenza deve permettere la distribuzione di software costruito a partire dal codice
sorgente modificato).
5. Nessuna discriminazione nei confronti di persone e gruppi
6. Nessuna discriminazione nei confronti di specifici campi di applicazione: come la ricerca,
business, ingegneria, ...
7. Portabilità della licenza: non è necessario riapplicarla dopo la distribuzione del sw.
8. Licenza non specifica di un prodotto: non possono coesistere più distribuzioni aventi
licenze diverse, tutte devono far riferimento alla medesima licenza).
9. Licenza che non pone restrizioni ad altri software: non deve costringere nessuno a fare
software open source.
10. Licenza tecnologicamente neutrale

Esempi di licenze open source sono la licenza Apace, Bsd, Gpl, Mit, Mozilla, Nasa, Sun, Ibm,
ApplePublic. I sw con licenza opensource più famosi e utilizzati sono firefox, thunderbird, open
office, vlc, il kernel linux, wordpress, truecrypt, gimp, joomla.
Fake News
È la notte di Halloween del 1938, non c’era la televisione e stava iniziando a diffondersi l’uso della
radio. In quella notte la Radio CBS nelle notizie parla di un attacco alieno nel territorio americano,
con una sorta di cronaca in tempo reale. Si è scatenato così un panico gigantesco, ma in realtà non
era una cronaca ma solo un riadattamento radiofonico del libro “La guerra dei mondi”. Questo
dimostra che …
Anche Barack Obama ha subito una fake news, poiché quando stava correndo per la presidenza, è
stato detto che non fosse nato in USA e di conseguenza che non poteva essere eletto. Nel 2008
Obama mostra il certificato di nascita in cui attesta che è nato negli stati uniti. Nel 2010 però ritorna
questa bufala, e di nuovo nel 2012 con la partecipazione di Donald Trump.
Definizioni di fake news: “notizie destituite di ogni fondamento, relative a fatti o argomenti di
pubblico interesse”.
Fake news, perché esistono? Per varie ragioni:
 Disinformazione
 Contro informazione
 Propaganda
 Motivazioni economiche (-> clickbaiting)
 Nessuna particolare ragione
Le fake news sono una sorta di strumento usato in questi contesti. Sono da distinguersi da altri
fenomeni e concetti come: Cyberwarfare, information malware, social engineering.
Il contesto odierno è quello di avere sempre più velocità di trasmissione delle informazioni, perciò
le informazioni sono sempre più disponibili e fruibili da tutti. Inoltre, oggi è molto più facile
accedere alle piattaforme digitali che permettono di ricevere informazioni e anche produrle.
Le informazioni possono circolare in contesti diversi, pubblico o privato. Inoltre la diffusione dei
social media, che permette di amplificare gli effetti della viralità delle informazioni. Altro fattore
importante è quello della persistenza, perché è difficile cancellare informazioni in quanto possono
essere copiate e ricondivise molto facilmente.
Filtro all’accesso della comunicazione di massa.
Altro aspetto legato alle fake news è il diritto all’oblio.
Non si sa inoltre chi origina le fake news quindi un importante aspetto è quello dell’anonimato.
Tutto ciò ha a che fare con il diritto alla libertà di espressione e la sua limitazione.
I fattori di diffusione delle fake news sono la quantità di informazioni che circola intorno a noi, la
paura che certe persone possono avere e per le quali casi fida di notizie che in realtà sono false, e
bisogni identitari.
Non c’è relazione necessaria tra fake news e notizia diffamatoria, e una notizia diffamante può non
essere fake news.
Fake news e satira
Privacy
La sicurezza è processo, non un prodotto. La quale coinvolge hardware, software e humanware. La
protezione del dato è molto complessa, i dati sono disaggregati perché ovunque. I dati sono sul
cellulare principalmente ma da lì spalmati ovunque: cloud, social networks ecc. (“there is no cloud,
it’s just someone else’s computer).
In Italia non c’è una norma sulla sicurezza informatica.
Brevetti Software
In un software la forma espressiva è il codice. Il diritto d’autore quindi tutela il codice di un software.
Se invece a livello di eseguibile due software fanno le stesse cose ma il codice è diverso, non c’è
violazione di diritto d’autore.
Per quanto riguarda le convenzioni sul brevetto in Europa, i brevetti sono attribuibili per ogni
invenzione nuova che è suscettibile di un’applicazione industriale.
La legge esclude tra la possibilità di brevetto: i metodi matematici, teoremi, le scoperte
scientifiche, creazioni estetiche (le quali sono protette da diritto d’autore), i giochi. Inoltre, ci sono
anche i programmi per computer. In Italia i brevetti entrano nel Codice della Proprietà Industriale
(CPI) il quale si basa sulle convenzioni europee.
Le soluzioni hardware sono certamente brevettabili.
Negli anni 70’ ci sono state due cause in cui si è riconosciuta la brevettabilità di alcuni software.
Viene inventato un macchinario che regola la temperatura della gomma per modellarla, la si vuole
brevettare ma con anche tutto l’ambito software. Viene detto che non si considera il software in
quanto tale (fine a sé stesso) ma nell’ambito dell’utilizzo di quel macchinario industriale. Se il
software è inserito in contesti specifici che funziona solo in un certo macchinario, è brevettabile
(non viene considerato in quanto tale ma strettamente connesso ad un utilizzo specifico in
macchinari). I requisiti che devono essere soddisfatti perché sia brevettabile è che ci sia
un’esecuzione del software con qualche dispositivo e se è necessario per superare un certo limite
tecnico.
Il software è brevettabile se è pensato come soluzione tecnica e non commerciale.
Amazon ha un brevetto su un sistema che si chiama “one click buy” e serve quando con un clicchi
compri subito senza passare dal carrello. Questo software non supera un limite di tipo tecnico ed è
una soluzione commerciale, però è un brevetto. Questo perché le norme in USA sono diverse da
quelle europee e si può avere un brevetto molto più facilmente.
Se ho un software all’interno del computer che ottimizza la batteria, essendo che supera un limite
tecnico, è brevettabile.
I brevetti hanno una estensione nazionale o comunitaria (tipo nella comunità europea).
(http://patentabsurdity.com).
Contenuti Digitali e DRM
Negli ultimi anni la diffusione di opere e prodotti è molto più rapida e semplice, aumentando così
i casi di “pirateria”.
Copia analogica: fotocopiatrici, registratori ecc. Ormai quasi obsoleti, hanno limiti di costi e spesso
non era possibile fare copie per limiti tecnici (non c’erano gli strumenti). Con il cambio di supporto
(da un originale a un cd copia, per esempio) durante una copia analogica vi è solitamente anche una
perdita di qualità. Inoltre, dovevo avere l’originale per effettuarne una copia.
Copia digitale: è estremamente più veloce, ha costi molto più accessibili, vi è maggiore disponibilità
di strumenti per effettuare copie digitali, la qualità è pari 1:1.
Copyright Law Enforcement: aggiunta di norme per regolare pratiche che prima non
c’erano. Aggiunta di multe ed eventualmente detenzione. È una soluzione giuridica al problema.
Questo sistema non funziona. Quindi si punta ai DRM (Digital Rights Management). Gestione dei
diritti digitali, è una soluzione tecnica ai problemi di copia. Tre generazioni di DRM:
- Sistema di informazione, si applicava a un contenuto digitale una porzione di codice con lo scopo
di avvisare l’utente a proposito dei diritti;
- Sistema di protezione, tra cui i sistemi anti-copia;
- Sistema di gestione dei diritti, per esempio un software con DRM che ti permette di utilizzarlo solo
su due dispositivi.
Questo ha portato a nuovi modelli di distribuzioni dei contenuti digitali, a volte penalizzanti.
Fair Use Doctrine: diritto degli utilizzatori, che non deve essere troppo condizionato da questi DRM.
I DRM sono misure di auto-tutela creati da enti privati e funzionano in anticipo, prevengono l’atto
della copia, non lo puniscono dopo che è stato fatto. La legge fa si che i DRM siano legali, consente
che i titolari dei diritti d’autore possano impedire atti non autorizzati da loro stessi. essi possono
quindi bloccare ciò che gli pare. Per i contenuti on-demand, quelli di cui posso usufruirne quando
mi pare, non posso creare copie per “time-shifting”, a differenza di quei contenuti che vengono
riprodotti a un determinato orario e che quindi posso registrare per uso successivo (sempre in modo
analogico).
Le implicazioni dei DRM rappresenta un problema per quanto riguarda le norme sulla tutela dei
consumatori. Altre volte rappresenta una minaccia sulla tutela della riservatezza della privacy di
utenti. Altre volte se pur non violando queste ultime, i DRM comprimono in maniera eccessiva la
possibilità di utilizzo lecito da parte dei consumatori.
I problemi di riservatezza sono di diverso tipo: quella riguardante tutti i sistemi di geoblocking,
misure di protezione usate allo scopo di limitare certi prodotti nel momento in cui ci si trova in parti
del mondo (es Netflix quando non c’era ancora in Italia). In Italia Sky o Mediaset acquistano i diritti
per la riproduzione di una partita di calcio, in Germania ci sono altre aziende. Da oggi funziona che,
all’interno della comunità europea, il mio account (Netflix, Spotify …) è legato al paese in cui vivo,
quindi se ad esempio vado in Germania e voglio vedere una partita sulla rai (che è in chiaro) al
computer, posso farlo. Un altro problema è quello che riguarda sistemi di protezione che limitano
la fruibilità dell’opera al punto tale da comportare una violazione dei diritti dei consumatori. Per
esempio, i sistemi di protezione che Apple applica ai suoi dispositivi per evitare jailbreaking.
Apple dice che se sblocchi il dispositivo perdi la garanzia, questo però è conflittuale con il diritto di
garanzia a minimo due anni.
Il sistema dei codici regionali dei DVD ha la stessa funzione del geoblocking. Jon johannsen scrive
un software chiamato DeCSS che bypassa questa misura di protezione. I DRM comunque molto
spesso si dimostrano molto invasivi nei confronti dei consumatori.
Quando si può dire che un DRM è lecito o non lecito? Il DRM è sempre legale fintanto che non vieta
l’esercizio di un diritto che mi è riconosciuto da una legge.
Jailbreaking, Rooting e Garanzie
La discussione sul Jailbreaking inizia con l’uscita del primo iPhone. Il jailbreak in sostanza sblocca
funzionalità del dispositivo che non sono consentite, aggirando i DRM.
La Apple ha sempre avuto una politica molto rigida di protezione del suo software, questa politica
si può riassumere con: “noi produciamo la macchina, noi produciamo il software che gira su tale
macchina e noi decidiamo anche chi può produrre software per le nostre macchine”. Ciò rende i
prodotti apple molto efficienti, perché c’è una forte compatibilità hardware e software, ma allo
stesso tempo molto chiusi.
Esiste una legge specifica che dice se si può fare il jailbreaking? Se si va bene, se no si va a guardare
leggi simili, o se no ancora si vanno a graduare i precedenti giurisprudenziali che valgono come
leggi (quest’ultimo negli USA si, in Italia no). In Europa i precedenti dei tribunali hanno un
significato orientativo mentre in USA vale completamente.
Negli stati uniti c’è il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) …
Ogni tre anni la DMCA viene aggiornata e nel 2010 ci sono state alcune modifiche. Si può sbloccare
il telefono nella misura in cui lo si faccia per certe motivazioni.
In italia …
Eccezione di interoperabilità per elaboratori -> norma che garantisce modifiche al fine di
permettere compatibilità di programmi sui diversi sistemi operativi.
Caso del chip della Playstation effettuato nel tribunale di Bolzano tra il 2003 e il 2005.
Caso del nintendo R4 nel tribunale di Milano. In questi casi la difesa sosteneva la neutralità della
tecnologia, ovvero che lo strumento non è direttamente finalizzato ad atti che violano il diritto
d’autore.
La apple ha effettuato una contromisura commerciale, ovvero affermavano che se si sbloccava il
telefono la garanzia del telefono cadeva.
Esistono due tipi di garanzie, la garanzia legale (di conformità) e la garanzia convenzionale
(commerciale). La garanzia di due anni è quella legale, si chiama cosi perché obbligatoria e copre
certi tipi di danni. Questa garanzia deriva da una direttiva comunitaria europea. In Italia questa
direttiva è stata recepita dal una legge chiamata codice del consumo.
Tale codice è applicata quando il consumatore non è un professionista (un professionista con
partita iva può scaricare il costo dei prodotti che compra per il suo lavoro ma non ha la garanzia di
due anni) e il venditore è un professionista.
I prodotti sono conformi quando (e se non lo sono hanno un “vizio di conformità”):
- Sono idonei all’uso al quale servono abitualmente beni dello stesso tipo.
- Sono conformi alla descrizione fatta dal venditore e possiedono le qualità del bene che il
venditore ha presentato al consumatore come campione o modello.
- Presentano la qualità e le prestazioni abituali di un bene dello stesso tipo, che il consumatore
può ragionevolmente aspettarsi, tenuto conto della natura del bene e, se del caso, delle
dichiarazioni pubbliche sulle caratteristiche specifiche dei beni fatte al riguardo dal venditore,
dal produttore o dal suo agente o rappresentante, in particolare nella pubblicità o
sull’etichettatura.
- Sono altresì idonei all’uso particolare voto dal consumatore e che sia stato da questi poetato a
conoscenza del venditore al momento della conclusione del contratto e che il venditore avvia
accettato anche per fatti concludenti.
Diritti dei consumatori nei confronti dei vizi di conformità -> quando effettivamente c’è un vizio di
conformità il consumatore ha il diritto al ripristino senza spese del prodotto con riparazione o
sostituzione, ad una riduzione adeguata del prezzo o alla risoluzione del contratto. Il consumatore
può scegliere tra queste possibilità salvo che tale scelta è impossibile o eccessivamente oneroso.
La garanzia la presta il venditore, non il produttore.
La garanzia commerciale (o convenzionale) non è obbligatoria e quindi chi vuole la offre ed è
regolata come vuole lui.
Diritto di recesso (quando compri una cosa ma cambi poi idea) -> slides.

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