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Lorenzo Ferrarini è studente della Laurea Specialistica in Scienze Antropologiche ed Etnologiche dell’Università degli Studi di
Milano Bicocca e collaboratore per la sezione fotografica del Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale (Leav)
dell’Università degli Studi di Milano. Collabora anche con l’Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Regione Lombardia.
Portfolio on-line: www.flickr.com/photos/lorenzoferrarini
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Foto 2: 3/11/2005, id al-fitr, la prosternazione, suğud
arrivato a preghiera già iniziata, non ho potuto scegliere la visuale Dovendo decidere quali aspetti dell’evento rappresentare, se
migliore: mi sono trovato su una scalinata vuota e ho usato il porre l’accento sulla celebrazione religiosa ristretta al momento
teleobiettivo per riempire l’inquadratura. Essere vicini ai soggetti topico della preghiera, o se estendere lo sguardo alla festività
da fotografare influenza la scelta dell’obiettivo e l’impressione di come momento di socialità ed incontro (foto 8 e 9), nonché di
partecipazione che si vuole dare a chi guarderà le immagini: le scambi commerciali che coinvolgono anche i simboli religiosi
focali corte, infatti, si accompagnano al cosiddetto “effetto (foto 5), mi sono reso conto che una selezione di fotografie del
presenza”, dato dalla dilatazione dei piani e dall’accentuazione primo tipo potrebbe accompagnare e supportare un discorso
del primo piano rispetto allo sfondo. Il teleobiettivo, viceversa, essenzialista, che sostenga lo scontro di civiltà soprattutto come
comprime i piani dando l’impressione di osservare da lontano una scontro di tradizioni religiose. Un’analisi antropologica dovrebbe
scena ingrandita. Questo ha ovviamente delle conseguenze sul invece basarsi su una visione più ampia, includendo anche i
piano ideologico, quando si voglia sottolineare un’affinità o processi di cambiamento quali i tentativi di evangelizzazione in
un’estraneità rispetto all’individuo o al gruppo di persone ritratto corso poco lontano dal luogo di preghiera (foto 6).
(si confrontino ad esempio le immagini 3 e 7). Solitamente includo nel lavoro di revisione dei materiali anche
Esiste anche un modo per esprimere dei veri e propri giudizi sui chi ha partecipato all’evento: sapere cosa Osama pensi delle
propri soggetti, che agisce o attraverso la selezione di fotografie, quali apprezzi maggiormente, quali situazioni avrebbe
atteggiamenti individuali (ad es. foto 1 e 4), comunicando sottolineato al mio posto e che uso faccia delle copie che gli
un’impressione di umanità e familiarità, oppure al contrario stampo fornisce utili informazioni sui significati che attribuisce a
mostrando le persone come una massa omogenea, ottenendo un queste feste (magari da inserire in una ricerca più ampia
effetto magari esteticamente piacevole ma fornendo nel contempo sull’immigrazione dell’area urbana milanese). Un'altra
un possibile supporto visivo a rappresentazioni minacciose, di prospettiva di ricerca che ho trovato interessante, sviluppabile con
un’alterità impenetrabile e inconoscibile (sul genere di foto 2). la pratica del feedback, riguarda la cosiddetta cultura visuale,
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Foto 3, a sinistra:
10/1/2006, id al-kebir,
l’inizio della
preghiera, la
pronuncia della niyya
Foto 4, a destra:
3/11/2005, id al-fitr,
durante la preghiera,
due bambini salutano
una bambina dall’altro
lato del palazzetto,
nella parte riservata
alle donne
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Foto 5, a sinistra:
10/1/2006, id al-kebir,
bancarella che espone
souvenir e poster
raffiguranti i luoghi
santi
Foto 6, in basso:
3/11/2005, id al-fitr,
un uomo regala bibbie
in francese e arabo
poco lontano dal
Palalido
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Foto 7, in alto a sinistra: 23/10/2006, id al-fitr, la pronuncia del takbir
Foto 8, in alto a destra:
10/1/2006, id al-kebir, la
Foto 9, in basso a sinistra: preghiera dei ritardatari e
10/1/2006, id al-kebir, i giochi di bambini
bambini sparano petardi per
festeggiare Foto 10, in basso a destra: 23/10/2006, id al-fitr, la preghiera dei
ritardatari al centro del velodromo Vigorelli