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Inaugurazione dell’anno accademico del Master’s Degree in European and International studies
University of Trento
26 Ottobre 2006
Maurizio Viroli
Princeton University e Università di Trento (Visiting)
Nella letteratura e nell’opinione pubblica esiste un vasto consenso, se non sbaglio, attorno all’idea
che un futuro, auspicabile stato europeo avrebbe bisogno, e potrebbe tollerare soltanto, un
dei diversi contesti nazionali e non potrà esserlo, a maggior ragione, nel contesto di un futuro, stato
federale europeo. Questa considerazione non deve tuttavia affliggere chi, come chi scrive, auspica
sinceramente la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Esiste infatti, per fortuna, un’alternativa: il
vecchio patriottismo repubblicano o civile, che può aiutare l’Europa molto meglio del patriottismo
costituzionale.
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Una patriottismo costituzionale europeo, ha scritto Barbara Spinelli (cito una giornalista
autorevole per dare il senso dell’ampiezza del consenso), dovrebbe consistere in un sentimento di
lealtà e di attaccamento nei confronti di una Costituzione Europea fondata su principi di libertà e di
eguaglianza. Sarebbe “un patriottismo differente da quello tradizionale: più freddo, meno
determinato da legami di sangue, più universalista basato sul rispetto delle leggi, sulla cultura del
contratto, della parola data, dei doveri e diritti dell’individuo-cittadino”. (‘Giustizia e libertà per la
progetto valido per le repubbliche democratiche multiculturali proprio perché sarebbe fatto di
ragione e di passioni, ma non le passioni cieche e brutali dell’attaccamento alla terra, agli antenati,
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all’etnia o alla religione nazionale, ma l’amore della libertà comune, la lealtà nei confronti della
costituzionale che Habermas ha avanzato alla fine degli anni’80. Nella storia europea, osserva
necessario alle istituzioni liberali e democratiche. Lo stato nazionale e la democrazia sono fratelli nati
repubblicano ed è degenerato nelle aberrazioni razziste che hanno giustificato l'olocausto. Dal 1871 al
1945 la parola 'nazione' ha significato unità e purificazione da perseguire per mezzo dell'espulsione o
della libertà e della democrazia incorporati nella legge fondamentale della Repubblica Federale
Tedesca. 1 Diversamente dal nazionalismo, il patriottismo costituzionale separa l'ideale politico della
nazione di cittadini dalla concezione del popolo inteso come un'unità prepolitica di linguaggio e di
cultura, riconosce la piena legittimità e dignità morale dei diversi stili di vita e accetta
l'esistenza di diverse culture all'interno della repubblica. Per queste ragioni, il patriottismo
Habermas separa il patriottismo costituzionale dal nazionalismo e lo collega allo spirito del
1848, quando per l'ultima volta nella storia tedesca la coscienza nazionale e lo spirito repubblicano
erano uniti. Disgiunge il patriottismo costituzionale anche dal repubblicanesimo, che considera una
tradizione intellettuale derivata da Aristotele e basata sul principio della cittadinanza come
questo al comunitarismo, è per Habermas una dottrina che considera i cittadini come parti della
comunità che possono sviluppare ed esprimere la propria identità morale solo all'interno di una comune
1
Jürgen Habermas, Die Nachholende Revolution, Suhrkamp, Frankfurt, 1990, p. 151
3
tradizione e di una comune cultura. Una simile teoria della cittadinza, conclude Habermas, non può
funzionare in società pluralistiche e non offre valido sostegno per un patriottismo adatto ad una nazione
nazionalismo e il regionalismo xenofobo che ha intaccato parti significative della mentalità europea.
Nonostante i suoi evidenti pregi, ritengo, come anticipavo all’inizio, che il patriottismo
costituzionale non sia possibile perché non è efficace nei contesti nazionali e lo è ancora meno nel
contesto dell’Unione europea. Efficace, chiarisco subito, a svolgere i compiti che il patriottismo
deve svolgere. In altre parole, se crediamo che il nuovo stato europeo, da costruire, abbia bisogno di
patriottismo, tale patriottismo non può essere il patriottismo costituzionale, bensì il vecchio
Per difendere questa mia tesi devo in primo luogo spiegare perché sostengo che il
patriottismo costituzionale non è efficace né nei contesti nazionali né nel contesto europeo. Non è
efficace per la semplice ragione che esige che i cittadini degli stati nazionali sentano lealtà e
attaccamento per i principi della democrazia, e della giustizia sociale intesi quali principi
universalistici. Ma nella vita reale gli uomini e le donne provano lealtà e attaccamento seri (quando
li provano) per un particolare popolo, per la libertà di quel particolare popolo, per particolari parole
pronunciate in momenti particolari della vita, per questa o quella persona, questo o quel luogo,
questa o quella narrazione, questo o quell’ eroe, questo o quel martire, questo o quel simbolo,
questa o quella cultura, non per princìpi o concetti, o entità universali o astratte.
Lealtà e attaccamento sono sentimenti non modi della ragione, anche se la ragione svolge un
ufficio importante nella loro nascita e nella loro vita. Come tali hanno bisogno di immagini, di
colori, di sapori, di musiche. Hanno insomma bisogno, per nascere, rimanere vivi e rinascere, di
elementi che principi universali non hanno e non possono avere. Affermare che i cittadini europei
dovrebbero sentire lealtà e attaccamento per i principi universali della libertà, della giustizia sociale
è come dire che sarebbe bene provare lealtà e affetto, o amare ‘la donna’ o ‘l’uomo’. Non si ama ‘la
donna’ o ‘l’uomo’, ma questa o quella donna, questo o quell’uomo. Magari oggi quella donna e fra
4
qualche anno un’ altra donna, o questa e quella donna nel medesimo tempo, cadendo in tal guisa, in
E’ possibile immaginare che i cittadini degli stati europei accettino e condividano i principi
morali (ma non è detto) della Costituzione europea, ma non che sentano lealtà e attaccamento,
quella lealtà e quell’attaccamento che dovrebbero sostenere impegno, o addirittura sacrificio. Si può
anche sostenere che il futuro Stato europeo può fare a meno di cittadini disposti ad impegnarsi per
esso, e a difenderlo (anche solo pagando tasse, o partecipando ad una iniziativa) e può accontentarsi
un’interpretazione che considera l’amore della patria una forma di amore caritatevole per il bene
comune che si traduce nella forza interiore per assolvere i doveri civili e per prendersi cura della
comune libertà. Le espressioni classiche che meglio dscrivono questo tipo di patriottismo sono
caritas civium e caritas reipublicae: l’amore caritatevole per i concittadini e o per la repubbica,
intesa come costituzione politica, e modo di vivere concreto di un popolo con la sua storia
particolare.
Sarebbe interessante tracciare almeno per sommi capi la storia di questa idea del
patriottismo, ma sarà per un’altra occasione.2 Mi limito soltanto, per dare il senso della persitenza
nella nostra tradizione culturale dell’idea del patriottismo come amore caritatevole del bene
comune, a citare un passo tratto da un discorso di Alcide De Gasperi del 1951: “Il nostro
patriottismo, come ho accennato prima, non nasce dall’odio, ma dall’amore. Nasce dall’amore, cioè
dal dovere della solidarietà e della fraternità. Nella epistola ai Galati dice S.Paolo: ‘Aiutatevi
reciprocamente a portare il vostro peso, e così adempirete le legge di Cristo. Quale legge? Il
2
Mi permetto qui di rinviare al mio Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella
storia, Roma-Bari, Laterza, 2001, passim
5
mandato nuovo che vi amiate l’un l’altro, come io amai voi ’. E’ un dovere che ci può portare fino
al sacrificio. E se è vero che dall’antica Roma noi abbiamo ereditato il diritto, il jure, è anche vero
che questo diritto e questo jure è stato reso sacro, animato da uno spirito superiore, quando il
cristianesimo entrò nella vita romana e diventò patrimonio della tradizione italiana. E quando Iddio
pronunciò la parola ‘Facciamo l’uomo a immagine e somiglianza nostra’, quella parola entrò nel
creato come lievito in una massa, o piuttosto come la virtù seminale. La parola divina, operando nel
creato come ‘seminal virtù’ nel terreno, formò un seme che è la religione, da quel seme produsse la
civiltà. Ed è la nostra civiltà che noi difendiamo. Ma il’mandato nuovo’ maturò a mano a mano che
con l’andare del tempo le generazioni divennero più consapevoli di una concezione di solidarismo
sociale che, sul terreno politico, dovrebbe essere nello spirito della democrazia, perché come disse
Bergson ‘la democrazia è essenza evangelica ed ha l’amore come motivo determinante ’. Perciò il
nostro patriottismo è un problema di coscienza. E’ la voce di Dio in noi che ci intima l’applicazione
della legge e che ci guida alla osservanza dell’ordine morale. E’ una norma etica, fondata sulla
intuizione razionale immanente nel nostro spirito, ove arde come una fiammella; ma quando si
applica ai doveri civici e sociali, si aggiorna mano a mano con lo sviluppo dei tempi, con
l’evoluzione sociale e con la necessità di una certa ‘atmosfera psicologica’. Perciò nei momenti più
Per quanto nella nostra storia ci siano state altre concezioni del patriottismo, e anche
ideologie nazionalistiche, il tipo di patriottismo che ho descritto nei suoi termini essenziali è l’idea
più alta e più genuina, quella stessa alla quale pensava Croce quando scriveva, nel 1944, che fra il
patriottismo e il nazionalismo corre la medesima differenza che c’ è fra “la gentilezza dell’amore
umano per un’umana creatura” e “la bestiale libidine o la morbosa lussuria o l’egoistico capriccio”. 4
3
Alcide De Gasperi, Guerra e pace, in Discorsi politici, Roma, Edizioni Cinque Lune, 1976
4
Benedetto Croce, Una parola desueta: l’amor di patria, in L’idea liberale. Contro le confusioni e
gl’ibridismi, Laterza, Bari, 1944, p. 22
6
sostenere una realtà politica sopranazionale quale l’Europa? Rispondo che chi ama la libertà del
proprio popolo la rispetta anche negli altri popoli. Proprio perché solo chi ama la libertà la
riconosce anche come valore per l’altro, è necessario, perché ci siano cittadini che amano e
rispettano la libertà degli altri popoli, partire dal patriottismo. Aggiungo che chi condivide il
patriottismo civile rispetta e ama anche la libertà degli altri popoli, soprattutto quando sono popoli
vittime dell’oppressione, della discriminazione, dello sfruttamento, della guerra. Ma il suo affetto va
sempre a questo o a quel popolo (Grecia, Rwanda, Palestina, Vietnam, Ungheria...), e quel suo
Non solo non riesco a immaginare, ma non ho mai visto un cattivo cittadino italiano, o tedesco, o
polacco essere buon cittadino europeo e amare sinceramente l’Europa. Mentre ho di sicuro visto
molti pessimi cittadini italiani (quelli che pensano al bene pubblico soltanto per trarne vantaggi
particolari, o che non ci pensano affatto) essere anche pessimi cittadini europei.
Oltre alla teoria, anche la storia offre solidi argomenti a sostegno che un vero patriota è già,
in virtù del suo patriottismo, buon cittadino d’Europa e del mondo. Tutti i nostri migliori patrioti, da
Mazzini, a Rosselli, a Croce erano infatti anche fervidi europeisti. “La nostra patria, scriveva ad
esempio Carlo Rosselli, non si misura a frontiere e cannoni, ma coincide col nostro mondo morale e
con la patria di tutti gli uomini liberi”. 5 E in una pagina di appunti del 1934 scriveva: “Fare
l’Europa e farla per via rivoluzionaria in nome di un nuovo umanesimo: è questa una delle idee
forza essenziali della rivoluzione europea”. Teorizzava gli Stati Uniti d’Europa come punto di
arrivo della guerra civile europea contro il fascismo per porre fine per sempre alle guerre e
realizzare un nuovo patriottismo che sapesse finalmente far convivere la diversità culturale e
religiosa non perché non ha nessuna cultura e nessuna religione ma perché ne ha una superiore, la
religione dell’umanità o dell’uomo che aveva le sue origini nel Risorgimento e nel pensiero di
Mazzini. “La pace europea, sono parole da meditare con molta serietà, davvero non si può più
5
Fronte verso l’Italia, in Scritti dell’esilio, Einaudi, Torino, 1992, p. 4
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conseguire sulla base dei vecchi concetti di nazione, patria. Credere però che si possa combattere un
centro di polarizzazione. L’idea d’Europa, degli Stati Uniti d’Europa si presta. Bisogna sviluppare
un patriottismo, un nazionalismo europeo, non nel senso degenerato che ha preso questa
espressione. D’altronde la differenza delle stesse parti, lingua, cultura, civiltà, obbliga a fissare una
intelaiatura elastica: Stati Uniti d’Europa ha, nella presente situazione, il valore di una idea forza e
Benedetto Croce, uno dei più autorevoli esempi del patriottismo italiano, formulava in una
pagina stupenda della Storia d’Europa l’auspicio e la previsione dell’Europa unita quale risultato
non dell’estinguersi dell’amore di patria, ma del suo sviluppo: “Per intanto, già in ogni parte
d’Europa, si assiste al germinare di una nuova coscienza, di una nuova nazionalità (perché, come si
è già avvertito, le nazioni non sono dati naturali, ma stati di coscienza e formazioni storiche); e a
quel modo che, or sono settant’anni, un napoletano dell’antico Regno o un piemontese del regno
subalpino si fecero italiani non rinnegando l’esser loro anteriore ma innalzandolo e risolvendolo in
quel nuovo essere, così e francesi e tedeschi e italiani e tutti gli altri s’innalzeranno a europei e i
loro pensieri indirizzeranno all’Europa e i loro cuori batteranno per lei come prima per le patrie più
quello costituzionale è in quel “meglio amate”, ovvero, amate con più alta e matura consapevolezza
morale. Quel che conta davvero, per la nascita di un sentimento di lealtà per l’Europa, è il modo in
cui i cittadini delle diverse patrie amano la loro patria. Se essi amano la libertà comune del loro
popolo nella sua concreta dimensione storica e culturale, non occorre altro, e soprattutto non v’è
6
Vedi Corrado Malandrino, L’idea di Europa e il federalismo di Carlo Rosselli, relazione
presentata al convegno Repubblicanesimo, Democrazia, Socialismo della libertà, promosso a
Ravenna il 27-28 ottobre 2002 dalla Cooperativa Pensiero e Azione.
7
Benedetto Croce, Storia d’Europa nel secolo decimonono, a cura di Giuseppe Galasso, Adelphi,
Milano, 1991, pp.435-6
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ragione di affievolire e ripulire questo sentimento in un più rarefatto, e più debole patriottismo
costituzionale.
Le culture nazionali e locali sono una risorsa, non un ostacolo alla cittadinanza europea. I
cittadini europei imparano la cultura della cittadinanza, quando la imparano, nel partito, nel
nei partiti. L'apprendistato alla cittadinanza avviene sempre, quando avviene, in contesti locali,
particolari, culturalmente densi e significativi. Una volta imparata nei contesti locali, la cittadinanza
pùo essere trasportata facilmente nel contesto europeo senza bisogno di aggiungere astratti principi
universalistici. Ma senza l'apprendistato nei contesti particolari non si impara nessuna cultura della
cittadinanza. Se, per pura congettura, l'Europa diventasse culturalmente omogenea, potrebbe anche
diventare politicamente unita, ma non diventerebbe mai un' Europa dei cittadini, se con questa
espressione si intende, come mi pare ragionevole, un'Europa abitata da uomini e donne che
La cittadinanza è sempre stata rivestita di vari colori nazionali e locali, si nutre di molteplici
memorie, trae ispirazione e motivazione dalle parole di vari profeti nazionali, viene celebrata in
modi e in giorni diversi nei diversi paesi. Per restare in vita deve rimanere tale. Il sentimento di
appartenenza di cui ha bisogno l'Europa non deve dunque essere costruito aggiungendo principi
comune contenitore culturale europeo (quale, poi?), ma soltanto con il rafforzamento di molte e
soprattutto nelle élites politiche e culturali – cha sapranno amare nel modo giusto la libertà della
loro patria, ci sarà una patria europea e cittadini che avranno le giuuste motivazioni interiori. Se non
ci sono o non ci saranno cittadini così, l’Europa resterà un ideale lontano, e pallidi concetti come il