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IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO: EFFETTI ED IMPLICAZIONI DI POLICY

INTRODUZIONE

A partire dagli anni 60 gran parte dei paesi sviluppati a visto crescere smisuratamente la spesa pubblica; se
infatti la spesa per lo stato minimo (ordine, giustizia, difesa) è rimasta pressoché invariata la spesa per lo
stato sociale (salute, istruzione) è esplosa.

In questo elaborato ci si sofferma in primis ad una ricostruzione storica dell’evoluzione del debito pubblico,
fino a concentrarsi maggiormente con la situazione attuale italiana e porla a confronto con gli altri paesi
europei quali Germania, Grecia ed infine America. L’elaborato si conclude infine con uno sguardo alle
proposte risolutive e alle manovre di aggiustamento che potrebbero risollevare lo stato italiano dal periodo
di crisi.

CAPITOLO 1

1°PARAGRAFO-IL DEBITO PUBBLICO NEI PRIMI ANNI DELL’UNITA D’ITALIA

Per meglio capire le dinamiche che hanno originato il Debito Pubblico bisogna tornare indietro
all’unita d’italia: in particolare la prima delle leggi unificatrici riguardo l’istituzione del Gran Libro
del debito pubblico (LEGGE 10 LUGLIO 1861, N.94), con essa furono riconosciuti i titoli di debito
degli stati entranti.

In questo primo periodo, sia a causa delle spese belliche sia per le spese e i costi necessari alla
creazione di una struttura unitaria, vi fu un ascesa del debito pubblico che nel giro di dieci anni
passo dal 45% al 95% del PIL.

La classe dirigente tento di rimpinguare le entrate ricorrendo all’aumento delle imposte:

(64 IMPOSTA SUI REDDITI DI RICCHEZZA MOBILE E IMPOSTA FONDIARIA)

(68 IMPOSTA SUL MACINATO)

(69 CESSIONE FERROVIE E PRIVATIVA DEI TABACCHI)

Cosi facendo si ottenne temporaneamente un equilibrio di bilancio anche se non fu ritenuto


opportuno diminuire la spesa pubblica.

Tuttavia sul finire del 19 secolo (1888-1893) vi fu un peggioramento della congiuntura economica
nazionale ed internazionale, dimuirono le esportazioni e i blocchi dovuti alla concessione delle
ferrovie ai privati resero necessari nuovi investimenti volti al riaquisto della linea ferroviaria.

Dunque le ingenti spese ferroviarie, i prestiti concessi ( a napoli dopo l’epidemia di colera, a roma
per la ricostruzione di opere pubbliche) e le spese pubbliche fecero si che gli anni di chiusura del 19
secolo furono caratterizzati da un grave disavanzo.
2°PARAGRAFO-GLI ANNI DELLA RIPRESA ECONOMICA

I primi segnali di ripresa si ebbero a partire dal 1896, in particolare dal 1898 al 1907 anche se le
spese rimasero invariate le entrate aumentarono grazie alla crescita del reddito (D.P. DAL 120%
ALL 80%).

Merito di questa crescita fu soprattutto l’emissione di vari consolidati.

3°PARAGRAFO-DALLA 1°GUERRA MONDIALE ALL’AVVENTO DEL FASCISMO.

A partire dal 1915 e fino al 1924 i disavanzi assunsero proporzioni notevoli (es.nel 1917 le entrate
non coprivano neanche il 29%della spesa pubblica).

Le spese pubbliche iniziarono ad aumentare rapidamente con lo scoppio della 1° guerra mondiale,
il costo della guerra venne pagato attraverso le imposte, il debito pubblico e l’emissione di carta
moneta. Il costo della guerra venne pagato con l’accensione di debiti. (99% del debito verso Gran
Bretagna e America)

Negli esercizi finanziari 1914/15 e 1921/22 il debito pubblico subì un incremento del 429%
passando da 15.766 a 92.857 milioni di lire, solo dopo il 1920 si cominciò a registrare una certa
risalita.

4°PARAGRAFO-IL DEBITO ITALIANO NEL PERIODO FASCISTA

Con l’avvento del primo governo fascista Alberto de Stefani assunse il ruolo di ministro delle
finanze ed attuo una politica che, per limitare le spese pubbliche, limitava l’intervento dello stato
nell’economia. Tale triennio 1922/25 si concluse con un avanzo di bilancio merito di tale politica
ma soprattutto del risparmio realizzato grazie al venir meno delle spese di guerra.

Tra il 22 ed il 29 il debito pubblico si ridusse da 92.857 a 87.134 milioni.

Negli anni successivi al 1929 vi furono notevoli disavanzi dovuti alla riduzione delle entrate oltre
che all’effettuazione di spese straordinarie ma gli anni di maggiore depressione furono quelli del
1933/34 che videro una contrazione delle entrate ed un incremento delle spese tale che il
disavanzo passò da 4.100 milioni a 6.153 milioni.

L’anno successivo, grazie alla ripresa ecomica ed all’incremento delle aliquote delle imposte, le
entrate aumentarono ma si registro comunque un disavanzo di 3.213 milioni derivante dalle spese
per l’imminente guerra in Etiopia.

Nel complesso i disavanzi registrati dal 1929 al 1935 portarono alla crescita del debito pubblico da
87.134 milioni a 105.710 milioni, il rapporto debito/Pil passo dal 58%(1929) all’ 88%(1934) con una
crisi che costrinse lo Stato ad un colossale salvataggio industriale e bancario con la costituzione
dell’ IRI (ENTE PUBBLICO CENTRALE NELL’ECONOMIA ITALIANA FINO AL 1992)

Il disavanzo continuo negli anni a venire principalmente a causa delle spese militari.
La seconda guerra mondiale costò parecchio in termini di bilancio all’Italia, le spese di guerra
arrivarono a toccare il 40% del

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