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Indice
1 Descrizione
2 Storia
2.1 La Platea Sancti Petri fino al XV secolo
2.2 La Via Recta o via Alessandrina
2.3 La basilica di San Pietro
2.4 Interventi sulla platea dal Cinquecento
2.5 La questione della piazza
2.6 La facciata
2.7 Il primo progetto di Bernini
2.8 Il progetto definitivo
2.8.1 La piazza retta
2.8.2 L'asse architettonico e quello urbanistico
2.8.3 Piazza ad ovato tondo
2.8.4 Piazza Rusticucci
2.8.5 Le colonne
2.8.6 Il �terzo braccio�
2.8.7 Risoluzione dei problemi
2.8.8 Interventi sulla facciata del Maderno
2.9 Via della Conciliazione (1936�1950)
3 La vita nella piazza
3.1 L'albero natalizio di Piazza San Pietro
4 Le forze di polizia nella piazza
5 Trasporti
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Descrizione
Al suo margine nel Medioevo, nacque il quartiere del Borgo che occupava l'area
compresa tra il Tevere e la spianata.
Papa Pio II fece realizzare una scalinata marmorea davanti alla facciata della
basilica ed iniziare una loggia per le benedizioni a Francesco del Borgo. Papa
Niccol� V aveva progettato di trasformare l'informe spazio in terra battuta della
platea in una piazza porticata all'interno del complessivo riordino dell'area
vaticana in cui era impegnato Bernardo Rossellino, regolarizzando nel contempo le
tre strade medievali del Borgo che vi afferivano. Il progetto non ebbe seguito
immediato.
La Via Recta, o via Alessandrina o via Borgo Nuovo, � dunque il primo rettifilo
centrato sul portone di un palazzo, come una lunga passatoia che dall'androne di
questo entra nella citt�. Il prototipo alessandrino nasce nell'ambito di un
programma che non � architettonico: non si prevedeva, in quegli anni, di
ricostruire n� San Pietro, n� i Palazzi Vaticani secondo un disegno unitario.
Mentre tutto verr� demolito e ricostruito attorno a quel portale, quell'asse non
verr� pi� cancellato: il portone diventa il Portone di bronzo, e la sua immagine
rimane impressa gi� molto prima di arrivarvi; l'atrio retrostante diventa il lungo
corridoio del Bernini, allineato in fondo con la Scala regia che conduce alla Sala
omonima, da cui si entra nella Sistina da una parte, nell'alloggio del pontefice
dall'altra.
Quando per�, vent'anni dopo, la nuova fabbrica di San Pietro si erge in fondo alla
piazza, l'obelisco risulta spostato di 1,56 metri verso nord rispetto al suo asse,
perch� l'architetto Domenico Fontana, nel trasportarlo e collocarlo, si era
probabilmente riferito alla basilica costantiniana allora parzialmente ancora in
piedi. Inoltre, se fosse stato collocato sull'asse dell'edificio nuovo, sarebbe
risultato quasi a ridosso degli isolati a sud della piazza, la cui demolizione
verr� decisa molto pi� tardi.
Inoltre adesso i papi guardano dal Quirinale a San Pietro in una prospettiva
formale e ideologica diversa da quella che avevano dal Vaticano. San Pietro cessa
di essere la grandiosa cappella del palazzo papale e ritorna ad essere una delle
basiliche di Roma, ed anzi ormai si concretizza il travagliato progetto, a cui
avevano dato avvio Giulio II e Bramante, di fare della chiesa il centro simbolico
della cristianit�.
La piazza, negli anni seguenti, viene sempre voluta e pensata come chiusa anche per
evidente contrapposizione alla precedente platea Sancti Petri, apertissima in ogni
direzione. Comunque l'intervento secentesco comprende in realt� tre parti
successive: la navata longitudinale con la sua facciata; la piazza San Pietro
interna, �chiusa� ed unitariamente progettata; la piazza Rusticucci esterna,
�aperta�, vuoto ottenuto senza nessun disegno e �progetto�.
La facciata
Subito dopo la navata, Maderno realizz� anche la facciata. II progetto fu scelto
nel 1607 con un concorso a cui parteciparono anche Domenico e Giovanni Fontana,
Girolamo Rainaldi, Giovanni Antonio Dosio e Ludovico Cigoli.[5] Maderno ripropose
il prospetto disegnato da Michelangelo, compreso l'ordine gigante,
reinterpretandolo per� su un unico piano prospettico, senza l'avanzamento del
pronao centrale.
Nella prima met� del Seicento anche Bernini prov� a delimitare la cupola con due
campanili, per dare un maggior rilievo assiale all'edificio, ma le critiche ed il
cedimento delle fondamenta gli impedirono di procedere con la costruzione.
Immaginer� poi una diversa soluzione, legata alla risistemazione complessiva della
piazza.
Il progetto definitivo
La piazza retta
Davanti alla facciata Bernini prevede uno spazio a trapezio, la piazza "retta", la
cui forma � ottenuta ribaltando simmetricamente la direzione di via Alessandrina
rispetto all'asse della basilica. La divergenza fra le ali fa sembrare pi� vicina
la parete di fondo e al contempo cerca di mediare la necessit� di far predominare
nella piazza l'asse della basilica (sottolineato dall'obelisco) e nella citt�
l'asse della via Alessandrina, centrata sul portone di bronzo.
Le due ali rettilinee devono per� essere svincolate dalla scalinata centrale,
essendo il pavimento della nuova basilica 3,2 metri pi� alto di quello antico, per
la decisione presa di realizzare le �grotte vaticane�.
Inevitabilmente Bernini per la prima volta nella storia della piazza impone l'asse
della basilica; ma vi conserva dentro l'asse ormai plurisecolare del Borgo Nuovo,
anche se completamente nascosto. Non lo evidenzia in alcun modo n� il disegno della
pavimentazione, n� alcuna eminenza scultorea; ma � vero che nulla lo interrompe, e
la fontana nell'esedra settentrionale della piazza � tangente all'angolo esterno di
questo percorso, proprio per non intercettarlo.
Dovendo per� accettare l'obelisco come centro della nuova piazza, Bernini ha dovuto
ruotare l'asse maggiore dell'ovale per renderlo parallelo alla facciata, imprimendo
cos� una sensibile deformazione alla parte trapezoidale.
Ma perch� l'ovato tondo? Perch� non era un'ellisse, di pi� difficile disegno e
realizzazione e inconsueto nell'architettura sacra; e perch� l'ovato tondo �
l'unione di due semicirconferenze che si intersecano nei rispettivi centri unite da
due archi di cerchio, figura geometrica notoriamente cara alla Chiesa per via delle
sue implicazioni cosmologiche[senza fonte]. L'idea dell'ovato tondo di Bernini-
Alessandro VII, in forte contrapposizione alla basilica longitudinale, serviva a
reggere la spinta della sequenza formata dalla chiesa e dal suo sagrato. Bernini
sosteneva opportunamente che �la chiesa di S. Pietro, quasi matrice di tutte le
altre doveva haver' un portico che per l'appunto dimostrasse di ricever � braccia
aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gl'Heretici per
riunirli alla Chiesa, e gl'Infedeli per illuminarli alla vera fede�, dando cos� una
felice immagine del suo intervento ancor oggi comunemente riconosciuta e accettata.
La scelta del "triplo portico" era legata all'uso processionale, ma era anche un
tema evocabile dall'Antico Testamento, dove il cortile del Tempio di Dio viene
descritto da Ezechiele come porticus incta portici triplici (Ez 42, 3). Infine,
potrebbe evocare il mistero della Trinit�.
Altri particolari:
il prospetto a est di Palazzo Nuovo (la residenza papale) si trova ad essere uno
dei raggi dell'emiciclo settentrionale;
la testata libera (quella verso est) dell'emiciclo Nord � parallela al prospetto
meridionale dello stesso Palazzo Nuovo.[9]
Il corridoio centrale viene interrotto da risalti con colonne aggettanti, che
spezzano la linearit� dell'emiciclo; dietro ad esse vi sono dei pilastri, ma al
centro dell'emiciclo l'interno del corridoio risulta scorciato, a differenza delle
colonne perfettamente allineate. Con la posizione delle fontane, che si frappongono
tra l'osservatore e gli avancorpi, Bernini dissimula l'incongruenza (la fontana a
nord era stata rinnovata dal Maderno, quella "gemella" a sud fu fatta da lui
stesso, con Matthia De' Rossi).