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LINGUE CELTICHE
Nel II millennio a.C. nelle pianure dell’Europa centrale si affermava lentamente la presenza stabile
delle popolazioni celtiche. Con movimenti successivi i Celti si spinsero ad occupare tutti gli spazi a
nord della catena alpina, senza però riuscire a consolidare i loro insediamenti in forme organizzative
e in sistemi economici di grande resistenza. Divisi in tanti gruppi poco aggregati l’uno con l’altro, i
Celti, pur dotati di una cultura viva e ricca non riuscirono mai ad affermare duraturamente la loro
presenza sull’Europa centrale.
I Latini dal sud e i Germani dall’est cominciarono ad occupare verso la fine del primo millennio a.C. i
territori da loro colonizzati e ad imporre le loro lingue sulle parlate celtiche. I toponimi di origine
celtiche, le tracce archeologiche ci testimoniano oggi l’ampiezza del territorio che, in qualche modo,
ha subito la colonizzazione dei Celti, ma in realtà essi non riuscirono a rimanere indenni dal processo
di deculturazione operato nei loro riguardi da altri popoli più forti se non nei territori marginali
dell’Europa, dove i Latini e i Germani non avevano trovato le condizioni ambientali adatte a mettere
in atto le loro tecniche di colonizzazione.
Le isole britanniche hanno rappresentato il rifugio più sicuro per le lingue celtiche: qui all’epoca
dell’invasione romana, nel 55 a.C., erano già distinguibili tra britico e nel goidelico. Da queste due
parlate sono derivate diverse lingue: dal britico derivano il gallese, il cornico e il bretone (parlato
nella Bretagna francese) e dal goidelico, il gaelico irlandese, il gaelico scozzese e il manx dell’isola di
Man.
Ma mentre il cornico ha praticamente cessato di esistere come lingua parlata a partire dal XVIII
secolo a causa della preponderante presenza inglese in Cornovaglia, il manx conta ancora parlanti
nell’isola di Man, ma non è più una lingua d’uso, mentre le altre lingue celtiche hanno opposto una
forte resistenza al processo di acculturazione da parte dell’inglese e, per il bretone e il francese.
Gaelico scozzese
Il gaelico scozzese ha cominciato ad essere la lingua maggioritaria della regione scozzese solamente a
partire dal III secolo d.C. col consolidarsi delle dinastie locali. Ma già a partire del Medioevo il gaelico
scozzese cominciò a contrarsi sotto la spinta inglese, il potere era ormai in mano a chi parlava inglese
e questa lingua, entrata nella corte di Edimburgo, nella Chiesa e nei circoli culturali, si impose
dapprima come lingua di prestigio e divenne poi la lingue della nuova amministrazione e dei rapporti
commerciali che si stavano sviluppando fra Scozia e Inghilterra. Dopo l’unificazione fra Scozia e
Inghilterra, nel 1707, che segnò la definitiva fine dell’autonomia del clan gaelici. Il governo di Londra
promulgò le leggi anti-gaeliche, che proibivano non solo l’uso della lingua, ma anche tutte le altre
manifestazioni della cultura locale. Quando queste leggi vennero abrogate, nel 1782, ormai la cultura
gaelica era entrata in definitivo declino.
Il gaelico scozzese riuscì a resistere in qualche modo all’inglese solo dove i poteri locali rimasero
saldamente in mano alle famiglie del posto o dove le chiese locali riuscivano a organizzare scuole e
centri di cultura nella lingua celtica, e soprattutto in quelle aree che avevano scarsi legami con i
grandi centri commerciali della Scozia meridionale. Solamente alla fine del secolo scorso vennero
presi i primi provvedimenti per consolidare la lingua almeno nelle aree dove essa era ancora viva, gli
Highlands e le Ebridi. Nel 1872 venne adottato un provvedimento che consentiva l’insegnamento di
questa lingua nelle scuole delle aree dove vivevano ancora monolingui. L’area di lingua gaelica era
ormai ridotta alla sezione nordoccidentale degli Highlands e alle isole Ebrodi, cioè alla sezione più
povera e lontana dai centri urbani della Scozia, quella che l’emigrazione massiccia rendeva sempre
più spopolata.
Il turismo, i legami economici con altri centri di produzione e di marcato hanno finito per distruggere
ormai quasi del tutto la lingua gaelica. Attualmente il gaelico conta circa 80 mila unità. I
provvedimenti presi negli ultimi anni per fermare la morte di questa lingua (scuole con insegnamento
bilingue, radio, televisione…) pare abbiano rallentato il declino del gaelico, cosi come l’aiuto dei
privati e della Chiesa che cercano di rallentare ancora di più il declino.