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Premessa
Contesto scientifico-disciplinare prevalente:
Economia aziendale ma
l’azienda e il suo bilancio
sono oggetti “complessi”
1.Il Bilancio
“Complessità”
l’azienda e il suo bilancio sono fenomeni sociali
quindi possono/devono essere indagati da
scienze o discipline diverse
aventi obiettivi e prospettive diverse
2.Il Bilancio
Per il bilancio sono rilevanti le prospettive delle Discipline:
-GIURIDICHE
-CIVILISTICHE
-TRIBUTARIE
Di conseguenza:
Per ragioni scientifiche
Per ragioni operative
3.Il Bilancio
La sola prospettiva e economico-aziendale “pura”
ci porterebbe a studiare
-un oggetto astratto
-non aderente alla realtà.
Essa è tuttavia necessaria: costituisce infatti il contesto scientifico che lo definisce e lo interpreta
“originariamente” inquadrandolo in modo sistematico
4.Il Bilancio
La mera prospettiva giuridica porterebbe ad una comprensione superficiale e solo formale.
5.Il Bilancio
L’applicazione concreta del bilancio consiste in diverse attività, tra le quali:
-PREDISPOSIZIONE
-VERIFICA E CONTROLLO
-ANALISI E INTERPRETAZIONE
6.Il Bilancio
Le persone che se ne occupano
per ragioni professionali
e/o di ricerca e studio
7.Il Bilancio
a partire dalla seconda metà del sec. XVII da parte dello Stato in
Francia e poi in Europa continentale; Inghilterra e paesi anglofoni
presentano una tradizione diversa, oggi le storie si incrociano con
modelli spuri di regolazione della materia.
EVOLUZIONE
DEL SIGNIFICATO
E DEL CONTENUTO
Il Bilancio
FASI 0-1
Il significato originario del termine è tecnico, corrisponde a quello di saldo a pareggio dei singoli conti.
Il Bilancio
FASE 2
Con un passaggio ulteriore il termine allude ai due conti di sintesi della contabilità generale, ovvero:
• Stato Patrimoniale
Il Bilancio
FASE 3
Infine, con un passaggio che si può considerare l’ultimo, da un punto di vista sostanziale, il termine
Bilancio passa ad indicare un complesso di documenti con finalità informativa, dei quali
Il Bilancio
Il crescente accentuarsi della funzione informativa del Bilancio, assieme alle sue radici contabili che evocano
simbolicamente i caratteri di precisione, di esattezza e di verità, fanno sì che il termine si applichi anche a
documenti relativi all’attività aziendale che nulla o quasi hanno a che vedere con quello che ci interessa.
Possiamo quindi oggi affermare un’equivalenza tra: BILANCIO E INFORMAZIONE/ COMUNICAZIONE
Il Bilancio
Ormai da tempo esistono diversi bilanci, intesi come documenti informativi sulla attività aziendale: occorre
quindi farne una classificazione e precisare di quale ci occupiamo.
CLASSIFICAZIONE
Il Bilancio
BILANCI OBBLIGATORI (pubblici o legali): Tra i bilanci esterni quelli più importanti sono i Bilanci pubblici
o legali, obbligatori per legge o “di fatto”. Essi devono conformarsi a norme cogenti (norme
obbligatorie che non possono essere derogate dal privato) e/o a “regole” che ne hanno la stessa forza.
Norme giuridiche UE
NORME GIURIDICHE
Norme ordinamento nazionale
Essa ha di fatto “adottato” dei Principi contabili emanati da un soggetto esterno privato specializzato,
dando loro forza di legge.
Si è affermata la logica anglosassone della Common Law su quella europea-continentale della Civil Law.
IFRS (International Financial Reporting Standard) emanati dal 2003 dall’International Accounting Standard
Board (IASB)
Essi sono continuamente soggetti a revisione, e tendono a diventare sempre più analitici e numerosi.
- Dal 2005 dall’Organismo Italiano di Contabilità (OIC). Ci sono stati più aggiornamenti, il più recente
ed esteso è del 2016, ma abbiamo anche emendamenti (ritocchi) recenti e più frequenti.
Rispetto alle norme del CODICE CIVILE, i principi contabili OIC i hanno una duplice
funzione:
1) Società quotate
2) Società emittenti strumenti finanziari quotati
3) Banche e altri Enti finanziari
4) Assicurazioni
PER IL BILANCIO INDIVIDUALE D’ESERCIZIO APPLICANO LE NORME DEL CODICE CIVILE E I PRINCIPI
OIC:
9) Le società 5) 6) 7) e 8) che, pur potendo optare per gli IFRS, non lo hanno fatto
10) Le Società «di piccola dimensione»
IN SINTESI
Per il Bilancio d’esercizio:
Valgono le regole IFRS per le imprese di società quotate ed appartenenti a particolari settori (finanza,
credito, assicurazioni) e per quelle che vi hanno aderito volontariamente.
Valgono le norme del CC e i Principi OIC per la maggior parte delle imprese (dimensione
piccola e media)
NORME TRIBUTARIE
non disciplinano direttamente il Bilancio, ma regolano la determinazione del reddito imponibile e la sua
relazione con il reddito di Bilancio
Il Bilancio
ASPETTI FORMALI E ASPETTI SOSTANZIALI
1)ASPETTI FORMALI
Riguardano:
Documenti che compongono il Bilancio
Struttura e contenuto dei documenti che costituiscono il bilancio
2)ASPETTI SOSTANZIALI
Identificazione e misurazione dei valori da iscrivere in Bilancio:
Principi di redazione e criteri di valutazione
1)Dottrina di Ragioneria
Codice Civile
Principio contabile OIC 11 (in corso di revisione), nel contesto delle norme del CC
1) DOTTRINA DI RAGIONERIA Teoria “classica”: Non è possibile stabilire validi e coerenti criteri di valutazione
senza aver prima individuato dei principi generali (di redazione) del Bilancio;
sia gli uni che gli altri, inoltre, devono necessariamente basarsi su:
FONDAMENTI LOGICI I fondamenti logici senza i quali non è possibile costruire un insieme coerente di
principi di redazione e di criteri di valutazione sono:
LA/E FINALITÀ DEL BILANCIO
I SUOI POSTULATI Definiscono gli obiettivi
assegnati al bilancio (funzione
SEQUENZA LOGICA informativa pubblica)
3.CRITERI SPECIFICI:
PRINCIPI DI REDAZIONE
CRITERI DI VALUTAZIONE
Finalità del Bilancio: la/e finalità del Bilancio evolve/ono nel tempo.
Riferendoci al Bilancio “normato”, storicamente quelle prevalenti sono state:
• Avere, da parte dell’impresa, una valutazione periodica del Patrimonio Netto, percepito come misura della
garanzia per i terzi creditori.
• Avere uno strumento di corretta misurazione del risultato della gestione, per le decisioni sulla distribuzione
dei dividendi ed anche per formulare un giudizio sull’azione dei dirigenti.
• Avere, da parte dell’impresa, una base informativa affidabile per la successiva determinazione del Reddito
imponibile.
• Avere informazioni per soggetti interessati, anche in modo molto diverso, talora contrapposto, alla gestione
dell’impresa, alla sua struttura patrimoniale ed ai suoi risultati
L’OPINIONE OGGI PIÙ DIFFUSA È CHE IL BILANCIO ABBIA L’OBIETTIVO DI OFFRIRE, AI DIVERSI “PUBBLICI”
DELL’IMPRESA, INFORMAZIONI IN BASE ALLE QUALI ESSI POSSANO ASSUMERE CONSAPEVOLI E RAZIONALI
DECISIONI ECONOMICHE CIRCA I LORO RAPPORTI DIRETTI O INDIRETTI CON L’IMPRESA.
La molteplicità dei soggetti interessati (destinatari del Bilancio) e dei rispettivi interessi ha posto (e pone) il
problema se sia possibile o meno corrispondere a tale fabbisogno informativo con un unico documento:
TEORIA DELLA MOLTEPLICITÀ DEI BILANCI VS TEORIA DELL’UNICITÀ DEL BILANCIO
Teoria della pluralità dei Bilanci è quella più appropriata sulla base della dottrina ragionieristica, ove
vige il Principio di ponderazione degli scopi detto anche Principio di relatività dei valori. Esso afferma che
uno stesso oggetto debba essere valutato con procedimenti diversi in relazione a diversi fini conoscitivi:
ne consegue che esso assume normalmente “valori diversi per scopi diversi”.
Nel caso del Bilancio, dovendo esso assolvere al compito di fornire informazioni a soggetti portatori di
interessi diversi, in linea puramente teorica sarebbe necessario redigere Bilanci plurimi, relativi ad ogni
specifico obiettivo conoscitivo. Sempre in linea di principio, uno stesso Bilancio (o un unico Bilancio) può
soddisfare esigenze di soggetti diverse qualora esse siano compatibili tra loro.
Teoria dell’unicità del Bilancio oggi prevalente, è alla base anche delle norme di legge. Il problema
della molteplicità di soggetti e di interessi viene “risolto” affermando che l’universalità di destinazione
dell’unico Bilancio comporta che esso debba fornire una base di conoscenza minima di interesse
comune per i suoi diversi pubblici.
Il contenuto di tale conoscenza consiste nella rappresentazione
-Della situazione patrimoniale e finanziaria
-Del risultato economico dell’esercizio
CONOSCENZA DINAMICA
La conoscenza va concepita in senso dinamico come indicativa
-Della capacità dell’impresa di produrre utili nel medio-lungo termine
-Del grado di solidità patrimoniale dell’impresa rispetto a fonti/impieghi di capitale
-Dell’attitudine dell’impresa di fronteggiare regolarmente gli impegni di pagamento
Il Codice Civile non utilizza esplicitamente i concetti di finalità e di postulati, ma vi allude all’art. 2423.
In termini espliciti e diretti l’art. 2423 bis presenta poi la serie dei “principi di redazione”, mentre il 2426
enuncia i “criteri di valutazione”.
CC art. 2423, 2-3
Possiamo individuare qui:
- La finalità assegnata al Bilancio
- I postulati del Bilancio CLAUSOLA GENERALE
Essi costituiscono una terna di super-principi di redazione, e sono di solito unitariamente indicati dai
commentatori come “clausola generale” di redazione del Bilancio
Riserve occulte
Grazie a ingiustificate sottovalutazioni di attività e/o sopravalutazioni di passività si generano riserve occulte
e redditi d’esercizio stabilizzati.
L’intento può essere quello di rafforzare il patrimonio aziendale bypassando il parere dell’assemblea dei soci.
Non è escluso il fine di ridurre il reddito imponibile.
Interferenze fiscali
Sono distorsioni dei valori di Bilancio volute dal redattore e/o indotte dalla legislazione fiscale in tema di
reddito imponibile, spesso miranti ad alleggerire il carico fiscale, anche solo col differimento nel tempo, totale
o parziale, delle imposte dovute.
Dal 2005 in Italia alterazioni di questo tipo non sono più teoricamente possibili ad opera delle leggi tributarie.
Interferenze fiscali
Dove vige un ordinamento ispirato al binario unico, tuttavia, il rischio di un inquinamento fiscale del Bilancio
rimane latente.
Ciò per effetto
• Delle regole di calcolo del reddito imponibile
• Della superficialità ed approssimazione del redattore del Bilancio.
Chiarezza, verità e correttezza concorrono a conferire al Bilancio d’esercizio la sua condizione essenziale
indicata con l’espressione QUADRO FEDELE (true and fair view)
Per assicurare che sia raggiunto l’obiettivo di fornire un quadro fedele anche in presenza di circostanze
particolari e per conferire all’applicazione delle norme un certo grado di “elasticità” seguono altri tre
“postulati”, da intendersi con funzione “ancillare” (di aiuto), ovvero:
1. INFORMAZIONI INTEGRATIVE
2. RILEVANZA
3. OBBLIGO DI DEROGA (IL PIÙ SIGNIFICATIVO)
QUADRO FEDELE
• Sistema coerente di principi di redazione
• Schemi di bilancio rigidi
• Criteri di valutazione dettagliati
• Divieto di interferenze fiscali
• Divieto di politiche di bilancio
• Ricorso ad informazioni integrative
• Obbligo di deroga
Articolo 2423 bis, 2: Deroghe al principio enunciato nel numero 6) del comma precedente sono consentite
in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l'influenza sulla
rappresentazione della situazione patrimoniale e finanziaria e del risultato economico.
Il Bilancio d’esercizio è un Bilancio ordinario, redatto sulla base dell’ipotesi della prosecuzione dell’attività
di gestione ed escludendo quindi, implicitamente ipotesi differenti (come cessione, liquidazione,
trasformazione ecc.).
La logica valutativa di funzionamento incide sia sugli aspetti formali che su gli aspetti sostanziali del
Bilancio.
2. COMPETENZA ECONOMICA
Sulla base di questo principio si attribuiscono all’esercizio ricavi e costi economicamente omogenei, tali da
determinare, con la loro somma algebrica, una misura razionale e significativa del reddito attribuibile
all’esercizio.
A differenza della competenza finanziaria, gli effetti delle operazioni di gestione vanno attribuiti all’esercizio
cui tali operazioni si riferiscono, non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di numerario
(liquidità, crediti e debiti di regolamento).
Ai fini del calcolo del reddito, il principio di competenza economica implica un processo di:
IDENTIFICAZIONE
MISURAZIONE
CORRELAZIONE DI RICAVI E DI COSTI
Competenza economica
Step 1 identificazione e misurazione dei ricavi di competenza dell’esercizio
Step 2 identificazione e misurazione dei costi correlati ai ricavi di competenza dell’esercizio
Step 3 identificazione e misurazione dei costi di imputazione diretta all’esercizio
3. PRUDENZA
Definibile anche come principio di disparità di trattamento a causa della evidente asimmetria con cui
impone di trattare fatti ed eventi futuri con riflessi patrimoniali negativi o positivi.
Scopo del principio di prudenza è garantire che il patrimonio aziendale mantenga la sua integrità: facendo
incidere sulla determinazione del reddito d’esercizio solo gli effetti dovuti ad eventi economicamente già
conclusi (realizzati) si mantiene la distribuzione di utile in limiti tali da non compromettere la funzionalità
futura dell’impresa e da non depauperarne il capitale (conservatism).
“Perdite” derivanti da eventi futuri e incerti latenti all’epoca del Bilancio vanno imputate all’esercizio
“Utili” derivanti da eventi futuri e incerti latenti all’epoca del Bilancio NON vanno imputati all’esercizio
Prudenza e competenza sono in rapporto dialettico e il loro (relativo) contrasto si intreccia con tre figure (o
configurazioni) di reddito d’esercizio
- Reddito “prodotto” = pura competenza
- Reddito “realizzato” = competenza limitata dalla prudenza
- Reddito “consumabile” (prelevabile o distribuibile) = funzionalità futura del capitale.
Il criterio del costo storico è coerente con la logica valutativa di funzionamento: ogni elemento attivo del
patrimonio deriva da investimenti, effettuati grazie ad uno scambio che ha originato, appunto, il costo
storico (che quindi è stato un valore di scambio). Tale valore nell’ottica dell’impresa è un valore d’uso, cioè
di conveniente utilizzo per la produzione. (il costo esprime con buona approssimazione l’utilità funzionale
che l’impresa riconosce a un dato bene. Pertanto, rappresentare in bilancio un’attività patrimoniale a un
determinato valore di costo storico significa che l’impresa si attende di ottenere, dall’impiego di quella
attività, un flusso di benefici tali da giustificare il costo sostenuto)
L’ipotesi che dà luogo all’investimento è che il costo storico (valore d’uso) sia realizzabile (indirettamente
e/o direttamente), cioè convenientemente recuperabile, attraverso la gestione.
Tale ipotesi va costantemente verificata nel tempo.
Fungono da parametri di raffronto a tale scopo:
- Il valore d’uso “aggiornato”
- Il valore di realizzo diretto
- Il costo di sostituzione da impiegarsi a seconda dell’elemento considerato.
Modifiche nelle modalità di rappresentazione comportano l’adattamento dei valori dell’esercizio precedente
posti a confronto con quelli dell’esercizio corrente.
Cambiamenti nei criteri di valutazione comportano la messa in evidenza degli effetti sui valori
- Con applicazione retrospettiva
- Con applicazione prospettica.
I cambiamenti criteri di valutazione non vanno confusi con cambiamenti nelle stime. Certi elementi sono
infatti sistematicamente e continuativamente soggetti a stima. In tal caso cambiamenti nelle ipotesi e/o nelle
condizioni oggettive possono essere anche molto frequenti.
Quindi il DIVIETO DI COMPENSAZIONE riguarda le compensazioni giuridiche, quelle contabili sono talora
imposte dalle stesse norme di redazione del Bilancio; per esse il divieto si applica solo nel caso in cui la prassi
di rilevazione comporti un’evidente somma di elementi sostanzialmente diversi (violando quindi il postulato
della chiarezza).
FONTI
Codice Civile e Principi Contabili:
Nota Integrativa Illustra ed integra i dati contenuti nello SP, nel CE e nel Rendiconto finanziario
Relazione sulla gestione Illustra ed analizza la situazione, i risultati e le prospettive della società, fornendo
la cornice per interpretare le informazioni contenute nel Bilancio, presentandole nel contesto delle condizioni
d’ambiente e delle condizioni d’impresa
Altri prospetti contabili Prospetto delle variazioni del Patrimonio netto: è richiesto tra le informazioni da
fornire in Nota integrativa, per evidenziare eventuali movimentazioni delle voci (Capitale e Riserve) che ne
sono l’ideale composizione.
-Anche la compilazione della Nota integrativa è largamente condizionata da questi legami di “parentela”
societaria, più o meno stretti.
Sono quindi rilevanti, ai fini di una corretta redazione del Bilancio, le nozioni di controllo e collegamento: il
riferimento normativo si trova nell’art. 2359 CC. Sono considerate società controllate:
1) le società in cui un'altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria;
2) le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante
nell'assemblea ordinaria;
3) le società che sono sotto influenza dominante di un'altra società in virtù di particolari vincoli contrattuali
con essa.
Ai fini dell'applicazione dei numeri 1) e 2) del primo comma si computano anche i voti spettanti a società
controllate, a società fiduciarie e a persona interposta; non si computano i voti spettanti per conto di terzi.
Sono considerate collegate le società sulle quali un'altra società esercita un'influenza notevole. L'influenza si
presume quando nell'assemblea ordinaria può essere esercitato almeno un quinto dei voti ovvero un decimo
se la società ha azioni quotate in borsa.
1. SOCIETÀ CONTROLLATE
Sono tali le società in cui un’altra società:
1.Dispone della maggioranza assoluta dei voti nell’assemblea ordinaria
2.Dispone di voti sufficienti nell’assemblea ordinaria per esercitare su di essa un’influenza dominante
(maggioranza relativa)
3.Tramite particolari vincoli contrattuali esercita su di esse un’influenza dominante
2. SOCIETÀ CONTROLLANTI
Sono quelle che si trovano nelle condizioni “rovesciate” rispetto a quelle definite in precedenza
3.SOCIETÀ CONSOCIATE* (O SORELLE)
Sono quelle sottoposte al controllo della stessa controllante.
*A volte per “consociata” si intende una società correlata seconda uno qualunque dei gradi di parentela
esaminati.
4.SOCIETÀ COLLEGATE
Sono tali le società in cui un’altra società esercita un’influenza notevole.
Ciò è supposto quando:
1.Un’altra società dispone del 20% dei voti nell’assemblea ordinaria di società non quotate;
2.Un’altra società dispone del 10% dei voti nell’assemblea ordinaria di società quotate.
Bilanci “semplificati”
Le semplificazioni riguardano principalmente gli aspetti formali del Bilancio (documenti e loro contenuto)
ma toccano anche qualche aspetto sostanziale (criteri di valutazione di alcuni elementi).
Abbiamo quindi:
• Bilancio in forma abbreviata (imprese “minori”)
• Bilancio delle micro-imprese
Entrambi connotati da una serie gradualmente più ampia di semplificazioni
IMPRESE MINORI
Sono tali quelle che:
A) Non hanno emesso titoli negoziati sui mercati regolamentati
B) Per due anni consecutivi rispettano due di tre parametri che ne misurano la “dimensione”:
1.totale Attivo < € 4.400.000
2.Ricavi vendite e prestazioni < € 8.800.000
3.Numero dipendenti < 50
B) Per due anni consecutivi rispettano due di tre parametri che ne misurano la “dimensione”:
1.totale Attivo < € 175.000
2.Ricavi vendite e prestazioni < € 350.000
3.Numero dipendenti < 5
Esclusione di:
• Obbligo di deroga
• Iscrizione dei Derivati
STATO PATRIMONIALE
(Logica generale)
• Ha la funzione di presentare valore e composizione del patrimonio aziendale, inteso come differenza tra
elementi attivi (attività o investimenti) e passivi (passività o finanziamenti) alla data del Bilancio.
• Rispecchia quindi, in forma di conto, il calcolo lineare
A–P=N
Dove A = Attività, P = Passività, N = Patrimonio Netto
• Gli elementi attivi e passivi sono classificati ed esposti secondo vari criteri, che danno origine a diversi
modelli o schemi di SP.
• Diversi modelli sottendono a volte una diversa interpretazione delle classi di voci, ma esistono dei tratti
comuni a tutti ed un linguaggio simile, anche se non sempre coerente.
Attraverso la lettura del prospetto di Stato Patrimoniale dovrebbe essere possibile ottenere informazioni
circa:
1. la STRUTTURA PATRIMONIALE ossia le risorse economiche che l’impresa controlla (serve a: Valutare
l’adeguatezza rispetto ai programmi di gestione perseguiti e alle condizioni del contesto competitivo con le
quali l’azienda è chiamata a confrontarsi)
2. la STRUTTURA FINANZIARIA ossia i capitali raccolti (serve a: Apprezzare il grado di indebitamento e gli
oneri che esso comporta, nonché prevedere le esigenze e le possibilità di reperire in futuro ulteriori
capitali)
3. la LIQUIDITÀ dell’impresa e il suo grado di solvibilità (utile per: Giudicare la capacità dell’impresa di far
fronte agli impegni finanziari derivanti dalle proprie obbligazioni rispettandone la scadenza)
Sono vietati i compensi di partite. Le poste attive e passive non possono essere compensate. In alcuni casi
però, è lo stesso legislatore a imporre la compensazione. Infatti, gli importi di tutti i valori attivi sono
espressi al netto dei rispettivi fondi correttivi (es. fondo ammortamento, fondo svalutazione crediti, fondo
svalutazione impianti...)
STATO PATRIMONIALE
CONTO ECONOMICO
CARATTERI:
FORMA: SCALARE (presenza di un’unica sezione dove vengono raccolti i valori), con risultati lordi o
intermedi.
La forma scalare permette di: 1. Raggruppare e confrontare direttamente i componenti di reddito
generati da ogni singola area di gestione; 2. Determinare il reddito che da tale confronto deriva.
CONTENUTO ED ARTICOLAZIONE:
-RICAVI E PROVENTI (e loro rettifiche);
-COSTI ED ONERI (e loro rettifiche),
Gradualmente esposti in base alla pertinenza:
- All’area operativa, caratteristica ed accessoria (A, B)
- All’area finanziaria (C, D)
- All’area tributaria (20)
RICAVI DI ESERCIZIO: incrementi lordi di benefici economici di competenza del periodo amministrativo,
che si manifestano sotto forma di aumenti di attività o riduzione di passività, dai quali deriva un
incremento del patrimonio netto (diverso da quello connesso ai conferimenti operati da coloro che
partecipano al capitale.
COSTI DI ESERCIZIO: Decrementi di benefici economici di competenza del periodo amministrativo che si
manifestano sotto forma di incrementi di passività o diminuzioni di attività, dai quali deriva un
decremento del patrimonio netto (diverso da quello connesso alle distribuzioni operate a favore di
coloro che partecipano al capitale)
CONTO ECONOMICO
LETTERE MAIUSCOLE = Aggregati
Numeri arabi in progressione (ignorando gli aggregati) = Voci
Lettere minuscole = Sottovoci
18) RIVALUTAZIONI
a) Di partecipazioni
b) Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni
c) Di titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
d) Di strumenti finanziari derivati
19) SVALUTAZIONI
a) Di partecipazioni
b) Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni
c) Di titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni
d) di strumenti finanziari derivati
20) IMPOSTE SUL REDDITO DELL’ESERCIZIO, CORRENTI, DIFFERITE E ANTICIPATE
21) UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO
A 1.
• Ricavi della gestione caratteristica
• Indicati per competenza economica
• Sono al netto di rettifiche:
-Resi
-Abbuoni
-Sconti commerciali
-Premi
-Imposte sulle vendite
• Includono i ricavi della vendita occasionale di materie, materiali e semilavorati d’acquisto
A 2.
• Variazione aumentativa (RF>RI) SEGNO +
• Variazione diminutiva (RF<RI) SEGNO –
Sono rimanenze di prodotti fabbricati “per il magazzino” o su ordine del cliente, con brevi tempi di
esecuzione.
A 3.
• Variazione aumentativa (RF>RI) SEGNO +
• Variazione diminutiva (RF<RI) SEGNO –
Sono rimanenze di prodotti realizzati su ordine del cliente, che richiedono un processo di esecuzione lungo.
A 4.
• Costi capitalizzati che danno luogo all’iscrizione di immobilizzazioni
• Costi interni o esterni per la produzione interna di una immobilizzazione
• L’iscrizione in questa voce presuppone che i costi siano inclusi in una o più voci dell’aggregato B
• Possono comprendere oneri finanziari capitalizzati
A 5.
Voce residuale: Include componenti positivi di reddito non finanziari, riguardanti le gestioni accessorie. OIC
ne individua 6 gruppi:
a) Proventi di gestioni accessorie
b) Plusvalenze di natura non finanziaria
c) Ripristini di valore
d) Sopravvenienze ed insussistenze attive
e) Ricavi e proventi diversi di natura non finanziaria
f) Contributi in conto esercizio
B 6.
• Netti da rettifiche:
– Resi
– Abbuoni
– Sconti commerciali
– Premi
– Imposte sulle vendite recuperabili
• Comprendono i costi accessori di acquisto se inclusi in fattura dal fornitore
• Comprendono anche quelli stimati sulla base di appositi accertamenti
• Includono gli acquisti per il personale
B 7.
• Costi, derivanti dall’acquisto di servizi per l’attività ordinaria dell’impresa
• Costi di personale esterno non classificabili in B9
• Costi per servizi, resi da banche e da intermediari finanziari, che non costituiscono veri e propri oneri
finanziari
• Gli importi sono netti da rettifiche e comprendono gli accertamenti per la competenza economica
B 8.
• Corrispettivi per il godimento di beni di terzi, materiali ed immateriali
• Gli importi sono netti da rettifiche e comprensivi degli accertamenti per la competenza economica
• Costi d’esercizio del solo personale dipendente, incluso quello distaccato presso altre imprese.
• Non vanno rilevati qui:
- I corrispettivi per prestazioni di lavoro autonomo in base a contratti di collaborazione coordinata e
continuativa senza vincolo di subordinazione
- I costi sostenuti a beneficio del personale dipendente
• Costi d’esercizio del solo personale dipendente, incluso quello distaccato presso altre imprese.
Non vanno rilevati qui:
– I corrispettivi per prestazioni di lavoro autonomo in base a contratti di collaborazione coordinata e
continuativa senza vincolo di subordinazione
– I costi sostenuti a beneficio del personale dipendente.
B 9.a
Salari e stipendi lordi comprensivi di tutti gli elementi della retribuzione per legge e per contratto, incluse le
quote maturate e non corrisposte di mensilità aggiuntive e ferie maturate non godute
B 9.b
Oneri previdenziali ed assicurativi a carico dell’impresa, netti di importi “fiscalizzati”, compresi gli importi
relativi a quote maturate e non corrisposte di mensilità aggiuntive e ferie maturate non godute
B 9.c
• Accantonamento annuo al TFR calcolato in base all’art. 2120 CC
• Si effettua anche se l’impresa ha stipulato polizze assicurative a copertura del TFR
• include la quota maturata dall’inizio dell’anno alla cessazione del rapporto di lavoro a favore dei
dipendenti che hanno lasciato l’impresa nell’anno
• L’anticipo d’imposta sul TFR ex l. 662/96 non rettifica questa voce
B 9.d
• Accantonamenti a Fondi integrativi di previdenza diversi dal TFR a favore dei dipendenti previsti da CCNL
o da accordi aziendali o da norme aziendali interne
• Si rileva l’accantonamento per l’anno o per la frazione di anno in cui il dipendente ha maturato il diritto a
percepire il beneficio previdenziale
B 9.e
• Costi inerenti direttamente o indirettamente il personale dipendente che non hanno trovato iscrizione
nelle sottovoci 9a, 9b, 9c, 9d o nelle voci B6, B7, B8
B 10
• Ammortamenti e svalutazioni inerenti a:
– Immobilizzazioni
• Svalutazioni inerenti a:
– Crediti commerciali
– Disponibilità liquide
B 10.a Ammortamenti economico-tecnici delle immobilizzazioni iscritte in BI dello SP
B 10.b Ammortamenti economico-tecnici delle immobilizzazioni iscritte in BII dello SP
B 10.c Svalutazioni per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni iscritte in BI e BII dello SP
B 10.d Accantonamenti e svalutazioni dei crediti commerciali e diversi dell’attivo circolante e delle
disponibilità liquide.
B 11.
Variazione delle rimanenze di magazzino i cui acquisti sono iscritti in B6 (input)
Variazione aumentativa (RF>RI) SEGNO -
Variazione diminutiva (RF<RI) SEGNO +
La somma algebrica delle voci B6 e B11 corrisponde al (costo del) consumo di materie.
B 12.
• Accantonamenti ai Fondi della classe B dello SP da considerarsi come fondi rischi e che non siano
rettifiche di valori attivi
• Sono esclusi da questa voce gli accantonamenti per imposte a fronte di contenziosi
B 13.
• Accantonamenti ai Fondi della classe B dello SP da considerarsi come fondi per oneri e che non
costituiscano rettifiche di valori attivi;
• Sono esclusi da questa voce gli accantonamenti ai Fondi
– Per imposte
– Per trattamenti di quiescenza e simili
– Per il TFR
B 14.
Voce residuale che comprende tutti i costi della gestione caratteristica non iscrivibili nelle voci precedenti
dell’aggregato B. OIC 12 ne propone 4 gruppi:
a) Minusvalenze di natura non finanziaria
b) Sopravvenienze e insussistenze passive
c) Imposte indirette, tasse e contributi
d) Costi ed oneri diversi, di natura non finanziari
C 15.
Proventi da titoli di partecipazione in società, jointventure e consorzi;
• Dividendi al lordo delle ritenute, di partecipazioni (disponibili e immobilizzate)
• Plusvalenze da alienazione di partecipazioni iscritte nell’attivo immobilizzato o circolante
• Proventi da vendita di diritti su titoli partecipativi
• Utili distribuiti da joint-venture e consorzi
• Utili in natura, distribuiti da partecipate, anche in sede di liquidazione
• Plusvalenze da cessione di azioni della controllante
C 16.a
• Interessi attivi su crediti immobilizzati
• Interessi da crediti vs parti correlate
C 16.b
• Interessi attivi su titoli a reddito fisso delle immobilizzazioni
• Altri proventi da titoli a reddito fisso delle immobilizzazioni
C 16.c
• Interessi attivi su titoli a reddito fisso dell’attivo circolante
• Altri proventi da titoli a reddito fisso dell’attivo circolante
C 16.d
• Proventi finanziari non iscrivibili nelle voci precedenti
C 17
Tutti gli oneri finanziari, per la quota di competenza economica, qualunque sia la fonte che li genera
C 17bis
Utili e le perdite su cambi
• Derivanti da operazioni effettuate nell’esercizio
• Derivanti dalla variazione del tasso di cambio alla data del bilancio (si considerano tutti realizzati a tale
epoca)
D 18
Comprende i ripristini di valore nei limiti dei valori precedenti dei titoli indicati alle varie sottovoci;
• Ripristini di valore delle partecipazioni e dei titoli a reddito fisso immobilizzati
• Ripristini di valore dei titoli disponibili
• Differenze positive per l’applicazione del metodo del patrimonio netto (partecipazioni)
• Di strumenti finanziari derivati
D 19
Comprende le svalutazioni dei titoli indicati alle varie sottovoci:
• Svalutazione delle partecipazioni e dei titoli a reddito fisso immobilizzati per perdite durevoli di valore
• Svalutazione dei titoli disponibili per presunto minor valore di realizzo sul mercato
• Differenze negative per l’applicazione del metodo del patrimonio netto (partecipazioni)
• Accantonamento al fondo per copertura perdite di società partecipate
• Di strumenti finanziari derivati
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Per Imposte sul reddito dell’esercizio i Princìpi contabili stabiliscono che devono intendersi l’IRES e l’IRAP.
Ciò premesso, occorre considerare che, vi sono delle differenze tra le modalità civilistiche e quelle fiscali di
calcolare il reddito (prima delle imposte ovvero imponibile) da assoggettare a tassazione.
Ne consegue che le imposte da inserire in questa voce sono un importo “teorico” dato da:
Imposte correnti (quelle dovute al Fisco per l’esercizio)
+ Imposte differite (non incluse tra le correnti, ma di competenza economica dell’esercizio)
- Imposte anticate (incluse tra le correnti, ma non di competenza economica dell’esercizio)
IDENTIFICAZIONE E MISURAZIONE DEI VALORI DA ISCRIVERE A
BILANCIO: CRITERI DI VALUTAZIONE
RIFERIMENTI:
1. RIMANENZE di magazzino
FASI DEL PROCEDIMENTO VALUTATIVO:
I. IDENTIFICAZIONE
II. DETERMINAZIONE DEL VALORE DI COSTO
III. INDIVIDUAZIONE DEI FLUSSI DI MAGAZZINO
IV. STIMA DEL VALORE DI MERCATO
V. INFORMAZIONI PER LA NOTA INTEGRATIVA
I. IDENTIFICAZIONE:
STATO PATRIMONIALE
Il Codice Civile (art.2424) include le Rimanenze nell’ATTIVO CIRCOLANTE (C I):
C) ATTIVO CIRCOLANTE
I) Rimanenze:
1) Materie prime, sussidiarie e di consumo;
2) Prodotti in corso di lavorazione e semilavorati;
3) Lavori in corso su ordinazione;
4) Prodotti finiti e merci;
5) Acconti.
N.B. La classificazione è ‘per natura’, ovvero in base al tipo di rimanenze.
IDENTIFICAZIONE:
CONTO ECONOMICO
Lo schema di Conto Economico civilistico tratta la Variazione delle rimanenze (differenza RF – RI) anzitutto
in base alla loro origine (INPUT vs OUPUT), tenendo poi conto della destinazione.
Le variazioni delle rimanenze di OUTPUT sono iscritte nell’aggregato A (VALORE DELLA PRODUZIONE):
• Voce 2) prodotti “da magazzino” in corso o finiti, destinati alla vendita (SP: C I 2 e C I 4 relativamente ai
prodotti)
• Voce 3) lavori in corso su ordinazione (SP: C I 3)
• Voce 4) prodotti destinati all’impiego interno come beni durevoli (SP: C I 2)
La variazione delle rimanenze di INPUT è iscritta nell’aggregato B (COSTI DELLA PRODUZIONE)
• Voce 11) materie prime, semilavorati d’acquisto, materie sussidiarie, materie di consumo, e merci (SP: C I
1 e C I 4 relativamente alle merci)
Rimanenze - VALUTAZIONE
CC art 2426
9) Le rimanenze (…) sono iscritte al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1),
ovvero al valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato, se minore; (…). I costi di
distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione;
10) Il costo dei beni fungibili può essere calcolato col metodo della media ponderata o con quelli: "primo
entrato, primo uscito" o: "ultimo entrato, primo uscito".
1) (…) Nel costo di acquisto si computano anche i costi accessori. Il costo di produzione comprende tutti i
costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la quota ragionevolmente
imputabile al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione e fino al momento dal quale il bene può' essere
utilizzato; con gli stessi criteri possono essere aggiunti gli oneri relativi al finanziamento della fabbricazione,
interna o presso terzi; (…)
OIC 13 40. Le rimanenze sono valutate in bilancio al minore tra il costo di acquisto o produzione e il valore
di realizzazione desumibile dal mercato (articolo 2426, numero 9, codice civile)
1.APPLICAZIONE CONTINUATIVA: Il costo medio è calcolato dopo ogni singolo acquisto e gli scarichi sono
valorizzati utilizzando il costo medio calcolato dopo l’ultimo acquisto effettuato.
La media ponderata viene aggiornata dopo ogni movimento (ingresso) di magazzino: COSTO MEDIO
PONDERATO PER MOVIMENTO