Sei sulla pagina 1di 28

TALIJANSKA KNJIŽEVNOST IV: VELIKI AUTORI U POTRAZI ZA

EPOHOM

L’ETÀ DELLA RAGIONE

La posizione dell'Italia non è stabile.


Durante il Settecento abbiamo i governi che mutano e le guerre di successione.

- Con la prima guerra di successione crolla il dominio spagnolo e tutti i territori spagnoli
passano all'Impero austriaco (Napoli, Milano);
- Con la seconda guerra di successione l'Austria perde il regno di Napoli e la Sicilia che passano
a Carlo III di Borbone.
- La terza guerra di successione si conclude con la pace di Aquisgrana che riconosce il diritto
dinastico di Maria Teresa.

C’è differenza tra la prima e seconda metà del secolo. Nella prima metà la cultura italiana entra in
contatto con le nuove idee, e nella seconda abbiamo collaborazione al grande movimento
culturale che fu chiamato Illuminismo.

Il nuovo pensiero

René Descartes (Renato Cartesio) - Cogito ergo sum – penso dunque sono.
Razionalismo - è una corrente filosofica basata sull'assunto che la ragione è base di ogni
conoscenza.

John Locke è filosofo britannico considerato il padre dell'empirismo moderno.


Empirismo- tutto ciò che è fuori della nostra esperienza non è conoscibile.

Sir Isaac Newton è matematico e fisico inglese.


Il metodo scientifico - per poter affermare una cosa bisogna trovare le prove, bisogna fare
l'indagine sperimentale.

Accademia dell'Arcadia

- il 5 ottobre 1690 Roma, giardino dei Padri Riformati di S. Pietro in Montorio


- Gian Vincenzo Gravina
- Giovan Mario Crescimbeni

L'Accademia è un movimento letterario che si sviluppa non soltanto a Roma, ma in tutta Italia e
combatte contro il cattivo gusto del Barocco. Perdono nome della mitica regione dell’Arcadia. I
membri si chiamavano i pastori.

Come insegna fu scelta la siringa del dio Pan. Ogni membro aveva uno pseudonimo, un nome
d’ispirazione pastorale greca.

1
Il programma dell'accademia – cercano di rinnovare la tradizione classica e cercano la
semplicità. Parlano dell’amore, di un paesaggio tipico. Protagonisti sono pastori e pastorelle
innamorati.

L’importanza dell’Arcadia:

- la sua seria cultura erudita e storica


- la sua organizzazione a livello nazionale. L'accademia aveva un carattere nazionale, tutti i
membri partecipavano all’unità. Scrivono la poesia, sonetti.

Lirici dell'Arcadia:

PAOLO ROLLI - Solitario bosco ombroso.


GIAMBATTISTA FELICE ZAPPI - In quell'età ch'io misurar solea, Sognai sul far dell'alba, e
mi parea
FAUSTINA MARATTI ZAPPI
EUSTACHIO MANFREDI – Vergini, che pensosi a lenti passi

Combinazione della musica con il testo drammatico.


L'Arcadia diede grande contributo sul campo della critica letteraria e della storiografia.

Fra Sei e Settecento il centro più dinamico della cultura filosofica e scientifica si sposta da Roma
e Firenze a Napoli. Su questo terreno sorsero a Napoli le due figure maggiori del primo
Settecento italiano: Pietro Giannone e Giambattista Vico.

PIETRO GIANNONE
Compose una «Istoria civile del Regno di Napoli», pubblicata tra il 1721 e il 1723, abbraccia in
40 libri la storia di Napoli, dalla decadenza dell‘Impero romano al dominio austriaco.

GIAMBATTISTA VICO

È scoperto dopo la morte. Influisce i romantici. Non era d’accordo con tutto quello che dice
Decartes.
Nel 1725 è pubblicata Scienza Nuova. Secondo lui l’uomo non può capire quello che non ha
fatto, che non ha prodotto, e non può capire la natura. L’unica cosa che uomo può capire è la
storia.

Tutta la storia e divisa in tre cicli:


1. ETÀ DEGLI DEI – IL SENSO (la cosa più importante, istintiva e barbarica) –
INFANZIA
2. ETÀ DEGLI EROI – LA FANTASIA (nascono i miti e si scrive la poesia) –
FANCIULEZZA
3. ETÀ DEGLI UOMINI- LA RAGIONE (nasce la filosofia) – MATURITÀ

Quando finiscono comincino di nuovo.

2
Con Vico nasce l’estetica. La poesia diventa autonoma. Non è più l’espressione dei sensi che
dovrebbe essere sottomessa al controllo della ragione, ma come libera creazione della fantasia.

L’illuminismo

La seconda metà del Settecento


Non è limitato d'un numero ristretto di filosofi.
L’idea è trasformazione della società che riporta la luce della verità (da qui la parola
Illuminismo) dove prima c’era l'ignoranza.

Carattere fondamentale dell'illuminismo è la fede nella ragione, comune a tutti gli uomini, uguale
e immutabile in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

L’illuministi credevano che leggi non garantivano la felicità ma garantivano privilegi ingiusti di
pochi (re, nobili, clero).

Compito della ragione adesso è quello di portare la luce, di criticare principi e istituzioni, di
diffondere la cultura e la verità, affinché tutti gli uomini comprendano di essere uguali e liberi.
«Libertà, uguaglianza, fraternità» sarà il motto della Rivoluzione francese.

L’illuminismo europeo
Nascono numerosi giornali che sono destinati al vasto pubblico dei lettori.
Gli illuministi sono intellettuale militante – cercano di cambiare la società.

In Francia si pubblica L’enciclopedia per diffondere la verità, per educare la gente.

L’illuminismo italiano

«Assolutismo illuminato» - sovrani in Italia pur essendo assolutisti promuovono le riforme e


abbiamo lo sviluppo economico e culturale – Milano, Napoli, Parma

L’intellettuale illuminista:
- Filosofo e mercante
- Intellettuale militante, uomo di cultura
- Il letterato

Il giornalismo
Segue il modello del giornalismo inglese:
Il Caffè - Il nome del giornale deriva dal fatto che i suoi articoli si presentavano come le
chiacchiere fatte in un caffè. Loro vogliono una cultura libera, una cultura nata non solo nello
studio solitario dei dotti, ma dalle libere discussioni dei cittadini più consapevoli.

L’illuminismo lombardo

3
Alessandro e Pietro Verri sono membri dell’Accademia dei Pugni - 1761
Cesare Beccaria: Dei delitti e delle pene. Contro la pena di morte; distingue il peccato dal delitto
Il peccato – la punizione
Il delitto – la pena

Melchiore Cesarotti Saggio sopra la lingua italiana 1785


LA QUESTIONE DELLA LINGUA NEL 700

Perché abbiamo i nuovi termini che non esistevano prima. Abbiano bisogno delle nuove parole.
Esistono 2 gruppi che definiremo tradizionalisti e innovatori.

TRADIZIONALISTI: loro rispettano l'Accademia della Crusca e parlano del primato linguistico
degli scrittori toscani dell'"aureo" Trecento e in minor misura del Cinquecento.

INNOVATORI: cercano di modernizzare la lingua perché la lingua ha bisogno delle nuove


parole.
La lingua italiana era sotto l’influsso della lingua francese.

Possiamo distinguere fra innovatori moderati (mirano a un consistente rinnovamenteo lessicale


e sintattico non si pongono in una posizione di totale rottura- Algarotti, Bettinelli, Baretti,
Cesarotti) e innovatori estremisti, che operano la più decisa rottura (Alessandro Verri e gli
autori del Caffè).

Algarotti ad esempio rifiuta i francesismi che non siano necessari.


A. Verri invece afferma che loro useranno le parole francesi, tedesche, inglesi, turche, greche
italianizzate se gli aiuterà di rendere meglio le loro idee.

4
PIETRO METASTASIO E IL MELODRAMMA

Melodramma = mélos (canto) + drâma (azione drammatica) -> l’opera in musica

La tragedia greca era legata con la musica. Primi melodrammi sono considerati Dafne (1597) ed
Euridice (1600) entrambi con testo di Ottavio Rinuccini e musiche di Jacopo Corsi e di Jacopo
Peri per il primo e di Jacopo Peri per il secondo.

Camerata Fiorentina o de' Bardi - gruppo di musicisti e letterati che si radunavano in Firenze
intorno al conte.

Nel ‘700 il genere più stimato da pubblica fu molto in voga che e diffuso in tutta l'Europa,
soprattutto a Vienna. Il testo non è più importante, la musica è. Il testo si riduce quindi al puro
pretesto per la musica.

All'inizio del Settecento i letterati cominciavano a discutere. In questo clima culturale si mosse
APOSTOLO ZENO, «poeta cesareo» alla corte di Vienna. Fu lui a tentare per primo una
riforma del melodramma. Fu membro dell'Arcadia. Voleva portare di nuovo l’importanza alla
poesia, ma non è riuscito.

PIETRO METASTASIO, poeta maggiore dell'Arcadia, già da bambino scriveva testi


interessanti e i suoi versi attirarono l’interesse di uno dei fondatori dell'accademia, Gian
Vincenzo Gravina.
Lui lo adottò, cambiandone il cognome originario (Trapassi) in quello di Metastasio.

Il Gravina sognava di fare del Metastasio un nuovo grande poeta, secondo il suo severo ideale
classicistico, un autore di quello che egli considerava il più alto genere letterario, la tragedia.

Alla morte del Gravina, il poeta spende l’eredita e va a Napoli, nello studio di un avvocato.
A Napoli conosce la cantante Marianna Bulgarelli, che lo indusse nel mondo del teatro e della
musica e decide di scrivere melodramma.

Nel '24 ha scritto il suo primo melodramma, per la Bulgarelli, la Didone abbandonata; e diventa
celebre in tutta l’Italia.

Nel 1730, il Metastasio fu chiamato a succedere ad Apostolo Zeno alla corte di Vienna.
A Vienna ha composto i suoi melodrammi più belli, l'Adriano in Siria, il Demetrio, l'Olimpiade,
il Demofoonte, la Clemenza di Tito, il Temistocle, l'Attilio Regolo.

More a Vienna nel 1782.

Durante tutta la vita viveva all’ambiente galante che influisce le sue melodrammi.

D'altra parte influivano su Metastasio l'educazione cartesiana, e poi conosceva bene la


letteratura classica; da qui proviene la sua ambizione di fare del melodramma una tragedia
moderna.

5
Al centro del melodramma deve essere un «eroe» che vince se stesso sacrificando i propri
desideri perché è più importante il senso di dovere.

Il melodramma viene sempre strutturato su un contrasto. Il protagonista è costretto a scegliere tra


amore e dovere, tra amore e amicizia.

Nel melodramma metastasiano i protagonisti sono collocati in una posizione conflittuale di


scelta: Enea (Didone abbandonata) deve scegliere tra l'amore e la consapevolezza della sua
missione storica (di fondare la nuova Troia), Megacle (Olimpiade) sentirà il contrasto tra amore e
amicizia, l'imperatore Adriano (Adriano in Siria) dovrà far tacere il suo amore per la bella
prigioniera Emirena per i suoi doveri di imperatore.

Al fine nell’eroe metastasiano si perde l’elemento tragico.


Metastasio vuole dare al melodramma dignità artistica e severità morale.

CARLO GOLDONI

Nasce a Venezia nel 1707 e vive a Perugia, Rimini da dove fugge per andare a Chioggia. Studia
legge a Pavia e comincia a scrivere per il San Samuele di Venezia, e dopo fugge da Venezia per
debiti. Diventa poeta di teatro per professione.
Scrive per il teatro di Sant’ Angelo e sono gli anni della riforma e della polemica con Pietro
Chiari 1753.

Passa alla compagnia di San Luca di Francesco Vendramin ed entra in polemica con Gozzi.
Vive a Parigi: lotta per il rinnovamento del teatro francese.

La produzione del Goldoni che ha oltre 160 titoli, fra commedie, tragedie, melodrammi, libretti
d'opera, scenari ecc. fu dominata dall'intenzione di riformare la commedia italiana.

Lui vuole la riforma della commedia dell'arte, che fu chiamata anche “Teatro dell’improvviso”.

Il carattere più importante della sua riforma fu questa forte tendenza realistica; Goldoni portò
sulla scena gli uomini concreti.

Gli attori erano dei professionisti che recitavano senza un copione ben preciso. Usavano il
“canovaccio” e delle maschere che sono diventato popolarissime anche in Francia e nelle corti
europee. Si ironizzava sui potenti.

I temi erano soprattutto divertenti. Con passare del tempo entrano in una decadenza. Si
replicavano sempre le scene che piacevano al pubblico e quindi non ci si rinnovava. Quando si
vedeva apparire in scena Arlecchino già si conoscevano le caratteristiche del personaggio: servo
comico, sempre affamato, sempre senza un soldo.
La riforma teatrale: testo, maschere, caratteri
L’introduzione di un testo scritto e la trasformazione delle maschere in caratteri.

La riforma succede in più anni. Il Goldoni progressivamente realizza l'introduzione di un testo


scritto da rispettare scrupolosamente.

6
In un primo momento il Goldoni ha composto le commedie nelle quali solo la parte del
protagonista era scritta mentre le altre erano stese in forma canovaccio (Momolo cortesan).

Nel 1743 scrive la Donna di garbo, una commedia interamente scritta.


Goldoni introduce il carattere. Arlecchino, Brighella, Pantalone, Colombina erano "tipi",
rigide stilizzazioni che col tempo avevano assunto una loro fissità.

Gli attori perdono le maschere: la prima commedia senza maschere è la Pamela Nubile del 1750.

Goldoni elimina gli Zanni (servi) che avevano un ruolo essenziale nella commedia d’arte.

Goldoni introduce il carattere, non il tipo umano! I tipi della commedia dell'arte erano per
esempio l'avaro, il superbo, l'amante, etc. Adesso nella commedia di Goldoni non c'è l'avaro o il
superbo ma quell’avaro, quel superbo, con il nome e cognome. Mirandolina non è più la servetta
della commedia precedente, tipo della donnina brillante e capricciosa, ma diventa una locandiera,
una borghese con i suoi interessi e la sua esperienza di vita.

Dal periodo parigino era impiegato presso la Comèdie italienne che lo impegnava solo a fornire
scenari, canovacci per un teatro nel quale dominava ancora il gusto dei comici dell'arte; e per lui
è come ricominciare daccapo la battaglia per la riforma.

Ostacoli alla riforma

In primo luogo la riforma di Goldoni incontrò una certa ostilità negli attori, abituati a recitare
sempre e solo una parte, mentre la riforma goldoniana li costringeva a mutare parte da commedia
a commedia.
In secondo luogo, doveva essere educato al nuovo teatro anche il pubblico.

Fu attaccato anche dal governo e fu costretto a fare napoletani, toscani, mai veneziani, i nobili
messi in ridicolo. Spesso per la censura, era costretto a modificare radicalmente le sue opere.

Avversario più famoso era PIETRO CHIARI. Accanto alle commedie realistiche di Goldoni, lui
compose molte avventurose e romanzesche e sentimentali venendo incontro alla moda che si
diffondeva dall'Inghilterra.

CARLO GOZZI- cercava di far rinascere la vecchia commedia dell'arte, cioè il teatro delle
maschere. E, infatti, le sue dieci Fiabe teatrali ebbero un successo vivo di pubblico.

7
GIUSEPPE PARINI

È nato a Bosisio nel 1729 da un modesto commerciante di seta.

Nel 1752 pubblica una raccolta di versi, Alcune poesie di Ripano Eupilino, che ottiene un buon
successo nell'ambiente milanese. (Ripano è anagramma del suo cognome, Eupili era il nome
greco del lago di Pusiano, presso Bosisio). Sono 94 componimenti (sonetti petrarcheschi,
religiosi, amorosi e capitoli comici).

L'Accademia dei Trasformati fu un’accademia che sorse a Milano nel 1743. Proponeva di
mantener viva la tradizione letteraria lombarda. I Trasformati erano fautori di una conciliazione
tra le esigenze di una cultura moderna e la tradizione classica. Parini incontrò così un ambiente
culturale che rispondeva perfettamente ai suoi orientamenti ideologici e letterari.

Nel 1754 entrò come precettore in casa Serbelloni, dove rimase fino al 1762.
Per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica Giovanni Battista Sammartini che
era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato e, abbandonata casa
Serbelloni, venne presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane Carlo al quale il
poeta dedicherà l'ode L'educazione.

Questa sua esperienza nella casa dei Duchi Serbelloni condizionerà in gran parte la sua opera
maggiore, il Giorno, che infatti rappresenta la satira dei nobili.

Dialogo sopra la nobiltà - un'opera nella quale il Parini immagina che un nobile e un poeta, morti
si trovino sepolti per caso nella medesima tomba: dapprima il nobile parla all'altro in tono
arrogante, ma a poco a poco il poeta lo convince che la presunta superiorità dei nobili è un
pregiudizio e che tutti gli uomini, nobili e ignobili sono uguali per natura. E il nobile, nella tomba
intende la lezione e comprende che la sola, e vera nobiltà è quella dell'animo.

19 Odi - in cui le forme arcadiche di moda all'epoca (Parini entrò poi in Arcadia col nome di
Darisbo Elidonio) sono superate per dare luogo a una poesia di alto contenuto civile e morale: La
vita rustica, La salubrità dell'aria, L'innesto del vaiuolo, Il bisogno sono alcune delle più note.

Il Giorno, poema satirico le cui prime parti, il Mattino e il Mezzogiorno furono pubblicate nel '63
e'65.
Con questo poema il Parini aveva l'intenzione di satireggiare la nobiltà milanese e il poema nella
prima ideazione doveva constare di tre parti che descrivessero intera la giornata di un giovane
nobile, il «giovin signore» ma la terza parte, la Sera non fu terminata per allora e si sdoppiò più
tardi in due - il Vespro e la Notte intorno alle quali il Parini lavorò tutta la vita, senza mai
pubblicarle e senza mai terminare la Notte mentre continuava a correggere instancabilmente le
prime due parti.

Nel 1796 le truppe giacobine guidate da Napoleone Bonaparte irruppero in Milano insediandosi
nel municipio; Parini fu onorato come precursore delle idee rivoluzionarie e fu invitato insieme a
Pietro Verri a presiedere un comitato preposto alle scuole e ai teatri.
Morì a Milano nel 1799; per volontà testamentaria fu seppellito in una tomba non distinta.

8
IL GIORNO

Il poemetto nel suo complesso ha una struttura didattico - satirica però invertita.
Il narratore sin dai primi versi del Mattino si propone come precettore del giovin signore
protagonista dell'opera.
In realtà è subito chiaro che il precettore si limita a fingere di ammaestrare il giovin signore,
mentre, di fatto, la sua funzione essenziale è quella di smascherare i vizi, mettere in evidenza i
limiti della società che rappresenta, i privilegi di cui essa immeritatamente gode e la nullità
umana, culturale, morale del protagonista.
In questo senso il precettore costituisce una specie di alter ego mascherato del Parini stesso.
Nel poemetto sono colpiti tutti i miti dei costumi nobiliari e tutto il costume della vita; soprattutto
si insiste su quello che gli illuministi lombardi chiamavano «l'ozio economico», vale a dire
l'inutilità sociale di una classe che consumi senza produrre, vivendo del lavoro altrui.

Il Parini immagina di essere precettore di «amabil rito», cioè di costumi signorili a un giovin
signore, al quale insegna come passare le sue ore dal tardo risveglio fino alla sera.
Nel Mattino sono decritti il tardo risveglio del Giovin Signore, la sua prima colazione, la
vestizione, l'uscita in carrozza a corsa sfrenata per recarsi alla casa della dama di cui è «cavalier
servente».

Nel Mezzogiorno è descritto il pranzo in casa di costei, e il Parini mette in caricatura i convitati e
i loro discorsi superficiali satireggiando aspramente il marito della dama, che guarda, con
assoluta indifferenza, corte fatta dal Giovin Signore a sua moglie, perche così vogliono la moda e
le leggi della buona società.

Nel Vespro è presentata la passeggiata in carrozza nel corso, ritrovo della buona società, del
Giovin Signore e della dama.

Nella Notte i due amanti prendono parte a un ricevimento notturno, e il narratore inizia la
descrizione dei diversi personaggi della sala, in particolare degli "imbecilli". Poi si passa alla
disposizione dei posti ai tavoli da gioco e infine ai giochi veri e propri.

Protagonista dell'opera è caratterizzato, lungo tutto il corso della giornata e in tutte le sue
occupazioni, come un automa. È una persona che non ha una propria vita interiore, una propria
personalità, moralità, sentimenti. Il giovin signore ha l'aspetto di un uomo, si veste come un
uomo, agisce come un uomo, ma al suo interno non c'e' anima, c'è il vuoto.

POSIZIONE DEL POETA NEL VESPRO E NELLA NOTTE cambia abbastanza. Nelle
prime due parti mette in luce l'ozio, la corruzione, il vuoto spirituale dei nobili del suo tempo, e la
superbia, la vanità. Ma nelle ultime due parti la critica non c'e' più, c'e' la riprovazione morale, ma
manca la satira e la critica. Adesso dipinge certe debolezze umane proprie di tutti i tempi e tutti i
luoghi e non più i concreti vizi della classe nobiliare.

9
VITTORIO ALFIERI

Nacque ad Asti nel 1749 ed ebbe una vita in parte avventurosa che raccontò lui stesso nella sua
autobiografia.
Alfieri non parla delle città visitate e dei lunghi viaggi se non per descriverci le emozioni provate
davanti a questi paesaggi.

Nella Vita lui stesso divise la sua storia interiore in più «epoche». Parlò così di «nove anni di
vegetazione» - con questo termine si riferisce alla sua fanciullezza; seguirono poi «otto anni
d’ineducazione». Uscito dall'Accademia, cominciarono «dieci anni di viaggi e di dissolutezze»,
durante i quali viaggiò disperatamente l'Italia e l'Europa.
Bisogna precisare che la motivazione da cui i viaggi nascono non è di ordine culturale, non è la
motivazione dell'intellettuale illuminista che vuole conoscere altre società e altre culture, ma è di
ordine esistenziale.

L'incontro con Luisa Stolberg, contessa d'Albany e la conseguente esperienza di un "degno


amore" pongono fine alle sue irrequietezze sentimentali. (non si sposarono perché secondo un suo
principio il matrimonio e i figli erano da rifiutare in tempi di tirannia).

Muore a Firenze nel 1803.

I trattati politici - in essi l'Alfieri cercò di dare una sistemazione teorica del suo pensiero, per
quanto di tali sistemazioni egli fosse in sostanza incapace.

Scrisse il trattato Della tirannide - in quest'opera l‘Alfieri esprime il suo odio dell'assolutismo.

Il Misogallo - è l'espressione dell'odio dell'Alfieri contro i Francesi (odio dei Galli); comprende 5
prose, 46 sonetti, 63 epigrammi e un'ode che costituiscono uno spietato atto d'accusa contro la
Rivoluzione francese.

Le tragedie - L'Alfieri fu senza dubbio spinto a scrivere tragedie dal fatto che la tragedia era,
secondo i critici del tempo la forma più alta di poesia e la gloria che ancora mancava alle lettere
italiane, nonostante i ripetuti tentativi di molti scrittori.

Compose 19 tragedie ( Virginia, Maria Stuarda, Rosmunda, Ottavia, Merope, Saul, Sofonisba,
Mirra, Bruto primo, Bruto secondo...)
In un passo della Vita, l'Alfieri espone il metodo che seguiva nel comporle:
la prima fase è l'ideazione, cioè una rapidissima sintesi in prosa dell'argomento, scritta
nell'impeto dell'entusiasmo. Seguiva poi la stesura, cioè la distribuzione, sempre in prosa degli
atti, delle scene e dei dialoghi; infine veniva la verseggiatura o stesura definitiva in versi, ripetuta
per certe tragedie più volte. Questa descrizione ci consente di distinguere i due momenti della sua
creazione: da un lato c'e' l'impeto appassionato, romantico che nasce dall'ispirazione e poi segue
la fase quando il Peta traduce la sua ispirazione in forme date, cioè classiche.
Per quel che riguarda la struttura della tragedia, l’Alfieri accetta la tragedia quale si era
costituita in Italia e in Francia dopo la scoperta della Poetica aristotelica: cinque atti, argomento
tolto dalla mitologia, dalla storia antica e più raramente da quella medievale o dalla Bibbia; ci
sono pochi personaggi; rispetto delle unità d'azione, di tempo e di luogo.

10
L'Alfieri non modificò questo schema, anzi lo semplificò. La sua tragedia fu allora più semplice e
lineare di quella francese e di quella settecentesca italiana, dialoghizzata dai soli personaggi
attori, allora l'Alfieri abolisce i «confidenti», cioè i personaggi che spiegavano agli spettatori
l'antefatto, diminuisce al massimo il numero dei personaggi, concentra l'azione, incentra
l'interesse su un solo personaggio o al massimo su due: tiranno e l'eroe di libertà.

La tragedia alfieriana è un'opera epico - lirica, nella quale l'eroe lotta contro forze nemiche e per
lo più soggiace a queste forze nemiche o al suo destino ma anche quando soggiace a queste forze,
con la sua stessa sconfitta o con il proprio suicidio l'eroe afferma la propria libera volontà e la
propria vittoria sui suoi vincitori.

Il più delle volte questo conflitto si presenta in termini politici, conflitto tra un eroe di libertà e un
tiranno. L'eroe dell'Alfieri, sradicato da ogni concreto contesto storico ha per nemico il tiranno e
la tragedia e' spesso il cozzo di due forze o di due volontà ugualmente robuste. Anche il tiranno
alfieriano ha spesso in queste tragedie una sua grandezza che affascina, è l'uomo che si distingue
dal volgo.
La tragedia alfieriana è lineare, povera d'azione e di colpi di scena, ha un numero di personaggi
ridotto. Sin dall'inizio ci porta in un clima di tensione e di attesa della catastrofe e si condensa
nell'impeto eroico del protagonista. Il dramma del protagonista consiste nell'affermazione della
sua volontà di libertà assoluta, senza ogni costrizione.
Questa sua volontà, mentre esalta eroe, lo pone in guerra mortale contro ogni legge che regola la
vita; è una ribellione così smisurata da non potersi placare se non con la morte. Soltanto nel saper
affrontare la morte senza viltà, nello sceglierla come protesta contro la miseria del vivere, l'uomo
afferma la propria dignità nei confronti del destino. Il suicidio dei personaggi alfieriani è dunque
una soluzione tragica ed eroica.

L’età della rivoluzione

1796 il generale Napoleone Bonaparte inizia le operazioni militari in Italia: "libertà,


eguaglianza e fraternità"

Gli influssi positivi: adozione del codice civile napoleonico, l’uguaglianza dei cittadini,
accettazione delle diverse fedi religiose e dei diritti civili degli ebrei, libertà di stampa, abolizione
dei diritti feudali, il nuovo sistema fiscale.

La borghesia urbana e rurale riuscì in molti casi ad approfittare della nuova situazione, però le
masse popolari si trovarono anche più oppresse dalle nuove tasse

Nord: forte scossa economica,


Sud e Centro: l’influsso meno visibile

11
Lingua e letteratura

Due fenomeni culturali s’intrecciano fra loro: la diffusione del modello estetico neoclassico e la
diffusione del gusto sentimentale che porterà anche alla nascita del romanticismo.

Il neoclasicismo: ricupero del passato, un canone estetico razionale fondato sulla purezza delle
linee, sulla semplicità della natura.

-gli anni 60 e 70, le scoperte archeologiche di Ercolano e di Pompei;


- numerosi scritti teorici, in particolare la Storia dell'arte nell'antichità (1764) di Johann
Joachim Winckelmann.
- Winckelmann (1717-1768) l’'arte classica rappresenta il Bello assoluto ed eterno, il bello
ideale.

L’ispirazione ai modelli della letteratura greca e latina, leggendoli e interpretandoli in modo


nuovo. La mitologia diventava patrimonio infinito di citazioni, rinvii e riferimenti- L'estetica
neoclassica poneva come scopo dell'arte e della poesia l'espressione della bellezza ideale, non
turbata dall'impeto della passione.
Vincenzo Monti: La Prosopopea di Pericle, l'ode Al signor di Montgolfier, Pensieri d'amore, La
Bassvilliana, la traduzione in versi di Iliade.
il gusto sentimentale - il propagarsi delle opere e delle tesi di Rousseau un’'attenzione acuta alla
vita del sentimento
l'influsso del romanzo inglese, Samuel Richardson - romanzi esploravano il cuore umano in
quei suoi aspetti medi, quotidiani e borghesi, che la letteratura aristocratica aveva evitati per il
suo culto dell'eroico.

Poesia notturna e sepolcrale


EDWARD YOUNG (1685-1765) elegia Il lamento, ovvero pensieri notturni sulla vita, la morte
e l'immortalità,
THOMAS GRAY (1716-1771) Elegia scritta in un cimitero di campagna

Poesia ossianica
JAMES MACPHERSON (1736-1796) pubblicò i Canti di Ossian. Fingendo che si trattasse di
una rielaborazione di poemetti composti da Ossian, un leggendario bardo/poeta/ gaelico, mentre
in realtà si trattava di una creazione di Macpherson stesso.

Sturm und Drang (Tempesta e impeto)


JOHANN GOTTFRIED HERDER a capo; JOHANN WOLFGANG GOETHE; I dolori del
giovane Werther (1774).
Violenta contestazione del razionalismo illuministico, del classicismo al francese e all’italiana, le
rivendicazioni dei diritti dell’irrazionalità’, dell’istintività’ e della passionalità, la fede
nell’individuo, nella genialità nella forza della natura e dello spirito tedesco.

Neoclassicismo italiano

IPPOLITO PINDEMONTE, Prose e poesie campestri, I cimiteri, la traduzione dell’Odissea


MELCHIORE CESAROTTI, la versione italiana delle Poesie di Ossian,

12
UGO FOSCOLO

Padre veneziano e madre greca


Compiuti i primi studi nel seminario di Spalato, ritornò a Zante dopo la morte del padre e seguì
pio la madre a Venezia. Era abbracciato con grande entusiasmo le idee rivoluzionarie e
giacobine. Era costretto a rifugiarsi nel '96 sui Colli Euganei dove cominciò un romanzo
epistolare . Scrive anche il Tieste, una tragedia di stampo alfieriano e di spiriti giacobini. Ha
scritto l'ode A Bonaparte liberatore. Nel ottobre del '97 col trattato di Campoformio Napoleone
vendeva Venezia all'Austria. A Milano si legò d'amicizia col Monti e col Parini e diresse il
Monitore italiana. A Bologna cominciò la pubblicazione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis,
romanzo idealmente autobiografico, espressione degli ideali, delle speranze e delle angosce della
sua giovinezza. Ebbe travolgenti passioni per Isabella Roncioni e per Antonietta Fagnani Arese
1802, Le ultime lettere di Jacopo Ortis
1803, Milano, le Odi e i dodici Sonetti
Dal 1804 al 1806 visse nella Francia del Nord, dove conobbe una donna inglese Lady Fanny
Hamilton da cui ebbe una figlia. Ritornato in Italia, compose nel 1806 i Sepolcri.
Firenze, fra il '12 e il '13 compose la maggior parte del suo ultimo capolavoro, le Grazie. In
Inghilterra compose i suoi notevoli saggi critici su Dante, Petrarca e Boccaccio e sulla nuova
scuola drammatica italiana. Morì in miseria nel 1827. Le sue ossa furono sepolte nella Chiesa di
Santa Croce a Firenze accanto alle tombe di quei grandi che egli aveva celebrato nei Sepolcri.

Poetica
L’appassionata ricerca dell’origine e del significato dell’esistenza umana.
Aderisce alle dottrine sensistiche e materialistiche; ritiene valide e sicure solo le conoscenze che
derivano dai sensi e dalla ragione e concepisce l’universo come un ciclo di nascita, morte,
trasformazione della materia.
Visione dell’esistenza umana come un continuo errare senza scopo, un protendersi verso una
felicità irraggiungibile che termina nella morte nel nulla eterno.
Sentiva una sete d’ideali di verità, di giustizia, di bellezza, di libertà, di patria.
La poesia = la voce delle illusioni, la poesia fa vivere questi ideali nel mondo, gli rende eterni, e i
poeti li affermano.
Solo in questi valori e ideali si può trovare una ragione alla vita e l’unica possibile immortalità
consiste nel ricordo.

Le opere
Le ultime lettere di Iacopo Ortis - L'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1798 con il titolo
Vera storia di due amanti infelici, ma solo in parte è opera di Foscolo perché il poeta per le
vicende politiche era dovuto partire da Bologna lasciando l'opera incompleta e stampata a mezzo.
L'aveva completata un altro scrittore per permettere all'editore di mettere in vendita il libro.
Nel 1802 uscì il romanzo rivisto e terminato da Foscolo.

In seguito il romanzo veniva stampato prima a Zurigo nel 1816 con l'aggiunta di una lettera
polemica contro Napoleone, alcune modifiche più che altro di forma e una interessante "Notizia
bibliografica" e in seguito a Londra nel 1817.
Il romanzo si ispira alla doppia delusione avuta dal Foscolo nell'amore per Isabella Roncioni che
gli fu impossibile sposare e per la patria, ceduta da Napoleone all'Austria in seguito al Trattato di
Campoformio. Il romanzo ha, quindi, chiari riferimenti autobiografici.

13
Nella forma e nei contenuti è molto simile a I dolori del giovane Werther di Goethe. Tuttavia, la
presenza del tema politico, assai evidente nell'Ortis e appena accennato nel Werther segna una
differenza rilevante tra i due libri.

Dopo essere fuggito da Venezia in seguito al trattato di Campoformio, Jacopo si rifugia sui Colli
Euganei. Qui conosce Teresa, figlia del conte T., promessa sposa di Odoardo. Ne nasce un
passione travolgente che purtroppo viene ostacolata, sia dalla presenza del rivale che dalle
condizioni economiche ed esistenziali di Jacopo, costretto alla condizione di profugo
perseguitato. Il giovane inizia allora un disperato vagabondaggio che ha come meta Ferrara,
Bologna, Firenze, Milano, Genova. A Firenze sosta sulle tombe dei grandi in Santa Croce; a
Milano incontra uno sconsolato Parini. Quando Teresa si sposa, Jacopo, deluso non soltanto
dall'amore, ma anche dai suoi compatrioti, si suicida conficcandosi un pugnale nel petto.

Si tratta di un romanzo epistolare – Jacopo Ortis scrive le lettere all'amico Lorenzo Alderani. La
lettera di apertura del Romanzo. La lettera è indirizzata a Lorenzo Alderani, ed è stata scritta l'11
ottobre 1797. Jacopo fa riferimento a un sacrificio della patria, che può essere anche ricollegato al
Sacrificio religioso. Jacopo fa subito intendere di aver perso ogni speranza per la patria e per se
stesso, e dalla frase "aspetto tranquillamente la prigione e la morte" si conosce già l'esito del
romanzo. Fin dalle prime pagine quindi, il destino del protagonista è segnato.

La composizione delle Odi coincide con la composizione del romanzo; A Luigia Pallavicini
caduta da cavallo pubblicata nel 1800 e Alla amica risanata, nel 1802.

I sonetti - nel 1802 il Foscolo pubblicò a Pisa, nel Giornale dei letterati otto sonetti; ad essi nella
pubblicazione definitiva del 1803, pubblicata a Milano aggiunse i quattro sonetti che si usano
intitolare Alla sera, A zacinto, Alla musa, In morte del fratello Giovanni

Il carme Dei sepolcri fu scritto nel 1806, pubblicato a Brescia nel 1807. L'idea per la
composizione del carme venne al Foscolo dall'estensione all'Italia, avvenuta il 5 settembre del
1806, dell'editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), che aveva imposto di seppellire i morti al di
fuori delle mura cittadine e aveva inoltre regolamentato, per ragioni democratiche, che le lapidi
dovessero essere tutte della stessa grandezza e le iscrizioni controllate da una commissione
apposita. L'editto offre al poeta l'occasione per svolgere una densa meditazione filosofica sulla
morte e sul significato dell'agire umano.

Le Grazie è il titolo di un carme - incompiuto - composto nel 1812. Questo carme fu ispirato al
Foscolo dal gruppo scultorio delle Grazie, al quale lavorava Antonio Canova. L'opera si
propone di liberare gli uomini dalla loro materialità e di innalzarli dalla bassa natura originaria
alla bellezza di un mondo ingentilito dalle arti e dalla poesia.

Il carme si divide in 3 parti o inni:


- nel primo dedicato a Venere, dea della bellezza, l'azione si svolge in Grecia ed è cantata
l'origine divina delle Grazie e il passaggio progressivo degli uomini dallo stato primitivo alla
civiltà.

il secondo, dedicato a Vesta, dea dell'ingegno, tratta dei riti compiuti da tre sacerdotesse davanti
all'ara delle Grazie nel tempio di Bellosguardo, in Italia (le tre Grazie sono tre amiche del

14
Foscolo: Eleonora Nencini, Cornelia Martinetti, Maddalena Bignami, cioè la musica, la poesia, la
danza).

il terzo, dedicato a Pallade, dea della virtù, si svolge nell'isola di Atlantide, sperduta nell'oceano e
vietata agli uomini; in essa Pallade prepara un velo, simbolo delle arti, col quale le Grazie
potranno difendersi dai pericoli dell'amore violento e brutale.

Secondo uno schema interpretativo tradizionale, l'opera foscoliana si svolgerebbe secondo due
diverse linee di sviluppo, la linea "neoclassica" e quella "preromantica".
La prima direttrice della poesia foscoliana è dunque di tipo neoclassico, sia nelle forme che nelle
tematiche. Sorgendo dal terreno della primitiva influenza delle odi pariniane, si sviluppa
collegando le due odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All'amica risanata, con il carme
incompiuto Le Grazie. A questa linea si collega anche l'attività di Foscolo filologo, traduttore e
critico dei testi classici.

La seconda linea di sviluppo è caratterizzata dal prevalere dell'elemento drammatico e passionale,


ed è di chiara impronta preromantica. La concezione drammatica della storia e della politica
come negatività, regno della pura violenza che annula i valori ideali; il valore degli affetti e del
culto dei defunti; il potere eternante della poesia, capace di vincere la morte.

15
IL ROMANTICISMO

L’ITALIA DELLA RESTAURAZIONE

La restaurazione comincia con la caduta definitiva di Napoleone e il Trattato di Vienna nel


1815. Il trattato di Vienna rimise sul trono i vecchi regimi, diede all'Austria il predominio in
Italia. Il mito illuministico crolla, la Ragione si è rivelata incapace di dare agli uomini la felicita' e
la pace; la rivoluzione anche essa una delusione.

ROMANTICISMO E RISORGIMENTO

In Italia la sensibilità romantica si legò strettamente con la passione patriottica. Il Romanticismo


italiano coincide con il Risorgimento nazionale. La lotta per l'indipendenza della Patria fu un
fatto politico, morale e letterario.

CARATTERI GENERALI

Il romanticismo fu un complesso movimento culturale che produsse un profondo rinnovamento


nelle lettere, nelle arti, nella politica e nel costume. Dall'aggettivo romantic: cosa fantastica,
irreale, simile a quelle che avvengono nei romanzi, e quindi serve a definire una disposizione
d'animo fantasiosa e sentimentale. Dopo assunse il significato di «gotico, medioevale»
contrapposto al classico.
Germania, il 1798, la pubblicazione della rivista Athenaeum, i fratelli Schlegel. Nello stesso
anno, in Inghilterra i poeti William Wordsworth and Samuel Taylor Coleridge; La prefazione al
libro Ballate liriche.
Francia: il 1827 (forse anche prima);Victor Hugo; Prefazione al suo dramma Cromwell.
I primi manifesti romantici italiani sono del 1816. Il movimento può dirsi concluso intorno alla
metà del secolo, anche se molte sue istanze continuarono a incidere sulla letteratura posteriore.

Caratteri fondamentali
Lo spiritualismo: pervaso da un'ansia religiosa che si concreta nel ritorno alle fedi tradizionali, si
esalta il sentimento e la fantasia.
L'individualismo: l'eroe romantico: L’essere unico e irripetibile. L'individuo romantico spesso
appare chiuso in una tragica solitudine.
Lo storicismo: la tradizione come elemento essenziale nella vita dell'individuo e dei popoli.
Nasce di qui la rivalutazione del medioevo.

IL ROMANTICISMO E LA POESIA

La poesia è libera espressione del sentimento individuale, della forza più nativa e profonda
dell'animo.
la sincerità e la spontaneità creative del genio
la poesia «primitiva» delle nazioni ancora fanciulle
la poesia «popolare»,
il rifiuto romantico di tutte le poetiche
abolire l'imitazione, le regole desunte dai classici antichi.
LA POLEMICA CLASSICO ROMANTICA IN ITALIA

16
Milano – un gruppo di giovani, in gran parte amici e discepoli di Foscolo –vogliono un'arte
nuova. La lotta in due direzioni: cercano di assimilare la nuova cultura europea e rigettano il
classicismo, cioè il culto della perfezione formale. La battaglia fra classicisti e romantici: nel
1816; L’articolo di Madame de Stael, «Sulla maniera e utilità delle traduzioni» e apparso sulla
Biblioteca italiana. I classicisti accusarono la Stael; affermavano che soltanto nei classici si
trovava quella bellezza ideale e immutabile, la bellezza pura

Il conciliatore - il portavoce delle idee romantiche in Italia;


Giovanni Berchet – l’autore, che si cela dietro lo pseudonimo di Grisostomo ("bocca d'oro" in
greco), finge di scrivere al proprio figlio in collegio dandogli una serie di consigli letterari, il che
è occasione per un'esaltazione della nuova letteratura romantica, di cui Berchet riporta come
esempio la traduzione di due ballate del poeta tedesco G.A. Bürger, "Il cacciatore feroce" ed
"Eleonora", ispirate a leggende popolari germaniche.

La distinzione fra la «poesia dei moderni» e quella «degli antichi», la poesia dei vivi -
espressione della società, dall'altra parte c'e' la poesia dei morti - la letteratura archeologica, che
ripete idee, affetti delle generazioni precedenti.
In un certo periodo e per certi autori Romanticismo e Risorgimento finiscono per coincidere,
romantico e patriota diventano quasi sinonimi.

La prima generazione dei romantici italiani fu dal punto di vista letterario quella delle polemiche
attraverso le quali si definì l'ideale della nuova letteratura: una letteratura nazionale e popolare,
storico-patriottica, risorgimentale. Si fissarono i tratti di alcuni generi tipici del nuovo
movimento: il romanzo e il dramma storico, la lirica patriottica, la ballata storica e i libri di
memorie.

LA LIRICA PATRIOTICA

La tendenza di rappresentare la storia con il bisogno di sollecitare gli italiani, attraverso le opere
d'arte alle loro glorie passate, di renderli coscienti della loro unità di nazione.
Come il Foscolo aveva evocato le tombe di Santa Croce, così gli scrittori dei decenni seguenti si
rifecero al medioevo comunale, al Rinascimento con lo scopo di rievocare età di fatti gloriosi.
Eccitare l'amore patrio e di risvegliare il sentimento nazionale.

Giovanni Berchet - il maggior lirico patriottico


Alessandro Poerio
Goffredo Mameli - il suo inno Fratelli d'Italia è oggi l'inno nazionale ufficiale.

I garibaldini
La spedizione dei Mille dopo il 1860, la più ricca produzione memorialistica: si parla anzi degli
“scrittori garibaldini”.
La cosiddetta leggenda garibaldina. GIUSEPPE BANDI (I mille), EUGENIO CHECCHI
(Memorie di un garibaldino), ANTON GIULIO BARRILI (Con Garibaldi alle porte di
Roma), GIUSEPPE GUERZONI (Garibaldi) GIUSEPPE CESARE ABBA, Da quattro al
Volturno, Noterelle di uno dei Mille.

17
La spedizione dei Mille è un celebre episodio del periodo risorgimentale italiano, avvenuto nel
1860 allorquando un corpo di volontari, protetto dal Piemonte, al comando di Giuseppe
Garibaldi, partendo dalla spiaggia di Quarto (oggi Quarto dei Mille, a Genova) sbarcò in Sicilia
occidentale, e conquistò l'intero Regno delle Due Sicilie, patrimonio della casa reale dei Borbone.

La narrativa

Il romanzo
L’eredità dei modelli settecenteschi: I dolori del giovane Werther, l'Ortis, Le confessioni di
Rousseau, BYRON, I pelegrinaggio del giovane Aroldo.
'“eroe romantico” - la “delusione storica” una delusione che provarono tutti quelli che hanno
vissuto l’esperienza della rivoluzione. I tratti essenziali dell’eroe romantico: il disgusto della
realtà e la fuga nella natura o nel sogno, sofferenza e turbamento interiore, suicidio…..

Il romanzo storico; Walter Scott 1771-1832; Waverly; Ivanhoe - cerca eventi ed episodi
esemplari della storia politica e sociale del proprio paese allo scopo di celebrare un processo che
aveva portato alla formazione della moderna società inglese

Cesare Cantu' - Margherita Pusterla, Tommaso Grossi, amico del Manzoni. il romanzo Marco
Visconti, Massimo Taparelli D'Azeglio, genero del manzoni, Ettore Fieramosca del 1833 .
Francesco Domenico Guerrazzi.

La ballata romantica
La ballata storica un genere tipico del romanticismo; un componimento di carattere lirico -
narrativo nel quale il poeta riprendeva un avvenimento reale o leggendario, ma senza i nessi,
tipici del romanzo storico, fra ambiente e caratteri umani.
La satira - passione e impegno politico favorirono la nascita della satira nella quale emerse
Giuseppe Giusti - la sua fama fu legata soprattutto agli «scherzi», come lui stesso battezzò liriche
di carattere satirico, spesso a sfondo politico patriottico.

Niccolò' Tommaseo
Dizionario dei sinonimi (1830) Dizionario della lingua italiana (1856). Dizionario estetico,
Commento alla Divina commedia. il romanzo Fede e bellezza, raccolse e tradusse Canti
popolari toscani, corsi, illirici, greci.

Fede e bellezza
Il romanzo narra le vicende dell’amore e del matrimonio di Giovanni e Maria. Conosciutisi, i due
si innamorano e cominciano a confidarsi il loro passato, soprattutto le loro esperienze amorose.
Superati conflitti e tentazioni i due si sposano, e anche durante il matrimonio continuano a
confidarsi ogni più piccolo moto dell’anima. Nel finale Giovanni rimane ferito durante un duello
con un francese che ha insultato l’Italia; riesce a guarire, ma solo per assistere dolorosamente alla
malattia di Maria e alla sua morte, a causa della tisi.

18
I memorialisti

Silvio Pellico (1789-1854), Le mie prigioni


Carlo Bini, Manoscritto di un prigioniero,
Massimo D'Azeglio, Miei ricordi
Luigi Settembrini- Le ricordanze della mia vita
i romanzi di Giovanni Ruffini (1807-1881).

Il teatro

Rilievo assai scarso ebbe nella prima metà del secolo il teatro, specialmente quello comico. I
romantici mirarono a una tragedia storica, capolavoro del genere furono le tragedie del Manzoni
per la forte personalità dell'autore. Fra gli altri scrittori di tragedia va citato Silvio Pellico di cui
fu particolarmente famosa Francesca da Rimini.
In realtà il genere teatrale veramente vivo e fecondo del primo ottocento fu il melodramma.

GIACOMO LEOPARDI

LA VITA

Recanati il 29 giugno 1798; Il conte Monaldo e la marchesa Adelaide Antici. Era “bambino
prodìgio”. Amori: La cugina Gertrude Cassi Lazzeri; Teresa Fattorini, forse Silvia da A
Silvia, Maria Belardinelli, forse la Nerina delle “Ricordanze.
Recanati: il “borgo selvaggio”. Tentò la fuga da casa. Il progetto fu però sventato dal padre e solo
tre anni dopo, nel 1822, egli ottenne il permesso di recarsi a Roma presso lo zio materno Carlo
Antici. Ma solo sei mesi dopo decise di ritornare a Recanati.

Nel 1825 ebbe l'invito di recarsi a Milano per curare l'edizione delle opere di Cicerone. Ben
presto, a causa del clima non idoneo alla sua malferma salute, abbandonò la città lombarda e
visse alcuni anni fra Bologna, Recanati, Firenze (ove conobbe il Manzoni, il Niccolini, il
Capponi, il Colletta ed il Tommaseo) e Pisa.

Nel 1833 si stabilě a Firenze nella casa dell’esule napoletano Antonio Ranieri che seguì poi a
Napoli. Concluse la sua vita terrena all'età di soli 39 anni il 14 giugno 1837.

La poetica

La Natura (la forza che dispone e regola la vita dell'universo)


Il pessimismo storico
Il pessimismo cosmico

L. aderě alle tesi di sensismo, che svolse poi, a partire dal 1824 in direzione materialistica
Il piacere = supremo fine dell’uomo
Il piacere tende all’infinito -> scontro con la limitezza della vita nello spazio e nel tempo.

19
La Natura (la forza che dispone e regola la vita dell’universo) vista come una madre amorosa.
La colpa della tristezza sta nell’incivilimento, nello sviluppo della razionalità che limita il
sentimento e l’immaginazione. I popoli classici vivevano una vita intensa, mentre con il
progresso della ragione, culminato nel razionalismo del Settecento l’uomo si rinchiude
nell’egoismo, nella solitudine.

Pessimismo storico – legato ad una precisa realtà temporale, l’età moderna

Il pessimismo cosmico
A partire del 1824 l’idea di Natura si sdoppia – la Natura = una forza meccanica e fatale, intesa
soltanto al ciclo perenne di trasformazione della materia. L’uomo non è più nulla, non sa nulla,
non ha nulla da sperare dopo la morte. L’infinito bramato dall’uomo è solo ciò che non esiste, il
nulla. Il piacere è soltanto parziale e momentanea cessazione del dolore. L’esistenza è un “arcano
mirabile e spaventoso”, un essere per il nulla.

La natura - il ciclo perenne di nascita, di morte, distruzione e trasformazione senza un perché che
l'uomo possa comprendere. L'unica cosa che l'uomo possa fare è avere coraggio di guardare in
faccia il proprio destino, trovare nel dolore comune una fraternità vera con gli uomini, unirsi con
loro per costruire un mondo umano di affetti, di solidarietà, d’ideali contro quello impostoci dalla
Natura.

I CANTI
I Canti sono complessivamente quarantuno.

I primi canti
Nel 1816 il Leopardi compose una cantica in cinque canti in terzine (sul modello di Dante e del
Petrarca dei “Trionfi”), intitolata “Appressamento della Morte”. L’amore per la cugina Gertrude:
“Il primo amore”, “Dove son? dove fui?”

Le canzoni patriottiche
Verso la fine del 1818 il Leopardi, che ormai aveva maturato la cosiddetta conversione politica
e da reazionario s'era fatto liberale e patriota, compose le due famose canzoni patriottiche,
“All'Italia” e “Sopra il monumento di Dante”

I piccoli idilli
Appartengono agli anni che vanno dal 1819 al 1821 i cosiddetti “piccoli idilli” e cioè
“L'infinito”, “La sera del dì di festa”, “Alla luna”, “Il sogno” e “La vita solitaria”.
L’idillio è un componimento poetico che rappresenta un piccolo quadro di vita campestre; un
quadretto georgico, bucolico con atmosfera di pacata serenità.

Le canzoni storico-filosofiche
Segue un gruppo di canzoni storico-filosofiche nelle quali il Poeta condanna severamente la
ragione e la civiltà che hanno corrotto il genere umano ed esalta le età primitive ed eroiche.
“Ad Angelo Mai”, “Nelle nozze della sorella Paolina”, “Bruto minore”, “Alla primavera o delle
favole antiche, “Ultimo canto di Saffo” e l’“Inno ai Patriarchi”. L’ultima delle canzoni di questo
ciclo fu composta nel 1823 ed è dedicata “Alla sua donna”.

20
I grandi idilli

Sempre a Pisa, nello stesso anno 1828, il Poeta schiverà una delle sue poesie più belle, A Silvia,
il primo dei “Grandi Idilli”, cui seguirono, tra il 1829 ed il 1830, gli altri cinque composti a
Recanati: il Passero solitario, le Ricordanze, la Quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio,
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia.

Questi canti, scritti “in sedici mesi di notte orribile”, costituiscono il capolavoro del Leopardi.
Nei grandi idilli il Leopardi confonde il suo dolore con quello universale, che “canta” ispirandosi
ai cari ricordi della fanciullezza.

Dopo i grandi Idilli, i cinque canti del cosiddetto “ciclo di Aspasia”, dedicato a una bellissima
colta signora, Fanny Targioni Tozzetti, della quale si invaghì perdutamente. Nel 1836, non
lontano dalla morte, il Leopardi compose La ginestra o il fiore del deserto, Il tramonto della
Luna.

Operette morali: 26 componimenti in dialogo o in prosa (Storia del genere umano, Dialogo della
Natura e di un’Anima, Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, Dialogo della
Natura e di un Islandese, Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere)

Lo Zibaldone (raccoglie appunti di varia natura)


I pensieri
L’epistolario (comprende più di 900 lettere)

21
ALESSANDRO MANZONI

LA VITA

Nacque a Milano nel 1785 da una relazione extra-matrimoniale tra Giulia Beccaria e Giovanni
Verri, fratello di Alessandro e Pietro (noti esponenti dell'Illuminismo). Immediatamente
riconosciuto dal marito di Giulia Beccaria (Pietro Manzoni). Aveva l’educazione rigidamente
cattolica. Nel 1805 si trasferì a Parigi, dove risiedeva la madre insieme con il suo compagno,
Carlo Imbonati, che morì nello stesso anno. Proprio in onore di lui il Manzoni compose il carme
In morte di Carlo Imbonati. Rientrato a Milano nel 1807, incontrò e si innamorò di Enrichetta
Blondel, con la quale si sposò con rito calvinista e dalla quale ebbe ben dieci figli (otto dei quali
gli morirono tra il 1811 e il 1873)

La conversione

Nel 1810 in occasione delle nozze di Napoleone con Maira Luisa, il M smarrisse la moglie nella
folle parigina e perso dal panico si rifugiasse nella chiesa di San Rocco, convertendosi
miracolosamente. Regolarizzo il matrimonio secondo il rito cattolico e poco dopo (sempre nel
1810) assieme alla madre e alla moglie si converti al cattolicesimo. La conversione fu un evento
decisivo perché il M visse intensamente e coerentemente il suo cattolicesimo per tutto il resto
della vita e ne fu influenzato anche nella composizione delle sue opere letterarie.
Con il definito rientro a Milano nel 1810, inizia per il M il periodo di più intensa attività
letteraria, in cui scrive tutte le opere maggiori.

Negli anni del “Conciliatore” il M appoggia dall’esterno il gruppo, rifiutandosi però di scrivere
sul foglio azzurro, probabilmente per l'avversione nei confronti della polemica, la volontà di
starsene in disparte e la propensione alla vita meditativa e contemplativa.

Nel 1860 viene nominato senatore del Regno d’Italia. In seguito presiede la Commisione per
l’unificazione della lingua, per cui nel 1868 stende una relazione in cui sintetizza le sue idee
linguistiche.
Muore a Milano nel 1873 nell’anniversario della sua scomparsa viene eseguita nella Chiesa di
San Marco la Messa da requiem composta da Giuseppe Verdi.

LE OPERE

Gli Inni sacri - progetta una serie di dodici Inni sacri dedicati alle festività fondamentali della
liturgia cattolica. Tre il 1812 e il 1815 ne vengono composti 4: Il Natale, La Passione, La
Resurrezione, Il nome di Maria. A partire del 1817 inizia la composizione del quinto La
Pentecoste

La lirica storica e patriottica


Aprile 1814, Marzo 1821 – canzoni in cui afferma con accento solenne il sacro diritto degli
italiani di riavere la loro patria. Il Cinque Maggio, l'altra grande ode del Manzoni, è ispirata alla
figura di Napoleone.

22
I promessi sposi

La prima redazione del romanzo nel 1823 intitolata Fermo e Lucia; a esso sei aggiungeva una
Appendice storica su la colonna infame, con la storia documentata dei processi agli untori durante
la peste del 1630
La vicenda narra dell'intentato processo a Milano, durante la terribile peste del 1630, contro due
presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, in
seguito ad un'accusa - infondata - da parte di una "donnicciola" del popolo, Caterina Rosa.

Il processo, svoltosi storicamente nell'estate del 1630, decretò sia la condanna capitale di due
innocenti, Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere) sia la
distruzione della casa di quest'ultimo. Come monito, venne eretta sulle macerie dell'abitazione del
Mora la "colonna infame", che dà il nome alla vicenda.

La riscrittura e la ristrutturazione che portano all’edizione del 1827 intitolata I Promessi Sposi:
solo la storia nelle sue linee portanti è la medesima, diversi sono la caratterizzazione dei
personaggi, la disposizione e concatenazione dei vari episodi (intreccio), i modelli cui il M pare
ispirarsi, molte implicazioni di carattere estetico, culturale, ideologico, tanto che molti parlano di
due romanzi diversi.
Una nuova revisione del romanzo di tipo quasi esclusivamente linguistico. Effettua un viaggio a
Firenze per “risciacquare i panni in Arno” -> elimina una parte di lombardismi, cerca di adattare
il linguaggio del romanzo all’uso fiorentino.

Il romanzo appare in dispense tra il 1840 e il 1842 (la cosiddetta quarantana)


La vicenda è ambientata in Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola.
I protagonisti sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani che vivono in un paesino
non identificato nei pressi del lago di Como, allo sbocco del fiume Adda (forse Olate, forse
Acquate, oggi sobborghi di Lecco). Ogni cosa è pronta per il loro matrimonio quando un
signorotto del luogo, il potente don Rodrigo, scommette con il cugino Attilio che riuscirà ad
impossessarsi di Lucia.
Nell'Introduzione al romanzo immagina di averlo trascritto da un manoscritto seicentesco, il cui
autore dichiara che egli, incapace di narrare le imprese dei «principi e potenti e qualificati
personaggi» si limiterà a scrivere di «fatti memorabili accaduti a gente di piccol affare».

In un inciso del capitolo 37 il narratore afferma che probabilmente l’anonimo secentista di cui
nell’introduzione dice di aver trovato e rielaborato il manoscritto – ha sentito direttamente
raccontar la storia da Renzo.
Siamo così invitati a immaginare che si attui una catena narrativa Renzo – Anonimo –
Manzoni: i Renzo racconta, l’Anonimo rielabora e commenta i fatti sulla base de resoconto
di Renzo, il M trova un manoscritto dilavato di cui rifà la “dicitura”, sostituendo ai
commenti dell’Anonimo i propri.
Si tratterebbe di una narrazione stratificata, i tre narratori, un popolano di scarsa cultura del
600, un letterato del 600 e un uomo colto dell’800, rappresentano comunque
emblematicamente le tre mentalità, i tre sistemi ideologici, le tre concezioni del mondo che
dominano e si intrecciano nel corso del romanzo

23
La poetica del Manzoni

La poesia deve proporsi «Il vero per oggetto, l'utile per scopo e l'interessante per mezzo». Nella
meditazione manzoniana, però utile e interessante vengono a essere quasi delle sottospecie del
«vero». L'utile coincide con la moralità, in senso rigorosamente cristiano: impone cioè alla poesia
il compito di formazione delle coscienze, attraverso l'approfondita meditazione sull'uomo, sulla
sua anima, sulla sua vita.
Per Manzoni soltanto la verità può realmente interessare l'uomo e soltanto essa può procurargli
un piacere non effimero. L'interessante sarà dunque un argomento non fabbricato dall'autore ma
desunto dalla vita e dalla storia dell'uomo.

Manzoni anche distingue il vero poetico dal vero storico. Dal punto di vista manzoniano lo
storico deve darci la conoscenza dei fatti, la loro concatenazione e la loro successione
cronologica, il poeta mediante la sua profonda conoscenza del cuore umano deve ritrovare
nell'anima dell'uomo il significato della storia. Il vero storico serve al poeta come mezzo per
ritrovare l'autentica verità della psicologia umana. L'arte guarda là dove storiografia non
arriva. Cioè nel fondo delle coscienze.

È un romanzo storico. Prima perché attorno alle vicende di due protagonisti ricostruiva la
condizione umana della Lombardia intorno al 1630, negli anni del dominio spagnolo; e poi il
romanzo si riallacciava programmaticamente al «romanzo storico», il cui gusto, a opera dello
scozzese Walter Scott, si diffondeva allora in Europa.

Misto di storia e di invenzione, il romanzo fu per il Manzoni narrazione di una vicenda privata
sullo sfondo delle vicende di un paese e un popolo; e già in questo legame stretto fra la «grande»
e la «piccola» storia e’uno degli aspetti innovatori del libro. L'umile vicenda privata di Renzo e
Lucia appare tutt'uno con le vicende della Lombardia spagnola, l'intreccio e lo scioglimento della
loro storia d'amore non sarebbero possibili o comprensibili senza i tumulti della fame a Milano, la
guerra del Monferrato, la calata dei lanzichenecchi, la peste.

Lanzichenecchi erano dei soldati mercenari di fanteria provenienti dalle regioni del Sacro
Romano Impero, che combatterono tra la fine del XV e la fine del XVII secolo. Così in un certo
momento il villaggio cede il posto a Milano, i piccoli intrighi, le prepotenze meschine di don
Rodrigo, la passività timorosa di un curato di campagna fanno largo agli intrighi della grande
politica, al conte zio, al padre provinciale, al governatore di Milano; l'amore di due giovani
contadini è intricato con le passioni di grandi e potenti: il romanzo dove si parla di promessi
sposi, non e' soltanto la storia di un matrimonio contrastato ma diventa il poema della Lombardia
affamata e in tumulto, corsa dagli eserciti stranieri, devastata dalla peste, l'epopea di un popolo
oppresso e dei suoi oppressori.

Al centro di quest'epopea sono Renzo e Lucia, due popolani, il che vuol dire che, per la prima
volta in un'opera d'arte italiana «tragica e alta», il terzo stato si arrogava la parte del protagonista
- un aspetto innovatore del libro. Con questa innovazione proseguiva il processo di
democratizzazione della letteratura: non più al centro dell'opera d'arte abbiamo «grandi»
personaggi ed eventi di portata storica, ma uomini di ogni giorno e casi quotidiani. Gli umili
manzoniani non stanno al centro di una commedia, ma al centro di un romanzo, cioè del genere

24
considerato nell'Ottocento il più tragico, il più alto, o come ha detto Hegel il romanzo era «la
moderna epopea borghese», il genere più stimato.

Dato che gli «eroi» del romanzo sono gli umili, Manzoni nel raccontare la storia, e nel descrivere
i personaggi assume il criterio di giudizi dei suoi umili - la storia e i personaggi sono giudicati dal
punto di vista degli umili. Così gli uomini e le vicende del libro sono guardati dal punto di vista
non di valori terreni, ma di quelli democratici ed eterni, annunciati dal Cristo.

IL SECONDO ROMANTICISMO E LA SCAPIGLIATURA

Una prima generazione o fase fra il '15 e il'40;


Una seconda fra il '40 e il '60;
Una terza o come si suole chiamare la «scapigliatura» milanese, che si spinge con gli anni oltre
il '60.
Emilio Praga, Arrigo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Giovanni Camerana
Questi giovani rappresentano una prima reazione contro lo squallore delle vita e dell’arte.
Questi giovani intellettuali ribelli, decisamente ostili alla vita improntata ad una falsa dignità
morale, sostanzialmente vuota ed inutile.

Il termine la scapigliatura è usato per la prima volta in un romanzo di Cletto Arrighi, a tradurre il
francese Bohème. La scapigliatura è un fenomeno di anarchismo borghese, frutto di un
disorientamento simile a quello avuto dopo la rivoluzione francese.
Gli «scapigliati» - gli intellettuali che non accettano e non intendono le strutture borghesi, nelle
quali vedono la negazione dei loro ideali di arte. Si ribellano anarchicamente alla società
contemporanea. La scapigliatura - un fatto essenzialmente milanese

Vogliono essere ribelli nell’arte e nella vita alla letteratura ufficiale, cioè al manzonismo e al suo
spirito cristiano, alla retorica patriottica e ad ogni conformismo letterario o di costume.
Proclamano che la poesia è indipendente da ogni finalità educativa, denunciano la solitudine del
poeta nella società moderna. Ricerca di un linguaggio parlato con frequenti influssi dialettali.

25
Il verismo e Giovanni Verga

Il verismo

Il verismo - movimento letterario la cui poetica si venne elaborando intorno al 1870; è legato al
naturalismo francese, risente anche l'influsso del realismo inglese, e di quello russo. Il precursore
del naturalismo francese H. Balzac - La commedia umana
Uno studio scientifico della società e della psicologia umana

Lo studio DISINTERESSATO del documento umano; l'arte è rappresentazione oggettiva,


disinteressata della verità, il canone dell'impersonalità';
Ippolito Taine: l'uomo è il prodotto di tre elementi: di razza, milieu e momento - il fattore
ereditario, ambiente sociale e momento storico. L'uomo è determinato dalla sua provenienza,
dall'ambiente sociale e dal momento storico in cui nasce.

Un ambiente di solito ristretto, spesso regionale, l’ambiente studiato e descritto con minuzia
attenta, lo scopo di cogliere i tratti caratteristici che determinano il comportamento degli uomini.
I protagonisti inseriti in quell'ambiente; le condizioni familiari; le condizioni economiche; le
descrizioni di ambienti naturali o umani, descrizioni precise e minuziose.
L'impersonalità dell'autore- lascia parlare le cose, non analizza i personaggi

GIOVANNI VERGA

Nato a Catania nel 1840, fu il massimo esponente del verismo. La sua prima formazione
romantico-risorgimentale si svolse a Catania, dove abbandonando gli studi giuridici, decise di
dedicarsi esclusivamente alla letteratura. Trasferitosi a Firenze nel 1865 compose i suoi primi
romanzi Una peccatrice e Storia di una Capinera. Dopo a Milano frequentò l'ambiente degli
Scapigliati, rappresentando in modo fortemente critico il mondo aristocratico-borghese.

Già nel 1874, contemporaneamente alla pubblicazione di romanzi mondani, escono la novella
Nedda e il bozzetto Padron ‘Ntoni dove, per la prima volta, i protagonisti sono di umili
condizioni economiche inseriti nella dura realtà di un piccolo paese siciliano. Il 1878 è, però,
l’anno chiave nella svolta letteraria di Verga, in cui una serie di eventi contribuiscono al
cambiamento. Appaiono le novelle Rosso Malpelo e Fantasticheria, dove l’autore dichiara
esplicitamente la sua nuova poetica.

Oltre alle due raccolte di novelle (Vita dei campi; Novelle rusticane) concepì un ciclo con il titolo
I vinti, articolato in 5 romanzi, i quali avrebbero dovuto studiare i vinti nella lotta per il progresso
in cinque fasi diverse.
I Malavoglia sono la storia di una famiglia di poveri pescatori i cui membri sono sconfitti nel loro
sforzo per uscire dalla miseria; è la lotta per il progresso allo stato elementare. Mastro don
Gesualdo è la sconfitta di chi, vinta la battaglia per una migliore condizione economica, aspira
alla promozione sociale e spera di conquistarla attraverso un matrimonio che lo apparenti alla
nobiltà di un grosso borgo di provincia.

26
I tre romanzi non scritti - conosciamo solo un capitolo del terzo romanzo del ciclo - dovevavno
narrare la sconfitta nella vanità aristocratica (La Duchessa di Leyra), la sconfitta nelle ambizioni
politiche tese alla conquista del potere (L'onorevole Scipioni), la sconfitta nella piu' alta
ambizione possibile, nell'aspirazione dell'artista alla gloria (L'uomo di lusso).

Rappresenta un mondo di primitivi in lotta con il destino avverso cui inesorabilmente


soccombono quando si staccano dalla religione, dalla famiglia e dal lavoro. Il linguaggio
verghiano è arditamente innovatore: dando spazio al linguaggio dialettale riesce a raggiungere
effetti di grandiosa coralità. Alla produzione narrativa si accompagnò quella teatrale, connotata
sempre da una intensa drammaticità (Cavalleria rusticana, 1884; La lupa, 1884; In portineria,
1885; Dal tuo al mio, 1903).
Lo scrittore muore nella sua città natale nel 1922.

La tecnica dell'impersonalità
Il più importante punto in comune è la tecnica dell’impersonalità nel racconto: i personaggi
sembrano rivelarsi da soli attraverso i loro comportamenti e le loro azioni. Con questo metodo il
narratore è invisibile e prende in prestito, di volta in volta, la voce dei personaggi attraverso il
discorso diretto o il discorso indiretto.

La sua figura è parte integrante dell’ambientazione e ragiona con gli stessi criteri con cui
ragionano i personaggi facendo in modo che il lettore riesca a crearsi un’idea di loro non mediata
dal narratore. Inoltre la storia segue il naturale corso degli eventi e si costruisce da sola,
basandosi direttamente sui comportamenti dei soggetti narrati.

L'utilizzo del discorso indiretto libero

Verga, anche nella lingua, perseguì un'aderenza assai rigorosa ai personaggi e all'ambiente
utilizzando il discorso indiretto libero. Il discorso indiretto libero è una variante del discorso
indiretto che fonde le regole del discorso diretto e di quello indiretto in una forma ibrida.
Esso era ben noto sin dagli scrittori classici e viene chiamato libero perché non viene in esso
utilizzato quel legame tra discorso del narratore e discorso del personaggio che è il verbo di
"dire" o "pensare".

Nel caso del discorso indiretto libero, nessun preciso "segnale" grammaticale indica il momento
del passaggio tra i due discorsi. Infatti in apparenza sembra essere il narratore che continua a
"vedere" e a "pensare", ma in realtà è il personaggio.

La tecnica dello straniamento

La tecnica dello straniamento "... consiste nell'adottare, per narrare un fatto e descrivere una
persona, un punto di vista completamente estraneo all'oggetto" e questo procedimento narrativo
lo troviamo usato in larga misura nelle opere veriste del Verga.

La definizione di straniamento venne data dai formalisti russi degli anni venti che adottano, per
narrare un fatto e descrivere una persona, un punto di vista completamente diverso.

27
Un esempio è il racconto di Tolstoj, il protagonista, un bellissimo cavallo, che è perplesso
sull'uso che gli uomini fanno del linguaggio e soprattutto delle parole mio, mia, miei, giungendo
alla conclusione che i cavalli sono superiori agli uomini per la loro capacità di riflettere sui fatti e
non sulle parole. Come risultato si ottiene quello di far apparire insolite e incomprensibili cose
normali, o viceversa, solo perché presentate attraverso un punto di vista estraneo.

LA NARRATIVA VERISTA

Luigi Capuana, Marchese di Roccaverdina,


Federico de Roberto, i Viceré,
Matilde Serao
I toscani: Mario Pratesi e Renato Fucini; il milanese Emilio de Marchi.

LA LETTERATURA PER L’INFANZIA

Edmondo de Amicis, il Cuore (1886)


Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio (1881-1883)

GRAZIA DELEDDA
(1871-1936)
Canne al vento, Cenere, Colombi e sparvieri, Marianna Sirca, La madre, Il segreto dell'uomo
solitario, Cosima.
1926 premio Nobel

28

Potrebbero piacerti anche