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Caterina Maria Romula di Lorenzo de' Medici, meglio nota come Caterina de' Medici (Firenze, 13 aprile 1519 – Castello di Blois, 5
gennaio 1589), fu regina consorte di Francia dal 1547 al 1559 come sposa di Enrico II di Francia.
Figlia di Lorenzo II de' Medici, duca d'Urbino, e di Madeleine de la Tour d'Auvergne, nelle sue vene scorreva sangue francese e italiano. Sembra
che il nome Caterina le sia stato dato in memoria di Caterina Sforza, la madre di Giovanni dalle Bande Nere, il quale aveva sposato Maria
Salviati, riunendo così i due rami della famiglia Medici. Il suo bisnonno paterno era Lorenzo il Magnifico e il papa Leone X, quindi, era suo
prozio.
All'età di 14 anni venne data in sposa al secondo figlio del re di Francia Francesco I, il futuro re Enrico II. Fu madre di tre sovrani
francesi: Francesco II di Francia, Carlo IX di Francia ed Enrico III di Francia. Caterina de' Medici è una figura emblematica del XVI secolo. Il
suo nome è legato alle guerre di religione contro le quali ha lottato tutta la sua vita. Sostenitrice della tolleranza civile, tentò numerose volte di
seguire una politica di conciliazione con l'aiuto dei propri consiglieri, fra cui il celebreMichel de l'Hôspital.
Una leggenda nera ne ha fatto una persona austera, attaccata al potere e persino malvagia. Caterina de' Medici è stata poco a poco rivalutata dagli
storici che oggi riconoscono in lei una delle più grandi regine di Francia. Il suo ruolo nel massacro della notte di San Bartolomeo tuttavia
contribuisce ancora oggi a farne una figura controversa.
La giovinezza
Caterina Maria Romula di Lorenzo de' Medici nacque a Firenze il 13 aprile 1519. Qualche giorno dopo la bimba rimase orfana di entrambi i
genitori. Ancora in fasce Caterina venne portata a Roma dove venne inizialmente affidata alla nonna paternaAlfonsina Orsini, alla morte della
quale subentrarono le zie Lucrezia Salviati e Clarice Strozzi.[2]Nel 1523 suo zio venne eletto papa con il nome di Clemente VII: per il pontefice
la nipote rappresentava un'importante pedina politica. Nel 1525 Caterina, a sei anni, venne riportata a Firenze assieme ai due
cugini Alessandro e Ippolito, due giovani Medici illegittimi.[3] Nel 1529, dopo la discesa dei Lanzichenecchi e il saccheggio di Roma, Caterina
venne presa in ostaggio dai fiorentini che si erano ribellati alla famiglia Medici e tenuta prigioniera nel monastero delle Murate. La giovane venne
liberata in seguito agli accordi che segnarono la fine dell'assedio di Firenze. Caterina lasciò nuovamente Firenze e ripartì per Roma, sotto stretto
ordine dello zio, dove riscosse un grande successo in società; la sua attrazione per le cose belle e raffinate, e la sua accurata educazione la resero
assai piacevole ai nobili romani. Pure il papa, sinceramente affezionato a lei, la teneva in grande considerazione.[4] In questo periodo, Caterina
apprese che erano in corso delle trattative per il suo matrimonio. Alla fine, dopo aver ponderato a lungo sulla sua decisione, il pontefice
scelse Enrico di Valois, secondogenito di Francesco I come sposo di Caterina.
Il matrimonio di Caterina
Clemente VII accompagnò la nipote a Marsiglia dove si celebrò la cerimonia nuziale. Caterina si innamorò immediatamente,[5] Enrico, invece,
distolse lo sguardo da lei: la fiorentina era piccola di statura e tozza, con lineamenti marcati e gli occhi sporgenti.[6] Il matrimonio celebrato il 28
ottobre 1533 ed organizzato da Francesco I fu splendido: la sposa apparve con indosso una veste di broccato d'oro su un cavallo coperto da un
manto d'argento.[5] Verso mezzanotte, dopo un grandioso banchetto, la giovane coppia si ritirò nella camera nuziale: il matrimonio venne
consumato la prima notte di nozze. Sia il re che il papa, dopo aver constatato che il matrimonio era stato consumato, ritennero l'accordo concluso.
A Parigi finì presto la felicità. L'aristocrazia iniziò a lamentarsi di quella che veniva definita da tutti una misera mesalliance. La giovane Medici imparò
in fretta sia le abitudini di corte, sia un francese impeccabile (l'unico neo rimase un leggero accento italiano nella pronuncia che contribuiva a
ricordare che fosse una "straniera"[7]), si mostrò allegra, compiacente, affettuosa, modesta ed obbediente.[8] Caterina riuscì anche a stabilire
un'ottima intesa con le altre donne della famiglia reale: con la regina Eleonora, con la colta Margherita di Navarra, sorella del re e con la
cognata Margherita di Francia. Allo stesso modo, riuscì a farsi benvolere da Francesco I che rimase conquistato dall'attaccamento che gli dimostrava
Caterina concedendole di entrare nella sua cerchia di favoriti.[8]
La morte di papa Clemente VII il 25 settembre 1534 minò ulteriormente la fragile posizione di Caterina alla corte di Francia: il successivo
pontefice Paolo III ruppe l'alleanza con la Francia e rifiutò di versare l'enorme dote di Caterina.[9]
Delfina di Francia
A differenza degli altri membri della famiglia reale, il principe Enrico non mostrò alcun interesse per la moglie, cominciando anzi a mostrarlo
per Diana di Poitiers.
La posizione di Caterina si aggravò ulteriormente quando la morte inaspettata del delfino Francesco fece di Enrico e Caterina gli eredi al trono
francese. A quel punto anche la disparità di condizione tra i due sposi apparve ancora più scandalosa poiché Caterina non era di origine nobile, ma
"soltanto" una Medici (di estrazione borghese).[8]
La situazione divenne ancora più opprimente quando nel 1537 Enrico, mentre combatteva in Italia per conquistare il ducato di Milano, ebbe
una figlia da una fanciulla italiana. La notizia dilagò a corte e Caterina venne indicata come unica responsabile della sterilità della giovane coppia. La
giovane Medici si vide perduta perché «ci furono molte persone che incitavano il re e il signor delfino suo marito a ripudiarla, perché la Francia
aveva bisogno di un erede» scrisse Bratôme.[10] Caterina venne però inaspettatamente aiutata da Diana di Poitiers e Anne d'Étampes, l'amante di
Francesco I, le quali la appoggiarono solamente per scopi personali.[11] Conscia del precario equilibrio in cui si trovava, Caterina chiese aiuto al re
Francesco I che le dette il suo appoggio: «Figlia mia, Dio ha voluto che voi foste mia nuora e la moglie del delfino, io non voglio diversamente».[12]
Mentre il rapporto fra il delfino e Diana di Poitiers cessava di essere platonico, Caterina cominciò a frequentare alchimisti per guarire dalla sua
sterilità. Infine Diana di Poitiers le consigliò di consultare il medico di corte Jean Fernel che individuò un'anomalia fisica nell'organo sessuale di
Caterina.[13] Seguendo i consigli del medico, Caterina rimase finalmente incinta.
Il 19 gennaio a Fontainebleau Caterina dette alla luce un figlio maschio che venne battezzato Francesco. Dopo il primo parto ne sarebbero seguito
ben nove. In seguito Francesco I ascoltò con sempre maggior interesse le idee della nuora riguardo agli affari di stato. Alla morte del re, per il quale
nutriva un'incondizionata ammirazione, Caterina si addolorò molto.[14]
Regina di Francia
Alla morte di Francesco I, Caterina ottenne dal marito la possibilità di elargire gratifiche e posizioni privilegiate a tutti gli amici fiorentini che
l'avevano seguita in Francia.[15] L'unico cruccio della regina rimase Diana di Poitiers che venne insignita di tutti gli onori ed accrebbe sempre di più il
proprio ascendente sul re, ottenendo anche l'incarico di educare i figli dei sovrani.[16] L'amante cominciò però a diffidare sempre di più
dell'ostentata riservatezza e sottomissione che mostrava Caterina e così, temendosi un po' reciprocamente, le due donne cercarono di ottenere ciò
che volevano mostrando in pubblico un rapporto quasi civile, che a corte non mancava di destare stupore.[17]Nel ruolo di regina, Caterina ebbe cura
soprattutto per l'arte, dedicandosi alle ricette dei convivi, alle danze e soprattutto all'utilizzo dei profumi esclusivamente creati per lei. [18] Il 10
giugno 1549 Caterina venne consacrata regina di Francia nella basilica di Saint-Denis. Pure in questa occasione Diana di Poitiers fu in una
posizione di primissimo piano durante tutta la cerimonia. Sei giorni dopo Caterina affiancò il marito nell'ingresso trionfale a Parigi dove la coppia
reale viene accolta con gioia dalla popolazione.[19]A partire dal 1552 Enrico II riprese le guerre nell'est del regno contro Carlo V. Durante questo
periodo, Caterina venne nominata reggente e controllò l'approvvigionamento e i rinforzi delle armate con l'aiuto del conestabile Anne de
Montmorency.[20] Dopo la disfatta di San Quintino, su ordine del re, Caterina si recò personalmente al consiglio municipale di Parigi e chiese
denaro e uomini per continuare la campagna in Italia, ottenendoli.[21] Dopodiché la sovrana tornò nuovamente in ombra, astenendosi dall'entrare in
fazioni o intrighi, ma ormai la sua figura era cambiata agli occhi del re e l'importanza di Caterina aumenterà come viene dimostrato dalla sempre
maggiore attenzione degli artisti verso di lei.[22]La situazione politica si ristabilì nel 1558: a gennaio venne riconquistata Calais e in aprile vennero
celebrata le nozze del delfino con Maria Stuart.[23] Un anno dopo, nel 1559 venne firmata la pace di Cateau-Cambrésis: con questo trattato la
Francia recuperava i territori persi durante la guerra rinunciando in cambio alle conquiste nella penisola italiana. Scrisse Bratôme: «Con un tratto di
penna dovemmo rendere tutto, furono imbrattate e annerite con quattro gocce d'inchiostro tutte le nostre belle vittorie passate.»[24]Il 10
luglio 1559 Enrico II morì in seguito ad una ferita all'occhio, ricevuta durante una giostra contro Gabriel de Montgomery, organizzata in
occasione del matrimonio della figlia Elisabetta con Filippo II di Spagna, celebrato per procura in quei giorni. Caterina, per manifestare il proprio
dolore, assunse un lutto strettissimo decidendo di vestirsi di nero per piangere la morte del "marito" e non quella del "re" (all'epoca infatti il lutto
regale si esprimeva solitamente con il bianco).[25] Secondo le usanze dell'epoca Caterina per esprimere il suo lutto scelse un simbolo: una lancia
spezzata e un motto, Lacrymae hinc, hinc dolor («Da qui le [mie] lacrime, da qui il [mio] dolore»).
Il regno di Francesco II
All'ascesa al trono di Francesco II, Caterina intervenne solamente nella ridistribuzione dei favori reali. Recuperò i gioielli della corona che Enrico II
aveva donato a Diana di Poitiers e le fece restituire il castello di Chenonceau in cambio di quello aChaumont. Decise di non opporsi ai Guisa che
dal giorno stesso della morte di Enrico II, con un colpo di stato avevano assunto di fatto la direzione del governo: «I Guisa si comportano da re»
osservò in quei giorni l'ambasciatore inglese.[26]Il giovane re era completamente infatuato della giovane moglie Maria Stuart, la quale, nipote dei
Guisa, era uno straordinario asso nella manica per le ambizioni della casata lorenese che grazie a lei riusciva a sottrarre il re dall'autorità materna e
a godere della sua fiducia: Caterina aveva da sempre diffidato dei Guisa e della nuora.[27] Caterina ebbe però l'accortezza di dissimulare i propri
sentimenti e trattò la nuora come una regina: si eclissava dinanzi a lei, almeno in pubblico, e le offrì pure le bellissime perle che ella aveva portate in
dote al momento del matrimonio.[28]Nel frattempo, aumentarono i conflitti fra la casata Borbone, favorevole ai protestanti, e quella dei Guisa,
favorevole ai cattolici. Le contese, mutate in sanguinosi complotti, raggiunsero l'apice nella "congiura di Amboise". Il colpo di stato, imputato ai
Borbone, diretto contro i Guisa e la famiglia reale fallì e venne represso nel sangue.[29] Il massacro seguito alla congiura sgomentò l'intera Francia e
Caterina, sconcertata, decise nel suo ruolo (mai confermato[30]) di reggente di convocare gli Stati Generali a Orléans. L'assemblea, mai convocata
nei due regni precedenti, si doveva tenere il 13 dicembre 1560. Ma il 5 dicembre 1560 Francesco II, che aveva sempre avuto una salute
malferma, morì per un ascesso cerebrale.[31] La morte di Francesco II pose realmente fine allo strapotere dei Guisa e Maria Stuart venne costretta
dalla regina madre a tornare in Scozia per sistemare la grave crisi religiosa che si stava verificando.[32]
Il regno di Carlo IX
La reggenza
Caterina riuscì ad ottenere il beneplacito dei cugini del giovane Carlo IX, Antonio di Borbone e il principe di Condé, in cambio della liberazione
di quest'ultimo che era stato arrestato e condannato a morte per tradimento, e si fece riconoscere reggente dalConsiglio privato della corona e
dai Principi del sangue.[33]Il 13 dicembre, la regina madre espresse il suo pensiero politico di tolleranza religiosa davanti agli Stati Generali. E
nonostante la disapprovazione sia dei cattolici che dei protestanti, Caterina perseverò nella sua scelta di conciliazione, ispirata dalle opere
di Erasmo da Rotterdam.[34] Spronata dal cancelliere Michel de l'Hôspital convocò i capi di entrambe le dottrine per cercare una soluzione, ma il
"Colloquio di Poissy" fu un fallimento.Il 17 gennaio 1562 Caterina promulgò l'Editto di gennaio che costituì una vera rivoluzione: l'editto
autorizzava la libertà di coscienza e di culto per i protestanti, a condizione che questi restituissero tutti i luoghi di culto di cui si erano appropriati.
L'Editto di gennaio tuttavia non ebbe successo e il 1º marzo 1562 avvenne la strage di Wassy. Le versioni sullo svolgimento dei fatti riportate da
fonti cattoliche e protestanti divergono. L'unica cosa certa è che il duca di Guisa e i suoi uomini uccisero tra le cinquanta e sessanta persone
ferendone un centinaio.[35] Mentre il Guisa venne accolto a Parigi come un salvatore, sia i cattolici che i protestanti utilizzarono il massacro come
mezzo di propaganda. Iniziarono così le guerre di religione che sarebbero durate trentasei anni.La prima guerra di religione cominciò nel 1562. Il
principe di Condé e l'ammiraglio de Coligny si allearono con l'Inghilterra ed altre nazioni estere e sollevarono contro i cattolici un esercito, con il
quale conquistarono varie città. Inizialmente Caterina cercò un compromesso, ma infine fece creare un esercito, capitanato dal duca di Guisa, per
salvare il trono del figlio.[36] Partecipò ella stessa all'assedio di Rouen, città conquistata dai calvinisti, che grazie a lei capitolò.[37] Durante l'assedio
morì Antonio di Borbone che combatteva a fianco della regina madre. Tempo dopo una spia ugonotta, su ordine di Coligny, uccise il duca di Guisa
che stava tenendo d'assedio Orléans. L'accaduto scosse Caterina: la reggente comprese che sarebbe potuto accadere a lei o ai suoi figli.[38]Il 19
maggio 1563 venne pubblicato a Parigi l'editto di Amboise con il quale si pose fine al conflitto. La pace venne stipulata dal principe di Condé e
dal conestabile de Montmorency: «la pace è fatta. Sono certo che la troverete conveniente» scrisse il conestabile alla reggente.[39] Caterina
tuttavia non si fece illusioni su questa pace: «È un tirarsi indietro per spiccare meglio il salto!» dichiarò.[40] Dopo la pace Caterina riuscì a
riconquistare Le Havre, città che era stata data in pegno dall'ammiraglio di Coligny e dal principe di Condé a Elisabetta I d'Inghilterra, che li aveva
aiutati durante la guerra. Questo scontro riuscì a riunire i cattolici e i protestanti in un sentimento nazionale.[41] Le Havre venne presa d'assalto e si
arrese il 30 luglio. Il giorno dopo la reggente e il re suo figlio entrarono in città per essere acclamati: «Fu la rivincita della fiorentina» scrisse
Chantonnay, l'ambasciatore spagnolo.[42]
La sconfitta e la morte
Caterina in salute precaria cercò di riappacificare il re e il duca di Guisa: «Mai» disse, «vidi una simile sventura e così poche vie d'uscita.»
Nonostante tutto riuscì a riavvicinare i due uomini. Infine partì per Chartres dove era fuggito Enrico III. Il 1º luglio 1588 il sovrano finse di
riconciliarsi con Enrico di Guisa firmando il "Patto d'unione", con il quale il re attribuiva praticamente tutti i poteri al duca.[81] Questo patto fu
l'ultimo atto politico di Caterina, con il quale intendeva restituire al figlio il suo potere e il suo posto di sovrano.L'8 settembre Enrico III con autorità
cacciò otto consiglieri fra i più devoti della madre, sostituendoli con altri a lui devoti. Il rimaneggiamento del Consiglio costituì un duro colpo per
Caterina, causandole un immenso dolore.[82] Il 16 settembre si riunirono a Blois gli Stati Generali. Nel discorso d'apertura Enrico III rese un
pubblico omaggio alla regina madre che meritava non solo il nome di madre del re, ma anche quello di madre dello Stato e del regno; ma concluse
di non essere più disposto a transigere sull'obbedienza dei sudditi.[83]Il 24 ottobre Caterina ebbe la gioia di veder siglato il contratto di matrimonio
fra Cristina di Lorena e Ferdinando I de' Medici. Alla sposa donò tutte le sue proprietà in Toscana, mille scudi d'oro e la serie di tappezzerie della
corte dei Valois. La regina madre disse alla nipote: «Avete la fortuna di partire verso un paese che vive in pace, se restate qui, vedreste la rovina del
mio povero regno.»[84]Il 15 dicembre venne costretta a letto, colpita da una congestione polmonare.[85] Il 23 dicembre senti un trambusto nella
camera sopra la sua, poco dopo Enrico III le dette la sconcertante notizia della morte del duca di Guisa, assassinato daiQuarante-cinq: «Io ho ucciso
il re di Parigi e finalmente sono re di Francia».[86][87] Il 25 dicembre, Caterina apprese che il figlio aveva fatto uccidere il cardinale di Guisa, uno dei
più pericolosi leghisti, a colpi d'alabarda.[88] Subito si pensò che Caterina fosse stata complice del figlio nel duplice assassinio dei fratelli Guisa e ciò
fu un ulteriore colpo per la debole salute della regina madre.[89]La mattina del 5 gennaio 1589 si sentì così debole da voler fare testamento. Non
essendo in grado di scrivere, dettò il testamento con grande fatica.[90] Volle essere seppellita accanto al marito nella basilica di Saint-Denis, dove
aveva già preparato da tempo il posto. Secondo le consuetudini distribuì lasciti e elemosine ai suoi servitori e amici. Lasciò il castello di
Chenonceaux alla regina Luisa. I beni che possedeva nell'Auvergne vennero destinati al priore d'Angoulême, figlio naturale di Enrico II. Soltanto la
figlia ribelle Margherita e il genero eretico Enrico di Navarra, restarono provvisoriamente senza eredità.[91] Alle due del pomeriggio Caterina spirò:
aveva sessantanove anni.[92]Il corpo fu imbalsamato e il funerale venne celebrato il 4 febbraio nella chiesa di San Salvatore di Blois, dove venne
seppellita: i parigini, furibondi per la morte dei Guisa, non avevano permesso alle spoglie della sovrana di giungere a Saint-Denis. Nel1610, alla
morte di Enrico IV, Diana di Francia, figlia di Enrico II e Filippa Ducci, fece traslare la salma di Caterina a Saint-Denis vicino a quella di Enrico II.
Nel 1793 i rivoluzionari violarono i sepolcri regali gettando i resti dei loro corpi in una fossa comune.[93]