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RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA Jean Vaquer, Les pratiques funéraires au Néolithique moyen dans

ORIA Jean Vaquer, Les pratiques funéraires au Néolithique moyen dans le Midi de la France ......... 5

dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Maria Maffi, Il Neolitico Recente Emiliano (NRE): proposta di definizione .......................... 25

Günther Kaufmann, L’ascia dell’Uomo venuto dal ghiaccio ................................................. 57


redazione e amministrazione
Nuccia Negroni Catacchio, Elsa Pacciani, Erika Albertini, Matteo Aspesi, Jacopo
Via S. Egidio 21 - 50122 Firenze

RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE


Moggi-Cecchi, Nuovi dati su alcune necropoli rinaldoniane. Revisione di vecchi scavi, nuove
Tel. 055 2340765; fax: 055 5354821; e-mail: segreteria@iipp.it datazioni e recenti analisi dei resti scheletrici.............................................................................. 83

Anita Crispino, S. Ippolito, Caltagirone: nuovi dati sull’abitato dagli scavi Orsi .................... 115

Maria Clara Martinelli, Francesca Cannizzaro, Milena Gusmano, Considerazioni


sulla facies di Malpasso nella cuspide orientale della Sicilia e nelle isole Eolie ......................... 151
Direttore responsabile
Davide Tanasi, Rappresentazioni naturalistiche nella ceramica del Bronzo Antico Siciliano: il

RIVISTA DI SCIENZE
Raffaele C. de Marinis caso di Grotte di Marineo (Licodia Eubea, Catania) ................................................................... 193

Carlo Veca, Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un
Comitato di lettura approccio tecnologico a un problema interpretativo .................................................................... 203
Clarissa Belardelli, Maria Bernabò Brea, Daniela Cocchi Genick, Isabella Biancamaria Aranguren, Maria Rosaria Cinquegrana, Alberto De Bonis, Vincenza

PREISTORICHE
Damiani, Raffaele C. de Marinis, Giovanni Leonardi, Franco Marzatico, Guarino, Vincenzo Morra, Marco Pacciarelli, Le strutture e lo scarico di olle del Puntone
Nuovo di Scarlino (GR) e i siti costieri specializzati della protostoria mediotirrenica ........................ 227
Monica Miari, Lucia Sarti
Gianni Santuari, Umberto Tecchiati, Due ganci di cintura in bronzo di cui uno traforato tipo
Castaneda (età antico La Tène) da Collalbo-Bolzano 259

ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA. Attività degli anni 2013 e 2014 281

fondata da Paolo Graziosi Norme per gli autori ............................................................................................................... 297

Prezzo per l’Italia e per l’estero € 95,00

LXIV - 2014 - Firenze


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(sul sito www.iipp.it)

ISSN 0035-6514

LXIV - 2014 - Firenze


Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria

Rivista di Scienze
Preistoriche
fondata da Paolo Graziosi

LXIV - 2014 - Firenze


MEMORIE
Rivista di Scienze Preistoriche - LXIV - 2014, 203-225

Carlo Veca(1)

Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti”


a Thapsos (Siracusa):
un approccio tecnologico a un problema interpretativo

SUMMARY - Storage jars “for the living” and storage jars “for the dead” at Thapsos (Siracusa):
a technological approach to an interpretative issue - The present paper deals with the typological and
technological study of five pithoi from Thapsos (Siracusa), eponymous site for the Sicilian Middle Bronze Age
(15th-13th century BC – MBA III/early RBA). Three examples were employed as enchytrismòs burials; one was
found in a chamber tomb; another was produced by the excavation of a hut. The analysis has been undertaken
throughout a series of steps: macroscopic identification of fabrics and characterization of tempers; analysis
of surface treatments; exam of the manufacturing technology through the direct observation of surfaces and
fractures of ceramic bodies. The following step comprises the typological study that, on the basis of prior work
carried out on fragmentary examples, has been refined and supplemented thanks to the better conditions of the
pithoi from Thapsos. The main aim of the research is to understand, whether possible, the eventual presence of
relations between pottery typology and the use of certain fabrics and surface treatments. This approach turned
out to be significantly effective and it has shed light on the complexity of the production cycle of the pithoi
class, which had to be characterized by a rather high level of specialization in all its phases, from the selection
of proper clay sources to technical solutions for improving manufacturing and firing processes.

Parole chiave: Sicilia, Thapsos, enchytrismòs, pithoi, tecnologia ceramica.


Key words: Sicily, Thapsos, enchytrismòs, pithoi, ceramic technology.

Introduzione tecnologia di fabbricazione, con lo scopo di cap-


tare, qualora possibile, relazioni esistenti tra la
Nel contributo qui presentato si illustra lo tipologia ceramica e l’uso di particolari tipi di im-
studio tecnologico di alcuni vasi contenitori pro- pasti e trattamenti di superficie. Si è cercato quin-
venienti dal sito di Thapsos (Siracusa). Si tratta di di proporre, con un approccio di tipo tecnolo-
di quattro esemplari di pithoi (Nn. inv. 101830, gico-descrittivo, la risoluzione di un problema di
101831, 101832, S.N. 1) custoditi presso il Mu- tipo interpretativo e culturale, quale è il tema dei
seo Archeologico Regionale di Siracusa, noti pithoi di Thapsos.
unicamente da pubblicazione preliminare (Voza Un primo problema in cui si incorre occupan-
1972), a cui si aggiunge un quinto vaso (S.N. dosi di produzioni ceramiche dell’età del Bronzo
2) proveniente dalla tomba 43 della necropoli di Medio siciliano (metà del XV - metà del XIII sec.
tombe a camera (Orsi 1895). a. C.), è la carenza di caratterizzazioni archeome-
La metodologia adoperata per l’inquadramen- triche. Frammentario si presenta, infatti, lo stato
to di questa particolare classe ceramica ha previ- delle evidenze riguardante le analisi di laboratorio
sto la caratterizzazione autoptica degli impasti, sulle ceramiche dell’area sudorientale della Sici-
degli inclusi e del trattamento delle superfici, la lia, nonostante la forte tradizione di studi preisto-
classificazione tipologica e le osservazioni sulla rici e sebbene questo comprensorio abbia permes-

Via Montello 1, 96011, Augusta (SR); e-mail: c.veca@


(1)

virgilio.it
204 Carlo Veca

so di delineare, grazie soprattutto alle indagini di di alcune aree circoscritte. In particolar modo, una
P. Orsi alla fine del XIX secolo, i lineamenti della serie di necropoli a enchytrismòs sono attestate nel
ceramica di Thapsos1. Gli unici contributi sulla distretto messinese-eoliano. In quest’area le atte-
ceramica locale di Thapsos sono dati dalle analisi stazioni più antiche sono documentate nel territo-
eseguite su complessi della regione etnea, ovve- rio di Milazzo, di Messina e Naxos.
ro quelli di Grotte Marineo presso Licodia Eubea La necropoli di c.da San Papino di Milazzo5
(Barone et alii cds a; cds b) e Monte San Paolillo (Voza 1982, p. 102), nota da pubblicazione pre-
(Catania) (Barone et alii 2011; Veca cds). In parti- liminare e problematicamente attribuita all’oriz-
colare, il lavoro sui pithoi provenienti da quest’ul- zonte di Rodì-Tindari-Vallelunga6, era costituita
timo sito rappresenta per la Sicilia il primo e uni- da trenta enchytrismòi entro pithoi, deposti in po-
co tentativo di studio tipologico delle forme dei sizione orizzontale e a varia profondità, con scarsi
grandi vasi contenitori nell’età del Bronzo, dove oggetti di corredo.
per di più si è effettuata la caratterizzazione pe- Venti erano le sepolture della necropoli di Tor-
trografica e chimica su dieci esemplari di pithoi, rente Boccetta di Messina (Voza 1980-1981; 1982;
analisi che hanno permesso importanti precisa- Scibona 1984-1985), con pithoi di varia morfo-
zioni riguardanti l’interpretazione tecnologica di logia7 per deposizioni di adulti e olle per deposi-
questa complessa classe ceramica (Veca cds). zioni di bambini, posti in posizione rannicchiata,
Un’altra problematica di tipo antropologico- orientate a N, regolarmente distribuite lungo un al-
culturale è data dall’uso non consuetudinario dei lineamento sviluppato in senso E-O (analogia con
vasi contenitori per scopo funerario: tre dei cin- l’impianto della necropoli di Predio Caravello), e
que pithoi in esame costituivano altrettante tombe deposte obliquamente in fosse in parte rivestite e
a enchytrismòs a inumazione singola2, costume in parte coperte da pietra e con l’imboccatura dei
funerario che non rappresenta di certo la “nor- contenitori chiusa da vasi o da frammenti di essi.
ma” né a Thapsos, né nella Sicilia sudorientale, Un’altra piccola porzione di necropoli sempre con
caratterizzata durante il Bronzo Medio dal rituale deposizioni entro pithoi è stata individuata presso
funerario della sepoltura multipla in tomba a grot- gli isolati 135 e 146 del centro urbano di Messina,
ticella artificiale, di lunga tradizione3. anch’essa attribuita dallo scavatore alla fase di Ro-
Se si esclude l’unico caso, più antico ed isolato, dì-Tindari-Vallelunga (Scibona 1984-85, p. 859).
costituito da sei sepolture ad enchytrismòs entro pi- Sempre dal centro di Messina, presso l’isolato 141
thoi della necropoli del Monte Castellazzo di Ma- di Via Cesare Battisti - Casa dello Studente, nel
rianopoli (Caltanissetta), attribuite alla Media età settore N-E dello scavo, si segnala una porzione di
del Rame (Fiorentini 1980-81, pp. 586-587; 1984- necropoli con undici sepolture ad enchytrismòs en-
85, pp. 467-468), ma per il quale non si ha alcun tro pithoi (Tigano 2000, p. 162, fig. 3) posti forse a
dato di tipo stratigrafico o archeometrico, l’inuma- gruppi di tre. I pithoi erano poggiati obliquamente
zione entro contenitore fittile in Sicilia costituisce a un muretto di pietre a secco, sormontati da una
una tradizione che ha origine nel Bronzo Antico4 copertura di pietre che forma un piccolo tumulo vi-
(Bernabò Brea 1985, p. 47), come rituale esclusivo sibile, con l’imboccatura chiusa da teglie capovolte
o da pietrame (Martinelli 2000, p. 166, figg. 6-7).
Le inumazioni erano singole, ma in un caso doppia
(Ibid., p. 168, fig. 8 - tomba 2); gli inumati erano
1
Analisi archeometriche sono state effettuate sulla cerami-
ca micenea rinvenuta nella necropoli di Thapsos. Cfr: Jones,
Levi 2004, pp. 171-185.
2
Per l’identificazione del contenitore fittile con il corpo
femminile, cfr: Albanese Procelli 1992, nota 20, con rif. bibl. 5
La cronologia di questo complesso è solo indicativa, per
precedenti. il fatto che la necropoli è nota unicamente da segnalazione
3
Per comprendere quanto sia radicato e diffuso, nella Sici- preliminare, e quindi non si conoscono ancora i caratteri par-
lia sudorientale, il costume dell’inumazione in tomba a camera ticolari.
nell’età del Bronzo, cfr. le pubblicazioni di P. Orsi degli ultimi 6
L’attribuzione alla Media età del Bronzo avanzata in Pro-
due decenni dell’800, edite soprattutto in BPI, in MAL e in NSc. celli 1983 per alcuni dei contenitori costituenti le tombe dei
4
Questa attribuzione cronologica è stata conferita dai di- complessi di San Papino e Torrente Boccetta, basata esclusi-
versi scavatori; si è fatto solitamente riferimento all’orizzon- vamente su supposizione visiva, necessiterebbe di una verifi-
te di Rodì-Tindari-Vallelunga per datare le varie necropoli, ca che ci si impegna ad appurare.
che è ormai la “consuetudine” cronologica indicata da diver- 7
Dalle poche foto dei materiali editi, i pithoi presentano
si decenni nella letteratura. analogie con quelli di Predio Caravello.
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 205

deposti in posizione rannicchiata, con la testa verso Thapsos: il contesto di rinvenimento


l’imboccatura del contenitore e con corredi rari.
A Naxos sono state scoperte tre tombe ad en- Thapsos è il sito eponimo che rappresenta in-
chytrismòs8, due entro pithoi (adulti), e una entro tegralmente le manifestazioni dell’età del Bronzo
olla coperta da scodella (infante): e anche in que- Medio siciliano (corrispondente alle fasi del BM
sto caso i contenitori erano probabilmente coperti III – BR iniziale della cronologia italiana − XV-
da piccoli tumuli di pietre. XIII secolo a.C. ca.) (Peroni 1996, tabella p. 46,
Il rituale dell’enchytrismòs entro pithos con- fig. 1). Esso è situato presso la penisola di Magnisi,
tinua anche con la successiva fase del Bronzo una breve fascia di terra di forma irregolarmente
Medio9, indiziato ancora a Milazzo e a Messina. triangolare (2300x800 m - IGM Belvedere 274 II
A Predio Caravello di Milazzo (Bernabò Brea e NO), legata da un sottile istmo alla terraferma, tra
Cavalier 1959, pp. 3-30), la necropoli a enchytri- Siracusa a Sud e la baia megarese a Nord (fig. 1A).
smòs era costituita da trentacinque tombe, attribu- Le esplorazioni archeologiche sul sito iniziano più
ite all’orizzonte del Milazzese del Bronzo Medio di un secolo fa, con le pionieristiche indagini pri-
siciliano (fine XV- primi decenni del XIII sec. ma di F.S. Cavallari (Cavallari 1880), ma soprat-
a.C.), con inumazioni di adulti entro pithoi e in tutto poi di P. Orsi alla fine del XIX secolo (Orsi
anfore per i bambini, posti in posizione orizzon- 1895), e continuano ancora negli anni ’50, e poi, in
tale, con orientamento a O e imboccatura chiusa maniera sistematica, tra la fine degli anni ’60 e gli
da una lastra di pietra. Gli inumati erano depo- anni ’80 del secolo scorso (Gentili 1951; Bernabò
sti con la testa verso il fondo del vaso (come per Brea 1966a-b, 1970; Voza 1970, 1972, 1972-73,
gli enchytrismòi di Thapsos), ed è probabile che 1973a-b, 1976-77, 1980, 1980-1981, 1984-1985;
gruppi di queste sepolture fossero coperte da tu- Frederiksen 1976-77; Wilson 1981-82, 1987-88).
muli (Bernabò Brea e Cavalier 1959, pp. 3-30; Le più recenti ricerche, condotte prima da L. Ber-
Bernabò Brea 1985, pp. 49). nabò Brea, e successivamente da G. Voza, hanno
Vi sono poi le due sepolture a enchytrismòs interessato sia l’area cimiteriale che quella resi-
entro pithos di c. da Paradiso di Messina10 (Scibo- denziale. L’abitato (fig. 1B), gravitante sull’istmo
na 1971), recuperate a seguito di lavori di sban- della penisola, è caratterizzato da fasi di notevole
camento edilizio11. Secondo le indicazioni dello progresso edilizio, che dalla capanna circolare di
scopritore, delle due tombe, almeno una (Tomba tipo tradizionale muove verso forme di proto-urba-
1) era costituita da un pithos deposto in posizio- nizzazione, con edifici a pianta complessa ed am-
ne orizzontale e protetto da un cumulo di pietre, bienti rettangolari che danno su cortili acciottolati
con l’imboccatura probabilmente chiusa da una forniti di pozzi, e serviti da strade lastricate12. Voza
grande coppa a nervature nello stile di Thapsos. distingue tre fasi di occupazione del quartiere resi-
A parte frammenti di ossa e denti, all’interno del denziale, asserendo la continuità di vita nell’inse-
pithos venne trovata una pisside cilindrica, che diamento di Thapsos dall’età del Bronzo Medio al
costituisce l’unico elemento di corredo. Bronzo Finale siciliano (XV-IX secolo a.C.) senza
Il sepolcreto a enchytrismòs di Thapsos si col- soluzione di continuità. Ma tale periodizzazione
locherebbe, nel quadro delle evidenze, come un è stata spesso disapprovata nel corso degli anni,
unicum del rituale in un’area dalla forte tradizio- con opinioni differenti (Voza 1985; Bernabò Brea
ne della tomba a camera. 1990; Alberti 2007; 2011).
La testimonianza del rinvenimento di pithoi a
Thapsos ci è data sempre da G. Voza, che duran-
te le prime campagne di scavo, alla fine egli anni
‘60, nella zona centrale della penisola di Ma-
8
Le tre tombe potrebbero aver fatto parte di una necropoli. gnisi, in un’area compresa nei quadrati XXIV-
Cfr.: Pelagatti 1964, pp. 150-152; Procelli 1991-1992. XXV/51-52 – considerabile quindi come un’en-
9
Questa cronologia è interamente ripresa dalla letteratura;
ma è priva di un qualsiasi riscontro, tipologico, stratigrafico tità topografica a sé stante - scopre nove tombe
o archeometrico.
10
Anche in questo caso, come per Naxos, i due enchytrismòi
entro pithoi potrebbero costituire i resti di una necropoli.
11
È probabile che altre tombe a enchytrismòs siano sfuggi-
te, a causa della capacità e potenza dei mezzi meccanici con Per una sintesi sulle problematiche riguardanti Thapsos,
12

cui fu operato lo sbancamento; cfr. Scibona 1971, p. 215. cfr: Militello 2004; Tomasello 2004; Alberti 2004, 2007.
206 Carlo Veca

Fig. 1 - A. Thapsos (Penisola Magnisi). Planimetria dell’abitato protostorico (1), delle necropoli di tombe a camera (2),
della necropoli a enchytrismòs (3), e delle fortificazioni (4) (da Voza 1985). B. Planimetria generale dell’area dell’abitato
protostorico (da Voza 1985).
A. Thapsos (Peninsula Magnisi). Map of the prehistoric settlement (1), of the chamber tombs necropolis (2), of the enchytrismoi
necropolis (3), and of the fortifications (4) (after Voza 1985). B. General plan of the prehistoric settlement (after Voza 1985).

a enchytrismòs13 (Voza 1972, p. 200), formate concavità naturali del banco roccioso, ognuno
da altrettanti pithoi adagiati orizzontalmente su dei quali accoglieva un inumato senza oggetti di
corredo (Voza 1970, p. 839; 1972, p. 200; 1996,
p. 339). I contenitori fittili erano ricoperti da poca
terra e ciottoli, e venivano probabilmente a co-
Successivamente, le tombe a enchytrismòs vennero indi-
13 stituire dei tumuli. Lo scavatore ci informa dello
cate in numero di 21: cfr. Voza 1973a, p. 30.
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 207

stato estremamente frammentario degli esem- Metodi d’indagine


plari, dovuto a un loro probabile affioramento in
superficie e al poco interro, ma soprattutto ci dà Seppure in assenza di dati archeometrici, è
importantissime informazioni su alcuni aspetti stato comunque proficuo fare uno studio autop-
del rituale funerario, osservabile almeno in un tico degli impasti, in attesa di ritornare sull’ar-
caso (tomba 7): inumazione con “testa sul fondo gomento per effettuare le opportune indagini di
del pithos, posizione supina del corpo, arti supe- laboratorio. L’analisi che segue è improntata sul-
riori distesi lungo il corpo e ripiegati verso la te- la interpretazione macroscopica degli impasti e
sta, arti inferiori incrociati” (Voza 1972, p. 200). la caratterizzazione degli inclusi, sull’analisi del
Un’altra tomba a enchytrismòs è stata identifi- trattamento delle superfici, sull’acquisizione del-
cata all’estremo opposto della penisola, a Nord, le osservazioni necessarie a definire alcune delle
disgiunta quindi dal sepolcreto principale, nella fasi di manifattura; altro aspetto trattato è quello
zona compresa nel quadrato XLII/14 della plani- della definizione tipologica, su base tecnologica
metria generale, in un’area cioè a breve distanza e funzionale.
da un gruppo di tombe a grotticella artificiale,
presupposto che fa ipotizzare allo scavatore la 1. Caratterizzazione macroscopica degli impasti
dislocazione disomogenea degli enchytrismòi Questo tipo di riflessione, caratterizzato da lun-
nella necropoli, a contatto con un’area interessa- ga tradizione nella letteratura archeologica italiana
ta dalla presenza di tombe a camera, e quindi la ed estera (Guerreschi 1971-1972, 1980; Guerreschi
coesistenza temporale e spaziale dei due tipi di e Ceschin 1985; Rye 1981; Sarti 1989, 1993; Se-
sepoltura (ibid., p. 204). ronie Vivien 1975; Shepard 1968; Volante 2001),
I pithoi oggetto della ricerca in questione sono prende spunto da una recente proposta metodolo-
quelli che componevano le tombe 2, 6 e 8 del sud- gica di caratterizzazione degli impasti (Chelini et
detto sepolcreto a enchytrismòs (figg. 2.1, 2.3-4). alii 2006). L’analisi autoptica ha implicato, a un
Il quarto esemplare oggetto di studio del presente primo stadio, un dettagliato studio ripartito in tre
contributo, è il pithos “analogo per forma e deco- aspetti principali (ibid., pp. 127-129):
razione a uno delle tombe a enchytrismòs”, rinve- - caratterizzazione macroscopica del corpo ce-
nuto all’interno di una capanna circolare (nume- ramico: (colore15, granulometria, classe di
ro 7 dell’abitato a nord), compresa nel quadrato spessore16, densità e orientamento inclusi);
XLIV/24 della planimetria generale (ibid., p. 202; - composizione dello scheletro del corpo ar-
1984-1985, p. 667, tav. CXXIII, fig. 2) (figg. 2.2, gilloso (colore, morfologia, aspetto, grado di
4). Altro esemplare che mi è stato possibile ana- arrotondamento, dimensione, rapporti quanti-
lizzare, è un grosso frammento di vaso provenien- tativi degli inclusi);
te dalla sepoltura 43 della necropoli di tombe a - analisi delle superfici interna ed esterna (frat-
camera (Orsi 1895, col. 126, fig. 37) (figg. 2.5, ture, porosità, decorazioni, trattamenti).
3.2). Esso, erroneamente identificato come “bot- La terminologia utilizzata si rifà alla Norma
tino”, è in realtà un pithos cordonato. UNI 10739, Beni Culturali - Tecnologia Cerami-
Cinque contenitori, quindi, affini per quel che ca: tecniche e definizioni, proposta dalla commis-
concerne la classe ceramica, ma sostanzialmente sione “Beni Culturali-NORMAL” dell’UNI (Ente
diversi a cominciare dal loro contesto di rinveni- Nazionale Italiano di Unificazione) (Levi et alii
mento14. 1999, pp. 32-35).
Di seguito, i cinque esemplari verranno analiz-
zati singolarmente, con una descrizione preceduta
anche da dati identificativi, quali:

14
Le indicazioni sui contesti di rinvenimento sono purtrop-
po limitate alla relazione preliminare (Voza 1972) per ciò
che concerne gli esemplari del sepolcreto ad enchytrismòs e
per quello della capanna, e alle “controverse” indicazioni di 15
Per la definizione cromatica di impasti e superfici, si è
Orsi (Orsi 1895) per il pithos della tomba a camera. Non si è fatto riferimento ai parametri Munsell (2009).
in possesso quindi tutta una serie di informazioni riguardanti 16
L’impasto è definito “spesso” oppure “molto spesso”: per
gli aspetti stratigrafici o le eventuali connessioni con elemen- spesso si intende un impasto che va dai 2 ai 2,5 cm; per mol-
ti strutturali. to spesso si intende un impasto con dimensione > di 2,5 cm.
208 Carlo Veca

Fig. 2 - Pithoi dalle necropoli e dall’abitato di Thapsos: 1. pithos dell’enchytrismòs 6; 2. pithos dalla capanna compresa
nel quadrato XLIV della planimetria generale; 3. pithos dell’enchytrismòs 8; 4. pithos dell’enchytrismòs 2; 5. pithos della
t. 43 della necropoli di tombe a camera (foto C.Veca).
Pithoi from the necropolis and the settlement of Thapsos:1. enchytrismòs 6; 2. pithos from the hut of area XLIV of Thapsos;
3. enchytrismòs 8; 4. enchytrismòs 2; 5. pithos from chamber tomb n. 43 (photos by C. Veca).
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 209

numero di inventario; prattutto allungata da 0,2 a 1,5 cm, dovuti proba-


misurazioni; bilmente alla presenza di materiale organico.
stato di conservazione; La superficie interna, difficile da caratterizza-
area di provenienza; re, a causa di un vecchio restauro formante cami-
cronologia e facies; cia di gesso, nelle poche aree scoperte è grosso-
analisi dei dettagli. lana e grezza, di colore reddish yellow (7.5 YR
7/6); quella esterna è di colore reddish yellow (5
Pithos enchytrismòs n. 8 (inv. n. 101830) (figg. YR 7/6) visibilmente abrasa nella parte centrale
2.3, 3.5) del corpo del contenitore, e deteriorata a craque-
H. 79,5; larg. 68; Ø base 11; spess. parete 2,8- lure in diversi punti, nelle aree in prossimità della
4,4 cm. base. Essa è ingobbiata di colore pale yellow (5 Y
Ricomposto da più frammenti. 8/3) e presenta anche uno strato di “rivestimento”
Sepolcreto a enchytrismòs di Thapsos, tomba 8. di colore dark reddish gray (5 YR 4/2). Le fratture
Età del Bronzo Medio (XV-XIII secolo a.C.) - della superficie si presentano di un solo tipo: fra-
facies di Thapsos. stagliata su colombino18.

Impasto di colore da reddish gray (10 R 6/1) al Analisi dei dettagli. La superficie esterna è li-
nucleo, a light gray (2.5 Y 7/2), grossolano, molto sciata verosimilmente con i polpastrelli, ed evi-
spesso, formante in sezione due strati distinti di dente soprattutto sui cordoni (rettifica), presenta
spessore leggermente diverso, il primo (interno, abrasione a metà dell’altezza del contenitore, e in
spess. 1,8 cm ca.) più grossolano e poroso, carat- diversi punti, nelle aree in prossimità della base,
terizzato da inclusi calcarei di colore bianco very probabilmente causato durante la fase di essic-
fine (10%), inclusi di tipo organico, e chamotte di cazione. Sono presenti anche segni e tracce che
colore giallino e arancione very fine (30%); l’altro potrebbero indicare ditate da vasaio sulle rettifi-
(esterno, spess. 1 cm ca.) più raffinato, caratte- che dei cordoni e sulle superfici di raccordo con
rizzato da inclusi affioranti in superficie di tipo essi; è ben evidente anche il sistema di “incastro”
calcareo, chamotte di colore giallo, e di tipo orga- dei cercini (fig. 5.2), durante le fasi di manifattura
nico; cordoni sovrapposti, fusi al secondo strato (fig. 5.2).
per rettifica (fig. 5.1). Gli inclusi non presentano L’ingobbio è applicato sulla superficie dopo
orientamento, rispetto alla direzione di lavora- la modellazione, probabilmente durante la fase
zione, seguendo un senso casuale nell’impasto, e di “durezza cuoio”; sovrapposto a questo è un ri-
hanno una morfologia di tipo granulare (calcarei) vestimento, sempre cosparso “a crudo” (identico
e romboedrica (chamotte)17, subarrotondati, con all’enchytrismòs 6).
bordi irregolari; quelli calcarei, di piccole dimen- I cordoni sono orizzontali, a sezione arcuata,
sioni (fino a 3 mm), hanno un aspetto opaco, men- distinti nettamente dalla superficie, e sono strut-
tre la chamotte, anch’essa di piccole dimensioni turali, posti con sicurezza nelle giunzioni tra le
(fino a 6 mm), ha un aspetto terroso. Per quanto sfoglie. La distanza tra essi è costante, di circa 15
riguarda i rapporti quantitativi, la chamotte ha cm l’uno dall’altro, tranne che per il quarto cor-
un’incidenza di tipo principale rispetto agli altri done a partire dalla base, che sembra essere posto,
inclusi, i calcarei sono secondari; altri inclusi di sempre durante la manipolazione, ma in una mi-
tipo organico sono in tracce. cro fase successiva (fig. 5.3). E’ presente un foro
La porosità è media. In sezione sono visibili (di riparazione?) sulla parte alta della superficie
fessurazioni e vacuoli di forma arrotondata e so- esterna (fig. 5.4).

18
Il termine colombino indica un cordoncino di argilla, che
17
Se pur con tutta la prudenza del caso, dovuta alle difficol- in questo caso è indicativo di quelli “visibili” esternamente
tà dell’identificazione di questo incluso, la presenza di cha- sulla superficie. Questo termine, nel presente contributo, è
motte trova nel nostro caso giustificazione tecnica, in quanto intercambiabile con “cordone”. “Cercine”, “sfoglia” e “anel-
si tratta di impasti grossolani e spessi, che necessitavano in lone” sono invece utilizzati per indicare quelle porzioni di
fase di preparazione di un irrobustimento della struttura por- argilla pre-modellata che vanno a costituire il corpo del con-
tante. Cfr: Cuomo di Caprio 2007, pp.89-90. tenitore.
210 Carlo Veca

Pithos enchytrismòs n. 6 (inv. n. 101831) (figg. con i polpastrelli, evidente soprattutto sui cordoni
2.1, 3.1) orizzontali e negli attacchi di essi alla superficie
H. 78,5; Ø max 85; Ø orlo 45; spess. parete stessa (rettifica).
2,1-2,3. Ansa: H. 20,5; larg. 7,7; sp. 3,8 cm. I cordoni applicati alla superficie sono di due
Ricomposto da più frammenti. tipi: orizzontali a sezione circolare e verticali a
Sepolcreto a enchytrismòs di Thapsos, tomba 6. sezione a listello piatto. Quelli orizzontali sono
Età del Bronzo Medio (XV-XIII secolo a.C.) - strutturali e, data la ricorrenza di fratture nette su
facies di Thapsos. colombino, sembrano essere posti in corrispon-
denza delle giunzioni tra i cercini in fase di mani-
Impasto di colore da pale yellow (2.5 Y 8/2) a fattura (fig. 7A.1). Essi hanno una distanza quasi
light red (2.5 YR 7/6), medio, spesso, formante in costante (15 cm ca.), ad eccezione del primo a
sezione due strati distinti: il primo (interno, spess. partire dall’orlo, che sembra essere aggiunto suc-
1,5 cm ca.) grossolano, caratterizzato da inclusi cessivamente – osservazione possibile per il di-
calcarei di colore bianco (fine e very fine 20%), e stacco di parte di esso e la citata pittura stesa sotto
di tipo organico; il secondo strato (esterno, spess. (fig. 5.6). I cordoni verticali sembrano essere ap-
0,8 cm ca.) più fine, caratterizzato da inclusi af- plicati successivamente al rivestimento (presenza
fioranti in superficie di tipo calcareo, chamotte di di esso steso al di sotto), infatti si distaccano con
colore giallino (fine e medium 5%), e di tipo orga- facilità, rispetto a quelli orizzontali, che sono ben
nico. Gli inclusi non presentano orientamento ri- saldi (fig. 6.1). Inoltre in sezione si distinguono
spetto alla direzione di lavorazione, seguendo un nettamente dalla superficie.
senso casuale nell’impasto, e hanno una morfo- L’ansa, a spesso nastro verticale, è cinta sugli
logia di tipo granulare, subarrotondati, con bordi attacchi da cordoni. È stata trovata in frammenti ri-
irregolari; quelli calcarei, di piccole dimensioni composti e ciò ha permesso l’osservazione dell’at-
(fino a 0,2 cm), hanno un aspetto opaco, la cha- tacco sul corpo del contenitore: si è riscontrata
motte, anch’essa di piccole dimensioni (fino a 0,6 l’assenza di qualsiasi tipo di incastro (fig. 6.2).
cm), ha un aspetto terroso. Per ciò che concerne
i rapporti quantitativi, i calcarei rappresentano il Pithos enchytrismòs n. 2 (S.N. 1) (figg. 2.4, 3.3)
tipo di incluso principale, mentre la chamotte è H. 33; largh. 47; Ø base 17; spess. parete
secondaria; altri inclusi di tipo organico sono in 2-2,7cm.
tracce. Ricomposto da più frammenti.
La porosità è media. In sezione sono visibili Sepolcreto a enchytrismòs di Thapsos, tomba 2.
fessurazioni e vacuoli di forma arrotondata e al- Età del Bronzo Medio (XV-XIII secolo a.C.) -
lungata da 0,2 a 1,5 cm, dovuti probabilmente alla facies di Thapsos.
presenza di materiale organico; nella stessa area
è presente una chiazza scura in un’area di 10-15 Impasto di colore da pale yellow (2.5 Y 8/2)
cm² (fig. 5.5). a light red (2.5 YR 7/6), grossolano, spesso, for-
La superficie esterna è lisciata, dello stesso mante in sezione due strati distinti: il primo (in-
colore dell’impasto, e presenta un ingobbio di co- terno, spess. 1,2 cm ca.) grossolano, caratterizza-
lore pale yellow (5 Y 8/3), più un “rivestimento” to da inclusi calcarei di colore bianco (fine e very
di colore dark reddish gray (5 YR 4/2) deteriorato fine 20%) e di tipo organico; il secondo strato
a craquelure in diversi punti. La superficie è visi- (esterno, spess. 0,8 cm ca.) più fine, caratterizzato
bilmente alterata da abrasione nella parte superio- da inclusi affioranti in superficie di tipo calcareo,
re, in prossimità di orlo e ansa, caratterizzata da chamotte di colore arancio (fine e medium 5%) e
craquelure diffuso. Non è possibile caratterizzare di tipo organico (impronta in negativo). Gli inclu-
la superficie interna in quanto è presente un vec- si non presentano orientamento, rispetto alla dire-
chio restauro formante camicia di gesso. Le frat- zione di lavorazione, seguendo un senso casuale
ture della superficie si presentano di due tipi: su nell’impasto: quelli calcarei, di piccole dimensio-
giunzione frastagliata (ansa); su colombino netta. ni (da 0,1 a 0,3 cm), hanno una morfologia di tipo
granulare con bordi irregolari, e sono di aspetto
Analisi dei dettagli. La superficie esterna è opaco; la chamotte, di piccole dimensioni (da 0,1
lisciata, con lisciatura praticata verosimilmente a 0,2 cm), romboedrica con bordi irregolari, ed ha
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 211

Fig. 3 - Pithoi dalle necropoli e dall’abitato di Thapsos, restituzione grafica: 1. pithos dell’enchytrismòs 6; 2. pithos della t.
43 della necropoli di tombe a camera; 3. pithos dell’enchytrismòs 2; 4. pithos dalla capanna compresa nel quadrato XLIV
della planimetria generale; 5. pithos dell’enchytrismòs 8 (disegni di C. Veca) (scala 1:10).
Pithoi from the necropolis and the settlement of Thapsos, graphic rendering: 1. enchytrismòs 6; 2. from chamber tomb n.
43; 3. enchytrismòs 2; 4. pithos from the hut of area XLIV of Thapsos; 5. enchytrismòs 8 (drawings by C. Veca) (scale 1:10).
212 Carlo Veca

un aspetto terroso. Per ciò che concerne i rapporti Impasto di colore yellow (10 YR 7/8), com-
quantitativi, i calcarei rappresentano il tipo di in- patto e poroso, caratterizzato da inclusi calcarei
cluso principale, mentre gli inclusi organici sono di colore bianco (15%) molto friabili. Gli inclusi
secondari; la chamotte è presente in tracce. non presentano orientamento, rispetto alla dire-
La porosità è media. In sezione sono visibili zione di lavorazione, seguendo un senso casuale
fessurazioni e vacuoli di forma arrotondata e al- nell’impasto: quelli calcarei, di piccole dimensio-
lungata da 0,2 a 1,5 cm, dovuti probabilmente alla ni (da 0,1 a 0,3 cm), hanno una morfologia di tipo
presenza di materiale organico. granulare con bordi irregolari, e sono di aspetto
La superficie esterna è lisciata, dello stesso opaco; la chamotte, di piccole dimensioni (da 0,1
colore dell’impasto, e presenta un ingobbio di co- a 0,2 cm), romboedrica con bordi irregolari, ed ha
lore pale yellow (5 Y 8/3), più un “rivestimento” un aspetto terroso. Gli inclusi calcarei affiorano
di colore dark reddish gray (5 YR 4/2) deteriorato sia sulla superficie esterna, che su quella interna.
a craquelure in diversi punti e scagliato in altri. Per quanto riguarda i rapporti quantitativi, gli in-
La superficie è visibilmente alterata da abrasione clusi calcarei, essendo esclusivi, hanno un’inci-
un po’ dappertutto, e caratterizzata da craquelure denza di tipo principale. La porosità è media.
diffuso. La superficie interna, difficile da carat- La superficie esterna è dello stesso colore
terizzare, a causa di un vecchio restauro forman- dell’impasto, presenta una incrostazione calcarea
te camicia di gesso, nelle poche aree scoperte è poco tenace ed è priva di ingobbio, abrasa e fragi-
grossolana e grezza, di colore reddish yellow (7.5 le; sono presenti delle chiazze sotto l’orlo, dovute
YR 7/6), e presenta però delle evidenti tracce probabilmente alle fasi post-deposizionali. La su-
(piano di lavorazione?)19 (fig. 6.3). Il “rivestimen- perficie interna è scabra e ruvida, con chiazze do-
to” descritto sopra, è presente anche all’interno vute forse a fattori post-deposizionali. Le fratture
(fig. 6.4). sono di tipo frastagliato.
Le fratture della superficie si presentano di un
solo tipo: frastagliata su colombino. Analisi dei dettagli. Il corpo ceramico sembra,
come per quello dell’esemplare dalla capanna,
Analisi dei dettagli. I cordoni sono orizzontali, non essere stratificato, ed è visibile solo l’innesto
a sezione circolare, e sono strutturali, sono cioè dei cordoni orizzontali.
posti, come è osservabile sugli altri esemplari, a La superficie esterna è abrasa in diversi punti,
suturare le sfoglie argillose sovrapposte durante e presenta incrostazione diffusa poco tenace (che
le fasi di manipolazione. In sezione è infatti os- viene via col bisturi), fattori dovuti forse alla per-
servabile un sistema di incastri a “tenoni e morta- sistenza del contenitore a contatto con il deposito
se” circolari. terroso. La superficie esterna non presenta quel
rivestimento così evidente sugli altri esemplari
Pithos della tomba a camera 43 (S.N. 2) (figg. costituenti gli enchytrismòi. L’orlo è piatto, ben
2.5, 3.2) lisciato, così come le porzioni di superficie inter-
H. 35,5; larg. max 29; Ø orlo ric. 35; spess. na osservabili, anch’esse lisciate. Si potrebbe ipo-
parete 2,5-3 cm. Ansa: H. 11,5; larg. 6; sp. 3,5 cm. tizzare il contenimento di un liquido.
Necropoli di tombe a camera di Thapsos, tom- I cordoni sono bassi, a sezione circolare, poco
ba 43. accennati e ben strutturati con il resto della super-
Età del Bronzo Medio (XV-XIII secolo a.C.) - ficie, sembrano quindi strutturali (come quelli del
facies di Thapsos. pithos dalla capanna). Essi sono distanziati varia-
bilmente (dal I al II 9,5 cm; dal II al III 11; dal III
al IV 1,5 cm). Una particolarità è rappresentata
dal primo cordone a partire dall’orlo, appena 1,5
cm al di sotto di esso20. I cordoni verticali sono
19
Per “piano di lavorazione” si intende una superficie oriz-
zontale utilizzata durante le fasi di modellazione della ce-
ramica. È evidente che per la foggiatura di vasi di grandi
dimensioni questo apparato fosse necessario; ma il deficit
della ricerca archeologica riguardante le attività di produ- 20
Anche questo poteva essere “strutturale”, con la funzione
zione ceramica nel Bronzo Medio in Sicilia permettono solo di non far deformare la superficie dell’imboccatura, a causa
una costatazione ipotetica. dei problemi di manifattura legati alle enormi dimensioni.
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 213

Fig. 4 - Planimetria generale dell’abitato a Nord dell’istmo con la localizzazione del pithos all’interno della capanna (da
Voza 1984-1985) (rielaborazione grafica di C. Veca).
General plan of the settlement north of the isthmus with the location of the pithos inside the hut (after Voza 1984-1985)
(graphic reworking by C. Veca).

identici a quelli orizzontali per forma e tecnolo- un aspetto opaco e un grado di arrotondamen-
gia, ben ancorati alla superficie. L’ansa è robusta to di tipo subarrotondato. Per quanto riguarda i
e spessa, con luce minima, ben ancorata alla pare- rapporti quantitativi, gli inclusi calcarei, essendo
te. L’attacco superiore sovrasta, sovrapponendosi, esclusivi, hanno un’incidenza di tipo principale.
il II cordone, che sembra obliterato da esso; l’at- La porosità è media.
tacco inferiore si lega al III cordone. La superficie esterna è di colore yellow (10 YR
7/8), visibilmente abrasa e deteriorata a craque-
Pithos dalla capanna del quadrato XLIV/24 lure in diversi punti. Essa presenta un’ingubbia-
(inv. n. 101832) (figg. 2.2, 3.4) tura di colore light brownish gray (10 YR 6/2).
H.115; largh. 94; Ø orlo 40; Ø base 22; spess. La superficie interna presenta il medesimo colore
parete 3-3,6. Ansa: H. 17; larg. 9; sp. 4,2 cm. di quella esterna, ed è interessata da un vecchio
Ricomposto da più frammenti. restauro formante in parte camicia di gesso. Le
Capanna compresa nel quadrato XLIV/24 fratture della superficie si presentano di un solo
dell’abitato di Thapsos. tipo: frastagliata su colombino.
Età del Bronzo Medio (XV-XIII secolo a.C.) -
facies di Thapsos. Descrizione dei dettagli. Il corpo ceramico sem-
bra, a differenza degli altri esemplari, non essere
Impasto di colore gray (10 YR 5/1), grosso- stratificato (come già l’esemplare della sep. 43).
lano, da spesso a molto spesso, caratterizzato da La superficie esterna non presenta quel rive-
inclusi calcarei di colore bianco fine (15%). Gli stimento così evidente sugli altri esemplari co-
inclusi (calcarei) non presentano orientamento, stituenti gli enchytrismòi. L’orlo è piatto, ben li-
rispetto alla direzione di lavorazione, seguendo sciato, così come le porzioni di superficie interna
un senso casuale nell’impasto, sono di piccole di- osservabili, anch’esse lisciate. Si potrebbe ipotiz-
mensioni, che variano da 0,1 a 0,6 cm, hanno una zare il contenimento di un liquido (idem dell’e-
morfologia di tipo granulare con bordi irregolari semplare della sep. 43).
214 Carlo Veca

Per ciò che concerne la foggia, è possibi- spunti per ciò che concerne il momento della
le risalire alla tecnica di modellato: dalla base foggiatura21.
sino all’altezza del primo cordone, si può intu- Dai numerosi dati macroscopici ricavati, è
ire da un rigonfiamento sulla superficie la trac- subito evidente che non è possibile classificare
cia dell’ammorsatura tra due sfoglie di argilla; unitariamente i diversi esemplari qui considerati,
le “canoniche” fratture in corrispondenza dei ricavando così, informazioni d’insieme per tutti
cordoni, confermano la presenza di giunture tra e cinque i contenitori: vi è una netta distinzione,
le sfoglie argillose proprio in corrispondenza di non di classe e aspetto superficiale ma di tecno-
questi punti interessati dai colombini. Si può logia, tra i due pithoi cordonati delle sepolture a
quindi indicare con esattezza il numero delle enchytrismòs 2 e 8 e quello della capanna, e tra
sfoglie di argilla utilizzate, che è pari a 10, ini- l’esemplare dalla t. 43 (reticolato) della necropoli
ziando dalla prima per la base, la seconda subito di tombe a camera e quello dell’enchytrismòs 6.
dopo, poi altre sette tra i cordoni, e infine l’ulti- Come già rilevato da chi scrive per la classe
ma per l’orlo (fig. 7A.2). affine dei pithoi presenti nel contesto del Bronzo
I cordoni sono orizzontali, e sembrano ben Medio di Monte S. Paolillo (CT) (Barone et alii
saldi alla superficie, sono 8 e sono indubbiamen- 2011; Veca cds), la realizzazione di un pithos av-
te “strutturali”. In nessun punto infatti è eviden- veniva dal fondo all’orlo, con la susseguente so-
te il distacco di questi. Essi hanno una sezione vrapposizione di grandi cercini di argilla, indipen-
arcuata poco rilevata, molto diversi dai cordoni dentemente lavorati e ripiegati, poi sovrapposti
presenti sugli esemplari costituenti le tombe a l’un l’altro prevedendo brevi pause di lavorazione
enchytrismòs; qui hanno proprio la funzione di per poter permettere l’essiccazione parziale della
saldare tra loro le sfoglie argillose. La distanza sfoglia argillosa già “in posa”, e di assumere qua-
tra i cordoni non è mai costante, ma essa varia in si la “durezza cuoio” necessaria all’accoglimento
senso decrescente dalla base fino alle anse (14 della sfoglia successiva. Nel caso del pithos com-
cm tra I e II; 14 cm tra II e III; 12 cm tra III e IV; pleto dalla capanna di Thapsos, è possibile anche
10 cm tra IV e V; 7 cm tra V e VI; 5 cm tra VI e risalire al numero dei grossi cercini “messi in
VII; 9 cm tra VII e VIII cordone – quello tra le opera” per la sua realizzazione: 10 cercini, di al-
anse): ciò potrebbe valere quindi per le sfoglie tezza variabile, in base alla collocazione definiti-
impiegate, permettendo così di risalire anche va nel corpo del contenitore, di cui due, più spessi
all’esatta dimensione di esse. La distanza della per la base, e altri otto tra i cordoni fino all’orlo.
base alla II sfoglia è di 16 cm, e di questa fino al Questi erano appunto ammorsati secondo il siste-
I cordone è di altri 16 cm; l’altezza dell’ultima ma a “tenoni e mortase” circolari (Guglielmino
sfoglia che compone l’orlo è di 13 cm. Questa 1999, p. 479), e resi più tenaci dall’applicazione
osservazione ne è un ulteriore conferma. di un colombino alloggiato in una specie di solco
Anche le anse, come i cordoni, sono ben strut- guida impresso nell’argilla cruda sulla superficie
turate con la superficie; la cosa è molto evidente esterna, il che aumentava anche la superficie di
dalle tracce sulla superficie interna del contenito- contatto tra le sfoglie: questa osservazione è resa
re in corrispondenza degli attacchi d’ansa. L’at- possibile sulla base della conformazione delle
tacco inferiore delle anse presenta la “cintura” del sezioni dei contenitori frammentari e dall’analisi
cordone, soluzione non applicata per gli attacchi delle fratture, che sono sempre di tipo frastaglia-
superiori. La “luce” dell’ansa è minima, ulterio- to su colombino, ricadenti quindi nei punti deboli
re conferma di robustezza e funzionalità. La base della superficie corrispondenti alle giunture tra
del pithos è perfettamente piana (Ø > rispetto alla i cercini. Questo assunto spiegherebbe la foggia
base del pithos dell’enchytrismòs 8).

2. Sintesi degli aspetti tecnologici 21


Per le varie fasi del ciclo produttivo della ceramica, si
Il secondo livello di analisi ha riguarda- rimanda all’ampia bibliografia italiana e straniera sull’argo-
to lo studio delle tecnologie di modellazione, mento: Aliprandi e Milanese 1986; Burragato et alii 1994;
improntato sull’osservazione diretta delle su- Cuomo di Caprio 1985, 2007; Fabbri e Ravanelli Guidotti
1993; Maggetti 1982; Mannoni e Giannichedda 1996; Mun-
perfici e delle sezioni del corpo ceramico, che toni 2003; Pelegrin et alii 1989; Rice 1982; Saracino 2005;
ha consentito di poter cogliere numerosissimi van der Leeuw 1981, 1984; Vidale 2007.
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 215

asimmetrica e irregolare del pithos dalla capanna contenitore, e i due settori erano poi sovrapposti
e di quello dell’enchytrismòs 8. Proprio sulle aree con l’ausilio della “risega” creata e prevista nella
di contatto delle sfoglie che venivano sovrappo- parte inferiore.
ste e suturate erano create delle asperità, con di- Anche nel pithos della tomba 6 i cordoni han-
tate impresse nell’argilla cruda o con l’innesto di no una distanza quasi costante (15 cm ca.), ad ec-
materiale organico, per permettere una maggiore cezione del primo a partire dall’orlo, che sembra
aderenza degli incastri. essere aggiunto successivamente - osservazione
Fattore di non poco conto, è l’osservazione, possibile per il distacco di parte di esso e il citato
ricorrente solo sugli esemplari costituenti le tom- “rivestimento” steso al di sotto. I cordoni vertica-
be a enchytrismòs, dell’utilizzo del layering, una li di questo esemplare sembrano essere applicati
tecnica di manifattura che consiste nell’uso di im- successivamente al rivestimento (anche in questo
pasti differenti per la fabbricazione del corpo del caso vale il fatto che esso si trovi steso al di sotto),
vaso (Day et alii 2006), che, anche se non è stato infatti si distaccano con facilità, rispetto a quelli
per il momento confermato da dati petrografici o orizzontali, ben saldi alla superficie. Inoltre in se-
archeometrici, è avanzabile allo stato di osserva- zione si distinguono nettamente dalla superficie.
zione autoptica e di ipotesi per gli esemplari thap- Essi appaiono dunque come decorativi.
siani, e che potrebbe esprimersi con la stratifica- Le anse sono a spesso nastro, impostate ver-
zione di livelli diversi di argilla. ticalmente poco sotto l’orlo, sulla spalla. Nel pi-
thos dalla t. 43 della necropoli di tombe a camera
I cordoni plastici esterni non hanno solitamen- e in quello dalla capanna anche le anse, come i
te una distanza costante (pithos capanna), e ciò cordoni, sono ben strutturate con la superficie; la
dipende appunto dalla differente altezza dei gros- cosa è molto evidente dalle tracce sulla superficie
si cercini e, come detto, dalla loro collocazione fi- interna del contenitore in corrispondenza degli
nale nel contenitore. Ma questo argomento non è attacchi d’ansa: il “prigioniero” trapassa quasi
valido per i pithoi costituenti le tombe a enchytri- lo spessore del corpo ceramico, creando il carat-
smòs: in essi i cordoni sono posti a una distanza teristico rigonfiamento di superficie. La “luce”
regolare (15 cm ca.), manifestando oltremodo la dell’ansa è minima, ulteriore conferma di robu-
ricerca di una loro funzione anche decorativa. Nel stezza e funzionalità. Situazione esattamente op-
pithos della tomba 8 la distanza tra essi è costan- posta è stata osservata per l’unica ansa superstite
te, tranne che per il quarto cordone a partire dalla delle quattro del pithos dell’enchytrismòs 6: essa
base, che sembra essere posto sempre durante la è stata trovata in frammenti ricomposti, e ciò ha
manipolazione, ma in una fase successiva, e que- permesso l’osservazione dell’attacco sul corpo
sto è spiegabile con le seguenti osservazioni: del contenitore, dove non vi è la presenza di in-
- il cordone ricade in corrispondenza della giun- castri a maschio o a femmina, come è da aspet-
zione tra cercini (o sfoglie di argilla); tarsi per strutturare tenacemente una grossa ansa,
- il cordone dimezza la distanza, che in tutti gli rendendola funzionale a un contenitore di elevate
altri casi è costante, tra i cercini; dimensioni. È possibile quindi avanzare l’ipotesi
- l’area interessata è ammorsata secondo un si- di un uso non funzionale delle anse e di un uso
stema a “tenoni e mortase” circolari, ed è vi- decorativo dei cordoni verticali, motivando con le
sibile anche una sorta di “risega”, che doveva seguenti osservazioni:
accogliere la superficie superiore; assenza, come già osservato, di incastri, neces-
- il distacco del cordone è netto, e in questo caso sari alla strutturazione dell’ansa con la superficie
appare assai diverso rispetto agli altri casi di del contenitore;
distacco di cordone. creazione ad hoc di un apposito cordone,
Queste brevi osservazioni proverebbero la passante dall’imposta superiore dell’ansa, che
modellazione del pithos dell’enchytrismòs 8 non presenta una distanza dimezzata rispetto al resto
solo col solito sistema a cercini per la sua costru- degli altri cercini, nonché una morfologia diffe-
zione generale, ma anche con la modellazione rente;
in due parti: la base fino alla pancia rappresenta “rivestimento” esterno steso sotto il cordone
una parte, il resto della parte centrale, la spalla e in questione, quest’ultimo creato appunto per la
l’orlo rappresenterebbero la seconda porzione del funzione di fasciare l’attacco superiore dell’ansa;
216 Carlo Veca

Fig. 5 - Tecnologie di lavorazione: 1. Layering: dettaglio sezioni (pithos dell’enchytrismòs n. 6 e n. 8); 2. Sistema di
“montaggio” dei grandi cercini di argilla e di impressioni sulle aree di contatto per permettere una maggiore aderenza
degli incastri (pithos dell’enchytrismòs n. 8); 3. Particolare del quarto cordone a partire dalla base e della “risega” (pithos
dell’enchytrismòs n. 8); 4. Foro di riparazione (pithos dell’enchytrismòs n. 8); 5. Concentrazione di inclusi e vacuoli (pithos
dell’enchytrismòs 6); 6. Particolare del primo cordone a partire dall’orlo (Pithos dell’enchytrismòs 6) (foto di C. Veca).
Manufacturing technologies:1. Layering: detail sections (pithos from enchytrismòs n. 6 and n. 8); 2. System of linking clay
layers and impressions on the contact areas of clay layers to allow a better grip to the joints (pithos enchytrismòs n. 8);
3. Detail of the fourth clay cordon from the bottom and of the “offset”(pithos enchytrismòs n. 8); 4. Repair hole (pithos
enchytrismòs n. 8); 5. Concentration of grits and vacuoles (pithos enchytrismòs 6); 6. Detail of the first clay cordon start-
ing from the rim (pithos enchytrismòs 6) (photos by C. Veca).
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 217

Fig. 6 - Elementi tipologici e tecnologici: 1. Particolare dei cordoni verticali (Pithos dell’enchytrismòs 6); 2. Particolare
dell’attacco d’ansa (pithos dell’enchytrismòs 6); 3. Particolare della superficie interna, con le tracce in negativo del proba-
bile “piano di lavorazione” e del rivestimento (pithos dell’enchytrismòs n. 2); 4. Particolare del rivestimento sulla superficie
esterna (pithos dell’enchytrismòs 2) (foto di C. Veca).
Typological features and manufacturing technologies: 1. Detail of vertical clay cordons (pithos enchytrismòs 6); 2. Detail
of the handle (pithos enchytrismòs 6); 3. Detail of the “inner surface” with negative traces, and of the slip (pithos enchy-
trismòs n. 2); 4. Detail of the slip on the outer surface (pithos enchytrismòs 2) (photos by C. Veca).

secondo cordone a partire dall’orlo (successi- sono essenzialmente strutturali, poco rilevati ed
vo a quello in questione) passante nel punto inter- evidenziati, funzionali ad ancorare le giunture tra
medio dell’ansa, tra i piani d’imposta, defunzio- i cercini sovrapposti della parete e ad aumentare
nalizzando la stessa. la superficie di contatto tra questi, per non parlare
La presenza di cordoni lisci orizzontali non è della loro potenziale funzione di presa che, per
di per sé sufficiente a caratterizzare all’interno di un contenitore di tale capacità, rappresentava una
uno stesso tipo i due pithoi della capanna e dell’en- soluzione notevole anche per i piccoli spostamen-
chytrismòs 8, di solito accomunati in letteratura, ti (e questo concorderebbe con il contesto di una
anche per via della loro foggia disarmonica, com- capanna); il pithos della tomba 8, invece, ha dei
promessa da problemi incorsi nelle fasi di essic-
cazione e cottura22: i cordoni del “pithos capanna”

particolare problema in cui sono incorsi i “modellatori” del


pithos; essa non proseguiva su tutta la superficie del conteni-
22
La “gola” con cui spesso in letteratura si è identificato tore, come è stato confermato dalle nostre osservazioni au-
il profilo dell’enchytrismòs 8, è in realtà la prova di questo toptiche e dalla documentazione grafica.
218 Carlo Veca

Fig. 7 - A. Ricostruzione grafica del rapporto tra i cercini di argilla (numero arabo) e i colombini (numero romano): 1. Pi-
thos dell’enchytrismòs 6; 2. Pithos dalla capanna compresa nel quadrato XLIV della planimetria generale (dis.dell’ autore,
non in scala); B. confronti: 3. Pithos dalla vicinanza delle capanne della Scuola Enologica di Barriera (Catania) (da Voza
1972, p. 203, Fig. 18 d).
A. Graphic rendering of the relationship between clay layers (Arabic numbers) and clay cordons (Roman numbers): 1.
pithos enchytrismòs 6; 2. pithos from the hut of area XLIV of Thapsos (drawings by C. Veca, not to scale). B. Comparisons:
3. Pithos from the area surrounding the huts of Scuola Enologica di Barriera (Catania) (after Voza 1972, p. 203, Fig. 18 d).

cordoni plastici molto rilevati, sottolineati e spes- dovute alla combustione degli inerti presenti nel
si rispetto alla superficie esterna, a volte ne è evi- corpo ceramico e quindi tali macchie potrebbero
dente il distacco, e potrebbero quindi assumere il dare nello stesso tempo suggerimenti sulle tecni-
doppio compito, funzionale (raccordo tra cercini; che di cottura. Altra osservazione, utile alla com-
elementi di presa per un trasporto a breve raggio) prensione di alcune fasi della cottura, è il fatto che
e decorativo (tomba a enchytrismòs). il contenitore, come detto sopra, è asimmetrico e
sbilanciato su un lato: come se si fosse schiaccia-
Passando a considerare gli aspetti relativi alle to su se stesso, a causa di una cattiva essiccazione.
modalità di cottura, un altro elemento interes- La superficie esterna è lisciata, con lisciatura
sante è quello che vede sulla superficie esterna praticata con i polpastrelli, evidente soprattutto
del pithos dalla capanna la presenza di chiazze sui cordoni orizzontali e negli attacchi di essi
in diversi punti, che potrebbero tradire fiammate alla superficie stessa (rettifica). È possibile che i
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 219

vacuoli siano dovuti alla combustione di sostan- alle caratteristiche degli inclusi, è stato possibile
ze organiche. Il pithos 6 presenta questo genere distinguere 6 diversi tipi di impasto sulla base di
di evidenza, soprattutto sotto l’orlo, tra le anse, osservazioni autoptiche, corrispondenti a 6 diver-
in una fascia di 15 cm da esso; nella stessa area è se Fabric, confermate poi da indagini petrografi-
presente una concentrazione di ossidi (“fiamma- che (tab. I) (Barone et alii 2011).
ta”) ampia 10-15 cmq ca., che, sommato alla net- L’insieme dei dati mineralogico-tessiturali
ta concentrazione dei vacuoli nella stessa area, fanno ipotizzare una diversa tecnica di manifat-

Fabric N° inv. Temperatura Layering Cordoni Cordoni


campione cottura orizzontali verticali
MSP Fabbrica I MSP96/14 ~ 800 °C x x x
MSP Fabbrica II MSP96/11 ~ 800 °C x
MSP Fabbrica III MSP96/12 ~ 800 °C x x
MSP Fabbrica IV MSP96/6 ~ 800 °C x x
MSP Fabbrica V MSP96/15 ~ 900 °C x x
MSP Fabbrica VI MSP96/16 ~ 900 °C x x
TH Domestici / / x x
TH Funerari / / x x x

Tab. I - Tabella comparativa di Fabric, temperatura di cottura e trattamenti superficiali tra gli esemplari di pithoi dai contesti
indagati. Abbreviazioni: MSP = Monte San Paolillo; TH = Thapsos

potrebbe far pensare a una maggiore esposizione tura per i materiali studiati rappresentativi delle
al calore (cottura) proprio della parte dell’orlo, e diverse fabbriche, riconducibile ad un unico cen-
quindi all’ipotesi di una cottura del vaso disteso, tro produttore con la presenza di più workshops.
con punto di massima esposizione al calore dalla Alla luce di quello che è già emerso con lo stu-
dio dei pithoi di Monte San Paolillo, confrontato
parte dell’orlo.
con l’analisi svolta sui pithoi rinvenuti a Thapsos,
L’ingobbio è applicato sulla superficie dopo la
si evince chiaramente una notevole complessità
modellazione, probabilmente durante la fase di “du-
del ciclo produttivo di questa classe ceramica, che
rezza cuoio”; sovrapposto a questo è un rivestimen-
implica una certa specializzazione in tutte le sue
to (fig. 5.5) (pithoi delle tombe 2, 6, 8) che è abraso
fasi, dalla ricerca di precise strategie di selezione
in diversi punti. La presenza di un ulteriore strato
delle materie prime, a particolari metodologie ed
della superficie esterna potrebbe far pensare ad esi- espedienti tecnici messi in pratica per agevolare i
genze di rivestimento, per renderla meno porosa e processi di manifattura e quelli di cottura.
forse idrorepellente, da cui potrebbe trapelare la vo-
lontà di proteggere il contenitore. 3. Tipologia
Indeterminato risulta il problema dei sistemi Per ciò che concerne la tipologia, la classi-
di cottura della ceramica nel Bronzo Medio si- ficazione tipologica effettuata da chi scrive sui
ciliano, in assenza di evidenze certe a riguardo. pithoi di Monte S. Paolillo (Catania) (Barone et
Ciò che è tuttavia ipotizzabile, per i contenitori alii 2011), nella quale i contenitori di Thapsos
oggetto del nostro studio, è la cottura in “forna- erano stati richiamati per confronto, prevedeva
ce temporanea a fossa”, una struttura provvisoria una distinzione in tre tipi caratterizzanti (Tipo 1
all’aperto dove i vasi erano a diretto contatto con liscio; Tipo 2 cordonato; Tipo 3 reticolato), sul-
il combustibile, con temperature irregolari e con la base del trattamento della superficie e della
una cottura breve e non uniforme (Cuomo di Ca- conformazione dei cordoni applicati alle pareti
prio 2007, p. 503). Questa ipotesi potrebbe giu- esterne.
stificare l’assenza di strutture identificabili come Se per i pithoi di Monte S. Paolillo la docu-
fornaci, in questa fase dell’età del Bronzo, ma al mentazione era sostanzialmente costituita da fram-
momento rappresenta argumentum ex silentio. menti, anche di grandi dimensioni, il caso studio
Dallo studio compiuto da chi scrive sugli di Thapsos ci da la possibilità di lavorare su un
esemplari di pithoi di Monte San Paolillo, in base esemplare completo, e su altri esemplari morfolo-
220 Carlo Veca

gicamente caratterizzanti. È possibile quindi rifor- 4. Conclusioni


mulare la classificazione tipologica, includendo a
pieno titolo anche i pezzi di San Paolillo, e pro- I risultati ottenuti dall’analisi degli impasti e dei
ponendo quindi nuove definizioni che modifichino trattamenti di superficie, dallo studio delle tecnolo-
la precedente, ampliando il campo di variabilità di gie di manifattura e della tipologia, indirizzano verso
ciascun tipo. l’ipotesi di produzioni specializzate. Il fatto di poter
focalizzare l’attenzione su esemplari provenienti da
Per il Tipo 2 (cordonato): contesti diversificati di uno stesso sito (necropoli e
Pithos con orlo indistinto arrotondato; forma abitato di Thapsos), permette di constatare delle di-
complessiva piriforme rovesciata, con espan- vergenze nella produzione della classe dei pithoi che,
sione massima del ventre in alto, in prossimità se è ovvio che siano di tipo funzionale, lo sono an-
della spalla, e marcata rastremazione verso il che per ciò che concerne la tecnologia. Nel caso delle
fondo; quattro anse a nastro verticale asimme- produzioni di Thapsos, i pithoi che costituivano le se-
trico spesso, impostate sulla spalla, poco sotto polture ad enchytrismòs non erano del medesimo tipo
l’orlo; base piana. Superficie esterna caratteriz- di quelli utilizzati nelle capanne, e dalle numerose
zata da cordoni a profilo arcuato, con andamen- osservazioni ricavate in questo studio, probabilmente
to orizzontale. non erano neanche plasmati allo stesso modo. La ma-
Varietà A: pithos a cordoni strutturali, profilo nifattura di questi grandi contenitori, che costituisco-
piriforme rovesciato, con espansione massima del no dei veri e propri “monumenti” (vedi ad es. il pithos
ventre in alto, in prossimità della spalla. Marcata dalla capanna), era un compito di per sé specializza-
rastremazione presso il fondo. Base piana. to, che comportava problematiche già a partire dalla
Pithos capanna di Thapsos; esemplari da Monte
modellazione e “messa in opera” dei grandi anelloni
San Paolillo (MSP96/3-5, 14, 17-68, 80, 99, 101-
d’argilla, per non parlare dei processi di essiccazione
110, 112-140, 142-169); esemplare di Barriera.
e cottura: il primo poteva comportare deformazioni
Varietà B: pithos a cordoni decorativi, profi-
nella foggia, e ciò, come già rilevato, è osservabile
lo piriforme rovesciato, con espansione massima
sia su un esemplare di una tomba (enchytrismòs 8)
del ventre in alto. Marcata rastremazione presso il
che su quello dalla capanna, espressione forse di uno
fondo. Stretta base piana non funzionale.
stesso “artigianato”; la cottura invece, imponeva pro-
Pithos della t.2 e della t.8 della necropoli a en-
blemi tecnici quali il tipo di fornace, il mantenimento
chytrismòs di Thapsos; esemplari da Monte San
Paolillo (MSP96/100, 111). di una determinata atmosfera di cottura, la capacità di
approvvigionamento e utilizzo di combustibile, que-
Per il Tipo 3 (reticolato): siti che allo stato attuale della ricerca archeologica
Pithos con orlo indistinto arrotondato; la forma sull’età del Bronzo Medio in Sicilia, restano insoluti.
complessiva va da quella ovoide a quella tendente
a globulare, con espansione massima del ventre in L’esame della tecnologia, anche se per il mo-
alto; quattro anse a nastro verticale asimmetrico mento si fonda su indagine autoptica, e sul quale
spesso, che si espande verso i piani d’imposta e si ci si prefissa di ritornare attraverso analisi archeo-
restringe nel punto di volta, impostate sulla spalla metriche, è comunque utile per formulare diverse
poco sotto l’orlo. Superficie esterna caratterizzata ipotesi di lavoro e diversi risultati.
da cordoni a profilo circolare o piatto, con anda- La prima idea che potrebbe essere ipotizzata
mento orizzontale e verticale. è che le forti differenze osservate tra i conteni-
Varietà A: Pithos a reticolato di cordoni strut- tori rinvenuti nei diversi contesti, suggeriscono
turali, a sezione circolare. l’esistenza di produzioni diversificate a seconda
Pithos della t. 43 della necropoli di tombe a dell’uso “domestico” o “funerario” (tab. II).
camera di Thapsos; esemplari da Monte San Pao- Se si prova a caratterizzare il pithos provenien-
lillo (MSP96/27-55, 139-140, 142-163). te dalla capanna da un punto di vista tecnologico
Varietà B: Pithos a reticolato di cordoni de- e funzionale, si nota che ha tutte le caratteristiche
corativi, cordoni orizzontali a sezione circolare e del contenitore adatto all’immagazzinamento di un
verticali a sezione a listello piatto. determinato quantitativo di un determinato prodot-
Pithos della t. 6 della necropoli a enchytrismòs to (base piana, corpo espanso, imboccatura stret-
di Thapsos. ta, anse robuste, cordoni orizzontali strutturali).
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 221

Pithos domestico Pithos funerario


Orlo Protezione del contenuto;
Rapporto Ø bocca/ Ø punto max Rapporto Ø bocca/ Ø punto max
espansione 1:3 espansione 1:2
Base Piana, per reggere in piedi il contenitore Defunzionalizzata, plasmata per non stare
e per facilitare l’essicazione durante la in piedi;
manipolazione; Rapporto Ø base/ Ø punto max espansione
Rapporto Ø base/ Ø punto max 1:5
espansione 1:4
Cordoni orizzontali Strutturali: giunzione tra cercini; Funzionali e decorativi: molto sporgenti;
piccoli spostamenti del contenitore spostamenti del contenitore più ampi
Cordoni verticali Strutturati con la superficie;
Decorativi; plasmati in una fase successiva;
riquadratura delle anse facilmente distaccabili
Corpo ceramico Compatto in tutte le sue parti Probabile layering; maggiore presenza
componenti organiche, soprattutto fra gli
strati
Anse Robuste: luce minima tra gli attacchi; Non funzionali/decorative: ampia luce tra
incastri penetranti il corpo ceramico gli attacchi; incastri minimi
(rigonfiamento interno); riquadrate da
cercini
Rivestimento Assente Interno ed esterno; impermeabilizzante e
idrorepellente (?)
Tab. II - Tecnologie a confronto: pithoi “domestici” e pithoi “funerari”.

La concezione che sta alla base della manifattu- Altro importante terreno di discussione è quel-
ra di un pithos per un enchytrismòs è ben diversa23: lo concernente il rituale funerario, e il fattore che
la base è quasi a puntale, defunzionalizzata (pithos può darci importanti indicazioni è ancora la tec-
della tomba 8); l’imboccatura è più larga rispetto nologia. Sostanziali differenze di produzione tra
a quella del pithos dalla capanna; le anse sono fra- le due “categorie” di grandi contenitori sono sot-
gili, probabilmente prive di funzionalità e votate a tolineate da due importanti fattori tecnologici già
un uso “decorativo”. I cordoni orizzontali hanno di considerati: il rivestimento e l’impasto. Del tutto
certo la funzione legante tra due anelloni di argil- assente sul pithos dalla capanna, il rivestimento
la, ma sono anche decorativi per la loro spiccata della superficie esterna è esclusiva peculiarità dei
sporgenza, che permetteva oltremodo un sistema di pithoi costituenti le tombe a enchytrismòs, uno
presa per più facili spostamenti del contenitore - e strato spesso e coprente che poteva avere una
questo potrebbe esser prova di luoghi di produzio- funzione impermeabilizzante, o idrorepellente,
ne differenziati dei pithoi, nei pressi dell’abitato anche se si tratta di ipotesi basata solo su osserva-
quello della capanna, un po’ più distante quello de- zione diretta. Il fatto che questo rivestimento sia
gli enchytrismòi, anche se allo stato attuale questa osservato anche al di sotto dei cordoni verticali e
relazione non si è osservata per altri contesti arche- di alcuni orizzontali, dei quali quindi non si tene-
ologici; i cordoni verticali sono invece puramente va conto nella concezione iniziale del contenitore,
decorativi e infatti facilmente distaccabili. Infine il fa apparire i cordoni plastici degli enchytrismòi
rivestimento, che è uno spesso strato steso sulle su- come la “sclerotizzazione” dei cordoni dei pithoi
perfici interna ed esterna, ulteriore protezione al di delle capanne, ponendo gli esemplari tombali in
sopra dell’ingobbio. una “fase” tecnologica leggermente avanzata ri-
spetto ai grandi vasi già usati per l’immagazzina-
mento nell’abitato, e questo potrebbe rappresen-
tare un indizio di cronologia relativa per l’impian-
23
Nei tre casi studio analizzati (tombe 2, 6, 8), si tratta di gros-
se porzioni di vaso, ma che differiscono nella morfologia, e que-
sto quindi ha permesso la “ricostruzione” tecnologica ipotetica
di un intero pithos utilizzato come sepoltura a enchytrismòs.
222 Carlo Veca

to della necropoli ad enchytrismòs a Thapsos24. differenza della sepoltura multipla in grotticella,


Ma il fattore tecnologico più importante è forse la quale veniva spesso riaperta per dar posto a un
rappresentato dalla stratificazione di livelli distinti nuovo defunto, con il conseguente spostamento e
di argilla osservato nelle sezioni trasversali: questa sconvolgimento delle ossa dei “congiunti”.
è una pratica appurata macroscopicamente in tutti L’ultimo risultato consiste nel rintracciare e
gli esemplari costituenti le tombe a enchytrismòs, demarcare il ruolo e lo scenario degli “attori”,
eccetto quindi che per gli esemplari domestici del- ovvero committenti e destinatari dei grandi vasi
la capanna e della tomba a camera 43. Elemento contenitori e dove essi operano. Le sostanziali
già attestato su alcuni esemplari di San Paolillo, differenze delle produzioni dei pithoi sistematica-
ma che in questo caso poteva solo essere rilevato mente documentate in questo studio renderebbero
senza nessuna indicazione ben precisa, a causa del inclini alla supposizione di luoghi di produzione
contesto di rinvenimento che rappresentava uno differenziati, e quindi anche committenti e desti-
scarico in cui erano confluiti ben dieci esemplari natari differenti. L’ipotesi aprirebbe due scenari
di pithoi ma che non tutti presentavano il layering diversi, tutte supposizioni che necessitano della
(Barone et alii 2011; Veca cds), questa evidenza a continuazione e dell’avanzamento degli studi in
Thapsos potrebbe dimostrare due fattori diversi, quest’ambito per poter essere confermate.
entrambi accettabili come ipotesi: Il primo scenario è quello che vede un unico
Il primo fattore è di ordine tecnologico, che workshop atto alla produzione di pithoi, che ri-
come dimostrato, infatti, la pratica di “costruire” i sponde a committenze diverse, e quindi alla pro-
grandi contenitori con strati distinti di argilla po- duzione di contenitori “per i vivi” e di contenitori
teva anch’essa avere una funzione “strutturante”, “per i morti”.
in quanto i livelli più interni potevano contenere Il secondo scenario possibile vedrebbe invece
inclusi utili a un maggiore contrasto della plasti- non uno, bensì due workshop, entrambi produt-
cità, a differenza dello strato più esterno (superfi- tori di grandi contenitori, ma con specializzazio-
cie esterna), che era più raffinato. ni diverse, ovvero uno rivolto alla produzione di
Il secondo fattore è di ordine rituale: anche se grandi vasi per derrate con l’abitato come destina-
solo allo stato ipotetico, l’uso del layering come zione finale, l’altro invece esclusivamente rivol-
stratificazione del corpo dei contenitori, potrebbe to alla produzione di vasi che hanno per finalità
indicare argille diverse, o “artigiani” differenti, quella di costituire delle tombe.
impiegati nella difficoltosa e complessa manifat- Ma questo scenario potrebbe avere un’ulterio-
tura di questi grandi vasi, e quindi manifestare re articolazione, e potrebbe portare all’ipotesi di
in questo modo l’affermazione degli stessi come un gruppo sociale diverso25, sia di artigiani, che
“artigiani specializzati” in questa tecnologia, op- dei destinatari: il sepolcreto ad enchytrismòs di
pure potrebbe indicare i differenti compiti della Thapsos potrebbe essere il risultato di un inne-
“catena di montaggio”. Ma questa, dell’identifi- sto di un piccolo gruppo di genti “eoliane” che
cazione identitaria da parte di artigiani specializ- si esprimevano nel rispetto della loro “cultura
zati, seppur accattivante, resta al momento una del morire”: il workshop atto alla produzione di
teoria.
questa particolare classe ceramica sarebbe da ri-
Da queste importanti considerazioni, la strati-
cercarsi non a Thapsos, e non in area megarese
ficazione dell’impasto ceramico e il rivestimento
- siracusana (legata quest’ultima alla tradizione
interno ed esterno, si comprende come la struttura
della tomba a camera) ma in un’altra area, proba-
e le pratiche tecniche applicate alla realizzazio-
bilmente quella nord - orientale dell’isola, area in
ne di un pithos destinato a una sepoltura tendesse
cui il rituale dell’enchytrismòs è ampiamente at-
alla conservazione del vaso stesso, e che quindi il
testato. Le affinità tecnologiche e tipologiche dei
tipo di rituale ad enchytrismòs fosse una pratica
atta alla conservazione dei resti dell’inumato, a

25
L’ipotesi di un “gruppo sociale differente dentro la comu-
nità”, era già stata espressa da R.M. Albanese Procelli e da
24
Questa osservazione sull’evoluzione tecnologica si scon- R. Leighton, solo sulla base del forte contrasto tra tombe a
tra, purtroppo, con l’assenza di una seriazione cronologia camera e enchytrismòi. Cfr.: Albanese 1992, p. 47; Leighton
interna al Bronzo Medio siciliano. 1999, p 169.
Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un approccio tecnologico 223

nostri pithoi con alcuni esemplari dello scarico di Per concludere, lo studio qui presentato, si è
Monte S. Paolillo, unite alle correlazioni tipologi- dimostrato utile per diverse ragioni: tra queste,
che con un esemplare di pithos rinvenuto nel sito quella dell’identificazione di produzioni specia-
dell’età del Bronzo Medio di Barriera a Catania lizzate per la classe ceramica dei pithoi in Sici-
(Orsi 1907, p. 77; Voza 1972, p. 203, fig. 18d) lia, e soprattutto della definizione - come l’analisi
(fig. 7B.3), porterebbero all’ipotesi di identifica- sembrerebbe dimostrare - di tipologie di pithoi
re proprio in area etnea il centro produttore dei diversificate in base alla destinazione d’uso, nel
grandi vasi contenitori, in un’area di convergenza nostro caso, contenitori “per uso domestico” e
di diverse tradizioni, che fanno riferimento anche contenitori “per uso funerario”.
ad esperienze nordorientali dell’isola, se non pe-
ninsulari. La possibilità di un’officina ceramica in Lo studio e la documentazione dei pithoi di Thapsos è
stato completato grazie al generoso Grant del Mediterranean
area etnea è tra l’altro testimoniata a Monte S. Pa-
Archaeological Trust per l’anno 2014.
olillo dal rinvenimento di un distanziatore per for- Ringrazio la dott. B. Basile, Soprintendente BB. CC. AA.
nace (Barone et alii 2011, p. 194), che potrebbe di Siracusa, già direttrice del Museo archeologico P. Orsi, per
rappresentare elemento importante per poter indi- l’autorizzazione allo studio dei materiali, e la dott. A. Crispi-
viduare il decantato workshop proprio in un’area no per avermi seguito nelle varie operazioni, ed entrambe per
la mia permanenza al museo. Della stessa struttura, un caro
attigua a quest’insediamento, capace di soddisfa- ringraziamento va anche al sig. M. Uccello, a suo figlio e a
re anche le “richieste” del vicino sito di Barriera. tutti coloro che durante il mio studio mi hanno aiutato nella
Le sepolture 43 e 47 della necropoli di tombe logistica degli spostamenti; a D. Pantano, conservatore del
a camera di Thapsos, oltre alla particolarità archi- museo, e alle dott. L. Pirri e M. Belvedere, con le quali ho
ricavato alcuni spunti fondamentali per l’analisi tecnologica.
tettonica di costituire due attigue “grotte - sepol- Un grazie anche a D. Tanasi per la revisione del Summary in
cro”, differenti rispetto alle rifinite tombe a ca- lingua inglese.
mera della necropoli (profilo tholoide, peculiarità Al dott. G. Voza, per avermi liberamente autorizzato ed
architettoniche, quali lunghi dromoi, o sistemi incoraggiato allo studio dei materiali di Thapsos, va la mia
di chiusura raffinati) e distinte topograficamente più sincera gratitudine.
(Orsi 1895, coll. 125), sia dalle belle camere, che
dalle grotticelle minori, presentano altre partico-
larità a livello della deposizione: gli inumati sono Riferimenti bibliografici
numerosi, e poi vi è il dato interessante e pun- AA.VV. 1979, Carta geologica del Monte Etna, Firenze.
tuale che l’unico elemento rituale e di corredo è Albanese Procelli R.M. 1992, La necropoli di Madonna
rappresentato da un grosso frammento di pithos del Piano presso Grammichele: osservazioni sul rituale
funerario, Kokalos, pp. 33-68.
cordonato - il nostro (figg. 2.5, 3.2) - che copriva Alberti G.M. 2004, Contributo alla seriazione delle necro-
il volto di uno degli inumati della sep. 43, e che poli siracusane, in La Rosa V. 2004, a cura di, Le pre-
altri frammenti dello stesso contenitore fossero senze micenee nel territorio siracusano, Atti I simposio
mescolati con le macerie dell’adiacente sepoltura siracusano di preistoria siciliana, Padova, pp. 99-170.
Alberti G.M. 2007, Minima Thapsiana. Riflessioni sul-
4726. Anche se solo allo stato di supposizione, è
la cronologia dell’abitato di Thapsos, RSP LXVII, pp.
seducente poter interpretare questo unicum ritua- 363-376.
le come il riflesso di un caso di “assorbimento” di Alberti G.M. 2011, Radiocarbon evidence from the Middle
uno “straniero” all’interno della società vigente a Bronze Age settlement at Portella (Aeolian Island, Italy):
Thapsos: per richiamare il rituale di provenienza chronological and archaeological implications, Radio-
carbon 53.1, pp. 1-12.
- o forse per il fatto di non poter ottenere il pithos Aliprandi G. – Milanese M., 1986, La ceramica europea.
che voleva - l’individuo si rifà ad un rituale fune- Introduzione alla tecnologia, alla storia e all’arte, Genova.
rario che ormai ha abbandonato o che ha dovuto Barone G., Mazzoleni P., Tanasi D. cds a, Nuovi dati sul-
abbandonare, adoperando una “sineddoche”, per la ceramica tipo Thapsos di area etnea: studio tipologi-
co e caratterizzazione petro-archeometrica, in AA. VV.
mezzo di un pithos “domestico”.
Protostorie Siciliane. La Sicilia nell’età del Bronzo e la
sua prospettiva mediterranea: Elementi per un nuovo
dibattito, Atti della Giornata di studio, Agrigento 2010.
Barone G., Mazzoleni P., Patanè A., Tanasi D. cds b,
26
In questo caso si potrebbe trattare non del medesimo, ma Analisi petrografiche e geochimiche su ceramiche prei-
di un altro esemplare per la t. 47. A Thapsos, sempre nella storiche siciliane dell’età del Bronzo Medio (XV-XIII
necropoli di tombe a camera, altri vasi contenitori sono atte- secolo a.C.), in Atti del VI Congresso nazionale di Ar-
stati presso le sepolture 3, 15, 16, 23, 26 e 46. Cfr: Orsi 1895. cheometria, Scienza e Beni Culturali, Pavia 2010.
224 Carlo Veca

Barone G., Mazzoleni P., Tanasi D., Veca C. 2011, La ton plazomenoi, Simposio italiano di studi egei in onore
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RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE
Vol. LXIV - 2014

INDICE

Jean Vaquer, Les pratiques funéraires au Néolithique moyen dans le Midi de la France.......... 5

Maria Maffi, Il Neolitico Recente Emiliano (NRE): proposta di definizione........................... 25

Günther Kaufmann, L’ascia dell’Uomo venuto dal ghiaccio.................................................. 57

Nuccia Negroni Catacchio, Elsa Pacciani, Erika Albertini, Matteo Aspesi, Jacopo
Moggi-Cecchi, Nuovi dati su alcune necropoli rinaldoniane. Revisione di vecchi scavi, nuove
datazioni e recenti analisi dei resti scheletrici............................................................................... 83

Anita Crispino, S. Ippolito, Caltagirone: nuovi dati sull’abitato dagli scavi Orsi..................... 115

Maria Clara Martinelli, Francesca Cannizzaro, Milena Gusmano, Considerazioni


sulla facies di Malpasso nella cuspide orientale della Sicilia e nelle isole Eolie.......................... 151

Davide Tanasi, Rappresentazioni naturalistiche nella ceramica del Bronzo Antico Siciliano: il
caso di Grotte di Marineo (Licodia Eubea, Catania).................................................................... 193

Carlo Veca, Contenitori “per i vivi” e contenitori “per i morti” a Thapsos (Siracusa): un
approccio tecnologico a un problema interpretativo..................................................................... 203

Biancamaria Aranguren, Maria Rosaria Cinquegrana, Alberto De Bonis, Vincenza


Guarino, Vincenzo Morra, Marco Pacciarelli, Le strutture e lo scarico di olle del Puntone
Nuovo di Scarlino (GR) e i siti costieri specializzati della protostoria mediotirrenica......................... 227

Gianni Santuari, Umberto Tecchiati, Due ganci di cintura in bronzo di cui uno traforato tipo
Castaneda (età antico La Tène) da Collalbo-Bolzano 259

ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA. Attività degli anni 2013 e 2014. 281

NORME PER GLI AUTORI........................................................................................................ 297


Finito di stampare in Italia nel mese di aprile 2015
da Pacini Editore Industrie Grafiche – Ospedaletto (PI)
per conto di Edifir-Edizioni Firenze

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