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che contrappose l'Impero bizantino agli Ostrogoti nella contesa di parte dei
territori che fino al secolo precedente erano parte dell'Impero romano d'Occidente.
La guerra fu il risultato della politica dell'imperatore bizantino Giustiniano I,
gi� messa in atto precedentemente con la riconquista dell'Africa contro i Vandali,
mirante a riconquistare all'impero le province italiane e altre regioni limitrofe
conquistate da Odoacre alcuni decenni prima e a quel momento dominate dagli
Ostrogoti (Goti orientali) di Teodorico il Grande.
Il conflitto ebbe inizio nel 535 con lo sbarco in Sicilia di un esercito bizantino
guidato dal generale Belisario. Risalendo la penisola le forze di Belisario
sconfissero le truppe gote dei re Teodato prima e Vitige poi, riconquistando molte
importanti citt� tra cui le stesse Roma e Ravenna. L'ascesa al trono goto di Totila
ed il richiamo di Belisario a Costantinopoli portarono alla riconquista da parte
dei Goti di molte delle posizioni perdute. Solo con l'arrivo di una nuova armata
sotto il generale Narsete le forze imperiali poterono riprendersi, e dopo la morte
in battaglia di Totila e del suo successore Teia la guerra si concluse nel 553 con
una completa vittoria per i Bizantini.
Indice
1 Contesto storico
2 Forze in campo
2.1 Impero romano d'Oriente
2.2 Regno ostrogoto
3 Fasi della guerra
3.1 Conquista della Sicilia e della Dalmazia (535-536)
3.2 Presa di Napoli e Roma (536-537)
3.3 Assedio di Roma (537-538)
3.4 Distruzione di Milano e conquista di Ravenna
3.5 Ascesa di Totila
3.6 Il fallimento della controffensiva di Belisario
3.7 Presa di Roma
3.8 Campagne di Narsete e vittoria bizantina
3.8.1 551: preparativi di Narsete e tentativi di negoziazione
3.8.2 552: campagne di Narsete e uccisione di Totila e Teia
3.9 L'invasione franco-alemanna
3.9.1 553: l'assedio di Cuma e l'invasione di Butilino e Leutari
3.9.2 554: la battaglia del Volturno e la sconfitta di Butilino
3.9.3 555-562: le ultime sacche di resistenza
4 Conseguenze
4.1 Reazioni immediate
4.2 Impatto nella storia
4.2.1 Decadenza dell'Italia
4.2.2 Conquista effimera: l'invasione longobarda e la perdita dell'unione politica
5 Fonti storiografiche
6 Influenze sulla letteratura e sulle arti
7 Note
8 Bibliografia
8.1 Fonti primarie
8.2 Studi
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Contesto storico
Nel 476 Odoacre, il generale delle truppe mercenarie barbariche dell'esercito
romano d'Occidente in Italia, depose l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo
Augustolo, assumendo il governo dell'Italia nominalmente sotto l'autorit�
dell'Imperatore d'Oriente Zenone ma di fatto governando autonomamente; durante il
suo regno Odoacre difese con successo l'Italia dai Visigoti e dai Vandali,
recuperando la Sicilia. Contrasti con Zenone convinsero tuttavia quest'ultimo a
spingere il re degli Ostrogoti Teodorico, che stava devastando le province
balcaniche dell'Impero, a invadere l'Italia e porre fine al regime di Odoacre. Nel
489 Teodorico invase l'Italia con circa 100.000-125.000 goti di cui 25.000
guerrieri e, dopo una guerra di cinque anni, conquist� interamente la penisola
rovesciando Odoacre. Il regno ostrogoto in Italia fu caratterizzato da molti
risultati positivi, come il ristabilimento di parte dell'antica prosperit�
dell'Italia e la conquista di vari territori dell'ex Impero romano d'Occidente,
come la Provenza, il Norico e la Pannonia. Il sistema statale tardo-romano non
venne abolito: le cariche civili (come i governatori civili delle province, i
vicari delle diocesi e il prefetto del pretorio) continuarono ad essere esercitate
da cittadini romani, sebbene la loro autonomia fosse limitata da un funzionario
goto detto "conte". Teodorico, nonostante fosse di fede ariana, come del resto il
suo popolo, si dimostr� tollerante nei confronti dei suoi sudditi romani e
cattolici.
Forze in campo
Impero romano d'Oriente
La forza iniziale che invase il regno ostrogoto nel 535 era costituita da soli
10.000 uomini (4.000 tra comitatensi e foederati, 3.000 isauri, 200 bulgari, 300
mauri e i bucellarii al servizio di Belisario). Durante l'assedio di Roma, tra il
537 e il 538, ulteriori rinforzi arrivarono in Italia, portando il totale teorico
dei soldati a disposizione di Belisario a circa 24.000 uomini, a cui per� deve
essere detratta la diserzione di 2.000 eruli che si erano rifiutati di servire i
Bizantini dopo il richiamo a Costantinopoli del loro leader Narsete.[3]
La tattica del generale Narsete (utilizzata nel 552-553) era invece diversa,
privilegiando i grandi scontri campali alla guerriglia e all'assedio dei centri
fortificati.[8] Quando giunse in Italia, nel 552, and� subito a scontrarsi con
Totila in campo aperto senza assediare alcuna citt�; successivamente, dopo aver
recuperato Roma, combatt� un altro grande scontro campale con Teia, annientando
l'esercito goto. Solo dopo aver annientato l'esercito dei Goti in queste due
battaglie campali Narsete procedette ad assediare le citt� ancora in mano nemica
che rifiutavano la resa.
Regno ostrogoto
Il regno ostrogoto nel 537 poteva contare probabilmente su 30.000 soldati, stima
degli studiosi moderni che hanno ritenuto non credibile ed esagerata la cifra di
150.000 soldati fornita da Procopio.[3] A causa delle sconfitte subite, il numero
si assottigli� a circa 1.000 soldati nel 540.[4] L'ascesa di Totila e la discordia
tra i generali imperiali in seguito alla partenza di Belisario risollev� l'esercito
goto, che gi� nel 542 poteva contare su 5.000 soldati.[4] A causa della politica di
affrancamento dei servi (che poi venivano arruolati nell'esercito goto) attuata da
Totila e dell'accoglimento dei disertori imperiali, l'esercito ostrogoto si
accrebbe di molto, fino a raggiungere i 15.000 soldati nel 552.[5] Le sconfitte
inflitte da Narsete nel 552 portarono tuttavia alla rapida disgregazione
dell'esercito goto. Si ignora il vero numero delle armate franco-alemanne che nel
553-554 invasero la Penisola accorrendo in soccorso delle ultime sacche di
resistenza ostrogota: Agazia riporta la non attendibile cifra di 75.000 guerrieri,
troppo elevata per essere reputata credibile.[9]
Dopo la morte di Mundo, Giustiniano invi� il comes sacri stabuli Costanziano con un
esercito per recuperare il controllo di Salona e della Dalmazia: il nuovo generale
riusc� nell'intento sottomettendo anche la Liburnia (inverno 535/536).[20]
Durante l'assedio di Napoli, Belisario diede udienza ai deputati del popolo, che lo
esortarono a cercare il re goto, vincerlo, e dopo rivendicare come proprie Napoli e
le altre citt�, invece di perdere tempo ad assediarla.[23] Il discorso non convinse
Belisario che, sulla base della propria strategia militare, era ben deciso a
conquistare tutte le fortezze lungo il tragitto, per non lasciarsi eserciti ostili
alle spalle.[6] Dopo il fallimento delle negoziazioni, Belisario procedette ad
assediare la citt�, tagliando l'acquedotto; ma la citt�, dotata di buone mura,
resistette a numerosi assalti, in cui l'esercito di Belisario sub� perdite non
trascurabili. Dopo venti giorni di assedio, Belisario, impaziente di marciare
contro Roma, era sul punto di rinunciare alla presa di Napoli,[24] quando venne
informato da un suo soldato isaurico della possibilit� di aprirsi un passaggio per
entrare in citt� attraverso l'acquedotto; la notte successiva dunque 400 soldati
bizantini penetrarono in citt� attraverso l'acquedotto e aprirono le porte ai loro
compagni.[25] Nel conseguente saccheggio e massacro si distinsero per efferatezza
gli alleati Unni; Belisario, per�, riusc� a fermare la strage in corso, consentendo
ai suoi soldati di impadronirsi di tutto l'oro e l'argento della citt�, premio per
il loro valore, ma ordinando loro di risparmiare gli abitanti, che erano cristiani
come loro.[25] I napoletani uccisi prima che le parole di Belisario riuscissero a
fermare i soldati dovettero essere comunque molti, se si vuole prestare fede a una
tarda fonte che sostiene che, in seguito al sacco, la citt� dovette essere
ripopolata con persone provenienti dall'Africa, dalla Sicilia e dall'Italia
Meridionale.[26]
Nel frattempo i Goti di Roma e della provincia di Campania, delusi per l'inazione
di Teodato, lo detronizzarono e lo uccisero, eleggendo come suo successore Vitige,
un guerriero distintosi nelle campagne militari contro i Gepidi.[27] Il nuovo
sovrano si rec� nel Nord Italia per negoziare una pace con i Franchi ai quali
cedette la Provenza. Nel frattempo Belisario, dopo aver fatto fortificare Cuma e
Napoli,[28] si diresse verso Roma dove, nel dicembre 536, venne acclamato come un
liberatore, e gli furono aperte le porte nonostante la presenza della guarnigione
ostrogota in citt�.[29] Il Capitano della guarnigione gota, Leutari, venne inviato
a Costantinopoli per consegnare le chiavi della Citt� Eterna a Giustiniano.[29] La
liberazione di Roma dai Goti venne festeggiata con i Saturnalia, e ad essa fecero
subito seguito la sottomissione di citt� come Narni, Perugia e Spoleto.[30]
Vitige al contempo invi� un esercito ad assediare Rimini, che era stata conquistata
da Giovanni: errori di tattica impedirono tuttavia ai Goti di impadronirsi della
citt�, mentre ben presto, nell'estate del 538, sbarc� nel Piceno un nuovo esercito
imperiale di 7.000 uomini condotto dall'eunuco Narsete.[48] Questi and� subito in
attrito con Belisario: il generalissimo riteneva infatti prioritario espugnare
Osimo, mentre l'eunuco al contrario intendeva salvare dall'assedio goto l'amico e
generale Giovanni; alla fine Belisario cedette, e l'esercito bizantino marci� in
direzione di Rimini, che venne liberata dall'assedio goto.[49]
Dopo aver conquistato tutte le fortezze che si era lasciato alle spalle, Belisario
attacc� nel 540 Ravenna, capitale degli Ostrogoti; nel corso dell'assedio della
citt�, tuttavia, un'ambasceria franca si rec� a Ravenna per proporre ai Goti
un'alleanza in funzione anti-bizantina in cambio di alcune cessioni di territori ai
Franchi; Belisario reag� inviando un'ambasceria presso Vitige avvertendoli di
diffidare dai Franchi, un popolo la cui fedelt� era alquanto dubbia, come avevano
dimostrato del resto i saccheggi dell'anno precedente ai danni degli stessi Goti.
La mossa ebbe effetto e gli ambasciatori franchi furono congedati tornando a mani
vuote. Gli assediati Goti avviarono trattative con Belisario che tuttavia continu�
a bloccare l'introduzione delle provviste in Ravenna e, per mezzo di traditori,
provoc� anche l'incendio del magazzino pubblico di grano della citt�.[53]
Ascesa di Totila
L'assenza di Belisario dall'Italia e i dissensi fra i vari generali bizantini
permisero ai Goti di riorganizzare le loro forze in Italia settentrionale, sulla
scia del successo avuto a Milano. Poco tempo dopo la partenza di Belisario,
l'imperatore Giustiniano, per aumentare la pressione fiscale nella penisola, invi�
un rapace esattore fiscale: Alessandro, detto Forficula ("forbicina") per la sua
abilit� nel rifilare i bordi delle monete d'oro. Insediatosi a Ravenna, questi si
attir� le antipatie dei romani e dei soldati imperiali stessi con un avido
fiscalismo e la riduzione del soldo.[56] Nel corso del 540, nella generale inazione
dei comandanti imperiali, solo il generale Vitalio prese l'iniziativa, venendo per�
sconfitto nei pressi di Treviso da re Ildibaldo. Quest'ultimo fu assassinato nel
corso del 541, e il suo successore, il rugio Erarico, avvi� dei negoziati con
l'Impero, inviando degli ambasciatori a Costantinopoli: Erarico si dichiar�
ufficialmente disposto ad accettare la pace soltanto a condizione che ai Goti fosse
concesso di conservare l'Italia a nord del Po, ma in realt� gli ambasciatori
ricevettero l'ordine segreto di riferire a Giustiniano che, in cambio del titolo di
patrizio e di denaro, Erarico sarebbe stato disposto a rinunciare al trono e a
cedergli l'Italia intera.[57] Prima che le trattative potessero andare in porto,
tuttavia, Erarico, tacciato di inettitudine e sospettato di tradimento, fu
assassinato da quella frangia dei Goti contraria alla sua elevazione al trono e
alla sua politica rinunciataria. Questi acclamarono Bad�ila (passato alle cronache
come Totila, "l'immortale"), capo della guarnigione di Treviso, come loro nuovo
condottiero, dopo che questi si era mostrato d'accordo con l'assassinio del
predecessore.[57]
Mentre si trovava ancora a Salona, invi� una flotta, sotto il comando del generale
Valentino, a liberare Otranto dall'assedio goto.[69] Valentino riusc� nell'intento,
e, dopo aver rifornito la citt� di provviste sufficienti per un anno, ritorn�
presso Belisario, che si trovava ancora a Salona.[69] Belisario salp� poi per Pola,
dove rimase per qualche tempo.[69] Totila, nel frattempo, aveva escogitato uno
stratagemma per conoscere la composizione dell'esercito di Belisario sbarcato a
Pola: invi� cinque goti presso Belisario istruendoli di fingere di essere
messaggeri di Bono (il comandante del presidio bizantino di Genova); essi
consegnarono la falsa lettera di Bono a Belisario e nel frattempo ne approfittarono
per esaminare l'effettiva consistenza dell'esercito bizantino; Belisario, ignaro
dell'inganno, ordin� ai sedicenti messaggeri di riferire a Bono che il suo esercito
sarebbe presto accorso in suo soccorso, e li conged�; le spie tornarono poi presso
Totila informandolo dell'esiguo numero delle truppe sotto il comando di Belisario.
[69] Nel frattempo Totila espugn�, grazie al tradimento degli Isauri posti a
guarnigione, Tivoli, la cui popolazione venne massacrata insieme al vescovo. Il
possesso di Tivoli era fondamentale in vista di un futuro assedio all'Urbe in
quanto consentiva di controllare il Tevere e dunque di impedire l'introduzione di
provviste via acqua nella Citt� Eterna.[69]
Nel frattempo Belisario aveva raggiunto Ravenna, dove pose la propria sede, scelta
che tuttavia si rivel� erronea finendo con l'influenzare negativamente l'andamento
del conflitto, in quanto l'ex capitale dell'Impero d'Occidente era distante sia da
Roma che dal Mezzogiorno d'Italia, che occorreva recuperare agli Ostrogoti di
Totila. Visto l'esiguo numero di truppe a sua disposizione, Belisario tent� di
convincere i disertori bizantini e goti nella regione a ritornare a servire
nell'esercito bizantino, ma invano.[70] Invi� inoltre Vitalio con i soldati
illirici a conquistare le fortezze dell'Emilia cadute in mano gotica; nonostante
alcuni successi iniziali, tuttavia, ben presto i soldati illirici disertarono
lamentando un ritardo nella paga e facendo ritorno in patria.[70] Nonostante questa
defezione, che indebol� ulteriormente il gi� esiguo esercito a disposizione di
Belisario, Vitalio e Torismunto riuscirono a respingere la controffensiva di Totila
e a conservare il possesso delle fortezze riconquistate.[70] Belisario allora invi�
rinforzi in soccorso di Osimo, stretta d'assedio da Totila, riuscendo nell'impresa
di rifornirla.[70] Belisario riusc� inoltre a restaurare le mura di Pesaro e Fano,
che erano state gravemente danneggiate in precedenza da Vitige, nonostante il vano
tentativo di Totila di impedirlo.[70]
�Sono arrivato in Italia senza uomini, cavalli, armi, o soldi. Le province non
possono fornire entrate, sono occupate dal nemico; e il numero delle nostre truppe
� stato ridotto da larghe diserzioni ai Goti. Nessun generale potrebbe aver
successo in queste circostanze. Mandatemi i miei servitori armati e una grande
quantit� di Unni e di altri Barbari, e inviatemi del denaro.�
Verso la fine del 545 Belisario lasci� Ravenna e si diresse a Durazzo dove invi�
all'Imperatore richieste di rinforzi,[75] e venne qui raggiunto dai generali
Giovanni e Isacco intorno al 546; Belisario decise quindi di spingersi via mare a
Roma mentre Giovanni sarebbe sbarcato in Calabria e lo avrebbe raggiunto nell'Urbe
via terra. Sbarcato a Porto, Belisario rimase l� in attesa di Giovanni ma
quest'ultimo, dopo aver recuperato le province di Apulia et Calabria e di Lucania
et Bruttii, decise di non spingersi fino a Roma, forse nel timore di essere
attaccato dai Goti di stanza a Capua. Secondo la Storia segreta di Procopio il
rifiuto di Giovanni di raggiungere Belisario a Roma sarebbe dovuto ai suoi timori
di venire assassinato da Antonina, moglie di Belisario ed amica dell'imperatrice
Teodora, a sua volta ostile allo stesso Giovanni.[76]
Nel frattempo proseguiva l'assedio ostrogoto di Roma, difesa dal generale Bessa, il
quale per� si arricchiva a spese della popolazione vendendo le scorte di cibo a
carissimo prezzo: di conseguenza la popolazione soffr� la fame e molti, per la
disperazione, abbandonarono la citt�.[77] Belisario da Porto tent� di portare
provviste in citt� cercando di superare con uno stratagemma ingegnoso gli
sbarramenti goti piazzati sul fiume Tevere, ma, proprio quando il suo piano stava
per funzionare, al generale giunse la notizia che Isace, a cui era stata affidata
la difesa di Porto, era stato vinto dai Goti; temendo che Porto, importantissima
strategicamente come punto di riparo, fosse stata occupata dai Goti, Belisario
ordin� ai suoi uomini di abbandonare il piano e di ritornare in fretta a Porto per
cercare di salvarla; quando scopr� che Porto era ancora in mano imperiale e che per
un falso allarme aveva fatto fallire il suo piano, tanto fu lo sconforto che
Belisario si ammal�.[78] Nel frattempo le truppe isauriche a presidio di Roma
aprirono a tradimento le porte della citt� a Totila, il quale vi fece ingresso il
17 dicembre 546. Le offerte di pace di Totila tramite il prelato Pelagio (futuro
papa) furono per� rifiutate da Giustiniano che rispondeva di "trattare direttamente
con Belisario"; Totila minacci� di distruggere la citt� ma a fargli cambiare idea
giunse una lettera di Belisario che gli intim� di non deturpare la bellezza di
Roma.[79] Totila con generosit� risparmi� la citt� e momentaneamente si ritir� da
essa, perdendola in tal modo pochi mesi pi� tardi: dopo aver recuperato Spoleto,
Belisario decise infatti di marciare contro Roma, rioccupandola e ricostruendo
parzialmente le mura abbattute da Totila.[80] Nonostante non avesse ancora
sostituito le porte della citt�, distrutte dai Goti, riusc� a respingere un primo
assalto di Totila che aveva tentato invano di reimpadronirsi della citt�;[80]
ottenuto questo successo, il generale ricostru� le porte e sped� le chiavi della
citt� a Giustiniano.
Nel frattempo Totila, dopo aver risollevato il morale delle proprie truppe, si
diresse ad assediare Perugia, mentre in Lucania continuavano le operazioni militari
del generale bizantino Giovanni: questi, dopo aver assediato Acerenza, si diresse
in Campania con il proposito di liberare i senatori romani tenuti in ostaggio dai
Goti, riuscendo nell'intento grazie a una vittoria conseguita nei pressi di Capua;
i senatori liberati furono inviati in Sicilia.[81] Totila, informato di ci�, lasci�
una piccola parte della sua armata a continuare l'assedio di Perugia e si diresse
in Lucania, dove attacc� l'esercito di Giovanni nel cuore della notte: Totila usc�
complessivamente vincitore nello scontro ma le tenebre favorirono la fuga dei
Bizantini, che subirono in questo modo meno perdite di quanto ne avrebbero potuto
subire se si fosse combattuto di giorno. Giovanni riusc� quindi a rifugiarsi a
Otranto.[82]
Nel giugno 548, dopo un lungo viaggio, arrivarono i rinforzi guidati da Valeriano;
Belisario quindi, facendo affidamento sull'amicizia tra Antonina e Teodora, invi�
sua moglie a Costantinopoli per ottenere dall'Imperatrice ulteriori aiuti: tuttavia
al suo arrivo Antonina scopr� che Teodora era morta (28 giugno 548).[85] Con i
rinforzi Belisario tent� di liberare Rossano dall'assedio dei Goti ma il suo sbarco
venne impedito dal nemico.[85] Il generale decise quindi di tornare a Roma,
affidando l'esercito a Giovanni e a Valeriano; costoro tuttavia non riuscirono a
impedire la caduta di Rossano in mano ostrogota. Nel frattempo, Belisario venne
richiamato a Costantinopoli dall'Imperatore, sembrerebbe su richiesta di
Antonina[85] (secondo la Storia Segreta invece fu Belisario stesso a chiedere di
ritornare a Costantinopoli).[76] Mentre Belisario era in viaggio per
Costantinopoli, Totila espugnava Perugia.
�Belisario fece un ben vergognoso ritorno dalla sua seconda missione in Italia. In
cinque anni non riusc� mai, come ho detto nei precedenti libri, a sbarcare su un
tratto di costa che non fosse controllato da un suo caposaldo: per tutto questo
tempo continu� a bordeggiare le coste. Totila era ansioso di sorprenderlo al riparo
delle mura, ma non ci riusc� perch� un profondo timore aveva colto lui e l'intero
esercito romano. Per questo non ripar� in nulla ai danni subiti, ma perse anche
Roma e, per cos� dire, tutto. [...]�
Porta San Paolo nel XVIII secolo. Da qui nel 550 Totila entr� in Roma occupando la
citt�.
Dopo la partenza di Belisario dall'Italia, Giustiniano I, assorto nel tentativo di
risoluzione di importanti controversie teologiche (come quella dei Tre Capitoli),
continu� a dilazionare l'invio di rinforzi in Italia, malgrado i solleciti in tal
senso da parte dei senatori rifugiatisi a Costantinopoli. Nel 549 la flotta
ostrogota, condotta da Indulfo (disertore ex bucellario di Belisario), devast� con
successo la Dalmazia. In estate, inoltre, Totila assedi� nuovamente Roma, difesa da
Diogene: questi garant� agli abitanti della citt� il rifornimento di grano, che
venne fatto seminare all'interno delle mura in modo che non soffrissero la fame
neanche quando i Goti conquistarono Porto.[86] Tuttavia il tradimento dei malpagati
soldati isaurici segn� per l'ennesima volta la capitolazione della citt�: il 16
gennaio 550 Totila, messosi d'accordo con essi, ordin� a parte dei suoi di suonare
le trombe mentre il resto dell'esercito fu posto in prossimit� della Porta San
Paolo; quando i Bizantini udirono suonare le trombe, accorsero subito verso la zona
da dove veniva il suono nella convinzione che i Goti stessero attaccando l�, mentre
i traditori indisturbati aprirono la porta San Paolo al nemico.[86] Pochi
sopravvissero al massacro dei Goti, anche se parte dei soldati bizantini riuscirono
a rinserrarsi nel mausoleo di Adriano, dove resistettero all'assalto goto per due
giorni; Totila propose ai soldati bizantini o di andarsene indenni senza armi e
cavalli dalla citt� oppure di entrare nel suo esercito: i soldati, tranne il loro
comandante, optarono per la seconda opzione.[86]
Giustiniano fu costretto pertanto a lanciare in quello stesso anno (550) una nuova
campagna di conquista dell'Italia; era per� indeciso se affidare il comando della
spedizione al senatore romano Liberio o a Germano Giustino, suo cugino. Mentre
Giustiniano ancora indugiava sulla scelta del generalissimo, i Goti, dopo aver
rinunciato all'espugnazione di Reggio, nel maggio 550 invasero e saccheggiarono la
Sicilia. Per tutta risposta Giustiniano allest� una spedizione di riconquista
dell'isola affidandone il comando dapprima a Liberio e poi ad Artabane.[89] Alla
fine Giustiniano scelse come generalissimo (strategos autokrator) suo cugino
Germano, che ricevette uomini e mezzi ritenuti sufficienti per ottenere una
vittoria definitiva su Totila; Germano, per legittimare di fronte ai Goti la
restaurazione imperiale, spos� Matasunta, la vedova di Vitige, ma per� prima ancora
di giungere in Italia.[90] Il comando dell'esercito venne momentaneamente affidato
a Giovanni, e verso la fine del 550 Totila decise di abbandonare la Sicilia per
andare ad affrontarlo, lasciando sull'isola solo quattro presidi goti che vennero
poi abbandonati un anno dopo.[90]
Questi furono per� gli ultimi successi per i Goti, che iniziavano a mostrare segni
di declino: infatti in quello stesso anno il generale bizantino Artabane riusc� a
cacciarli dalla Sicilia,[96] mentre l'assedio goto di Crotone fall� per l'arrivo di
truppe bizantine provenienti dalle Termopili.[94][97] Totila invi� degli
ambasciatori alla corte di Giustiniano, facendogli notare che una consistente parte
dell'Italia era in mano ai Franchi, mentre il resto era desolato a causa della
lunghissima guerra; proponeva quindi all'Imperatore la pace in cambio della
cessione della Sicilia e della Dalmazia all'Impero e di un tributo annuale.[96]
Giustiniano, tuttavia, rifiut� le proposte di pace provenienti da Totila, e invi�
un ambasciatore, Leonzio, presso i Franchi al fine di persuaderli ad allearsi con
l'Impero contro i Goti, ma senza esito positivo.[96]
L'invasione franco-alemanna
553: l'assedio di Cuma e l'invasione di Butilino e Leutari
La morte di Teia non segn� tuttavia la resa definitiva di tutto l'esercito goto:
Indulfo, con mille guerrieri, si rifugi� a Pavia, che dopo la caduta di Ravenna era
diventata la sede della corte ed il maggior centro goto d'Italia, dove resistette
ai bizantini per diverso tempo.[104] Inoltre, non solo alcune fortezze gote sparse
per la penisola ancora rifiutavano la resa, ma gli Ostrogoti che avevano rifiutato
di abbassare le armi avevano inviato un'ambasceria al re dei Franchi Teodebaldo,
chiedendogli sostegno militare contro i Bizantini;[105] il re dei Franchi,
tuttavia, rifiut� di intervenire direttamente nel conflitto pur non impedendo a due
comandanti alemanni del suo esercito, Butilino e Leutari, di invadere la penisola
alla testa di un'orda franco-alemanna comprendente, secondo almeno Agazia, ben
75.000 guerrieri (cifra che sembra comunque esagerata).[106][107] Narsete ricevette
la notizia dell'invasione franco-alemanna mentre era alle prese con l'assedio di
Cuma, che opponeva una strenua resistenza, e reag� marciando in Tuscia con il
grosso dell'esercito per spingere alla resa le fortezze ostrogote ancora ostinate a
resistere e per respingere la nuova minaccia franco-alemanna, lasciando comunque
parte dell'esercito a continuare l'assedio di Cuma.[106] La sottomissione della
Tuscia fu raggiunta senza incontrare resistenza, fatta eccezione per la fortezza di
Lucca che continu� a resistere sperando nel soccorso franco-alemanno;[106] Lucca si
arrese a dicembre, dopo tre mesi di assedio, mentre quasi contemporaneamente nel
sud anche Cuma capitol�.[106][108] Durante l'assedio, Narsete aveva inviato una
parte consistente della sua armata a sorvegliare il Po, nel tentativo di
contrastare l'invasione franco-alemanna, anche se senza successo: infatti, i
franco-alemanni avevano nel frattempo espugnato Parma e sconfitto i mercenari Eruli
che avevano tentato di riprenderla, e inoltre Giovanni e Valeriano si erano
ritirati a Faenza, segno che la sua strategia era fallita ed era ora esposto a un
attacco nemico.[109]
Lasciata una forte guarnigione a Lucca, Narsete ordin� ai suoi soldati di ritirarsi
nei propri quartieri invernali per poi ricongiungersi a Roma nella primavera
successiva, e si insedi� a Classe, il porto di Ravenna;[110] qui ricevette la
notizia della resa di Cuma e della conquista del tesoro dei Goti,[111] e invi�
quindi il goto Aligerno presso i franco-alemanni per informarli che ora esso era in
mano bizantina, sperando che, visto sfumare il sogno di impadronirsene, si
sarebbero cos� ritirati: tale tentativo, per�, non ebbe esito favorevole.[111] In
seguito Narsete si diresse a Rimini, dove strinse un'alleanza con Teodobaldo,
comandante dei Varni.
Nel frattempo i franco-alemanni, giunti nel Sannio, si erano divisi in due gruppi:
uno, condotto da Leutari, raggiunse Otranto per poi ritornare in nord Italia;
l'altro invece, condotto da Butilino, raggiunse lo Stretto di Messina. Entrambi gli
eserciti compirono saccheggi ed uccisioni: i Franchi, tuttavia, a differenza degli
Alemanni, non saccheggiarono gli edifici religiosi in quanto cristiani.[114] Mentre
l'esercito di Leutari tornava nel nord Italia venne sconfitto presso Pesaro dagli
Imperiali; i superstiti trovarono rifugio nella Venezia in mano franca dove per�
molti morirono di dissenteria, tra cui lo stesso Leutari.
Nel frattempo Butilino, mosso dall'ambizione di diventare re dei Goti una volta
vinti i Bizantini, decise di marciare in Campania per affrontare Narsete; il
comandante franco-alemanno si accamp� a Capua preparandosi allo scontro con gli
Imperiali e rimanendo in attesa dei rinforzi che Leutari gli aveva promesso, ancora
ignaro della sua morte. I due eserciti si scontrarono nella battaglia del Volturno
(554): Butilino disponeva di 30.000 uomini, seppur colpiti in parte dalla
dissenteria, mentre Narsete, con 18.000 soldati, era in inferiorit� numerica; in
ogni modo, in virt� della superiore capacit� tattica, Narsete ottenne una vittoria
schiacciante annientando completamente il nemico; Butilino trov� la morte sul campo
di battaglia insieme alla quasi totalit� del suo esercito mentre gli imperiali
subirono perdite irrisorie.[115] Questa vittoria, che pose fine alle grandi
operazioni militari della guerra gotica, venne celebrata da Narsete a Roma.[115]
Conseguenze
Reazioni immediate
�Pass� il tempo e venne di nuovo l'estate. Nei campi il grano maturava, ma non pi�
abbondante come negli anni precedenti. Non era stato seminato in solchi ben
tracciati dagli aratri e lavorati dalla mano dell'uomo, ma sparso solo sulla
superficie, e perci� la terra aveva potuto farne germogliare soltanto una piccola
parte; siccome poi nessuno lo aveva mietuto, giunto a maturazione, era caduto a
terra, e non era pi� nato niente. Questo era accaduto anche in Emilia; perci� gli
abitanti di quella regione avevano lasciato le loro case ed erano trasmigrati nel
Piceno, pensando che, siccome quella terra era sul mare, non dovesse soffrire una
totale mancanza di viveri. Anche i tusci erano angustiati per la fame... e molti di
essi, che vivevano sui monti, macinavano le ghiande delle querce come se fosse
frumento, e mangiavano le pagnotte fatte con quella farina. Naturalmente moltissimi
caddero vittime di ogni specie di malattie... Nel Piceno, si parla di non meno di
50.000 tra i contadini, che perirono di fame, e molti di pi� ancora furono nelle
regioni a nord del golfo Ionico... Taluni, forzati dalla fame, si cibarono di carne
umana. Si dice che due donne, in una localit� di campagna sopra la citt� di Rimini,
mangiarono 17 uomini... Molte persone erano cos� indebolite dalla fame, che... si
gettavano su di essa [sull'erba] con bramosia, chinandosi per strapparla da terra;
ma siccome non riuscivano perch� le forze le avevano completamente abbandonate,
cadevano sull'erba con le mani tese, e l� perirono... non si accostava neppure un
avvoltoio, perch� non offrivano nulla di cui essi potevano cibarsi. Infatti tutta
la carne... era stata ormai consumata dal digiuno. Cos� stavano le cose in
conseguenza della carestia.�
Anche i patrimoni della Chiesa subirono le conseguenze della guerra: nel 562 papa
Pelagio si lamentava, scrivendo al prefetto del pretorio d'Africa Boezio, del fatto
che a causa delle devastazioni provocate dalla lunga e distruttiva guerra ormai
riceveva proventi solo dalle isole e dalle zone al di fuori dell'Italia, essendo
impossibile, dopo venticinque anni continui di guerra, ricavarli dalla penisola
desolata; e, essendo i proventi della Chiesa necessari per sfamare la popolazione
povera di Roma, anch'essa ne avrebbe fatto le spese;[136] tuttavia Pelagio e la
Chiesa riuscirono a superare la crisi e a riprendersi, anche grazie alla confisca
dei beni della Chiesa ariana che passarono alla Chiesa cattolica.[132]
�C'era per� questo di meraviglioso nel regno dei Longobardi: non c'erano violenze,
non si tramavano insidie; nessuno opprimeva gli altri ingiustamente, nessuno
depredava; non c'erano furti, non c'erano rapine; ognuno andava dove voleva, sicuro
e senza alcun timore.�
Grazie alla riforma mauriziana, Roma e parte del Lazio, Venezia, Ravenna e la
Romagna, la Sicilia e la Sardegna resteranno in mano bizantina per altri due
secoli, e vaste zone costiere dell'Italia del sud faranno parte dell'Impero romano
d'Oriente fino alla conquista normanna (XI secolo). Inoltre, la differenziazione
fra domini longobardi nella terraferma, tipicamente organizzati in ducati (tra i
principali, Friuli, Trento, Verona, Brescia, Bergamo, Pavia, Tuscia, Spoleto,
Benevento), e domini bizantini sulla costa (Venezia, Napoli, Ravenna, la
Pentapoli), diede avvio a un processo di frammentazione politica che sar� tipico
dell'Italia fino al XIX secolo.
Fonti storiografiche
La gran parte delle informazioni oggi disponibili sulla guerra gotica sono state
tramandate da Procopio di Cesarea, segretario di Belisario, in 4 degli 8 libri che
formano la sua Storia delle guerre di Giustiniano. Procopio partecip� direttamente
alle prime fasi del conflitto, in particolare durante il primo assedio di Roma
(537-538); lo storico, per�, non era favorevole a Giustiniano e per tale ragione,
secondo alcuni studiosi, le sue affermazioni e valutazioni non sono sempre
attendibili. Non vanno dimenticate le Storie di Agazia, continuatore di Procopio,
che narr� la campagna di Narsete contro i Franchi e gli Alemanni (553-554).
Un'altra fonte per la conoscenza del popolo dei Goti � offerta dal De Bello Gothico
("La guerra gotica"), un panegirico composto da Claudio Claudiano dove per� in
realt� si celebra un episodio delle invasioni barbariche accaduto pi� di 150 anni
prima, in particolare la battaglia di Pollenzo e la cacciata di Alarico
dall'Italia. La storia � raccontata dal punto di vista di Flavio Stilicone,
generale dell'Impero Romano d'Occidente, che Claudiano definisce come "il
restauratore della gloria della civilt�".
�Procopio riferisce tutta la serie di questa seconda guerra gotica e della vittoria
di Narsete (l. IV c. 21, 26-35). Splendido quadro! Fra i sei argomenti di poema
epico che il Tasso volgeva in mente, egli esitava tra la conquista d'Italia fatta
da Belisario e quella fatta da Narsete (Hayley's Works, vol. IV p. 70).�
Il letterato vicentino Gian Giorgio Trissino (1478-1550) dedic� alla guerra gotica
addirittura un poema epico, L'Italia liberata dai Goti, definito da alcuni critici
letterari come �il poema pi� noioso della letteratura italiana�.[158] Il poema in
questione, in 27 canti e in endecasillabi sciolti, � dedicato all'Imperatore
mecenate Carlo V d'Asburgo:[158] esso inizia con Giustiniano che riceve da un
angelo che gli appare in sogno la missione di liberare l'Italia dalla tirannia
degli eretici Ostrogoti (di fede ariana);[158] Giustiniano affida quindi la
missione a Belisario ma, dopo alcuni iniziali successi, la profanazione di un
altare da parte di un soldato greco fa s� che la Vergine Maria inizi a favorire gli
Ostrogoti, con il risultato che Belisario viene sconfitto.[158] La guerra comunque
volge in favore di Bisanzio grazie all'arrivo di una nuova armata condotta da
Narsete che, dopo aver vinto il re goto Vitige in una disfida tra 12 guerrieri
greci e 12 guerrieri ostrogoti, lo fa catturare e sottomette tutta l'Italia a
Bisanzio, riunendola all'Impero.[158]
Nel 1876 il letterato tedesco Felix Dahn scrisse il romanzo storico Ein Kampf um
Rom (traduzione letterale: Guerra per Roma), ispirato liberamente all'opera di
Procopio di Cesarea. Esso narra la lotta tra Bizantini e Ostrogoti per il possesso
di Roma e dell'Italia, ma inserisce anche una terza fazione, quella capeggiata dal
senatore romano fittizio Cetego, il quale vorrebbe restaurare l'Impero romano
d'Occidente, cacciando sia i Greci che gli Ostrogoti dalla penisola; alla fine del
romanzo il re ostrogoto Teia viene sconfitto dal generale Narsete, portando alla
rovina della nazione ostrogota, sottomessa a Bisanzio. Per questi motivi, il
romanzo � stato interpretato a posteriori come una predizione della caduta
dell'Impero tedesco (Secondo Reich) al termine della prima guerra mondiale. Per
l'inserimento nel romanzo di diversi atti di sacrificio eroici, il romanzo venne a
lungo considerato "per ragazzi", venendo letto da generazioni di adolescenti
tedeschi.
Nel 1968 e nel 1969 usc� anche un adattamento cinematografico in due parti
dell'opera di Dahn, Kampf um Rom I e Kampf um Rom II - Der Verrat. Il film, a cui
prese parte persino Orson Welles, usc� anche in Italia con il titolo La calata dei
Barbari, ma in versione rimaneggiata: per ridurre le due parti del film in una
sola, furono tagliate diverse scene, con il risultato che la versione italiana dura
solo 89 minuti contro i 189 minuti della versione originale.[159]