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CioranInedito

CioranInedito

CioranInedito01

Friedgard Thoma

Per nulla al mondo


Un amore di Cioran
TITOLO ORIGINALE:
Um nichts in der Welt. Eine Liebe von Cioran

Progetto Editoriale di Massimo Carloni


Traduzione di Pierpaolo Trillini
Revisione di Massimo Carloni e Lilia Mentrasti

In memoria di Franco Volpi

Foto di copertina:

Fronte: Cioran e Friedgard a Villa Carlotta


Per gentile concessione © Archivio personale Prof. Günter Schulte

Retro: Cioran e Friedgard al Jardin du Luxembourg


© Archivio personale Friedgard Thoma

Impaginazione: Marco Refe e Roberto Marinelli


Progetto grafico: Roberto Marinelli

l’Orecchio di Van Gogh


associazione culturale
Via Bixio, 120 - 60015 Falconara Marittima (AN)
www.orecchiodivangogh.it
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Tel. e fax 0719175925
Indice

Premessa all’edizione italiana 7

I 13

II 39

Galleria d’immagini

III 71

IV 127

Note 131

Cioran in love di Massimo Carloni 137

Note al saggio 148


Premessa all’edizione italiana

Questo libro non è un’analisi delle opere di Cioran, e tanto


meno rappresenta un nuovo contributo alla sua filosofia o poesia,
ma per la prima volta mostra il lato privato della persona, che si
ritrae sempre dalla sua opera. Da questo punto di vista la presente
storia rivela attraverso le lettere, i commentari a margine e la
narrazione, un nuovo aspetto del grande aforista (su cui, già da
tempo, Franco Volpi attirava l’attenzione), che a questo punto
non può più essere trascurato, poiché grazie a questa vicenda, la
sua stessa opera assume un nuovo rilievo. Lo scettico inattacca-
bile si manifesta qui come una persona vulnerabile, che rifiuta
l’ironia e lo scetticismo a fronte d’una situazione esistenziale
concreta. Dalla malinconia dell’età s’infiamma di nuovo la forza
irrazionale della passione, sino ad estinguersi a poco a poco nella
rassegnazione. Tuttavia, persino nella descrizione del progressivo
ammutolirsi della sua persona, percepiamo ancora lo splendore
dello spirito.
Una traduzione di questa storia d’amore epistolare comporta
per varie ragioni grosse difficoltà. In primis, Cioran scrive tutte
le sue lettere in tedesco, lingua che conosce bene ma che non
padroneggia perfettamente. Inoltre si tratta di lettere d’amore,
dunque eruzioni emotive – il che potrebbe costituire un unicum
nell’opera postuma di Cioran. Esternando la sua infatuazione
disperata, scrisse una volta di sentirsi come “costipato” nella
lingua straniera; tuttavia, voleva assolutamente scrivere e anche
parlare in lingua tedesca, poiché sosteneva di ammirarla più di
ogni altra lingua. All’università di Bucarest aveva già seguito
lezioni di tedesco, per esempio sull’Hamlet, che a suo parere
poteva essere tradotto solo in tedesco, ma non in francese.

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Come rendere pertanto lo stile epistolare dal tedesco all’ita- è evidente nella sua del 14 maggio1981, dove utilizza uno stile
liano? Poiché non domina del tutto la lingua, come gli capita equivoco, difficile da tradurre, perché l’Autrice rimuove il suo
col francese ed il rumeno, scrive “sinteticamente”, comunque modo di esprimersi, chiaro e razionale, a favore dell’ambivalenza
abbastanza bene, da esprimere tutto ciò che vuol dire. Commette poetica, in modo da non perdere l’amicizia insieme all’amore,
piccoli errori, o forma delle locuzioni che in realtà non esistono, da lei respinto.
per quanto siano comprensibili e trasmettano fedelmente un Il traduttore ha cercato di rendere in maniera espressiva-
preciso stato d’animo. Per esempio, nella lettera del 12 maggio mente adeguata tanto l’uso linguistico quanto la lacerante
1981 scrive a proposito di un’ “attraente paura” (anziehende condizione interiore. Ha saputo inoltre chiarire e spiegare
Angst), suscitata dalla foto della sua corrispondente. Il termine alcuni avvenimenti attraverso l’uso delle note.
anziehend non si usa propriamente in combinazione con Angst,
piuttosto sarebbe corretto dire: una verlockende Angst. Il che
si potrebbe rendere in italiano con “un certo timore di essere
sedotto” – ma così andrebbe perduta l’originalità della lingua
cioraniana. Perciò, d’accordo con l’Autrice, il traduttore ha op-
tato per “un’attraente paura”, così da restituire l’insolita moda-
lità espressiva di Cioran e conservare, nei limiti del possibile, il
fascino del suo stile maldestro. Contrariamente ai suoi aforismi,
capolavori d’arte letteraria levigati in lingua francese, le lettere
d’amore in tedesco, in virtù del loro contenuto, manifestano una
ricerca disperata dell’espressione giusta.
Inoltre, l’Autrice stessa dispone d’un proprio stile di scrittura
che si manifesta particolarmente nelle sue lettere: nella sintassi
procede parzialmente in maniera associativa o frammentaria
ed accanto alla lingua ricercata utilizza espressioni colloquiali,
inframezzate a giochi di parole intraducibili. La voluttà dell’ero-
tismo puramente intellettuale è decisamente rifiutata da Cioran.
Perciò l’Autrice si trova di fronte ad un dilemma che si riflette
nello stile delle sue lettere: come mantenere la venerazione e
l’amicizia, senza cedere alle esigenze di un amore fisico? In effetti
l’ha fatto per poco tempo (le lettere dopo la prima visita a Colo-
nia di Cioran – Baden-Baden 10 maggio e Lausanne-Ouchy 12
maggio 1981– ne sono una testimonianza), ma poi si è dovuta
decisamente difendere dal rapporto fisico non desiderato. Ciò

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Avvertenza Editoriale

La presente edizione italiana del libro di Friedgard Thoma Um nichts


in der Welt. Eine Liebe von Cioran, viene pubblicata nel rispetto della
sentenza del Tribunale di Monaco I (21 O 20566/02) del 14.01.2004,
che vieta la divulgazione delle lettere di Emil Cioran indirizzate all’Au-
trice, qui riportate in ordine cronologico: 28.04.1981, 02.05.1981,
24.05.1981, 26.06.1981, 28.06.1981, 03.07.1981, 04.07.1981, Pour rien au monde elle n’eût renoncé
05.07.1981. à l’usage lyrique et vagabond
Al fine di preservare l’integrità della narrazione, il contenuto di tali de son extrême automne.
lettere è stato riassunto dall’Autrice in forma indiretta.
Per nulla al mondo avrebbe rinunciato
all’uso lirico e vagabondo del suo tardo autunno.

Nota Bibliografica e Iconografica (Colette, a proposito dell’ottuagenaria Marguerite Moreno -


scritto da Cioran su un tovagliolo il 19 giugno 1981)
Tutti i riferimenti alle opere di Cioran sono tratti dall’edizione Œuvres, Paris,
Gallimard, coll. « Quarto », 1995 con le seguenti abbreviazioni:

PD Précis de décomposition, Éditions Gallimard 1949;


SA Syllogismes de l’amertume, Éditions Gallimard 1952;
TE La tentation d’exister, Éditions Gallimard 1956;
HU Histoire et utopie, Éditions Gallimard 1960;
CT La Chute dans le temps, Éditions Gallimard 1964;
MD Le mauvais démiurge, Éditions Gallimard 1969;
IEN De l’inconvénient d’être né, Éditions Gallimard 1973;
E Écartèlement, Éditions Gallimard 1979;
ED Exercices d’admiration, Éditions Gallimard 1986;
AA Aveux et anathèmes, Éditions Gallimard 1987.

In Italia l’intera opera di Cioran è in corso di pubblicazione presso l’editore Adelphi.

Le immagini riprodotte in questo libro provengono dall’Archivio personale dell’Autrice,


salvo dove diversamente indicato.
Le didascalie alle foto sono a cura di Massimo Carloni.
Q uando feci la conoscenza dell’opera di Cioran nel 1979 (esatta-
mente trent’anni dopo l’uscita del suo Sommario di decomposizione), a
proposito della sua arte e cogliendo lo splendido stile aforistico dell’inno
alla morte, mi venne subito in mente il passo seguente, tratto da un libro
di fantasmi cinese che Kafka riportò nel settembre del 1920, scrivendo a
Milena: “Un allievo deride poi un maestro che parla soltanto di morte:
«Continuamente parli della morte, eppure non muori mai»”. Kafka
commentò così il brano: “Non è giusto sorridere dell’eroe che, ferito a
morte, giace sul palcoscenico e canta un’aria.
Noi giaciamo e cantiamo per anni e anni”1. 
Quando Kafka scrisse queste parole, nel settembre 1920, Cioran ave-
va appena nove anni. Figlio di un prete ortodosso, cresceva spensierato
nei pressi della città di Hermannstadt in Transilvania e non presentiva
ancora quanto la poetica della morte di Kafka sarebbe stata prossima
alla sua opera, che vedrà la luce in lingua rumena nei primi anni Trenta.
Da allora Cioran ha sempre cantato la morte, il suicidio, l’insonnia, la
malinconia, “le cafard” (intraducibile) e la decadenza fisica (déchéance
physique).
Nonostante Cioran si fosse sempre considerato il grande solitario, nel
1937 partì definitivamente per l’esilio parigino, dove visse cinquant’anni
– fino a due anni prima della morte, avvenuta il 21 giugno 1995 nella
casa di cura “Broca” – insieme alla sua compagna, l’insegnante francese
Simone Boué (annegata l’11 settembre 1997, poco prima della pub-
blicazione dei Cahiers, opera postuma di Cioran da lei stessa curata).
Impiegò degli anni per pubblicare in francese le sue “arie funebri”,
così infatti si potrebbe definire la sua opera aforistica. Tuttavia ne valse
la pena: dopo aver rielaborato cinque versioni del suo Sommario di
decomposizione (Précis de décomposition, 1949, tradotto in tedesco
da Paul Celan), Cioran fu definito il più grande stilista vivente in

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lingua francese. Sillogismi dell’amarezza, L’inconveniente di essere nati, di avervi pure istigato qualcuno, senza averlo mai praticato. Chi lo
Il funesto demiurgo – insieme ad altre raccolte di aforismi, rivelano già visitò negli ultimi due anni della sua vita, presso la casa di cura dove
dal titolo che nella sue opere il principio speranza è assente (“Sperare, è vegetava assente, privo di coscienza, comprese la macabra ironia del
smentire l’avvenire”)2 e lo stesso dicasi per il tagliente cinismo dei suoi suo destino, che per alcuni anni lo condannò alla vita, senza la pietà
saggi Sul pensiero reazionario (di Joseph de Maistre e Paul Valéry). d’esserne liberato.
Effettivamente per molto tempo Cioran risultò un autore scono- Quando Cioran, nel 1989, mi spedì la traduzione in tedesco della
sciuto riservato agli amanti dell’Incurabile, pertanto non adatto agli sua prima opera rumena – Al culmine della disperazione – scrisse nel
esistenzialisti o ai marxisti. “Se l’umanità in futuro dovesse ricominciare, lo suo tedesco un po’ impreciso: “Se in gioventù non avessi prodotto questi
farà con i suoi rifiuti, con i mongoli di ogni dove, con la feccia dei continenti; lamenti, avrei abbandonato da tempo il palcoscenico”. Poiché non lo aveva
si delineerà la caricatura di una civiltà [...]”.3  Al pari dei pochi che non abbandonato, restò sempre disteso sul palcoscenico gemendo, ferito a
sublimano ideologicamente l’angoscia della morte ma si attengono alla morte, ma dal suo gemito è scaturito un canto…
catastrofe della nascita, ha coltivato nell’aforisma “la paura in mezzo alle
parole [...], quella paura di crollare con tutte le parole” 4.  Brahms Sextett
Tuttavia esiste un punto cieco nel passato di Cioran, che egli con Il n’est que la musique pour créer une complicité inde-
me non ha mai chiarito: da studente era stato fervente ammiratore structible entre deux êtres. Une passion est périssable, elle s’use
dell’attivista di estrema destra, Corneliu Zelea Codreanu. Altrettanto comme tout ce qui participe de la vie, alors que la musique est
inaccessibili agli appassionati dell’aneddotica cioraniana appaiono la d’une essence supérieure à la vie et, bien entendue, à la mort.8 
sua vita e il suo pensiero durante il soggiorno berlinese, tra il 1933 e il Il Perdente
1935, in qualità di borsista dell’Università von Humboldt, così come Sabato pomeriggio 12 dicembre 1981
le sue esperienze di Bucarest nel biennio 1940-1941. Dopo la Seconda
Guerra mondiale rimarrà ancora il grande negatore dei valori ricono-
sciuti dall’umanità.
Nonostante sia stato spesso definito il filosofo erede di Nietzsche,
Cioran si collocava piuttosto tra due estremi, brancolando tra le rovine
del sistema, in un “misto di filosofia e poesia, preferendo la seconda. Non
dimenticate tuttavia” – mi scrisse – “che mi sono sempre trascinato dietro
i residui della Teologia e sono stato infettato dal linguaggio della mistica”.
Tutto questo può stupire, tanto più per il fatto di aver praticato
l’arte della distruzione fino al culmine estremo: “Vivere, è perdere
terreno” 5  e “Vivo solo perché è in mio potere di morire quando meglio mi
sembrerà: senza l’idea del suicidio, mi sarei ucciso da sempre”6.  Avversari
e ammiratori del grande scettico (“lo scetticismo è l’eleganza dell’ansia”7)
gli rimproverarono di aver scritto del suicidio per tutta la vita, e forse

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Ancor prima di aver fatto la sua conoscenza, trasformatasi ben tonico rigenerante. Principalmente fu la lettura del suo aforisma della
presto in ossessione e poi in amicizia intima (che per lui significava castagna a darmi la spinta decisiva a scrivergli:
“complicità”), ero un’entusiasta diffidente degli aforismi di Cioran.
D’altronde egli stesso esortava a farlo, quando affermava (di sé?): Mentre passeggiavo ad un’ora tarda in quel viale alberato,
“Diffidate di quelli che voltano le spalle all’amore, all’ambizione, alla una castagna cadde davanti ai miei piedi. Il rumore che fece
società. Si vendicheranno di avervi rinunciato. La storia delle idee è la spezzandosi, l’eco che suscitò in me, e un brivido gelido spro-
storia del rancore dei solitari”9.  porzionato rispetto a quell’infimo incidente, mi sprofondarono
Sebbene – o proprio perché – non avesse cercato di sviluppare il nel miracolo, nell’ebbrezza del definitivo, come se non vi fossero
suo pensiero in direzione di un sistema, la libera formulazione delle più domande, solo risposte. Mi sentivo ebbro di mille evidenze
sue idee lo condusse verso una fondamentale ostilità nei confronti inattese, di cui non sapevo che fare…
della società e dei suoi valori più preziosi. Ne fui immediatamente Fu così che mancai d’attingere il supremo. Ma credetti bene
conquistata. di continuare la mia passeggiata14. 

Mi era chiaro che l’arte dell’aforisma non dovesse brillare in virtù Ciò avvenne alla fine di gennaio o all’inizio del febbraio 1981.
d’una veridicità ingenua, quanto piuttosto grazie alla sua sorpren- Ad ogni modo mi rispose quasi a stretto giro di posta, con una
dente concisione. “Un libro è un suicidio differito” 10  scrive Cioran. lettera scritta a mano. Nel riportare la missiva ho mantenuto i lievi
Ho compreso tuttavia che chi lo affermava in realtà era tutt’altro che errori nell’uso della lingua tedesca, senza correggerne l’ortografia e
un aspirante suicida. In genere le sue proposizioni godono della sana la punteggiatura.
fragranza riservata a ciò che è considerato vizioso o cinico, liberano
dai tabù, mentre li infrangono elegantemente. Impertinenze del tipo: Parigi, 6 febbraio 1981
“Una civiltà che cominciò con le cattedrali doveva finire nell’ermetismo 21 rue de l’Odeon
della Schizofrenia”11; oppure “Fallire la propria vita, significa accedere Tel. 633.27-68
alla poesia senza il supporto del talento”12; e ancora “Solo gli spiriti
superficiali si avvicinano con delicatezza ad un’idea”13, mi hanno en- Gentile Signora Friedgard Schulte Thoma,
tusiasmato a tal punto da inviare subito una lettera alla casa editrice,
per saperne di più su Cioran, della cui vita non conoscevo nulla. La ringrazio molto per la Sua cordiale e – oserei dire –
Gli scrissi in tedesco. La mia prima lettera aveva pressappoco il calorosa lettera. Sono rimasto colpito particolarmente
seguente tenore: mi felicitavo di essermi imbattuta finalmente in uno dall’allusione a Lenz, Robert Walser lo conosco poco; leggo
scrittore che, senza essere affatto “distruttivo”, mi ravvivava il cuore volentieri saggi, diari e memorie.
scrivendo piccanti insolenze, coniugando la folle profondità del Lenz Mi fa piacere che Lei non mi consideri “distruttivo”.
di Büchner alla flemma solitaria d’un Robert Walser. Ho sempre cercato di aiutare i miei… simili mostrando loro
Non ero della stessa opinione dei giornalisti o altri, che giudi- come si possa sopportare l’intollerabile. Tuttavia i tedeschi
carono depressivo quel suo disperato grido al cielo; al contrario, diffidano del mio tono ironico.
in un’epoca di grande sconforto, la sua opera ebbe l’effetto d’un

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Parigi è una città decadente. Se dovesse venire da queste di un suo libro d’immagini filosofiche. A tal riguardo, le invio
parti, mi farebbe piacere conoscerla. il libro (Prospettive del corpo. Incisioni d’acquaforte), scusan-
Sono diventato un vecchio signore e mi ritrovo nella stessa domi al contempo per la mia importunità… Al mio solito
condizione di Parigi. modo – frivolo, ma piuttosto vanitoso – allego alla lettera
Cordiali saluti una mia foto, così può farsi un’idea della persona che le scrive.
Suo E.M. Cioran Poco importa che Parigi sia decadente, in ogni caso non
molto più del termine “distruttivo”; definirsi decadente da
parte sua, è un segno di coerenza che la rende simpatico!
Come si può immaginare, la mia risposta non si fece attendere Sarei lieta di conoscerla personalmente, se desidera, e se Lei è
molto. ancora a Parigi le farò sapere, forse prima di Pasqua, quando
passerò dalle sue parti. Nel frattempo sto leggendo i suoi due
scritti tratti da “Akzenten”16, dei quali la ringrazio molto!
Giovedì, 12.2.81
Quale abisso nel XXXV capitolo (la citazione di Tacito e l’
“auspicio” che segue)17.
Caro E.M. Cioran! La saluto affettuosamente.
Sua Friedgard Schulte-Thoma
Non immaginavo di ricevere una lettera da Lei – in fondo P.S. Conosce i diari di W. Gombrowicz?
non osavo neanche aspettarla. Che insensatezza, eppure che
gioia autentica!
Ha avuto per caso cattive esperienze con l’attitudine Cioran rispose subito:
tedesca verso l’ironia? Ciò non mi stupisce, dubito infatti Parigi, 19 febbraio 1981
che sia solo una qualità tipicamente tedesca – per parte del
Cara Friedgard Schulte-Thoma,
perbenismo borghese – diffidare dell’ironia.
Ma c’è dell’altro, che Lei riporta, vale a dire la diffidenza nei
La lettera, la foto e il libro di Günter Schulte mi sono
confronti di ogni verità che proviene dalle idee e, ovviamente,
piaciuti e la ringrazio molto. Ho capito bene, almeno credo,
anche delle sue. Non rimane che l’ironia per disarmarla.
Le prospettive del corpo, poiché tutta la mia vita è stata una
L’arte della sua ironia, caro Monsieur Cioran, si rivela
lotta con il mio corpo. Mani e metafisica: simbiosi originale e
quindi una necessità! “Tutto è unico – ed insignificante”15  –
pregnante. Quale mistero evocano quelle dita! Gombrowicz
è contenuta proprio in questa sua frase, che mi ricorda ap- ha sofferto accessi di megalomania, il che non è assoluta-
punto Robert Walser, da me già menzionato, che nel 1929 mente un difetto. Conosco i suoi diari e li trovo interessanti.
si esiliò di sua volontà in una clinica psichiatrica per non La citazione di Walser mi ha colpito nel profondo.
lasciarla più. Un Hölderlin convinto. Scrive in proposito: La ringrazio ancora. Spero di fare una passeggiata con Lei
“La vita ha in sé stessa qualcosa, che non vuole sia perseguito”. prima di Pasqua in questa (quale aggettivo potrei usare?) città.
La prima volta che sentii parlare di Lei fu grazie al mio ex La saluto affettuosamente
marito Günter Schulte, che inserì una Sua citazione all’inizio Suo E.M. Cioran

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Risposi il sabato di Carnevale: Dieppe, 20 marzo 1981

Caro E.M. Cioran! Cara amica,

È una mattinata domenicale talmente radiosa, che mi sento A Dieppe (clima: polo nord) ho una soffitta dove di tanto
di scriverle (e spero non sia un gesto liturgico succedaneo). in tanto mi ritiro per sottrarmi agli incubi parigini. Purtroppo
Contemporaneamente alla sua lettera (molte grazie!) qui non posso lavorare (d’altronde nemmeno a Parigi).
ho ricevuto dall’Argentina una sua intervista, Un apa- Mi considero un barbaro: Ingomar von Kieseritzky non
sionado escepticismo18, la cui conclusione mi ha particolarmente mi dice niente. La citazione è comunque eccellente.
interessato. Lei dice: “la scienza è un camuffamento della saggezza Il filosofo argentino non mi ha spedito l’intervista.
in nome della conoscenza del mondo” (... en nombre del conoci- Soltanto grazie alla sua lettera ho saputo che è stata pubbli-
mento del mundo). Allego inoltre le bozze di un nuovo libro cata, Dio solo sa in quale forma!
di Ingomar von Kieseritzky (un mio amico di Berlino nato nel
Ad ogni modo credo che la cultura dell’Europa occi-
1944), che reca il titolo enigmatico “Lo schiaffo mostruoso ovvero
dentale non continuerà nel Nord, ma nel Sud America.
scene dalla storia della ragione”. Vi si dice tra l’altro:
“Se ognuno… potesse infine decidersi di ritirarsi dopo un paio di Forse la mia è una debolezza ridicola, ma tutto ciò che reca
passi di danza, invece di perseverare nel concetto di uomo, questo un’impronta spagnola mi attrae.
progetto fallimentare, unito al progresso ed altre sciocchezze. Per favore mi scriva in anticipo quando deciderà di venire
Dopo alcuni anni si potrebbe ricominciare da capo, al di là a Parigi, poiché durante la Pasqua ci si deve sempre sacrificare
dell’usuale lordura della ragione”. per i vecchi amici.
Come può vedere, la nuova generazione sembra sapere ciò Tanti cari saluti
che Lei scrive da anni; essa le resterà accanto, probabilmente a Suo E.M. Cioran
vita.
Sono felice che Lei voglia passeggiare con me, e immagino
che mi tenga per mano, accompagnandomi sicuro nella città 27.3.81
decadente. Peccato che a Pasqua nessuna castagna “cadrà ai nostri
piedi”, cosicché, ad un’ora tarda, non sentiremo quel rumore di Caro E.M. Cioran! (Cosa significa esattamente quella M.?)19 
frantumi (come nel ‘più bello’ dei suoi aforismi).
Un’eco viene ridestata, un’emozione… cosa potrà accadere Se dovessi dare una definizione della gioia, direi che è ciò
in aprile? che provo quando ricevo una sua lettera.
Le invio i miei calorosi saluti! Dunque: martedi 14 a mezzogiorno arriverò nella sua
Sua Friedgard Schulte-Thoma città-“incubo” e alloggerò nel mio vecchio Hotel du Lys (rue
Serpente) o nelle vicinanze, in ogni caso nel suo quartiere.
Probabilmente resterò fino al Venerdì Santo, quindi fino
Cioran questa volta rispose dalla Normandia: al 17, di modo che a Pasqua Lei possa sacrificarsi per i suoi
amici e resuscitare. ( Mi viene subito da pensare che Gesù, con

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questa resurrezione del tutto inutile, sia diventato, piuttosto, La nostra conversazione telefonica fu breve e precisa: si convenne
il solo vero sacrificato – quantomeno all’industria dei regali). che venisse a prendermi all’hotel, alle quattro del pomeriggio.
Come sarebbe bello, se Lei non dovesse lavorare e po- Un uomo di costituzione fragile, con un ciuffo di capelli grigi, arruf-
tesse dedicarmi un po’ di tempo! Proverò a telefonarle nel fati, e gli occhi dello stesso colore, che si guardava intorno vagando
pomeriggio del 14.4 (verso le 18, va bene?) – nonostante la
senza meta, si presentò all’entrata dell’albergo con dieci minuti
timidezza di trovarmi al cospetto della sua voce invisibile, con
la mia disarmata, che nello spazio angusto del filo telefonico, d’anticipo. Lo fermai immediatamente. Come lui stesso sosteneva
bloccherà le prime parole. in uno dei suoi aforismi, ci si può figurare se stessi a dialogare uni-
A costo di ripetermi: sono molto felice. camente con il proprio scheletro e tutto ciò, naturalmente, la carne
La saluto con affetto non lo perdonerà mai 21.  
Sua F. Schulte-Thoma Per quanto mi riguardava, cercai di apparire attraente, indossando
un abito nero non troppo corto, sotto un lungo cappotto chiaro.
Cioran, apparentemente incurante di ciò, mi indicò subito una casa
Parigi, 6 aprile 1981 di fronte all’albergo, dove tempo addietro una sua amica si era tolta
la vita, definendo l’episodio come tragico. Rimasi colpita e chiesi al
Cara Friedgard Schulte-Thoma,
famoso apologeta del suicidio il perché, ma lui subito cambiò ar-
Conosco l’Hotel du Lys. Mi telefoni per favore il 14. gomento, proponendo di andare a visitare il museo Carnavalet, nel
Forse potremo incontrarci il giorno stesso o meglio, il po- quartiere Marais. Camminando con passo sicuro e costante (doveva
meriggio o la sera del giorno seguente. aver già girovagato per almeno 20 minuti fino all’Ile St. Louis),
Mio fratello, che non vedo da quarant’anni, viene a Parigi iniziò a parlare di mille futilità, dal suo affitto estremamente basso
con sua moglie per due settimane, nel periodo di Pasqua. (mansarda) al diverbio avuto con il locatore. Quando paragonai il
Devo cercare una sistemazione per loro e questo mi crea mio affitto al suo, si fermò con le mani tra i capelli, come se la terra si
“problemi” di ogni tipo. Entrambi parlano poco francese e fosse aperta sotto i suoi piedi. Ancora: la professione di insegnante!
mi chiedo come reagirà la mia compagne (sono mezzo sposato Che fortuna per lui non averla dovuta (quasi) mai esercitare (Sono
da parecchio tempo)20.
stato sempre un ozioso), ma, ancor più fortunato, per il fatto che la
La cosa peggiore per me è il ritorno forzato alla mia lingua
madre. Rivedere i vecchi amici mi mette alla prova; ora dovrò sua compagna lo mantenesse tutto il tempo, e avendo lei ottenuto
patire l’incontro con il mio passato… l’Agrégation, poteva anche godere di una notevole pensione antici-
Per i dettagli di cui sopra, le riferirò la prossima settimana. pata. Tutto ciò finì per apparirmi così sciocco. Gli feci notare il mio
Sono felice di conoscerla così presto. stupore nel trovarmi a passeggiare con una delle più grandi menti di
Saluti affettuosi, Parigi e parlare unicamente di problemi d’affitto e salario degli inse-
Suo E.M. Cioran gnanti. ( Più tardi, al telefono, affermerà di non ricordarsene, poiché
altrimenti una simile impudenza non sarebbe passata inosservata). Ci
Dunque partii, tuttavia non alloggiai più all’Hotel du Lys, che sedemmo su una panchina, mentre intorno alcuni bambini asiatici
risultava occupato, ma all’Ile St. Louis, nell’Hotel omonimo. scorazzavano dietro ai piccioni. Nella nostra breve chiacchierata

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affiorarono allora i nomi di Lord Byron e di Malte Laurids Brigge 22 ; tempo trascorso al museo. In rue de la Seine decise di comprare un
ma lui voleva a tutti i costi andare al Carnavalet, per mostrarmi il filetto di manzo di prima qualità e dei fagiolini, gli proposi invece di
suo amato Talleyrand, celebre donnaiolo! Al contrario io mi sentivo riposarci un po’ a “La Palette” e di andare a cenare da “Lipp”, ma lui
un po’ stanca e volevo invitarlo a bere del vino in un bistrot. Ma lui rifiutò categoricamente, sostenendo che a Parigi era tutto troppo
no, non beveva nulla, niente alcool soprattutto, cosa che per me fu caro e per giunta cattivo (su questo aveva ragione). – Meglio cenare
motivo di grande delusione. a casa sua. Bene! Ma la sua “compagne” sarebbe stata d’accordo? –
Al museo Carnavalet, infine, mi fece notare i custodi di colore Lei si trovava nel suo paese, in Vandea, e sarebbe rientrata non prima
– tutta Parigi era terribilmente piena di gente di colore e si doveva di Pasqua. Allora ritornai sull’argomento vino. Ah, aveva in casa dei
prestare molta attenzione. Recentemente era stato aggredito da un vini deliziosi! Entrammo infine attraverso il portone laccato verde
nero e si era salvato gettando il portafoglio lontano da sé – quindi scuro in rue de l’Odéon, dove poco prima mi aveva mostrato il luo-
io, in quanto donna, dovevo essere particolarmente prudente. go in cui una giovane Sylvia Beach aprì la libreria “Shakespeare and
Nel discutere sulla storia della rivoluzione francese, rimasi am- Company”23. Una gentile concièrge di origini slave mi salutò come
mirata dalla sottigliezza delle sue analisi, nonché dalla sua vasta se fossi una vecchia conoscenza.
Curiosa e consapevole di vivere un momento storico, mi accinge-
conoscenza della lingua tedesca. Amava su tutte quella lingua e già
vo a seguire Cioran salendo i novantacinque e più scalini che porta-
all’Università di Bucarest studiò l’Hamlet in tedesco. Arrivammo
vano alla minuscola mansarda (la toilette si trovava nel pianerottolo
quindi davanti al ritratto della bella Madame Recamier, di cui avevo
ed era in comune); sulla porta d’ingresso vi era un cartellino scritto
appena letto una toccante biografia di Chateaubriand. Cioran sollevò
a mano, recante il solo cognome della compagna: Boué.
la questione se la Recamier fosse mai stata in grado d’intrattenere
All’ingresso ci si doveva abbassare un po’, così come nel corri-
rapporti sessuali. Non aveva anche lei, come del resto Elisabetta I, doio antistante la cucina. Cioran era visibilmente preoccupato (lo
un’anomalia anatomica? sarà anche in seguito) che potessi battere la testa contro le travi del
Davanti al quadretto preferito da Kafka, Le lever de Voltaire, soffitto o inciampare sui gradini. La cucina, a forma d’armadietto,
facemmo delle osservazioni spiritose, di cui non ricordo più il comprendeva due fornelli a gas ed un lavello. Mentre pulivo i fagio-
contenuto. Improvvisamente, rimasi come sconvolta davanti al bel lini, cercai d’immaginare cosa avrebbe detto Mme Boué, se fosse
ritratto del giovane Liszt (ancora senza verruche). Come era finito entrata in quel momento. In qualche maniera riuscii ad evitare che
lì? Assomigliava un po’ a Walter, il mio ragazzo, il quale era rimasto Cioran bruciasse del tutto quel magnifico filetto. Un eccellente
a Colonia piuttosto irritato (Cioran accennerà a lui, nella sua prossi- Bordeaux allietava il mio spirito, così che potei infine intraprendere
ma lettera). Mentre me ne stavo lì, in un museo con un settantenne, una conversazione appropriata. Se non ricordo male, aveva a che fare
mettevo in gioco il mio futuro a casa! L’irruzione delle popolazioni con Dostojevski in rapporto alla concezione del divino in Cioran:
straniere in Occidente e le idee reazionarie di Cioran in proposito, Dio è concepibile solo come interlocutore nel monologo del solitario24.
mi distolsero infine dalle preoccupazioni domestiche. Ci trovammo d’accordo.
Più tardi mi condusse, sempre a piedi, in Boulevard St. Germain, Non ricordo più quanto tempo abbiamo poi parlato, almeno fino
nel suo quartiere. In tutto camminammo circa due ore, escluso il a mezzanotte. Cioran voleva accompagnarmi in albergo.

24 25
Per educazione declinai l’invito, tuttavia lui mi spiegò che era abi- dinario ed improvviso scorcio sui tetti di Parigi, c’era una deliziosa
tuato a passeggiare molto tardi nel suo quartiere. Inoltre, a quell’ora, tavola apparecchiata quasi a festa. No, non era la camera di Cioran,
sarebbe stato impossibile per me camminare sola in strada. Mi veniva ma quella di Simone, la sua compagna. Tuttavia era adibita allo
da ridere nel pensare a come erano piene di gente le strade a Parigi, stesso tempo a sala ufficiale per il ricevimento degli ospiti. Solo un
perfino a quell’ora. Fissammo di nuovo un appuntamento per cenare tappeto balcanico sul pavimento ricordava la patria di Cioran. A quel
a casa sua, la sera seguente. punto osai chiedergli il permesso di scattare alcune foto, anche a
La notte era fresca, ma non troppo. Ad ogni modo Cioran, che lui. – Naturalmente, sì.
indossava un buffo cappottino, insisteva nel dire che fossi vestita Squillò il telefono. Riuscii solo a capire “Erika”: lunga storia di una
troppo leggera. Allora gli citai il mio amico berlinese Ingomar von ragazzina, questione complicata. La luna saliva alta. Con difficoltà
Kieseritzky, per il quale aver freddo era sempre una questione di ri- vuotai solo per metà la bottiglia che avevo portato (vino bianco
soluzione. – Ingomar, tuttavia, sarebbe mai stato capace di premure stavolta, che in quel periodo preferivo), perché le preoccupazioni
così affettuose? di Cioran che divenissi un’alcolizzata, o che già lo fossi, si facevano
Davanti all’hotel Cioran mi baciò la mano destra. Presa dall’en- sempre più assillanti.
tusiasmo, lo abbracciai e sfiorai con le mie le sue guancie. In camera, Richiamai la sua attenzione sulla credibilità alquanto dubbia dei
mi stava già aspettando l’amica che era venuta con me. Fumammo suoi aforismi. Del resto, non ha forse scritto: “Quando non si è avuta
una sigaretta arrotolata guardando l’abitazione di fronte, proprio là, la fortuna di avere dei genitori alcolizzati, occorre intossicarsi tutta
dove l’amica di Cioran si era tolta la vita; nel lussuoso appartamen- una vita per compensare la pesante eredità delle loro virtù”26 ?
to adornato di palme, notammo due uomini in veste da camera di “Lei è diventato un fanatico della salute di prima categoria”,
seta luccicante, dietro cui appariva ogni tanto una testa di cavallo a gli rimproverai; ma conversando su Sissi, l’imperatrice austriaca,
grandezza naturale. venerata da Cioran come una donna bella e piuttosto nevrotica, ci
avvicinammo l’uno all’altra, ma non troppo. “Sissi, Lei ed… io, una
trinità fondata sulla malinconia”, mi scriverà un anno dopo nel suo
…c’est de la férocité qu’il faut pour insister sur le surgissement de nuovo libro. – Mi disse però di essere deluso dal fatto che quella sera
l’incurable au milieu de l’insignifiance (Cioran su Tolstoï)25  indossassi i jeans, perché… – il motivo lo si può apprendere nella
(…occorre della ferocia per insistere sul sorgere dell’incurabile, lettera successiva.
nel bel mezzo dell’insignificanza) – Sì, lo volevo! A notte tarda, Cioran mi accompagnò di nuovo all’albergo.
Parlammo confidenzialmente come vecchi amici... Il ricordo della
La sera dopo, à bout de souffle, giunsi al quinto o sesto piano, al 21 sua bontà. Mi baciò sull’orecchio destro. Commozione.
di rue de l’Odéon. Dopo un saluto affettuoso nel piccolo ingresso, mi La mattina seguente – il giorno della mia partenza – , il telefono
condusse in una specie di soggiorno, piccolo e grazioso, con mobili di squillò di buon ora nella mia camera d’albergo. Cioran! Balbettò,
bambù, un letto con le coperte blu e una fila di libri. Le pareti erano mi disse parole affettuose, ma non ricordo più ciò che disse. Il solo
decorate da piccoli disegni (forse di Michaux?). fatto che mi avesse chiamata così presto, fa parte dei miei ricordi.
Presso la finestra del balcone, da cui si poteva godere lo straor- Nella lettera seguente alluderà a quella telefonata.

26 27
Questa lettera di Cioran è – insieme a molte altre che mi sono Lei si era un po’ spaventata quando le ho parlato di una
altrettanto care – il mio “tesoro” più prezioso, la cui distruzione “perversa” attrazione per il suo corpo. Perversa non è la pa-
rappresenterebbe l’estinzione di una parte importante e forse sco- rola esatta; piccante volevo dire. Sono comunque normale;
nosciuta, delle sue qualità umane. Se non avesse scritto nient’altro ma gli stati d’animo intensivi esigono delle espressioni
– basterebbe questa lettera a renderlo vivo per sempre (per non dire: in-naturali. Credo (forse mi sbaglio) che stamattina sarei
a resuscitarlo). meno ossessionato, se Lei fosse stata più buona con me.
In fondo ci conosciamo sin dalla prima lettera.
Adesso vorrei contenermi in qualche modo, temo de-
Domenica di Pasqua lusioni future ed anche una tremenda gelosia. Il pensiero
inevitabile che Lei stia insieme al suo compagno in questi
Cara Friedgard, maledetti giorni di Pasqua e nei seguenti, diventa per me
insopportabile. Per alleviare questa pena, devo provare a
È mattina presto. Non potevo più rigirarmi nel letto superare le mie ossessioni, possibilmente pensando a Lei in
come un verme, dovevo alzarmi (quasi mi apprestassi a modo diverso. In genere non provo alcuna attrazione sessuale
risorgere, ma non è veramente il caso) per mandarle un per le donne con cui sento un’affinità intellettuale. Parlerei
foglietto-confessione. Per tutto il giorno ieri ho patito un volentieri del Lenz con Lei a letto. Peccato che non abiti da
terribile cafard, aggravato dal mal di testa. Il cielo era scon- queste parti. La gioia di averla conosciuta sta diventando una
venientemente azzurro, ho fatto una passeggiata inutile, prova, e persino un colpo. Vorrei concludere con un aforisma
volevo persino entrare in una chiesa (Saint-Séverin), non ironico, ma non ci riesco.
ho potuto, poi ho comprato un testo sui Trappisti nella Suo E.M.C.
libreria accanto, e non sono riuscito a leggerlo. La sera, per
fortuna, ho avuto una lunga e gradevole conversazione con [Sul bordo della pagina davanti:]* Poco fa, al telefono
due buoni amici, un còrso e una libanese. All’una a casa, ho con la mia compagna ho parlato di Lei e di Sils-Maria, il
dormito qualche ora, mi sono risvegliato presto, e poi è co- posto dove vuole andare a tutti i costi in maggio o a giugno.
minciato il tormento. Ho pensato a Lei e a tutto quello che Le racconterò quello che fino adesso, purtroppo, è la
sarebbe potuto essere giovedì sera… se non avesse opposto verità, ossia che abbiamo stretto un’amicizia puramente
resistenza. L’ho sentita sospirare e piangere. Per oltre un’ora intellettuale.
le scene più intime si sono svolte nella mia mente, con una
precisione tale che mi sono dovuto alzare dal letto per non
[Sul bordo della pagina dietro:] Come le ho già detto, ho
impazzire. Abbiamo discusso troppo. Ho compreso in ma-
rinunciato da tempo al mio nome. Tutti i miei amici usano
niera chiara di sentirmi legato sensualmente a Lei solo dopo
unicamente il mio cognome.
averle confessato al telefono che avrei voluto sprofondare
per sempre la mia testa sotto la sua gonna. Come possono
essere letali certe cose. – Tutto in fondo è cominciato dalla
foto, con i suoi occhi direi. * Le interpolazioni alle lettere entro parentesi quadra [ ] sono a cura dell’Autrice.

28 29
La domenica di Pasqua gli inviai anch’io una lettera (19 aprile), Molte osservazioni, nelle lettere seguenti, fanno riferimento a
dopo che Cioran mi aveva telefonato alle nove di mattina, mentre queste conversazioni. D’altronde si presentava quasi sempre al tele-
ero a letto con il mio compagno; imbarazzato, lui aveva riattaccato fono con il saluto Grüß Gott 27!
immediatamente, in quanto, alla sua domanda se fossi stata sola, non Risposi il 25.4.1981 alla sua straordinaria lettera:
potei rispondere di sì. Naturalmente tutto sbiadiva di fronte alla
semplicità sbalorditiva, toccante e tuttavia macho-egoistica, della
sua confessione. La mia lettera era pervasa di una cauta ironia, ma Caro,
anche (almeno spero) da un’ammirazione affettuosa. Alla fine della
lettera, risposi così alle sue preoccupazioni inerenti la mia salute e Le scrivo di fretta, perché il tutto sta arrivando ancora per
il consumo di vino (premurosamente mi aveva già consigliato del posta: Hegel, i sentimenti, la foto sorridente.
sano vino rosso): La missiva ricevuta ieri ha fatto sì che non riesca più a
lavorare.
Lei ha ragione su tutto, le sue parole sono stupende, solo
Non indosserò abiti pesanti, tuttavia berrò molto (vino una cosa non accetto: mai potrei essere così altezzosa da
bianco), mi metterò i pantaloni stretti [gli piacevano le dimostrarmi “troppo buona” nei suoi confronti.
gonne e detestava i pantaloni lunghi] sperando che Lei mi Se avessi letto prima una tal lettera (il che è naturalmente
rimproveri bonariamente – una prospettiva ammaliante, impossibile), mi sarei preparata.
perché i suoi consigli sulla salute e sull’abbigliamento sono,
La prego di considerarmi tuttavia come la persona che
nella loro assurdità, un ricordo particolarmente “grazioso”.
l’ama, qualunque cosa si intenda; quella che ha bisogno di
Se questo inciso risultasse ora un po’ ironico, allora po-
più tempo (ci siamo visti solo un pomeriggio e due sere),
trebbe dubitare della mia sincerità!
La saluto, più lenta e ponderata quando si tratta di infrangere certe
Sua Friedgard soglie – tant pis!
Proprio come auspicava, ho iniziato il libro su di Lei.
La forma è una delle sue preferite: il diario intimo. Il suo
Nel tenere in mano la sua lettera di Pasqua, la rileggevo in con- nome è attribuito ad un paese, Orplid, rimasto utopico.
tinuazione. – Mi suscitava, e mi suscita anche ora mentre la sto Per il termine “cafard”, mi viene in mente “gemito mi-
riscrivendo, una sensazione altamente erotica. Rimane intatta la serevole”.
forza eccitante di allora, e questa giornata di oggi è all’insegna del Sono straziata, adesso chiudo e corro alla posta, mi
suo ricordo; sebbene Cioran sia morto, qui lo conservo interamente. farà bene.
Ricevuta la lettera telefonai a Cioran (o fu lui a chiamarmi) e
parlammo un’ora almeno. Da quel momento aumentarono soprat- Sua Friedgard
tutto le nostre bollette telefoniche, poiché spesso, due o tre volte al
Sta arrivando il suo libro…
giorno, desideravamo parlare.

30 31
Nella lettera del 28 aprile 1981 Cioran ringraziava per tutto ciò Cioran concludeva con la speranza che, quand’anche non
che gli avevo inviato, ossia il libro di Günter Schulte su Hegel28, di ci fossimo rivisti mai più, esisteva tra noi due qualcosa di indi-
cui lesse subito il capitolo sulla liberazione della coscienza infelice, struttibile.
e poi la mia foto sorridente («ah!»).
Mercoledì, 29 aprile 1981
Come spesso gli accadeva da cinquant’anni ormai, la notte soffriva
di uno strano dolore alle gambe e così, invece di dormire, pensava a Continuazione dell’impossibile lettera di ieri.
due cose: al suicidio, che propugnava da anni, e inoltre, recentemente, “Gemito miserevole” forse esprimerebbe meglio la con-
a me.  E questo nuovo secondo pensiero lo tormentava più del primo, dizione umana in generale, che l’essenza specifica dei cafards.
perché sentiva la lontananza tra noi come “una catastrofe naturale”, L’espressione popolare francese per il concetto di insof-
dunque inevitabile. ferenza a cui rimanda il cafard è J’en ai marre, che significa
Nonostante tutto era come costretto a pensare a noi due. “ne ho abbastanza” – “mi fa vomitare”, “basta”.
Inoltre era anche tormentato dalla gelosia, che lo afferrava non Le avrei fatto altre domande anziché importunarla con
appena pensava alla mia vita privata ed al mio compagno. Poteva ridicole sciocchezze linguistiche, sebbene Lei sia legata
al linguaggio quasi in maniera erotica. Del resto lo sono
essere solo attenuata, se solo fosse riuscito ad immaginare che noi
anch’io, non crede?
vivevamo su pianeti differenti. Solo così la sua disperazione avrebbe La storia del cafard ha ovviamente un’importanza secon-
potuto essere dominata. daria. Intendevo dire che la lettera di ieri è stata scritta da
Sarebbe andato tutto bene, ma poi davanti alla mia foto sorridente un insonne e quindi deve essere giudicata con indulgenza.
tutto ricominciava, perché aveva su di lui lo stesso effetto della mia Sa cosa significa lechzen 29. 
voce al telefono. Suo Cioran
Ionesco l’aveva appena chiamato, riferendogli che sarebbe andato
a Colonia per due giorni – ahimé, perché Cioran non l’accompa- È difficile figurarsi ciò che mio fratello ha racconta-
gnava? Ma giunsero in visita suo fratello e la moglie. I due non si to delle sue esperienze negli ultimi 40 anni in Romania.
vedevano da decenni e alla stazione quasi non si riconobbero… Ne parla senza amarezza odio o vendetta. Ha ammesso tut-
Sembrava l’incontro tra due spettri... tavia che, se avesse saputo ciò che avrebbe patito, certamente
«Straziata», il termine che usai nella mia lettera, era l’espressione si sarebbe suicidato.
esatta per il suo nuovo libro: Écartèlement. (Purtroppo è stato tra-
dotto successivamente, in tedesco, con il termine meno appropriato La mia risposta del 28 aprile:
di «Gevierteilt». Per quanto Cioran trovasse buona la mia proposta
di adottare la parola a doppio senso «Gerädert», evidentemente Caro, inaccessibile, amico!
non riuscì ad attuarla.)
Dovetti riferire a Günter Schulte che lui, Cioran, aveva abban- Sebbene sia sempre stata un’apologeta appassionata della
donato da tempo la filosofia, ma che lo perdonava per essere rimasto mancanza di soluzione, mi domando se sia proprio impossi-
filosofo… e qualche cosa di più! bile emulare Ionesco [e quindi venire a Colonia].

32 33
(Un invito per la mostra dove sono attualmente esposte esso è per principio inevitabile e quindi nessun problema...
le sue foto, da giorni si trova sul mio tavolino; ma non penso Deve assolutamente ascoltare la Fantasia in Re minore
di andarvi, perché purtroppo non mi sono mai interessata a di Mozart.
Ionesco, e tanto meno alle sue foto). Che armonia, quando le dita si trovano nello stesso istante
Mi stupisce che colui che ha dedicato le sue notti alla sul Re e sul Fa!!!
solitudine, subisca giornalmente la servitù forzata della soli-
tudine a due. Non sarebbe possibile per voi rimanere insieme Intanto avevamo parlato, ovviamente al telefono, della sua
e, tuttavia, ogni tanto vivere in maniera non convenzionale abitudine, per me frustrante, di bere soltanto una “tisane” la sera.
(à rebours)30 o non vivere affatto insieme? Sull’argomento ritornava nella lettera del 2 maggio 1981. Cioran
Nel nostro caso, considero l’impossibilità d’una via respingeva la mia critica ironica al suo stile di vita salutista – con-
d’uscita (di un incontro a Colonia) dovuta solo a circostanze dizionato dall’età – e malgrado ciò, tendeva a porsi in una miglior
esteriori. luce, rimarcando che in gioventù, pur non essendo un ubriacone,
Cosa posso dirle? Io ho troncato tutto (o meglio inter- non disdegnava affatto l’alcool. Abbastanza, tuttavia, da poterci
rotto), non riesco a stare assieme al mio compagno. Sono scrivere delle memorie!
comunque certa che Lei sia stato la causa, pur non costituen- Una notte di sette anni prima gli era capitato di bere troppo, con con-
do la condizione necessaria, di tutto ciò. Da diverso tempo seguenze gravi, salì addirittura su un tavolo, per tenere un discorso.
(dalla mia separazione con Günter) provo una profonda Ad Hermannstadt (Sibiu) dove trascorse la sua gioventù, sua
inquietudine: che dopo Orplid possiamo semplicemente madre, che era presidentessa di un comitato di donne ortodosse, fu
chiamare lo struggimento di non concludere mai niente, rimproverata da un membro dell’associazione: che si preoccupasse
ma di sopportare. del suo figliolo ubriacone, piuttosto che darsi delle arie durante le
E ora mi sembra che sopporterei meglio la nostalgia se riunioni. Rientrata a casa imprecando, la madre sgridò il figlio Emil,
Lei fosse qui. dicendogli che sarebbe certamente diventato come suo nonno, il
Questo è tutto. Questo è tutto. quale, per gli eccessi di ebbrezza, aveva condotto la famiglia in rovina.
Per favore, non mi telefoni troppo raramente – la sola Così Cioran voleva dimostrare di non essere affatto un debole.
prospettiva mi ha spaventata: il telefono è l’unico mezzo per D’altronde, avrei dovuto essere felice che fosse diventato un «fa-
attenuare la “catastrofe naturale” nella quale sono coinvolta natico della tisana», perché altrimenti allora, avrei avuto a che fare
insieme a Lei. Quando è (…) a casa, posso richiamarla, sì? con un cretino, che non avrebbe potuto percepire la voce da sirena
La mia voce ad ogni modo non costituisce un pericolo; se di Madame Thoma al telefono.
grido di continuo, è perché temo che non possa sentirmi Aggiunse che i suoi Sillogismi dell’amarezza tratteggiavano, in
distintamente, come io Lei… parte, l’immagine della sua vita auto-distruttiva di allora.
Ma non si tratta affatto di chiarezza! Quanto di Lei e Effettivamente, si chiedeva spesso perché non avesse sfruttato
della sua Friedgard. l’opportunità di una «precedente e totale depravazione». Forse io
P.S. Non sento la necessità di occuparmi del suicidio, conoscevo la risposta?

34 35
Alla fine della lettera Cioran menzionò ancora l’incontro con una futilità; ma se io voglio assolutamente dirle qualcosa, come
sua conoscente, mia coetanea, cui confessò di essersi innamorato, in questo momento, Lei naturalmente non chiama… E quale
sebbene egli stesso l’avesse sempre messa in guardia contro i pericoli salto temporale si verifica quando riceve i miei pensieri qui
dell’amore. In seguito, lei lo aveva abbracciato e baciato in strada. ed ora!
Infine mi chiese se conoscessi l’espressione “tour d’esprit” – riteneva Altre persone si incontrano per puro caso. A me invece è
infatti che noi avessimo una disposizione interiore comune. Voleva capitato di trovare Lei, perché lo desideravo consapevolmen-
provare comunque a credere in Dio, perché qualcosa potesse separarci te, e che ne consegue? Che ci scriviamo lettere malinconiche.
di nuovo! Com’è ridicolo!
Credo che adesso potrei viaggiare sei ore in treno, solo per
infilare la lettera sotto la porta e poi ritornare… Ma non lo
Domenica, 3.5.81 farò – domani di sicuro proverò qualcosa di completamente
tra le ore 20 e le 21 diverso e quindi questa lettera avrà perso per sempre la sua
attualità. La consideri quindi come un documento… lacrime
Caro Cioran, pietrificate… qualcosa…
F.
Ci sono voluti anni di esperienze, immagini e sogni infi-
niti perché potessimo incontrarci? E forse è ancor più stu- Fuori c’è un tramonto magnifico, come non si vedeva da
pefacente il fatto che se non avessimo avuto delle esperienze tempo. Nuvole libere sospese nell’aria.
simili (anche se eravamo del tutto lontani l’uno dall’altra)
– non ci saremmo mai incontrati.
Durante l’infanzia immaginavo che tutti gli esseri umani
della terra fossero collegati tra loro da fili invisibili. Per quelli
che si conoscevano il filo si tendeva molto rigido, mentre
coloro che si ignoravano, rimanevano allacciati in maniera
estremamente lenta ed impercettibile. Più il filo era teso,
più gli uomini imparavano a conoscersi a fondo (sino alla
lacerazione, alla morte).
Non avverte anche Lei a quale decisiva “prova straziante”
siamo ora sottoposti a causa della distanza spaziale, mentre
prima eravamo collegati in maniera estremamente libera?
Si tratta della sensazione dolorosa dovuta al contrasto tra
ciò che lei definisce “indistruttibile” tra noi e la dipendenza
dal tempo e lo spazio (il deperibile).
Ogni volta che Lei mi telefona, mi strapazza con qualche

36 37
Tra l’8 e il 10 maggio (dopo un drammatico tira e molla telefo-
nico) improvvisamente Cioran venne a trovarmi a Colonia. Questo
era, così mi disse, il suo primo viaggio un poco più lungo, dopo molti
anni. – Vestita di rosso e nero, andai a prenderlo alla stazione, dopo
aver ascoltato per ore il quintetto d’archi in Do Maggiore di Schu-
bert. Fu ospite nel mio appartamento dove, almeno credo, dormì
piuttosto bene, il che, per il cantore dell’insonnia, era un evento
degno di nota. “L’insonnia è l’unica forma di eroismo compatibile con
il letto”31. Di prima mattina passeggiava per il quartiere residenziale
dove abitavo a quel tempo, e si divertiva ad osservare i giardini ben
curati e parzialmente rivestiti di granito davanti alle case tedesche,
che io avevo sempre definito dei cimiteri. (Una volta, quando fui
invitata dal caporedattore di un giornale che aveva una scrivania di
granito ed una cucina con lo stesso materiale, osservai “È pratico, la
potrebbe usare in futuro come pietra tombale” – la battuta piacque
molto a Cioran.) Dimostrava sempre più la sua predilezione per la
lingua tedesca e progettava, anche se solo per scherzo, di rimanere
almeno sei mesi a Colonia, a scrivere. In un accesso di megalomania
considerava la foresta cittadina come una sua proprietà.
Inoltre Cioran abbinava questo viaggio a qualcosa di “professio-
nale”. Non ricordo più di cosa si trattasse, ma in ogni caso credo si
dovesse recare a tenere interviste e conferenze prima a Baden-Baden
e poi a Losanna.

39
Baden-Baden, 10 maggio 1981 più personali, allora le consiglio di utilizzare il seguente
indirizzo:
Emile* Cioran
Mia cara zingara, Bureau de Poste
Poste Restante
rue Cujas
Così mi è sembrata alla stazione. Ho letto tutto d’un Paris 75005
fiato in treno Wem sonst als dir (A chi, se non a te), e già alla * il nome proprio è indispensabile, mille, mille grazie di
terza pagina sono spuntate nei miei occhi, come a Leontin tutto
[mio figlio, che allora aveva dieci anni] lacrime non già… Suo E. Cioran
pietrificate, ma viventi.
Da quando fui cacciato dal Paradiso, in ogni istante ho
pensato a Lei e non sono in grado di fare altro. Baden-Baden [Losanna] Ouchy,12 maggio 1981
è bella, ma ora non riesco ad interessarmi al “bel mondo”.
Vorrei volare in Patagonia, lontano, lontano da Lei, al polo Chère Friedgard,
opposto. Un’ora fa ho trovato la parola che ieri, od oggi,
cercavo inutilmente: lebbroso, significa non stare più con Ricorda la passeggiata sulla strettoia lungo la riva del lago?
Lei, non sentire più i suoi sospiri… Dopo tanti anni provo A causa del gelo, stamattina non c’era quasi nessuno. Solo
io, con le mie lacrime. Non ne ho mai versate così tante in
di nuovo l’impulso a bere.
vita mia (!), senza la possibilità di riderci sopra. Non capisco
Come può capitare, ad uno scettico di professione come
cosa sto cercando ancora in questo mondo, dove la felicità
me, di assumere un’attitudine così anti-scettica? Devo
mi rende ancor più infelice dell’infelicità. Lei è diventata
tornare immediatamente a Parigi, e là, nella sua vertigine,
talmente importante per me che mi chiedo come il nostro
conquistare un certo distacco da me stesso. Sa che sono stato incontro finirà. Vorrei rifugiarmi con Lei su un’isola deserta,
tentato di andare a Zurigo per incontrare la sconosciuta che e piangere tutto il giorno.
da anni attende di attuare un suicidio in comune? Ho osato Mi sono affezionato subito a questo luogo perché Lei lo
considerarmi più distaccato del Buddha, ed ora vengo punito conosce e le piace.
per le mie illusioni. Ho recitato troppo a lungo la commedia Come avrei potuto immaginare di soffrire così tanto
della saggezza. Tutto ciò doveva finire e sono felice che Lei vi per causa sua? Tuttavia devo ammettere, in tutta onestà,
abbia contribuito. – La sua ospitalità è stata incomparabile. che la sua foto aveva già suscitato in me un’attraente paura.
Per due giorni mi sono sentito un re. Cosa attendermi di più Poi Lei è venuta a Parigi, al Carnevalet mi ha parlato del
da questo mondo di apparenze? suo compagno – e l’ho considerata la mia prima disfatta.
Se Lei vuole farmi felice e intende scrivermi delle cose Ieri sarei dovuto ritornare a Colonia, come mi aveva

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proposto. Ciò che mi allontana da Lei è un esilio; in qualche Dunque, caro: Lei mi ha trascinato nell’immediatezza
modo devo ritrovare la leggerezza o crollare. E comunque, la inequivocabile d’una relazione fisica, mentre io cercavo
mia caduta per causa sua è inevitabile ed inattesa. l’erotica ambiguità della relazione “intellettuale”.
Nel nostro rapporto a Lei forse risulta tutto più facile,
Suo Cioran poiché sa meglio cosa vuole?
Tra un’ora parto per Parigi… Vede, leggendo, sento tutto con Lei, mentre scrivo sono del
tutto tranquilla nei suoi confronti, ho bisogno di Lei, della
sua dedizione e della nostalgia che provo per Lei.
Caro, caro viandante
La comunicazione immediata del mio sentire, è stupi-
damente ostacolata solo dalla presenza fisica. Posso inviarle
Lei ha appena telefonato parlando con voce agitata, rau-
l’inno di Hölderlin dedicato a Diotima: “A chi se non a te”,
ca e triste. Cosa potrei opporre alla sua lettera da Losanna
ma quando Lei sarà qui, le dirò:
tanto coinvolgente – tutte le belle formule impallidiscono
“Non mi venga troppo vicino, per favore!”
al cospetto della sua verità, in riva al lago.
Tutto è legato insieme così strettamente, vorrei spezzar-
lo: la sua consorte o compagna, così terribilmente presente Warst du es dort Eri tu là
(anche per me è stato un “colpo”, sapere che Lei ha una Wo nichts mehr ist? Dove c’è nulla?
relazione tanto solida) e poi il mio compagno, Walter, cui Ein Nichts ist fort Un nulla è via
devo nascondere tutto. das du noch bist.  che tu ancora sei.
Al pari di Lenz vorrei mettere il mondo dietro una stufa,
perché tutto appare così piccolo e angusto. Sua Friedgard
Gli stessi due giorni intensi trascorsi insieme mi sono
andati troppo stretti, o meglio Lei si era stretto troppo
a me. Solo la notte potevo liberarmi dall’impressione di
essere una bambola. Di giorno ero quasi spaventata dal suo Parigi, 16 maggio 1981
atteggiamento insolito nei miei confronti, l’esuberanza con
la quale mi trattava – come se discendessi da un’altra stirpe. Cara Friedgard,
Tutto ciò si oppone solo apparentemente alla convergenza
delle nostre inclinazioni, nel vedere o interpretare il mondo
allo stesso modo. Sapevo, dopo la conversazione telefonica, che la sua let-
Mi sento più a mio agio con le parole e le lettere piuttosto tera sarebbe stata sgradevole, lo sapevo addirittura da prima.
che con i gesti dell’affezione non verbale. Questa sua La temevo, e a ragione. Nello stato d’animo suicida con
attrazione, per come la sento, mi ha materializzato, trasformata il quale ho intrapreso questo viaggio, l’eccesso ed il fiasco
in un oggetto, mentre tendo a realizzarmi più come soggetto, erano impliciti. Tutto quello che sarebbe accaduto era già
nella sottile forma di una lettera o almeno, così credo. previsto nella mia lettera di Pasqua. Non mi perdono per

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essermi comportato così, e non perdono neanche Lei per ora la malinconia – in certe cose, si dovrebbe parlare come Amleto
avere usato il termine trattata. – scalzava lo scetticismo. Da ciò era scaturita una specie di dolce,
Sento che tra noi qualcosa si è rotto. Resteremo certa- irresistibile “sventura”, scriveva presago. La rinuncia sarebbe stata in
mente amici, ma l’ambiguità, il torbido, spariranno irrime- effetti l’unica soluzione, ma gli mancava il coraggio, e pure la volontà.
diabilmente. Poiché il nostro secondo incontro ha sortito
un esito simile, non posso farmi più illusioni su quelli futuri. Nella mia lettera del 23.5.81 (non avevo ancora ricevuto la ri-
Ci assomigliamo in molte cose, noi, eccetto una: in ciò sposta di Cioran) sono ritornata su una conversazione telefonica,
che non è importante e al contempo lo è. D’ora in avanti non nella quale egli sosteneva che avremmo dovuto conoscerci vent’anni
dovrà più temere la mia vicinanza. prima. «Cosa avrebbe fatto di me allora» gli scrivevo, e ancora «In
ogni caso avrei avuto un figlio con Lei, benché il suo orgoglio non
Suo E.M. Cioran si sarebbe mai reso colpevole di un tale delitto: mettere al mondo
un bambino! – Ma solo i conigli devono moltiplicarsi?» domandai
in seguito.
Evidentemente seguirono poi delle conversazioni telefoniche, in Passai poi ad Hans Henny Jahnn e al suo mondo fittizio, Ugrino
(Fiume senza riva) che paragonai all’isola di Mörike, Orplid (Il
ogni caso non sono più ritornata per iscritto sui particolari di quella
pittore Nolten). Infine citai l’incipit di Parrudja e paragonai quel
lettera. La situazione era tragica, perché non volevo ammettere la
romanzo a L’uomo senza qualità di Musil. La lettera terminava con
cosa più semplice. Tuttavia, come scopro ora, nelle lettere vi ho girato
un accenno alla mia inquietudine, che era là, nel momento in cui
attorno artificiosamente, oggi però, tra le righe, leggo: Tu sei vecchio
iniziai la corrispondenza con Cioran.
ed io sono giovane! Non posso amarti come tu mi ami.
Il 26 maggio mi venne recapitato per posta un bigliettino enigmatico:
Il 19 maggio inviai una lettera amabilmente disimpegnata.
Forse accennai che avrei semplicemente cestinato quella in arrivo
del 16 maggio (come si vede non l’ho fatto) e citai ampi brani da Parigi, 26 maggio 1981
La passeggiata di Robert Walser. Alla fine però, in modo del tutto
inaspettato, scrissi: Iol’amoiol’amoiol’amoiol’amo – di continuo Ho provato – in tutti i modi – a dimenticarla.
fino alla fine della riga. Inserii anche un errore ortografico che egli Non ci sono – ahimé! – riuscito.
doveva scoprire. C.
Nella lettera del 24 maggio Cioran citò, qualificandolo kitsch,
un detto che a Parigi conoscevano persino le donne delle pulizie: Dopodiché gli spedii una cartolina della maschera mortuaria di
“Un seul être vous manque, et tout est dépeuplé”32. Nietzsche, domandandogli:
Ad ogni modo questo motto, insopportabilmente vero, era
consono al suo stato d’animo. Il giorno prima, pur essendo stato in Perché ha provato?
squisita compagnia, tuttavia si era annoiato in maniera indicibile. E in quali modi?
Fino ad allora il suo scetticismo non l’aveva mai abbandonato, ma

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Il 27 maggio Cioran mi inviò una fotocopia delle sue Fluttua- Sul retro della poesia trovo ancora adesso, scritta di suo pugno, la
zioni, rivestita con la copertina luccicante dell’edizione inglese – citazione di Colette su Marguerite Moreno: Pour rien au monde…
o americana? – del suo libro Écartèlement (Drawn and Quartered), Per nulla al mondo… Qui di seguito riporto un estratto delle Stanze
che reca la foto di un giovane Cioran, suddivisa graficamente in (“Written in Dejection, near Naples”), in particolare delle strofe III
diverse strisce decorate. Scriveva inoltre: e IV, che lui, in rosso, aveva sottolineato tre volte:

27 maggio, 1981 (III)


Alas! I have nor hope nor health,
Spero che questa copertina le piaccia. Si potrebbe cre-
Nor peace within nor calm around,
dere che sia rinchiuso in carcere o, peggio, in manicomio.
Nor that content surpassing wealth
Le fluttuazioni provengono da Écartèlement (Squartamen-
The sage in meditation found,
to). Sono state tradotte, tre o quattro anni fa, da una mia vi-
cina di casa. Glieli mando per via del “piccione disorientato” And walked with inward glory crowned –
del primo aforisma*. Nor fame, nor power, nor love, nor leisure.
Il trio di Schubert è un dono che ci ha unito tutti a Lei. Others I see whom these surround –
Benedizione e maledizione! Smiling they live, and call life pleasure; –
Suo C. To me that cup has been dealt in another measure.

*L’aforisma: Se si potesse insegnare la geografia al piccione viag-


giatore, d’un tratto il suo volo incosciente, che va dritto alla meta, si (IV)
rivelerebbe impossibile (Carl Gustav Carus). Lo scrittore che cambia Yet now despair itself is mild,
lingua si trova nella situazione di questo piccione, sapiente e disorien- Even as the winds and waters are;
tato. E.M.C. 33  I could lie down like a tired child,
And weep away the life of care
Il 30 maggio Cioran mi inviò le Stanze di Shelley con il seguente Which I have borne and yet must bear,
commento: Till death like sleep might steal on me,
And I might feel in the warm air
Da quarant’anni, nei momenti di profonda depressione, My cheek grow cold, and hear the sea
leggo la poesia di Shelley, che forse a Lei apparirà fuori moda.
Breathe o’er my dying brain its last monotony 34. 
Il romanticismo nostalgico, che riemerge di tanto in tanto,
deve considerarlo con indulgenza. La fortuna d’essere cinico
mi ha abbandonato, da che l’ho conosciuta.
E.M.C.

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1/2.6. 81 notte fonda Tutto tra noi era così teso, un andare e venire tra ossessione e legge-
rezza. In precedenza Cioran mi aveva scritto un biglietto, senza data:
“Quando stavano insieme nelle brevi ore felici, continua-
mente interrotte dalle campagne militari, buttava via i piani, Sono contento di poterla rivedere presto. Non deve aver
le mappe e il suo Livio, per osservare la sua donna e insieme alcun timore: mi comporterò come un Gentleman. In com-
a lei l’errante vela e l’azzurro mare”. penso mi dovrà curare dalle mie smanie suicide, con tutti i
sortilegi che Lei sicuramente conosce.
C.F. Meyer, La tentazione del Marchese di Pescara Suo C.

Non conosco Saint-Saëns. Ho un pregiudizio su di lui.


Caro Cioran,

Il bisogno di dire qualcosa, si risolve in me sempre più Per l’occasione Cioran aveva prenotato addirittura un hotel per
in grandiose citazioni. Trascino “lo straniero” a terra per noi, e precisamente il “Brésil”, dove il secolo scorso aveva alloggiato
guadagnare terreno? Voglio conquistare la terra per suo Sigmund Freud. Anche quella volta non potei conoscere Simone;
tramite? Lei dice: “Vivere significa perdere terreno” 35  – la sua compagna sovente andava nel suo paese d’origine sulla costa
ma cos’è allora che ci tiene uniti? Ciò mi appare al momento atlantica, a St. Gilles Croix de Vie, dove annegerà due anni dopo la
talmente enigmatico, inafferrabile. – Ma Lei mi consiglia di scomparsa di Cioran.
non analizzare niente. Ha ragione. Tuttavia l’analisi è già Il Suo nome (Boué) richiama la parola bouée, boa di salvataggio
una terapia (forse l’unica possibile) o un superamento della e Croix de Vie significa croce della vita. Magia delle parole.
mancanza di spiegazioni. Alla Gare du Nord, Cioran stava piantato come un palo in fondo
È forse il tono piatto e colloquiale al telefono, quando al binario e mi aspettava in posa statuaria, da antico eroe tragico.
Simone ci ascolta, quello vero, e l’altro della nostra relazione Il biglietto di prima classe per il metro, che aveva preso per me,
nascosta, quello falso – disperatamente retto su alcune fru- sporge fuori dalla collezione delle lettere...
strazioni contingenti, sulla noia addirittura?
Festeggiammo il mio compleanno al primo piano del “Procope”,
Ma anche questa domanda, che conduce alla schizofre-
come preferiva Cioran, mentre io sarei rimasta volentieri di sotto.
nia, non salva – quindi adesso mi distendo e penso ancora
un po’ a Lei.
Qui mi scrisse per la prima volta la frase di Colette su un tova-
Il giorno seguente: rileggendo, tutto mi sembra confuso gliolo, che ora fa da epigrafe a questo libro: Pour rien au monde...
e superfluo. Eccetto una delle ultime frasi: In seguito devo aver perduto quel tovagliolo, in ogni caso mi ha
Sono contenta di vederla il 17.6. riscritto la frase sul retro di copertina delle poesie di Shelley, proba-
Sua F. bilmente su mia preghiera...
La sera successiva siamo stati invitati a casa del pittore Matta e
In effetti il 17 giugno volevo andare a Parigi – era il nostro terzo della moglie italo-tedesca, che possedevano allora un impressionante
incontro, il secondo nella sua città. Come sarebbe andata stavolta? appartamento di fronte all’Eglise St. Germain des Près. Matta ci

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accolse subito con delle citazioni dal Gargantua di Rabelais, sulle
quali ha insistito per metà della serata. Era con noi anche un calvo
ottantenne, elegantemente vestito, Henri Michaux (una delle poche
persone cui Cioran si sentiva legato da amicizia) che sedeva al tavolo
accanto a me. Mi dovetti cimentare con gli asparagi più grossi della
mia vita. Michaux ed io potevamo vedere il boulevard e la chiesa.
Tutto ad un tratto Michaux (che a sorpresa mi chiamò con il mio
primo nome, difficile da pronunciare) esclamò in tono patetico:
«Friedgard, regardez (oppure disse: voyez?) les couleurs!» indicando
fuori. In effetti la strada, la chiesa e le persone erano immerse in una
gialla luce serale, rosso bluastra, che somigliava ad un’illuminazione
scenica. A mia memoria, credo che fossimo nel giorno più lungo
dell’anno e nella notte più corta.
Discutemmo poi di Sigmund Freud, la cui rilevanza non fu
tanto nello sviluppo della terapia, quanto nella capacità interpre-
tativa , nella critica culturale e della religione. Convennero con me,
quando evidenziai la sua grande importanza quale letterato, ma
Cioran, che si mostrò inquieto per tutta la serata e a tratti persino
insofferente, insistette per andare. Gli rimproverai di essere geloso di
tutto quello che gli altri mi dicevano (o di quello che io dicevo agli
altri). Riconobbe subito la sua gelosia, che riconduceva in genere al
suo vampirismo balcanico.
Passeggiammo di nuovo, anzi vagabondammo parecchio per
Parigi; secondo Cioran, sarebbe diventata una sorta di patria per
me. Sapeva esattamente dove aveva vissuto Pascal o il luogo in cui
Mirabeau fu arrestato, conosceva tutte le storie di donne o le altre
scaramucce dei defunti celebri. Negli anni seguenti il luogo usuale
dei nostri incontri sarebbe stata l’Eglise St. Sulpice, al tempo di Na-
poleone una spaziosa scuderia, in cui a volte ci trovammo a discutere,
irritando i fedeli in preghiera. Situata nelle immediate vicinanze di
casa sua, egli conosceva la chiesa en gros et en detail. Il suo edificio
preferito era però St. Séverin (nonostante Claudel ebbe qui la sua Al Luxembourg la “strana coppia” non passa inosservata...

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conversione); egli amava ogni bella chiesa, proprio come me e tanti 24.9.1989, verso le ore 20 e 40, Cioran telefona : « Ieri mi è caduta
altri “apostati”. Siamo rimasti impressionati in particolare dalle iscri- una castagna in testa».
zioni “Les restes de Racine” e “Le corps de Pascal” sulle lapidi nella Del resto era convinto che un giorno avrei realizzato un libro su
chiesa di St. Etienne du Mont. di lui. Mi presentò già in questa veste alla sua compagna: come la
Quando gli era possibile, mentre camminavamo mi prendeva donna che scrive su Cioran... Quanto sarebbe stato felice se ciò fosse
sottobraccio o per mano, come gli feci notare scherzosamente in avvenuto allora, e com’è triste, ma inevitabile, che possa avvenire
una delle mie prime lettere. solo ora, dopo la morte di questa inseparabile coppia.
Mano nella mano o a braccetto, siamo andati al Jardin des Plantes, Sempre ai giardini Luxembourg, avanzò pure la proposta di
dove attirò presto la mia attenzione sul fatto che proprio lì, Rilke, farmi diventare curatrice delle sue opere postume. Declinai, non ul-
vide la sua Pantera dietro le sbarre. timo a causa della mia imperfetta padronanza della lingua francese.
Ad ogni modo, da oltre quarant’anni, il luogo preferito da Cioran Tanto più provo gioia, ora, nel tramandare “gli scritti postumi”.
era il Jardin du Luxembourg, nelle immediate vicinanze del portone Passeggiando di notte davanti ai cancelli del parco, parlammo del
di casa sua. Più volte al giorno ronzava (la sua andatura, come dicevo, suo ozio disperato. Aveva rinunciato da sempre ad esercitare una pro-
era uno svolazzare incerto, ciononostante molto tenace e resistente) fessione, così come il dottorato, per cui ricevette una borsa di studio
in questo giardino di cui conosceva ogni sassolino ed ogni figura. (forse dalla Romania?); sarebbe anzi rimasto sempre un “Jules”, un
Proprio qui aveva incontrato Montherlant, che immerso nelle proprie pappone, dal momento che si faceva mantenere da Simone. Il pensiero
opere, vagava qua e là con aria assente; Cioran lo imitava in modo di essere un Jules l’entusiasmò poi a tal punto da doverci fermare nel
burlesco. Lì ebbe pure molti dei suoi folgoranti lampi di genio, che bel mezzo della notte, davanti al palazzo del senato in rue de Tournon,
poi, a notte fonda o di primo mattino, allegava al suo bouquet di dove esplose in una risata veramente infernale, stringendomi il brac-
idee nell’armadietto da notte, per farli esplodere dappertutto, come cio fino quasi a farmi male. Per giunta, a Colonia, l’amante della mia
fuochi d’artificio aforistici. vicina (che menzionerà ancora, in una lettera) si chiamava... Jules!
Poiché il Luxembourg era chiuso di notte, passeggiava nella pro-
secuzione del giardino, in direzione Montparnasse, dove si trovavano Alla galleria Isy Brachot (in rue Guénégaud) visitammo una
due viali di vecchi castagni, rigorosamente potati, che terminavano o mostra di Rustin 36  (10 giugno - 11 luglio 1981) che, sebbene estre-
iniziavano nella magnifica Fontaine de l’Observateur di Carpeaux. mamente scandalosa (infatti ogni forma di dignità umana era gettata
Qui, ed è importante la determinazione del punto preciso nel viale a alle ortiche), risultò comunque impressionante: ritratti in morbidi
sinistra (visto dalla fontana), accadde a Cioran l’episodio del frutto autun- colori pastello su enormi tele, esseri umani singoli e a coppie, colti
nale, il cui rumore, cadendo, lo colpì al punto da attribuire a quell’infimo nella loro grassa e trascurata laidezza, a volte completamente nudi
incidente un significato psicologico decisivo. Fui tanto prosaica, infine, o con i pantaloni abbassati, esibivano penosamente i genitali. I volti
da scattargli alcune foto, in quel luogo… di uomini e donne sempre simili, con le teste calve, gli occhi fissi, ma
Ancora un’osservazione a tal proposito, che ho appuntato nella mia finemente illuminati, i nasi grandi e le bocche aperte, mostravano la
edizione de L’ Inconveniente di essere nati, sotto il mio aforisma preferito: rigidità ostinata dei pazzi. E probabilmente dai manicomi il pittore

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Femme touchant la langue
d’une autre, 1982.
aveva ricavato i suoi modelli che, in un’ebetudine masturbatoria o
© Fondation Rustin seduti semplicemente nudi uno accanto all’altro, manifestavano la
loro disperata e alienata esistenza di scimmie glabre.
Cioran, inorridito all’inverosimile, proruppe in un’incredibile
risata nascosta dalle mani, mentre io non potei tacere la mia ammira-
zione per quelle schiaccianti verità – in fondo sono essenzialmente le
stesse che anche lui ha mostrato, seppur nella brillante eleganza della
parola forbita. – Sì, Sì, Sì, ma la forma dovrebbe essere comunque
decisiva, e lì qualcosa veramente non andava – oppure sì? Mi ha
guardato. Far emergere l’Incurabile dalla banalità – esattamen-
te ciò che ha fatto Rustin con i suoi mezzi provocatori.
Naturalmente, quelle non erano certo immagini per una sala da
pranzo.
Ne abbiamo ancora parlato spesso e sempre con incredibili, ma
rispettose risate. L’impressione di quell’esposizione mostruosa, in
qualche misura, ha influito persino sulla nostra relazione. Ognuno
Giugno 1981. Effetto shock all’esposizione Rustin: l’Incurabile prorompe dalla
banalità del quotidiano. La vulnerabilità di quella “piaga a nove fessure” che è il a suo modo, non è riuscito a liberarsi da un tale orrore.
corpo umano, esibita in primo piano, senza veli. È veramente troppo, anche per un Il pomeriggio del 21 giugno ritornavo a Colonia. Commovente,
teorico del cinismo come Cioran!
davvero ardua la separazione alla Gare du Nord.
Fiumi di lacrime.
Lo stesso giorno Cioran mi scrisse di nuovo una lettera, che mi
giunse il 24.6.81.

Domenica, ore otto della sera

Disteso sul tappeto balcanico e immerso in precisi ricordi,


mi sono lasciato andare a pensieri folli (!) dai quali neppure il
quartetto di Schumann [che gli avevo portato] è stato capace
di liberarmi. Solo la sua voce poteva compiere il miracolo.
Sono già un’altra persona – la stessa che ha riso tanto con
La petite chaise rose, Lei in quei momenti unici. Non avrei mai immaginato che
1981-1987.
© Fondation Rustin
55
qualcuno, in questo momento della mia vita, potesse giocare Colonia, 24.6.81
un ruolo simile. La stanchezza sembrava la mia unica com-
pagna. In verità, lo è ancora, ma per fortuna Lei le fa una Caro – (rinuncio al ridicolo “Jules” ) – vulnerabile!
pericolosa concorrenza.
Sono vulnerabile, e nessuno quanto Lei può ferirmi tanto Oggi a mezzogiorno ho ricevuto la sua meravigliosa let-
facilmente. Basta una parola. È stato terribile il malumore tera, direi quasi “dolce”. L’aggettivo mi piace, specialmente
che si è impadronito di me nel pomeriggio. Lei mi ha detto in relazione alla “caduta”. Non ne cerchi un altro!
alcune cose spiacevoli in quel maledetto Caffè – prima della Ora ci siamo appena telefonati – botta e risposta. Il fatto
partenza. Non ne parliamo più, ora. che si senta ferito da me, testimonia della sua integrità nei
miei confronti ed in generale, non quindi, della morbosità
(questo lo deve forse alla sua origine balcanica). E col dilet-
tantismo ha soltanto civettato; Lei è stato sempre un fanatico
Lunedì mattina (non solo della “tisana”).
Attraverso le “cose sgradevoli” spero di dire la verità:
Stamattina, la voluttà del ricordo. E poi subito la sua voce. non sono così amabile come la mia voce (che Lei trova così
Da quando la conosco, credo nel PROGRESSO – per via affascinante) – Mi lusinga in maniera eccessiva e quindi mi
del telefono. Certo, non sono diventato un adoratore del spinge solo alla provocazione. Assolutamente ed in ogni
progresso, vale a dire che non giudicherei mai uno scrittore istante vorrei riconoscere in Lei lo scettico elegante!
dalle sue idee politiche. Se Chateaubriand è stato o meno Mi critichi dunque vivamente!
un reazionario, per me è lo stesso; – mi interessano le donne Non sarei degna di Lei, se fossi solo carina ed accettassi
intorno a lui, in particolare sua sorella Lucile ed inoltre la semplicemente i suoi complimenti (come diverrebbe noioso
delicata Madame de Beaumont. ad entrambi). Se dunque la ferisco (senza farlo apposta, non
L’ultrapoliticizzazione delle menti è una catastrofe senza sono in effetti così perfida) ciò può solo favorire la sua più
pari. È preferibile il dilettantismo all’ideologia, meglio non autentica vocazione scettica.
aggrapparsi a nulla. La vita non è bella, se devo alzarmi la mattina, condannata
Perché tuttavia, di fronte a Lei, non sono un dilettante? alla sveglia dalle incombenze quotidiane, talvolta di pessimo
I suoi occhi hanno fatto di me un fanatico. umore, sgrido Leontin o il mio compagno, nel caso abbia
Che dolce* caduta passato la notte da me, oppure Lei, se avesse la sventura di
Suo C trovarsi qui. No, noi non ci conosciamo affatto, in quella
che di norma è la quotidianità.
Ora comprende, perché RUSTIN mi abbia così colpita
* la prossima volta userò un aggettivo migliore.
con i suoi terribili dipinti? Non è tanto la vagina aperta d’una

pazza a scioccarmi, quanto la piaga della nostra quotidianità,
che si schiude improvvisamente (ricordo di Francis Bacon!).

56 57
In definitiva, la demenza del vegetare manda in fumo anche riportato in uno dei suoi aforismi, ma già allora avevo avuto il pre-
le illusioni erotiche. sentimento che il suo tavolo non fosse adatto alla letteratura; stavolta
Confido nella sua comprensione per il mio engagement potei annotare farmaci contro malanni da raffreddamento, piccoli
nei confronti di questa problematica tra disgusto (della vita) batuffoli di cotone, un grigio dizionario tedesco-francese, altri oggetti
ed erotismo; poiché chi, se non Lei, può capirlo? non identificabili o dimenticati.
Potrei rischiare di vivere senza illusioni, dunque anche sen- Sotto il tavolo una sorprendente vitalità: calzini rigorosamente
za delusioni (così immagino la nostra convivenza). Tuttavia spaiati, frammenti di zerbini, i resti di uno spago, forse una scarpa.
ho l’impressione che Lei non voglia essere deluso e vivere da Una graziosa poltrona soffocata sotto l’abbraccio d’innumerevoli
illuso – non nei Suoi aforismi, ma nei miei riguardi. indumenti.
Dove lavora?
Solitamente – al tavolo. La mattina.
Allegai una mia foto da bambina, dove mostravo uno sguardo Dove pensa?
che punisce ogni bugia, come scritto in precedenza. Inoltre osservai: Sempre disteso sulla schiena. Di notte nel letto.
«A quel tempo stava forse scrivendo, per la terza o quarta volta, il Dove vive?
Sommario di decomposizione?». Sul rogo.
Nello stesso periodo, il 25 giugno1981, scrissi un breve testo sulla
sua camera da letto e da lavoro, in cui avevo gettato un rispettoso, e Dopo che Cioran ebbe mostrato questo piccolo brano alla sua
quindi solo fugace sguardo, durante il mio ultimo soggiorno parigino. compagna, Simone doveva avermi preso a cuore, sebbene non ci
Provai una sorta di pudore che mi impedì di fotografare la camera. fossimo ancora incontrate (solo attraverso la musica, che continua-
Solo di recente un mio conoscente, che visitò Cioran, mi mostrò
mente le mandavo e che lei amava – Bach/Glenn Gould; Mozart,
delle belle foto di quella celletta per dormire, e lo pregai di prestar-
mele per questo libro. Ma anche lui si era sentito “imbarazzato” nel Schubert, Schumann, Brahms – ci conoscemmo e stimammo a
mostrare lo spazio letto. vicenda). L’osservazione che le piacque di più, per la quale più tardi
Cioran fu subito entusiasta. Anche il titolo nello specifico gli in mia presenza esplodeva sempre in una risata, era «… se di centro si
piacque molto: può parlare». Riso della casalinga, giunta al limite estremo, nei suoi
tentativi di mettere ordine in quella stanzetta? Quattro anni più tardi,
Studio su Cioran Cioran inviò il testo all’editore Tübinger di “Rive Gauche”, presso
Niente camera. Uno stanzino sotto la mansarda, troppo stretto per il quale comparve nell’ultima pagina del volumetto Ein Gespräch:
i gomiti. Geführt von Gerd Bergfleth.
Nessun letto, piuttosto un giaciglio; sopra di esso la fotocopia di un Cioran scrisse, nell’edizione che mi regalò:
facsimile, di cui nessuno più sa chi l’abbia scritto o regalato.
Niente riscaldamento, ma i resti d’un camino con degli arnesi riposti. Per Friedgard –
Nessuna biblioteca, ma un caos di libri accatastati per il rogo.
Niente scrivania. Un tavolo da cucina al centro dello spazio, se di È vero, l’ultima pagina, la sua pagina
centro si può parlare. Lì sopra non c’era più neanche quel martello è la migliore, e sono felice,

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poiché già quattro anni fa la pioggia, in Boulevard Saint-Germain. In realtà, sia che si scriva
sapevo che lo Studio avrebbe avuto un futuro.... o si aspetti un taxi, tutto ciò che viene fatto è del tutto irrilevante.
Con stima D’altronde, non è tutto una gran perdita di tempo? Tuttavia, nella
Suo Cioran misura in cui si perviene con chiarezza a comprendere le situazioni
Parigi, 12 aprile 1985 assurde e dissipatrici della vita, ci si affranca dalle illusioni. Ma era
proprio questo, ciò che voleva in quel frangente? Vivere di nuovo
In simultanea all’invio della foto di me bambina, Cioran mi spedì senza alcuna illusione gli sembrava piuttosto la mia che non la sua
posizione, intendevo infatti ricondurlo alla sua originaria inclina-
un’edizione del suo capolavoro “Précis de décomposition” (Sommario
zione scettica e temeva che vi potessi riuscire.
di decomposizione) con la dedica: «Lei era già troppo vecchia, quando Essendo mia abitudine chiudere sempre le nostre telefonate con
è stato scritto questo libro per poppanti delusi». Cioran vi accluse l’espressione: “L’abbraccio!” Cioran, alla fine della lettera, si felicita-
inoltre un volumetto di Joseph de Maistre, Du Pape / Les soirées de va per l’impiego di quel saluto – sebbene l’avessi intesa nel senso di
Saint-Petersbourg et Autres extraits, poiché mio padre, già scomparso, serrer dans ses bras 37, mentre l’altro significato rimaneva, purtroppo,
aveva mostrato un particolare apprezzamento per de Maistre. La pre- un’utopia...
fazione è di Cioran (scrisse di suo pugno con biro rossa: 1957), vale Nella lettera del 28.6.1981 Cioran scrisse ancora di aspettare una
a dire il famoso saggio Sul pensiero reazionario. Aveva anche scritto chiamata da Colonia, poiché il telefono squillava di frequente ma
sotto il titolo: fatale coincidenza! (difatti anche lui ammirava Maistre).
non era il “nostro.”
Si verificò una strana coincidenza in queste due spedizioni postali Al contrario, doveva comunicare continuamente al telefono con
incrociate, cui Cioran aveva espressamente accennato, quando scrisse parecchie persone e senza il minimo interesse, parlando, parlando,
che la mia lettera con la foto da bambina, anticipava per così dire la
parlando. Alla descrizione della sua camera, avrei dovuto aggiungere
sua dedica. Riconobbe subito molto bene, come miei, gli occhi e le
una specie di sunto dei suoi impegni quotidiani, che consistevano
labbra e ritenne che avrebbe dovuto sequestrarmi allora, per fuggire
nel praticare l’acedia (pigrizia) in una metropoli come Parigi.
insieme a me in un Paese di cannibali.
Quasi un monaco socievole. D’altronde m’immaginava volentieri
Nella nostra breve storia comune, si registravano già una sequenza
nelle vesti d’una suora, dalla voce sensuale però, che sperava di ria-
di coincidenze. Era totalmente sotto l’effetto anti-Rustin (quindi
scoltare quanto prima al telefono.
contro la raffigurazione terribilmente cruda della condizione umana
Aveva parlato con un amico di Jean Genet e dell’omosessualità.
nella pittura di Rustin, che ricordava le espressioni di Francis Bacon);
egli in effetti preservava delle illusioni, o se ne era create di nuove, Sebbene la ritenesse intrigante, non faceva per lui. Meglio con un
che io non dovevo sottrargli. Altrimenti sarebbe dovuto ritornare animale, una iena ad esempio, che con un uomo!
al “chiaroveggente vicolo cieco”, in cui si trovava prima di me. Nel
frattempo, trascorso un giorno senza telefonarmi, si sentiva un [Su di un piccolo pezzo di carta]
orfano privato d’un segno, una telefonata, in grado di rassicurarlo 29 giugno, 11.30 di sera
che lo pensassi così intensamente quanto lui me.
La notte precedente si era trovato a riflettere, con Susan Sontag, Il telefono ha squillato. Voglio sperare che sia stata Lei a
sulla dissipazione di tempo nella vita, aspettando a lungo un taxi sotto chiamare. Sembrava provenire da un mondo così lontano e

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così vicino, come – almeno per me – da una fortuna abissale. insediarsi nel cervello umano, prima quindi della “presa del
Proprio mentre ero al ricevitore, con lo sguardo rivolto al potere”. Non c’è niente di “puro”, “buono” o “creato” al di
Giardino 38 [Luxembourg], pensai che mi sarebbe piaciuto fuori della nostra coscienza, tutto resta un prodotto di questo
morire insieme a Lei, ad una condizione: che ci mettessero substrato, anche l’idea che, senza quel cervello, si approdi ad
nella stessa bara. Naturalmente dovrebbe essere consenziente un mondo migliore 39. 
e rinunciare alla sua pace per l’eternità... Avrei così tante cose Laddove la sua “dottrina” filosofica si fa più presente, essa
da raccontarle, tante, ancora non dette – mi è più lontana; ma è magnifica e straordinaria, quando
Lei riduce tutto in briciole, grazie alla più elevata poesia.
Suo C. Ha mai scritto una poesia? Immagino che oscurerebbe tutte
le poesie del mondo!
Colonia, 2.7.81 Il Suo tavolo non è certo adatto ad un romanzo... ma per
un poesia...?
Caro Cioran! L’abbraccio nel senso che Lei desidera!
Sua Friedgard
Mi auguravo di poter condurre la conversazione sulla bara
da vivi. Quanti desideri infiniti su un pezzettino di carta! P.S.: Ho ragione, quando ritengo il Suo Sommario di
Sono d’accordo, ma ad un patto: vorrei avere il coperchio decomposizione già un primo tentativo di affrancarsi dalla
della bara in marmo, come la tomba imperiale di Riemen- filosofia attraverso la forza della poesia, senza tuttavia abban-
schneider, a Bamberga, dove la coppia tiene congiunte le donare la pretesa alla validità generale, e senza soccombere
mani con grazia e solennità, posate dolcemente una sopra alle seduzioni del puro artifizio?
l’altra, probabilmente sapendo che non dovranno mai più Una dottrina quindi tra due estremi?
serrarsi per restare unite insieme… La fiduciosa lealtà dei
mortali nella morte... In precedenza la bella e delicata Sua F.
imperatrice Kunigunde, si era sottoposta, fra l’altro, ad una
prova del fuoco per dimostrare la propria fedeltà, come si può
ammirare con stupore nei rilievi delle fiancate della bara, al Il 3 luglio 1981, con in mano la mia lettera contenente la pro-
centro del duomo di Bamberga (Per quanto tempo dobbiamo posta della tomba imperiale Cioran, da rue Cujas (fermo posta) si
rimanere su lastre incandescenti, affinché la nostra freddezza diresse subito alla Sorbona per leggerla, seduto nel corridoio vuoto.
non si estingua del tutto?). Era della mia stessa opinione nel collocarsi “tra due estremi”, nel senso
Ad ogni modo sarebbe molto bello, se noi – prossimamen- che la sua opera consisteva in un miscuglio di filosofia e poesia, con
te, dopo Soglio – andassimo insieme, da vivi, a Bamberga. una predilezione per la poesia. Mi considerava “kantiana”, poiché
Mi sento molto vicina al suo Sommario di decomposizione; il suo pensiero rimaneva sempre e comunque distante da me, in
tuttavia mi risulta estraneo il concetto per cui alcune idee particolare nello sviluppo delle idee, a partire dalla loro origine ce-
o pensieri avrebbero potuto essere migliori, prima del loro rebrale. (Ad esempio, l’idea della “creazione fallita” 40  presupponeva

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l’esistenza di un demiurgo onnipotente, a prescindere dalla nostra In un biglietto datato 5 luglio, accennava alla vacanza estiva or-
rappresentazione soggettiva di “creazione”). ganizzata insieme a Soglio, durante la quale avrebbe voluto far visita
Non dovevo dimenticare – mi diceva – che sempre si era trasci- all’editore Larese a  Silvaplana, in Engadina. 
nato dietro i residui della Teologia ed era stato contagiato anche Aveva tentato di raggiungermi telefonicamente, ma gli squilli
dalla mistica; concetti  come sostanza, essenza o perfino assoluto, erano risuonati a vuoto – una pugnalata per lui. Avevo forse abban-
appartenevano al suo “trottoir 41  terminologico”. donato la bara comune? Doveva affrontare l’eternità, ancora una
Si diceva inoltre entusiasta di potersi recare con me al duomo di volta, da solo?
Bamberga; da tempo infatti desiderava visitare quella città. Avrebbe
ammirato nel dettaglio le delicate mani dell’imperatrice Kunigunde,
Gli spedii l’Arpeggione di Schubert e sulla busta gli scrissi una
raffigurata in vari momenti della sua vita, sui rilievi laterali della
splendida osservazione di mio figlio undicenne. Leontin chiedeva:
bara marmorea. Tutto questo, però, non avrebbe dovuto distoglier-
«Mamma, cos’è la vita? Per caso: aspettare le vacanze estive? Op-
lo dall’intenzione principale, ossia quella di  tumularsi con me nella
bara... Quante cose allora avrebbe potuto dirmi… pure: telefonare a Cioran?».
Sarebbe sparito volentieri da questa Terra – con me. Ci sono aforismi fatti solo per due.

Avevo spedito a Cioran una cartolina della tomba imperiale


di Bamberga raffigurante il dettaglio di uno dei rilievi laterali, in Caro Cioran!
cui l’imperatrice Kunigunde solleva la sua veste per camminare
sulle lastre incandescenti ed ottenere così il giudizio divino sulla Ho appena ritrovato un foglietto, in cui l’anno scorso
sua innocenza. Con la cartolina davanti a sé, il 4 luglio ’81, Cioran Leontin scrisse qualcosa su Soglio, dove ci troveremo presto
mi scriveva di amare anche un’altra Imperatrice, Sissi d’Austria, tutti insieme. Lo trascrivo a macchina (naturalmente con gli
lasciando intendere che non solo io, ma anche lui, avrebbe potuto “errori”), per darle un’idea:
essere infedele! Elogiò il mio commento sulla prova del fuoco di «La luna si innalza dai gruppi di montagne come una
Kunigunde, pensando alla propria tortura interiore, divenuta in- palla abbagliante. – In sottofondo i motivi di Schubert, in
separabile compagna. Ciò l’aveva indotto a sfogliare nuovamente primo piano le montagne e la luna; ecco l’immagine in queste
la sua opera prima, scritta quando era ancora ventenne: Al culmine ore. Attorno alla luna, un bagliore, dal pianoforte un tono
della disperazione. Riconosceva che lì esisteva già tutto quello che cupo – meraviglioso. – Vorrei ad ogni modo menzionare un
avrebbe scritto dopo, solo l’umorismo era del tutto assente. Vi era elemento fastidioso, ovvero le macchine che irrompono su
delineato anche il disprezzo nei confronti della donna, che avevo questa strada e interferiscono coi miei pensieri».
sempre criticato, malgrado la simultanea glorificazione dell’amore (24.7.1980)
– il tutto permeato dalla più grande serietà ed odio di sé. Dopo un
tale esordio, a stento si capacitava di aver ritrovato la voglia di vivere.
Concludeva chiedendosi perché non fossi nata prima. Leontin scrisse all’aperto, dopo cena, davanti al Palazzo, men-
Davanti alla “C” con cui si firmava, quella volta aggiunse: tre era seduto ad un tavolino in assoluto silenzio. A riguardo,
“Il suo crepuscolare…” una tal “creazione” non merita forse di essere riprodotta?

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Ho appena ascoltato due volte la Partita N.1 in Si Mag- Parigi, 17 luglio 1981, ore 11 di mattina
giore eseguita dall’altro grande rumeno, Dinu Lipatti (!).
Sì, nello stesso momento, come al solito, ho pensato a Lei. Cara Friedgard,
Anche durante il magnifico Scarlatti.
Così si conclude anche questa giornata, che mi ha tanto Ho appena riletto la Sua lettera pervasa di poesia – ho
spossata: di prima mattina gli scrutini, nel contempo le prove pianto (piango spesso da quando la conosco!). Ieri ho letto
teatrali, pasto e bevute con i colleghi, poi a casa, scrivendo una citazione dalla Maitri Upanisad: il nostro corpo sarebbe
a mano trenta pagelle, in aggiunta qualche telefonata, poi la una “massa di lacrime”. Quattro mesi fa, prima del suo viaggio
Sua voce da Parigi.... Questa è la giornata tipo, si va avanti qui, non avrei potuto sostenere questa affermazione in base
sempre così. ad una mia esperienza personale. Folle, bellissimo, straor-
Si deve tirare avanti così. dinario! Da sempre ho tentato di liberarmi dalla “creatura”.
A questo proposito mi viene in mente una poesia di La solitudine era la mia religione. In verità mi sono sempre
Eichendorff (dal cui romanzo, Presentimento e presente, ha sentito solo – con delle eccezioni tuttavia: la più singolare
preso il nome mio figlio) «Sto all’ombra del bosco come ai è la presente.
margini della vita /…un capriolo alza pauroso il capo / e si Lei è diventata il centro della mia vita, la dea di uno che
addormenta subito di nuovo.»... Sì, alziamo brevemente la non crede in nulla, la più grande felicità e sventura che mi
testa – e subito già moriamo. Allora l’eterno pasticcio è finito. sia capitata. Oder?42 Se pronunciasse questa parolina, ed io
Questa tristezza – come ora nella Sonata in Fa minore (en fa fossi morto, risorgerei all’istante.
mineur) di Scarlatti, precipita talvolta su di noi. Dopo che per lunghi anni ho parlato con sarcasmo di
Non c’è quindi da meravigliarsi se noi, Lei ed Io, non tali… cose come l’amore (e simili) dovrei essere punito in
vogliamo “rinunciare”: ci mettiamo un poco ai margini qualche modo, e lo sono, ma non importa. Il fallimento è il
dell’Eterno ritorno... nel quale affonderemo, se solo vi “rinun- punto capitale del mio programma. Tuttavia ho una qual-
ciassimo”– ma naturalmente periamo anche così... Ancora che possibilità: Lei è propensa a vivere ai margini , anche se
due versi di Eichendorff: solo un poco, ma questa riserva è già tanto – almeno per me.
“I musicisti hanno suonato. Mi considero un marginale, e interiormente reagirei come
Là nel campo cado”. tale anche se venissi tradotto in tutte le lingue del mondo,
C’è qualcosa da aggiungere? Forse ancora una similitu- compresa quella dei cannibali.
dine: Gli ultimi due versi di Eichendorff e gli altri: “una Stella”
“Una stella cade silenziosa dopo l’altra erano del tutto consoni al mio 14 luglio emotivo. Lei ed io,
Nel profondo abisso del cielo”… condividiamo certamente un “lato notturno” e se penso a
Ora però basta con Eichendorff, la bara resta chiusa! questa ricchezza comune, come pretendere che queste ma-
La bacio (l’ha appena detto Lei con la sua telefonata, che ha ledette lacrime non si impadroniscano ancora di me?
interrotto la scrittura della lettera.)

Sua Fr Suo C.

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Dietro sua richiesta, ho inviato ancora a Cioran le mie poesie
tedesche preferite, in particolare quelle di Gottfried Benn: C’è
la distruzione, chi la conosce, conosce la mia e Piangere di nuovo –
e morire/con te…; Ho abbandonato la casa, Ci sono melodie e canti.
Ho copiato per Cioran le migliori poesie di Benn, Die Schale (La
Scorza) e Was schlimm ist (Brutto è), ma anche Glocken und Zyanen
(Campane e fiordalisi) di Weinheber e una parte della sua poesia
fascistoide Sprache unser (Hymnus auf die deutsche Sprache) (Lingua
nostra. Inno alla lingua tedesca).
Alla fine ho scritto (variando la domanda di Benn):

«Le poesie possono cambiare il mondo?» Naturalmen-


te no, dimostrano, al contrario, che non si tratta affatto di
poter cambiare qualcosa, ma dello struggimento di fronte
all’immutabile.
(20/22.7.81)

ODER?
Fr.

Venerdì mattina, dopo la Sua telefonata.

Je m’ennuie de toi in romeno si dice: Mi-e dor de tine.


Dor = nostalgia deriva da dolor. E, in realtà, avere nostalgia
non è qualcosa di più d’una mania?
Una malattia, no, un urgente martirio.
Dopo una cronica, pluriennale malattia, la musica e la
poesia, tramite Lei, sono entrate di nuovo nella mia vita.
Il pericolo è immenso – fortunatamente.
La ringrazio.
C.
Lettera di Cioran del 17 Luglio 1981.

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27.7.81 Galleria d’immagini
Sì, la nostalgia è più di una mania perché contiene il presenti-
mento dell’invano, mentre la mania allude precisamente all’og-
getto della pulsione, senza la consapevolezza dell’ inaccessibilità…
Cioran, dobbiamo in perpetuo – come due morti di
fame – buttare i nostri soldi al telefono, quasi fosse lì il nostro
nutrimento…
Perché non si divide: mezzo anno qui e mezzo anno là?
Le procurerei una borsa di studio per sostenere la dilaniante
prova…
Perdoni la stupidaggine, ma sa, cosa potrebbe essere ragio-
nevole?
Sua Friedgard

Al telefono Cioran si dilettava volentieri con la proposta di sposarmi,


contro tutti i suoi principi, addirittura secondo il rito ortodosso (su
questo devo insistere), il che per lui significava essere cinti entrambi da
corone. Quante risate, su un sogno triste!

Sabato, ore 7 di sera

Lei ha appena chiamato. Subito dopo mi sono abbando-


nato ad una rêverie 43 (la stessa parola è usata anche da Benn),
e l’espressione: une âme-soeur mi è tornata in mente. Per me Lei
…e Galeotto fu lo scatto. La fotografia inviata da Friedgard il 12 Febbraio 1981 ha infiam-
è veramente un’ “anima (!) gemella”, ma devo subito aggiunge- mato le cœur en hiver di Cioran: “Tutto in fondo è cominciato dalla foto, con i suoi occhi
re: una sorella per la quale provo un’inclinazione incestuosa. direi” (dalla lettera di Pasqua, 19 Aprile 1981).
Se fossi stato Suo padre, non le avrei permesso di appartenere
a qualcun altro. Come fratello devo rassegnarmi all’inevitabile
ed accettare i compromessi. E rimuovere qualche lacrima.
Tuttavia non sono da compiangere. Il giorno è stato bene-
volo: con Schubert e la Sua voce nelle mie orecchie, non ho
forse toccato il cielo con un dito?
Suo C.

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Estate 1981, Jardin du Luxembourg. Cioran in versione dandy, visibilmente imbronciato,
Cioran e Friedgard scherzano tra i boulevards parigini. scarica la tensione dopo un accesso di gelosia. La forma fisica rimane comunque invidiabile…

A passeggio al Luxembourg.
“Lei è diventata il centro della mia vita, la dea di uno che non crede in nulla, la più grande
felicità e sventura che mi sia capitata” (dalla lettera del 17 Luglio 1981).

Primum vivere, deinde philosophari: Simone Boué, Günter Schulte e Cioran pranzano Ottobre 1987. Cioran e Friedgard nella camera-soggiorno di Simone. Dalla finestra s’intravede
durante la vacanza a Soglio (Val Bregaglia, estate 1981). la « terrasse toute fleurie », il rosaio curato con tanto amore da Simone.
Friedgard, Simone e Cioran à Paris, giugno 1989.

Le grand promeneur in sosta forzata lungo rue Soufflot. L’atelier dell’aforista: “Niente scrivania. Un tavolo da cucina al centro dello spazio, se di
centro si può parlare…” (Foto di Michael Royen, per gentile concessione).
Vacanze estive! – Nell’occasione conobbi anche Simone final-
mente, poiché volle accompagnare Cioran nella nostra casa vacanze a
Soglio, in Val Bregaglia, dove da anni alloggiavamo presso il Palazzo
Salis. Non troppo lontano, del resto, da Sils-Maria e Silvaplana/Enga-
dina, dove l’editore Larese stava aspettando Cioran.
Eravamo: il mio ex- marito Günter Schulte, nostro figlio Leontin,
la piccola figlia Clarissa (avuta da un’altra relazione), il mio amico
Walter (che somigliava a Liszt nell’episodio del Carnevalet) e suo
figlio Florian, compagno di giochi di Leontin. Si prospettava allora
una bizzarra comitiva; anche lo scrittore svizzero Hermann Burger,
nostro amico, come ogni anno voleva farci visita, l’avevamo infatti
conosciuto grazie alla sua storia mozzafiato, Il terremoto di Soglio.
Quell’anno, la prima sera del nostro arrivo nel luogo di montagna
più bello al mondo (dove naturalmente, venivamo accolti come una
grande famiglia), avevamo conosciuto anche uno scurrile lussembur-
ghese, psicologo a Berlino: Nicolas.
Ogni anno segnava, con una croce sul calendario, la data del suo
suicidio. Con una dentatura rovinata e la capigliatura altrettanto,
cresciuto bilingue, dopo la maturità aveva abbandonato la casa di dieci
stanze dei suoi genitori, con cinque libri sotto braccio; non viaggiava
Cioran in contemplazione al Luxembourg, son jardin:“Le ultime foglie cadono danzando. mai senza le poesie di Trakl e la musica di Richard Wagner; davanti
Occorre una grande dose d’insensibilità per far fronte all’autunno” (AA, p.1716). alle pareti rocciose declamava a memoria versi di Apollinaire.
Per prima cosa, la sera del suo arrivo (giorno di festa nazionale
in Svizzera) mentre ballavamo si gettò ai miei piedi – da notevole
bevitore – con una violenza tale che, da quella sera in poi, dovetti
accompagnarlo ogni giorno a rifarsi le fasciature all’ospedale locale,
che per fortuna si trovava proprio sotto Soglio. Nicolas, infatti, era
senza patente. Non ho mai più incontrato una persona simile («alle
dodici di mattina a stomaco vuoto non si deve mangiare niente»,
era solito dire); mi voleva sposare subito, così su due piedi, e per

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giunta nella chiesetta di Soglio! Forse con Cioran come testimone? vorrei fissare in un’armonia letteraria. Da quasi 20 anni, intanto,
Perché mi sento sempre attratta dai decadenti – e io stessa li armeggio su una frase.
attraggo a me? Mentre prevedevo sgradevoli scenate di gelosia, Simone e Cioran alloggiavano in una dependance proprio accanto
sopraggiunse pure il mal di denti, che di notte mi faceva balzare in al cimitero (si erano decisi al viaggio troppo tardi per ottenere una
piedi sul letto a baldacchino verde slavato – totalmente sconsolata, camera nel palazzo).
perché Walter sosteneva che me lo fossi “meritato”.
Cioran e Simone arrivarono solo alcuni giorni più tardi. Con
Günter andammo a prenderli a St. Moritz, ad un’ora di autostrada
(mentre Walter, caparbiamente, sotto un sole rovente, si produceva
in una camminata suicida per le montagne).
Al pari di Cioran, trepidavo sulla questione se Simone ed io ci
saremmo piaciute a vicenda. Raggiungemmo la stazione in ritardo,
cinque minuti dopo l’arrivo del treno e notammo che Cioran era già
in trattative con un tassista. Al nostro arrivo quindi, dovette annullare
una “corsa quasi già prenotata”, il che gli riuscì facile, tanto che il tas-
sista mi salutò con un bacio, volendo ben intendere di comprendere
il cambio. – Era iniziata bene, e dopo esserci tutti abbracciati, a quel
punto osservai Simone: una bella ed alta signora elegante, intorno
alla sessantina, abbronzata, con vivaci occhi marroni. Scoccò subito
la scintilla. Insieme al mio ex-marito rimasi incantata dalla sua appa-
rizione e probabilmente non badai molto a Cioran.
Più tardi mi disse che, se avessi stretto amicizia con Simone, tutto
sarebbe finito tra noi – e aveva ragione… Sebbene non direi “tutto”.
In ogni caso da quel momento in poi le lettere si diradarono –
scrissi più spesso del solito ad entrambi.
Tuttavia devo ancora precisare la posizione di Soglio, che dà su
un precipizio, poiché è uno splendido completamento al mondo
metaforico di Cioran. Quando, durante una visita fuggitiva, vidi
per la prima volta quel villaggio montano risalente all’anno mille,
con i magnifici palazzi della famiglia Salis, capii che vi sarei ritornata
sempre.
Situato su un ripido castagneto, l’ingresso di Soglio vede subito
la “casa-negozio sul dirupo” di Hermann Burger; accanto la chiesa
col cimitero, proprio sull’orlo del precipizio. Di lì si apre uno scorcio
sul lato opposto, verso la Sciora – o Gruppo Bondasca, che da tempo Cioran e Simone au bout de rue de l’Odéon.

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Da allora, di notte, si poteva vedere un Cioran insonne vagare sul manzo La madre artificiale, contenesse il fatale errore di stampa in
precipizio del cimitero, in pigiama a righe e sotto uno svolazzante cui “Veuve Clicquot” appariva senza la seconda “c”.
ciuffo di capelli arruffati. Quelle tre settimane divennero per lui un Alla fine della lunga e accesa discussione, dopo l’ultima bottiglia
supplizio autodistruttivo. di champagne, mentre fuori infuriavano lampi e tuoni, Simone,
Avreste dovuto vedere che combinazione di essere umani rimasta in silenzio durante tutta la conversazione in tedesco (che
(mancava solo Ingomar von Kieseritzky): Hermann Burger, pro- comunque riusciva a capire), all’uscita, sotto l’imponente portale
babilmente uno dei più grandi artisti della lingua di questo secolo, del Palazzo, al mormorio della fontana del paese, mi abbracciò forte
insieme al geniale e psicopatico Nicolas, inventavano versi stupidi in modo inatteso e indimenticabile.
(rimavano Cioran con Majoran e Phlox con whisky on the rocks!). Durante il viaggio verso Silvaplana dall’editore Francesco
In una sorta di biblioteca, nel corso di un’afosa serata tempora- Larese, ci fermammo a Sils-Maria, naturalmente in visita alla casa di
lesca, Cioran raccontò infervorato le precoci sedute nei bordelli Nietzsche. La minuscola cameretta al primo piano, con un catino,
di Bucarest, al punto che Günter volle sapere i dettagli dell’adde- un letto e una sedia, aveva pressappoco lo stesso aspetto della camera
stramento alla sua tanto lodata arte amatoria: da dietro, di fronte, di Cioran in rue de l’Odéon. Per due franchi al giorno, in estate,
di fianco e così via. Nello stesso istante egli si girò di scatto sulla Nietzsche vi abitò nell’ultimo decennio della sua vita, tormentato
sedia, inginocchiandosi in atteggiamento di lode, virando poi in dall’emicrania, prima del crollo: “Mentre la putrida nobiltà d’Europa
posizione embrionale, ritornava quindi a sedere a gambe larghe. a Pau, Bayreuth e Epsom suggeva” (Gottfried Benn)45 . Arrivammo
Ricordo che Cioran guardò imbarazzato verso Simone. purtroppo di lunedì, quando la casa non era aperta alla visite.
E quando anche Hermann, con un bicchiere di vino vuoto, Tuttavia, un affabile giovane scrittore di carnagione scura aprì la
intonò la lode – purtroppo perduta – del mestiere più antico porta e una volta che ci fummo presentati, disse che aveva proprio
del mondo, allora avreste dovuto vedermi inveire contro un libro di Cioran sulla sua scrivania, e sarebbe stato un onore per
l’atteggiamento sprezzante di entrambi verso la donna, celato lui farci da guida. Naturalmente Cioran annotò anche il proprio
dietro l’elogio culturale del bordello – ma a casa di Hermann era nome nel libro degli ospiti, ma non so più cosa si potrebbe leggere
la moglie pudica, a dettar legge! oggi, alla data del 10 agosto 1981.
«Voi machi avete degradato le donne alla stregua di graziose Meriterebbero di essere raccontati la proficua visita all’editore
creature sub-umane – senza il nostro permesso!» – Nicolas non Larese e il pranzo alla Chesa Vecchia di Sils-Maria, dove incontram-
presenziò alla discussione sui bordelli: del tutto innocente, sdraiato mo di nuovo quel simpatico giovane, di nome Jürg Amann, col quale
nel suo baldacchino intarsiato del 1678, ascoltava con le cuffie alle parlai a lungo di Kafka, irritando molto Cioran, evitando così di
orecchie, come sempre prima di addormentarsi, il primo atto della partecipare al colloquio, per me noioso, con l’editore… Si rivelò che
Walküre o il terzo del Götterdämmerung (la morte di Siegfried). Cioran, contro i suoi principi, faceva molta attenzione alle questioni
Venne però distolto dalle sue pacifiche illusioni da Hermann, che di denaro... ma tutto ciò ci allontana troppo dalla poesia.
voleva a tutti i costi ordinare ancora champagne, e dividere la spesa La sera, di ritorno a Soglio, tutti ci aspettavano: Hermann
con Walter, Nicolas e me: «Partecipi ad un Veuve Clicquot?», Burger si esibì ancora in giochi di prestigio per i bambini e fece un
significava per Hermann: «Dividi la spesa con me?» Accadde buco con la sua penna a sfera dorata in un foglio di carta, che aveva
che per punire la sua avarizia – definita da Cioran e Simone: boire preparato per me, Cioran e Simone . «Frrrriedgarrrrd, sta attenta,
comme un Suisse44,  il che era vero – la prima edizione del suo ro- rrrriconosci qqqquessto buco quiii?», mi chiese con voce grossa e

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con particolare enfasi sulla parola “buco”. Cioran, fortemente irritato Vivevamo in una sorta di stato di grazia, in cui improvvisamente
(temperamento balcanico?), mi prese da parte dicendomi: «Che tutte le persone apparivano amabili. “Vraiment belle”, mi disse un por-
diritto ha di parlarle così?». tiere in livrea rossa un pomeriggio a Montmartre, mentre scendevo
A Cioran non piacevano né Hermann né Nicolas, (non rappre- le scale, insieme ai ragazzi. Un capitano di fregata mi diede il suo
sentavano forse essi l’incarnazione dei suoi aforismi?) e neanche il biglietto da visita, e un cameriere villano della “Palette”, nel salutarmi,
mio amico Walter, che liquidò come ‘good-looking’. Solo Günter baciò “l’Allemande”: voleva ricordarsi di me, cosa che mise Cioran
rimaneva fuori dalla concorrenza. di malumore. Il resto dei parigini comunque, mi si mostrò in una
Dopo cena s’intratteneva con lui sotto le alte volte della bella luce trasfigurata – o tutto dipendeva solo dal mio stato d’animo?
sala da pranzo vuota, davanti ai merletti violacei delle tende, per Non mi sentivo forse liberata? Si era sciolto qualcosa dentro di me,
lamentarsi di me e domandargli se non fossi veramente una strega. adesso avevo un po’ più di chiarezza.
Günter se la sarebbe squagliata volentieri nel salone, abbandonandosi Tuttavia non volevo ammettere il fatto che Cioran stesse
alle Sonate di Schubert o alle Suite di Bach, provenienti dalla finestra semplicemente dominando la sua disperazione interiore. Trovavo
aperta sulla piazzetta della fontana – o ancora, avrebbe dipinto audaci assurdi i suoi rimproveri. L’ultimo giorno al Luxembourg, mi disse
acquerelli dei piumini accatastati sui nostri vecchi letti a baldacchino, che non dovevo farmi troppe illusioni sul mio buonumore, poiché
davanti agli specchi rococò frantumati. non ero più tanto giovane (!), ed io sentii semplicemente il ridicolo,
La nostra visita a villa Carlotta, nel lago di Como, fu poi definiti- non la tristezza della situazione. «Qualcosa si è rotto» disse, ed io
vamente immortalata nelle foto: Cioran accanto a me, sotto la spada lo sapevo già. Ma non volevo riconoscerlo. Le mie foto di lui, nel
del dio Marte nudo – come sorpreso – mentre guarda l’obiettivo! Jardin du Luxembourg, mostrano anche questa giornata.
In seguito – tre settimane dopo – avvenne il congedo dalla coppia La lettera non datata, che ricevetti dopo le vacanze estive, esprime
Cioran/Boué, di mattina presto davanti alla fermata degli autobus, tutto:
con la promessa di far loro visita a Dieppe.
Dopo il soggiorno a Soglio, andai in auto con Leontin e il suo
amico Moritz a Dieppe, dove stabilii un’eccellente intesa con Simone, ore 3, domenica pomeriggio
mentre con Cioran mi capivo sempre meno. Volevo e dovevo mostrare
a Simone che non ero entrata nella vita di Cioran per distruggere il Benché abbia amato ardentemente la vita, l’ho trovata
loro rapporto di coppia, che mi stava molto a cuore; stimavo Simone assurda. Adesso la trovo assolutamente assurda – senza di Lei.
una donna meravigliosa, di cui Cioran poteva essere molto fiero. Avrei voluto aggiungere qualcosa di spiritoso, ma non
Tornammo insieme in auto a Parigi. In autostrada, alla velocità ne ho la forza.
di 100 km, Cioran iniziò a preoccuparsi: non si fidava delle strade a
scorrimento veloce. Non potevamo non sostare a Rouen, per via di Suo C.
Flaubert, della cattedrale e di una giacca di pelle, che Cioran acquistò
in un negozio dell’usato.
I tre giorni seguenti, in una Parigi afosa, svuotata di turisti, furono Da allora in poi, dopo anni di astinenza, intraprese molti viaggi
una festa: tanta gente in strada fino a notte fonda, evidentemente con Simone, anche all’estero. La lettera seguente viene da:
nessuno voleva mangiare o bere in camera, neanch’io con i due ragazzi.

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Saint Julien de C... 4 sett. 1981 Domenica, mezzogiorno
Cara Friedgard
Ho provato a raggiungerla. Impossibile. Prima della mia
partenza ho ricevuto da un giovane tedesco molto intelli- Non riesco a liberarmi da questo sogno spaventoso.
gente, che non conosco di persona, una cartolina della casa È raggiunto il culmine di sei mesi di incredibili tormenti?
di Nietzsche. Gli ho risposto subito: «Avremmo potuto O è la fine di un’illusione a senso unico?
incontrarci nel tempio di Nietzsche [la casa a Sils-Maria] il Quando l’incubo è finito, sono stato afferrato dalla verità
10 agosto. Una dea pericolosa mi ci aveva portato. Vive in che si è rivelata. Anche da morto, ricorderò la sua apparizione
mezzo ai mortali e per giunta abita a Colonia». Ahimé!
beffarda con lo sguardo da strega.
Forse può perdonarmi questa notte indimenticabile.

La mia risposta [6.9 abbreviata]: Suo C

Ho trovato la sua lettera appena tornata da scuola! Sarei


una “dea pericolosa” (quando non mi considera piuttosto
Il mio telefono doveva essere rotto, ad ogni modo telefonai da
una strega)? Ieri, questa dea non aveva niente di meglio da
casa di una vicina (il cui amico era quel Jules!) oppure fu Cioran a
fare che ammazzare una mosca e annoiarsi.
Più bello, poiché così vuoto, quel suo “ahimé”! In questo chiamare lì. Il biglietto successivo riporta l’episodio:
lamento, posso racchiudere tutto, anche me stessa.

Sua Fr. Sabato

Forse perché non era al suo telefono, Lei è stata così gen-
tile con me che per gratitudine quasi mi sono innamorato
Il 18 settembre Cioran chiamò, raccontando che alle sette era della sua vicina.
troppo infelice per telefonare, sebbene avesse avuto bisogno solo Dovrebbe essere così, se non sempre, almeno fino al
di me – ed aggiunse: giorno del Giudizio Universale Suo, Suo, Suo C.
«Ero terribilmente sconvolto dal mio stato!»

Domenica, ore 15. 30 [27.9.81]


Una lettera non datata:
Caro Cioran, talvolta ci sono momenti che racchiudono
una tenerezza così immensa, come poco fa, mentre andavo

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in auto, sotto il sole, pensando a Lei. In quegli attimi, era 10.10.81
come se mi sentissi finalmente a casa. Tutto ciò che mi rende
sgradevole ai suoi occhi, sparisce per brevi istanti; mi sento Caro C.!
totalmente illuminata di bontà o amore.
F. Dopo la sua bella ma dolorosa lettera, un osservatore di
un’altra stella (o anche della nostra) naturalmente potrebbe
pensare che io sia un mostro. Capricciosa, inquieta, dispen-
satrice arbitraria di grazie e maledizioni, nel migliore dei casi
Dieppe, martedì 6 ottobre 1981 sembro una divinità dell’antico Olimpo.
Lei rappresenta per me il contrario di ciò che appaio ai
A Friedgard suoi occhi: è divenuto per me la continuità che mi definisce.
Senza di Lei mancherebbe il punto fermo più importante

della mia vita.
Come mi spiace - da che la conosco - non aver trascritto
Dunque, quale anxiété l’opprime? Non sarà solo il fatto
ogni giorno, no, ogni ora, ciò che Lei rappresenta per me!
che trovo simpatici anche altri uomini? Oh, tale timore
Sperimento le impressioni più contraddittorie che un… essere
appare così insensato, deriva solo dalla nostra differenza di
vivente abbia mai provato. Eppure tutte insieme avrebbero
un’unità, una convergenza segreta: la paura che Lei mi sfug- età (quindi non dalla mia cattiveria personale) e non può
ga. incrinare la mia disposizione intima verso di Lei. Perché non
Ieri notte, quando mi sono lamentato della prova strazian- può trovare la tranquillità su questo punto?
te che adesso è il mio destino, Lei ha detto qualcosa degno S’immagini se io provassi una paura simile nei confronti
di nota: «Altrimenti si sarebbe annoiato». E questo è vero. di tutte le cose e persone che la circondano quotidianamente:
Infatti, Lei mi ha (provvisoriamente?) guarito dalla noia. Lei incontra di continuo così tanta gente, che viene appo-
Il tempo che è trascorso dalla sua comparsa è stato talmente sitamente per Lei, girando qua e là ha tante probabilità di
ricco, così colmo di significato, imprevedibile, così pieno di dimenticarmi, può telefonarmi o meno – allora, come dovrei
Lei, che le sono riconoscente per tutte le gioie e le scosse che reagire Io? Nulla di tutto ciò, tuttavia so di certo che Lei esi-
sono legati al suo nome. ste, e che esistono le nostre lettere. Caro Cioran, il sapere che
Come ben sa, mi trovo in uno stato di perdurante anxiété  Lei c’è – cosa desiderare di più – (perfino tra le braccia di un
per la sua volubilità, non riesco a consacrarmi alla quiete. altro uomo non sarebbe la stessa cosa). Non potrebbe pensare
Non mi è semplicemente possibile trarre le conseguenze allo stesso modo? Questa idea di maledizione-benedizione
dalla mia natura diffidente. Meglio l’inferno con Lei che la la considero assolutamente fuori luogo…
benedizione da solo. Lei è la mia indispensabile maledizione. Ora l’ho chiamata e l’amo così profondamente (ovvia-
mente solo ora!).
E.M.C.
Fr.

80 81
Al telefono Cioran mi disse la cosa più bella che avessi mai In questo periodo, Cioran ricevette un invito dal Centro Cul-
sentito:«Lei è per me la realtà più intima» – fu così, come se nulla turale e Linguistico Europeo di Colonia. Insieme all’amico Jochen
si fosse infranto, come se grazie al telefono si potesse ricomporre Meister, che vi lavorava, era mia intenzione in primo luogo offrire
tutto. In quei giorni, gli chiesi anche di dirmi qualche parola in una panoramica sull’opera di Cioran e quindi leggere in pubblico
rumeno, volevo sentire da lui lo splendido suono di questa lingua. una selezione dei suoi aforismi (in ogni caso Cioran non voleva
Rispose però che aveva abbandonato da troppo tempo il suo idioma leggerli da sé).
per volerlo riprendere. Ad ogni modo era sempre in grado di parlare In seguito si rese disponibile a rispondere ad eventuali domande.
perfettamente la sua lingua (al contrario dell’amico Ionesco), come Venne quindi ancora una volta da me, per due giorni a Colonia, dove
mi confermò una collega transilvana, che una volta parlò con lui in organizzò in maniera impressionante questa serata con me e Jochen
rumeno dal mio telefono. – Ma un giorno scrisse l’appellativo nella Meister. In aggiunta alla selezione dei testi, volle sentir dalla mia voce
sua lingua madre: il suo capitolo preferito, Le disciple des saintes47. Gli altri brani tratti
dalle varie opere, che io stessa avevo scelto, furono evidentemente così
Sabato, ore 13 (non datata)
toccanti, che Günter non riuscì a trattenere le lacrime e fu costretto
a precipitarsi fuori dalla sala, gremita di gente.
Dragŭ 46  Friedgard,
Più tardi diedi un grande ricevimento in casa mia, durante il
le Sue lettere sono la mia droga. Non riesco a disintossi- quale Cioran discusse animatamente, fino a notte fonda, con pa-
carmene. Ne ho bisogno. recchi amici e conoscenti. Comunque, quando tutti gli ospiti se ne
Come discendente di un vescovo [evidentemente gli furono andati, manifestai in maniera definitiva e concreta – con una
avevo raccontato che un mio pro-zio era vescovo di Pader- fermezza che sino ad allora avevo evitato – ciò che mi era chiaro fin
born ed è seppellito nel duomo locale], deve avere pietà di da Soglio: il nostro rapporto non poteva sussistere sul piano fisico.
un tossicomane ed aiutarlo. Ci siamo poi baciati le mani, piangendo.
D’altro canto, quando scrivo in tedesco, sono così
impacciato, così constipé, che temo di concederle un
vantaggio troppo grande. Parigi, 20 ottobre
Dunque, dove è la mia via d’uscita?
Pensare a Lei, e al suo orecchio* Cara Friedgard,
Suo C.
* il destro. Come mi sono potuto sbagliare? Le mando in plico separato il romanzo di Jean Pierre
Effettivamente è il destro (la seconda sera, durante la sua Jouve, pieno di un antiquato, tardo-romantico e sublime
prima visita a Parigi ) che ho baciato. fascino di cattivo gusto. Ho letto solo l’inizio, essendo pre-
Come vede, sono nemico dell’approssimazione, almeno venuto, non ho voluto continuare oltre. In ogni caso ho un
quando si tratta di certe zone. debole per l’idealizzazione, con conseguenze che avvelenano
le mie notti.

82 83
Da parte mia niente, assolutamente niente è cambia- grido del gabbiano; in particolare quella vicino alla casa con la
to nei suoi confronti, solo un qualcosa che non riesco a grondaia coperta e il numero civico 13, sospeso in obliquo...
definire. Non ho nulla da rispondere ad entrambe le lettere, che Lei
ha inviato la settimana scorsa – sono indubbiamente giuste.
Suo C. In particolare mi ha colpita l’ultima frase sulle nostre mani
e la verità che si trova altrove (forse in mezzo, tra di esse).
Oh, se non ci fossero le cosce, ma solo le mani.
Parigi, 20 ottobre 1981 Tutto sarebbe semplice.
Ma probabilmente viviamo affinché tutto sia complicato.
Cara F., Sua Friedgard
le due ore molto piacevoli trascorse a pranzo, prima della
mia partenza, non mi hanno dato motivo di mandarle l’aspra [Al telefono]
lettera inviatale stamattina. Deve però capirmi, tanto più
che verità, veramente, sono parole che Lei utilizza spesso, in Io: «Lei parla sempre della passione e dimentica del tutto
particolare verso di me ed i miei modi. di prediligere la noia».
Sono rimasto così turbato da credere che per Lei io possa Lui: «Sì, ha perfettamente ragione. La noia è il motore
contare più di altri, e che tra noi, sotto ogni riguardo, tutto sia della nostalgia, non dell’ottusità. Ma certo, la nostalgia è
possibile, poiché tutto è vano. La mia mancanza di modestia ancora più forte, perché è il motore della passione».
ha riservato delle sorprese. Non potrebbe essere altrimenti:
non ho forse sopravvalutato la fiducia in me stesso, da un lato,
e la sua spregiudicatezza, vale a dire il cinismo, dall’altro? Il 25 novembre 1981 mi è stato inviato un volume fotografico:
… Intanto sto ascoltando il suo Arpeggione e mi dico che i Tournier/Boubat, Vues de dos. Sulla rilegatura, la foto in bianco e
miei rimproveri, legittimi o meno, sono comunque infondati, nero di una giovane ragazza seduta di spalle, i cui lunghi capelli, leg-
e che il vero si trova altrove, nei momenti in cui ho baciato germente ondulati, finivano poco sopra le natiche. Cioran scriveva:
le sue mani. Come Lei le mie.
Suo C.
Parigi, 25 novembre 1981
28.10.81 Per Friedgard.

Se considera le foto allegate, caro Cioran, non le sfuggirà Lei fa delle foto più belle di questo signore, ma lui ha il
lo sfondo del suo bel ritratto: il Luxembourg, il giardino a grande merito di conferire alla schiena, ed in tal modo alle
Lei destinato da 40 anni. natiche, uno statuto onorevole.
Le foto di Dieppe mostrano un’atmosfera un po’ grigia, da E.M.C.

84 85
Eppure Cioran non avrebbe dovuto dialogare unicamente col Cosa voleva dire qui “colpevole”? Forse Cioran non sapeva dove
proprio scheletro? sarebbe andato a parare col suo desiderio erotico, così immediato ed
esplicito? Con che genere di anima-gemella (âme-soeur) passeggiava?
Che significava avere la stessa disposizione interiore (tour d’esprit)?
Que ferions-nous d’ailleurs In che modo le sue ossessioni dolorose potevano ridursi al poetico o
du bonheur, quand le malheur sublimarsi del tutto nell’intelletto, facendone qualcosa di unico per
est tout le plaisir qui nous reste?
noi lettori? Io stessa infatti, dopo 20 anni, sono ancora dalla parte

del pubblico.
(Del resto che ne faremmo della felicità, quando l’infelicità
è il solo piacere che ci resta?)
Schubert, 1824
27.11.1981
Domenica pomeriggio, 28 novembre
Caro Cioran!
Cara Friedgard,
Se tutto il transitorio fosse “solo una parabola”, allora tutto
Sono uscito proprio adesso. Qualche minuto dopo
esisterebbe unicamente come interpretazione.
sono dovuto rientrare: ogni respiro, una pugnalata. Nelle
Esiste solo tutto ciò che ha una consistenza oggettiva?
persone anziane questo morbo infantile è un inferno. Il
Allora poggiamo anche i nostri pensieri, gli umori, i
primo movimento/composizione della Sonata op. 120 per
sentimenti su una base che consiste in nulla?
clarinetto e pianoforte di Brahms. Ho pensato subito a Lei,
E tutti gli uomini agiscono su queste basi e interpretano
con commozione e despair 48 . Lei non saprà mai, mi sono
i propri vaghi risultati, come se potessero fare la “Storia”...
detto, cosa è stata – ed è per me. La sola salvezza possibile da questo valzer di sentimenti,
Lo riconosco, ci sono stati momenti ed accessi di collera, è decidersi per l’apatia. –
in cui l’incantesimo e il delizioso tormento sembravano finiti. E perciò la nomino ora mio maestro:
Certamente qualcosa è accaduto in me, Lei ha contribuito «Quindi non facciamo niente e non andiamo da nessuna
quasi intenzionalmente, a prepararmi poco a poco all’idea parte»49.
della rinuncia. Semplicemente all’idea! Se potessi adesso sentire queste parole da Lei. Come mi
... Poiché per me Lei è incredibilmente qui presente, forse sarebbe di conforto!
lo intuisce e non se la deve prendere a male se talvolta me ne
lamento. Del resto sono solo io il colpevole, se Lei gioca un
così grande ruolo nel mio “malheur”?
Suo C.

86 87
Parigi, 2 dicembre 1981

Cara Friedgard,

Ho aspettato la Sua lettera con un certo timore. Il timore


era giustificato. A partire da Soglio, sapevo di essermi votato
ad un monologo. Fino a quel momento l’autoinganno era
ancora possibile, dopo, in ogni caso, non più. Lei non ha
mai voluto capire veramente il significato del mio desiderio
di dimenticarla. Ciò che in me rasentava la disperazione, era
in Lei ironica insensibilità.
La Sua lettera è brillante come sempre e – stavolta – in-
differente. Tuttavia mi è impossibile intrattenere relazioni
indifferenti con Lei. Non ho più la voglia e neppure la forza
di tormentarmi invano. In seguito ci riderò sopra, ma ora
mi è impossibile. Sin dal principio, la delusione era in fondo
inevitabile.
Peccato solo che non ci sia alcuna illusione. Nel foglio stesso:
Suo C.

Brahms Sextett

In seguito ci siamo telefonati frequentemente, e credo di essere Il n’est que la musique pour créer une complicité inde-
riuscita a discutere ampiamente con lui di questa lettera, cui non structible entre deux êtres. Une passion est périssable, elle s’use
ho riposto per iscritto. Ad ogni modo, il 14 dicembre mi arrivò, comme tout ce qui participe de la vie, alors que la musique est
in carta da lettere, la bozza di quell’aforisma inserito poi in una d’une essence supérieure à la vie et, bien entendu, à la mort.50 
nuova raccolta dal titolo Tares, pubblicata nella rivista La Délirante Il Perdente
(N. 8, estate 1982). Sabato pomeriggio
Sul frontespizio mi scrisse: 12 dicembre 1981

Per F.
Pagina 16, l’aforisma sulla musica appartiene a Lei. Poiché non ero d’accordo con la traduzione tedesca, in seguito
C. ho fatto io stessa una traduzione, in cui ho apportato una modifica
Parigi 27 dic. 1982 soggettiva, rendendo i “deux êtres” con “noi due”.

88 89
Paragonato alle sue lettere – come riflesso della situazione esisten- ad un conoscente - da tempo estimatore di Cioran – a Parigi in rue de
ziale di allora – questo aforisma non raggiunge la stessa dimensione l’Odéon, per confortarli e farli distrarre. In segno di “venerazione”, il mio
dinamica, ma si riduce ad un pathos verboso, qualcosa di non vivo. conoscente rubò, alla toilette in comune del piano superiore, il biglietto
Erano ancora troppo vicine le esperienze vissute? Occorreva essere scritto a mano da Cioran in cui si pregava di non dimenticare di pulire il
insensibili, per scrivere brillanti aforismi? gabinetto e di spegnere la luce – ma non per questo l’incontro fu meno
La sera di quel 12 dicembre, scrissi anche una lunga lettera a Cioran, cordiale e consolante. Cioran accolse i miei amici, che prima non cono-
nella quale raccontai entusiasta del film di Robert Enrico, Gli avven- sceva, con grande partecipazione. Rimasero insieme fino a tarda sera.
turieri (Les aventuriers ,1967, tratto da un romanzo di José Giovanni, Poco dopo Cioran mi inviò la seguente lettera – e inoltre una so-
con Lino Ventura, Alain Delon e Joanna Shimkus), rivisto dopo quasi vracopertina, nella quale era riprodotto a grande dimensioni il volto
15 anni. Riportai ampiamente la trama, nelle sue tre parti; l’ultima, di Robert Schumann da giovane:
la più impressionante, si svolge a Fort Boyard, sul mare davanti l’Ile
d’Oléron. In seguito fu citato in un piccolo libro sulla fortezza come Mercoledì, mezzanotte (27.1. 1982)
“chef-d’oeuvre de l’inutile” (capolavoro dell’inutile) – che a Cioran
sarebbe piaciuto molto! Nel finale, un moribondo Manu (Alain De- Cara Friedgard,
lon), è condotto in cima al forte tra le braccia del suo amico Roland
Il ritratto qui accluso è di Schumann o di qualcuno che Lei
(Lino Ventura), circondato dal fragoroso rumore provocato dal flusso
conosce abbastanza bene ?
e riflusso dell’oceano, viene confortato nel modo seguente: «Manu, I tre signori di Colonia hanno trovato subito la risposta.
devi sapere, cosa mi ha detto Letitia (J. Shimkus) prima di morire: [intendeva la somiglianza con mio figlio Leontin, che a dire
voleva trasferirsi qui con te» – ma era una menzogna, perché la gio- il vero non mi era evidente.] Un’ora fa Lei mi ha chiesto [al
vane donna non era innamorata del bel Manu/Alain, ma di Roland/ telefono] “Cos’è una “disgrazia” personale in confronto alla
Lino Ventura, e, nonostante la sua morte, rimane Lei il grande amore Polonia? [Non so più a quale situazione politica o sociale si
di Manu. «Tu, caro vecchio bugiardo», sussurra Delon con occhi riferisse.]
stremati, morendo. Aveva ragione. Tuttavia dobbiamo utilizzare il tempo che
ci è concesso per tormentarci inutilmente. Questo è un lusso
«Provi ad immaginare ancora», scrivevo alla fine della mia lettera,
al quale sarebbe un peccato rinunciare.
«la cinepresa che si sposta lentamente verso il cielo, finché la fortezza
La Sua voce stasera era più seducente d’un vizio. D’ora
diventa per noi un anfiteatro e il tragico avvenimento che vi si svolge innanzi la chiamerò solo quando è rauca.
un punto ancora più piccolo, mentre il fragore dell’Atlantico si fa
Suo E.M.C.
sempre più forte».
Nel gennaio 1982, la figlioletta di una coppia di amici di Colonia Accluso trova anche un articolo che è apparso da poco.
morì, all’età di tre settimane, così mandai i genitori in lutto, insieme Forse può interessare Jochen.

90 91
Il 6.2.1982, in una lettera a Cioran raccontai d’un sogno, che mi Oltre al rammarico di non avergli dedicato neanche un
era appena venuto in mente scrivendo l’appellativo: “Caro Cioran” giorno. Quella volta, il mio tempo – interiore – era solo
in cui misi la G al posto della C: per Lei…
La lettera, che volevo comporre, è rimasta non scritta.
Come potrebbe essere altrimenti, soprattutto adesso, quando
Stavamo camminando tutti e due per Parigi insieme
penso alle esagerazioni del Carnevale?
a Jochen e Günter. Accanto o sopra un ponte, Jochen la
Peccato che Lei non sia una suora – ovviamente
chiamò per nome, al ché Lei lo informò che preferiva essere
perversa!
interpellato per cognome (proprio come indicato nella sua
Suo C.
lettera di Pasqua del 1981). Ora, nel sogno, s’insinuò in me
19 febbraio: PS. Ma lo è!!
una sensazione penosa, rimasi imbarazzata per la confidenza

che Jochen si era presa nei suoi confronti e anche dal fatto che

non sapeva come rivolgersi a Lei. Credo che Jochen l’abbia
Parigi, 8 marzo 1982
addirittura presa sottobraccio, un gesto, a mio modo di ve-
Cara birichina,
dere, sconveniente. Ma l’assurdo è: quale nome ha utilizzato
Jochen? Non Emile, ma uno che mi ha colpito solo adesso,
dal suono affine, verso cui Lei ha un forte legame: Se ha occasione di ascoltare – Per Clara – la Grande
JULES!!!! Sonata n. 1 en Fa dièse mineur [Fa diesis minore] Op.11 di
Nel sogno era ovvio che questo fosse il Suo nome più Schumann – e in particolare i pezzi di Brahms per pianoforte
appropriato, e non ho formulato perciò riflessioni di alcun n. 3, 4, 5, 7 dall’ Op. 116, provi a pensare a me, come io ho
genere; vale a dire non ho pensato alla nostra conversazione appena pensato a Lei.
ai cancelli del Luxembourg. Il fatto che tuttavia mi ricordi Come è vera l’osservazione di Proust, per cui, se non
il sogno mentre sbaglio a scrivere il suo nome, significa per fosse stata inventata la parola, la musica sarebbe l’unica
me che le lettere G C J (non solo Jules, ma anche Jochen!) possibilità per le anime (pour les âmes) di venire a contatto
sono collegate agli uomini forse più importanti della mia (communiquer).
vita (tranne mio padre e il mio amico Walter, con il quale è Come spiegare altrimenti che io – malgrado così tante
già in atto una separazione che si protrae, ormai, da tempo). delusioni – sia rimasto Suo schiavo?
C.

Parigi, 18 febbraio 1982


12.3.82
Cara Friedgard, Caro Cioran,

Il suicidio della ragazza [Cioran me ne aveva parlato mentre sto ascoltando Schumann suonato da Pollini –
al telefono] mi ha colpito più di quanto immaginassi. già, che inizio fulminante! e poi, questo curioso accenno su

92 93
un tema completamente diverso (?) nel bel mezzo del primo Durante le vacanze pasquali, poco prima del settantunesimo com-
movimento – penso al mio “schiavo”, che così tante persone pleanno di Cioran, sono andata a fargli visita con il mio compagno
visitano, perfino Oswald Wiener (che secondo Ingomar è Walter, che Simone e Cioran conoscevano già da Soglio.
un misogino). Cosa le piace nell’idea di sentirsi schiavo? In una fredda e grigia mattinata d’aprile (quel mercoledì della
Un schiavo volontario senza padrone né catene? Dov’è al lettera seguente), io e Walter ci congedammo da Cioran all’angolo
mattino il mio schiavo, a mezzogiorno, quando torno a casa della strada, sull’Ile St. Louis, dove l’anno addietro avvenne il nostro
stanca, dov’è la sera? Perché ogni aiuto è così lontano? primo incontro. I suoi occhi: stanchi, commossi e tristi.
E quali delusioni può avere il mio schiavo? Provengono Lo stesso Walter fu colpito dalla pena di Cioran (senza aver letto
forse da quella stanca padrona, che non può corrispondere mai una sua lettera). L’attitudine perpetua alla sofferenza nei suoi
alle sue attese? aforismi, s’era trasformata in una gravità che opprimeva il mio animo,
Se Lei sapesse, Cioran, quanto realmente sia stanca –
e persino oggi, qui ed ora, mi lascia sola in un angolo grigio.
sarebbe ancor più deluso. O no?

Sua Friedgard Parigi, 13 aprile 1982



Cara Friedgard,
Venerdì, mezzanotte
Dopo aver parlato al telefono Purtroppo non c’ero quando Lei ha chiamato. La lettera
è arrivata il giorno stesso [Nel frattempo non scrivevo più
Cara Friedgard, al Fermo Posta, ma a rue de l’Odéon.]. Molte grazie ad en-
trambi, sebbene, come sa, la consuetudine di festeggiare il
compleanno mi è del tutto incomprensibile.
Fintanto ero qualcuno – cioè: finché credevo in me stesso Quel mercoledì in cui Lei ha lasciato Parigi, ho fatto – era
– non ho mai concesso interviste. Ora, poiché sono testimo- inevitabile – delle considerazioni malinconiche. Nei giorni
ne della mia propria diminuzione (diminution), accetto ciò seguenti ho distrutto la lettera in cui le avevo scritte: ad ogni
che prima era impensabile. Dov’è la mia fierezza? Dove sono modo non avrebbe avuto alcun senso per Lei, ed io stesso non
i residui della mia megalomania? volevo più… pensare al passato. Davanti allo stesso hotel dove
Se da un anno la musica non avesse un tale ruolo nella mia ho fatto la sua conoscenza, un anno più tardi ha avuto luogo
vita, per il disprezzo di me stesso sarei finito male. Devo a Lei questo impersonale commiato. Quand’anche fosse stata sola,
il mio ritorno alla musica – e questo non lo dimenticherò non sarebbe stato diverso. Soglio fu una svolta. Ma basta così.
mai più. Rimane solo la musica, ancora. È comunque molto: tutto
o quasi tutto.
Suo C. Suo C.

94 95
Parigi, il 19 aprile 1982 Parigi, 19 aprile 1982

Cara Friedgard, Cara assaltatrice,



Dopo un anno di auto-flagellazioni in cui inevitabilmente Si annoti (?) per favore il seguente indirizzo della Svizzera,
ho pensato così tanto a Lei, credo di conoscerla meglio di me Fermo Posta, 6911 Comano – Lugano (Tessin) / Svizzera *
stesso. Il ritratto che mi piacerebbe davvero farle l’indigne- Come può un demone possedere una voce così pura?
rebbe ed incanterebbe ad un tempo. Venerdì scorso, verso le
4 del mattino, ho provato a caratterizzarla. L’uomo voleva Suo C.
conoscere più da vicino l’Allemande. * dal 24 al 29 aprile
Avrei avuto tutto l’interesse a dipingerla di nero; tuttavia
non l’ho fatto. Al contrario.
Riduzione – è incredibile questa espressione quasi tec- 22.4.82
nica, e comunque vera, che Lei ha utilizzato la settimana
scorsa, sebbene molto meno per me, che per Lei: malgrado Caro Cioran,
la mia attuale mancanza d’illusioni, non mi sono liberato
abbastanza da certi ricordi. Verrà il momento in cui noi, come quante volte ho iniziato una lettera per Lei in questo
Lei spera, ci ritroveremo “in una risata comune”. modo: “sto giusto ascoltando…” Questa volta si tratta
dell’ “ultimo” in musica, il Quintetto per Archi in Do maggiore
Suo C.
Op. 163 di Schubert, il cui Adagio è sublime in tutte le lingue.
Credo che Lei lo apprezzerà quanto me, ed è bello a sapersi.
[Sul margine sinistro]: L’abisso tra i miei aforismi e la Ora è a Lugano, mèta di tutti i letterati tedeschi realizzati
vita non è poi così grande, come Lei ritiene. Però esiste, e Lei di questo secolo, pensi solamente ad un Hermann Hesse
deve ritenersi fortunata, perché se i miei pensieri si fossero – problematicità letteraria, ma comunque ricco – «Negli
tramutati in azioni, Lei oggi si ritroverebbe in una tomba ultimi otto giorni la spiritualità era divenuta eclatante. Nel
ed io in prigione… grazioso, delicato volto da adolescente, gli occhi inquieti,
abbassati, ardevano d’una cenere torbida, sulla bella fronte
le sottili pieghe, corrugate nervosamente, rivelatrici di pen-
siero(!)...» 51– e a scuola sto confrontando questo testo con
Il 19 aprile probabilmente ci siamo sentiti ancora al telefono, il Törleß di Musil:
perché Cioran scrisse un’altra breve lettera: «Sembrava che portasse ancora addosso la quiete di un
antico e nobile castello di campagna e gli esercizi spirituali.
Camminava con movimenti morbidi e sciolti e con quella

96 97
ritrosia un po’ schiva che deriva dall’abitudine di incedere con Il corso sotterraneo dei sentimenti! Si crede di essersene
portamento eretto attraverso una fuga di saloni deserti, mentre liberati, mentre continuano a vivere in segreto, avanzano
gli altri hanno l’aria di urtare pesantemente contro gli spigoli perfino, in modo quasi indipendente da noi.
invisibili della stanza vuota»52. Domani vado in Svizzera. Impossibile sapere se a Losanna
Come si spiega che Hesse morì milionario, mentre Musil verserò delle lacrime oppure no.
(anche lui in Svizzera) moriva senza gloria né denaro, e per Tuttavia penserò sicuramente al suo compleanno, per
giunta in rovina? Sarei diventata volentieri una Mecenate celebrarlo e maledirlo.
– prodigandomi per Musil, o per Lei (se dovesse morire Suo C.
di fame).
Ora tuttavia, stante le mie condizioni, non mi resta altro
che mollare un paio di aggressioni, di tanto in tanto, ossia A dire il vero, il mio compleanno era già passato (il 19 giugno) e
far lezione ai miei studenti, nella speranza di dar loro una non so a quale data pensasse Cioran. L’ultima frase della sua lettera
visione migliore e di portare a termine, magari imprecando, mi ricorda la dedica che mi scrisse in Vacillations, un suo libro artistico
il mio orario settimanale. realizzato con Pierre Alechinsky, in occasione del mio compleanno
Sela53! nel 1981:
Sua Fr.
Per Friedgard, in occasione del suo benefico – e funesto-
compleanno
Cioran restava sempre più sbigottito del mio lavoro a scuola: E.M. Cioran
24 ore di lezioni e così tanti compiti da correggere – esprimendo il Parigi 19 giugno 1981
timore che mi ammalassi (il che accadde poi, nel 1988).
Nel frattempo ci telefonavamo ancora spesso, ma comprensibil-
mente non ci scrivevamo più così tanto, come nel periodo clande-
stino. Caro Cioran,
La lettera successiva di Cioran è datata
Come le ho già detto, la sua lettera era così bella, malgrado
o grazie alla tristezza che la pervade.
Domenica, 20 giugno 1982 Ho appena ricevuto da Ingomar un libro di ‘Palinuro’
(pseudonimo di Cyril Connolly), The Unquiet Grave (La
Cara Friedgard,
tomba inquieta), il cui modo di scrivere è del tutto simile al
suo, vale a dire aggressivo e per aforismi:
Ieri ho avuto un tale attacco di disperazione da dovermi «Più libri leggiamo, più diventa chiaro che la vera funzio-
stendere sul letto. Come sempre in questi casi si vorrebbe ne di uno scrittore è quello di produrre un capolavoro e che
piangere o ridere, – ridere con chi? Volevo chiamarla, ma qualsiasi altro compito è del tutto irrilevante. Ovvio, come
non ero solo e probabilmente non lo era neanche Lei. ciò dovrebbe essere, assai pochi sono gli scrittori disposti ad

98 99
ammetterlo, o che, giunti a questa conclusione, siano pronti la rivincita” (non era questo, nel mio rituale discorsivo, il
ad accantonare quel pezzo di iridescente mediocrità sul quale termine preferito da Simone?).
si sono nel frattempo avventurati!»54. Gliela batto a macchina:
Oppure: «Via via che invecchiamo, infatti, scopriamo
che la vita della maggior parte degli uomini è priva di valore, Immer wieder kehrst du Melancholie,
se non contribuisce alla ricchezza e alla emancipazione dello O Sanftmut der einsamen Seele.
spirito. Per quanto seducenti possano sembrare in gioventù Zu Ende glüht ein goldener Tag.
le grazie dei sensi, se con la maturità esse non ci hanno con-
dotto a emendare anche un solo carattere del testo corrotto Demutsvoll beugt sich dem Schmerz der Geduldige
dell’esistenza, il nostro tempo è andato sprecato. Nessuno che Tönend von Wohllaut und weichem Wahnsinn.
abbia passato i trentacinque anni merita di essere conosciuto Siehe! es dämmert schon.
se non ha qualcosa da insegnarci – qualcosa in più di quanto
potremmo imparare da soli, in un libro»55.  Questa seconda Wieder kehrt die Nacht und klagt ein Sterbliches
citazione sarebbe potuta provenire da me… e la prima da Und es leidet ein anderes mit.
Lei. Conosce un poema di Sainte-Beuve sull’ Ile St. Louis 56?  
In questo libro ha una menzione di elogio. Schaudernd unter herbstlichen Sternen
Dove volgo lo sguardo, Cioran, ovunque è depressione
Neigt sich jährlich tiefer das Haupt 57. 
– già quasi un fatto abituale.
Cosa le si dovrebbe opporre – la felicità, per caso?
Sarebbe davvero ridicolo! Ah Cioran, se solo conoscessi il motivo per cui ciò che
Andiamo avanti dunque, con quel paio di sentimenti più è triste ci fa sentire meglio, e ciò che più ci spaventa, la
che rimangono; rendono tristi, eppure (proprio per questo) morte – quando è resa poeticamente, come in Trakl – suscita
sono così intimi. in noi una nostalgia addirittura piacevole!
Cordiali saluti a Lei e Simone!
Sua Fr. Sua Fr.

Domenica, 19 settembre 82 Al telefono abbiamo parlato a lungo di questa poesia, che natu-
Caro Cioran! ralmente era molto vicina a Cioran, come lo era altrettanto la musica
(quella di Schubert forse).
Stamattina ci siamo parlati al telefono, e Lei mi ha an- Il libro annunciato, in tedesco Gevierteilt (Écartèlement), un
nunciato il regalo del suo nuovo (vecchio) libro. titolo che non piaceva affatto a nessuno dei due, un nome terribile
Poiché sto leggendo un meraviglioso poema di Georg già dal suono. “Gerädert”58  andrebbe meglio, almeno quanto al senso,
Trakl, benché con penne straniere, vorrei un po’ “prendermi se non proprio alla lettera.

100 101
Su questo libro ha annotato Cioran: originale “Je viens , je ne sais d’où”59 (quattro o cinque righe
se non erro), con il titolo ed anche i riferimenti necessari al
Sissi, Lei e... io, libro o alla raccolta da cui la poesia è tratta? La ringrazio
una Trinità fondata sulla malinconia. anticipatamente. L’avrei fatto da me, ma sono vittima del
E.M. Cioran turismo, e non ho più il coraggio di visitare una biblioteca.
Parigi 19 settembre 1982 Oggi pomeriggio ho trascorso un paio d’ore al cimitero
protestante, dove è seppellito Keats. Parto ora per Firenze e
Venezia. Non ho alcuna voglia di ritornare a Parigi.
In quel periodo, mio figlio Leontin aveva imparato a scuola un
E Lei? Come è andata a Francoforte?
vecchio detto, piuttosto noto in Germania. Anche Cioran si accorse
[Ero alla Fiera del Libro con Günter Schulte, in occasione
di conoscerlo, sebbene non alla lettera:
della presentazione del suo libro su Nietzsche, Ich impfe euch
mit dem Wahnsinn 60].
Non so da dove vengo Carissimi saluti
Non so chi sono
Suo C.
Non so dove vado
Mi meraviglio, di essere tanto allegro.

È singolare che non avesse menzionato Shelley, il suo poeta prefe-


Il filosofo francese Clément Rosset, con il quale allora Cioran
rito sopra ricordato, che pure è seppellito in quel cimitero stupendo,
era in corrispondenza, aveva terminato un saggio con quel detto.
lontano dal mondo (cimitero acattolico!)61 .
Il 30 settembre a Parigi, per lettera, chiese se l’amie allemande di
Cioran, dunque io, ritenesse veramente che il verso provenisse da
Angelus Silesius. – Fino a quel momento in effetti la pensavo così, La lettera successiva di Cioran risale a quasi un anno di distan-
tuttavia, indotta da questa corrispondenza, sono stata informata che za. Nel frattempo a Walter era succeduto Klaus, la cui villa in stile
si trattava di una frase molto più antica, incisa sulla pietra sepolcrale liberty, d’un bianco abbagliante e vicinissima a casa mia, da tempo
del Magister Martinus von Biberach, morto nel 1498. Cioran, che
era ormai stata virtualmente confiscata da Cioran e me, come casa
tutto ad un tratto si mise a viaggiare molto, nel retro della lettera di
dei sogni, quando passeggiavamo per Colonia. Con Klaus mi sono
Rosset mi scrisse:
recata più volte a Parigi, dove Cioran e Simone, entrambi ospiti
Roma, 10 ott. 1982 molto generosi, alla fine si lasciarono invitare in vari ristoranti e bar
di lusso. In tali occasioni, Cioran fu di nuovo chiamato ad esaltare
Cara Friedgard, il suo passato nei bordelli, condividendolo questa volta con Klaus.
Rimane memorabile il modo grazioso in cui Cioran, quasi danzando,
Devo chiederle un grosso favore. Potrebbe inviare diret- chiacchierava animatamente accanto a Klaus, un uomo d’affari alto
tamente al filosofo Clément Rosset, che vive a Nice, la poesia quasi due metri, in reciproca ammirazione pur nella loro diversità.

102 103
D’altronde Cioran si mostrava estremamente preoccupato per la compresa la portinaia, sono andati via. Una sensazione
mia brutta cera. Di continuo mi esortava a vivere in modo più sano e strana. M’immergerò in un’orgia di Brahms. Spero che
a conservare meglio la mia vita. Dapprima mi prendevo gioco delle durante questa stupida estate Lei non abbia troppi accessi
sue preoccupazioni eccessive, ma a poco a poco ho capito che, in di scoraggiamento.
qualche modo, erano in relazione con la sua premurosa generosità De tout coeur
nei confronti di tutte le persone. Suo C.
Un mio conoscente una volta venne derubato a Parigi e Cioran,
senza neanche conoscerlo, spontaneamente gli offrì subito un centi- Una cartolina da Toledo, spedita in busta:
naio di franchi e non volle assolutamente riaverli indietro, tanto che
solo attraverso grandi sforzi si riuscì, in seguito, a restituirgli il denaro. Toledo, 18 ottobre 1983
Benché fosse piuttosto parsimonioso con se stesso, non aveva alcuna
remora nello spendere i soldi, per cui spesso gli era molto difficile Nella casa museo del Greco abbiamo trovato un tedesco
porre un freno alla sua liberalità, lui, che aveva conosciuto così bene che, appena entrato, ha esclamato: “È proprio forte”. Simone
la povertà e per tanto tempo era stato mantenuto da Simone (sono il
ed Io abbiamo riso: parla come Leontin!
suo Jules). Ad ogni modo, era assolutamente contrario ai doni, come
Volevamo andare in Andalusia, ma stavolta Toledo ci ha
mazzi di fiori o simili. Una volta che portai un bouquet a Simone lo
sedotto e siamo rimasti qui. – Come è andata a New York?
considerò un rito insensato, per quanto ammettesse di avere un debole
Bello come qui?
per l’assurdo, tanto da poter scrivere nel modo che ha fatto.
Tornare a Parigi è assurdo. La Spagna avrebbe dovuto
essere la mia patria.
Ad un certo punto del 1983, apparve sul Neue Zürcher Zeitung
Tanti cordiali saluti
una foto che scattai a Cioran nell’estate 1981 al Luxembourg, in
occasione di quella sua scenata di gelosia. Mi scrisse la parola “Ma- Suo Cioran
dame”, con affetuosa ed ironica stima, per definirmi una “grande [aggiunto da Simone:]
fotografa”: Amitiés
Simone

Parigi 23 luglio 1983 Il 27.11.1984 scrissi una lettera a Simone e Cioran, in cui
parlavo con entusiasmo del film di Miloš Forman, Amadeus.
Chère Madame Thoma – Nella missiva scrivevo:

Forse non ha ancora ricevuto la mia, cioè la sua foto. Un Secondo me è meraviglioso il rapporto del regista ver-
gran successo; molte persone mi hanno chiesto: chi l’ha so il genio di Mozart: Forman è Salieri, nel riconoscere la
fatta? Per fortuna l’articolo è degno di un tale capolavoro grandezza di Mozart e al contempo la propria mediocrità.
fotografico. Sono solo in questo palazzo. Tutti gli inquilini, Tutti i mediocri vogliono distruggere la grandezza per essere,

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infine, perdonati. Ed ugualmente Forman con l’interprete stesso dicasi per la maggior parte degli attori, tranne Salieri
di Amadeus, Tom Hulce, che malgrado tutto trovo valido. che è abbastanza bravo, benché non abbia alcuna profon-
Anche per questo motivo il film si conclude con il gesto del dità ed assomigli spesso al «traditore» convenzionale. Si
perdono (in manicomio, però...). tratta di un film per «la grande massa», come giustamente
Comunque sia è un film elitario – per la grande massa – ha notato. Il finale, invece di essere straziante, è d’un kitsch
ed è proprio questo lo straordinario. tragico. La storia del Requiem, su cui ho letto molto, è
Voglio solo darle un assaggio della tecnica di montag- sbagliata. Ieri un compositore americano mi ha detto che
gio: il padre di Mozart, Leopold, apprende per lettera del un film del genere sarebbe accettabile solo in lingua tedesca.
matrimonio del figlio con Constanze, accartoccia il foglio L’inglese, nella pronuncia yankee è insopportabile e suona
bianco, mentre il gesto delle mani chiuse viene bruscamente come un’offesa.
troncato da un preciso taglio filmico. Nella scena successiva, ... E tuttavia non mi sono affatto annoiato. Il movimen-
un branco di cervi bianchi si disperde in fuga. La caccia to, la frenesia, la successione caotica delle scene, danno per
imperiale ha inizio. tutto il tempo l’illusione della tensione. Qui a Parigi è un
In seguito, quando Amadeus apprende della morte del successo addirittura enorme. Non ero nella situazione e
padre, il Super-Io inizia a divorarlo: la musica della risurre- nell’umore giusto per poter esprimere un giudizio obiettivo
zione del Commendatore nel Don Giovanni – non percepita sulla «produzione».
prima – diviene improvvisamente udibile. Riceviamo visite pressoché ogni giorno. Siamo stanchi
Ancora: le grida della suocera di Mozart, sfumate nell’Aria e al tempo stesso indignati. Simone lavora in cucina tutto
della Regina della Notte (scenografia à la Schinkel!). Infine, il giorno ed io mi esaurisco nelle vesti di fanfarone. È mai
nei titoli di coda, risuona la seconda parte del Concerto per vita questa? Siamo prigionieri e purtroppo non possiamo
Pianoforte in La maggiore e il pubblico rimane incantato trascorrere il periodo natalizio fuori dal nostro carcere. La
nel buio del cinema… un tormentone, sicuramente, ma ce ringraziamo per l’invito e l’abbracciamo entrambi.
ne fossero! Suo Cioran
L’abbraccio molto affettuosamente, la penso spesso e
vorrei tanto che si decidesse a venire un paio di giorni da
me, nella quiete del periodo natalizio. Qui è molto bello. Secondo Cioran molte traduzioni erano inaccettabili: non poteva
dunque tollerare, ad esempio, l’Amleto in francese ma solo in inglese
Cioran risponde:
o, al massimo, in tedesco. Riteneva che se Shakespeare avesse saputo
Parigi, 9 dicembre 1984 scrivere in tedesco, avrebbe composto quest’opera in lingua. Cioran
Cara Friedgard, stesso si rammaricava di essere troppo vecchio, ormai, per comporre
in tedesco.
mille grazie per il suo brillante elogio di Amadeus, con il Ne amava la flessibilità con cui si potevano creare concatenazioni
quale non mi trovo completamente d’accordo: la figura di e sostantivazioni; ma soprattutto il suono della lingua tedesca.
Mozart è falsa e superficiale, irreale come una marionetta; lo Ogni volta che andavo a trovare entrambi a Parigi, Simone

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preparava qualcosa di squisito: ostriche, salmone, verdura varia, Cioran si lamentava sempre più delle visite frequenti che riceveva
dessert, abbinati a vini eccellenti, cosa che doveva logorarla alquanto, a casa. Allora non gli credevo molto; al contrario, lo invidiavo, a
come risulta nell’ultima lettera. Tuttavia era impossibile invitarli al causa di tutte le personalità eminenti che andavano a parlare con
ristorante (vi riusciva solo il facoltoso Klaus, ma con grande fatica). lui: sì, addirittura lo rimproveravo spesso (al telefono): «Chi può
Comunque Simone era sempre una conversatrice affascinante ed vantare alla sua età un numero così alto di visitatori?» La maggior
intelligente, estremamente colta e con molto humour (che indiriz- parte dei suoi coetanei viveva sola e in disparte. A questo proposito
zava pro o contro Cioran) dotata di una spiccata sensibilità per la gli mossi pure la critica di aver coltivato la sua solitudine per molti
musica, la letteratura e altri piaceri materiali e spirituali. Una volta anni. Sebbene avesse sempre vissuto una relazione di coppia, si osti-
ha tirato fuori un libro d’immagini su Louise Brooks, la sensuale nava a dar valore alla sua individualità. Alle interviste e alla maggior
interprete di Lulù nel film muto di G.W. Pabst (Il vaso di Pandora, parte degli inviti si presentava solo. Soltanto ora, negli ultimi anni
1928). Tanto Cioran che Simone sostenevano fermamente che le della sua vita, accettava volentieri che Simone partecipasse ad eventi
mondani, cui lei tra l’altro, non dava alcun peso.
assomigliassi (ero già contenta che non dicessero: esattamente tale
Consideravo false le sue lagnanze riguardo alle visite troppo nu-
e quale!), quindi mi regalarono il libro. A casa scoprii che vi era una
merose. Solo adesso poteva gioire della gloria tardiva, che si era gua-
dedica personale dell’autore a Cioran (Pour E. Cioran ces images de
dagnato amaramente: doveva smetterla, finalmente, con la civetteria
LA femme aimée...). del lamento. In qualche modo ci stavamo affiatando l’uno con l’altra:
Nell’estate del 1985 mi recai in viaggio a Corfù, cui Cioran fa lui amava le mie aggressioni ed io le sue lamentele.
riferimento nelle breve lettera successiva (sorprendentemente però Nonostante tutto, Cioran divenne per me sempre più un amico
non parla affatto della “nostra Trinità con Sissi” – forse, perché c’era paterno, pieno di malinconico umorismo. Amavamo ancora le lun-
Simone?) ghe passeggiate per Parigi, tenendoci saldamente per mano con passo
uguale, camminate interrotte di tanto in tanto da una mia incursione
Corfù, 6 ott. 1985 al bar, dove lui beveva del té ed io vino o champagne. Il suo timore
per il mio alcolismo era scomparso o nascosto. Forse riconosceva
Cara Friedgard,
che, a livello sociale, non sarei potuta cadere più in basso?
Come vede, siamo sulle sue tracce. L’isola ci piace, ma Egli stesso era invitato ad iniziative sempre più prestigiose –
Atene è stata una delusione. Per giunta ho avuto vari impegni
e poi mi chiedeva: «A proposito, cosa ne pensa di Ernst Jünger? Un
incantevole conversatore molto amato in Francia» – Io: «Ma anche
“culturali”: interviste, conferenze, conversazioni, ricevimenti
un letterato di terra e sangue, che a Parigi, affacciato su un balcone
ufficiali. – In Italia abbiamo fatto una scoperta: conosce
in ferro battuto, beveva il suo bicchiere di Bordeaux, mentre fuori
Lecce, nel Sud, non lontano da Bari? Una città incantevole.
venivano eseguite sentenze di morte”. Lui: «Sì, sì».
Speriamo di parlarne con Lei all’inizio di novembre.
Oppure: «Raddatz mi ha visitato nuovamente – si fanno delle
Molto cordialmente Suo Cioran chiacchierate spiritose con lui». Ed io, vipera: «Dunque, non l’ha
importunato coi suoi problemi di affitto o le sue ammiratrici stan-
Je vous embrasse
che di vivere». Cioran era talmente divertito dalle mie frecciate da
Simone riderne di gusto. Dove avrei trovato un altro amico simile?

108 109
All’inizio di febbraio 1987, Cioran venne a Colonia per una foto, somigliasse sempre più ad un incrocio tra il conte Dracula –
breve visita e la sera stessa ripartì per un’intervista o una conferenza, che almeno aveva una certa attinenza con la terra d’origine – e il
non ricordo dove. Conservo una foto di noi due sotto i vecchi libri Dr. Caligari. In altre parole, aveva perso una volta per tutte la sua
del mio prozio vescovo, scattata da Dolores (Lola), la mia anziana innocenza di modello. Lo si può notare nelle fotografie scattate in
governante, un’inquisitrice spagnola già allora oltre la sessantina. occasione del suo compleanno, l’8 aprile 1988.
Invece di continuare le pulizie, iniziò subito a conversare in spagnolo Un altro giorno, mentre passeggiavo con lui verso il Panthéon,
con Cioran, ed io rimasi stupita nel costatare come riuscisse a pa- ci trovammo davanti l’hotel Brésil, proprio l’albergo in cui aveva
droneggiare – in qualche modo – anche quella lingua, abbastanza
alloggiato Sigmund Freud e dove Cioran, nel 1981, aveva prenotato
in ogni caso da sostenere un’animata chiacchierata con lei. Natu-
una camera per me, quando festeggiai con lui il mio compleanno.
ralmente Lola rimase a cena e da allora ha sempre chiesto notizie di
quell’uomo incantevole. Davanti all’entrata dell’albergo, nel chiedermi se Cioran ricordasse
quell’appassionato episodio dell’autunno della sua esistenza – nel bel
mezzo di una conversazione con un conoscente che avevamo appena
Parigi, 18 agosto 1987
incontrato – i suoi occhi balenarono d’una luce intrigante, sicché
Cara Friedgard, non ebbi più alcun dubbio, riguardo l’esattezza dei suoi ricordi su
tutto quanto vi era avvenuto.
Come vede, Lei è diventata una celebre fotografa. Peccato
solo che non sia stata scelta l’altra foto, ad ogni modo mi Parigi, 6 maggio 1988
hanno rimproverato di apparire troppo giovane [Si trattava
Cara Friedgard
di nuovo delle foto del 1981 al Luxembourg].

Peccato anche che Soglio sia così lontana. Ho provato
Grazie mille per le tre foto. Più di tutte mi piace quella
più volte a raggiungerla telefonicamente, tutto inutile.
in piedi; nelle altre sembro gobbo e lascivo. Simone, al con-
La saggezza, infine. Non faccio più progetti e non scrivo
trario, appare più normale di me.
più ormai. Quindici libri, quindici cadaveri – bastano.
Mio fratello è stato qui con sua moglie per una settimana.
Se non sbaglio, Lei conduce ancora una vita avventurosa.
Adesso sono di passaggio in Germania, tuttavia più a lungo
Come l’invidio!
che a Parigi. Due nature completamente opposte: lei parla di
Saluti affettuosi
continuo, lui quasi sempre taciturno, interiormente distrutto.
Suo Cioran Tante grazie ancora per le foto.
Saluti affettuosissimi.
Da quando Richard Avedon l’aveva ritratto a Parigi (alla fine del Suo Cioran
1986 o all’inizio del 1987, in un servizio pubblicato nel n. 10 della [in aggiunta]: Impossible de nier devant les photos que nous
rivista Egoiste), Cioran non era più in grado di apparire naturale étions heureux de vous retrouver – Merci –
nelle foto. Sosteneva che Avedon gli aveva raccomandato di tenere Je vous embrasse 62
sempre gli occhi spalancati, ciò comportò che da quella volta, nelle Simone

110 111
Non copiavo più le mie lettere ed ho trovato anche pochi appunti Nessun piano per l’estate. Rassegnazione e Dieppe.
di diario. Così si spegne la vita. Evidentemente però, avevo inviato Saluti affettuosi
spesso delle foto, cui Cioran fa riferimento ancora. Suo Cioran
Intanto lessi Il mostro di Ulrich Horstmann e rimasi senza fiato, Il faut revenir à Paris... nous ne bougeons plus.
non solo per il brillante pensiero, ma anche per la suddivisione in due Je vous embrasse 63.
fondamentali visioni del mondo, in particolare il trattato sul senso
della vita mi aveva così entusiasmato, che gli scrissi. Tanto più che il Simone
suo libro conteneva un capitolo su Cioran, dal quale si deduceva una
pressoché illimitata ammirazione da parte dell’autore, altrimenti In luglio/agosto tornai di nuovo a Soglio, dove anche Nicolas si
così tagliente nella critica. Alcune settimane più tardi ho ricevuto mostrò spregevole. Scrissi a Cioran e Simone di un episodio comico
la risposta, insieme ad una sua bella traduzione di brani tratti da tra Nicolas e la sua nuova, giovanissima fidanzata, Ortrud. Una zan-
l’Anatomia della malinconia di Robert Burton. zara le era volata nel bicchiere del vino, e lei ne fu talmente disgustata
Naturalmente ne ho parlato con Cioran, al quale il libro Il mostro da non voler più bere, anche dopo aver scacciato l’animale; stava
era già noto, attraverso lo Spiegel o altre fonti.
perciò vuotandolo, quando Nicolas volle costringerla ad ingurgitare
proprio quel liquido, come segno del suo amore per lui. Se ricordo
Parigi, 15 giugno 1988 bene, ho inveito tremendamente contro Nicolas, esortando la ragazza
alla resistenza. Ortrud tuttavia si mise a strillare, e un fabbricante di
Cara Friedgard, coltelli di Solingen – unitosi a noi insieme alla sua graziosa ragazza
con un braccio solo – approfittando della confusione, accarezzò la
Mille grazie per la Sua lettera e le foto ben riuscite. Sem- mia gamba nuda, il che causò ulteriore agitazione, tanto che versai
bro più sano di quanto non sia in realtà. Qualcosa si è rotto il vino di Ortrud sulla sua mano o giù di lì. Credo di non aver op-
in me e non so cosa sia (i medici nemmeno). Forse l’età ne è portunamente citato il fabbricante di coltelli nella lettera a Cioran,
l’unica responsabile. Ho considerato sempre una vergogna tuttavia sono ancora in possesso di un coltello da cucina, molto utile,
invecchiare. dalla sua officina di Solingen.
Alla fine di maggio Simone ed io siamo stati tre giorni
ad Amsterdam. Sono stato invitato dall’Istituto francese. Parigi, 20 agosto 1988
Il tempo era magnifico e la città incantevole. Sono dovuto
rientrare a Parigi, altrimenti avremmo potuto farle visita. Cara Friedgard,
Sono quasi… 50 anni che provo a leggere Robert Bur-
ton. Impossibile. Ma il titolo, il più bello che ci sia – mi ha Le Sue impressioni di Soglio mi sono piaciute, special-
affascinato. mente le scene con i tre eroi: Nicolas, Ortrud e la zanzara.
Kieseritzky mi ha mandato Il libro dei disastri. Indub- Quindi qualcosa di simile si può provare solo in posti bellis-
biamente è dotato di notevole humour e finezza. simi: il grottesco ed il sublime stanno molto bene insieme.

112 113
Parigi è molto gradevole in agosto: gli indigeni sono Parigi, 7 aprile 1989
via. I turisti sono molto più sopportabili, ben più ingenui
e sciocchi. Tutto sarebbe stato perfetto. Purtroppo ho fatto Cara Friedgard,
una scoperta: ho 77 anni. Sono veramente troppi. Sono un
uomo finito. Un nuovo genere di stanchezza si è impadronito La ringrazio per il saluto dal paradiso. Non so se Lei è
di me. Leggo ancora molto, ma non scrivo più. Qualcosa si ancora lì o se ho decifrato bene il suo indirizzo. Sono con-
è rotto in me. Per fortuna posso ancora ridere. Dunque, la tento che stia bene.
cosa più importante sopravvive… Il mio primo libro in rumeno è appena uscito in tradu-
Saluti di cuore zione tedesca. Devo mandarglielo? Meglio di no, poiché
Suo Cioran potrebbe deprimere persino un elefante.
Deve assolutamente rimettersi in salute. Vale la pena di
vivere, non fosse altro per le sorprendenti delusioni cui si an-
Innanzitutto però, divenne chiaro che qualcosa in me si era rot-
drà incontro. Non ho sentito nulla del suicidio di Hermann
to. Alla fine di agosto avevo scoperto di avere un cancro. Sei mesi
Burger. – Cerchi sempre di conservare il suo sorriso.
d’irradiazioni e chemioterapia mi portarono ad una vita comple-
Simone ed io le facciamo i migliori auguri. Le ordiniamo
tamente diversa, in quel periodo Cioran chiamava spesso. La sua
di rimanere in ottima forma.
prima reazione fu: «Lei ha qualcosa di così vigoroso e sano in sé, Cordiali saluti da entrambi.
su cui può contare. Deve puntare sulla sua buona tempra di base». Suo Cioran
Quindi nessuna istigazione al suicidio, potrebbe ancora accadermi
e sarebbe ora del tutto fuori luogo.
Nel febbraio 1989, nello stesso giorno in cui finì lo strazio della In effetti era necessario che non dimenticassi di ridere, sebbene
chemioterapia, seppi della morte o del suicidio di Hermann Burger. in quel periodo avessi conosciuto ciò che temevo. In giugno feci
Sempre solo perdite. Niente più vittorie – eppure, i miei capelli sono visita a Cioran, il quale, avendomi frequentato quando portavo i
ricresciuti, molto folti per l’esattezza, ricci persino, come non li avevo capelli lunghi, non si mostrò scioccato nel vedermi con un taglio
più dai tempi dell’asilo. Nonostante tutto. molto corto. Al contrario, lui e Simone mi fecero dei complimenti
incoraggianti, ed in cambio scattai loro delle foto stupende; egli,
Andai poi da un amico scrittore che – probabilmente a causa del
temendo di raffreddarsi, malgrado la notte calda, si era avvolto uno
prezzo più basso delle sigarette – viveva allora nelle Canarie, sull’isola
scialle in testa, tanto da farlo somigliare a Lawrence d’Arabia, almeno
di La Palma. Un inferno della fecondità, come l’ha chiamata Niels. in foto. Inoltre si mostrò tenero e preoccupato per la mia salute, a
Conoscevo solo il titolo d’un libro, appena pubblicato, su quell’isola: maggior ragione in quel momento.
Ancora un maledetto giorno in paradiso. Mi sono detta quindi: quattro In agosto, uno dei miei medici mi portò con sé a Bayreuth,
settimane... prima di poter finalmente ritornare… Una lettera che dove l’ultima volta insieme a Klaus, nel 1983, avevo sopportato
Cioran m’inviò là, non è arrivata. Più tardi, dopo un lungo giro, la il Tristano e il terribile Parsifal, a 40° o forse 50° Celsius.
ricevetti da Parigi. In quel periodo Cioran aveva gravi problemi di Quella volta vedemmo tutto l’Anello (una pessima messa in scena
cateratta e in seguito fu operato. di Harry Kupfer – non conoscendo quelle, di gran lunga peggiori,

114 115
degli anni a seguire) ma grazie a Dio, in una birreria conoscemmo All’inizio di ottobre traslocai – e ricevetti quindi la penultima
i musicisti dell’orchestra, che ci raccontarono alcuni piacevoli lettera di Cioran.
aneddoti su Barenboim. Ad esempio, nella conchiglia in cui era
infossata l’orchestra, faceva talmente caldo che Barenboim diresse Parigi, lunedì [Autunno 1989]
praticamente in mutande e alla fine, al momento degli inchini, in
tutta fretta dovette prendere a prestito, da un membro dell’orchestra,
Cara Friedgard,
un frac che proprio non gli andava. Naturalmente riferii tutto ciò a
Cioran, così come dell’incontro con Hans Mayer, che ogni volta mi
scambiava per un’attrice, come già accaduto a Soglio. Questi pen- Ho prenotato una stanza per due persone all’Hotel Raci-
sava che noi dovessimo trovare buono il Ring per il solo motivo che ne. Mi è stato detto che sarebbe opportuno Lei confermasse
Harry Kupfer, un tempo, era stato suo allievo e che solo a Bayreuth per telefono o per iscritto.
si potesse ascoltare la buona musica di Wagner. Temo che quel trasloco infernale abbia indebolito il suo

stato di salute. Non dimentichi che ogni sforzo può avere
piccole o grandi conseguenze. L’essere prudenti, egoisti, un

poco vili e senza cuore – tutto ciò è indispensabile alla salute.
Parigi, 28 agosto 1989
Con i miei più cordiali saluti
Cara Friedgard, Suo Cioran

L’ho chiamata più volte ma a quanto pare, a causa di


Bayreuth, era irraggiungibile. Ero stato là per la prima e unica Simone continuerà a scrivermi, mentre Cioran si limiterà a scri-
volta nel 1934! Ho reagito come Lei: un misto di stupidità bacchiare ormai, solo brevi ma amabili notazioni. Nell’ottobre del
e maestosità (molto tedesco!) 1990, visitai Cioran con degli amici ginevrini, che vollero invitarlo
La mia lettera africana [del 7 aprile] mi è stata rimandata con Simone a La Coupole. Lui confuse i due ristoranti e si diresse con
indietro solo adesso! Simone al Dôme, ma riuscii ad intercettarli in mezzo al Boulevard
Saluti particolarmente affettuosi Montparnasse.
Suo Cioran
Passeggiammo ancora per Parigi, mano nella mano. Scattai delle
foto a Cioran in un autunnale Jardin du Luxembourg, il suo posto
[Simone aggiunge :] preferito, con i prati pieni di fiori, e davanti alla porta di casa sua pro-
prio mentre cadeva il sole; chiese ad una studentessa di fotografarci
J’espère que Bayreuth vous a réussi: intesiv Musik Behand- insieme. Mi afferrò la mano – e insieme l’anima: era già un addio.
lung! Il 3 dicembre 1990, Simone ringraziò in francese per le belle foto-
Je vous embrasse. Ein Küss auch für Leontin 64. grafie e mi inviò alcune istantanee in cui tutti e tre eravamo insieme.
Inoltre Cioran, che era appena rientrato dall’ospedale dove si era
Simone sottoposto ad un intervento agli occhi, scrisse sul retro della lettera:

116 117
Cara Friedgard,

è avvilente essere ammalati. Ma l’esistenza stessa è avvi-


lente. Penso con piacere al suo splendido fascino.
Avec mon amitié de toujours65 
Cioran

Prima del suo ottantesimo compleanno, l’8 aprile 1991, spedii a


Cioran la mia traduzione del suo aforisma a me dedicato (il sestetto
di Brahms). Rimase molto colpito dalla trasformazione di “deux
êtres” con “noi due”. Mi accorgo ora che Cioran stesso non l’avrebbe
mai formulato in modo così personale, se si fosse trattato solo della
sua arte aforistica – una lieve paura o viltà, davanti alla soggettività
rivelatrice? Per questo le sue confessioni così personali nelle lettere
del 1981 mi sono sembrate assolutamente uniche, poiché negli afo-
rismi ed anche nelle lettere successive a me indirizzate, ricondusse
stilisticamente tutto ciò che vi è di personale ad un eccentrico luogo
comune. – L’ultima parola dell’aforisma di Brahms è “la mort”, e
purtroppo la traduzione ufficiale 66 , nel finale non riesce a rendere
la cadenza ritmica. Cioran notò subito che anch’io concludevo con
“morte”, come ultima parola.

In occasione dell’ottantesimo compleanno, andai di nuovo in


rue de l’Odéon con quell’amica che mi aveva accompagnato, esat-
tamente dieci anni prima, al mio primo incontro con Cioran. Uno
stupendo mazzo di fiori dell’ambasciata rumena riempiva tutta la
stanza. Come al solito, l’aspetto di Simone era meraviglioso ed era
felice di cenare con noi Chez Julien, il ristorante stile liberty di fronte
a l’Ile St. Louis, sulla riva destra della Senna. Quando facemmo por-
Al tramonto, gli ultimi raggi di sole illuminano il portone nero-verde al tare la torta con le candeline Cioran, tra lo sbalordito e l’impietrito,
21, rue de l’Odéon. Anche per Cioran incombe l’ora del crepuscolo… osservò quell’oggetto fiammante. Gli scattai una foto davanti al dolce.

119
Di ritorno, in rue de l’Odéon 21, nello specchio leggermente ap- Festeggiai insieme a Simone e Cioran il San Silvestro 1991/92.
pannato del negozio accanto, scoprimmo una dedica con il rossetto: Annotò su un bigliettino, per ricordarsi degli appuntamenti:
Bonne anniversaire. Lì Cioran restò ancora sconcertato, con Simone
tranquilla, accanto a lui. Rimane un’enigmatica fotografia di riflesso… 5 heures devant la porte

oppure:

Direction Clignancourt, Gare du Nord 13 h 20 train de Cologne.

Nonostante lo pregassi di non venirmi a prendere, Cioran partì


e non mi trovò, aspettando per ore in stazione con un freddo gelido.
Simone ed io rimanemmo sbalordite. Quella sera invece – ancora
una volta Simone cucinò meravigliosamente – dopo un bicchiere di
champagne tutto scorreva bene, e conversammo lievemente animati,
fino a tarda notte. Lui parlò prevalentemente in francese; al tedesco,
che amava così tanto, tornava solo quando eravamo insieme. Bella la
fotografia di Cioran, dietro lo champagne rosé.

Una volta sopra, saliti a casa, mi donò la nuova edizione francese


del suo Sommario di decomposizione. Scrisse all’interno:

8 Avril
0.30 1991
San Silvestro 1991/92.
Eternelle Merde De la résignation ou fin de partie:
de la part de… Merde “La desolazione che esprimono
XX< gli occhi del gorilla.
ça c’est moi67 Un mammifero funebre.
X Io discendo dal suo sguardo”
(MD, p. 1245).

120 121
Il 19 ottobre 1992, con una bella giornata, passai a prendere il posto giusto. Improvvisamente si stupì di non trovare alcun segno
Cioran e andammo al Luxembourg, il suo giardino. Non riusciva sulla pietra. Sulle prime non capì bene e citai stupidamente Höl-
più a ricordare l’aforisma sulla castagna, con cui tutto ebbe inizio, e derlin: “Un segno siamo senza significato”, ma poi divenne chiaro
neanche il luogo in cui il frutto si era spezzato davanti ai suoi piedi, che era proprio il suo nome, quello che stava cercando sulla lapide.
con quello schianto da scuotere l’animo. Mi trascinò via sorpren- «Cioran, il nome verrà solo più tardi. Questo privilegio deve ancora
dentemente inquieto, voleva dirigersi al Cimitero di Montparnasse. acquisirlo». Si accasciò quindi sulla pietra, ridendo forte e dispera-
Sul marciapiede trovai un grande scialle di Cacharel, che qualcuno to, battendosi una mano sulla fronte. Una donna grassoccia, che
doveva aver perso. Cioran voleva che lo lasciassi lì, invece lo raccolsi armeggiava intorno alla tomba accanto, alzò gli occhi sospettosa,
e lo portai via. Questo sembrò divertirlo, tuttavia mi trascinò ancora di certo aveva già tratto sgradevoli conclusioni, avendolo sentito
verso il mio cimitero preferito. Non mi aveva mai spinto così tena- urlare. In ogni caso ora erano stampate sul suo volto. Al contrario,
cemente da qualche parte. la ragazza bionda e adorna di gioielli d’oro, imperturbabile con la
Ciò che presentivo solamente, divenne certezza: Cioran era alla sua piccola scopa, voleva spazzar via qualcosa d’inesistente. Forse,
ricerca della propria tomba. Simone infatti aveva acquisito un posto se non già la morte, l’intero autunno.
per entrambi nel cimitero di Montparnasse. Conosceva la direzione: Andammo verso la monumentale colonna di Sainte-Beuve, situata
dall’ingresso principale a sinistra, passando davanti alla tomba della lì vicino. Non c’è alcun corpo, al suo posto è stata eretta una colonna
sventurata Jean Seberg, poi a destra nel piccolo sentiero tra i sepol- culminante in un mezzobusto con l’espressione da misantropo, ed
cri. Volteggiava intorno, frettoloso e traballante, cosicché quella un lungo drappo che avvolge la colonna si dispiega sopra la lapide,
volta fui io a preoccuparmi, facendo attenzione che egli non cadesse. attorno al suo nome... Riprendemmo poi la via principale in dire-
In principio avevo fatto dello spirito: «Cioran, ora Lei a Parigi è zione della tomba di Baudelaire, dove Cioran si trattenne a lungo,
diventato anche proprietario terriero». E lui: «Meglio visitare la perché voleva esaminarne l’iscrizione: in alto si trova l’epitaffio del
propria tomba prima di morire che dopo». Mi innervosivano i viottoli Generale Aupick (trovo ridicolo che Baudelaire sia stato inserito lì
stretti tra le lapidi appuntite, le croci e le targhette, in quanto Cioran, tra il patrigno e la madre), ad alta voce infine lui ne lesse il nome:
sebbene mantenesse un ritmo veloce, inciampava di continuo, senza Charles Baudelaire. «Era un grande poeta», aggiunse sottovoce.
che mi riuscisse di afferrarlo. «Aspetti un po’, non cada in mezzo alle In cammino verso l’uscita, Cioran volle leggere ed esaminare ogni
lapidi, non è poi così importante, ha ancora tempo per trovare la sua nome su tutte le lapidi. Passata la tomba di Sartre, riuscii infine a
tomba». Davanti ad uno splendente e pomposo monumento, una trascinarlo verso il Métro Raspail, portandolo quasi a forza in strada;
biondina formosa rivoltava continuamente la terra con una piccola aveva una paura tremenda di finire sotto le auto. Nel metrò rimase
bacchetta, costruita forse per quello scopo. in assoluto silenzio, tenevo la sua mano fredda meravigliandomi di
Là Cioran si fermò davanti ad una lapide di granito grigio, posta quanto fosse calda la mia.
a livello del suolo. Era quasi sicuro che quella pietra senza nome Cioran sottolineò che a Parigi mi orientavo talmente bene come se
fosse la sua, e abbaiò due volte, furente e minaccioso, verso la tomba. vi fossi di casa. Ed io: «Lo sono grazie a Lei». Era commosso, aveva
Due urla tenebrose e spaventosamente inattese, uscirono dalla sua capito. Lo accompagnai alla porta, digitando per lui la combinazione
bocca, simili ad un autentico latrato. di cifre sul grande portone del palazzo, che da qualche tempo rendeva
Ad ogni modo rimaneva sempre agitato, incerto se quello fosse impossibile agli estranei di giungere finanche alla portineria.

122 123
Quando arrivai a cena, Cioran aveva già raccontato a Simone la
nostra esperienza al cimitero. Del resto, probabilmente, aveva trovato
la tomba sbagliata. Era lo stesso. Simone non smetteva di ridere, per
via della ricerca del nome.
In seguito parlammo di Paul Celan, la cui traduzione della gran-
de opera prima, Précis de décomposition, non soddisfaceva Cioran,
sebbene io la trovassi migliore, meno “manieristica” di tante altre
traduzioni tedesche. Cioran riteneva di aver sempre messo in guardia
Celan. Non era chiaro da cosa: dal suicidio, forse?
Per l’ultima volta prendevo parte ad una discussione alla quale
Cioran partecipò. Commentò con un “Bravo” le mie opinioni sull’ul-
tima poesia di Georg Trakl, Grodek, che reputavo la migliore di tutte
(in particolar modo superiore alla Todesfuge, di cui cito alcuni versi,
mettendoli in relazione all’ultimo testo di Trakl). Mi accarezzò il
braccio. Quella sera, per l’ultima volta, fummo d’accordo.
Scribacchiò sul retro di una busta arancione, scritta da Simone il
27.10.1992, nello spazio sotto il mittente, S. Boué:

Lei è presente nel mio cuore.

Segue una parola illeggibile, un cerchietto, che sta forse per “Suo”,
ma sembrerebbe qualcos’altro; poi: Cioran.
Poiché la busta era incollata con il nastro adesivo, egli aveva scritto Autunno 1990. Cioran sente la vita scivolare via, con un gesto estremo vorrebbe
le parole mio cuore, il cerchietto e Cioran sul nastro. Ora le parole ancora trattenerla:“Mi afferrò la mano - e l’anima. Era già un addio”.
sono quasi sparite. Solo quasi...

124

... ein Mal gewesen zu sein, wenn auch nur ein Mal:
irdisch gewesen zu sein, scheint nicht widerrufbar.
(Rainer Maria Rilke, Die neunte Duineser Elegie)68

M entre scrivo e copio queste parole, l’elaborazione del lutto


toccata a Cioran negli anni ‘81 e ‘82, adesso sembra essere passata
a me. Ascolto tutti i brani musicali che mi ha indicato nelle sue
lettere. Mi soffermo sui caratteri della sua scrittura, che potrebbero
benissimo essere arrivati ora per posta. Ma la sua urgente passione,
l’ossessione fisica (posto che questa sia stata l’impulso), si è ora come
volatilizzata nella scrittura o, attraverso essa, è diventata qualcosa di
più delicato e triste.

Ho il terrore della fine, eppure la racconterò, così com’è,


senza andare oltre: l’epilogo, vale a dire il periodo fino al suo
crollo.
Il 5 marzo 1993, di mattina presto, Cioran cadde nella sua piccola
mansarda, forse sopra uno di quei gradini che mi indicava sempre
con premura, affinché non vi inciampassi. Per caso la domenica
seguente telefonai a Simone, la quale, molto agitata mi riferì che
era stato portato all’Ospedale Cochin, dove la gamba rotta gli era
stata operata e steccata. Siccome voleva alzarsi di continuo, lo si era
dovuto immobilizzare a letto. Quando gli feci visita al Cochin, trovai
fuori molte auto della polizia: era stato appena ricoverato Mitterand.
Nella stanza di Cioran, che all’inizio dovette dividere con un
altro paziente, incontrai Simone ed una loro conoscente. Quando
Cioran mi vide, si sollevò sul letto guardandomi fisso, come di fronte
all’obiettivo di Avedon. Poi esclamò perentorio, in tedesco, in modo
distinto e significativo, un po’ patetico:
Sono stato un grande cacciatore di donne.

127
Proprio quello che Cioran mi aveva scritto in una delle sue ultime Simone chiuse la lettera con uno scorcio sul suo piccolo balcone,
lettere: il grottesco ed il sublime s’accordano molto bene insieme! alto sui tetti di Parigi; da anni coltivava con grande cura alcune rose
Simone chiese subito il significato della parola “Frauenjäger” – ed altri fiori. In occasione della mia ultima visita, prima del crollo
chasseur de femmes? Si può dire... lo si può forse dire, in tedesco? di Cioran, mi ricordo come lei, furente e in lacrime, avesse litigato
Oscillammo tra riso e tristezza. – Era l’ultima frase coerente che con lui poco prima del mio arrivo. Aveva orribilmente tagliato, anzi
sentii da lui. In seguito provò ancora a parlare in tedesco, ma giunse fatto in pezzi una splendida pianta da vaso, per riportarla indietro,
solo a degli accenni, poteva forse iniziare una frase senza riuscire a passando per la stretta porta del balcone, fino all’appartamento della
terminarla, neanche in francese. vicina, che gliela aveva affidata perché se ne prendesse cura. Ed ora
Nelle visite successive – grazie all’aiuto di Jack Lang, venne tra- mi scriveva questa bella lettera piena di malinconia sulla terrasse toute
sferito in una camera singola nella Casa di Cura Broca – la sua situa- fleurie. Si seulement Cioran répondait aussi bien à mes soins que ces
zione non cambiò: frasi frammentate, ricordi istantanei, espressioni plantes autour de moi...: se solo Cioran rispondesse altrettanto bene
di riconoscimento. Una sera, dal vetro della sua finestra, vedendo il alle mie cure come queste piante intorno a me…
sole tramontare, recitai i versi di Hofmannsthal: Con la rottura della gamba, il suo spirito si spezzò definitivamen-
te, andando miseramente in rovina. Il fallimento è il punto principale
Und dennoch sagt der viel, der ‘Abend’ sagt, del mio programma, mi aveva scritto – ma sapeva cosa mai significasse
Ein Wort, daraus Tiefsinn und Trauer rinnt metterlo realmente in pratica? Lo seppe allora?
Wie schwerer Honig aus den hohlen Waben 69.
Di solito rimaneva profondamente sconvolto quando, al momen-
to di andarcene, non lo portavamo con noi. Naturalmente voleva
Allora guardò in alto, consapevole e disse “Sì”.
tornare a casa e, se avesse avuto un’altra abitazione, per esempio al
piano terra, più moderna e grande, ciò forse sarebbe stato possibile
Simone mi scrisse l’11 agosto 1993: – ma così? Simone vi si recava due volte al giorno, erano presenti
anche altri visitatori, in principio molti, poi sempre meno. Anch’io
La vie continue – se di una vita si può parlare. [Apportò andavo solo di rado, la sera poi, con Simone, cenavamo al ristorante;
questa variazione al brano preferito del mio piccolo stu- non ho più visitato l’appartamento, dall’assenza di Cioran. All’inizio
dio sulla camera di Cioran: se di un centro si può parlare. del luglio 1998, guardai da rue Delavigne (sul retro del domicilio 21,
E continuò:] rue de l’Odéon) verso l’alto, in cima al piccolo balcone abbandonato,
Facciamo il giro del giardino del Broca: Cioran cammina. pieno di tavole e materiale edile, senza neanche un fiore.
Procede bene e rapido. Prova a parlare, senza riuscire a trovare
le parole. D’improvviso va su tutte le furie – di recente mi ha
detto “con te, un dialogo è impossibile!”, oppure abbassa la testa Nella calda estate del 1994, Cioran non mi riconosceva più:
con una tristezza che mi strazia il cuore. In altri momenti riesce giaceva apatico e apparentemente assopito nel piccolo parco del
a formulare qualcosa di molto profondo e del tutto inatteso, “Broca”, accanto alle rovine di un convento, dove, col bel tempo,
quasi alla maniera del Cioran d’un tempo. veniva condotto da Simone sulla sedia a rotelle.

128 129
Presto Simone mi riferirà delle opere postume e del suo lavoro Note
a riguardo. Infine inizierà lei stessa l’opera, pubblicherà i Cahiers,
si comprerà una macchina da scrivere elettrica: mille pagine di
battitura.
Nel settembre 1997, dopo tutto il lavoro sulle opere postume, 1
Così recita per intero il passo della lettera di Kafka a Milena:
una volta tornata dalle sua vacanza balneare in Vandea – avant que «Un allievo deride poi un maestro che parla soltanto di morte: ‘Con-
le rideau ne tombe, prima che cali il sipario – avremmo voluto incon- tinuamente parli della morte, eppure non muori.’ ‘Eppure morirò.
trarci a Parigi. Ma ciò non accadde mai, poiché durante le vacanze, Vedi, sto recitando il mio ultimo canto. Il canto di uno è più lungo,
poco prima della pubblicazione dei Cahiers, annegò nell’Atlantico. il canto dell’altro è più breve, ma la differenza non può essere che di
qualche parola. Ciò è esatto e non è giusto sorridere dell’eroe che,
Durante la mia ultima visita al giardino del Broca, Cioran giaceva ferito a morte, giace sul palcoscenico e canta un’aria. Noi giaciamo
riverso all’indietro sulla sedia a rotelle, accanto al rudere. Arrivò lì e cantiamo per lunghi anni.’» cit. in FRANZ KAFKA, Lettere a
anche Marie-France, figlia di Ionesco, che era appena deceduto, se Milena, trad. Ervino Pocar, Oscar Mondatori, Milano,1979, p. 211
non sbaglio. Sarà lei – secondo il desiderio di Simone – ad organiz- (N.d.C.).
zare nel giugno del 1995 il funerale di Cioran: perché infine morì,  2
SA, p. 782 (T.d.C.).
due giorni dopo il mio compleanno. Non venne affatto seppellito  3
Ivi, p. 774 (T.d.C.).
come Werther (“Artigiani portarono la sua bara. Nessun sacerdote lo  4
Ivi, p. 747 (T.d.C.).
ha accompagnato” .) ma questa volta, collocato sotto la giusta lapide,  5
IEN, p. 1330 (T.d.C.).
secondo il rito ortodosso.  6
SA, p. 775 (T.d.C.).
 7
SA, p. 753 (T.d.C.).
La vita forse può essere difficile. La morte tuttavia potrebbe essere  8
«Il sestetto di Brahms. Solo la musica può creare una complicità
più facile, se ci si decidesse prima o poi per il suicidio. indistruttibile fra due esseri. Una passione è peritura, si consuma
Questo è il punto: quando lo si deve fare? come tutto ciò che partecipa della vita, mentre la musica è di un’es-
senza superiore alla vita e, beninteso, alla morte» (T.d.C.).
Cioran non l’ha fatto.  9
SA, p. 746 (T.d.C.).
 10
IEN, p. 1332 (T.d.C.).
 11
SA, p. 747 (T.d.C.).
 12
Ibidem (T.d.C.).
 13
Ibidem (T.d.C.).
 14
IEN, p. 1279 (T.d.C.).
 15
«Questo istante è sparito per sempre, s’è perduto nella massa
anonima dell’irrevocabile. Non ritornerà mai più. Ne soffro e non
ne soffro. Tutto è unico – e insignificante» IEN, p. 1294 (T.d.C.).
 16
Rivista letteraria tedesca (N.d.C.).

130 131
 17
Il passo su Tacito è pubblicato in E, p. 1464: «Tacito fa dire ad  30
Controcorrente (N.d.C.).
Ottone, deciso ad uccidersi ma persuaso dai suoi soldati a differire  31
SA, p. 809 (T.d.C.).
il proprio gesto: ‘Ebbene, aggiungiamo ancora una notte alla nostra  32
«Un solo essere vi manca, e tutto è spopolato»(T.d.C.).
vita’… Occorre sperare per lui che la sua notte non assomigliasse a  33
Cit. in E, p. 1443 (T.d.C.).
quella che ho appena trascorso» (T.d.C.).  34
«III/Ahimè! Per me non c’è più speranza né salute / Né pace
 18
Uno scetticismo appassionato (N.d.T.). interiore o tranquillità intorno/ non c’è quella ricchezza traboccan-
 19
Più tardi mi spiegò che aveva inserito quella lettera “M” te, /che ha trovato il saggio in meditazione – e che cammina con la
semplicemente nel senso di essere umano. Lui stesso non ha alcun corona della gloria interiore –,/ Né fama, né potere, né amore, né
nome che comincia per “M” (anche se nei dizionari lo si trova come diletto. / Vedo altri che ne sono circondati, / Vivono sorridenti e
Emil Michel!). Osservai, in effetti, che il mio secondo nome inizia si godono la vita. /Nella mia coppa è stata versata una bevanda ben
per “M”, Maria. Mi disse, ridendo, che voleva prendere a prestito il differente.
nome (aveva infatti un debole per i santi, soprattutto le sante) per IV/Sebbene ora la disperazione stessa è mite /come i venti e le
ingannarmi con esso (N.d.A.). acque. / Potrei sdraiarmi come un bimbo stanco, / e piangere via
 20
La compagna d’una vita è Simone Boué (N.d.C.). questa vita/piena di affanni che ho sopportato e devo ancora soppor-
 21
Cfr. SA, p. 767 (N.d.C.). tare, / Finché la morte come il sonno mi catturi / ed io possa sentire
 22
Protagonista dell’opera omonima di Rainer Maria Rilke nell’aria calda / la mia guancia raffreddarsi e ascoltare il mare / che
(N.d.C.). sussurra alla mia mente in agonia la sua ultima monotonia» (T.d.C.).
 23
Sylvia Beach fu editrice e scrittrice americana. Stabilitasi a Parigi  35
Cit. IEN, p. 1330 (T.d.C.).
nel 1917, vi aprì la libreria Shakespeare & Company (1919), che di-  36
Jean Rustin (n. 1928): pittore francese contemporaneo. Dopo
venne negli anni Venti celebre ritrovo di artisti europei d’avanguardia una fase astrattista si volge alla rappresentazione figurativa, soffer-
e degli espatriati statunitensi. Pubblicò la prima edizione dell’Ulysses mandosi sulla nudità dei corpi, colti nella loro vulnerabile e sguaiata
di Joyce (1922). A quelle esperienze ha poi dedicato nel 1956 un quotidianità. L’effetto è una sorta di allucinazione folle, dovuta ad un
libro di memorie dal titolo Shakespeare & C. (N.d.C.). eccesso di realtà: «Dipingo ciò che tutti rifiutano di vedere»(N.d.C.).
 24
Cfr. PD, p. 659: «Quando si giunge al limite del monologo, ai  37
Stringere tra le sue braccia (T.d.C.).
confini della solitudine, s’inventa – in mancanza di un altro interlo-  38
Quando non era solo a casa, C. mi telefonava dalle cabine
cutore – Dio, supremo pretesto del dialogo»(T.d.C.). pubbliche (N.d.A.).
 25
Cit. CT, p. 1133 (T.d.C.). La frase è riferita in particolare al  39
Cfr. Généalogie du fanatisme in PD, p. 581: «In se stessa ogni
racconto La morte di Ivan Il’ič di Tolstoj (N.d.C.). idea è neutra, o dovrebbe esserlo; ma l’uomo l’anima, vi proietta le sue
 26
SA, p. 780 (T.d.C.). fiamme e le demenze; impura, trasformata in credenza, essa s’insedia
 27
Saluto tipico in Austria, Baviera ed Alto Adige, suona un po’ nel tempo, prende forma di avvenimento: il passaggio dalla logica
come il nostro “Che Dio ti benedica”(N.d.T.). all’epilessia è consumato… Così nascono le ideologie, le dottrine, e
 28
Si tratta del libro Hegel oder das Bedürfnis nach Philosophie di le farse sanguinanti»(T.d.C.).
Günter Schulte, filosofo ed ex-marito di Friedgard Thoma (N.d.C.).  40
Die verfehlte Schöpfung (La creazione fallita) è il titolo scelto
 29
Desiderare avidamente (N.d.T.). per la versione tedesca de Le mauvais démiurge (N.d.C.)

132 133
 41
Marciapiede (N.d.C.). tomba preferita) mi serve oggi come punto di riferimento per trovare
 42
Intercalare tipico di Friedgard, corrispondente all’italiano la pietra sepolcrale che ricopre, “les restes du corps de Cioran” (N.d.A.).
O no? (N.d.T.).  57
Georg Trakl, In ein altes Stammbuch (In un vecchio album di
 43
Fantasticheria (T.d.C.). ricordi): / Sempre ritorni tu, malinconia, / O Mitezza dell’anima soli-
 44
Bere come uno svizzero , espressione proverbiale francese che taria. / Ardendo termina un giorno dorato. // Umile si piega al dolore
significa bere da solo senza invitare gli amici (N.d.T.). il sofferente / che d’armonie risuona e di morbida follia. / Guarda! Si
45
Gottfried Benn, Turin (Torino): “Cammino con le suole rotte” fa scuro ormai. // Torna ancora la notte e un mortale geme / E un altro
/ scrisse questo genio universale / nella sua ultima lettera – poi / lo soffre con lui. // Rabbrividendo sotto stelle autunnali / Ogni anno di
portano a Jena – Psichiatria. // “Non posso comprarmi alcun libro, più si china il capo”. Cit. con qualche modifica da Georg Trakl, Poesie,
/ siedo nelle librerie: / appunti – poi di corsa a prendere affettato – / a cura di Ida Porena, Einaudi, Torino 1997, p. 15 (N.d.C.).
questi sono i giorni di Torino”. // Mentre la putredine nobile d’Euro- 58
Arrotato, sottoposto al supplizio della ruota (N.d.T.).
pa / a Pau, Bayreuth ed Epsom suggeva, / lui abbracciava due ronzini  59
Vengo, non so da dove (N.d.T.).
da vettura, / finché il suo padrone non lo trascinò a casa (T.d.C.).  60
Vi vaccino con la follia (N.d.T.).
 46
Cara, in lingua rumena (N.d.T.).  61
In italiano nel testo (N.d.C.).
 47  
In PD, p. 693.  62
Davanti alle foto è impossibile negare che siamo felici di ritrovarvi
48
Disperazione (N.d.T.). – Grazie – Vi abbraccio (T.d.C.).
 49
IEN, p. 1278 (T.d.C.).  63
Occorre tornare a Parigi… non ci spostiamo più. Vi abbraccio
 50
Vedi nota 8. Nel 1987, questo aforisma trovò posto nell’ultima (T.d.C.).
raccolta pubblicata in vita da Cioran, dal titolo Aveux et anathèmes,  64
Spero che Bayreuth le abbia giovato: terapia musicale intensiva!
con una piccola variazione: il verbo “se dégrade” al posto di “s’use” Vi abbraccio. Un bacio anche per Leontin (T.d.C.).
cfr. AA, p. 1662 (N.d.C.).  65
Con la mia amicizia di sempre (T.d.C.).
 51
Hermann Hesse, Sotto la ruota, trad.it. Lydia Magliano, Bur  66
Tedesca (N.d.C.)
Superclassici, Milano, 2007, p. 26. (N.d.T.).  67
«Eterna merda da parte di… merda. Questo sono io». (T.d.C.)
 52
Robert Musil, I turbamenti del giovane Törleß, trad. it. Anita  68
«... essere stati una volta, seppure solo una volta:/ essere stati ter-
Rho, Einaudi, Torino, 1975, pp. 15-17. (N.d.T.) reni, non pare sia revocabile». Cit. Rainer Maria Rilke, La Nona elegia,
 53
Sela (in ebraico sĕlâh, in greco diapsalma) è un termine bibli- tratta da Elegie duinesi, trad. Anna Lucia Giavotto Künkler, Einaudi-
co che ritorna in parecchi salmi, ad indicare un interludio di tipo Gallimard, 1995 in appendice a Peter Szondi, Le “Elegie duinesi” di
musicale o una pausa (N.d.C.). Rilke, SE, Milano 1997, p. 197 (N.d.C.)
 54
Cit. in Palinuro, La tomba inquieta. Un ciclo di parole, trad.  69
«E tuttavia dice molto, chi dice ‘sera’/ una parola, da cui scorre
Mariella Bertolucci, Adelphi, Milano, 1995, p. 23 (N.d.C.). profondità e tristezza /come miele pesante dal favo vuoto»(T.d.C.).
 55
Ivi, p. 26 (N.d.C.).
 56
Allora non sapevo ancora, quale significato un giorno avrebbe
avuto per me la colonna di Sainte-Beuve: il suo magnifico monu-
mento funerario nel Cimetière Montparnasse (già da sempre la mia

134 135
CIORAN IN LOVE
di Massimo Carloni

...his ibi me rebus quaedam divina voluptas


percipit atque horror, quod sic natura tua vi
tam manifesta patens ex omni parte retecta est 1.
TITO LUCREZIO CARO, De rerum natura

«L’orrore della vita e l’estasi della vita» sentiti simultaneamente,


sono il riverbero in Cioran – come del resto già in Baudelaire, cui si
deve la paternità della formula – dell’ambiguità emotiva provata nei
confronti di colei che della vita è il simbolo naturale, la quintessen-
za, ovvero la donna. Il martire della lucidità, maître à penser contre
soi-même, sa fin troppo bene che Amore è Morte, sa che nelle varie
metamorfosi della voluttà agisce un impulso perverso di distruzione,
che anima parimenti le Veneri imbellettate dei postriboli e le Veneri
macerate nei conventi.
D’altra parte egli sa che lo slancio verso la purezza del mistico e
l’ingordigia carnale del libertino bruciano d’una stessa fiamma.
Per questo la vita, che si afferma solo negandosi, dispiega nel forzato
alla chiaroveggenza tutta la sua irresistibile potenza, divenendo così un
fenomeno assolutamente straordinario, degno quindi della massima
attenzione. Avendo sondato fino in fondo gli abissi dell’umano esistere,
mettendone a nudo i risvolti, ha visto le cose telles qu’elles sont, ma,

137
nonostante questo, continuerà ancora a vivere, forse ad innamorarsi, Un amore di Cioran), col quale è diventata di dominio pubblico la
a scrivere persino, lottando sempre contro la forza delle evidenze. breve, ma non per questo meno ardente relazione tra l’autrice e il
Negli altri tipi umani, in cui l’istinto di conservazione agisce settantenne pensatore rumeno. Dopo l’amore-passione iniziale
indisturbato, l’esistenza può essere più o meno felice, più o meno – costellato da tutti i sintomi del “male sacro” proustiano: telefonate
ricca di esperienze, ma quasi mai interessante. Per loro infatti, che ossessive, versi di poesie, scenate di gelosia – il rapporto, intellettual-
non hanno mai assaporato la tentazione di abbandonare la scena, la mente fecondo ma fisicamente improponibile, considerata la notevole
donna – al pari della vita del resto – è il dogma fuori discussione, un differenza d’età, s’incanalerà negli anni lungo i binari d’una tenera ed
valore assolutamente positivo, senza zone d’ombra. Vittime del prin- affettuosa amicizia, grazie soprattutto alla saggezza tutta femminile
cipio di non-contraddizione, schiavi del buon senso, abbracciano uno di Friedgard, che coinvolgerà anche la compagna di Cioran: Simone
Boué. Lungi dal vedere in questa storia, secondo un collaudato clichè,
degli estremi ignorando l’altro, mentre all’estasi dell’essere ci si innalza
l’ennesimo scacco della filosofia di fronte alla prova del sesso4, vi si
solo accordando se stessi alla tonalità conflittuale degli opposti, nella
ritrova semmai una conferma dell’idea che da tempo Cioran si era
lacerante accettazione di entrambi. Dopotutto, cogliere il supremo e fatto di se stesso. Non era stato lui forse, trent’anni prima, ad aver
l’infimo che si nascondono in quell’«infini mis à la portée des caniches» scritto con sorprendente premonizione: «Più uno spirito si è riavuto
che è l’amore, non è da tutti… di tutto, più rischia, se l’amore lo colpisce, di reagire come una sartina»5? 
Insomma, in luogo di distruggere l’immagine che ci eravamo fatta di
La cosa più difficile al mondo è mettersi al diapason dell’essere, e Cioran, questa infatuazione senile contribuisce semmai a rendercelo
afferrarne il tono 2.  più prossimo e, se possibile, ancora più amabile.
Tuttavia i mandarini della cultura si sono scandalizzati, strac-
Il rapporto tra Cioran e l’universo femminile è stato trascurato dai ciandosi le vesti, alla divulgazione d’un tale epistolario d’amore, in
biografi e sottovalutato dalla critica, perdendo così di vista uno degli cui uno scrittore mette in gioco tutto se stesso, esibendo come non
aspetti decisivi della sua contrastante personalità, vale a dire quella mai l’umana fragilità dei suoi sentimenti. Siamo nel 2001, e la statua
sotterranea sensualità che l’accompagnò, di fatto, per tutta una vita. dell’idolo – il pensatore scettico, misantropo e apocalittico, per in-
Non rimane dunque che chercher la femme… tenderci – era appena stata eretta, ragion per cui, chi ne mostrava le
crepe era pubblicamente perseguito. L’ostracismo legale intentato per
tutelare la “buona memoria” di uno scrittore, nonché l’odiosa inquisi-
Se fossi onesto, vale a dire se tirassi le conseguenze di ciò che sento zione letteraria volta a separare il canonico dall’apocrifo, sono sempre
e di ciò che sono, dovrei ritirarmi nella solitudine (convento, deserto, sospetti e, nel caso in questione, assolutamente ridicoli. Ad ogni modo
ecc.) o ubriacarmi dalla mattina alla sera. Ahimé! Ho dei desideri. Cioran, come suo solito, guardava oltre la miopia censoria dei custodi
Sono sicuro che, ritiratomi completamente dal mondo, non potrei della sua immagine postuma…
dimenticare la donna 3. 

Qualcuno che innalziamo ci diviene più prossimo quando compie


Una conferma postuma dell’inestinguibile « vitalità dell’amore », un atto indegno di lui. In tal modo, ci dispensa dal calvario della venera-
è venuta dalla pubblicazione nel 2001 del libro di Friedgard Thoma, zione. Ed è a partire da questo momento che proviamo nei suoi riguardi
Um Nichts in der Welt. Eine Liebe von Cioran (Per nulla al mondo. un vero attaccamento 6. 

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Da parte sua, a dire il vero, Cioran non ha mai nascosto, né tanto ragazza, a disprezzarla ed infine ad odiarla. Mi ricordo che al momento in
meno rimosso nel profondo, al pari di molti altri filosofi, la pulsione cui la “coppia” passava, stavo leggendo Shakespeare. Darei qualsiasi cosa
erotica che, in un modo o nell’altro, ha sempre trovato l’occasione per sapere quale pièce fosse. Impossibile ricordarmene. Ma quell’ istante
di soddisfare. Tuttavia le prime esperienze adolescenziali con l’altro ha deciso della mia “carriera”, di tutto il mio avvenire. Seguirono anni di
sesso non dovettero essere facili, se si considera la spiccata misoginia completa solitudine. E divenni colui che dovevo diventare 9. 
maturata in giovane età, che lo indurrà nel suo primo libro a definire
le donne «amabili nullità»: totalmente prive della dimensione spi- Weininger giunse quindi a proposito a disinfettare il suo cuore sangui-
rituale dell’essere, impenetrabili all’universale e pertanto incapaci di nante, a liberarlo dall’idolatria e dalle illusioni dell’amore, svelandogli
esprimerlo in una qualche forma artistica7. Rievocando in Exercices brutalmente il lato naturale – c’est-à-dire abominable direbbe Baude-
d’admiration quel periodo, Cioran ricorda l’influsso decisivo che laire – della femmina.
ebbe su di lui la lettura, risalente al 1928, di Geschlecht und Charakter
(Sesso e Carattere) di Otto Weininger, autentico best sellers del primo Weininger, fornendomi le ragioni filosofiche per esecrare la donna
novecento 8.  In particolare quel libro “provvidenziale” lo aiutò a me- “onesta”, mi guarì dall’ ”amore” durante il periodo più orgoglioso e frene-
dicare le ferite provocate da una delusione sentimentale, occorsagli tico che abbia mai conosciuto. All’epoca non prevedevo che un giorno le
allorché sorprese l’amata in tenere effusioni con un suo compagno sue requisitorie e i suoi verdetti non avrebbero contato più niente per me,
di classe, a quanto pare particolarmente disgustoso. se non che, ogni tanto, mi avrebbero fatto rimpiangere il pazzo che fui 10. 
A conferma del fatto che la misoginia nasconde quasi sempre un
complesso, Cioran rievocherà ancora, a distanza di quasi quarant’anni, Fu così che, almeno per qualche tempo, Cioran optò per un
quell’episodio apparentemente insignificante, che si rivelò a tal punto rapporto puramente commerciale con l’altro sesso, alternando la fre-
traumatico e decisivo da incidere persino sulla formazione del suo quentazione diurna della biblioteca Astra di Sibiu, a quella notturna
carattere, condizionato da una timidezza a tratti paralizzante. dei bordelli.11  Qui Cioran si allontana dalla lezione di Weininger,
per lasciarsi contagiare dalla Romantik der Prostitution tipicamente
balcanica, ovvero dal «fascino della puttana», crogiolandosi insom-
L’altro giorno mi sono ricordato d’un momento capitale e partico- ma «all’ombra della sua decadenza protettrice e calorosa, addirittura
larmente doloroso della mia adolescenza; amavo in segreto una ragazzina materna»12. 
di Sibiu, Cela Schian, che doveva avere 15 anni; io ne avevo 16. Per nulla Al di là degli strali antifemministi anche il giovane Cioran, seppure
al mondo avrei osato rivolgerle la parola; la mia famiglia conosceva la a denti stretti, è costretto a riconoscere alla donna una grazia tutta
sua; avrei potuto avvicinarla occasionalmente. Ma ciò oltrepassava le particolare, che le consente di adattarsi all’esistenza e di muoversi armo-
mie forze. Per due anni, ho vissuto dei tormenti infernali. Un giorno, niosamente in tutte le circostanze della vita, da vera e propria «regina
nei dintorni di Sibiu, in piena foresta, dove mi trovavo con mio fratello, della finitezza», come la definì un filosofo danese dell’ottocento. La
scorsi quella ragazza con un compagno di scuola, il più antipatico di prevalenza della componente ctonia, inoltre, fa sì che intrattenga un
tutti. Fu per me un colpo a mala pena sopportabile. Ancora adesso mi rapporto privilegiato con la ciclicità temporale, che contribuisce a
fa male. A partire da quell’istante, decisi che occorreva finirla, che era riempire magicamente, essendo dotata tra l’altro di una capacità
indegno di me sopportare il “tradimento”. Cominciai a distaccarmi dalla pragmatica unica nel dare consistenza al reale. Per questo la sua

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vicinanza ha sull’uomo l’effetto d’un balsamo tonificante che lo deviare la mia vibrazione interiore, per farmi dimenticare tra dolci futilità
riconcilia con l’esistente, rivelandosi così una sorta di salvagente per il dramma di quel re che tanto amai nella mia adolescenza, avrei conside-
il naufrago dello spirito. rato tale augurio come il peggiore degli affronti e me ne sarei vendicato
immediatamente. Oggi, so che non possiamo conquistare la felicità se
Le vere donne sono quelle che ci consentono di dimenticare i pro- non rinunciando ad essere essenziali. L’infelicità è un peccato contro la
blemi, le idee, le angosce universali e i tormenti metafisici. Per gli afflitti vita, ma è la condizione della nostra profondità. Prigionieri consenzienti
dall’inquietudine metafisica, l’intimità con una donna riequilibra ed è delle tenere melanconie amorose, in un mondo fatto d’affettuosi oblii,
di conforto 13.  gli uomini compiono il loro dovere verso la vita, ma non verso l’essenza
della loro vita. Si può essere felici solo trascurando il proprio destino.
La donna, angelica e diabolica ad un tempo, ispira pertanto al E si ha un destino solo nella coscienza della propria infelicità. Allora,
giovane Cioran fascino e diffidenza, attrazione e repulsione. Se da un non si può che disprezzare la felicità e amare l’infelicità, altrimenti si
lato è impensabile per l’uomo una felicità terrena a prescindere dal finirebbe soffocati dai rimpianti 14. 
suo apporto, dall’altro appare altrettanto impossibile conseguire una
qualsivoglia liberazione da questo mondo passando attraverso le sue Sensualità e attaccamento alla vita si alternano in Cioran ad una
grazie. Senza di lei l’uomo si perderebbe o si salverebbe, a seconda altrettanto acuta inclinazione al macabro, quasi che un libertino ed un
dei punti di vista. Resta da chiedersi a che prezzo è raggiunta quella monaco tibetano si contendessero la sua anima. La carne e lo scheletro,
felicità e se la sua precarietà non inviterebbe forse a diffidare delle il principio e la fine di ogni desiderio, occupano un posto privilegiato
sue promesse, imparando magari a farne a meno, per realizzare così nella scala delle sue personali ossessioni 15.  La carne è frivola, falsa,
quell’unione del divino con l’umano che, secondo Weininger, costi- «deperibile fino all’indecenza, fino alla follia»16. Lo scheletro non
tuisce il tipo del genio. mente, è quello che è, immobile nella sua serietà ammonitrice;
Con sorprendente precocità Cioran mise a fuoco quelle antinomie esso non rappresenta solo il futuro della carne, ma ne è in qualche
sentimentali in occasione del suo “pellegrinaggio” al lago di Starnberg, modo l’essenza, la fine, il destino. La meditatio mortis e, a maggior
teatro del suicidio di Ludwig II di Baviera, durante il soggiorno ber- ragione, la contemplazione dello scheletro, dovrebbero quindi estin-
linese del 1934. Giunto fin lì per rendere omaggio al suo idolo guere di per sé ogni brama, indurci per sempre all’astinenza? Ci si
– «il più interessante e il più triste dei re che sia mai esistito» – Cioran può ritirare dal commercio mondano e confabulare unicamente col
cadde vittima delle tentazioni dell’amore, dimenticando per un po’ proprio scheletro, sostiene Cioran, ma ovviamente questo, la carne
le regali melanconie. Fascino irresistibile dello sguardo femminile… non lo perdonerà mai 17…
Tanto forte è il richiamo dei sensi, che «una volta in agonia, lo
Non è incredibile che, in luoghi che dovrebbero obbligarci ad essere sento, non potrei fare che l’apologia dell’orgia»18.  Abbandonati alla
severi e solenni, in luoghi in cui dovremmo essere essenziali fino all’estasi, voluttà, si dimentica l’urgenza della salvezza, per affidare anima e corpo
che in tali luoghi ci lasciamo invadere da desideri immediati, che cediamo alla signoria di Mâra, il cui dominio, è bene ricordarlo, si estende su
all’oblio, fino a tradire le nostre grandi visioni, fino a tradire noi stessi? Amore e Morte.
Se un giorno qualcuno mi avesse predetto che nel luogo in cui il più
singolare dei re s’è tolto la vita, sarebbe bastato un sorriso di donna per Seppellire la propria fronte tra due seni, tra due continenti della Morte 19. 

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Il passare degli anni, unito ad una più profonda comprensione della Si conobbero nel 1942 in una mensa universitaria, frequentata
complessità dell’eterno femminino, condurranno Cioran a rivedere per motivi di studio, da lei e, per questioni di sopravvivenza, da
completamente le sue enormità d’un tempo, fino a rinnegare, non lui. Divisero per anni le stanze a bon marché degli Hotel del Quartier
senza vergogna, i sarcasmi misogini dei suoi primi scritti 20.  Latin, menando una vita frugale da bohèmiens, prima di approdare
Le folgorazioni letterarie poi, faranno il resto… Le eroine ispira- alla mansarda in stile lillipuziano, al n. 21 di rue de l’Odéon. I ruoli
trici che negli anni cattureranno la sua ricercata ammirazione non si all’interno della coppia furono gioco forza presto stabiliti: Simone,
contano: Teresa d’Avila, M.me du Deffand, Emily Dickinson, Lucile l’economa, portava a casa lo stipendio da insegnante; Cioran, dal can-
Chateaubriand, le sorelle Brontë, la principessa Sissi, Simone Weil, to suo, collezionava fallimenti editoriali in serie, ritagliandosi così la
Marìa Zambrano, fino al ritratto in chiaroscuro della poetessa uru- posizione di mantenuto, o maquereau, come ironizzava con sarcasmo.
guayana Susana Soca. Muse malinconiche, angeli abbattuti, anime A parte gli amici intimi, i più ignorarono per anni la presenza di una
sfibrate dalla nostalgia del supremo, disorientate per aver smarrito le donna nella sua vita. Del resto i suoi libri contribuirono a tratteggiare
ali, costrette loro malgrado a patteggiare con il respiro, incuranti d’un la figura romantica del pensatore solitario e misantropo, se non miso-
destino spesso crudele… Basterebbero le parole eteree, con cui egli fa gino, à la Schopenhauer o Nietzsche.
rivivere per pochi istanti la sventurata Mélisande di Montevideo, per I loro orari discordanti inoltre fecero sì che Cioran, eterno insonne,
riabilitarlo e renderlo immortale agli occhi dell’altra metà del cielo 21.  conducesse una vita di relazione prettamente notturna, deambulando
Raramente gli scrittori hanno parlato così poco, eppure così senza meta nel quartiere od ospite di qualche salotto mentre, lavora-
propriamente, dell’amore. Senza enfasi, alieno dalle scontate glori- trice mattiniera, Simone la sera riposava. Erano poveri, ma… liberi.
ficazioni e dagli edulcorati sentimentalismi, ben sapendo che il lato Figlia d’una vocazione comune alla marginalità, la loro sobrietà di vita,
animale, vorace dell’amore, sconfinante spesso nella morbosità, va non priva di eleganza e raffinatezza, veniva ampiamente compensata
sapientemente dosato con quello estetico, disinteressato e contempla- dalla piacevolezza della conversazione e dalla generosa ospitalità che
tivo: «L’arte d’amare? Saper unire ad un temperamento da vampiro prodigavano ai più o meno importuni visitatori di turno. Nessuno
la discrezione di un’anemona» 22.  La carriera dell’amante, ci ricorda infatti usciva dal loro guscio senza una nuova ricchezza interiore.
altrove, inizia da poeta per finire da ginecologo! Il sublime, in altre Le escursioni della coppia, a piedi o in sella ad un vélo, attraverso le
parole, si degrada fino alla banalità ormonale, al «commercio dei province francesi, i paesaggi di Spagna, Germania ed Inghilterra ri-
liquidi» per dirla con Valéry. Eppure qualcosa di essenziale sembra mangono leggendarie, e non mancano di suscitare in noi il rimpianto
resistere alla demitizzazione del corpo operata dalla scienza medica per il mondo che abbiamo perduto. Ma non è sempre così che si
ed alla vivisezione della psiche, praticata dagli analisti del profondo. dovrebbe viaggiare?
L’impalpabile «dignità dell’amore», senza cui non si spiega la pe- L’ammirazione di Simone nei confronti del suo più illustre com-
renne attualità d’un sentimento che è «sopravvissuto al romanticismo pagno fu pressoché assoluta: «Ce n’est pas moi qui m’interesse, mais
e al bidet»23, Cioran, con inconsueta delicatezza, sembra coglierla Cioran» – era solita rispondere a chi gli chiedeva notizie sul suo
in quell’«affetto disincantato che sopravvive ad un istante di bava»24. conto 25.  Tuttavia, senza scadere nella sudditanza o, peggio ancora,
L’esempio vivente di questa «affection désabusée», a detta di molti, nel servilismo, Simone seppe conservare sempre la propria autonomia
Cioran se lo è ritrovato mirabilmente accanto, in colei che è stata di giudizio, che non mancava mai di far valere nelle conversazioni
sua inseparabile compagna per più di cinquant’anni: Simone Boué. conviviali con gli ospiti, rimbeccando con arguzia il suo “Cioran” –

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così infatti era solito chiamarlo, essendo Emil, almeno in Francia, un
tipico nome da coiffeur ! D’altronde è stata Simone a battere a macchina
quasi tutti i suoi libri, e sempre a lei spetterà il compito di decifrare e
copiare, con pazienza certosina, le mille e più pagine d’appunti che
formeranno i Cahiers postumi – dove tra l’altro il suo nome compare
appena come acronimo. Terminata l’immane fatica, l’ultimo atto di
devozione, nel settembre del 1997 Simone scomparirà silenziosamente
nelle acque dell’Atlantico, eclissandosi così com’era vissuta. Nell’ombra
e con discrezione.
Nei primi anni ’90, quando calerà inesorabilmente sulla mente
lucida di Cioran, come un ingiurioso contrappasso, l’oblio dell’Al-
zheimer, lei veglierà ancora su di lui, colmandone i vuoti di memoria e
riannodando i fili della conversazione interrotta, accudendolo insom-
ma come un bambino fino alla fine dei suoi giorni. Persino nello stato
vegetativo in cui era regredito durante lo stadio finale della malattia,
Cioran, ogniqualvolta scorgeva il volto della sua compagna, era solito
accoglierla con un amorevole sorriso di complicità, come se i tratti di
Simone si fossero impressi indelebili nella sua memoria, resistendo al
marasma neuronale.
Per quanto in alto siamo saliti sulla scala del distacco, «noi amiamo
sempre… comunque; e questo ‘comunque’ copre un infinito»26 e a maggior
ragione aggiungiamo noi, nel caso di Cioran e Simone, una vita.

«Ascolta, non parlarne a nessuno, ma io amo molto la vita».


(confidenza di Cioran a Costantin Noïca)

146
Note al saggio per il fatto di essere nient’altro che sessualità (tota mulier sexus), mentre
l’uomo è «sessuale e qualcosa d’altro di più». La donna viene assimilata
alla materia (hýle) informe, pura potenza quindi, che nulla è in sé stessa
se non riceve la forma dallo spirito (nous) dell’uomo. Priva del tutto di
Tutti i riferimenti alle opere di Cioran sono tratti dall’edizione Œu- coscienza, la donna è naturalmente amorale, destinata quindi ad oscillare
vres, Paris, Gallimard, coll. «Quarto», 1995, salvo dove diversamente tra i tipi eterni della madre e della meretrice.
riportato. (N.d.C.) Insomma, per Weininger la donna così com’è equivale ad un nulla, per
cui la sua emancipazione (o redenzione), se mai fosse possibile, dovrebbe
1
«Allora un’ebbrezza quasi divina e un tremore / mi prende al comportare necessariamente il superamento della sua natura sessuale,
pensiero che nuda in ogni sua parte / si sia la natura per opera tua rive- poiché, fino a che vi sarà soggetta, sarà destinata a rimanere eternamente
lata». Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, III, 28-30, trad. it. Enzio schiava della fallocrazia maschile, e ciò indipendentemente dai diritti
Cetrangolo, Fabbri Editori, Milano 2001, p. 73. universalmente riconosciuti. Cfr. Otto Weininger, Sesso e carattere, trad.
 2
Le mauvais démiurge, p. 1192 (T.d.C.).  La definizione dell’amore it. Giulio Fenoglio, Fratelli Bocca, Milano 1943.
come «l’infinito abbassato al livello dei barboncini» è tratta dal Voyage  9
Cioran, Cahier de Talamanca – Ibiza, Paris, Mercure de France,
au bout de la nuit di Céline, ed era particolarmente amata da Cioran, cfr. Gallimard, 2000, pp. 44-45 (T.d.C.).
Entretien avec J. L. Almira, in Cioran, Entretiens, Paris, Gallimard coll.  10
Cioran, Exercices d’admiration, p. 1611 (T.d.C.).
Arcades, 1995, p. 123.  11
«Nella mia prima giovinezza non mi seducevano che le biblioteche
 3
Cit. in Cioran, Cahiers 1957-1972, Éditions Gallimard, 1997, p. e i bordelli», lettera a Costantin Noïca, 15 gennaio 1975, cit. in Gabriel
486 (T.d.C.). Liiceanu, Itinéraires d’una vie: E.M. Cioran suivi de Les continents de
 4
Vedasi a questo proposito l’articolo del compianto Franco Volpi, Cio- l’insonnie, Éditions Michalon, Paris 1995, p. 23 (T.d.C.).
ran. Così il pessimista assaporava il proibito, in La Repubblica, 26 luglio 2002.  12
Exercices d’admiration, p. 1611 (T.d.C.).
 5
Cioran, Syllogismes de l’amertume, p. 796 (T.d.C.).  13
Al culmine della disperazione, p. 104.
 14
 6
Cioran, De l’inconvénient d’être né, p. 1384 (T.d.C.). Cioran, Mélancolies bavaroises, in Solitude et destin, Arcades Gal-
 7
Cfr. Cioran, Al culmine della disperazione, trad. it. di Fulvio Del limard, 2004, pp. 316- 317 (T.d.C.). «Una donna può salvarci da Dio,
Fabbro e Cristina Fantechi, Adelphi, Milano 1998, pp. 74 e 104. come del resto Dio può salvarci da tutte le donne», scriverà in Des larmes
 8
Il libro epocale di Weininger – che, va ricordato, influenzò un’intera et des saints, p. 312.
generazione d’intellettuali mitteleuropei del calibro di Wittgenstein, Mu-  15
«Mi sono interessato alle religioni orientali, sono stato ossessionato
sil, Kraus e Schönberg – alternando intuizioni profetiche a tesi francamente dalla liberazione, dalla purezza, dal nirvâna, e tuttavia qualcuno in me
ripugnanti, delinea i profili dell’uomo assoluto e della donna assoluta, veri sussurra: «Se tu avessi il coraggio di formulare il tuo desiderio più segreto,
e propri archetipi, forme pure ideali la cui combinazione, a diverse dosi, diresti: Vorrei avere tutti i vizi’», cit. in Cahiers, p. 367 (T.d.C.).
dà vita al grado di sessuazione dei singoli individui.  16
Le mauvais démiurge, p. 1192 (T.d.C.).
 17
L’eterno femminino è essenzialmente e ontologicamente natura, Cfr. Syllogismes de l’amertume, p. 767 (T.d.C.).
divenire, physis, e come tale partecipa della ciclicità e della mutevolezza  18
Cit. Al culmine della disperazione, p. 95.
propria dei fenomeni cosmici. L’archetipo femminile si caratterizza inoltre  19
Syllogismes de l’amertume, p. 794 (T.d.C.). Nella mitologia buddhista

148 149
Mâra, tentatore del Risvegliato e avversario della Liberazione, è un dio RINGRAZIAMENTI
dai due volti: Signore al contempo dell’amore e della morte. Armato di
dardi floreali si rivela un irresistibile seduttore, autentico perpetuatore
del samsāra.
 20
Nell’edizione francese del suo primo libro rumeno, uscita presso
Éditions de l’Herne nel 1990, Cioran si preoccuperà di censurare i
passaggi più compromettenti, nei quali veniva delineata un’immagine
nichilista della donna, ritenendoli un portato del suo delirio giovanile,
cui guardava ormai con un atteggiamento d’incredulità misto a disgusto.
 21
Cfr. Cioran, Elle n’était pas d’ici, contenuto in Exercices d’admiration.
Questa edizione non avrebbe visto la luce senza il con-
 22
Syllogismes de l’amertume, p. 793 (T.d.C.). tributo di alcuni amici italiani: Pia e Andrea, Massimo
 23
Ibidem (T.d.C.). e Pierpaolo, Alessandra, Renzo, che negli anni hanno
 24
Ivi, p. 795 (T.d.C.). condiviso insieme a me l’avventura iniziata nel lontano
 25
Cfr. Ce n’est pas moi qui m’interesse, mais Cioran. Simone Boué 2002, grazie all’articolo di Franco Volpi sul quotidiano
entretien par Norbert Dodille, in Cahier L’Herne Cioran, Éditions de La Repubblica, prodigandosi affinché quel piccolo sogno
l’Herne, 2009, p. 444. diventasse infine realtà.
 26
Syllogismes de l’amertume, p. 796 (T.d.C.).
Ringrazio inoltre il prof. Günter Schulte per aver gentil-
mente concesso l’utilizzo della foto di copertina di Cioran
a Villa Carlotta.

I miei ringraziamenti infine a Mme Charlotte Waligora, Di-


rettrice della Fondazione Jean Rustin di Parigi (www.rustin.
be), per aver cortesemente fornito le due riproduzioni delle
opere di Rustin, nella speranza che un giorno possa esaudire
il suo desiderio di leggere questo libro in lingua francese.

150
CIORAN INEDITO

Nell’intento di stimolare nuove prospettive critiche, la presente collana si


propone di diffondere nel nostro Paese materiale inedito di studio, analisi dei
nuclei tematici e letture comparate dell’opera di colui che – secondo il poeta
Saint-John Perse – è stato uno dei più grandi scrittori di cui si sia potuta onorare la
lingua francese dai tempi di Valéry, il cui altero pensiero rimane tra i più esigenti
nell’Europa del nostro tempo.
Le prossime pubblicazioni si avvalgono inoltre della collaborazione del prestigioso
Centre de Recherche Emil Cioran, presso l’Università “Lucian Blaga” di Sibiu.

finito di stampare nel mese di gennaio 2010


presso la Digital Team di Fano (PU)
per conto de l’Orecchio di Van Gogh

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