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Tesori di Sole
Tradizioni orali di San Biagio Platani
di Michelangelo Caldara
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2° Edizione in commercio del 30 maggio 2019
http://publish.bookmundo.de/books/173519
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Introduzione all'opera dell’autore:
La ricerca sulle tradizioni orali sambiagesi nasce dal volgere lo sguardo verso
le proprie radici; con la consapevolezza, che le origini, per la generalità delle
persone, in un piccolo paese come San Biagio Platani, sono intrinsecamente
legate al mondo contadino e quindi a quella civiltà rurale che per secoli ha
segnato la vita del borgo e della Sicilia di provincia in genere. Nasce dal rendersi
che conto, che quella civiltà agricola ad un certo punto, con la rivoluzione della
tecnologia e dei suoi effetti, sul mondo della produzione, del lavoro e degli
scambi e sui mezzi di comunicazione e informazione, come effetto globale,
indotto dalla industrializzazione delle regioni del nord dell’Italia, avvenuta tra gli
anni 50 e 60 del secolo scorso, verso la fine degli anni 70, che seguono, sta ormai
per scomparire.
Nasce dal comprendere, che quel mondo, si esprimeva dal vivo, con tradizioni
comportamentali e di sapienza orale ereditate dal passato e si esternava,
soprattutto attraverso la semplice memoria e la lingua parlata. Ora la sapienza
non scritta, la memoria del vissuto, lo specifico linguaggio espressivo,
rischiavano di sparire del tutto.
Ecco allora, iniziare a partire dagli anni 80, con la maturazione di questa
consapevolezza, mossi dal senso di appartenenza, la raccolta dei dati di
tradizione orale che venivano da quel mondo.
Tale raccolta seppur saltuaria è stata costante, negli anni via via succedutesi, ed
è stata progressivamente implementata, fino alla fine del secolo scorso.
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Mentre si operava la raccolta dei contenuti, seppur in modo incidentale, si
è fatto un viaggio attraente e affascinante, dentro le parole e dentro i suoni, in
un ricco e vario panorama lessicale e fonetico. Pur trovandoci a tal riguardo, in
un ambito difficoltoso e complesso, e pur essendo gli aspetti collegati alla
tematica, non oggetto specifico del lavoro, per quanto attrezzati, ci piace voler
esporre alcune impressioni, a tal riguardo; consapevoli ad ogni modo, della
natura fondamentalmente demologica, dell’opera.
Per quanto attiene la lingua, riteniamo utile altresì accennare, per concludere,
che ci è parso individuare, come elementi tipicizzanti la parlata, rispetto a
quanto riconducibile al panorama dialettale siciliano standard, espressioni e
lessici, aventi impronta apprezzabile di latino arcaico e di galloromanzo. Ci è
parso altresì rilevare, la straordinarietà, della presenza frequente di termini,
aventi origine etimologica romanza o galloromanza, che hanno pronuncia, con
connotazione di cristallini e limpidi suoni, di provenienza araba.
Il lavoro nel suo complesso, nella veste finale e generale, di insieme compiuto
di raccolta delle tradizioni orali, si è realizzato, ad ogni modo, nella chiarezza,
che l’opera è il frutto, dell’essere stato chi scrive, soprattutto tramite;
testimone, nello svolgere il lavoro di ricerca e trascrizione, di parte della
memoria collettiva della comunità sambiagese. Auspicio dell’autore, il dare,
l’aver dato, un contributo per preservare tale memoria plurale; perché chi
voglia, attingendo ad essa; possa scoprire, la freschezza, la ricchezza e la
bellezza, delle radici semplici della propria gente.
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La raccolta nel suo contenuto si distingue in due parti.
La prima parte è costituita da contenuti di tradizioni orali dialettali sambiagesi
aventi la caratteristica di componimenti, distinti in gruppi tematici e, da
un’appendice in calce, di testi connessi a costumi e tradizioni e a suoni di parlato
e sentire tipicamente locali, ricostruite o liberamente scritte, secondo la
memoria e l’ispirazione dell’autore.
L’appendice alla prima parte è distinta in due gruppi. Il primo, che contiene
testi scritti dall’autore su costumi e tradizioni popolari, connesse a tradizioni
orali o usi andati perduti. Il secondo contiene testi liberi scritti dall’autore che
tendono a valorizzare, suoni ritenuti tipici e percezioni interpretative del sentire
dell’anima sambiagese.
Una traduzione opera del compianto amico Prof. Angelo Baccarella, docente
universitario, siciliano del circondario di San Biagio, radici di S. Angelo Muxaro,
nato a Bredford, di madre lingua inglese, profondamente british e
profondamente siciliano, nel sentire. Baccarella, ha riletto e reinterpretato
secondo il sentire e il linguaggio letterario inglese, il linguaggio dialettale stretto
e la poesia dell’anima siciliana e sambiagese. Ciò, senza tradire lo spirito
originale; lasciando il segno del suo rigore ermeneutico e regalando ai lettori
tutti, il delicato romanticismo della sua bellezza interiore, intriso con questa
Terra.
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Chiude la prima parte l’elenco di note di arricchimento dell’autore ai
componimenti dialettali.
Questa seconda appendice, contiene per prima, il glossario dei lessici dialettali
più tipici, tradotti in italiano ed a seguire, una nota descrittiva, delle fonti e dei
metodi di raccolta dati, inerenti l’opera.
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A mio padre, che fiero, fanciullo, mi presentava alla gente
di campagna, agli uomini e alle donne braccianti; al sole; tra i campi e il grano; tra gli ulivi e i frutti; nei
momenti del ristoro conviviale, tra i tavoli e le pietre delle robe.
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Tesori di sole
di Michelangelo Caldara
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Tradizioni orali: I Parte
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Preghiere e canti religiosi:
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Mary of Mount Carmel
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Canti di Lavoro:
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……………
Santa Rusalia
mannati l'acqua
a la tumminìa
mannatila chiù presti chi sia
avanti chi sona l'avermaria.
Santu Liboriu
mannàti l'acqua pi l'orìu
mannatila chiù presti chi sìa
avanti chi sona l'avermarìa.
Santa Elisabetta
mannàti l'acqua pi la favetta
mannatila chiù presti chi sìa
avanti chi sona l'avermaria.
Santu Sarbaturi
mannàti l'acqua pi lu lavuri
mannatila chiù presti chi sìa
avanti chi sona l'avermarìa.
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(t.t.o.)
Saint Rosalie
Send water
To the young wheat
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.
Saint Liborio
Send water for barley
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.
Saint Elisabeth
Sent water for broad beans
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.
Saint Saviour
Send water for the tender grain
Send it as fast as you can
Before the evening Angelus bell rings.
(*) This song, with others, was sung during the processions and rites invoking rain. In particular, these rites
were carried out collecting a holy Cross, from the church or from the holder, blessed by little girls who then
brought it through the streets singing the songs and reciting the prayers of rain in the hope that the Lord would
give rain. These rites were performed mainly in spring, a season in which the crops need water to mature but
which is overall dry in our area.
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Ninne Nanne e Strofe Fanciullesche
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Pitikaneddu (A kid)
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Strofe, versi e aneddoti popolari vari
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……………………..
Ata Maria
Ata Maria!
Ata Maria!
Ata Maria!
(t.t.o.)
Come Mary
Come Mary!
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Poesie d’amore
………………
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Brindisi a li fidanzati (*12)
Cunbidati cu iddu
dicci chi 'bboni
cu 'ssa vuccuzza arrisa
tu chi hani
tu addisii lu sò cunnortu
e idda lu toni
c'at’a livari di patiri guani
ca iddu bedda pi amari a tia
persi l'amici soj, l'abbannunai.
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la sira scura ca suli ristati
la notti vatri duꞌ vi cummattiti;
accora agghjiorna si stima lu dannu
pàhghanu parenti e amici
chi nun ci'appartennu.
(t.t.o.)
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A toast to the betrothed (*)
*The poet recites it to the betrothed to whom it is dedicated with a glass of wine in
hand. All the guests, friends and relatives present participate in the toast as a sign of
good fortune.
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To both the When your clothing is ready, it must be worn
betrothed When to church you are to go
When at the alter you will knee.
Of the much haste you are subject to
Soon home you will go.
From the middle of the circle in which you put
yourselves
When the evening will darken and on your own
you will be
You both through the night will muddle.
And when dawn breaks the damage will be
assessed
And relatives and friends will pay
Even if they had no part.
(*) Oral tradition of San Biagio Platani – Source, maternal grandfather: Vincenzo Billeri.
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……………………………….
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La scocca e lu mantu
(t.t.o.)
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Appendice prima parte
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Testi scritti dall’autore su tradizioni,
memoria, usi e costumi dei sambiagesi,
solo in parte derivanti, come testo, dalla
tradizione orale
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Versi liberi dell’autore
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Jocu in acqua (*16)
E midemma si vidivatu
jocu in focu ti ghudivatu.
Comu nenti t'arristà
ca pi l'acqua nun sparà
nenti ancora t'arristava
si cu focu si sparava.
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Play in water (*)
Tell me son, did you like it?
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(*) Taken from the opening verses of “The Learned Youth” by Father Fedele Tirrito, from San Biagio
Platani. Writer, Poet and Painter, during the end of 1700 and the beginning of 1800.
……………….
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Cuannu moru (*19)
Cuannu moru
jittatimi nti na lavanga
comu si fa cu li vestii
a saccu d'ossa
mannò
jittatimi tirrena tirrena
attaccatimi cu la corda
pigliatu p'un pedi
a la vardedda di na jumenta
nti ssi Chjiani di Mennularia
di Cuda di Vurpi
a la Ghrutta affumata
chi mi strascina
di na punta all'atra
unni veni veni
e mi fa firriari
fumarusa
di ssi Hharci
a Panakì
tuttu lu feu.
Lassatimi purtari
arrassu di li limmita
ꞌmmezzu timpi e bizzola
timbuna timpuna
petri petri
valati valati
ꞌmmezzu arianu e disa
ꞌmmezzu spini e fratti
pranii pranii
vaddi vaddi
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χjacchi χjacchi
cuti cuti
χjumara χjumara
nachi nachi.
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When I die
When I die
Throw me along a landslide
As it is done with beasts
Like a sack of bones;
Otherwise
Throw me into the fields,
Tie me with ropes
By a foot
To the saddle of a mare
In these flatlands of Mennularìa
Of The Fox’s Tail.
To the smoked cave
I’ll be dragged
From one place to another,
Wherever it be;
And make me go around
Proud
Throughout ‘Harci
To Panaki
All over the land estate.
Let me be brought
Away from the estate’s limits
Among mounds and knolls,
Amidst hillocks,
Among tors,
Through valleys,
Between oregano plants and wild grass,
Through thorns and thistles,
Throughout flatlands
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And gorges
And creaks
And stones
And torrents
And deep holes in their water.
(*) Poem dedicated to Santo Bruno, oral poet of the opening lines, which inspired the poem.
The poem won the XXII edition, 2004, of Terra d’Agavi of the Rotary Club of Gela: chairperson Silvana
Grasso; one of the members of the commission, was the editor Sergio Flaccovio.
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Note ai testi siciliani:
…………………..
Piticaneddu: (*8) Personaggio fiabesco delle tradizioni siciliane. Personaggio dei famosi Cunti. Qui
usato nel senso più stretto del significato del termine. Il lessico, significava originariamente, ragazzino o
caruso (dal franco provenzale e o normanno: “Petite Gagne”).
…………………………...
Suli: (*10) La composizione è probabile possa essere stata collegata a riti di magia buona, praticata da
individui singoli o da piccole sette religiose collegate alla stessa religione cattolica. Tali riti, si narra, fossero
d’uso frequente a San Biagio Platani fino agli anni 50-60 dello scorso secolo.
Famoso, per essere stato pubblicato in diversi libri, è il componimento della tradizione orale sambiagese,
scongiuro-invocazione che segue:
Tri stizzi di sanghu di Gesù – tri fila di capiddi di Maria - cu voli mali a mia – attaccatilu e liatilu. Tratto dalla
Raccolta di ricerca sugli scongiuri siciliani di Giuseppe Bonomo.
…………..
Pi amari a mia: (*13) Si ricorda che la tradizione della coltivazione del lino, nonché quella della
sua lavorazione e tessitura era molto diffusa a San Biagio Platani fino ai primi anni successivi alla seconda
guerra mondiale. Gran parte delle donne adulte sambiagesi, esercitava tra fine ottocento ed inizio novecento, la
professione di filatrice. Quasi in ogni casa del paese, allora, vi era un telaio. Si tesseva oltre al lino, pare in
misura minore, anche la canapa. I maschi si occupavano della coltivazione delle piante e della lavorazione
grezza del derivato. Le femmine, si occupavano soprattutto dei lavori di finitura e della realizzazione di
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indumenti e prodotti finiti vari. Di tale tradizione si parlerà, in modo più approfondito, in un lavoro di prossima
realizzazione, dello stesso autore.
(*13 bis) Versi d’amore della tradizione popolare sambiagese, non oggetto esplicitamente di questa ricerca, in
quanto già diffusi altrove (Vedasi: La poesia popolare nella provincia di Agrigento di A. Ginex), sono anche i
tre componimenti, presentati secondo una rilettura dell’autore, qui a seguire:
Amanti d’amuri
Nti na vanedda mi sentu chiamari,
mi votu e viu n’amanti d’amuri.
E cuantu è fina, leggia nni lu caminari:
pi pedi avi ꞌu roggiu, pi mani l’uri;
lu pettu sò è l’arba e l’occhi sunnu mari,
la facci è celu e la fruntidda suli.
La testa, poꞌ, n’arcu trionfali;
li capidduzzi tutti rosi e χhiuri.
…………..
………………………….
Joku d'acqua: (*16) Incipit del testo tratto da versi del libro "Lu Giuvini addottrinatu" di Padre Fedele
Tirrito di San Biagio, scrittore, poeta e Pittore pregiato, del 700.
………………….
Cuannu moru: (*19) Dedicata alla buon'anima dello zzì Santo Bruno, classe 1916, che con un
paio di frasi buttate, al vento, fra il cielo e la Terra di Mennularia, in un giorno di inizio anni 2000, ha ispirato
al sottoscritto, che a quelle terre si lega fin dai primissimi anni di vita, prima l’incipit orale e successivamente
l’intero componimento. Il testo è vincitore del premio XXII edizione 2004 - Terra d'Agavi - di Gela Rotary
Club: presidente giuria: Silvana Grasso. Fra i componenti la giuria, l'editore, Sergio Flaccovio.
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Tradizioni orali: II Parte
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Proverbi, aneddoti, modi di dire e
frasi idiomatiche
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Nota introduttiva Proverbi, aneddoti, modi di dire, frasi
idiomatiche:
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Primo Gruppo: Lavoro e relazioni con la natura
e l’ambiente:
Lavoro:
La matinata, fa la jurnata.
Cu la fa la maisa si la trova.
Cu fa pani tutti l'annu, ni fa bonu e ni fa tintu.
La pècura lanuta si ꞌu’n' è ora è a la vinuta.
……………………………………….
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Tuttu scrùsciu e nenti cubbàita. Per dire che nel fatto o nella persona che si ha
davanti, c’è più apparenza che sostanza. Il modo di dire, risale ai tempi, di quando la
cubbàita, (torrone, dolce siciliano tipico e pregiato di lascito arabo), cara nel prezzo,
nella Sicilia, povera, veniva comprata dai villani braccianti, quasi esclusivamente durante
le festi solenni del paese. Le richieste al negoziante venivano fatte purtroppo con molta
parsimonia, causa la magra disponibilità di danaro, nonostante, lu spinnu e il desiderio.
Nell’aprire l’involucro di carta che la conteneva, appena ricevuta, i golosi vìllaci, poi però,
rimanevano delusi. Il tipo di carta usata, una carta oleata, faceva tanto rumore e scruscio
scoppiettante, e grande era la speranza, durante la scartatina. I pezzetti di cubbàita,
apparsi, alla fine, però, sembravano piccoli, pochi e insufficienti, rispetto al desiderio
dirompente e prorompente, avuto. Desiderio, collegato a cicliche attese durate
settimane e oltre modo, già esaltato, dal ben di Dio, di odore vaporoso sprigionatosi
nell’aria, che sapeva di mandorla tostata ancora calda, caramello, miele e cannella.
……………………………
Vinni lu tempu di li mali vistuti. Si usa dire ai primi veri freddi, per indicare che
si appresta l'arrivo dell'inverno o del periodo più rigido di esso, periodo più rigido, che in
Sicilia e dalle parti di San Biagio a rigore, va da metà gennaio a fine febbraio.
……………..
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Secondo gruppo: Famiglia e relazioni sociali:
……………………………………….
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………………………………………
…………………………….
……………………….
………………………………………………..
Annacammuni ca scurà
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………….
Ah Peppi Marinu, Peppi Marinu! Ppuh ppuh! La frase, la ripetevano gli
anziani in età avanzata, e ormai inabili a muoversi con agilità, ispirandosi alla storia di un
tale Peppi Marinu.
Personaggio fiero, coraggioso e agile, in giovinezza, in giro nei campi. Personaggio che
quasi inabile e costretto a fare una vita sedentaria in paese, al sopraggiungere della
vecchiaia, nei suoi ultimi impeti fierezza si sputava da solo addosso mentre ripeteva la
frase di cui sopra.
………………………..
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Onomastica dialettale
sambiagese
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Onomastica delle Persone
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Soprannomi o Nciurie
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Nota introduttiva ai soprannomi o Nciurie
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Soprannomi o Nciurie:
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statura. Oppure semplicemente, potrebbe collegarsi, a presenza nel ramo
familiare femminile, del cognome di origine araba, Ballùzza.
…………………………………….
Varbazza.
…………………………...
Zirrichedda. ………………………………………..
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Nomi Propri
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Nota introduttiva ai nomi propri dialettali
(*1) Più in generale, si può anche dire, senza sbagliare, che i nomi dialettali, devono la loro
tipicizzazione, nello specifico, rispetto all’attuale italiano, salvo i casi in cui essa derivi da abbreviazione
del nome stesso, di sicuro, al fisiologico processo di metamorfosi lessicale, frutto, di ciò che, sempre è,
misto di residua sedimentazione e crescente innovazione, tra le vecchie parlate, che via via tendono a
scomparire, e le nuove parlate, che via via, si impongono, in ogni processo di forte cambiamento
demografico, culturale e di governo, di un territorio.
(*2) La ricerca non comprende l’esame dell’uso dei nomi introdottisi nel territorio, con alto tasso di
innovazione, tra la popolazione, negli anni più recenti; spesso per influsso dei mass media in genere e,
della tv in particolare.
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Nomi propri di persona in dialetto locale, in uso, a
San Biagio Platani
………………….
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Onomastica dialettale del Territorio
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Odonomastica (Onomastica urbana):
L’abitato di San Biagio, sorge nel periodo che segue l’ottobre del 1635, dopo il rilascio
Vice Reale della Licentia Populandi, su iniziativa del feudatario don Giambattista Gerardi.
Costui era proprietario dei feudi di Mandrile, Gialdonieri e San Biagio. Con l’edificazione
del paese, il Gerardi, ottenne dal Vicerè di Sicilia, il titolo di barone. Il paese viene
edificato secondo un progetto di un architetto palermitano, che interpretando molto
bene l’adattamento alla morfologia orografica del territorio, collina che degrada
lievemente da nord a meridione, posta nella parte sommitale del territorio del feudo di
San Biagio, in alto, tra i due fiumi Platani e Turvoli, diede ad esso, forma ortogonale. (*)
Per approfondimenti, sulla fondazione e sulla storia di San Biagio, vedasi: il libro, “San Biagio, Ricerche e
Materiali su un Centro Feudale Siciliano di Età Moderna” a cura di Calogero Carbone, Gabriella Costantino e
Giuseppe Parello, della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Agrigento, su iniziativa del Direttore Generale
Assessorato BB.CC.AA della Regione Siciliana. Dott. Giuseppe Grado; il libro “Padre Fedele da San Biagio, poeta
della parola e del pennello”, di Luigi e Vittorio e Pellitteri.
Il centro abitato prese il nome di Terra di San Biagio dal nome del feudo ove collocato.
Nel 1812 la Terra di S. Biagio fu eletta a libero Comune svincolato dalla proprietà
feudale e prese il nome di Comune di San Biagio.
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La divisione in quartieri come unico insieme di elementi di distinzione ufficiale durò
fino alla metà dell’ottocento.
A partire dal 1846, si creò e venne adoperata, una toponomastica più dettagliata,
secondo nomi dati a tutte le strade interne del centro urbano. Queste presero la
denominazione dei cognomi delle famiglie più note che vi abitavano. Il nome di alcune
strade che veniva dal cognome, nel tempo qualche volta mutò, secondo la scomparsa e
l’arrivo di nuove famiglie o secondo la crescita d’importanza, di alcune di esse. Vie dei
cognomi delle famiglie rinomate per aver dato alla storia locale, personaggi di ruolo
illustre, sono Via Vaccaro, che successivamente divenne, Via Cavaliere Veneziano; Via
Giudice; Via Chiarenza, divenuta successivamente, Viale della Vittoria ecc.
Poco tempo dopo l’Unità d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861, nel 1864, con applicazione
di regio decreto del medesimo anno, alla denominazione del paese, che fino ad allora
era stata quella di San Biagio, di derivazione feudale, venne aggiunto il nome, Platani.
Ciò, dal nome del fiume che scorre nelle vicinanze, a sud dell’abitato.
Dopo la guerra del 1915-18 venne creata una nuova toponomastica, per cui, le vie
presero i nomi di illustri personaggi della storia italiana. Successivamente nel tempo si
sono aggiunti, nomi della storia internazionale; nomi di Stati esteri, nomi di città, ecc.
Da quanto ci risulta, sopravvivono, solo poche vie che hanno il nome di personaggi locali.
Ricordiamo, Via Giudice; via Cavaliere Veneziano; Piazzetta sotto Tenente Marotta e Via
Michelangelo Adamo.
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Odonomastica In ordine alfabetico:
.
Domenico e Giudice
…………………………….
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Toponomastica (Onomastica campestre del Circondario):
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orale che li definiscono, si riempiono di immagini, di accadimenti, di fatti, di vita;
diventano vissuto umano e insieme formano paesaggi, che anche quando in
apparenza desolati, prendono anima. In questa sede, il lavoro di indagine è
ancora parziale ed in corso d’opera. Si ritiene aver individuato il significato di in
un certo numero di toponimi, che pare remoto e di notevole interesse storico;
secondo la nostra lettura, di origine araba; presenti in prevalenza nella zona
dell’ex feudo Ragattano. L’indagine completa e competente, sul piano storico,
etimologico e filologico, oltre che di verifica archivistica, riserverebbe di sicuro
tanti piccoli altri tesori di memoria e di storia. Certo i frammenti di storia qui
individuati, dentro la memoria, forse svelata, di alcuni toponimi, potrebbero
trovare maggiore ampiezza e valore, qualora ove possibile, almeno rispetto ai
siti più interessanti, si facessero campagne di studio di natura archeologica.
Certamente troverebbe verifica e probabile eventuale consolidamento, a
seconda dei casi, la validità della lettura, qui in alcuni casi, data.
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Toponimi dalettali in ordine alfabetico:
……………………..
…………………………….
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………………..
Valìci. (Lu Valici). (Contrada). (Luogo). Topos extraurbano del territorio di San Biagio
Platani. Esso si trova all’interno dell'ampia isola fluviale, Isola del Merlo, coltivata ad agrumi, contigua al
Turvoli, lato sambiagese. Il luogo si trova a circa a metà distanza, dai giardini della zona Burgio e i giardini dei
pendii di Serra di li Pirnici. Nel sito vi si trova, da sempre, una ricca sorgente d’acqua dolce e potabile. Il topos,
ha un posto nelle tradizioni orali sambiagesi, grazie all’esistenza di una famosa strofa fanciullesca nelle usanze
locali. (17)
Zzotta d’Argentu.
Zùbbiu. (Contrada). (Luogo). Depressione argillosa della periferia ovest di San Biagio Platani.
(*18)
χhiumi duci. (Fiume Turvoli) (Fiume di S. Biagio); (area contigua al fiume). (*19)
χhiumi salitu. (Fiume Platani); (area contigua al fiume). (*20)
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Note alla toponomàstica campestre:
(*1) Chirummo, secondo studi dell’autore, è un toponimo di origine araba. Deriva dal lessico arabo Hirun che
significa Pioppo. Il nome del feudo è probabile che nasca, come quello del feudo contiguo, Pioppo, dai
numerosi alberi di Pioppo che un tempo crescevano lungo l’attuale vallone Chirummo, affluente del Turvoli,
che scorre in tale contrada e lungo lo stesso fiume Turvoli, in quel tratto anticamente chiamato dalla
popolazione del posto e dai Casteltermenesi in particolare, anche fiume Pioppo, oltre che fiume di San Biagio.
(*2) Toponimo di probabile origine araba. Da, Hayrad Addad, terra o circondario fertile. Potrebbe
derivare anche da Aratato, espressione di vecchia misura di superficie agraria siciliana.
(*3) L’ipotesi è sostenuta dallo storico A. Facella e altri. Vedasi la pubblicazione di A. Facella in,
“QUARTE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA”. Secondo, il Facella si collega al
possessore della terra del periodo romano; tale, Vibius, membro di una gens romana che aveva parecchi
possedimenti terrieri in Sicilia all’epoca dell’occupazione. In realtà ci sono altre ipotesi di studio. Il toponimo
potrebbe avere origine linguistica ancora più antica.
…………………..
…..
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Appendice alla II° Parte:
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Breve dizionario lessicale
Àt’à livari: dovete smettere (espressione tipica locale). Es.: àt’a livari di
tirari ddocu. Se invece si dice l’àt’a livari di ddocu, significa, la dovete
togliere da lì.
A tutti banni: ovunque. Dappertutto.
Acchianari: salire.
Accicciàrisi: accapigliarsi.
Accujri: accostarsi stringendosi; stringersi, accoccolandosi ad un’altra
persona.
Accunnatu: piegato; stropicciato; sgualcito.
Addevu: bambino; neonato.
Addimura: ritardo; indugio.
Addimuratu: passato; nel senso di cibo andato a male.
Addivatu: coltivato o cresciuto.
Addumatu: acceso.
Affruntusa: timida.
Agghjca: giunge.
Ahhàratu: bruciacchiato. Si dice metaforicamente anche dell’essere
bruciato dal forte, caldo, sole.
A li viaggia: espressione tipica che significa, certe volte.
Allahhanutu: consumato, sgualcito; si dice di tessuto mal ridotto. Usato
anche in senso metaforico.
Allustrari: illuminare; far luce. Per estensione, si usa anche del lustrare o
lucidare le scarpe.
Ammargiari: far finire sott’acqua.
Ammataffari: pressare, nel senso di schiacciare e ridurre di volume.
Ammucciari: nascondere.
Annacari: dondolare.
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Appagnàrisi: spaventarsi; adombrarsi; imbizzarrirsi, detto delle bestie da
soma o dei cavalli.
………………………………..
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Dettagli sui metodi di raccolta e sulle
fonti.
Sono stati intervistati direttamente alcune decine di persone di varia classe di età.
Alcuni di essi si sono palesemente classificati come tramite di precedenti fonti orali ben
identificate. Le fonti dirette di tramando partono da classi di nascita che nella data più
remota risalgono ai primissimi anni del novecento. Si è potuto accertare che le fonti di
tramando indiretto arrivano in qualche caso fino ai primi decenni del 1800. Tutte le fonti
dirette e indirette fanno parte di quel mondo contadino le cui tradizioni orali
appartengono. Tutte le persone intervistate sono native della comunità sambiagese. Le
interviste censite e raccolte, sono consistite quasi sempre, dall’esposizione verbale
immediatamente successiva all’interrogazione specifica tematica o generale
dell’intervistatore. Gli intervistati sono stati identificati secondo la conoscenza diretta o
indiretta delle persone col criterio di scegliere il più possibile tra persone anziane e meno
scolarizzate e possibilmente analfabete. In qualche caso sono state intervistate anche
persone più giovani e maggiormente scolarizzate, ma costoro hanno rappresentato quasi
sempre, fonti indirette, quanto meno nei contenuti di quanto verbalmente trasmesso, con
le interviste a loro rivolte. Il linguaggio verbale usato dagli intervistati più giovani
essendo essi stati sostanzialmente, fonti indirette, raramente e solo in misura lieve, ha
potuto influenzare il contenuto linguistico dei dati raccolti. Tant’è che nei testi orali
raccolti prevale un linguaggio dialettale, lessicale, di suoni e pronunce, parzialmente
diverse o comunque meno presenti, nel dialetto parlato dei nostri giorni. In qualche caso
si è consentito alle fonti dirette di integrare, in un momento successivo alla prima
intervista, sempre verbalmente, in lieve misura, i contenuti precedentemente espressi.
In tutte le interviste, si è cercato, dopo l’avvenuta esposizione dei contenuti, di far
brevemente commentare il componimento esposto, al fine di trarne eventuali significati
ulteriori, di tipo integrativo e o aggiuntivo, per effetto della conoscenza, seppure magari
non più conscia, da parte dell’espositore della precedente fonte di tramando,
tendenzialmente in astratto, più vicina quest’ultima, alla fonte originaria.
Le varie fonti sono considerate dirette o indirette, in quanto esse fossero individuate
come fonti di diretto uso nella vita reale, dei componimenti esposti o fossero invece
persone che le avessero a memoria.
Le fonti per quanto dirette o per quanto individuate come fonti primarie e remote, non
sono mai state individuate come fonti di creazione; le persone individuate non sono mai
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stati individuati, come autori. Esse sono state, sempre solo mezzo di trasmissione, anche
se come sappiamo, nel tramando dei testi orali, spesso rimane traccia o influenza, delle
persone, nei componimenti, che in un primo momento assorbiti, vengono poi ritrasmessi
orizzontalmente nella comunità e o da una generazione all’altra.
Fonti dirette:
……………….
…………………….
Caldara Michelangelo………………………
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Tesori di Sole
Tradizioni orali di San Biagio Platani
Voci, Echi e Memorie, di Civiltà Rurale
di Michelangelo Caldara
INDICE GENERALE
Tradizioni orali
I° Parte:
(In siciliano e in inglese)
80
Nuvena di San Giulianu (t.t.o.) (Novena of San Giuliano) … pag. …32
Maria di lu Càrminu (t.t.o.) (Mary of Mount Carmel )……… pag. .. 34
Maria di lu Rusariu (t.t.o.) (To Mary of Rosary) ………… pag…36
Cridu Romanu (t.t.o.) (Roman faith) ……………………… pag. …..38
Canti di Lavoro
81
La tàvula (t.t.o.) (The lain table) …………… pag. …………………….. 83
Li mani (t.t.o.) (Hands)……………………………. pag.………………84
Lu figliu cuntenti (t.t.o.) (The happy son)……………………… pag... 85
Lu manciari senza viviri (t.t.o.) (Food without drink)… …….. pag. 86
La pruvvidenza t.t.o.) (Providence) ……………………… pag……. 87
Furtuna (t.t.o.) (Fortune) …………………………………… pag.…… 88
Suli (t.t.o.) (Sun) ……………………………………… pag. ……… 89
Mathri Luna (t.t.o.) (Mother moon) ……………………… pag……….. 90
Beddamathri a la fera t.t.o.) (The Holy Mother at the Fair …. pag….. 92
Lu pani di la madonna (t.l.t.s.) (t.t.o.r.r.) (The bread of the Madonna) pag. 124
82
Note ai Testi siciliani della I° Parte: …………………………….. pag. 154
83
Onomastica delle Persone
Soprannomi o Nciurie
Nomi Propri
84
Appendice alla II ° Parte
Biografie:…………….....…………………………pag………………...256
Sinossi ……………………………………………pag.….….…………258
85
Tesori di Sole: Bibliografia:
La Poesia Popolare nella Provincia di Agrigento di A. Ginex edito dal Centro Studio
“Giulio Pastore” Agrigento. 1987.
86
Padre Fedele da San Biagio: poeta della parola e del pennello di Luigi e Vittorio
Pellitteri, edito dal Comune di San Biagio Platani e dalla Provincia di Agrigento. 1998
San Biagio, ricerche e materiali su un centro feudale siciliano di età moderna a cura di
Calogero Carbone, Gabriella Costantino e Giuseppe Parello della Sovrintendenza ai Beni
Culturali di Agrigento, edito dall’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali: Direttore
Generale dott. Giuseppe Grado. 2002.
Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Gerhard Rohlfs. Edizione
Einaudi 1970.
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88
89
Un grazie speciale, sentito e ideale, a tutte le persone che sono state le fonti dirette e indirette del materiale
contenuto in questa ricerca
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Biografia dell’autore:
Michelangelo Caldara, nato a San Biagio Platani. Laureato in Economia e Commercio, vive ad
Agrigento. Ha vissuto in Germania durante l’infanzia e l’adolescenza. Insegnante di ragioneria,
in Piemonte per alcuni anni, è stato fino alla metà del 2018, funzionario di Pubblica
Amministrazione, nella sua Sicilia. Nel 2003, ha pubblicato Archetipi; edito da Siculgrafica di
Agrigento. In esso, un saggio sugli archi di San Biagio Platani e versi che tratteggiano frammenti
di mondo rurale isolano. Il libro illustrato da fotografie di Giuseppe Sabella, contiene una
traduzione inglese del Prof. Angelo Baccarella.
Biografia traduttore: Angelo Baccarella, nato a Bedford (Gran Bretagna) il 24 maggio 1961, da
genitori di S. Angelo M. (Ag.) é venuto a mancare prematuramente, a Palermo, il 29 giugno 2018.
È stato lettore d’inglese alla facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Palermo;
traduttore, poeta e saggista.
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Tesori di Sole.Tradizioni Orali di San Biagio Platani. Echi,
Voci e Memorie di Civiltà Contadina. In italiano, siciliano e inglese. Il libro è diviso in
due parti. La prima parte contiene una raccolta di versi di amore, preghiere antiche, canti
religiosi e di lavoro, versi rituali e strofe fanciullesche, della tradizione orale sambiagese,
e versi sui costumi e la vita locale, opera dell’autore, in dialetto. La prima parte, è
arricchita di note e da una traduzione in lingua inglese. La seconda parte contiene una
raccolta di proverbi e modi di dire locali e una ricca ricerca sull’onomastica, delle persone
e dei luoghi. La toponomastica è arricchita da alcune note di analisi etimologica e storica.
Il lessico e la fonetica specifici del dialetto di espressione, tra impronte di latino antico,
di galloromanzo e di idioma arabo, rivelano la magia d’un viaggio incidentale dentro la
lingua locale, in uno spaccato peculiare, di storia della Sicilia.
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Pub. Michelangelo Caldara
Deutschland
http://publish.bookmundo.de/books/173519
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