Vecchio Stile FU
DISPENSA DIDATTICA
Dispensa n° _______ Consegnata a _________________________________________________ il ______________
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o divulgato a terzi senza specifica autorizzazione. La presente dispensa ha intento puramente divulgativo e le nozioni
qui riportate sono da intendersi indicative e non esaustive. Chi fosse interessato a maggiori approfondimenti di alcuni
degli aspetti trattati potrà trovare ulteriori notizie sul sito internet www.wudang.it. La A.S.D. “FENICE ROSSA” non si
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di cambiarne il contenuto a suo insindacabile giudizio, in qualsiasi momento e senza preavviso.
Revisione marzo 2017
Dispensa didattica – Tai Chi Chuan vecchio stile Fu
Indice
Pa Kua ................................................................................................................... 7
I Maestri ................................................................................................................ 9
La Gerarchia ........................................................................................................... 12
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Dispensa didattica – Tai Chi Chuan vecchio stile Fu
Il Tai Chi Chuan è noto nel mondo occidentale come una Arte marziale
che offre importanti effetti benefici per la salute ed il benessere a
praticanti di tutte le età.
Il termine “Tai Chi Chuan” (scritto anche Taiji quan) può essere tradotto come “Pugilato della
suprema polarità” e trova la sua origine nei classici della letteratura cinese, specialmente di
ispirazione taoista. In uno di questi testi si legge. “Nei cambiamenti, c'è il Tai Chi che genera i
Due Principi (Liangyi); i Due Principi generano le Quattro Immagini (Sixiang); le Quattro
Immagini generano gli Otto Trigrammi (Pa Kua)”
Chi a questo punto ricordi i frequenti ammonimenti a mantenere basso il proprio baricentro
durante la pratica, a non far uscire il peso del corpo dall’area delimitata dai piedi ed a
sviluppare il “terzo piede”, troverà quindi conferma di questi consigli (semmai ce ne fosse
bisogno!) nella etimologia grafica di questo carattere
L’ideogramma 極 viene letto come “Chi” o “Ji”, viene invece tradotto come “estremo,
massimo, lontanissimo” ed ha una composizione grafica altrettanto interessante. Il radicale alla
sua sinistra è infatti quello che rappresenta un albero stilizzato ed indica genericamente anche
il legno. Questo ideogramma indicava in origine la sommità di una tenda da campo, ovvero la
trave o il palo orizzontale dove si incontrano in alto i due o più lembi che componevano la
tenda stessa. Più tardi nel tempo il concetto venne allargato ed il carattere passò ad
individuare in generale “oggetti che si uniscono” e venne quindi impiegato per indicare anche
intersezioni di strade o binari ferroviari.
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Entrando più nel dettaglio, il carattere Ji è composto – come detto – da un radicale a sinistra 木
che indica un albero, e nello specifico, un albero di pino, indicando la abilità ad essere rilassati
come un albero di pino ma anche la capacità di essere radicati al suolo e trarre nutrimento
dalla Terra per crescere robusti e flessibili verso il Cielo.
Più complessa la parte destra dell’ideogramma, composta dal radicale di “bocca” a sinistra e
da quello di “mani”o “braccia”a destra, compresi tra due linee orizzontali e separati da una
linea verticale. Si può leggere questo carattere come l’indicazione che bocca e mani si
“bilancino” tra loro nel loro operare sotto il Cielo e sopra la Terra. Si noti che poco sopra i
caratteri di “bocca” e “mani” è presente un ulteriore tratto orizzontale, ad indicare che il loro
operato deve essere rivolto ben più alla terra che al cielo.
Questo passaggio sarebbe da stimolo ad altre, ulteriori riflessioni. Essere sempre pronto e
sempre in grado di fare con le mani ciò che si dice con la bocca e spiegare con la bocca ciò che
si fa con le mani è caratteristica dell’uomo retto, equilibrato e giusto. Alla stessa maniera, uno
scorretto uso della bocca può portare a trascendere con le mani (quante lotte per una parola di
troppo) così come un improprio gesto può portare a doverci discolpare davanti a chi abbiamo
offeso.
Quindi possiamo rendere il concetto di Tai Chi come “Una persona centrata tra Terra e Cielo
capace di essere stabile come un albero, flessibile come i rami di pino ed in grado di agire e
parlare in modo adeguato alle circostanze che vive nella sua vita terrena”.
Per quanto l’ideogramma venga usualmente utilizzato nel significato sopra indicato, è
opportuno notare che è presente anche in “Quan Quan” traducibile come “onesto” o “sincero”,
in “qíngquánhézhaàng per indicare le mani che si uniscono nel classico gesto orientale di
rispetto e obbedienza ed in “luōbìxuānquán”, traducibile come “rimboccarsi le maniche e
scoprire i pugni” ovvero essere impaziente di cominciare.
Yin e Yang
Il simbolo più conosciuto, che rappresenta visivamente il concetto di yin e yang è il Tai Chi Tu
o Taijitu, che esprime l'unione dei due principi complementari in costante mutamento. Un
simbolo si esprime in sé stesso e non dovrebbe essere spiegato in maniera eccessivamente
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razionale, ma vale la pena di notare due particolarità che esprimono il concetto di yin e yang
prima descritto; la prima è che al crescere di un aspetto corrisponde la diminuzione dell’altro,
tanto che alla massima espansione di una zona corrisponde la minima dell’altra, situazione che
poi progressivamente si inverte, esprimendo il concetto che un fenomeno, giunto alla sua
massima espansione, passa poi a decrescere. Il secondo aspetto che va notato è che un
fenomeno non sarà mai completamente yin o yang, infatti, in corrispondenza della massima
area yin è presente una piccola zona yang, e viceversa.
Un altro aspetto che vale la pena notare è che il simbolo è definito da linee curve e
progressive; non vi sono, in altri termini, passaggi netti da una condizione ad un'altra, ma
piuttosto variazioni progressive.
Il Chi
Un altro concetto fondamentale alla base non solo della pratica del Tai
Chi Chuan ma dell’intera cultura orientale è quello del “Chi” o “Qi”, un
termine che si scrive e si legge alla stessa maniera di quello compreso
in Tai Chi Chuan, ma che viene rappresentato con un ideogramma
diverso.
Il nostro Chi complessivo (ovvero l’energia interna che circola nel nostro organismo e che lo
permea interamente) è formata da diverse componenti: una parte è quella che “ereditiamo”
dai nostri genitori e sui cui non possiamo agire per aumentare la quantità o migliorare la
qualità, l’altra parte è quella che “costruiamo” tramite l’alimentazione e la respirazione.
In altre parole, ogni uomo all’atto del suo concepimento viene dotato di una energia originaria
che è responsabile di tutta la sua ereditarietà e del suo destino vitale e che naturalmente
diminuisce con il passare degli anni, seguendo il fenomeno fisiologico dell’invecchiamento. Pur
non essendo possibile aumentare in alcun modo questa dotazione iniziale, un corretto stile di
vita consente di gestire al meglio questo “capitale”, facendo in modo di conservarlo quanto più
possibile e rallentando così il processo di decadimento organico.
La parte di Chi che dipende in misura maggiore dal nostro stile di vita è però quella che deriva
tanto dalla respirazione che dalla alimentazione; appare quindi evidente l’importanza della
qualità del respiro, sia in termini di purezza dell’aria inspirata che di corretta esecuzione
dell’atto respiratorio, che deve essere lento e profondo. Altrettanto importante è la qualità
della alimentazione, anche in questo caso sia con riferimento al cibo che ingeriamo che alle
modalità con cui lo consumiamo. Anche un alimento apparentemente “povero” può fornire
grandi benefici se ci cibiamo in maniera calma e consapevole; viceversa, mangiare in maniera
frettolosa e distratta può essere addirittura dannoso, anche se ci cibiamo del più gustoso
alimento di cui possiamo disporre.
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Chi Kung
Oltre a poter essere considerati come una sorta di “ginnastica preparatoria” di pratiche più
impegnative, gli esercizi di Chi Kung costituiscono una pratica a sé stante che offre notevoli
benefici se condotta in modo attento e costante. In particolare, la pratica del Chi Kung può
avere come obbiettivi il mantenimento della salute, la guarigione, il potere mentale, l’abilità
marziale o lo sviluppo spirituale.
Tra i vari esercizi di Chi Kung, vi sono quelli indicati con il termine “Tao Yin” o “Do In”,
traducibile come “guidare, indirizzare l’energia tendendo e muovendo il corpo” oppure
“estendere e piegare il corpo per accogliere e condurre il soffio vitale”, “tecnica di
mantenimento, di nutrimento, di conduzione (Yin) della via, del cammino (Tao)”. Con questi
termini si indica un lavoro energetico conosciuto anche come “Yoga Taoista”, composto da una
serie di antichi esercizi fisici di respirazione e di rilassamento combinati con l’automassaggio
per il mantenimento della salute e per stimolare la vitalità e il benessere.
Nella pratica del Chi Kung si integrano le conoscenze nella medicina tradizionale cinese, la
filosofia cinese, la teoria dello Yin-Yang, la teoria dei Cinque Elementi e degli Otto trigrammi,
la relazione con la funzione degli organi interni, la circolazione del Chi nei canali energetici e
la sua relazione con l’agopuntura e i punti di agopressione, l’analisi energetica, il sostegno e il
recupero da squilibri psico-fisici e dai traumi.
Inoltre, la pratica del Qi Gong ci apre alla saggezza della filosofia del Taoismo aiutandoci a
coltivare l’equilibrio fisico, il benessere psicologico e spirituale. Praticabile da tutti, dai più
giovani ai più anziani, la sua pratica porta numerosi benefici sull’intero organismo. Fortifica i
muscoli, scioglie le articolazioni, riequilibra il sistema nervoso ed endocrino, favorisce una
migliore circolazione sanguigna, aiuta il drenaggio delle tossine, diminuisce lo stress, la fatica e
migliora la qualità del sonno.
Zhan zhuang
Tra gli esercizi condivisi da molte Scuole che basano la loro pratica sui
principi prima descritti, ci sono quelli raggruppati nel termine “Zhan
zhuang”, che può tradursi come "stare in piedi come un palo".
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Un altro dei principi alla base sia della teoria che della pratica del Tai Chi Chuan è quello
indicato con il termine “Wu Xing”, traducibile come “cinque elementi”. Anche in questo caso si
tratta di un concetto della cultura cinese che
viene utilizzato in svariati campi, dalla medicina
tradizionale cinese alle arti marziali.
Questi due rapporti vengono espressi graficamente con un pentagono o con una stella a cinque
punte, ai cui vertici sono riportati gli Elementi descritti e sono impiegati per definire e
descrivere le reciproche influenze che i vari aspetti della Natura esercitano l’uno sull’altro.
Come detto, nell’indicare gli Elementi va considerato soprattutto il Principio che esprimono e le
qualità che rappresentano, la qual cosa permette di applicare il concetto di “Wu Xing” a svariati
aspetti del quotidiano, dagli organi del corpo umano alle armi tradizionali.
Pa Kua
Il Pa Kua o Bagua è un altro dei simboli più noti e diffusi della cultura cinese. Il termine si può
tradurre letteralmente come “Otto numeri” e viene solitamente rappresentato con un Taijitu
contornato da otto trigrammi allineati ciascuno ad un punto cardinale a formare un ottagono.
Come nel caso del “Wu Xing”, anche il concetto del “Pa kua“ è
ampiamente diffuso nella cultura cinese, tanto da essere
utilizzato in diverse applicazioni, dalle arti marziali a quelle
divinatorie.
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Il Tai Chi è stato sviluppato e codificato dall’Immortale Taoista Chang San-Feng durante la
dinastia Song. Dal Fondatore Chang San-Feng si sono sviluppate tre correnti: Ramo Taoista,
Ramo del Nord, Ramo del Sud. Lo stile di Tai Chi Chuan insegnato presso la nostra Scuola è
quello del ramo taoista della “Tan Pai” o Setta/Scuola Tan dei monaci taoisti erranti del
Wudang.
Il cuore del nostro
sistema è il Tai Chi dei
Palmi Fulminanti che è
una forma oggi molto
rara. Questo stile
ortodosso di Tai Chi
(Taiji) inizialmente
insegnato sulla montagna
di Wudang, è stato
trasmesso dal Gran
Maestro Fu Chen Song,
che ha studiato con il
monaco taoista Sung Wei
Yi appartenente alla 9°
generazione ed erede
della scuola Tan Pai.
Questo stile utilizza
movimenti flessibili ed
avvolgenti come quelli di
un “drago” uniti ad una
potente meditazione Chi Kung (Qigong) per aumentare la salute del praticante e l’ auto-
difesa.
Oltre alle efficaci applicazioni marziali, tutte le tecniche sono basate sulla teoria della Medicina
Tradizionale Taoista, dei meridiani e punti di agopuntura, stimolando e bilanciando la
circolazione del “Chi” e la funzione degli organi interni. Il Tai Chi Chuan può dunque avere
sensibili proprietà curative ed è per questo definito “Pratica di Lunga Vita” .
La forma Tai Chi Chuan (Taijiquan) 88 movimenti è lo stile che è stato sistematizzato dal Gran
Maestro Fu Chen Song, che rappresentava la 10° generazione ed erede della scuola “Tan”.
Questo stile di Tai Chi (Taiji) unisce tutti gli elementi delle arti marziali interne: utilizza il passo
del Pa Kua Chang (Baguazhang), l’intenzione dell’ Hsing Yi (Xingyiquan), la struttura e la
morbidezza del vecchio ramo del nord.
Fu Chen Song ha utilizzato la sua vasta conoscenza delle arti marziali interne per creare uno
stile originale, proponendo uno sviluppo completo del Chi, dell’elasticità, del coordinamento e
della concentrazione, sviluppando un’efficacia notevole. Una delle particolarità è il
bilanciamento tra destra e sinistra, il principio dello Yin e dello Yang, il positivo e negativo,
rilassamento e tensione, lentezza e rapidità.
Il Gran Maestro Fu Chen Song ha passato la sua arte a Sifu To Yu, suo allievo interno per più
di venti anni, che ama definire la sua trasmissione “vecchio stile Fu” in onore e rispetto per il
suo Maestro Fu Chen Song e per sottolineare la purezza e la integralità della trasmissione della
sua linea. Sifu To Yu ha passato la sua arte al Maestro Severino Maistrello, suo allievo interno,
nominandolo suo successore.
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I Maestri
Successivamente i due Maestri Chia Feng Ming e Chen Yen Hsi cominciarono ad insegnargli e
da quel momento la sua arte avanzò grandemente. Lo studio durò per nove anni, al termine
del quale gli insegnanti lo sottoposero ad una prova: “la mano afferra un passero vivo”. Per
fare questo occorre che mani, occhi, passi si armonizzino rapidamente. Molti studenti del
gruppo si allenavano a prendere passeri, ma non vi riuscivano, solo uno ci riuscì, ma nella
presa usò troppa forza e uccise il passero.
Unicamente Fu Chen Song superò l’esame e i Maestri gli consegnarono il diploma.
Fu Chen Song studiò un’altra arte , “la palla Tai Chi”: egli maneggiava una sfera di pietra dal
peso di 20 jin (circa 10 Kg) che scagliava in aria ad oltre 2 metri di altezza; poi, incavando il
petto (come richiedono sia il Tai Chi, che il Pakua, Liang Yi e il Hsing Yi) faceva ricadere sopra
la palla accompagnandone la forza di caduta e poi, espandendo il petto nuovamente la
scagliava via e la riprendeva con le mani. Quando girava il cerchio Pakua egli portava in mano
due palle di pietra che ruotava e avvolgeva in continuazione.
Fu Chen Song si allenava duramente ogni giorno e riuscì talmente a progredire che all'età di 28
anni, sconfisse una banda di taglieggiatori che infastidivano il suo villaggio affrontando oltre
100 banditi con una lancia di ferro del peso di 8 chilogrammi e uccidendone il capo.
Grazie a questa vittoria, fu inserito nel 1911 nel famoso Servizio di protezione dell’Honan e
dello Shantung (Kung Shin Shan) come guardia del corpo in un servizio di scorta e protezione
e viaggiò molto in Cina e conobbe altri Maestri con i quali si confrontò ed imparò molte
tecniche. Nella provincia di Lianoing conobbe il Maestro Song Wei I, il “Taoista della Montagna
Bianca”, della Setta “Tan Pai”, molto conosciuto per le sue tecniche come il “palmo
fulminante”, il “pugno scattante”, appartenente alla nona generazione, in trasmissione diretta
con Chan San Feng. Fu Chen Song conobbe anche Li Shu Wen, Maestro di Pa Chi Chuan e della
lancia dello stile. Fu Chen Song venne invitato a far parte dell’armata del generale Li Chin Ling,
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famosissimo esperto di spada Wudang, da cui ne derivano le attuali tecniche, dal quale
apprese l’uso della spada.
Nel 1927 a Pechino Fu Chen Song si unì a famosi Maestri quali Sun Lu Tang, Yang Cheng Fu, Li
Shu Wen e Huo Dian-Ge (il Maestro Huo era anche l’Istruttore di Arti Marziali di Pu-Yi, l’ultimo
Imperatore della Dinastia Ching) con i quali fondò un circolo di Arti Marziali al fine di scambiar
le loro esperienze e i loro “segreti”. Fin dal 1920 Fu Chen Song aveva stretto una grande
“amicizia marziale” con Yang Cheng Fu, con il quale scambiò molte esperienze e collaborazioni
personali. E’ importante sottolineare che all’epoca il Maestro Yang Cheng Fu era considerato il
“grande Maestro” che non si scomodava facilmente dalla sedia. Nel 1928 a Nanchino fu istituito
il Zhong Ying Guoshu Guan (Istituto Nazionale di Arti Marziali) e Fu divenne Capo Istruttore.
Nel 1929 furono stabiliti due grandi Istituti Nazionali di Arti Marziali a Canton e fu richiesto a
Fu Cheng Song di venire ad insegnare. Con lui vennero a Sud i seguenti famosi Maestri
marziali: Wan Lai Sheng, Gu Ru Zhang, Geng De Hai e Wang Shao Zhou che furono
soprannominati “le 5 Tigri che vanno a Sud”. Nel corso della sua vita non gli mancarono scontri
con individui gelosi della sua notorietà, fra i quali Hsieh Lung, Maestro del Kuantung, esperto di
lancia Pakua della famiglia Hsieh e allievo di Hsien Tao Chao, discepolo quest’ultimo di un
monaco taoista Wudang di nome Lo Mao Hsin. Nel 1930 Zhang Zhijiang ordinò la chiusura del
Wushu nazionale; Fu Chen Song si trasferì allora ad Hong Kong.
Dopo la guerra sino giapponese Fu Chen Song si dedicò all’insegnamento e alla pratica delle
sue arti marziali, che continuò a perfezionare grazie alla sua esperienza e sulla base delle
logiche del pensiero taoista. Il bagaglio tecnico del Maestro riposa su concetti, spiegati dalla
filosofia taoista, ma di difficile comprensione nelle arti marziali cinesi se non sono oggetto di
trasmissione autentica da Maestro ad allievo. Ritornato a Canton nel 1950, Fu Chen Song morì
nel 1953 all’età di 72 anni a seguito di un malore mentre si esibiva nel Pakua della forma del
Drago nel Parco Centrale di Nanchino.
La tradizione del Maestro Fu continua grazie al lavoro di divulgazione del Maestro To Yu, suo
allievo diretto. Da tutto ciò possiamo comprendere l’importanza storica e culturale del Maestro
To Yu, erede di una delle più importanti Scuole della Cina e uno degli ultimi grandi esperti di
stili interni.
To Yu (1922 ~ )
Oltre a queste il Maestro To Yu conosce e padroneggia numerosi altri metodi e stili. Molti suoi
allievi insegnano ad Hong Kong e in altri paesi come Stati Uniti, Australia, Canada, Nuova
Zelanda, Italia.
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Mantis Style Boxing Association e consulente tecnico della Wudang Martial Arts di Canton e
numerose altre organizzazioni di Arti Marziali.
Ad oggi, in tutto il mondo, ci sono solo due allievi diretti di Fu Chen Song ancora in attività, il
Maestro To Yu è uno di questi e nella comunità marziale di Hong Kong e in Cina è considerato
un tesoro vivente.
Nella sua ultima permanenza a Padova il Maestro To Yu To Yu, con una cerimonia tradizionale,
ha ufficialmente nominato il Maestro Severino Maistrello come suo allievo interno e successore,
inserito nella terza generazione della Scuola Fu e suo rappresentante in Europa. Il Maestro
Maistrello è l’unico occidentale allievo del Maestro To Yu e l’unico europeo di terza generazione,
traguardo raramente raggiungibile per un occidentale.
Severino Maistrello
Severino Maistrello inizia la sua pratica delle Arti Marziali nel 1973.
Maestro di Wudang Stile Fu (Tai Chi Chuan, Pa Kua Chang, Liang Yi
Chuan), Tao Yin e Chi Kung, Maestro 6º Dan di Karate Shorin Ryu, 2º
Dan di Kobudo di Okinawa. Discepolo Interno del Maestro Taoista
contemporaneo Ming Wong Chun Yin (Tai Ki Kung, On Zon Su, Cau, Tou
Kung). Iniziato allo Shiatsu dal Mº Nozoe nel 1976, ha poi seguito gli
insegnamenti del Monaco Zen Muhen. E’ stato Direttore Tecnico
Nazionale Fesik-Da settore Tai Chi Chuan e Arti Marziali Interne e
Docente Federale della stessa.
Nel 1997 è Direttore Tecnico della squadra italiana ai Mondiali di Karate di Okinawa
(Giappone). Nel 1999 fonda la Scuola di Shiatsu Tradizionale, Scuola fondatrice e fiduciaria
dell’A.P.O.S. (Albo Professionale Operatori Shiatsu).
Attualmente dirige il Centro Studi Wudang Stile Fu (Tai Chi Chuan, Pa Kua, Liang Yi, Hsing Yi,
Tao Yin Chi Kung) e la Scuola di Shiatsu Tradizionale (Shiatsu, Moxa, On Zon Su). La sua
esperienza lo ha portato a sviluppare una metodologia e un rigore didattico fondato su
insegnamenti tradizionali con il risultato di un apprendimento lineare e di autosviluppo. Inoltre,
nei suoi continui viaggi-ricerca incontra e conosce autentici Maestri, individui dotati di una
grande personalità e di particolari doti, testimoni di un mondo che sta scomparendo
intrecciando rapporti di profondo rispetto ed amicizia. Molti di questi Maestri sono ospiti
periodicamente del Centro per sessioni di pratica.
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La Gerarchia
All’interno della Scuola Fu, come nelle altre Scuole tradizionali, i praticanti sono organizzati in
una struttura gerarchica sulla base della loro esperienza. In particolare, i principianti hanno un
grado che parte dal 5° Ji per i novizi sino al 1° Ji per i più esperti. I praticanti avanzati partono
invece dal grado di 1° Duan per proseguire con numerazione crescente.
Il colore nero della divisa dei praticanti evidenzia il segno tangibile che il tempo e l’esercizio
della pratica lasciano sugli strumenti che vengono impiegati, indica quindi l’accumulo
dell’esperienza e – simbolicamente – la capacità di far emergere la propria “parte oscura” per
affrontarla e proseguire sul percorso di auto miglioramento personale che consente la pratica
dell’Arte stessa.
Nel curriculum di studi del “vecchio stile Fu”, oltre alle tecniche a mani nude, vengono studiate
le modalità di utilizzo e le applicazioni delle armi tradizionali della cultura cinese, ovvero
Sciabola, Spada dritta, Bastone corto e Bastone lancia. Lo studio e la pratica di queste armi ha
ancora oggi importanza per diversi fattori che – sia pure brevemente - elenchiamo di seguito.
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Al motivo marziale appena accennato possiamo aggiungere quello legato al benessere del
praticante: l’impiego delle armi tradizionali consente di compiere una ampia serie di esercizi
che a mani nude non avrebbero la stessa efficacia. La stimolazione delle articolazioni, il lavoro
sulla postura corporea, la percezione di sé e dell’altro nello spazio e nel tempo dell’azione sono
solo alcuni degli aspetti che traggono grande vantaggio dal lavoro con le armi.
Infine, le armi tradizionali hanno uno stretto legame con la filosofia e la cultura alla base
dell’Arte, a partire dal concetto di “Wu Xing”, per cui ogni arma studiata è legata ad uno dei
cinque elementi ed il rapporto di controllo o sopraffazione di un arma sull’altra agisce con gli
stessi principi già visti per Terra, Acqua, Fuoco, Legno e Metallo.
In particolare, il corpo, ovvero le mani nude, sono legate all’elemento Terra, la spada dritta
all’elemento Acqua, la sciabola al Metallo, il bastone al Legno e la lancia al Fuoco. Alcuni
accoppiamenti sono molto evidenti (Legno con bastone o metallo con sciabola), altri
appariranno più chiari proprio grazie allo studio delle tecniche di applicazione delle armi stesse.
In passato l’arma doveva diventare un tutt’uno con chi la utilizzava, per cui spesso queste non
avevano dimensioni fisse, ma erano adeguate alla corporatura di chi le utilizzava. Oggi è
difficile poter realizzare armi “su misura” ma dove possibile bisognerebbe comunque praticare
con strumenti adeguati al nostro fisico; in particolare, è consigliato che il bastone abbia una
altezza tale da avere una estremità all’altezza del sopracciglio di chi lo utilizza, mentre la lancia
dovrebbe avere una altezza più alta di un palmo rispetto alla sommità della testa del
praticante.
Una disciplina come il Tai Chi Chuan ha sul praticante effetti diversi e tra loro correlati, pur se
agenti su diversi “livelli”. Una prima distinzione si può indicare considerando effetti sul piano
spirituale, sul piano emotivo e sul piano fisico-corporeo, una distinzione – ripetiamolo – fatta
solo per comodità di analisi poiché non è possibile agire su un livello senza coinvolgere anche
gli altri. Tralasciamo l’esame degli effetti ai livelli emotivo e spirituale ed analizziamo meglio
quelli sul piano fisico-corporeo.
Ribadiamo ancora una volta, a costo di essere noiosi, che questi due
aspetti sono tra loro interdipendenti; se si pratica correttamente un
addestramento focalizzato sull’aspetto marziale si otterranno comunque dei benefici per la
salute, così una pratica che ha come obbiettivo il benessere corporeo conferirà comunque delle
abilità marziali a chi la esegue con costanza.
Meglio di tante parole, come in precedenza, sono gli ideogrammi che identificano i due termini
a suggerire il significato dei principi che esprimono.
Il termine “Wen” è espresso dall’ideogramma 文 che rappresenta un uomo con il busto tatuato
o dipinto e le braccia aperte e può essere tradotto come “arte, letteratura, scrittura,
proverbio”. Per via della sua forma grafica e del suo significato, alcuni commentatori
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Più complessa l’analisi del carattere 武 , che si legge “Wu” e viene solitamente tradotto come
“marziale, militare, guerresco”. Il carattere è composto dal radicale 止 (“fermare”) e dal
pittogramma 戈 (“alabarda”) percui la traduzione letterale sarebbe “fermare le armi”, con una
interpretazione “pacifista” che si avvicina molto al “si vis pacem para bellum” occidentale, ed in
questa interpretazione il termine è presente nel testo classico “Annali delle Primavere e degli
Autunni” scritto cinque secoli prima di Cristo. Però, poiché il primo termine deriva graficamente
dalla immagine di una impronta lasciata sul terreno e può essere interpretato anche come un
termine arcaico per “piede”, il carattere 武 rappresenterebbe quindi un uomo con una alabarda,
ovvero un soldato.
Questi due aspetti sono ampiamente presenti nelle arti marziali cinesi prima e giapponesi poi, -
specie in quelle più influenzate dal confucianesimo - come dimostrano i seguenti ammonimenti
(Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Wude):
“Chi vuole studiare l'arte deve innanzitutto rispettare l'etichetta (la ritualità, i riti), colui che
vuole apprendere le tecniche marziali deve prima di tutto acquisire la virtù”
“Se il cuore è retto il pugilato sarà corretto, se il cuore è deviato, il pugilato sarà parziale”
“Per allenare la marzialità prima si deve allenare la morale, per insegnare all'uomo prima si
deve insegnare al cuore”
Quale che sia la serie di esercizi che si vanno a praticare, una delle
caratteristiche che si possono riscontrare è il coinvolgimento delle
diverse articolazioni e principalmente di quelle delle braccia e delle
gambe. Questo aspetto viene indicato con il termine “Tre armonie
esterne”, per indicare la relazione che intercorre tra polsi e caviglie,
gomiti e ginocchia e spalle e anche.
Sempre alle articolazioni si riferiscono i termini “Nove Ruote”, “Nove Cancelli” o “Nove Perle”,
con cui si indica una serie di esercizi stimolano le articolazioni del collo, spalle, anche,
ginocchia e caviglie.
Un altro termine molto frequente nella pratica del Tai Chi Chuan è
“Chan Ssu Chin”, con cui si indicano degli esercizi che prevedono il movimento a spirale delle
gambe e delle braccia. La traduzione del termine è “Avvolgere il bozzolo di seta” ed esprime
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sia l’andamento spiraliforme dei movimenti che la delicatezza e l’attenzione con cui devono
essere eseguiti, essendo il filo di seta molto delicato.
Come per tutte le Arti, marziali o no che siano, ogni Stile ed ogni Scuola ha le
suecaratteristiche, sviluppate sulla base delle peculiarità del luogo di pratica (montagnoso
piuttosto che lacustre o pianeggiante, ad esempio), delle intuizioni del fondatore o degli
obbiettivi che si intendono raggiungere.
Nella pratica del Tai Chi Chuan vi sono comunque delle caratteristiche comuni ai vari stili, che
possono essere considerate come una sorta di “tratto distintivo” del Tai Chi Chuan a
prescindere dallo Stile o Scuola di riferimento.
Tra questi esercizi c’è la serie del Baduanjin o degli “Otto pezzi di broccato”, che viene
utilizzata in molte Scuole di arti marziali cinesi sia per la sua efficacia in termini di benessere
che per esercitarsi in specifici movimenti a valenza marziale.
Con obbiettivi simili viene praticata anche la serie del “Tong Ma”, che comprende degli esercizi
mirati a far assumere al praticante delle posizioni statiche ispirate al mondo animale.
Sempre nel novero degli esercizi individuali, ciascuna Scuola ha nel suo curriculum una o più
“Forme”, ovvero una sequenza prestabilita di movimenti, da eseguirsi a mani nude o
impiegando le armi tradizionali. La “Forma” ha come scopo principale (ma non unico…) di
consentire al praticante di eseguire una serie di movimenti codificati, in modo da sperimentare
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la espressione pratica dei Principi dell’Arte. L’apprendimento della esecuzione pratica della
tecnica e l’esecuzione corretta della Forma non è quindi il “fine” esclusivo della pratica, quanto
piuttosto un “mezzo” per apprendere i principi che sono alla loro base.
Nel curriculum di studi del Vecchio Stile Fu, le forme che vengono studiate sono la Forma 8,
forma 12, forma 24, forma 88 o forma lunga. Tra queste, mentre la “Forma 24” è una
sequenza generalmente condivisa anche da Scuole che si rifanno a Stili diversi, le restanti
Forme sono esclusive del Vecchio Stile Fu. Inoltre, mentre nel caso delle Forme 8, 12 e 24 il
numero indica essenzialmente il numero di tecniche compresi nella Forma stessa, nel caso
della forma lunga il numero 88 va inteso come “8 volte 8” ovvero 64, il numero degli
esagrammi che si possono comporre a partire dagli otto trigrammi del Pa Kua.
Sempre relativamente alla Forma Lunga, la parte pubblica è tradizionalmente suddivisa in tre
parti, rispettivamente indicate come “Forma Terra”, “Forma Uomo” e “Forma Cielo”, che vanno
a lavorare aspetti specifici della tecnica.
Quale che sia la Forma praticata, ferma restando la sequenza delle tecniche in esse compresa,
nella esecuzione possono essere adottate diverse modalità, in funzione dell’esperienza del
praticante e degli specifici obbiettivi che si vogliono raggiungere; una pratica lenta e fluida è
più adatta a lavorare sull’aspetto “Wen” di benessere, mentre una esecuzione più energica è
indicata per l’aspetto “Wu” marziale. Alla stessa maniera, le sequenze di movimenti possono
essere eseguite a tre altezze rispetto al terreno, rispettivamente indicate come “Pratica Gru”,
più alta e indicata per persone anziane o convalescenti; “Pratica Tigre”, ad altezza media e più
energica e vigorosa e “Pratica Serpente”, ad una altezza più bassa e con movimenti più
scattanti e circolari.
Una volta apprese correttamente le Forme prima citate, nel curriculum del vecchio stile Fu è
previsto lo studio di altre forme, che vanno ad esplorare aspetti più avanzati della pratica,
come nel caso dello Liang Yi Chuan o del Tai Chi dei Palmi Fulminanti.
Come è facile immaginare, un’arte marziale antica e profonda come il Tai Chi Chuan ha nel suo
curriculum moltissime tecniche, ma i principi su cui queste si basano sono tradizionalmente
otto (un numero – come si vede – ricorrente), quattro principali e quattro secondari. I primi
sono “Aderire/Parare”, “Tirare e ruotare”, “Premere” e “Spingere”, compresi nella tecnica
conosciuta come “Afferrare la coda del passero”, i secondi sono “Dividere”, “Tirare in Basso”,
“Colpo di Gomito” e “Colpo di Spalla”.
Questi otto principi, insieme ai cinque spostamenti (avanti, indietro, a destra, a sinistra e
fermo al centro) costituiscono le cosiddette “tredici tecniche” fondamentali del Tai Chi Chuan.
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Come già detto, ogni esercizio compreso nel curriculum del Tai Chi Chuan ha sia valenza
marziale che di benessere, e sotto questo aspetto grande importanza hanno i concetti alla base
della Medicina Tradizionale Cinese, ed in particolare la teoria dei Meridiani energetici.
Con il termine “Meridiani” si indicano una sorta di “canali” che scorrono lungo il corpo umano
distribuendo l’energia vitale ai vari organi e visceri. Si tratta – è bene chiarirlo – non di canali
fisicamente percepibili come possono essere vene o arterie, ma di percorsi più “sottili”, sia
pure con una loro tangibile realtà.
Il termine “Vaso”, in questo caso, è dovuto al fatto che, mentre i meridiani sono assimilabili a
“fiumi”, i vasi sono immaginati come dei “laghi” in cui si raccoglie e si conserva l’energia vitale.
Il “Vaso Concezione” ha origine nell’utero delle donne e nel basso addome degli uomini,
salendo lungo la linea mediana frontale dell’addome e del petto e terminando appena sotto il
labbro inferiore.
Il percorso dei meridiani è caratterizzato dalla presenza di punti specifici, utilizzati dalla
Medicina Tradizionale Cinese in trattamenti terapeutici come nel caso della Moxa, dello Shiatsu
o dell’agopuntura. Ciascun punto ha caratteristiche particolari e causa reazioni specifiche se
opportunamente sollecitato; nella pratica del Tai Chi Chuan alcuni di questi punti vengono più
frequentemente stimolati ed è quindi opportuno conoscere meglio la loro
ubicazione.
Il primo - e forse più importante – tra questi punti è il “Dan Tian”, detto
anche “Tan Tien” o “Tanden”, ovvero la zona, situata approssimativamente
tre o quattro dita sotto l’ombelico, in cui la Medicina Tradizionale Cinese
ritiene venga accumulato il Chi.
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interiore; in particolare – secondo la Medicina Tradizionale Cinese – nel Dan Tian inferiore
l’essenza vitale (Jing) viene trasformata in Energia vitale (Chi), nel Dan Tian mediano il Chi
viene raffinato in energia spirituale (Shen) mentre nel Dan Tian superiore lo Shen si unisce
all’Universo.
Ai tre Dan Tian non corrisponde alcun organo fisico e più che a punti specifici è a volte più
opportuno considerati come zone più ampie, come peraltro suggerisce l’etimologia del nome: il
termine “Tian” si può tradurre come “Campo, Appezzamento, Terreno Coltivato”, trae origine
dal vocabolario agricolo e richiama l’idea di coltivazione per ottenere dei frutti, mentre “Dan”
viene tradotto come “Rosso, Pillola, Polveri farmaceutiche”, riferendosi secondo alcuni
traduttori al cinabro, un minerale dall'aspetto rossiccio (ancora oggi fonte principale per
l’estrazione del mercurio) che nell’alchimia cinese è la materia prima della pietra filosofale.
Altrettanto importante nella Medicina Tradizionale Cinese è il “Triplice riscaldatore”, una zona
individuata all'altezza dello stomaco, che non ha nessuna corrispondenza anatomica sul piano
fisico. Il “Triplice riscaldatore” trasforma gli alimenti in energia, ed è perciò suddiviso in tre
parti: quella centrale si occupa più propriamente di questa trasformazione, generando un
flusso di energia pura, che viene indirizzata verso l'alto dalla parte superiore del focolare.
All'altezza dei polmoni questo flusso si mescola con l'energia cosmica contenuta attraverso
l'aria che viene respirata, andando a costituire la prima forma di energia di cui si serve l'essere
umano. Viene poi generato anche un flusso di energia impura, trattata invece dalla parte
inferiore dell'organo che la indirizza poi ai reni, dove viene ulteriormente depurata. Il triplice
riscaldatore è quindi caratterizzato da numerose connessioni energetiche con le altre parti del
corpo e rappresenta in generale l'organo della vitalità.
Più in alto, all’altezza dello sterno, è ubicato “Zhong Ting” (“Palazzo Centrale”), mentre sotto le
piante dei piedi c’è “Yong Quan” (“Fontana zampillante”), attraverso cui l’Uomo entra in
contatto con la Terra, ne assorbe l’energia positiva ed elimina quella patogena.
Il punto “Lao Gong” (“Palazzo del Lavoro”) è invece ubicato al centro del palmo della mano e fa
parte del meridiano del Maestro del Cuore. Si ritiene che attraverso questo punto avvenga la
proiezione all’esterno della propria energia interna, ed è pertanto un punto particolarmente
importante nelle pratiche terapeutiche e di guarigione.
Alcuni di questi punti, insieme ad altri, sono compresi nel tragitto della “Piccola Circolazione
Celeste” (“Xiao Zhou Tian” o “Shao Chou Tien”), una pratica con la quale si ottiene la
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circolazione volontaria dell'Energia vitale lungo Du Mai e Ren Mai, con la sua successiva
distribuzione agli organi interni.
Alla pratica della “Piccola Circolazione Celeste” viene a volte associata anche quella della
cosiddetta “Respirazione Taoista”, conosciuta anche come respirazione inversa o respirazione
prenatale, eseguita contraendo l’addome ed espandendo la zona del plesso solare in fase di
inspirazione, per poi passare alla espansione addominale con rilassamento della zona superiore
in fase di espirazione. Questo esercizio, che va eseguito con cautela ed attenzione, consente di
ottenere un profondo automassaggio degli organi interni e la stimolazione dei punti e dei
meridiani presenti nelle zone coinvolte.
Per facilitare la memorizzazione dei principi, questi spesso venivano condensati in brevi frasi,
poesie o canzoni, dai contenuti a volte tecnicamente espliciti ed altre volte oscuri e fantasiosi,
sempre per celare il loro vero significato a chi non ne conoscesse la chiave di interpretazione.
Di seguito sono riportate dieci brevi frasi con la loro traslitterazione ideogrammatica ed una
breve spiegazione. Queste frasi, sia pure con qualche differenza tra le varie Scuole e Stili,
possono considerarsi un utile memorandum sui punti salienti che caratterizzano un’Arte
complessa e variegata come il Tai Chi Chuan.
Questo è il primo principio del Tai Chi Chuan. Se il peso del corpo intero è sulla gamba destra,
allora la gamba destra è “sostanziale” (piena) e la gamba sinistra “insostanziale” (vuota), e
viceversa. Quando si distingue (Fen) tra sostanziale (Shi) ed insostanziale (Xu), si possono
eseguire movimenti leggeri senza usare la forza. Se non facciamo distinzione tra sostanziale ed
insostanziale, il nostro passo sarà lento e pesante, la nostra postura sarà instabile e potremo
essere facilmente squilibrati.
Tenere la testa dritta per consentire alla energia di raggiungere la sommità della
testa
(Xu Ling Ding Jin, xū líng dǐng jìng, Hsu ling ting chin, 虛靈頂勁)
Per consentire alla Energia (Jin, jing, Chin) di raggiungere la sommità della testa (Ding, Ting)
bisogna tenere quest’ultima diritta, mantenendo una corretta postura, in maniera rilassata e
priva di sforzi muscolari. La mente deve essere vuota (Xu, Hsu) e pronta a accogliere e
valutare in maniera naturale ogni accadimento (Ling) senza però “attaccarsi” a nulla.
Il busto (Xiong) deve essere incassato (Han) in maniera naturale, in maniera che il Chi possa
concentrarsi nel Tantien. Bisogna quindi evitare di espandere il torace, altrimenti il Chi si
concentra nel petto e la parte superiore del corpo diventa pesante e quella inferiore troppo
leggera, così che le caviglie rischiano di essere sradicate. Stirare (Ba) la schiena (Bei) serve a
far aderire a questa il nostro Chi, ed inoltre permette di emettere la nostra forza attraverso la
colonna vertebrale. Seguire questa regola ci renderà combattenti senza eguali.
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Rilassare la vita
(Song Yao sōng yāo, Sung yao, 鬆腰)
La vita (Yao) è il “comandante” che guida il corpo intero. Se si riesce a rilassare la vita le
gambe acquisteranno potenza e la parte inferiore del corpo sarà stabile. Sostanziale ed
insostanziale sono in continua variazione ed è su questo principio che si basa la rotazione della
vita. E’ stato detto che: “La sorgente delle posture è nella vita. Se non riuscire ad esprimere
completamente la vostra potenza, cercate la causa nelle gambe e nella vita”.
Durante la pratica le spalle (Jian) devono essere tenute basse (Chen), completamente rilassate
ed aperte. Se non si riesce a rilassarle e ad abbassarle, le spalle rimarranno sollevate ed in
tensione. Il Chi le seguirà spostandosi verso l’alto e l’intero corpo non potrà esprimere la sua
potenza. “Far cadere (Zhui) i gomiti (Zhou)” significa che i gomiti devono essere tenuti in
basso e rilassati; se i gomiti si sollevano, le spalle non potranno abbassarsi e sarà impossibile
spostare lontano un avversario oppure – anche se ci riusciremo – la nostra tecnica sarà simile
a quelle impiegate dagli stili “esterni” che utilizzano la forza muscolare.
I testi classici del Tai Chi Chuan affermano: “Tutto questo significa usare (Yong) l’intenzione
mentale (Yi) e non la forza muscolare (Li)”, percui durante la pratica del Tai Chi Chuan l’intero
corpo deve essere rilassato. Dobbiamo evitare che anche un solo grammo di forza muscolare
rimanga ad agire sul circuito sanguigno, sulle ossa e sui tendini, limitando i movimenti e solo
così saremo agili e capaci di cambiare rapidamente la nostra postura. Se usiamo l’intenzione
mentale, potremo proiettare liberamente la nostra energia e il nostro Chi dovunque riesca a
giungere il nostro pensiero; se invece utilizziamo la sola forza muscolare, un avversario potrà
facilmente sottometterci quando avremo esaurito la nostra energia fisica.
Il nostro corpo è percorso dai meridiani così come un terreno agricolo è attraversato da canali
e fossati. Se questi non sono ostruiti, l’acqua può scorrervi liberamente. Se i meridiani non
sono chiusi, il Chi li attraversa e circola in tutto il corpo. Se una forza muscolare irrigidisce il
corpo, i meridiani si bloccano, il Chi e la circolazione sanguigna si bloccano ed i movimenti non
sono più agili e fluidi. Accade così che per perdere l’equilibrio basterà che qualcuno ci tiri per
un capello. Se usiamo Yi e non Li potremo distribuire il Chi in tutto il corpo e favoriremo la
circolazione sanguigna. Facendo questo ogni giorno senza interruzioni, dopo un certo tempo
acquisiremo una concreta forza interna (Nei Chin).
Nei Classici del Tai Chi Chuan è scritto che: “Quando sei estremamente morbido, tu diventi
estremamente duro e forte”; alcuni praticanti di Tai Chi Chuan particolarmente esperti hanno
braccia notevolmente pesanti ma che sembrano sbarre di acciaio avvolte nel cotone. I
praticanti di Stili “esterni” rivelano la loro forza muscolare quando la utilizzano, ma prima e
dopo quel momento appaiono leggeri ed instabili e la loro forza si rivela superficiale e di breve
durata e può essere facilmente deviata e controllata.
Coordinare (Sui) tutte e due (Hsiang) le parti del corpo, ovvero fare in modo che la parte
superiore del corpo (Shang) si muova in sintonia con quella inferiore (Hsia), e viceversa. Si
tratta di uno dei principi più noti del Tai Chi Chuan, e senz’altro di uno dei primi al rispetto del
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quale viene ammonito chi si accosta alla pratica dell’Arte. Da questo principio si sviluppa un
altro noto ammaestramento, ovvero quello che insegna che: “La forza interna (Chin) ha la
radice nei piedi, si sviluppa nelle gambe, è controllata dalla vita e si manifesta nelle dita delle
mani". Ogni parte del corpo deve muoversi in sincronia con le altre, e quando le mani, il bacino
ed i piedi si muovono insieme, anche gli occhi seguono l’azione. Se anche una sola parte del
corpo si muove in maniera disordinata, il risultato sarà una azione confusa e scomposta.
Nella pratica del Tai Chi Chuan uno degli obbiettivi principali è favorire lo sviluppo dell’energia
spirituale (Shen), tanto che un detto afferma che: “Lo spirito è il comandante e il corpo è il
servitore” cosi se sviluppiamo il nostro spirito i nostri movimenti diverranno naturalmente agili.
Per quanto a volte la pratica possa sembrare complicata, le posture da assumere non sono
altro che un susseguirsi di posizioni “vuote” e “piene”, di aperture e chiusure. Quando si parla
di “aperture” o “chiusure”, non bisogna limitarsi a controllare le posizioni di mani e piedi, ma
deve essere coinvolta anche la mente e lo Spirito, che deve “dirigere” l’azione. Quando
riusciamo a far diventare una unica unità “interno” ed “esterno”, allora il nostro lavoro potrà
dirsi riuscito.
Le Scuole “esterne” utilizzano una energia (Jin, jing, Chin) grossolana, detta del “Cielo
Posteriore”, che è l'insieme delle energie post-natali, quelle energie che costantemente
rinnovate ed arricchite tramite la respirazione e la nutrizione hanno il compito di sostenere
l'essere vivente fino alla morte. Si tratta quindi di una energia finita e limitata, la cui
consistenza deve essere costantemente rinnovata e che è soggetta a cali, interruzioni e
limitazioni. In un confronto si può essere facilmente sconfitti, se la vecchia energia si è oramai
consumata e quella nuova non è ancora nata. Nella pratica del Tai Chi Chuan si deve usare
l’intenzione mentale (Yi) e non la forza muscolare (Li) e dal principio sino al termine della
pratica il movimento deve essere continuo, circolare e senza interruzioni.
Nei Classici è detto che i movimenti devono essere: “come lo scorrere continuo di un grande
fiume” e la circolazione della energia (Jin, jing, Chin) deve essere simile “allo srotolarsi di un
filo di seta dal bozzolo su cui è avvolto”. L’uno e l’altro esempio evidenziano come i movimenti
devono inoltre essere coordinati, continui e sincronizzati tra loro.
I praticanti degli stili “esterni” utilizzano tutta la loro energia per compiere salti, proiezioni ed
altri movimenti acrobatici, così alla fine dell’azione sono affannati ed ansimanti. Nel Tai Chi
Chuan si usa l’immobilità per controllare il movimento e anche se uno si muove è come se
fosse fermo, per questo nella esecuzione della Forma, più lenti si pratica e meglio è. Se ci si
muove lentamente, il respiro è lungo e profondo e l’Energia Vitale (Chi) affonda nel Tantien.
Inoltre una pratica lenta evita gli effetti dannosi dovuti ad un battito cardiaco troppo veloce. Gli
studenti devono essere attentamente istruiti perché comprendano questo principio, in modo da
poter capire il reale significato.
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