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Una volta ricevuto l’incarico Corbusier disse di non voler fare un edificio
ma un poema elettronico in cui colore, immagini, ritmo, suono e
architettura verrano a fondersi in tal modo che il pubblico resterà del
tutto soggiogato da quanto la Philips propone.
Lo spazio del
padiglione
simulava l’idea
di uno stomaco
nel quale il
pubblico entrava
per un
passaggio
ristretto.
Importante fu
l’attenzione che Varese
dedicò alla
spazializzazione del
suono all’interno del
padiglione.
(sopra la partitura del “Poeme Electronique”)
FONTI:
-“Architettura e musica. Dall’antica Grecia al Novecento” Federica Comes
-“Alla ricerca del suono” Simonetta Sargenti
-“Spazio sonoro. Musica e architettura tra analogie, riflessi e complicità”
Roberto Favaro