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Spiega Crespi: “Se dal settore Ricerca e sviluppo togliamo la vera e propria ‘ricerca’, cosa resta?
Risposta facile: una semplice struttura che non si occupa più del lavoro intellettuale, scientifico
e tecnologico ma dei semplici dipendenti che dovranno, per conto terzi, testare e verificare il buon
funzionamento dei farmaci sottoposti da altre aziende”. A quanto pare, quindi, la situazione è ancora
lontana dall’essere rosea. Di più. Con ogni probabilità la riconversione del settore ricerca sarà
inevitabile e per i 200 addetti ai lavori significherà un decadimento di tutte le competenze
acquisite con 20 anni di esperienza che risulteranno svilite dall’intesa, ancora in fase preliminare, tra
i vertici londinesi della Gsk e la statunitense Aptuit.
“Una direzione che abbiamo sempre scongiurato, perché l’azienda americana si occupa
esclusivamente di erogare servizi, non di inventare e reinventare farmaci. E la soluzione che ieri è
stata prevista in realtà è l’unica presentata e, di fatto, costituisce una sorta di ricatto dal
momento in cui ci è stato chiesto velatamente di non ‘mettere i bastoni fra le ruote’ agli altri
lavoratori interessati”. Richiesta “comprensibile”, precisa Crespi, ma la condizione alla base di tutto
l’accordo sembra essere semplicemente il “lavoro veloce e poco costoso”, messaggio che si potrebbe
facilmente intuire dal comunicato apparso poche ore fa sul sito ufficiale della“
dhggn
In fede