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maurizioblondet.it/anche-il-nobel-al-capolinea/
Certo che l’interruzione del Nobel per la letteratura è un potente segno dei tempi.
Indica la crisi della laica consacrazione suprema occidentale, con cui il Luteranesimo si
faceva pietra di paragone assoluta dei “valori” indiscutibili. Ricevere un Nobel, anzi
“essere” un Nobel (il verbo “essere” imprime un carattere ontologico, sacramentale)
voleva dire incarnare l’autorità superiore, anzi massima; inconfutabile perché – nel
mito che l’Accademia svedese ha instaurato – oggettiva, imparziale e pura, scesa
dall’empireo luterano. Ciò ovviamente riusciva meglio per le scienze che per la
letteratura (e non parliamo del “Nobel della Pace”). Ma oggi che il Nobel letterario
non venga attribuito perché il marito di una giurata palpava le impiegate – anch’esso
un segno dei tempi a suo modo – suona una scusa. Probabilmente, volta a
nascondere che la giuria, ormai, praticava la corruzione, bustarelle, mercato delle
vacche di un qualunque premio letterario.
Verso l’inorganico
La dissociazione dal centro comune unificante, ha infatti il decorso del cadavere che si
scompone dall’organico all’inorganico, dal biologico agli elementi chimici e minerali
che componevano la vita. Parallelamente, viviamo in un “Mondo che si raffredda” ed è
percorso da sinistri, “demoniaci” lampi anarchici, caotici, nichilisti.
Gli architetti non riescono nemmeno più capire il tema architettonico che è stato il
“loro” tema primario per tremila anni, il tempio; Renzo Piano ha dovuto chiedere ai
francescani di padre Pio a cosa serva, esattamente, una chiesa. Del resto la Chiesa, da
almeno due secolo “ha perduto il fuoco e sale spirituale”, accettando le forme d’arte
dell’età atea, e infine il vuoto spoglio e mortale dell’informale nei suoi interni, con la
scomparsa di ogni ornamento e persino del Tabernacolo. Non c’è da stupire che via
sia apparso Bergoglio e che una junta ultramodernista la stia trasformando in una
organizzazione sociale, in una ONG per l’uomo che vive di solo pane.
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Prevedeva Sedlmayr: “L’Uomo-Dio [Cristo] diviene necessariamente uno scandalo per
lo spirito che separa una sfera dall’altra”, o spirito che “non sopporta lo stato di
creatura in un mondo caduto e perciò necessariamente composito e misto”. Infatti:
nella cosiddetta comunità (cattolica?) di Bose e di Enzo Bianchi, si predica di “lasciar
perdere la Resurrezione”, e ciò “perché divide”: i cristiani dagli atei. La Verità non
deve disturbare “l’incontro” nel sociale e nell’ideologico. Solo Uomo, niente Dio,
insomma. Dissociazione.
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grandiosi, paragonabili (Tolstoi, Thomas Mann) alla Sistina di Michelangelo, ed anche
oltre quando uniscono all’epica delle masse le più fini rappresentazioni di psicologie
individuali.
Il romanzo ha avuto una evoluzione: prima interessava il lettore alla trama, a “come
va a finire Sindbad”, ma nella sua forma maggiore, adesso lo trascina dentro un
mondo intero, rigorosamente e minutamente rappresentato. L’autore, se è bravo, non
ci riferisce ciò che è un personaggio; ce lo fa vedere davanti ai nostri occhi, all’interno
del suo mondo e della sua società con le sue tragedie epiche, parimenti “reali” per noi
finché leggiamo – immersi nell’albergo di Davos della Montagna Incantata o nella
Parigi di Proust.
Proprio per questo, il romanzo ha da tempo raggiunti i suoi limiti oggettivi, la sua
perfezione tende a coincidere con la sua illeggibilità per eccesso di voluminosità,
pensate ai Demoni di Dostojevski o ai dieci tomi di La Recherche. Dall’altra parte,
può sedurre una borghesia dotata di cultura sufficiente. Ora, dov’è questa borghesia?
Nell’epoca dell’ateismo, è sparita anche quella: dissociata in “tecnocrati” e
“speculatori”, in “consumatori di entertainment” per i quali i problemi brucianti che
Dostojevski poneva ai suoi lettori (e che essi capivano) sono diventati scatola chiusa; e
il Dottor Faust di Thomas Mann un grumo ermetico di cui l’uomo medio e ricco non ha
più la chiave – perché essere ricco non si deve scambiare con l’essere borghese – non
si può immaginare Berlusconi, o Zuckerberg se è per quello, che si appassiona alla
tragedia di Adrian Leverkuhn e del suo patto con satana, parabola parallela del patto
che strinse la Germania con la volontà di potenza. I migliori lettori, oggi, leggono
“fantasy”, ed è già qualcosa, gli altri Saviano ed Erri De Luca, o altri semplicisti. Il
secolo dell’ateismo ha intaccato l’ultima forma d’arte, insieme con la classe che l’ha
creata e goduta? Vedremo se il Nobel letterario non sarà più assegnato.
“La storia ci insegna che i popoli non sopravvivono a lungo al tramonto della loro
religione”, ha scritto Gustave Le Bon. Che fra parentesi, era ateo.
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