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Dopo la nascita di Siddharta, a corte vengono invitati asceti e brahmani per celebrazioni
di buona fortuna: nel corso dell'evento, il saggio Asita annuncia l'oroscopo del
bambino, spiegando che egli è destinato a diventare o un Chackravartin, cioè un
monarca universale, o un asceta rinunciante.
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La fanciullezza
Siddharta viene allevato da Pajapati, seconda moglie del padre (la madre naturale era
morta una settimana dopo il parto), e sin da ragazzo evidenzia una forte tendenza
alla contemplazione. Egli si sposa a sedici anni con Bhaddakaccana, una cugina, che
tredici anni più tardi dà alla luce Rahula, il suo primo figlio. Proprio in quel periodo,
però, Siddharta si accorge della crudeltà del mondo in cui vive, ben diversa dagli sfarzi
della sua reggia.
La meditazione
Resosi conto della sofferenza umana dopo avere incontrato un morto, un malato e un
anziano, capisce che la cultura e la ricchezza sono valori destinati a svanire. Mentre
cresce in lui la sensazione di vivere in una prigione dorata, decide di rinunciare al
potere, alla fama, al denaro e alla famiglia: una notte, con la complicità dell'auriga
Chandaka, scappa dal reame a cavallo.
Da quel momento, si dedica alla meditazione, con l'aiuto dell'asceta Alara Kalama.
Giunto nella regione del Kosala, si dedica all'ascesi e alla meditazione, per arrivare alla
sfera di nullità che corrisponde allo scopo finale della liberazione. Rimasto
insoddisfatto, però, Gautama Buddha si dirige verso Uddaka Ramaputta (nel regno
Magadha), secondo cui la meditazione deve condurre alla sfera né della percezione né
della non percezione.
Anche in questo caso, però, Siddharta non è contento: sceglie, quindi, di stabilirsi in
un villaggio vicino al fiume Neranjara, dove trascorre alcuni anni in compagnia di cinque
discepoli brahmanici, dei quali diventa il maestro spirituale. In seguito, tuttavia, egli
comprende che l'automacerazione e le pratiche ascetiche estreme sono inutili e
dannose: per questo, però, perde la stima dei suoi discepoli, che lo abbandonano
ritenendolo debole.
La maturità
A circa trentacinque anni, egli raggiunge l'illuminazione perfetta: seduto a gambe
incrociate sotto un albero di fico, arriva al nirvana. Grazie alla meditazione, tocca livelli
di consapevolezza sempre più importanti, cogliendo la conoscenza dell'Ottuplice
sentiero. In seguito all'illuminazione, resta a meditare sotto l'albero per una settimana,
mentre nei venti giorni successivi staziona sotto altri tre alberi.
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Quindi, egli capisce che il suo scopo è quello di diffondere la dottrina a tutti, e perciò
si dirige a Sarnath, ritrovando i suoi primi cinque discepoli. Qui incontra l'asceta Upaka
e i suoi antichi allievi: questi inizialmente vorrebbero ignorarlo, ma rimangono subito
colpiti dal suo volto radioso e si lasciano convincere.
La predicazione e le conversioni
Negli anni successivi, Gautama Buddha si dedica alla predicazione, soprattutto lungo
la pianura gangetica, rivolgendosi ai laici e dando vita a nuove comunità monastiche
disposte ad accogliere chiunque, a prescindere dalla casta e dalla condizione sociale;
inoltre, fonda il primo ordine monastico mendicante femminile al mondo.
Nel frattempo, iniziano anche le conversioni: il primo non asceta che entra a far parte
della comunità monastica è il figlio di un mercante, Yasa, che viene presto imitato da
alcuni amici, a loro volta discendenti di famiglie benestanti. Da quel momento, le
conversioni si moltiplicano.
Siddharta torna, tra l'altro, nel punto in cui aveva ricevuto l'illuminazione, dove converte
un migliaio di persone, e poi si dirige verso Rajgir, dove sul monte Gayasisa espone il
Sutra del Fuoco. A convertirsi, in questo caso, è addirittura il sovrano Bimbisara, uno
dei più potenti di tutta l'India settentrionale, che per manifestare la propria devozione
regala a Gautama un monastero situato nel Bosco di Bambù.
Più tardi, egli si reca nella capitale dei Sakya, Kapilayatthu, nei pressi della sua terra
natale. Fa visita a suo padre e alla sua matrigna, convertendoli, per poi andare nel
Kosala, governato dal re Prasenadi, con il quale ha diversi colloqui. Gautama ha
l'opportunità di sostare in un appezzamento di terreno donatogli da un mercante molto
ricco: qui sorgerà il monastero Jetavana.
Successivamente, riceve in dono il monastero di Jivakarana a Rajgir, vicino al Boschetto
di Manghi: il regalo proviene da Jivaka Komarabhacca, il dottore personale del re, che
desidera essere il più possibile vicino a Siddharta. È proprio qui che egli espone il Jivaka
Sutta, con il quale viene impedito ai monaci di mangiare la carne di animali uccisi
appositamente per nutrire l'uomo. In questo periodo, Gautama deve fare i conti anche
con un tentativo di assassinio compiuto da alcuni arcieri per mano di Devadatta, il quale
a sua volta prova a ucciderlo lanciandogli addosso un masso dal Picco dell'Avvoltoio e
facendo poi ubriacare un elefante allo scopo di farlo schiacciare: in tutte e due le
occasioni, però, Siddharta riesce a sopravvivere, anche se nel caso dell'assalto degli
arcieri riporta alcune ferite abbastanza gravi, che necessitano di cure approfondite.
Dopo numerose peregrinazioni, Siddharta torna a Rajgir, dove gli viene chiesto un
vaticinio dal sovrano Ajatashatru a proposito della guerra che intende muovere alla
repubblica dei Vriji. Egli risponde che fino a quando il popolo sarà felice la sconfitta
non arriverà: quindi sale sul Picco dell'Avvoltoio e comunica ai monaci le regole
monastiche da rispettare necessarie per mantenere il sangha in vita.
Si dirige, quindi, più a nord, sempre continuando a predicare, arrivando a Vaisali, dove
decide di soggiornare. La popolazione locale, però, deve fare i conti con una pesante
carestia: per questo egli ordina ai monaci di distribuirsi in tutto il territorio,
mantenendo al proprio fianco unicamente Ananda.
Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a
qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.
Buddha