Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
me del 1990 di Cheney e Seyfarth, How Monkeys See the World, illustra
assai bene, sin dal titolo, l’esistenza e la produttività di un programma
di ricerca di taglio interdisciplinare che intreccia competenze non solo
semiotiche o zoologiche, ma anche psicologiche, etologiche, bio-antro-
pologiche.
Quanto detto finora riguarda il punto di vista empirico della que-
stione, ovvero l’analisi delle reali capacità linguistiche degli animali. In
questa sede, invece, ci interessa mostrare il background storico di tali ri-
cerche contemporanee, di cui non sempre, anzi piuttosto di rado, gli
odierni studiosi sul campo hanno adeguata nozione; eppure spesso il vo-
cabolario teorico impiegato presenta, in teorie distanti fra loro anche più
secoli, somiglianze tali da far pensare al rinnovarsi di querelles che sem-
bravano frutto di visioni filosofico-metafisiche ormai tramontate. Fissa-
re, sia pure schematicamente, i punti di riferimento della secolare rifles-
sione su linguaggio e conoscenza negli animali non umani non dovreb-
be, pertanto, apparire mera archeologia semiotica7. La nostra fiducia è
1. Al di là di Cartesio
Car c’est une chose bien remarquable qu’il n’y a point d’hommes si
hébétés et si stupides, sans en excepter même les insensés, qu’ils ne
soient capables d’arranger ensemble diverses paroles, et d’en compo-
ser un discours par lequel ils fassent entendre leurs pensées; et qu’au
contraire il n’y a point d’autre animal, tant parfait et tant heureuse-
ment né qu’il puisse être, qui fasse le semblable. Ce qui n’arrive pas
de ce qu’ils ont faute d’organes: car on voit que les pies et les perro-
quets peuvent proférer des paroles ainsi que nous, et toutefois ne
peuvent parler ainsi que nous, c’est-à-dire en témoignant qu’ils pen-
sent ce qu’ils disent; au lieu que les hommes qui étant nés sourds et
muets sont privés des organes qui servent aux autres pour parler,- au-
tant ou plus que les bêtes, ont coutume d’inventer d’eux-mêmes
quelques signes, par lesquels ils se font entendre à ceux qui étant or-
dinairement avec eux ont loisir d’apprendre leur langue. Et ceci ne
témoigne pas seulement que les bêtes ont moins de raison que les
hommes, mais qu’elles n’en ont point du tout9.
8
La presenza di uno scenario anteriore a Cartesio è stata invece sottolineata da
GENSINI (Linguaggio e anime ‘bestiali’ fra Cinque e Seicento, cit.; Linguaggio e natura uma-
na: Vico, Herder e la sfida di Cartesio, in «Paradigmi», 2004, XXII, pp. 147-162).
9
Discours de la méthode, introduction et notes par ET. GILSON, Paris, Vrin, 1970,
p. 122.
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 21
que ce qu’ils font mieux que nous ne prouve pas qu’ils ont de l’esprit,
car à ce compte ils en auraient plus qu’aucun de nous et feraient
mieux en toute autre chose; mais plutôt qu’ils n’en ont point, et que
c’est la nature qui agit en eux selon la disposition de leurs organes :
ainsi qu’on voit qu’un horloge, qui n’est composé que de roues et de
ressorts, peut compter les heures et mesurer le temps plus justement
que nous avec toute notre prudence10.
10
Ivi, pp. 123-124.
11
G. CELLI in C. TUGNOLI, Antropologia, storia, etica e pedagogia della comunicazio-
ne animale, Milano, Angeli, 2003, p. 11.
12
Il linguista americano N. CHOMSKY (“Linguistica cartesiana”, in Saggi linguistici,
III vol., Torino, Boringhieri), riprendendo le tesi cartesiane, individua nella ‘creatività’ il
tratto specie-specifico del linguaggio umano, contrapponendolo al sistema comunicativo
animale, puramente ‘funzionale e dipendente da stimoli’ (p. 51).
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 23
16
De anima 420b29-34.
17
Sull’interpretazione della phantasía in Aristotele si vedano i lavori di J.L. LABAR-
RIÈRE, Imagination humaine et imagination animale chez Aristote, in «Phronesis», 1984,
XXIX/1, pp. 17-49 e M.C. NUSSBAUM, Aristotle’s De motu animalium. Text with transla-
tion, commentary, and interpretative essays, Princeton, Princeton University Press, 1978.
18
eÂdow Fvn∞w, Problemata XI, 898b31.
19
Historia animalium 536a21-23.
20
Alcuni di loro sono anche in grado di articolare le unità costitutive della diá-
lektos, i grámmata (Historia animalium 504b1-3).
21
De partibus animalium 659b23-27.
24 MARIA FUSCO
zialmente, secondo ‘il più e il meno’, a tale possesso, che è invece ‘speci-
fico dell’uomo’22.
Pur seguendo come in questo e in altri casi23 la linea di un certo
‘continuismo’, per Aristotele c’è un importante elemento di discontinui-
tà tra uomo e animale:
22
I lavori di P. LASPIA, “Il linguaggio degli uccelli. Aristotele e lo specifico fonetico
del linguaggio umano”, in S. VECCHIO (a c. di), Linguistica impura. Dieci saggi di filosofia
del linguaggio tra storia e teoria, Palermo, Novecento, 1996, pp. 59-71 e F. LO PIPARO, Ari-
stotele e il linguaggio. Cosa fa di una lingua una lingua, Bari, Laterza, 2003 hanno sotto-
lineato l’importanza dell’elemento fonico, prima ancora di quello di tipo semantico-sim-
bolico, nella differenza tra linguaggio umano e animale (come invece W. BELARDI, Il lin-
guaggio nella filosofia di Aristotele, Roma, K Libreria Editrice, 1975; W. AX, “cofow,
fvnØ und diãlektow als Grundbegriffe aristotelischer Sprachreflexion, in «Glotta», 1978,
LVI, pp. 245-271; L. MELAZZO, “La fonazione nell’interpretazione aristotelica”, in C. VAL-
LINI (a c. di), Le parole per le parole. I logonimi nelle lingue e nel metalinguaggio, Roma, Il
Calamo, 2000, pp. 71-114.
23
A proposito delle capacità psicologiche degli animali: «alcuni animali differisco-
no rispetto all’uomo per una differenza secondo il più e il meno (t“ mçllon ka‹ ∏tton
diaf°rei), come pure l’uomo rispetto a molti animali» (Historia animalium 588a25-27).
24
Politica 1253a7-19. A differenza delle diverse traduzioni del passo, preferiamo
lasciare il termine greco lógos.
26 MARIA FUSCO
quanto porti a dei risultati mirabili, non costituisce una vera attività
mentale, sempre alla base dell’emissione umana dei suoni:
30
SVF III, 17.
31
Per gli stoici pensiero e linguaggio hanno la stessa fonte (ovvero la parte ‘diret-
tiva’ dell’anima ), anche se a ben vedere è il pensiero a essere fonte del linguaggio: «Non
vi è altra fonte del discorso (lÒgou) rispetto a quella che è la fonte del pensiero (dia-
no¤aw), e nemmeno altra fonte della voce (fvn∞w), da quella che è la fonte del discorso,
(lÒgou) né in assoluto si può dire che altra sia la fonte della voce, altra la parte direttiva
dell’anima (tÚ kurieËon t∞w cux∞w m°row). Definendo quindi il pensiero (diãnoian)
in accordo con questi principi dicono che esso è la fonte del discorso (phgØn e‰nai
lÒgou)» (SVF II, 894).
32
M. POHLENZ, La Stoa. Storia di un movimento spirituale, Firenze, La Nuova Ita-
lia, 1967, vol. II, pp. 56 sgg. (ed. orig. Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung, Göt-
tingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1959).
33
De Ira, I, 3.7.
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 27
Verbi 37 enim duplex est species. Una intus in consilio sita (quae dicitur
Ratio) quae habet sicut fons, aut sedes in se animae principatum direc-
tivum. Altera pronuntiativa similis fluvio, per os et linguam naturali
instrumento, ad aures percurrens. Utriusque videre est in eis (animali-
34
SVF II, 830-832; 836; 879.
35
Anche la loro capacità rappresentazionale mostra gli stessi caratteri; Seneca su-
bito dopo scrive: «Capit ergo visus speciesque rerum quibus ad impetus evocetur, sed tur-
bidas et confusas».
36
La nostra edizione di riferimento è De animalibus: Philonis Alexandrini De ani-
malibus. The Armenian Text with an Introduction, Translation, and Commentary by A.
TERIAN, Ann Arbor, Scholar Press, 1981.
37
TERIAN (ivi) traduce reason, anche se qui il termine latino verbum corrisponde al
greco lógos e potrebbe essere tradotto in italiano con ‘discorso’.
28 MARIA FUSCO
38
De animalibus par. 12.
39
De animalibus par. 15.
40
La nozione di articolazione è spesso legata alla possibilità di essere scritta (A. TA-
BARRONI, On Articulation and Animal Language in Ancient Linguistic Theory, in «Versus»,
1988, L/LI, pp. 103-121).
41
De animalibus parr. 17-20.
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 29
Con esempi, anch’essi molto comuni e diffusi nei testi che si occu-
pano della questione animale42, Filone dimostra che le attività degli ani-
mali sono frutto di capacità cognitive a cui partecipano, anche se in ma-
niera diversa rispetto all’essere umano (pro diversa ingenii amplitudine).
‘Discontinuista’ è invece la posizione di Filone che nel resto dell’o-
pera (parr. 77-100), opponendosi alle tesi del nipote e sostenendo quel-
le di ispirazione stoica, nega agli animali entrambi i tipi di lógos. Il suo
intervento comincia da dove finisce l’argomento di Alessandro, e cioè dal
possesso del lógos endiáthehtos da parte anche degli animali non umani;
essi, pur compiendo opere mirabili, sono guidati in realtà soltanto dall’i-
stinto e dall’impulso senza bisogno di ipotizzare alcuna forma di intelli-
genza43:
Gli animali, per usare termini moderni, avrebbero dunque una pre-
disposizione innata, sarebbero ‘geneticamente’ programmati a compiere
determinate attività.
Discorso simile vale per il lógos prophorikós, dal momento che an-
che la voce degli animali deriva esclusivamente dall’impulso; nel caso,
pur sorprendente, delle voci di alcuni uccelli, esse riflettono semplice-
mente una capacità mimetica:
42
A tal proposito si veda S.O. DICKERMAN, Some Stock Illustration of Animal Intel-
ligence in Greek Philosophy, in «Transactions and Proceedings of the American Philologi-
cal Association», 1911, XLII, pp. 123-130.
43
Cfr. SVF II, 988.
44
De animalibus par. 80.
45
Il termine locutio rappresenta la traduzione latina più diffusa del termine greco
diálektos ‘voce articolata’.
46
De animalibus par.98.
30 MARIA FUSCO
Riguardo alla voce articolata, che soltanto l’uomo possiede tra tutte
le creature viventi, (t∞w §nãryrou fvn∞w ∂n mÒnow §k pãntvn
z–vn ¶laxen ênyrvpow) ci sono dei particolari di cui siamo a co-
noscenza. Ad esempio il fatto che essa è prodotta dal pensiero (épÚ
diano¤aw énap°mpetai), che si articola nella bocca (§n t“ stÒma-
ti éryroËtai), che il colpo della lingua conferisce articolazione e
linguaggio alla tensione della voce (≤ gl«ssa plÆttousa tª t∞w
fvn∞w, tãsei tÚ ¶naryron §nsfrag¤zetai ka‹ lÒgon), ma non
produce solo una semplice voce inutile e un suono informe, dal mo-
mento che essa detiene il compito di araldo e interprete nei confron-
ti della mente ispiratrice (kÆrukow μ •rmhn°vw ¶xei tãjin prÚw tÚn
Ípobãllonta noËn)48.
47
De animalibus par. 99.
48
De somniis I, 29; traduzione nostra.
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 31
49
Vol. XII.
50
De sollertia animalium 973a.
51
U. DIERAUER, Tier und Mensch im Denken der Antike, Amsterdam, Grüner B.V,
1977, pp. 187 sgg.
52
Bruta animalia, 992c.
32 MARIA FUSCO
53
Bruta animalia 992d-e.
54
De sollertia animalium 961a.
55
De sollertia animalium 960d-e.
56
Bruta animalia 960b.
57
U. DIERAUER, Tier und Mensch im Denken der Antike, cit.; G. TAPPE, De Philonis
libro qui inscribitur ÉAl°xandrow μ per‹ toË lÒgou ¶xein tå êloga z“a. Quaestione se-
lectae, Diss. Göttingen 1912; M. WELLMANN, Alexander von Myndos, in «Hermes», 1892,
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 33
no con la teoria stoica dei due lógoi; secondo Sesto, come già sostenuto da
Alessandro nel De animalibus e da Plutarco, gli animali sarebbero dotati
sia dell’uno che dell’altro.
Nei paragrafi 65-72 dei suoi Schizzi pirroniani, Sesto si dedica alla
dimostrazione del possesso di un lÒgow §ndiãyetow negli animali; pren-
dendo in particolare l’esempio del cane58, dimostra come esso ne sia pie-
namente dotato, essendo in grado di compiere tutte quelle operazioni in
cui gli stoici facevano consistere il ‘discorso interiore’59. A questa prova
diretta, ne affianca altrove una di tipo indiretto:
XXVI, pp. 481-566 e Pamphilos, in «Hermes», 1916, LI, pp. 1-64; quest’ultimo individua
in una serie di epitomi di età alessandrina la probabile fonte comune.
58
Rientra in questa sezione il cosiddetto aneddoto del ‘cane di Crisippo’, sulla ca-
pacità di questo animale di formulare un sillogismo, in particolare, del quinto tipo (cfr.
Philo De animal. 45; Plut. De soll. anim. 969b-c; Ael. De nat. animal. VI, 59). Sulla sto-
ria di questo tópos si veda L. FLORIDI, Scepticism, Animal Rationality and the Fortune of
Chrysippus’ Dog, in «Archiv für Geschichte der Philosophie», 1997, LXXIX, pp. 27-57.
59
Hyp. Pyrrh. I, 65.
60
II, 287.
61
Sesto Adv. log. II, 275.
34 MARIA FUSCO
Per tornare ai cani, noi li udiamo emettere una data voce quando vo-
gliono allontanare qualcuno, un’altra quando urlano, un’altra quando
sono battuti, un’altra differente quando scodinzolano di gioia. In-
somma, se uno fissasse la sua attenzione a questo fatto, riscontrerebbe
una grande differenza di voci (pollØn parallagØn t∞w fvn∞w) e in
questo e negli altri animali secondo le differenti circostanze, talché ne
concluderebbe, verisimilmente, che gli animali, così detti, irragione-
voli, partecipano anche del discorso esternato (toË proforikoË
met°xein lÒgou tå kaloÊmena êloga z«a)64.
62
La parola monoeid∞ si riferisce alla sola e indistinta (mÒnow) ‘identità qualitati-
va’ della voce (cfr. Laspia 1997: 63).
63
Hyp. pyrrh. I, 74.
64
Hyp. pyrrh. I, 75.
65
De rerum natura V, 1028-1086. L’argomento verrà ripreso da Porfirio: «E certo
la varietà e la diversità della loro voce dimostra il suo significato (tÚ shmantikÒn)» (De
abstinentia III, 4.4).
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 35
66
De abstinentia III, 3.1-2.
67
Secondo G. MANETTI (MANETTI – PRATO [a c. di], Animali angeli e macchine, cit.,
p. 31) nel concetto originario di ascendenza stoica non vi sarebbe alcun riferimento al ca-
rattere semantico di questo tipo di lógos.
68
De abstinentia III, 4.4.
36 MARIA FUSCO
Quando gli animali emettono grida fra di loro chiare e facilmente ri-
conoscibili (prÚw êllhla fy°gghtai fanerã te ka‹ eÎshma), an-
che se non sono a tutti noi intelligibili […] chi è così impudente da
non ammettere che sono forniti di ragione (logikã), perché egli non
comprende ciò che dicono? 69.
Anche gli animali, e non più solo l’uomo, sono esseri logikã, for-
niti cioè del lógos in entrambi i suoi aspetti. Oltre al lógos esternato, gli
animali sono infatti dotati anche di quello ‘interiore’ e ‘non proferito’,
ovvero lógos endiáthetos:
69
De abstinentia III, 4.4.
70
De abstinentia III, 7.1.
71
Cfr. nota 23.
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 37
72
Contra Celsum IV, 81-84.
73
De ira dei VII, 7.
74
S. GENSINI, “Dietro una parola di Dante. Appunti su De vulgari eloquentia, I, 1-
5”, in L. SANNIA NOWÉ et al. (a c. di), Sentir e meditar. Omaggio a Elena Sala di Felice, Ro-
ma, Aracne, 2005, pp. 25-34.
75
G. MANETTI (in MANETTI – A. PRATO [a c. di], Animali angeli e macchine, cit., pp.
32-42).
38 MARIA FUSCO
76
S. GENSINI, Linguaggio e anime 'bestiali' fra Cinque e Seicento, cit., e Bruti o co-
municatori?, cit.
77
A. PRATO (in MANETTI-PRATO [a c. di], Animali angeli e macchine, cit., pp. 57-84).
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 39
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
FONTI
Aristotele
Historia animalium: Histoire des Animaux (3 voll.), a c. di P. Louis, Paris, Les
Belles Lettres, 1964-69. Trad. it. Ricerche sugli animali, a c. di M. Vegetti, in
Lanza – Vegetti (1971).
De anima: L’ anima, a c. di G. Movia, Milano, Bompiani, 2001.
Politica: Politica e costituzione di Atene, a c. di C. A. Viano, Torino, Utet, 1955.
Cartesio
Discours de la méthode, introduction et notes par Et. Gilson, Paris, Vrin, 1970.
Filone Alessandrino
De animalibus: Philonis Alexandrini De animalibus. The Armenian Text with an
Introduction, Translation, and Commentary by Abraham Terian, Ann Ar-
bor, Scholar Press, 1981.
De somniis: On dreams, a c. di F. H. Colon e G. H. Whitaker, Cambridge, Har-
vard University Press, 1949.
Lattanzio
De ira Dei: in Divinae Institutiones, a c. di U. Boella, Firenze, Sansoni, 1973.
Origene
Contro Celso, a c. di A. Colonna, Torino, Utet, 1971.
Plutarco
De sollertia animalium: Plutarch’s Moralia vol. XII, a c. di H. Cherniss, Cam-
bridge, Harvard University Press, 1976. Trad. it. L’ intelligenza degli animali
di terra e di mare, a c. di D. Del Corno, Milano, Adelphi, 2001.
Bruta animalia: Plutarch’s Moralia vol. XII, a c. di H. Cherniss, Cambridge,
Harvard University Press, 1976. Trad. it. Gli animali usano la ragione, a c. di
D. Del Corno, Milano, Adelphi, 2001.
Porfirio
De abstinentia: Astinenza dagli animali, a c. di G. Girgenti-A.R. Sodano, Mila-
no, Bompiani, 2005.
Sesto Empirico
40 MARIA FUSCO
Stoici
SVF: Stoicorum Veterum Fragmenta, a c. di H. von Arnim, Leipzig, Teubner,
1903-1905. Trad. it. Stoici antichi. Tutti i frammenti raccolti da Hans von Ar-
nim, a c. di R. Radice, Milano, Rusconi, 1998.
STUDI
Ax, W.
1978 “ cÒfow, fvnØ und diãlektow als Grundbegriffe aristotelischer Sprachre-
flexion, in «Glotta», LVI, pp. 245-271.
Belardi, W.
1975 Il linguaggio nella filosofia di Aristotele, Roma, K Libreria Editrice.
Canone, E. (a c. di)
2008 Per una storia del concetto di mente, 2 voll., Firenze, Olschki.
Chiesa, M.C.
1991 Le problème du langage intérieur chez les Stoïciens, in «Revue Internationa-
le de Philosophie», CLXXVIII, pp. 301-321.
Chomsky, N.
1969 “Linguistica cartesiana”, in Saggi linguistici, III vol., Torino, Boringhieri.
Cimatti, F.
1998 Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva,
Roma, Carocci.
2002 La mente silenziosa. Come pensano gli animali non umani, Roma, Editori
Riuniti.
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 41
Cohen-Rosenfield, L.
19682 From Beast-Machine to Man-Machine. Animal Soul in French Letters from
Descartes to La Mettrie, with a Preface by P. Hazard. New and Enlarged Edi-
tion, New York, Octagon Book Inc.
Dickerman, S.O.
1911 Some Stock Illustration of Animal Intelligence in Greek Philosophy, in «Trans-
actions and Proceedings of the American Philological Association», XLII,
pp. 123-130.
Dierauer, U.
1977 Tier und Mensch im Denken der Antike, Amsterdam, Grüner B.V.
1998 «Tier/Tierseele», in Ritter-Gründer (1998, pp. 1195-1206).
Ditadi, G. (a c. di)
1994 I filosofi e gli animali, Este (Padova), Isonomia editrice.
Floridi, L.
1997 Scepticism, Animal Rationality and the Fortune of Chrysippus’ Dog, in «Ar-
chiv für Geschichte der Philosophie», LXXIX, pp. 27-57.
Gensini, S.
2002-2003 Linguaggio e anime ‘bestiali’ fra Cinque e Seicento. Aspetti di un di-
battito, in «Studi Filosofici», XXV-XXVI, pp. 43-68.
2004 Linguaggio e natura umana: Vico, Herder e la sfida di Cartesio, in «Paradig-
mi», XXII, pp. 147-162.
2005 «Dietro una parola di Dante. Appunti su De vulgari eloquentia, I, 1-5», in
Sannia Nowé et al. (2005, pp. 25-34).
2008 “Bruti o comunicatori? Modelli della mente e del linguaggio animale fra
Cinque e Settecento”, in Canone (2008, pp. 193-221).
Gontier, T.
1999 L’homme et l’animal. La philosophie antique, Paris, Press Universitaires de
France.
Hauser, M.
1996 The Evolution of Communication, Cambridge, MIT Press.
Kirkinen, H.
1960 Les origines de la conception moderne de l’homme-machine. Le problème de
l’âme en France à la fin du regne de Louis XIV (1670-1715), Helsinki, Acad.
Scientiarum Fennica.
Labarrière, J.L.
1984 Imagination humaine et imagination animale chez Aristote, in «Phronesis»,
XXIX/1, pp. 17-49.
Lanza, D. – Vegetti, M.
1971 Opere biologiche di Aristotele. Traduzione e saggi introduttivi, Torino, Utet.
Laspia, P.
1996a Omero linguista, voce e voce articolata nell’enciclopedia omerica, Palermo,
Novecento.
1996b “Il linguaggio degli uccelli. Aristotele e lo specifico fonetico del linguag-
gio umano”, in Vecchio (1996, pp. 59-71).
1997 L’articolazione linguistica. Origini biologiche di una metafora, Roma, Nis.
Lieberman, P.
2006 Toward an Evolutionary Biology of Language, Cambridge–London, Har-
vard University Press.
Lo Piparo, F.
1988 Aristotle: The Material Conditions of Linguistic Expressiveness, in «Versus»,
L/LI, pp. 83-101.
2003 Aristotele e il linguaggio. Cosa fa di una lingua una lingua, Bari, Laterza.
Melazzo, L.
2000 “La fonazione nell’interpretazione aristotelica”, in Vallini (2000, pp. 71-
114).
IL LINGUAGGIO DEGLI ANIMALI NEL PENSIERO ANTICO 43
Mühl, M.
1962 Der lÒgow §ndiãyetow und proforikÒw von der älteren Stoa bis zur Syno-
de von Sirmium 351, in «Archiv für Begriffsgeschichte», VII, pp. 7-56.
Newmyer, S.T.
1999 Speaking of Beasts: the Stocis and Plutarch on Animal Reason and the Mo-
dern Case against Animals, in «Quaderni Urbinati di Cultura Classica», n.s.,
LXIII, pp. 99-110.
Nussbaum, M.C.
1978 Aristotle’s De motu animalium. Text with Translation, Commentary, and
Interpretative Essays, Princeton, Princeton University Press.
Pohlenz, M.
1939 Die Begründung der abendländischen Sprachlehre durch die Stoa, in «Nach-
richten der Göttinger Gesellschaft Fachgruppe I.N.F.», III/6, pp. 151-198.
1967 La Stoa. Storia di un movimento spirituale, Firenze, La Nuova Italia (ed.
orig. Die Stoa. Geschichte einer geistigen Bewegung, Göttingen, Vandenhoeck
& Ruprecht, 1959).
Prato, A.
2007 “Animali, uomini, macchine nel Settecento”, in Manetti-Prato (2007, pp.
57-84).
Sebeok, T. A. (a c. di)
1973 Zoosemiotica, studi sulla comunicazione animale, Milano, Bompiani (ed.
orig. T. Sebeok [a c. di] Animal Communication, Bloomington, Indiana Uni-
versity Press, 1968).
Tabarroni, A.
1988 On Articulation and Animal Language in Ancient Linguistic Theory, in «Ver-
sus», L/LI, pp. 103-121.
Tappe, G.
Pag. 32 nota
ÉAl°xandrow μ per‹ toË lÒgou ¶xein tå êloga z“a
correzione proposta §xein
44 MARIA FUSCO
1912 De Philonis libro qui inscribitur ÉAl°xandrow μ per‹ toË lÒgou ¶xein tå
êloga z“a. Quaestione selectae, Diss. Göttingen.
Tugnoli, C.
2003 Antropologia, storia, etica e pedagogia della comunicazione animale, Milano,
Angeli.
Vallini, C. (a c. di)
2000 Le parole per le parole. I logonimi nelle lingue e nel metalinguaggio, Roma,
Il Calamo.
Vallortigara, G.
2000 Altre menti. Lo studio della cognizione animale, Bologna, Il Mulino.
Vecchio, S. (a c. di)
1996 Linguistica impura. Dieci saggi di filosofia del linguaggio tra storia e teoria,
Palermo, Novecento.
Vegetti, M.
1979 Il coltello e lo stilo, Milano, Il Saggiatore.
Wellmann, M.
1892 Alexander von Myndos, in «Hermes», XXVI, pp. 481-566.
1916 Pamphilos, in «Hermes», LI, pp. 1-64.