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Storico/discorsivo

the WHAT of the narrative is called STORY


the HOW is called DISCOURSE
storia (What is told?)
narrative form discourse (How is it told?)
Definizione di storia
Struttura governata da un’intenzionalità discorsiva, caratterizzata da una
concatenazione causale di eventi (di natura problematica e conflittuale) che accadono
a delle forme di vita in uno spazio-tempo.
Regia
Organizzazione dettagliata e direzione dei movimenti di scena e del rapporto fra
attori e ambienti in funzione della ripresa, al fine di trasformare un campo narrativo
CN in un campo visivo CV.
L’inquadratura
Un film è composto di immagini in movimento che prendono il nome di
INQUADRATURE.
L’INQUADRATURA è l’unità visiva minima di un film e può essere definita come
LA RAPPRESENTAZIONE IN CONTINUITÀ DI UN DATO SPAZIO IN UNA
CERTA DURATA.
A livello spaziale, l’inquadratura è costituita dalla porzione di realtà rappresentata e
delimitata (inquadrata) dalla cornice costituita dai quattro bordi dell’inquadratura: a
livello temporale, l’inquadratura è costituita dalla durata compresa fra il suo inizio e
la sua fine.
CAMPO E FUORI CAMPO
L’inquadratura delimita uno spazio IN CAMPO, ciò che è visibile sullo schermo
nella durata dell’inquadratura; e uno spazio FUORI CAMPO, ciò che non è visibile
sullo schermo nella durata dell’inquadratura.
Interazioni tra campo e fuori campo:
1. Entrate e uscite di campo
2. Sguardo e gesto del personaggio
3. Suoni fuori campo
4. Movimenti di macchina
FC ATTIVO: ci chiediamo cosa accade fuori dall’inquadratura
FC PASSIVO: l’inquadratura è chiusa in se stessa ed esauriente
FC ESTERNO: fuori dai bordi dell’inquadratura
FC INTERNO: ciò che non è visibile all’interno dell’inquadratura, impedito allo
sguardo per esempio da una tenda o da una porta
FC CONCRETO: ciò che non è inquadrato al momento, ma che abbiamo visto in
precedenza
FC IMMAGINARIO: ciò che non è inquadrato e che non abbiamo ancora visto

TASSONOMIA DELLE INQUADRATURE


 SCALA DEI CAMPI E DEI PIANI
 GRADI DI ANGOLAZIONE
 GRADI DI INCLINAZIONE
 ALTEZZA

SCALA DEI CAMPI E DEI PIANI


La scala dei campi e dei piani distingue le inquadrature in base alla distanza fra la
macchina da presa e il soggetto rappresentato. I campi fanno riferimento
all’AMBIENTE, i piani alla FIGURA UMANA.
CAMPO LUNGHISSIMO (CLL): inquadratura di un paesaggio ampio, con o senza
figure umane, comunque non riconoscibili.
CAMPO LUNGO (CL): inquadratura di un ambiente con una certa riconoscibilità
delle figure e dei loro movimenti.
CAMPO MEDIO (CM): la figura occupa almeno un terzo o metà dell’altezza del
quadro
TOTALE (TOT): rappresenta per intero un ambiente interno o un ambiente esterno
molto circoscritto (una veranda, un cortile), in cui si svolge la scena per intero.

FIGURA INTERA (FI): la figura umana è inserita per intero nell’inquadratura,


occupando un’altezza pari a due terzi o più della verticale dell’immagine.
PIANO AMERICANO (PA): inquadratura del personaggio dalle ginocchia in su.
MEZZA FIGURA (MF): inquadratura del personaggio dalla vita in su.
PRIMO PIANO (PP): inquadratura del volto, a includere le spalle.
PRIMISSIMO PIANO (PPP): inquadratura del solo volto umano.
PARTICOLARE (PART): inquadratura ravvicinata di un particolare del corpo.
DETTAGLIO (DETT): inquadratura ravvicinata di un oggetto o parte di esso.
ANGOLAZIONE
1. Inquadratura FRONTALE
2. Inquangolazioneadratura LATERALE
3. Inquadratura en PLONGÉE (angolata dall’alto)
4. Inquadratura en CONTRE-PLONGÉE (angolata dal basso)
5. Inquadratura ZENITALE (perpendicolare dall’alto)
6. Inquadratura SUPINA (perpendicolare dal basso)

INCLINAZIONE
L’inclinazione dipende dal rapporto tra la base del rettangolo dell’inquadratura e la
linea dell’orizzonte.
Se la base giace su un piano parallelo all’orizzonte, abbiamo un’inclinazione
NORMALE.
Se la base interseca l’orizzonte abbiamo un’inclinazione OBLIQUA.
Se la base è perpendicolare all’orizzonte abbiamo un’inclinazione VERTICALE.
Se la base è parallela ma il quadro è capovolto abbiamo un’inclinazione
ROVESCIATA.
MOVIMENTI DI MACCHINA
La prima questione che ci poniamo a proposito dei movimenti di macchina è la
relazione che esiste fra il sistema dinamico della scena e il sistema dinamico della
ripresa. Possiamo avere quattro casi
Scena STATICA – Ripresa STATICA
Scena DINAMICA – Ripresa STATICA
Scena STATICA – Ripresa DINAMICA
Scena DINAMICA – Ripresa DINAMICA
La seconda questione che ci poniamo riguarda l’interdipendenza fra i movimenti di
scena e i movimenti di macchina.
I movimenti di macchina sono legati ai movimenti dei personaggi o sono
indipendenti da essi?
I movimenti SUBORDINATI sono quelli in cui la macchina da presa si sincronizza
sul movimento di un personaggio. Gli altri movimenti sono LIBERI.
I principali movimenti della macchina da presa sono:
PANORAMICA: la macchina da presa è fissata su supporto e ruota sul proprio asse
in senso orizzontale o verticale; avremo pertanto panoramiche verso destra, sinistra,
alto e basso.
CARRELLO: la macchina da presa si muove su binari, procedendo in avanti,
indietro, a destra, a sinistra, in senso obliquo o circolare. Se il carrello descrive il
movimento del personaggio affiancandolo di lato e muovendosi su una traiettoria
parallela, è un carrello laterale; se il carrello precede il personaggio inquadrandolo
frontalmente è un carrello a precedere; se invece lo segue, inquadrandolo di spalle, è
un carrello a seguire.
Ogni movimento di macchina composto da una combinazione di panoramica e
carrello è definito genericamente TRAVELLING.
Nell’analizzare i movimenti di macchina dobbiamo rispondere alle seguenti
domande:
Come operano nell’ambito dei rapporti tra campo e fuori campo? Sono subordinati o
indipendenti rispetto ai movimenti di scena? Che traiettorie seguono? Dove partono,
dove arrivano, che cosa ci mostrano nel loro percorso? Che relazioni rappresentano?
Rivelano qualcosa di cui i personaggi non sono a conoscenza? Assumono una
valenza simbolica o affettiva? Quanto durano? Sono veloci, lenti, ritmati?
POSIZIONE della MDP E PUNTO DI VISTA
Una domanda fondamentale a cui rispondere analizzando un’inquadratura è: chi
guarda? La maggior parte delle inquadrature cinematografiche sono attribuibili a un
punto di vista OGGETTIVO, non riferito ad alcun personaggio. Ci sono inquadrature,
al contrario, in cui la macchina da presa ci mostra il punto di vista di un personaggio,
per cui lo spettatore vede con i suoi occhi: queste inquadrature sono dette
SOGGETTIVE. Abbiamo poi il caso ibrido della SEMI-SOGGETTIVA,
un’inquadratura in cui la macchina da presa include il personaggio, per esempio in un
carrello a seguire, con una tale prossimità con il personaggio stesso da darci
un’impressione di soggettività.
DALL’INQUADRATURA ALLA SCENA
Un’inquadratura costituisce nella maggior parte dei casi un segmento di durata
inferiore alla scena; ne deriva che una scena è costituita da più inquadrature. Le
diverse inquadrature di una scena vengono concepite in fase di ripresa per assicurare
la continuità spazio-temporale della scena; e vengono successivamente assemblate al
montaggio.
CONTINUITA’ VISIVA
Una scena è costituita da vari tipi di inquadratura: per esempio in una scena con due
personaggi che dialogano possiamo avere un totale e una serie di primi piani. Per
avere una continuità spaziale, è fondamentale sul set suddividere lo spazio in due
parti, seguendo la regola dei 180°. Una linea immaginaria attraversa lo spazio, di
solito la linea di sguardo dei personaggi. La macchina da presa potrà posizionarsi
esclusivamente in una delle due parti.
DIREZIONE DELLA LUCE
FRONTALE: elimina le ombre e appiattisce l’immagine
LATERALE: scolpisce i tratti del volto e accentua i chiaroscuri
CONTROLUCE: stacca la figura dallo sfondo e ne evidenzia i contorni
LUCE DAL BASSO: distorce i tratti del volto creando effetti drammatici
LUCE DALL’ALTO: suggerisce la presenza di una fonte luminosa storica

Tendenzialmente però lo spazio dell’inquadratura non è mai illuminato da una sola


fonte di luce: come minimo abbiamo una KEY LIGHT (fonte di luce primaria) e una
FILL LIGHT (luce di riempimento).
SISTEMA A TRE LUCI
Tendenzialmente però lo spazio dell’inquadratura non è mai illuminato da una sola
fonte di luce: come minimo abbiamo una KEY LIGHT (fonte di luce primaria) e una
FILL LIGHT (luce di riempimento).
Il cinema americano classico ha introdotto un sistema a tre luci per ogni inquadratura:
KEY LIGHT frontale, FILL LIGHT laterale, BACK LIGHT alle spalle del
personaggio.
In questo sistema l’attore è messo in evidenza dalla key light, scolpito dalla fill light e
staccato dallo sfondo dalla back light.
MESSA IN SERIE (MONTAGGIO)
Il montaggio è l’operazione che assembla le inquadrature per comporre le scene, e le
scene per comporre il testo audiovisivo finito. Il montaggio stabilisce la durata della
singola inquadratura e il suo rapporto con la precedente e la successiva.
Il montaggio gestisce lo spazio del film, ricostruendone l’integrità e la continuità, o al
contrario sottolineandone la frammentazione e la discontinuità.
Il montaggio gestisce il tempo del film: per es. montaggio ellittico, montaggio
alternato.
Il montaggio può mettere le inquadrature in una relazione simbolica.
CONTINUITA’ E ACCORDI
I raccordi devono mantenere gli elementi di continuità fra un’inquadratura e l’altra.
RACCORDO DI SGUARDO: un’inquadratura ci mostra un personaggio che guarda
qualcosa, l’inquadratura successiva ci mostra questo qualcosa.
RACCORDO SUL MOVIMENTO: un gesto iniziato dal personaggio nella prima
inquadratura si conclude nella seconda.
RACCORDO SULL’ASSE: la prima inquadratura e la seconda riprendono il
soggetto sullo stesso asse, ma a una distanza differente.
RACCORDO SONORO: parola, rumore o musica si sovrappongono alla transizione
fra due inquadrature, legandole così fra loro.
RACCORDO DI POSIZIONE: nello stacco tra un’inquadratura e l’altra, personaggi e
oggetti mantengono la loro posizione nello spazio (REGOLA DEI 180°).
RACCORDO SCALARE: come il raccordo sull’asse ma il soggetto rappresentato
non giace sullo stesso asse. In generale, quando si stacca da un’immagine a un’altra
(più stretta o più larga) con lo stesso contenuto, o ci si mantiene sul medesimo asse
oppure, se si varia l’angolazione, l’incremento deve essere compreso fra i 30° e i 90°
(REGOLA DEI 30°). Se si raccordano inquadrature con una differenza di
angolazione minore di 30° si crea un effetto di “salto” dell’immagine (che può essere
assolutamente voluto) che si chiama JUMP CUT.
RACCORDO DI CAMPO-CONTROCAMPO: due soggetti dialoganti ripresi con la
regola dei 180°.
PUNTEGGIATURA
Tra un’inquadratura A e un’inquadratura B possiamo avere vari tipi di transizione.
STACCO: passaggio secco e istantaneo da un’inquadratura all’altra
ASSOLVENZA: transizione dal nero all’immagine
DISSOLVENZA: transizione dall’immagine al nero
DISSOLVENZA INCROCIATA: transizione da un’inquadratura all’altra con
sovrapposizione delle due.
TENDINA: un’immagine si sostituisce a un’altra, occupando progressivamente il
campo visivo.

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