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IL LAGO DI BOLSENA, GLI ETRUSCHI ED IL


MISTERIOSO MONDO DI AGHARTI

Etruria: terra degli Etruschi, ricca di florido terreno e stupende vallate interrotte da boschi
di straordinaria bellezza. La principale attrazione paesaggistica di questo luogo è senz’altro
il lago di Bolsena, situato nell’Italia centrale, a nord della provincia di Viterbo. Famoso per
la sua origine risalente ad oltre 300.0000 anni fa, oggi è considerato il lago vulcanico più
grande d’Europa, con un’area totale di 113,5 km² (quinto in Italia), un’altezza di 305 m
s.l.m. ed una profondità massima di 151 m.
Numerosi sono i siti di interesse culturale della zona: la visita alla
dodecapoli etrusca, costituita da dodici città-stato comprendenti Bolsena,
Cerveteri, Vulci, Chiusi, Arezzo, Orvieto, Cortona, Volterra, Populonia,
Tarquinia, Veio, Perugia, offre la possibilità di apprezzare e gustare, con
la loro particolare struttura architettonica composta principalmente da
tufo, la genialità di questo misterioso popolo; da non perdere le Tombe
della Necropoli di Tarquinia (scoperte nella collina dei Monterozzi, lunga
circa 6 Km.), uno dei reperti archeologici più ricchi e stupefacenti della
storia degli Etruschi, tanto da meritare il primato di Patrimonio Mondiale
dell’Umanità UNESCO.
Ma chi erano gli Etruschi? Da dove venivano? E perché scomparvero?
Varie, e tra le più fantasiose, sono le ipotesi della loro origine. Alcuni
archeologi e studiosi ritengono, dopo aver analizzato tracce di DNA
ritrovato sui reperti, che si possa trattare di popolazioni Turche emigrate
ed insediatesi in questa regione. Si darebbe così ragione ad Erodoto, il
quale sosteneva che gli Etruschi provenissero dall’Anatolia. Non a caso
gli Umbri li chiamavano Turskus.
Erano principalmente un popolo nomade che, per qualche strana ragione,
decise di stabilirsi in Italia, più esattamente attorno alla zona del Lago di
Bolsena, caratterizzandone così il fervore architettonico, religioso e
culturale.
Gli Etruschi, infatti, sono stati da sempre considerati una civiltà
profondamente religiosa, misterica, quasi esoterica; le loro credenze e
pratiche magiche hanno stimolato ed ispirato perfino gli antichi Romani.
Ma non solo: senza l’intervento degli Etruschi nel nostro Paese, la
potenza romana, così come viene insegnata e tramandata, non sarebbe mai
esistita. Furono i Turskus, con il loro grande livello tecnico ed artistico, a
porre le basi di una civiltà avanzata e moderna. Posero infatti le
fondamenta della futura Europa in terre in quel tempo del tutto selvagge,
abitate unicamente da tribù barbare. Prima di loro, gli archeologi non
hanno mai trovato segni di civiltà urbanizzata: niente palazzi, regni,
templi o altro antecedente al VIII sec. a.C.
Con le loro enigmatiche cognizioni religiose, di carattere solare, amanti
dello sport ed abili architetti, gli Etruschi intrisero di positività queste
terre, fino a quando i Romani presero il sopravvento sterminandone la
razza.
O almeno questo è riportato nei testi storici…
Vi è una corrente filosofica, di origine esoterica, che la pensa
diversamente: gli Etruschi provengono dalle viscere sotterranee della
Terra, nella complessa rete di cave del mondo di Agharti (detto anche
Aghartta o Agartha).
La prima studiosa che affrontò questo tema fu Helena Petrovna Blavatsky,
cofondatrice della Società Teosofica nel 1875, il cui scopo era quello di
divulgare il pensiero teosofico secondo cui tutte le religioni
ricondurrebbero ad un’unica grande verità divina.
Madame Blavatsky venne a conoscenza del Regno di Agharti da una
visione, anche se di tale realtà se ne iniziò a parlare molti secoli prima,
addirittura nella cultura e tradizione induista: Agharti (in sanscrito
“l’inaccessibile”) sarebbe un regno sotterraneo con capitale Shamballah
(in sanscrito “la città di smeraldo”) situata sotto l’Asia Centrale, nel vasto
territorio che va dal deserto del Gobi alle impervie montagne del Tibet e
del Nepal, dove dimorerebbero il Re del Mondo e le menti più grandi e
sovra-sviluppate della Terra, passate presenti e future. Si ritiene che qui
abbiano trovato rifugio, o meglio siano tornate alla loro terra d’origine,
tutti i grandi personaggi della storia dell’umanità. La sua popolazione,
infatti, è caratterizzata da esseri superiori capaci di cose inaudite, in grado
di usare l’energia mentale – psichica, il vrill, per spostare oggetti, levitare
e teletrasportarsi da un luogo all’altro. La loro potentissima tecnologia
troverebbe risorsa dai megaliti situati nella superficie terrestre e,
contrariamente all’uso che ne fa l’essere umano, viene utilizzata solo ed
esclusivamente per scopi benefici e assolutamente costruttivi. Si ritiene
inoltre che gli alieni, civiltà estranee al nostro pianeta, si siano insediati in
questo Regno apportando la loro infinita conoscenza interstellare. Per
ultimo, ma non meno importante, i residenti di Agharti sono un popolo
estremamente pacifico e moralmente retto.
Numerose sarebbero le “porte di accesso” a questo Regno che si estende
per vie sotterranee nel mondo intero. La più ricercata, e mai scoperta, è
quella ai piedi della Sfinge nella piana di Giza in Egitto; altri ingressi,
ovviamente ben occultati, si troverebbero nella foresta amazzonica, in
Brasile (le cui entrate sarebbero protette da tribù di Indios), ed in Siberia.
Uno di questi vani al mondo sotterraneo, si troverebbe anche in Italia,
situato proprio nell’Isola Bisentina, la seconda isola del Lago di Bolsena,
ritenuta dal popolo Etrusco “sacra”.
Nonostante i suoi appena 17 ettari di superficie, quest’isola vanta un ricco
ed affascinante complesso architettonico e paesaggistico: al suo interno
infatti si trovano ben sette chiese, ognuna di fronte ad uno dei comuni che
si affacciano sul lago; seguono il Convento Francescano, la Rocchina o
chiesa si S. Caterina e la Cappella del Crocefisso con affreschi risalenti al
1400. Questo perché storicamente l’isola è sempre stata meta di grandi
insediamenti, fin dal periodo della sua conquista da parte dei signori di
Bisanzio nel 1200, che la incendiarono sterminandone gli abitanti.
Nel 1261, Papa Urbano IV riconquistò l’isola. Dopo il 1400 l’isola
conobbe un periodo di intensa prosperità e fu visitata da numerosi Papi. Il
Duca di Castro, Odoardo Farnese, la governò nel 1635 ma, entrato in
conflitto con la chiesa, fu costretto ad abbandonarla.
In seguito a questo tragico episodio, l’isola Bisentina tornò nelle mani
della chiesa ed infine privatizzata.
Il destino della seconda isola del Lago di Bolsena, la Martana, non fu
certo meno favorevole: è infatti stata testimone di antiche e sconvolgenti
vicende storiche.
La prima sarebbe risalente all’impero di Diocleziano, quando Cristina,
figlia del prefetto di Volsinii Urbano, venne imprigionata nella torre sulla
vetta dell’isola dal padre stesso, ufficiale dell’Imperatore, per costringerla
a rinunciare alla fede cristiana. Dopo tale martirio, Cristina venne sepolta
nelle catacombe di Bolsena, successivamente il corpo venne trasportato
alla Martana e rinvenuto nel 1084 dalla contessa Matilde di Canossa, che
ne fece degna sepoltura facendo erigere a Bolsena una chiesa a lei
intitolata.
Un’altra tragica e misteriosa vicenda è quella legata alla sovrana
Amalasunta: alla morte del suo unico figlio maschio, Atalarico, avvenuta
il 2 ottobre 534 d.C., la regina dei Goti Amalasunta, figlia di Teodorico, si
associò al trono del cugino Teodato, duca di Tuscia. La donna divenne
così Regina a tutti gli effetti, con l’intento di rafforzare la propria
posizione. Accusata dai suoi stessi parenti perché alleatasi con i Romani,
questa perspicace governante, dotata di notevole forza ed intelligenza, fu
prima tenuta prigioniera nella Rocca dell’Isola Martana, e
successivamente assassinata dallo stesso cugino Teodato il 30 aprile del
535 d.C. Ancora oggi si percepisce lo spirito di sofferenza della povera
sventurata, tramandando così la leggenda del “fantasma della regina
Amalasunta”. Si dice che il suo spirito vaghi per l’isola e il suo grido di
dolore risuoni ancora trascinato dai venti freddi di tramontana per tutto il
lago.
Dopo tali avvenimenti storici, ed interessi politici – ecclesiastici, ovvia è
la curiosità di sapere il perché di tanta contesa territoriale, in particolare
per quanto riguarda la prima grande isola del lago.
Gli Esseni, I Templari, i Rosacroce, i Massoni: sono solo alcuni dei
movimenti esoterici interessati nella ricerca di Agharti. Lo stesso Adolf
Hitler si interessò a tale mito e mandò ben quattro spedizioni in Asia.
Nessuna fece mai ritorno. Soltanto l’ultima riuscì a trovare delle gallerie
ed a comunicarlo al Fuhrer, prima di svanire anch’essa nel nulla.
Nel 1947, Richard Evelyn Byrd, un ammiraglio americano in
esplorazione al Polo Sud, dichiarò di aver trovato tracce di una civiltà che
si presentò a lui con il nome di “Arianni”.
Forse, allora, il mito di Agharti non è poi così leggendario? Cosa
nasconde ad esempio l’isola Bisentina, tanto da esser tenuta segreta ed
inaccessibile ai più?
Le vie cave di Agharti, e quelle scavate dagli etruschi, dovrebbero
ritenersi, secondo alcuni studiosi, come dei cammini sacri, passaggi rituali
che condurrebbero dalla città dei vivi a quella dei morti. Una sorta di
iniziazione al trapasso. Per gli Etruschi, infatti, il contatto con il Regno
dei Morti era di capitale importanza, tanto da esser considerato la fonte
diretta del potere sacro. Numerose sono le cosiddette “piccionaie”
etrusche, grotte scavate nel tufo caratterizzate dalla presenza di piccole
cellette, dove venivano collocati gli uccelli i quali, con il loro battito di
ali, permettevano all’anima del defunto di lasciare definitivamente il
corpo.
Non è possibile definire veritiera o meno la leggenda di Agharti e il
misterioso insediamento degli Etruschi in questo affascinante luogo; una
cosa, però, è possibile affermare con assoluta certezza: individui dotati di
particolare sensibilità e capacità mentali hanno più volte ritenuto che in
questi territori vi fosse un’energia particolare, quasi incontrollabile, tale
da scuotere interiormente e smuovere potenze ignote.
Provare per credere!

di Andrea Juzzarelli Poponi

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