Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
FOUR CORNERS
165
STORIA DELLA FUSION
167
STORIA DELLA FUSION
168
FOUR CORNERS
169
STORIA DELLA FUSION
170
FOUR CORNERS
to una sintesi di jazz e rock più avanzata. E questo non solo perché
ha incorporato esperienze che il jazz-rock aveva abbandonato per
strada, ma per il fatto di aver interpretato gli elementi latini, etnici,
funk, elettronici con una padronanza di linguaggio che il jazz-rock
non poteva possedere.
171
STORIA DELLA FUSION
172
FOUR CORNERS
173
STORIA DELLA FUSION
174
FOUR CORNERS
175
STORIA DELLA FUSION
176
FOUR CORNERS
177
STORIA DELLA FUSION
178
FOUR CORNERS
179
STORIA DELLA FUSION
180
FOUR CORNERS
colo libro. Nella cui ricostruzione, però, mancano tre gruppi, i cui
dischi all’epoca erano totalmente introvabili (anche oggi si fa fatica a
reperirli). Ascoltarli oggi completa la prospettiva, il compimento di
una parabola che ha visto la fusion andare sempre più verso il pop,
addirittura fondendosi con esso. Se i Caldera e gli Auracle provava-
no a rendere più pop la lingua dei Weather Report, i tre dischi dei
Seawind, gruppo hawaiano nel quale militava Jerry Hey, mostrano
come ben prima degli anni Ottanta la fusion fosse capace di ammic-
care allo smooth jazz. Prima addirittura che nascesse.
181
2. SMOOTH OPERATORS
183
STORIA DELLA FUSION
185
STORIA DELLA FUSION
186
SMOOTH OPERATORS
187
STORIA DELLA FUSION
188
SMOOTH OPERATORS
189
STORIA DELLA FUSION
«big, fat and safe», grande, veloce e sicura. Cody si chiuse per tre
giorni in una stanza con Owen Leach, capo di un’agenzia di marke-
ting; i due tirarono fuori un’idea che, seppur approssimativa, poteva
funzionare. Bisognava capire con quale musica riempirla. Dopo sei
settimane di ulteriori analisi e studi, il gruppo di lavoro decise che il
format sarebbe stato alimentato da, di fatto, un nuovo soggetto mu-
sicale, in grado di farsi ascoltare da un pubblico il più ampio possi-
bile. Quel nuovo format avrebbe attinto da tre distinte categorie: per
un terzo la new age, per un altro terzo il contemporary jazz, e per il
terzo restante brani cantati, di stile jazzistico, che però le stazioni di
jazz non passavano perché troppo commerciali.
Il 14 febbraio del 1987 KMET conobbe la sua rinascita dai 94.7
della modulazione di frequenza, e assunse il nome di KTWV. Per
tutti, però, era The Wave. Quel miscuglio di musiche proposte dal
format fu presto noto col nomignolo di “Wave Music”. Il successo
fu altrettanto immediato, tanto che molte altre stazioni californiane
e non si convertirono al “suono dell’onda”. Già, ma che nome ave-
va quella musica? Come la si poteva definire? E in che modo la si po-
teva “brandizzare”?. I primi tentativi furono assai cauti. Ufficial-
mente, lo slogan recitava «Music for a New Age», sebbene fossero
forti le resistenze a lasciare che a identificare quel nuovo marchio
fosse una definizione con forti risonanze mistiche e spirituali.
La risposta arrivò l’anno dopo. Forte del successo di The Wave,
Frank Cody e Owen Leach fondarono Broadcast Architecture, un’a-
genzia di consulenza ancora oggi leader del settore. Tra i primi clien-
ti fu WNUA, una radio di Chicago convertitasi al “Wave sound” che
però avvertiva la necessità di trovare un nuovo nome per quel for-
mat. Sebbene il pubblico fosse attratto da quella miscela di jazz e
pop, non era capace di catalogarla, e conseguentemente di identifi-
carsi pienamente con essa. «La gente diceva: “sì, è jazz, ma non co-
me quello che si ascolta nei night fumosi con gruppi in cui qualcuno
suona il contrabbasso”. L’accento veniva sempre posto sulla sensa-
zione di leggerezza e rilassamento, perché era comunque un jazz fa-
cile, e nient’affatto complicato», ha raccontato Allen Kepler, che al-
l’epoca era il direttore marketing dell’emittente.
Nel corso dell’ennesima riunione del focus group al quale veni-
vano invitati gli ascoltatori, si verificò l’epifania. Così rievoca quel
momento Frank Cody:
190
SMOOTH OPERATORS
Avere successo nel mondo delle radio commerciali vuol dire fare
in modo che le persone restino all’ascolto per lunghi periodi di
tempo. Rilevammo che le lunghe improvvisazioni, o i lunghi asso-
li, allontanavamo le persone dall’esperienza di ascolto. […] Ciò
che funzionava era una musica che avesse una melodia capace di
piantarsi immediatamente nel cervello degli ascoltatori. Eravamo
quasi come spacciatori: vendevamo melodie alla gente. Una volta
introdotte le metodologie di test, riuscimmo ad affinare “scientifi-
camente” ciò che avevamo solo intuito, e quindi a fare scelte mi-
gliori in termini di contenuto e rapporto rischi/benefici.
191
STORIA DELLA FUSION
192
SMOOTH OPERATORS
193
STORIA DELLA FUSION
portate a credere che una qualunque musica con una sezione rit-
mica di stampo pop e un po’ di improvvisazione sia jazz. Lo
smooth jazz rende difficile all’ascoltare medio capire cosa sia il ve-
ro jazz, tanto che quando finalmente ne ascoltano qualche brano,
inevitabilmente dicono: “ma perché ho perso tutto ‘sto tempo a
sentire questa schifezza”?.
194
SMOOTH OPERATORS
essendo uno degli strumentisti che ha venduto di più nella storia (le
fonti indicano ben più di settanta milioni di copie, assai meglio di
Prince e Britney Spears). Il suo BREATHLESS, del 1992, è il disco stru-
mentale più venduto di sempre. MIRACLES: THE HOLIDAY ALBUM, di
due anni successivo, “appena” tredici milioni di copie smerciate in
tutto il mondo, è arrivato in vetta alla classifica Contemporary Jazz,
a quella R&B/Hip-Hop e nella Top 200 di «Billboard». Il tutto in
uno stile che, piaccia o meno, nell’immaginario popolare è stretta-
mente legato al jazz. E allora, perché parlarne male è diventato una
specie di sport nazionale a stelle e strisce?
195
STORIA DELLA FUSION
era pur sempre suo padre. Quando Tony Bennett fece la stessa cosa
con Billie Holiday fu altrettanto strano, ma stiamo pur sempre par-
lando di due dei più grandi cantanti del ventesimo secolo, sullo stes-
so livello di eccellenza artistica. Quando Larry Coryell ha creduto di
poter doppiare se stesso su un brano di Wes Montgomery, ho per-
duto molto del rispetto che nutrivo per lui, e mi dispiace aver nutri-
to rispetto per qualcuno che ha poi rivelato il pessimo gusto di es-
sere irriguardoso nei confronti di uno dei miei eroi personali. Ma
quando Kenny G ha deciso che era per lui fosse lecito profanare la
musica di colui che è probabilmente il più grande musicista jazz mai
vissuto, vomitando il suo stile sfigato, impreciso, stonato, dilettante-
sco su un brano di Louis (anche se minore), ha fatto qualcosa che
non avrei mai immaginato possibile. Grazie alla decisione incredi-
bilmente presuntuosa e irriguardosa di intraprendere il più cinico
dei percorsi musicali, ha gettato merda sulle tombe dei grandi mu-
sicisti del passato e del presente. […] Mancando di rispetto a Louis
e alla sua eredità, e per estensione a chiunque abbia mai provato a
suonare il jazz e la musica improvvisata, Kenny G ha toccato il nuo-
vo punto più basso nella cultura moderna, qualcosa per la quale tut-
ti noi dovremmo provare un forte imbarazzo.
196
SMOOTH OPERATORS
Nei giorni trascorsi dopo aver portato a termine quella dura prova
non sono riuscito a riavermi dal trauma. Sono passate settimane da
quando mi sono sorpreso agli angoli delle strade a gridare ai passanti
“La fine è vicina!”. […] Kenny G, almeno così mi è sembrato, suo-
na musica per gente che vuole staccare il cervello per pochi minuti,
o ore, o addirittura per il resto della loro vita, e lo fa molto bene. Ciò
non piace a Pat Metheny, e non piace neanche a me. Ma per quelli
che sono stufi di pensare, allora Kenny G è l’uomo che fa per voi.
197
STORIA DELLA FUSION
La sua musica non swinga come quella degli anni Trenta, o degli
stili successivi basati sui pattern del bebop, ma certo Kenny G im-
provvisa. […] I suoi Cd, al di là di come vengano considerati da
molti musicisti di jazz o dai puristi, li trovi nel reparto jazz, non in
quello pop o della musica classica. […] Allo stesso modo, è diffu-
sa principalmente dalle emittenti jazz, non dal quelle rock. […]
Per almeno vent’anni la sua musica è stata una parte importante
del paesaggio auditivo: molta gente la riconosce, pur senza sapere
che è Kenny G a suonarla.
198
SMOOTH OPERATORS
199
STORIA DELLA FUSION
200
SMOOTH OPERATORS
201