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Giorgio Raimondo Cardona IL SAPERE DELLO SCRIBA 1. Al di la del mondo greco : Liacquisizione storiografica dell’estesa fascia geografica e tem porale che precede e contorna l’esperienza greca é relativamente molto recente; dalle prime scoperte ai giorni nostri le conoscenze sul Vicino Oriente antico hanno infatti dovuto attraversare un lungo periodo di consolidamento fattuale e filologico. Oggi, pe- 1, anche per molte delle culture del Vicino Oriente antico si co- mincia a disporre di dati elaborati che permettono di valutare, caso per caso, le continuita o contiguita esistenti tra 'esperienza vicino-orientale ¢ quella greca cosi come le (vere) specificita di questultima. Dovendo quindi esaminare i primordi della rifles sione per quel che riguarda ’individuazione dei campi e delle ar- ticolazioni del sapere, ? opportuno porre le varie acquisizioni nel quadro pid ampio dell’insieme di conoscenze e di strumenti che possiamo attribuire a quella estesissima area inter-culturale a cui hanno partecipato in maggiore o minore misura, ma senza ecce zione, tutte le societA del mondo antico, tra la fine del quarto mil: lennio il sorgere dell'Impero romano. Caratteristica generale ma non irrilevante della nostra cono- scenza di questo universo di culture @ l’eterogeneita della docu- mentazione. Mentre la maggior parte dei dati sul mondo greco ud essere attinta da fonti omogenee, in lingua scritta, per quan- to non greco ci troviamo di fronte alla necessita di consultare tutti i reperti archeologici, segno gia questo della multi-medialita delle rappresentazioni che le varie societ& davano di se stesse. E naturalmente il destino di tali reperti ha gid scelto per noi, sia privilegiando soltanto i materiali pit: duraturi e pregiati e elimi- 4 ee memaria da sepre nando completamente dal nostro orizzonte le forme di espressio- ne affidate ai materiali pit deperibili ma anche’ pitt correnti ¢ ‘quotidian, sia semplicemente cancellando ogni accenno anche in diretto a pratiche che non trovavano un adeguato riscontro nella scrittura. Ma la scelta dei materiali, come ovunque accade, sar& stata guidata anche da criteri di prestigio e da considerazioni di valore; e per altro verso la pratica della scrittura non sara mai egualmente distribuita all"interno di un gruppo sociale, si che, di conseguenza, i colori dell’immagine che abbiamo delle societ& antiche risulteranno virai: si finira per privilegiare i loro livelli pid alti e pit solenni, a scapito di quelli ordinari © quotidiani; di qui la necessita di contemperare la lettura archeologica dei da ti con un'integrazione di tipo antropologico che cerchi di colloca- re ciascun fenomeno in un’effettiva pratica social. ‘Ma anche in questa correzione si annida una difficolta di me todo, Poiché abbiarno detto che per definizione i dati sono distri buiti in modo diseguale; non possiamo limitarci a una Tettura ‘campionaria di essi, ma dobbiamo integrarli proiettandoli in un ‘quadro tipologico che possiamo costruire soltanto avvalendoci del- Vesperienza antropologica accumulata attraverso To studio di cul- ture viventi ed osservabil. B, di fatto, gli studiosi del mondo antico che — dopo tuna meditata lettura della Pensée sauwage e degli altri classici dell'antropologia moderna — hanno cominciato a ripen- sare i loro dati in chiave antropologica, ci hanno mostrato come ail snassa ui wiateriale documentario, palestra di lavoro paleo ‘grafico flologico, cominciassero a emergere opposizioni¢ riliev, prendessero forma sistem di pensiero, ideologie, tension intellet- tuali, Esperienza certo aflascinante, e tanto meno ovvia quanto mag- lore era lo spessore della documentazione erudita che si doveva attraversare: ben maggiore liberta di lavoro ha l’antropologo che sollecta — e pud immediatamente verificare ¢ mettere a confron- to — le risposte di un Nuer o di un Nambikwara. Ma quanto pit risaltano a tutto tondo i tratti delle civilta del Vicino Oriente anti- co — come avviene, per esempio, nello splendido e iniziatore wti- tratto di una civithestinta», di A. Leo Oppenheim! — tanto pid * Off, AL. Oppenheim, Ancien Memptania, Prat of « Dead Cian (od. tiv, cuts di E, Reinet), Chicago, The University of Chicago Pres, 1977, cad, it di L. Milano com il tolo La Metwpoamis entice, Rito dt una cv somparse, Roma, Newton Compton, 1900, Assi importante peril tentativo di ripercorrere Vintera civil del Vicine Oriente in unt chiave di letura metodologicamente GR, Cardona Il sapere dla reriba 5 ci si acconge della specificith delle societa stratificate vicino-orientali e della loro distanza dalle societa del mondo classico. Si dovra quindi resistere alla tentazione di far corrispondere alla sequenza cronologica una sequenza causale ed evolutiva: per molti aspetti esperienza vicino-orientale si richiude e conclude in se stessa, © non pud essere avvicinata a quella del mondo classico se non sul piano di un confronto atemporale ¢ tipologico. 2. Sapere ¢ linguageio Preliminare al confronto fra i diversi canali usati da un gruppo pera trasmissione di un sapere sociale’ Ia valutazione del fusso di informazioni che per tali canali viene veicolato. Nei dispositvi che ciascun gruppo ha claborato per trasmettere e conservare il proprio sapere pessiamo probabilmente cogliere I'auto-rappresentazione che sso si da dei suoi contenuti tecnici, possiamo vedere oggettivati ‘modelli, schemi, regolarith, possiamo cogliere spessori e gerarchie allinterno di quello che dal di fuori potrebbe sembrare un feno- ‘meno compatto. Non gid che vi sia simmetria completa tail pia- no della formulazione e quello dell’espressione. Quanto di queste strutture @ effettivamente esplicitato in un codice comunicativo, quanto 2 affidato a un'osmosi culturale pit! © meno inconsapevo- le? B vera 'affermazione di Dan Sperber che «il sapere culturale pit interessante @ quello tacito, quelio non esplicito, quello che tra- pela attraverso i giudizi di merito, le valutazioni, ma che non vie~ ne mai formalizzato in quanto tale»'; ma questi giudizi dovranno 1 appoggiarsi — per poter essere formulati e concepiti — a una rete di relazioni mentali, e queste in buona parte dovranno essere trasferite in categorie linguistiche. Tra inodi concettuali viene get- tata una rete linguistica che colmi i vuoti, che dia conto de. perce- pibile in maniera perspicua e mnemonicarmente facile, eosservando le eategorizzazioni linguistiche potremo in parte almeno ricostrui- re le preoccupazioni esplicative della comunita. ageiornata opera collettva Lab dle cil (a cura dk F.M. ales, P, Fron~ 2aroli,G. Garbini, M. Liverani, P. Matthiae, 8. Moscati, F.Pintore, C. Zac ‘agnini, toto Ia dizezione dt. Moseatl), Torino, Utet, 1976: #1 vedano, in palticolare, i contibuti di M. Liverani, Le cncsionedel'nivero (vol. IT, pp 439-521), ¢ di P. Fronzaroli, Le (amitvone della ultra (vol TIL, pp. 3-92) 1 Cie, D, Sperber, Le symbolome on ghia, Patis, Hermann, 1974, p. 9-10 6 La memoria dil sapoe La caratteristica che permette di accomunare, per lo meno a un primo livello di approssimazione, le societA pid diverse.sot- to un’unica presentazione & proprio la varieta dei procedimenti seguiti nel fissare un codice semiotic, il pid delle volte linguisti- co, e cosi tramandare informazioni rilevanti per la comunita; quello che per noi il processo ormai automatico della messa per scritto dell’archiviazione di un sapere pud essere altrove risolto in una varieta di modi, che utilizzano supporti materiali diversi ma che tutti devono presupporre un supporto fondamentale: la memoria. (Ogni gruppo avra poi sue occasioni e luoghi deputati per la codificazione e la trasmissione: vi saranno occasioni di recitazio~ ne esplicita e pit! 0 meno ritualizzata di mjthoi nelle varie acce- zioni possibili del termine greco, e vi saranno collegamenti meno espliciti, per lo meno per Posservatore, ma pur sempre altrettat to saldi, come Passociazione con immagini, simulacri, luoghi. Si pensa qui, in particolare, alla funzione piena ¢ pregnante che aveva, il «monumento» (la parola va intesa proprio nel suo significato etimologico, da moner, ricordare, far presente) nelle culture vicino- orientali: anche indipendentemente dalle iscrizioni che vi sono cosi spesso apposte, le stele, le immagini, i cippi, le molte forme di sémata elaborate da queste culture erano una sintesi visiva e duratura dell’ideologia politica e religiosa. Ma possiamo anche supporre che questi simboli materiali fosscro avvolti da un tessu to di pratiche immateriali, che ne amplificavano il significato fi- no a taggiungere ogni membro della comunita: feste religiose, processioni, rituali di consacrazione e rinnovo, quali del resto co- nosciamo anche per il mondo greco. ‘Quello che unifichiamo sotto un’ unica etichetta come «sape- re», weonoscenza» ecc. ® naturalmente un agglomerato di nuclei conoscitivi diversi, pitt o meno agganciati all’esperienza pratica. In una fitissima tessitura coesistono fii diversi, indicazioni di co ‘portamento, conoscenze pratiche, spiegazioni sull’origine del mon- do, sul perché delle cose. Il veicolo principale di questo sapere @ il linguaggio, ¢ questo ha la proprieta di essere fortemente, se non completamente, egualitario, Non completamente, certo, pet~ ché ogni gruppo avra al suo interno divisioni di vario ordine, ini- ziati e non iniziati, specialisti del sapere e semplici fruitori di quel sapere, perché i vecchi sapranno pitt dei giovani, gli uomini pid delle donne. E tuttavia, anche se parte delle conoscenze potr’ pas- sare attraverso forme linguistiche arcaiche, ed essere dunque poco [eter GAR, Cardona IL sapere dla seriba ? 6 per nulla comprensibile alla comunita estesa, cionondimeno ogni singolo appartenente alla comunita comincera ad attingese al pa- trimonio collettivo fin dai primissimi movimenti della sua intelli- genza, assorbendolo in forme ora spontanee ¢irriflesse ora guidate ¢ ritualizzate, fino a divenirne esso stesso padrone e a sia volta depositario ¢ custode. Questa relativa osmosi del sapere collettivo @ naturalmente necessaria per la sopravvivenza stessa della comunit, perché vi sia un codice comune a cui fare riferimento. Ma il mondo vicino orientale si caratterizza per la forte specializzazione di alcune classi: in quanto possessori della difficile tecnica della scrittura, gli scr bi (sumero DupsAR, accadico tup-Zarru, ‘colui che scrive le tavo- lette’) sono anche i depositari della maggior parte del sapere, 0 per lo meno dell’esatta forma del sapere, civile ¢ religiosc, in tut- te le sue ramificazioni e specializzazioni. Premio dei molti anni di dedizione e di fatica necessari per arrivare a possedere queste capacitA 2 l’occupare nella societ — di fatto se non di diritto — i posto pid alto dopo il sovrano e i massimi dignitari, costituire il passaggio obbligato di ogni decisione importante (la sua ratifi cca per iscritto), essere forse fra tutti i pitt vieini agli dei, di cui si conosce ¢ si interpreta il linguaggio per segni (non é forse la terra intiera una tavoletta iscritta, che la divinita scruta elegge?). 3. Memoria # parola La modalita orale, per noi cost immediata, proprio per la sua immediatezza e fluiditi non si presta alla conservazione. La pri- ma caratteristica dell’oralita quella di servire all’immediato rap- porto dialettico tra interlocutori: rapporto flessibile, adattebile alle infinite futtuazioni e sfumature del vivere sociale, in cui non si trasmettono tanto informazioni sulle cose quanto sul sé ¢ Valtro ¢ sui loro thobili rapporti. Perché il lusso della voce divenga an- che una fonte di sapere necessaria una tecnica, una disciplina, un rigido controllocollettivo. Non che la parola sia altrimexti spon- tanea: al contrario, anche I’atto di parola apparentemente pid li- bero, proprio perché collocato per sua natura all'interno di un rapporto sociale, deve essere indirizzato, guidato con la stessa sa- te attenzione che guida la mano dello scultore o dell’arciere. Ma la freceia scoccata ricade, sia stato 0 no raggiunto il bersa- slio, e arco & pronto per la freccia suecessiva. Se si vuole che

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