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PROTEZIONE
A.A. 2005/2006
Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari
CAPITOLO 4. APPARECCHI DI MANOVRA E PROTEZIONE
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CAPITOLO 4
4.1 Generalità
Sono chiamati apparecchi di manovra i componenti dell’impianto capaci di
effettuare almeno una delle seguenti operazioni:
• interrompere la corrente in un circuito elettrico (manovra di apertura);
• stabilire la corrente in un circuito elettrico (manovra di chiusura).
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I circuiti elettrici a media e a bassa tensione possono essere aperti anche per mezzo
di fusibili, che intervengono automaticamente quando la corrente supera un
determinato valore per un tempo prefissato. I fusibili, pur non costituendo in senso
stretto apparecchi di manovra, svolgono alcune delle funzioni proprie degli interruttori,
cioè sono in grado di interrompere correnti di sovraccarico e di cortocircuito.
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2. Una funzione che chiameremo "dinamica" in cui l’apparecchio deve essere
in grado di stabilire o interrompere, in presenza di corrente, la continuità
elettrica tra le varie parti del circuito:
la tensione e la frequenza;
la corrente di sovraccarico che deve essere tale da non far intervenire in modo
intempestivo il dispositivo contro le sovracorrenti;
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la corrente di corto circuito massima presunta nel punto d’installazione degli
apparecchi e, se necessario, la corrente di corto circuito minima all’estremità
della conduttura da proteggere;
4.5 Sezionatore
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Ogni sezionatore deve essere munito di un dispositivo atto ad indicare la posizione
assunta dai contatti mobili, anche in caso di funzionamento anomalo come ad
esempio in caso di saldatura dei contatti.
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In cui:
I= isolatori;
C= contatti.
In cui:
I= isolatori;
C= contatti fissi.
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• Corrente simmetrica di breve durata, ossia il valore della corrente simmetrica
di corto circuito che l’apparecchio è in grado di sopportare per un intervallo di
tempo prefissato (dell’ordine dei ms).
• Corrente di cresta di breve durata, ossia il valore di picco della corrente totale
di corto circuito (somma delle due componenti) che l’apparecchio è in grado di
sopportare per un tempo prefissato, dell’ordine dei ms.
4.6 Contattori
I contattori, detti anche teleruttori, sono apparecchi di comune impiego nei sistemi di
prima categoria per il comando di motori, batterie di condensatori, ecc.
Le parti fondamentali costituenti il contattore sono le seguenti:
Nucleo magnetico (fig. 3) costituito da una parte fissa ed una mobile, di tipo
laminato.
Attorno alla colonna centrale è avvolta una bobina che, quando percorsa da
corrente, magnetizza il nucleo, determinando per attrazione, lo spostamento
della parte mobile, con conseguente chiusura dei contatti normalmente aperti e
apertura di quelli normalmente chiusi. Tale posizione viene mantenuta fino a
quando la bobina è eccitata; nel momento in cui avviene l’interruzione della
corrente circolante nella bobina, apposite molle di richiamo fanno ritornare il
nucleo mobile nella condizione iniziale.
Bobina di eccitazione.
Le caratteristiche della bobina sono la tensione di alimentazione e la potenza
apparente necessaria al funzionamento. Per contattori in corrente alternata, a
50 Hz, un valore tipico di tensione nominale di alimentazione è 24V.
Contatti principali
Tali contatti vengono collegati al circuito che si deve manovrare. Dato l’elevato
numero di manovre per il quale questi apparecchi sono costruiti, i contatti
devono essere realizzati mediante materiali speciali, in grado di assicurarne la
durata e l’efficienza(metalli nobili e le loro leghe).
Contatti ausiliari
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Tali i contatti vengono collegati ai circuiti di manovra; essi sono di sezione
ridotta rispetto ai contatti principali essendo interessati da correnti molto
piccole.
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azionamento non manuale, capace di stabilire, sopportare ed interrompere correnti in
condizioni ordinarie del circuito e in condizioni di sovraccarico. La posizione di riposo
corrisponde ordinariamente alla posizione di apertura dei contatti principali. Quando la
posizione di riposo corrisponde alla posizione di chiusura dei contatti principali, il contattore
si definisce come chiuso in riposo”.
I principali dati di targa delle tensioni degli interruttori sono gli stessi dei sezionatori;
per quanto riguarda invece le correnti si hanno le seguenti grandezze caratteristiche:
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• Potere nominale d’interruzione, espresso dal valore di corrente di corto circuito
che un interruttore automatico può interrompere ad una tensione superiore di
non oltre il 10% rispetto a quella nominale, quando la frequenza ed il fattore di
potenza sono quelli nominali. Il potere d’interruzione indicato sulla targa di
identificazione dell’apparecchio dovrà essere non inferiore alla corrente di
corto circuito presunta nel punto di installazione dell’apparecchio.
• Corrente di breve durata, ossia la corrente che l’interruttore può supportare per
una durata specifica, generalmente 3 s.
• Potere nominale di chiusura, ossia la corrente di corto circuito sulla quale
l’interruttore può essere chiuso ad una tensione superiore del 10% rispetto a
quella nominale quando la frequenza ed il fattore di potenza sono quelli
nominali.
In relazione al tipo di utilizzo gli interruttori sono oggetto di diversi fascicoli normativi.
Di seguito verranno specificate le definizioni indicate dalle relative Norme di
riferimento.
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sovraccarico in servizio ordinario, così come a portare per una durata specificata
correnti in condizioni anormali di circuito, come ad esempio quelle di corto circuito”.
Interruttore sezionatore (Norma CEI 17-11, art. 2.1.5 ) – “Interruttore di manovra che,
nella posizione di aperto, soddisfa alle prescrizioni della distanza di sezionamento
specificate per un sezionatore”
Interruttore automatico di sovracorrente per usi domestici e similari (Norme CEI 23-3,
art. 2.2.1 dell’allegato) - “Apparecchio meccanico d’interruzione destinato a
connettere all’alimentazione un circuito ed a disconnetterlo, mediante operazione
manuale, o ad aprire il circuito automaticamente, quando la corrente superi un valore
predeterminato”.
Limitatori - l’interruzione viene fortemente anticipata rispetto allo zero naturale della
corrente.
Selettivi - l’interruzione viene volutamente ritardata ed avviene dopo alcuni periodi per
permettere la selettività tra interruttori posti in serie.
Inoltre si definiscono:
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Interruttori aperti o in aria- sono interruttori caratterizzati da notevoli dimensioni e
vengono impiegati per usi prevalentemente di tipo industriale. Sono caratterizzati da
correnti nominali, correnti di breve durata e poteri di corto circuito piuttosto elevati.
Vengono impiegati come interruttori di macchina a valle dei trasformatori di MT/BT di
generatori e per partenze con elevate correnti di impiego (1000-2000 A).
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4.11Selettività degli interruttori
L’articolo 536.1 della Norma CEI 64-8 è dedicato alla selettività tra dispositivi di
protezione contro le sovracorrenti recita “Quando più dispositivi di protezione sono
posti in serie e quando le necessità di esercizio lo giustificano, le loro caratteristiche
di funzionamento devono essere scelte in modo da staccare dall’alimentazione solo
la parte dell’impianto in cui si trova il guasto”.
In definitiva si dovrà fare in modo che in presenza di un guasto intervenga
unicamente il dispositivo di protezione installato immediatamente a monte del punto
guasto. Gli altri dispositivi attraversati dalla corrente di guasto dovranno rimanere
chiusi e consentire al resto dell’impianto sano di rimanere alimentato.
La Norma CEI 17-5 classifica gli interruttori in due categorie di utilizzazione.
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Gli apparecchi di manovra, non hanno in sé la capacità di percepire la
presenza della condizione anormale di funzionamento; essi, infatti, pur essendo
capaci di effettuare la “manovra” di interruzione della corrente, non hanno in sé alcun
elemento che li comandi ad effettuare tale manovra. In poche parole, gli apparecchi di
manovra non sono in grado, da soli, di svolgere la funzione completa di protezione se
ad essi non si associa un altro componente capace di percepire la presenza di una
condizione anormale di funzionamento e di comandare, di conseguenza,
l’apparecchio di manovra stesso all’intervento. Il relè svolge tale funzione; esso, cioè,
costituisce l'elemento sensibile del sistema di protezione: il suo compito è di tenere
sotto controllo una grandezza indicativa delle condizioni di funzionamento del sistema
(tensione, corrente, frequenza, temperatura, ecc.) e di comandare all’intervento un
opportuno apparecchio di manovra quando tale grandezza assume valori al di fuori
dei valori ammissibili.
Nella accezione attuale il relè designa una gamma decisamente ampia di
dispositivi; in relazione alla grandezza alla quale sono sensibili, i relè vengono
classificati come voltmetrici, wattmetrici, amperometrici, frequenzimetrici, a
impedenza, termici, tachimetrici, ecc.
Per quanto riguarda la classificazione dei relè in base alle caratteristiche
costruttive, i relè possono essere:
• di tipo elettromeccanico, il cui funzionamento avviene attraverso lo
spostamento relativo di elementi meccanici sotto l'azione di forze generate da
correnti elettriche proporzionali alle grandezze da controllare;
• di tipo termico, il cui funzionamento è legato alle variazioni di temperatura;
• di tipo statico, il cui funzionamento avviene con l’ausilio di circuiti elettronici di
tipo analogico e/o digitale.
La classificazione in base al tempo di intervento fa riferimento all'intervallo che
intercorre tra l'istante in cui la grandezza controllata supera un valore di riferimento e
l'istante in cui viene inviato il segnale ai circuiti comandati dal relè.
In base ai valori che assume il tempo di intervento si hanno:
• relè ad azione istantanea,
• relè ad azione ritardata.
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Nei relè ad azione istantanea il tempo di intervento è praticamente nullo (15 ms)
mentre in quelli ad azione ritardata è presente un ritardo più o meno lungo.
I relè ad azione ritardata sono a loro volta distinti in relè:
• a tempo dipendente, in cui il tempo di intervento è inversamente proporzionale
all'entità della grandezza controllata;
• a tempo indipendente, in cui il tempo di intervento è fisso e non dipende
dall'entità della grandezza controllata.
A ciascuno dei succitati tipi di relè si associa una diversa caratteristica di intervento,
intendendosi per questa la curva che riporta l’andamento del tempo di intervento del
relè in funzione della generica grandezza Y cui il relè è sensibile (fig. 5).
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Fig. 6 Caratteristica del relè termico
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4.14 Relè differenziali
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Fig. 8 Interruttore differenziale
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Una ulteriore suddivisione viene effettuata in base alla funzione a cui il dispositivo
differenziale è destinato:
Differenziali puri: sono dotati del solo sganciatore differenziale e quindi garantiscono
solo la protezione verso terra. Devono essere accoppiati a interruttori magnetotermici
o a fusibili per la protezione dalle sollecitazioni termiche e dinamiche.
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Tempo d’intervento: intervallo di tempo tra l’istante in cui si raggiunge il valore di
corrente differenziale Idn e l’istante in cui avviene l’apertura dei contatti
Potere di chiusura e di interruzione differenziale nominale IDm (Norme CEI EN 61008-
1 e CEI EN 61009-1) è il valore efficace della componente alternata della corrente
presunta differenziale che un interruttore differenziale può stabilire, portare ed
interrompere in condizioni specificate. Il valore minimo di IDm è 10 In oppure 500A
scegliendo il valore più elevato
Potere di chiusura e di interruzione nominale Im (Norme CEI EN 61008-1) è il valore
efficace della componente alternata della corrente presunta, assegnato dal
costruttore, che un interruttore differenziale può stabilire, portare e interrompere in
condizioni specificate. Il valore minimo di Im è 10 In oppure 500A scegliendo il valore
più elevato
Potere di corto circuito nominale condizionale Inc (Norme CEI EN 61008-1) massimo
valore efficace di corrente presunta che il dispositivo, protetto da un dispositivo di
protezione contro i cortocircuiti (interruttore automatico o fusibili), è in grado di
sopportare in condizioni specificate senza subire danni che ne compromettano la
funzionalità. Fino a 10 kA i valori normalizzati sono: 3-4-5-10 kA mentre oltre i 10 kA
e fino a 25 kA il valore preferenziale è 20 kA.
Corrente di cortocircuito nominale condizionale differenziale IDc (Norme CEI EN
61008-1) è il valore di corrente presunta differenziale che un interruttore
differenziale, protetto da un dispositivo di protezione contro il cortocircuito, può
sopportare in condizioni specificate senza subire modificazioni che ne
compromettano la funzionalità. I valori normali sono gli stessi di Inc.
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Fig. 9 Rappresentazione schematica del relè voltmetrico
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che si muove in un cilindro contenente un liquido (olio, glicerina) o, semplicemente
aria, si può realizzare un relè ad azione ritardata a tempo dipendente.
4.17 Fusibile
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La (fig.11) mostra la curva caratteristica del fusibile, ossia l’andamento dei valori di
tempo di intervento del dispositivo (s) in funzione della corrente che lo attraversa (A).
La caratteristica è detta a tempo inverso, infatti, è facile osservare che il dispositivo
interviene per correnti (I) superiori alla corrente nominale (In), in maniera tanto più
rapida quanto più la corrente fluente nel circuito si discosta da quella nominale.
Per tensioni fino a 1000 V, i fusibili più diffusi sono quelli a cartuccia (fig. 12):
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• al campo di interruzione (a pieno campo, a campo ridotto) .
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Si riportano di seguito le definizioni delle principali combinazioni con fusibili ottenute
per integrare le prestazioni e le funzioni di specifici apparecchi :
• Unità combinata con fusibili (Norma CEI 17-11, art. 2.1.7) – “Apparecchio
realizzato da un costruttore, o secondo le sue istruzioni, risultante dalla
combinazione, in assieme unico, o di un interruttore di manovra, o di un sezionatore,
o di un interruttore-sezionatore, con uno o più fusibili” ;
• Fusibile - sezionatore (Norma CEI 17-11, art. 2.1.11) - ‘Sezionatore nel quale
una cartuccia o un portafusibile con la sua cartuccia forma il contatto mobile del
sezionatore’ ;
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Lo spinterometro presenta per contro il vantaggio di essere un apparecchio robusto,
semplice ed economico, esso viene impiegato prevalentemente per la protezione dei
trasformatori e degli isolatori degli interruttori ed in impianti secondari dove la
continuità del servizio non è una condizione essenziale.
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Fig. 14 Sezione di uno scaricatore a resistenza variabile per media tensione: 1) morsetto di linea; 2)
spinterometri di estinzione; 3) anelli distanziatori; 4) blocchi porosi; 5) custodia in porcellana; 6) cavo per
il collegamento a terra.
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