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EPICURO. Opere, frammenti, testimonianze sulla sua vita.

Tradução com introdução e


comentários de Ettore Bignone. Bari: Gius. Laterza & Fligli, 1920.

p.1 Introdução

“Epicuro, si dice dagli antichi, fu scrittore inelegante ed aspro: lo riprendono d’enfasi un poco
grossolana, d’usare espressioni grevi e strane, di sprezzare l’arte dello scrivere e non di saper
comporre con bel ritmo i periodi.”

n. Cic., De fin., 1, 5, 14 sg; De nat. Deor., I, 31, 85; De fin, II, 6, 18; 9, 27 sg.

p.2

“Egli ha appreso ai filosofi che veranno dopo lui ad avere due stili e due maniere; una incondita e
rude per gli scritti tecnici o di scuola, l’altra ornata e composta in armonia per le opere destinate ad
un pubblico più vasto. Ora tra le opere di Epicuro la lettera ad Erodoto appartiene al primo genere,
quella a Meneceo invece al secondo;

p.6

“Per i neofiti aveva preparato larghi e compiuti compendi del sistema; agli iniziati porgeva accorto
più concisi sommari delle dottrine principali; agli uni ed agli altri raccomandava di apprendere a
memoria i precetti più salienti; gli amici e i lontani ammoniva con lettere, iniziando così quel
compito di direttore spirituale delle coscienze che ebbe poi tanta fortuna nell’impero romano.”

p.7 “il vero libro d’oro degli epicurei, furono veramente le Massime Capitali, di cui ora ci conviene
discorrere.”

p.16
“Osserva Epicuro nell’aforisma XI, la scienza non ha valore per sé, ma solo per le sue conseguenze;
per sé infatti non vale che il piacere supremo, la serenità del saggio. La scienza dunque non è fine
ma strumento. Però essa è necessaria (Mass., XII)

p.19
“la mistica di Epicuro, se così si può chiamare, è l’edonismo che tutta riposa l’anima nella
contemplazione della beatitudine umana.”

p.24
“la giustizia non è infatti neppure un bene per sé (Mass., XXXIV), ma solo per l’utile che ne deriva:
affinché però non si creda sia possible violarla impunemente”.

p.25
“una massima in lode dell’amicizia, cui Epicuro vanta bene immortale e superiore alla saggeza
stesa”.(SV, 78)

p.26

“Possiamo dunque esser certi di avere nelle Massime capitali un libro a lungo meditato dal maestro,
e composto ad arte per discepoli che avessero la preparazione necessaria a seguirne le linee,
godendo di ripercorrere mentalmente la dottrina.”

p.33 n.1
“nell’ordine della dottrina epicurea, prima veniva la dottrina della conoscenza (cioè la canonica) di
cui non abbiano alcuno scritto particolare ma solo qualche accenno nella Massime capitale e
nell’espistoça ad erodoto, poi la fisica, poi l’etica.”

p. 33 – escrita de epicuro

“la sua forma modella malle il pensiero”

p.34

“Affine per argomento a questa lettera, è quella a Pitocle, che tratta di una provincia della fisica
epicurea, di secondaria importanza per il maestro; cioè, delle dottrine metereologiche.”

“E per verità l’Usener trovò in un testo ercolanese che della sua autenticità già sollevarono qualche
dubbio i successori del maestro. Ad ogni modo, anche se non dovesse ritenersi scritta da lui, è certo
compilata sull’opera sua maggiore, il libri ‘della natura’”.

p.38

“La dottrina stessa di Democrito, da cui Epicuro tanto desume, ne pare quasi trasfigurata. Non v’è
più in lui il dubbio eleatico, che il mondo dell’esperienza possa essere un’illusione dei nostri sensi,
quel dubbio che accosta Democrito a Platone nella metafisica del pensiero ellenico: non più
l’ansiosa e continua ricerca di nuovi misteri della natura, per cui Democrito continua la tradizione
ionica.”

“(epicuro) congiunge strettamente il problema della netura ai bisogni della vita morale.”

“La Natura non è più, per Epicuro, solamente la phýsis ionica, cieca legge di nascita e morte
perenne, ma trova rispondenze simpatiche per l’anima umana a cui porge prodiga i suoi beni,
purché essa sappia apprezzarli”

sv 52

p.39
“la dottrina epicurea non conosce l’ottimismo razionale degli stoici che tutto assolve il mistero
dell’universo in un prefisso disegno di provida saggeza.”

p.41

“Queste due morti, così diverse e pur cosi greche entrambe, segnano il limite di due età, e
rappresenteranno per l’uomo antico il suggello di due tipi umani e di due forme spirituali, con
propria fede e devozione: l’imitatio Socratis e l’imitatio Epicuri.”

LETTERA A MENECEO
130

“ancora , consideriamo gran bene l’independenza dai desideri, non perché sempre ci debba bastare
il poco, ma affinché, se non abbiamo molto, il poco ci basti

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