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Homo habilis

specie di animale della famiglia


Hominidae
Homo habilis

Ricostruzione di Homo habilis


Intervallo geologico
Pleistocene inferiore

PreЄ
ЄOSDCPTJKPN
Stato di conservazione
g
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Bilateria
Superphylum Deuterostomia
PhylumChordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Euarchontoglires
(clade) Euarchonta
Ordine Primates
Sottordine Haplorrhini
Infraordine Simiiformes
Parvordine Catarrhini
Superfamiglia Hominoidea
Famiglia Hominidae
Sottofamiglia Homininae
Tribù Hominini
Sottotribù Hominina
Genere Homo
Specie H. habilis
Nomenclatura binomiale
Homo habilis
L , 1964

Homo habilis è una specie di ominide


estinta del genere Homo, apparsa nel
Pleistocene, piano Gelasiano, e vissuta
da circa 2,4 a 1,44 milioni di anni fa[1].

L'olotipo di questo ominide è il fossile


OH 7, trovato da Jonathan Leakey il 4
novembre 1960 nella Gola di Olduvai, in
Tanzania[2].

Descrizione
Replica del fossile OH 24, soprannominato Twiggy

Dallo studio dei fossili è stato subito


evidente come Homo habilis presenti un
insieme di caratteri plesiomorfi e derivati.
Va notato che i caratteri derivati, ovvero
nuovi rispetto alle austrolipitecine, si
concentrano principalmente nella
morfologia cranica. Infatti in questa
specie il volume encefalico medio è di
612 cm³ che, sebbene inferiore alla
media degli uomini moderni, è
decisamente superiore a quella delle
austrolopitecine, che, ad esclusione di
P. boisei, non superavano la soglia dei
500 cm³, considerata da alcuni
paleoantropologi uno dei caratteri
discriminanti per l'attribuzione di una
specie al genere Homo. Inoltre la volta
cranica risulta essere più arrotondata che
nel genere Australopithecus, anche se la
massima espansione è ancora molto
bassa, e permane una moderata
costrizione retrorbitale. La cresta
sagittale, punto di attacco dei muscoli
temporali, è assente. Il toro
sopraorbitario è presente anche se
decisamente ridotto rispetto alle
australopitecine. Dietro al toro è presente
il solco retrotorale dal quale parte la
fronte che ha una crescita più verticale
delle specie precedenti sebbene essa sia
ancora sfuggente se comparata alle
specie successive. La faccia presenta
dimensioni ridotte rispetto alle
australopitecine così come presenta un
minore prognatismo mediofacciale. La
fossa canina e il mento, carattere tipico
di H. sapiens, sono assenti.[3] Homo
habilis presenta una arcata dentale
pressoché parabolica con denti che
presentano una ridotta megadonzia e in
generale sono più moderni che nelle
specie di ominidi fino a quel momento
vissute, infatti presenta incisivi larghi e
molari e premolari allungati e stretti[4].

Il record fossile non ci ha restituito molto


del post-craniale e la maggior parte delle
informazioni a riguardo che abbiamo
provengono dal fossile OH 62 (o Lucy's
Child), ritrovato nella Gola di Olduvai in
Tanzania da Tim White durante la
campagna di scavi del 1986. Lucy's Child
è composto da più di 300 frammenti tra i
quali sono presenti l'omero, il radio e
l'ulna dell'arto destro, quasi completi e la
parte prossimale del femore sinistro[4].
Dalla circonferenza del femore si è
potuto stabile che l'altezza di OH 62, e
presumibilmente degli altri H. habilis,
fosse intorno ai 100-135 cm[1]. Le ossa
dell'arto superiore risultano molto lunghe,
soprattutto se paragonate all'arto
inferiore; infatti il rapporto tra omero e
femore si attesta intorno allo 0,95 contro
lo 0,75 degli uomini attuali[4], carattere
quindi decisamente australopitecino. Le
informazioni sulla forma del piede,
carattere importante per decifrare il tipo
di andatura, provengono quasi
unicamente dal fossile OH 8. Esso
mostra una struttura moderna[5] ed è
quindi possibile asserire con certezza
quasi assoluta che Homo habilis avesse
una andatura bipede, anche se molto
probabilmente non perfetta.

Interpretazioni
Questa voce o sezione sugli argomenti
mammiferi estinti e antropologia non cita le
Ulteriori informazioni

Le prime scoperte su questa specie


vennero fatte dai coniugi Leakey nei
primi anni sessanta nella Gola di Olduvai
in Tanzania. Tra queste vi sono le tracce
di alcuni ominidi che già due milioni di
anni fa dimostravano di avere capacità
"umane". Vicino ai loro resti sono stati
trovati moltissimi manufatti di pietra
dalla fattura elementare (tra questi,
anche i cosiddetti chopper). Per questo
motivo si sono meritati l'appellativo di
"habilis".

Dotato di una capacità cranica di circa


600–750 cm³, Homo habilis utilizzava i
suoi strumenti per uccidere e squartare
le carcasse di animali. Tali manufatti
erano ancora abbastanza primitivi, ma il
fatto che tali ominidi li costruissero
implica delle importanti considerazioni:

1. H. habilis prefigurava la necessità


futura di tali oggetti;
2. H. habilis sapeva scegliere i materiali
disponibili per costruirli;
3. H. habilis possedeva l'abilità manuale
e cognitiva per realizzarli secondo
necessità.

Si ritiene che Homo habilis fosse in grado


di padroneggiare gli utensili di pietra del
primo Paleolitico. Si trattava degli utensili
più avanzati mai usati, e diedero a H.
habilis la capacità di prosperare in un
ambiente ostile, in precedenza troppo
pericoloso per i primati. È ancora
controverso se H. habilis sia stato il
primo ominide in grado di padroneggiare
gli utensili di pietra, poiché fossili di
Australopithecus garhi, datati 2,5 milioni
di anni fa, sono stati ritrovati con
frammenti di utensili in reperti più antichi
di almeno 100.000-200.000 anni di H.
habilis.

La maggior parte degli esperti sostiene


che l'intelligenza e l'organizzazione
sociale di H. habilis fosse più sofisticata
di quella degli australopitecidi e degli
scimpanzé. Eppure, nonostante l'utilizzo
di strumenti, H. habilis non era un abile
cacciatore rispetto ad altre specie,
poiché le tracce fossili hanno mostrato
che, nella sua dieta, mancavano predatori
di grandi dimensioni come il Dinofelis, un
felino con i denti a sciabola delle
dimensioni di un giaguaro. Sembrerebbe
quindi che H. habilis utilizzasse gli
utensili soprattutto per strappare la carne
della preda, piuttosto che per difesa o per
cacciare.

H. habilis era forse l'antenato del più


avanzato Homo ergaster, che a sua volta
fu l'antenato dell'Homo erectus.
Continuano ad esserci dibattiti sulla tesi
che H. habilis sia stato o meno un diretto
antenato dell'uomo, e vi sono anche
dubbi che tutti i fossili noti siano stati
attribuiti correttamente a questa specie.
Homo habilis coesisteva con altri bipedi
primati - come il Paranthropus boisei -
alcuni dei quali prosperarono per
millenni. Tuttavia H. habilis, forse a causa
dell'utilizzo di utensili e per la sua dieta
meno specializzata, divenne il precursore
di un'intera linea di nuove specie, mentre
il Paranthropus boisei e le specie
correlate scomparvero.

La classificazione di H. habilis nel genere


Homo è tuttora controversa: alcuni
paleontologi preferiscono parlare di
Australophitecus habilis. Come Homo
rudolfensis, H. habilis mancava di molte
caratteristiche tipiche degli ominidi più
evoluti, come le ossa delle anche più
strette per camminare meglio per lunghe
distanze, un sistema di sudorazione più
sofisticato, un canale del parto più stretto
e gambe più lunghe delle braccia.

Fossili

Replica di OH 7 allo Springfield Science Museum


Replica di KNM-ER 1813

I fossili di Homo habilis sono stati


ritrovati in varie parti dell'Africa orientale
e meridionale; di particolare rilevanza
sono i siti della Chemeron Formation,
presso Tugen Hill e dell'area del Lago
Turkana (già Lago Rodolfo) in Kenya;
della valle dell'Omo e Middle Awash in
Etiopia; dell'Uraha in Malawi; di
Sterkfontein in Sudafrica e della Gola di
Olduvai in Tanzania, da cui Mary Leakey e
la sua squadra recuperarono i primissimi
fossili di questa specie.
Di seguito sono elencati alcuni dei
principali fossili di H. habilis:

OH 7 (Jonny's Child): olotipo della


specie, è stato scoperto da Jonathan
Leakey il 4 novembre 1960 nella Gola
di Olduvai in Tanzania. È composto da
un osso parietale destro quasi
completo, un peritale sinistro molto
frammentato, la mandibola quasi
completa, tutti i denti inferiori e dai
alcuni denti superiori (incisivi destri,
canino destro, premolari destri, primo
molare destro e secondo molare
sinistro). OH 7 è datato 1.75 Ma.[2]
OH 8: scoperto dal gruppo di ricerca di
Leakey nel 1960 nella Gola di Olduvai,
in Tanzania, a 5 metri dalla mandibola
di OH 7. Per questo alcuni studiosi
ritengono che i due fossili
appartengano allo stesso individuo.
Datato 1.75 Ma il fossile è un piede
sinistro parzialmente integro di un
individuo giovane. OH 8 è composta
dall'astragalo, dall'osso navicolare, dal
calcagno, dall'osso cuboide, dalle ossa
cuneiformi (mediale, intermedio e
laterale) e dalle cinque ossa
metatarsali.[5]
OH 24 (Twiggy): Cranio fossile
frammentato datato 1,8 Ma, ritrovato
da Peter Nzube nell'ottobre del 1963
nella Gola di Olduvai, in Tanzania. Al
momento del ritrovamento, all'interno
di un blocco di calcare, il fossile
appariva schiacciato e per questo fu
soprannominato Twiggy, come la
magrissima modella londinese Twiggy
Lawson.[6]
KNM-ER 1813: scoperto da Kamoya
Kimeu nel 1973 a Koobi Fora, nei
pressi del lago Turkana, in Kenya.
Datato 1,65 Ma, questo fossile è
composto da un cranio di adulto quasi
completamente conservato e i danni
maggiori riguardano la parte sinistra
della faccia. Il volume encefalico è di
510 cm³, ovvero al disotto della media
della specie. Il fossile è conservato al
Museo nazionale del Kenya (KNM).[3]
KNM-ER 1805: cranio di un individuo
adulto diviso in tre frammenti principali
(cranio, mandibola e mascella).
Ritrovato nel 1973 a Koobi Fora, nei
pressi del lago Turkana in Tanzania, da
Paul Abell ed è datato 1,7 Ma.[7]

Note
1. Homo habilis , su humanorigins.si.edu.
URL consultato il 19 dicembre 2017.
2. Homo habilis: OH 7 , su efossils.org.
URL consultato il 20 dicembre 2017.
3. Homo habilis: KNM-ER 1813 , su
efossils.org. URL consultato il 19
dicembre 2017.
4. Gianfranco Biondi, Fabio Martini, Olga
Rickards e Giuseppe Rotilio, Un ominino
di specchiata abilità – «Homo habilis», in
In carne e ossa, Editori Laterza, 2006,
pp. 36-39, ISBN 978-88-420-8144-9.
5. Homo habilis: OH 8 , su efossils.org.
URL consultato il 19 dicembre 2017.
6. ^ OH 24 , su humanorigins.si.edu. URL
consultato il 20 dicembre 2017.
7. ^ KNM-ER 1805 , su
humanorigins.si.edu. URL consultato il 20
dicembre 2017.

Voci correlate
Paleoantropologia
Evoluzione umana

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