RISK
ASSESSMENT
Laureando: Relatore:
Luca Floris Prof. Andrea Frattolillo
1
F. LECCESE, G. SALVADORI, M. CASINI, M. BERTOZZI, Illuminazione nei luoghi di lavoro:
benessere, salute e sicurezza dei lavoratori, II Convegno di Ingegneria Forense- V Convegno
su Crolli, Affidabilità strutturale, consolidameto, Pisa, 15-17 novembre 2012.
SOMMARIO
1 Introduzione
5 Le grandezze fotometriche 1
5 Il flusso luminoso 1.1
6 L'intensità luminosa 1.2
7 L'illuminamento 1.3
7 La luminanza 1.4
9 La radianza 1.5
47 Caso studio 5
47 Descrizione dei caso studio 5.1
55 Misure illuminotecniche 5.2
59 Discussione dei risultati 5.3
63 Proposte di progetto 5.4
75 Bibliografia
76 Normativa di riferimento
INTRODUZIONE
Approfondiremo in seguito come il nostro caso studio non ri-
entri a tutti gli effetti in una fattispecie precisa individuata dalla
legislazione, in quanto non può essere formalmente considera-
to uno spazio di lavoro ai sensi D.lgs 9 aprile 2008 n. 81, ma
tuttalpiù uno spazio ad uso universitario ai sensi del D.M. 18
dicembre 1975, contenente le norme tecniche relative all’edilizia
scolastica.
Dunque, possiamo assumere che, per la natura delle attività
che vi si svolgono, lo spazio preso in considerazione assume
le caratteristiche di aula didattica. Per evitare dei dubbi in ordi-
ne all’ambito di applicabilità delle norme citate al caso studio, è
bene sottolineare come le indicazioni sulle caratteristiche delle
postazioni di lavoro e degli spazi ad uso universitario mettano
in evidenza le stesse tematiche, e che siano pertanto fra loro
sostituibili.
La corretta organizzazione dei luoghi di lavoro rappresenta un
aspetto essenziale per il comfort del lavoratore, che solo di re-
cente il legislatore ha trattato olisticamente1, fornendo le indica-
zioni sulla valutazione dell’illuminazione dell’ambiente di lavoro e
della specifica postazione di lavoro nel Testo Unico sulla salute
e sicurezza nei luoghi di lavoro (il sopraccitato D.lgs 9 aprile
2008 n. 81).
La validità del progetto dell’ambiente di lavoro e della singo-
la postazione è necessaria affinché ai lavoratori, o nel nostro
caso studio, agli studenti, sia consentito lo svolgimento in modo
efficiente, accurato e sicuro dei propri compiti visivi, con livel-
li di visibilità e comfort adeguati. In particolare, la valutazione
dell’illuminazione dei luoghi di lavoro può essere relazionata al
1
Il D.lgs 9 aprile 2008 n.81 fornisce oltre alle norme generali sulle postazioni di lavori, linee
guida per le postazioni con videoterminale.
Introduzione 1
manifestarsi di problemi di salute, soprattutto disturbi visivi (ad
es., astenopia occupazionale) e di carattere posturale (ad es.,
disturbi muscolo scheletrici); tuttavia, nella letteratura speciali-
stica la casistica clinica è ancora scarsa e frammentata (talvolta
corroborata da dati non ancora confermati sotto il profilo epide-
miologico e causale)2.
Si è osservato che, tra i vari fattori fisici potenzialmente capaci
di costituire un “rischio” per la salute dei lavoratori, quello legato
alla luce è stato in passato (almeno nella Medicina del Lavoro)
uno tra i meno studiati, considerato come fattore di disagio più
che una causa di danno3. Solo di recente la luce ha assunto
un’importanza maggiore: di conseguenza, la necessità di una
sua valutazione più meticolosa nei luoghi di lavoro è divenuta
sempre più frequente.
Al fine di operare una valutazione sul rischio illuminotecnico,
verranno presentati i risultati delle misurazioni in situ dei pa-
rametri illuminotecnici che le norme tecniche indicano come
influenti rispetto al problema4, per poi confrontarli con i valori
limite indicati dalla suddetta normativa.
2
F. LECCESE, G.SALVADORI, M.CASINI, M. BERTOZZI, Risk assessment il-
luminotecnico nei luoghi di lavoro, in Prestazione illuminotecnica nei luoghi di
lavoro, Ottobre 2012, p. 63.
3
Ibit.
4
Si fa riferimento a: illuminamento, luminanza, uniformità, contrasti, grandezze contenute
nella norma UNI EN 12464-1.
2 Introduzione
1. GRANDEZZE FOTOMETRICHE
1.1 IL FLUSSO LUMINOSO
«Le grandezze fotometriche hanno lo scopo di stabilire una va-
lutazione oggettiva della generica sensazione di luminosità in
modo da fornire dei parametri per una corretta definizione del
problema visuale»1.
Le grandezze fotometriche principali possono essere suddivise
a seconda che siano grandezze rappresentative delle sorgenti
illuminanti o degli oggetti illuminati, che possono essere a loro
volta considerati quali sorgenti secondarie.
Il flusso luminoso e l'intensità luminosa appartengono alla pri-
ma categoria, mentre l'illuminamento alla seconda. Infine la lu-
minanza e la radianza sono caratteristiche sia della prima, che
della seconda.
«Il flusso luminoso è la grandezza fotometrica che misura l'in-
tensità della sensazione luminosa legandola alla potenza dello
stimolo»2.
L'espressione del flusso luminoso per radiazioni monocromati-
che si può scrivere:
Φv = K(λ)P(λ)
380nm ≤ λ ≤780nm
1
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, Illuminotecnica, Milano, Casa Edi-
trice Ambrosiana, 2007, p. 9.
2
Ibid.
Le grandezze fotometriche 5
dove dP(λ)/ dλ è la potenza energetica emessa per lunghezza
d'onda, Kmax il massimo di sensazione di visibilità, V(λ) il coeffi-
ciente spettrale di visibilità. L'unità di misura del flusso è il lumen
(lm).
dΦ
I=
dω
1 W
1cd = Kma x
683 sr
3
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 10.
4
Ibid.
6 Le grandezze fotometriche
più assi, in caso il solido è descrivibile con uno o più diagrammi
polari piani, ottenuti intersecando la superficie fotometrica con
uno o più piani passanti per l'asse di simmetria. Le curve che
delimitano i suddetti diagrammi, sono dette fotometriche.
1.3 L'ILLUMINAMENTO
«L'illuminamento in un dato punto di una superficie, è definito
come il rapporto tra il flusso luminoso incidente sulla superficie
elementare nell'intorno del punto considerato e la superficie in
esame»5
dΦ
E=
dA
1.4 LA LUMINANZA
«La luminanza in un punto di una superficie, in una certa direzio-
ne, è il rapporto tra l'intensità luminosa emessa in quella direzio-
ne e la superficie emittente proiettata su un piano perpendicolare
alla direzione stessa (fig. 2)»6.
5
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 11.
6
Ivi.
Le grandezze fotometriche 7
α r
h α
Fig. 1a
dA0
α r
h α
Fig. 1b
dAv
dI dE
L= =
d Acosα dωcosα
7
Il letteratura si trova ancora lo stilb (cd/m2), eguale a 104 nit.
8 Le grandezze fotometriche
d𝛺
An
dAn=dAcos𝛼
dA
Fig. 2 A
1.5 LA RADIANZA
«La radianza M di una superficie è il rapporto tra il flusso lumino-
so emesso da un elemento di una superficie attorno a quel punto
e l'area dell'elemento stesso»8.
L'espressione della radianza è:
dΦ
M=
dA
8
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 13
Le grandezze fotometriche 9
2. GLI INTERVENTI NORMATIVI
2.1 INTRODUZIONE
L'illuminazione dei luoghi di lavoro è un aspetto riguardante la
sicurezza dei lavoratori, che il legislatore nazionale ha trattato a
più riprese; ne consegue che diversi testi legislativi si esprimano
a questo proposito:
13
Tremolio che si osserva talvolta nella luce emessa dalle lampade elettriche (per es. in
quelle fluorescenti), dovuto a oscillazioni della tensione di alimentazione con una frequenza
di poco inferiore a quella minima necessaria affinché la visione sia continua per l’occhio
umano.
14
D.M. 2 /10/2000, cap. 5, lett. a, b.
Fonte luminosa
60°
Fig. 3
15
cfr. supra, cap. 1, par. 2.5.
16
Già il Decreto Legislativo 19/09/1994 n. 626. conteneva indicazioni sull'uso dei video-
terminali in attuazione al 90/270/CEE.
17
Decreto Legislativo 9/04/08 n. 81, Allegato IV, cap.1, par. 1.10, punti 1.10.1, 1.10.2.
18
F. LECCESE, G.SALVADORI, M.CASINI, M. BERTOZZI, op. cit.,12, p. 62.
1
Si ricordi che solo il D.M. 18/12/75 può essere considerato a tutti gli effetti una norma
tecnica, in quanto fornisce dati numerici utili utilizzabili per la progettazione.
2
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.1.
3
Questo fatto risulta evidente ove si consideri che la luminanza misura la quantità di luce
che gli apparecchi illuminanti e gli oggetti osservati indirizzano verso l'occhio dell'osserva-
tore.
4
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.2.
5
G. MONCADA LO GIUDICE, A. DE LIETO VOLLARO, op. cit., p. 107.
3.6 ILLUMINAMENTO
«L'illuminamento e la sua ripartizione sulla zona del compito e
sulla zona circostante, influenzano notevolmente la percezione
del compito visivo e la sua esecuzione in modo rapido, sicuro e
confortevole»6.
La norma specifica i valori di illuminamento medi mantenuti7
sulla superficie di riferimento della zona del compito visivo. I li-
velli di illuminamento necessari per avere una definizione visiva
ottimale di un oggetto, non possono essere definiti in assoluto,
sia perché i coefficienti di riflessione delle pareti e degli ogget-
ti presenti nell'area visiva possono modificare sensibilmente le
sensazioni di disagio provocate da eccessivi contrasti di lumi-
6
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.3.
7
Valore al disotto del quale l'illuminamento medio, su una specifica superficie, non può mai
scendere, uguale a quello che si avrebbe nel momento in cui dovrebbe essere eseguita la
manutenzione.
8
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.3, punto 1
≥750 500
500 300
300 200
≤200 Ecompito
3.7 ABBAGLIAMENTO
«L'abbagliamento è la sensazione visiva prodotta da superfici che
determinano elevati gradienti di luminanza all'interno del campo
visivo e può essere percepito come abbagliamento molesto o
debilitante»9
L'abbagliamento molesto può essere direttamente prodotto da-
gli apparecchi d'illuminazione o dalle finestre. Sebbene ricondu-
cibile ad un comune fenomeno di abbagliamento, è detto rifles-
sione velante, l'abbagliamento prodotto dalla riflessione delle
superfici speculari.
Tali riflessioni possono essere ridotte, o semplicemente agen-
do sugli apparecchi d'illuminazione, riducendone la luminanza o
aumentandone l'area luminosa, oppure la posizione, o in alter-
nativa agendo sui materiali, prediligendo finiture con superfici
opache e pareti e soffitti chiari.
Anche nel caso dell'abbagliamento molesto, la norma, suggeri-
9
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.4.
L 2ω
( Lb p2 )
0,25
∑
UGR = 8log10
da 20 a < 50 15°
10
L'abbagliamento molesto prodotto dalle finestre è ancora oggetto di ricerca. Nessun me-
todo di valutazione idoneo dell'abbagliamento è attualmente disponibile.
11
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.4.2, prospetto 2.
12
In particolare è influenzata dall'illuminamento e della temperatura correlata del colore.
13
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.6.2.
14
Tremolio che si osserva talvolta nella luce emessa dalle lampade elettriche (per es. in
quelle fluorescenti), dovuto a oscillazioni della tensione di alimentazione con una frequenza
di poco inferiore a quella minima necessaria affinché la visione sia continua per l’occhio
umano.
15
Fenomeno ottico che deriva dalla visione intermittente di un corpo in moto periodico, e
che si presenta sistematicamente allorché un oggetto in rotazione è visto oppure è illumi-
nato con intermittenza
16
UNI EN 12464-1, cap. 4, par. 4.11.2.
17
UNI EN 11165, cap. 1.
Ei
Lb =
π
L è la luminanza dell' apparecchio, ovvero il rapporto tra l'inten-
sità luminosa I, misurata in candele, nella direzione dell'osserva-
tore e l'area apparente Ap:
I
!L =
Ap
ω è l'angolo solido della sorgente luminosa da determinarsi con
la formula:
Ap
ω=
r2
dove r è la distanza, dell'osservatore al centro delle parti lumino-
se dell'apparecchio, espresse in metri.
Infine l'indice di posizione di Guth p può essere calcolato con
la formula:
p = ln−1 [(35,2 − 0,31889τ − 1,22e −2τ/9) 10−3σ + (21 + 0,26667 τ − 0,002963τ 2)10−5σ 2]
σ
asse della visione
occhio osservatore
18
In generale la norma consiglia l'utilizzo dell'espressione generale in tutti i casi in cui è
possibile.
Φ
CΦ = log10
1000
f19
Nel linguaggio burocratico, nota, comunicazione, contenente informazioni, su un deter-
minato argomento, fornite per dovere d’ufficio o in seguito a precisa richiesta d’altro ufficio.
1,2 m
asse osservatore
Classe di qualità
Tipo di criterio
(*) (**) (***)
7
In particolare fanno riferimento alla UNI EN 15193: Prestazione energetica degli edifici -
Requisiti energetici per illuminazione.
8
UNI EN 15193, Table F.2, Lighting design criteria class.
1
Il valore della riflettanza del marmo non lucidato è di difficile reperibilità in letteratura; è più
frequente che la si assuma uguale a una superficie completamente diffondente di colore
grigio chiaro, tra 0,3 a 0,7.
Casi studio 47
Fig. 6b
48 Casi studio
Fig. 6c
Fig. 6d
Casi studio 49
Fig. 7 Prospettiva dell'interno dell'aula
50 Casi studio
INTONACO
BIANCO
RIFLETTANZA 0,9
2×51 LAMPADE
FLUORESCENTI
TUBOLARI
LUCE DI
EMERGENZA
2×51 LAMPADE
FLUORESCENTI
TUBOLARI
INFISSO IN
LEGNO
SCURINI IN
LEGNO
ARMADIO
METALLICO
PIANO DI
LAVORO
RIFLETTANZA 0,7
PAVIMENTO IN
MARMO
RIFLETTANZA 0,7
Casi studio 51
2×58W 2×58W
1,3m
0,7m
2×58W
2×58W
12m
2×58W 2×58W
2×58W 2×58W
7,4m
52 Casi studio
parametri, per il terzo scenario, ovvero quello di laboratorio infor-
matico, fornisce rispettivamente: 500 lx e ancora una volta 19
e 802. Nella tabella che segue sono riassunti i valori limite per i
tre scenari di utilizzo.
L'illuminazione dovrebbe
Aule scolastiche 300 19 80
essere regolabile
2
UNI EN 12464-1, cap. 5, par. 5.3, prospetto 5.6.
Casi studio 53
APPARECCHIO
LAMPADA
1267
120°
950
110°
633
100°
317
0,00 90°
317 80°
633
70°
950
60°
1267
1583
50°
1900
0° 10° 20° 30° 40°
54 Casi studio
5.2 MISURE ILLUMINOTECNICHE IN SITU
Per valutare la qualità dell'illuminazione dell'aula, e di conse-
guenza, il possibile il rischio illuminotecnico al quale si va in-
contro durante il suo utilizzo, è stata realizzata una campagna
di misurazioni in situ , utilizzando un'adeguata strumentazione
di misura. In particolare si è potuta rilevare la distribuzione degli
illuminamenti attraverso un luxmetro tipo "PCE mod. 174" con
classe di precisione B.3 Non si è potuta misurare la distribu-
zione delle luminanze, non avendo a disposizione l'opportuna
strumentazione4. Essendo lo spazio in questione dotato possibili
postazioni di lavoro, tanti quanti sono i banchi, si è proceduto,
per semplicità, suddividendo la superficie dell'aula in una griglia
di misurazione basata sulla più comune disposizione dei banchi,
misurando per ogni punto il valore dell'illuminamento ad un al-
tezza di 80 cm. Non avendo proceduto attraverso una griglia di
misurazione per ogni postazione di lavoro, si è ricavato il valore
dell'uniformità dell'illuminamento indirettamente, ovvero basan-
dosi sulle sole misurazioni effettuate nella campagna; i valori
ottenuti, seppur imprecisi dovrebbero approssimare sufficiente-
mente la realtà. Le misurazioni sono state effettuate nella con-
dizione di sola illuminazione artificiale, e anche in presenza di
illuminazione naturale. Quelel con luce naturale sono state con-
dotte nel mese di Febbraio 2018 dalle 12:00 alle 14:30, sempre
in condizioni di cielo sereno. Di seguito sono riassunti i valori di
illuminamento rilevati nella due condizioni di illuminazione con
allegati dei grafici a gradiente (fig. 10), ottenuti interpolando con
una superficie approssimata da mesh, i punti di misurazione di
coordinate (x, y, E)
3
Le classi di precisione sono definite dalla norma UNI EN 11142.
4
Lo strumentazione in questione è il luminanzometro.
Casi studio 55
12
595 lx 280 lx 600 lx
0 lx
60
0 lx
52
lx
0
44
320 lx
280 lx
240 lx
241 lx 271 lx 344 lx 279 lx 240 lx
0
a)
(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4
56 Casi studio
12
339 lx 300 lx 336 lx
b)
(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4
Casi studio 57
Illuminazione artificiale e naturale
x/y
0 1,2 3,57 5,8 7,4 U0
(m)
x/y
0 1,2 3,57 5,8 7,4
(m)
58 Casi studio
5.3 DISCUSSIONE DEI RISULTATI
Abbiamo precedentemente introdotto le lighting design criteria
class, ovvero delle classi, definite dalla conformità a un numero
crescente di parametri illuminotecnici, che servono a dare un
giudizio sulla qualità della progettazione illuminotecnica di un
ambiente interno. Si è anche detto che in riferimento alla valu-
tazione del rischio illuminotecnico, tali classi possono dare una
valutazione qualitativa di questo aspetto; infatti un ambiente con
scarse qualità illuminotecniche esporrà gli utenti ad un rischio
alto, viceversa un' illuminazione di qualità garantirà un certo
comfort illuminotecnico. Ricordiamo che i requisitii contenuti
nella tabella delle lighting design criteria class sono:
5
I problemi di salute possono richiedere anche illuminamenti molto più elevati.
Casi studio 59
nel caso di illuminazione artificiale e naturale, la distribuzione
dell'illuminamento non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno
dell'aula come laboratorio informatico, né tantomeno come aula
da disegno. A fronte di un fabbisogno di suddette funzioni, ri-
spettivamente di 500 lx e 750 lx, l'illuminazione correntemente
installata fa registrare un massimo6 di illuminamento di 600 lx,
con un illuminamento medio di 428 lx, comunque insufficienti,
considerando che il valore massimo di illuminamento si registra
in corrispondenza delle finestrature, non producendo effetti si-
gnificativi nella zona occupata dai piani di lavoro. Di contro, la
distribuzione dell'illuminamento risulta sufficientemente unifor-
me, con un valore minimo di 0,50, in corrispondenza di una parte
dell'aula dove normalmente non vi è situato nessun banco.
Come è lecito aspettarsi, la distribuzione dell'illuminamento nel
caso di sola illuminazione artificiale, risulta differente. L'assen-
za dell'illuminazione artificiale si traduce in un abbassamento
dell'illuminamento medio, in questo caso pari a 403 lx con uni-
formità minima pari a 0,78, con un picco registrato di 459 lx,
anche in questo caso non sufficienti per svolgere disegno tec-
nico o utilizzare videoterminali. Da un' analisi più approfondita,
si deduce che l'illuminazione naturale non produce benefici ap-
prezzabili dal punto di vista illuminotecnico, in quanto i picchi di
illuminamento che produce non "penetrano" nell' aula.
A prescindere dai risultati delle misurazioni, le criticità dell'aula
da questo punto di vista sono evidenti: l'ambiente è di grandi
dimensioni e la copertura voltata impedisce l'utilizzo di soluzioni
comuni per l'illuminazione. Allo stato di fatto la soluzione è resa
ancora più critica dalla presenza di sorgenti illuminanti di flusso
6
Si noti che il valore in questione è il massimo, in riferimenti ai dati che sono noti attraverso
le misurazioni; tale valore potrebbe essere maggiore nella realtà.
60 Casi studio
insufficiente, montate in modo scorretto. Le plafoniere in que-
stione, nascono per un montaggio a soffitto, ed essendo carat-
terizzare da una curva fotometrica simmetrica, metà del flusso
luminoso di perde in riflessioni, o sulla volta, o nella soprastante
cornice.
Altro fattore fondamentale per stimare la qualità dell'illumina-
zione che abbiamo nominato numerose volte è l'indice UGR, in-
dispensabile per valutare l'abbagliamento molesto prodotto da
una sorgente luminosa. Nella fattispecie del caso studio, senza
possibilità di misurare la distribuzione delle luminanze, non si
è potuta svolgere una stima accurata dell'indice. Procedendo
attraverso i metodi derivati proposti dalla UNI 11165, si sono
ottenuti valori troppo abbondanti, in quanto i prospetti della nor-
ma sono riferiti ad ambienti costituiti da superfici con riflettanze
relativamente basse, che producendo alti contrasti di luminanza
provocherebbero abbagliamento. In generale possiamo affer-
mare, che le sorgenti presenti nell'aula non provocano fenomeni
di abbagliamento, sia perché sono montate ad una altezza ele-
vata, quasi al di fuori del campo visivo, sia perché sono dotate di
diffusore antiabbagliamento.
Concludendo con i requisiti numericamente quantificabili, l'in-
dice di resa del colore, che è il parametro che indica quanto le
sorgenti luminose alterino i colori, risulta pienamente soddisfat-
to: le lampade hanno un Ra tra 80-89, sufficiente per tutte e tre
gli scenari d utilizzo.
Infine è opportuno fare un breve cenno ai restanti requisiti.
Come si è detto, solo tre dei nove requisiti che definiscono le
classi di qualità della progettazione illuminotecnica sono nume-
ricamente confrontabili con i valori limite della UNI 12464-1.
Per i restanti sei, abbiamo visto, che la norma fornisce solo una
Casi studio 61
descrizione verbale, da cui non è possibile determinarne con
certezza l'adempimento. A titolo esplicativo commentiamo bre-
vemente questi ultimi in relazione al caso studio.
62 Casi studio
minore, in quanto non risulta soddisfatto un parametro fonda-
mentale quale l'illuminamento. Ricordiamo però, che per il primo
scenario di utilizzo, ovvero quello di aula scolastica, la distribu-
zione degli illuminamenti risulta sufficiente per svolgere le atti-
vità, e che pertanto, considerati tutti i fattori, si possa affermare
che la qualità della progettazione sia "buona".
7
Per via dello scorretto montaggio delle lampade, metà del flusso luminoso viene disperso
nella volta dell'aula.
Casi studio 63
buona parte del flusso luminoso delle sorgenti luminose, attra-
verso l'inserimento di due superfici curve in alluminio rifletten-
te, poste al di sopra delle lampade. Queste superfici hanno un
funzionamento analogo a quello di due riflettori parabolici, che
consentono di convogliare il flusso altrimenti inutilizzato, nella
parte bassa dell'aula. Questa soluzione porterebbe ad un innal-
zamento dell'illuminamento medio sul piano di lavoro da 359 lx8
a 440 lx (fig. 12-13), con un massimo di 714 lx e un uniformità
soddisfacente. L'innalzamento dell'illuminamento non è ancora
sufficiente per le attività di aula da disegno tecnico, però vista lo
scopo didattico della proposta, è del tutto soddisfaciente. Anche
lato luminanze, la proposta fornisce buoni risultati: la luminanza
del compito visivo è 77,4 cd/m2, è nel giusto rapporto9, sia con
le luminanze minime e massime dello sfondo, rispettivamente
14 cd/m2 e 213 cd/m2, sia con quelle delle zone adiacenti il
compito, rispettivamente 39,3 cd/m2 e 108 cd/m2. Per quan-
to concerne l'abbagliamento, non si sono registrati problemi, in
quanto l'indice UGR è pari a 14,5, quindi minore a 1910.
La seconda proposta vede invece la sostituzione completa degli
apparecchi illuminanti. Le considerazioni dalle quali siamo partiti
sono le seguenti:
8
Da non confondersi con l'illuminamento medio ottenuto attraverso le misurazioni in situ;
l'utilizzo di un software comporta una serie di semplificazioni e astrazioni dalla realtà che
rendono di fatto impossibile l'ottenimento di stessi risultati, che rimangono comunque con-
frontabili.
9
Per "giusto rapporto" si intende Lcompito/ Lsfondo MIN=10; Lcompito/ Lsfondo MAX=0,1; Lcompito/ Lzone
=3; Lcompito/ Lzone adiacenti MAX=0,33.
adiacenti MIN
10
Si ricordi che per i compiti visivi che hanno sede nell'aula la UNI EN 12464-1 suggeri-
sce valori minori di 19.
64 Casi studio
tro complicherebbe notevolmente il montaggio) i risultati
non sarebbero completamente soddisfacenti;
• sarebbero necessarie, per il montaggio a parete, delle sor-
genti, con curva fotometrica asimmetrica, perché tutto il
flusso venga convogliato delle aree dei compiti visivi; d'altra
parte è difficile trovare sorgenti lineari con tali caratteristi-
che;
• Potrebbe essere opportuno conciliare il fabbisogno di illu-
minamento con il miglioramento del modellato, totalmente
assente nell'aula;
• La scelta della sorgente, sarà vincolata dal problema
dell'abbagliamento molesto, ricorrente nelle sorgenti di pic-
cole dimensioni con alto flusso luminoso;
Casi studio 65
gliamento, rientrano all'interno dei valori suggeriti dalle norme.
L'illuminamento in medio è di 835 lx con uniformità soddisfa-
centi, mentre quello massimo supera i 900 lx (fig.14). Anche gli
illuminamenti risultano ben distribuiti la luminanza del compito
visivo è 144 cd/m2, è nel giusto rapporto, sia con le luminanze
minime e massime dello sfondo, rispettivamente 41,6 cd/m2 e
330 cd/m2, sia con quelle delle zone adiacenti il compito, rispet-
tivamente 95,4 cd/m2 e 218 cd/m2. Non è difficile immaginare
che per via della disposizione degli apparecchi, anche l'abba-
gliamento risulta verificato, con valori di UGR inferiori a 1011.
È necessario puntualizzare che per le considerazioni iniziali che
abbiamo descritto riguardo le condizioni di utilizzo dell'aula, non
sempre una condizione di illuminazione sufficiente per uno sce-
nario, può essere opportuna per gli altri, al contrario, un ecces-
siva distribuzione degli illuminamenti può rendere sconfortevo-
le, l'utilizzo dell'aula in determinate condizioni. A tal proposito è
sempre opportuno disporre l'impianto elettrico in modo tale da
poter consentire l'accensione indipendente degli apparecchi .
Concludiamo il presente lavoro con una considerazione sulle
proposte di progetto appena presentate. Perché venga compre-
so lo spirito delle scelte che hanno portato alle due proposte, è
importante sottolineare la loro totale indipendenza da qualsia-
si ragionamento approfondito di carattere economico. La pro-
gettazione non è stata svolta con la pretesa di proporre una
soluzione economicamente più vantaggiosa, ma piuttosto con
l'obiettivo di fornire un proposta corretta dal punto di vista illu-
minotecnico.
11
L'indice UGR può variare tra 10 ≤ UGR ≤ 30, pertanto, se anche dal calcolo si ricavasse
un valore inferiore a 10, si dovrebbe prendere comunque 10.
66 Casi studio
APPARECCHIO
• dimensioni: 36 x 50 x 8,2 cm
• ottica: Asimmetrico, con si-
stema a ottiche combinate in
PMMA. Recuperatori di flusso
in policarbonato.
• rendimento ottico: 92 %
• n° led : 16/25
LAMPADA
• f. luminoso: 16700/26200 lm
• temperatura di colore : 4000 K
• indice di resa cromatica: 90
• e. luminosa : 113,6/132,3 lm/W
• durata di vita: 100000 H
0,00 90°
2000 80°
3617
4000
6333 70°
6000
9500
60°
8000
12667
10000
15833 50°
12000
19000 0° 10° 20° 30° 40°
0° H 90° H
Fig. 11 Dati fotometrici Disano 1723 Cripto
Casi studio 67
12
10
a)
(m) 0 1,6 3,57 5,8 7,4
68 Casi studio
b)
449-417 lx 417-387 lx 387-360 lx 360-334 lx 334-310 lx 310-288 lx
288-268 lx 268-249 lx 249-231 lx 231-215 lx 215-200 lx 200-116 lx
c)
300-220 cd/m2 220-161 cd/m2 161-118 cd/m2 118-87 cd/m2 87-64 cd/m2 64-47 cd/m2
47-34 cd/m2 34-25 cd/m2 25-18 cd/m2 18-14 cd/m2 14-10 cd/m2 10-7 cd/m2
d)
Casi studio 69
12
10
70 Casi studio
b)
700-508 lx 598-511 lx 511-437 lx 437-374 lx 374-319 lx 319-273 lx
273-233 lx 233-200 lx 200-120 lx 231-215 lx 215-200 lx 200-116 lx
c)
300-220 cd/m2 220-161 cd/m2 161-118 cd/m2 118-87 cd/m2 87-64 cd/m2 64-47 cd/m2
47-34 cd/m2 34-25 cd/ma2 25-18 cd/m2 18-14 cd/m2 14-10 cd/m2 10-7 cd/m2
d)
Casi studio 71
12
10
Fig. 14 Progetto
a) Illuminamento sul piano di lavoro b) Illuminamento c) Luminanze d) Vista renderizzata
1000-750lx 750-709 lx 709-670 lx 670-633lx 633-600 lx
72 Casi studio
b)
1600-1424 lx 1424-1267 lx 1267-1003 lx 1003-893 lx 893-795 lx 795-707 lx
707-629 lx 629-560 lx 560-499 lx 499-282 lx
c)
400-296 cd/m2 296-219 cd/m2 219-162 cd/m2 162-120 cd/m2 120-89 cd/m2 89-66 cd/m2
66-49 cd/ma2 49-36 cd/m2 36-27 cd/m2 27-20 cd/m2 20-14 cd/m2
d)
Casi studio 73
BIBLIOGRAFIA
A. CARTA, M. OPPINI, B. BELLINA, M. CRIPPA, R. LUCCHINI,
S. PORRU, L. ALESSIO, Il lavoro con impegno visivo e al vide-
oterminale: rischi, effetti sulla salute e prevenzione alla luce di
una casistica clinica. Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed
Ergonomia, n. 32 (4), 2010.
Bibliografia 75
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Legislazione italiana:
76 Bibliografia
Normativa tecnica standardizzata
Bibliografia 77