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Fobie specifiche: l’aerofobia


ALBERTO SIRACUSANO(1), CINZIA NIOLU(2),
UMBERTA CAGLI(3), ANDREA FIORENTINI(2)
(1)Istituto di Psichiatria, Seconda Università di Napoli
(2)Psichiatra, Roma (3)Psicologa, Roma

RIASSUNTO
L’aerofobia, o paura di prendere l’aereo, è classificata nel DSM-IV come fobia specifica, di tipo
situazionale. Nonostante la grande diffusione di questo tipo di disturbo d’ansia tra la popolazione
mondiale (e italiana), che incide a livello personale provocando disagi notevoli e a livello sociale
con un aumento dei costi, determinati dalla necessità di dover utilizzare mezzi di trasporto alternati-
vi, esistono pochissimi studi sulla flying phobia.

3:1999; 187-204
Scopo di questo lavoro è di approfondire le caratteristiche psicopatologiche della fobia del volo e in
particolare descrivere le molteplici sfaccettature cliniche che, tramite ampie aree di sovrapposizione
tra fobia specifica, agorafobia, disturbo di panico e ansia di separazione, costituiscono la comples-

LE FOBIE
sità del quadro clinico; infine arrivare ad una descrizione della tipologia del soggetto aerofobico così
da distinguerne le caratteristiche rispetto a chi avverte solamente un disagio verso il volo e pertanto

NÓOς
non rientra nella tipologia aerofobica.
A tal fine vengono analizzati i dati di uno studio di confronto, tuttora in corso, condotto in collabora-
zione con Alitalia. Il campione clinico è costituito da 180 soggetti aerofobici, partecipanti a seminari
istituiti dalla compagnia di bandiera italiana per il trattamento dell’aerofobia. Il campione di control-
lo è costituito da 127 soggetti scelti con criterio random tra persone che, più o meno abitualmente,
prendono l’aereo. L’analisi critica di questi primi dati sembra indicare che la flying phobia è un qua-
dro psicopatologico complesso, dove la variabilità delle manifestazioni e dei vissuti individuali ne
fanno un’entità clinica che va al di là della fobia specifica, configurando vaste aree di sovrapposizio-
ne con i disturbi d’ansia (soprattutto ansia di separazione e di disgregazione) e con altri disturbi fobi-
ci, in particolare l’agorafobia e la fobia sociale. La sua insorgenza sembra derivare dalla convergen-
za negativa di almeno quattro fattori: anamnesi psichiatrica positiva, presenza di life event negli ulti-
mi cinque anni, particolari caratteristiche socio-familiari, particolare fase del life span.
Parole chiave: Aerofobia, fobia specifica, agorafobia, fobia sociale, disturbo di panico, ansia
di separazione, evitamento, life stress events, tecniche di rilassamento, MMPI, EMAS-T,
EMAS-P, EMAS-S.

SUMMARY
Aerophobia, or flying phobia, is classified by DSM-IV as specific phobia, situational type. In spite
of its wide diffusion among Italian (and world) population, with heavy personal, social and occupa-
tional impairment as a consequence, very few studies on aerophobia are available.
The Authors in this paper go through some important psychopathological and diagnostic issues con-
cerning the flying phobia. Special attention is given to the various overlapping areas, between speci-
fic phobia, agoraphobia, social phobia, panic disorder and separation anxiety, which are the distin-
guishing clinical features of aerophobia.
The aim is the identification of the aerophobic subject. Thus, the Author present data from an
ongoing comparative study. The sample is formed by 180 aerophobic subjects, selected between the
300 attending a two-days workshop issued by Alitalia for the treatment of aerophobia from June
1997 to December 1998. The control group is formed by 127 subjects randomly chosen among peo-
ple who usually fly by airplane.
The preliminary data strenghtened the hypothesis that what we usually refer to as aerophobia is, far
more than a simple specific phobia, a complex kind of disease, whose onset is seemingly a result of
a negative co-occurrence of at least four factors: psychiatric history, life stress events, particular
social and family features, stage of the life span.
Key words: Aerophobia, specific phobia, agoraphobia, social phobia, panic disorder, separa-
tion anxiety, avoidance, life stress events, relaxation techniques, MMPI, EMAS-T, EMAS-P,
EMAS-S.

Si ringraziano Stefano Marini e Massimiliano Borelli di Dimensione Ricerca per l’elaborazione dei dati.

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Indirizzo per la corrispondenza: Alberto Siracusano, via Flaminia Vecchia 670, 00191 Roma, tel. e fax
063340250.
NÓOς
INTRODUZIONE
Secondo il National Comorbidity Survey1 circa una persona su quattro soffre
di un disturbo d’ansia inquadrabile in una delle categorie diagnostiche del
DSM-III-R, con una prevalenza lifetime del 28,7%, contro il 19,3% dei
disturbi dell’umore. Tra i disturbi d’ansia più diffusi, la fobia sociale si situa
al primo posto (13,3% di prevalenza lifetime), subito seguita dalla fobia spe-
cifica, con una prevalenza lifetime dell’11,3%.
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA

La paura di volare è un timore molto diffuso, tanto tra coloro che utilizzano
A. SIRACUSANO ET AL.

l’aeroplano come abituale mezzo di trasporto che tra coloro che non hanno mai
volato. Recenti sondaggi DOXA indicano che negli ultimi 5 anni nel nostro
Paese la percentuale di “volatori”, intesi come persone che hanno utilizzato il
mezzo aereo almeno una volta, è cresciuta dal 29 al 37%, con una prevalenza
degli uomini rispetto alle donne (46% contro 31%). Di queste persone che
hanno volato almeno una volta, il 33% ammette di avere paura e il 10% dichia-
ra che non volerà mai più. Per avere una stima globale, a queste percentuali
occorre aggiungere quelle dei “volatori abituali”, cioè coloro che viaggiano
abitualmente o molto spesso, provando sempre disagio, e quelle riguardanti
coloro che hanno paura pur non avendo mai volato. In totale, la percentuale di
soggetti che ha paura di volare si aggira, nel nostro Paese, intorno al 50% della
popolazione e tali dati sono simili a quelli riscontrati in altri Paesi.
La ricerca, anche tramite Medline, ha evidenziato solo 14 lavori specifici
sulla flying phobia a partire dal 1960.
Il DSM-IV classifica l’aerofobia tra i disturbi d’ansia, nel gruppo delle fobie
specifiche: paure irragionevoli, senza apparente giustificazione, marcate e
persistenti, di determinati oggetti, luoghi o situazioni (tabella I). Il soggetto

Tabella I. Criteri diagnostici del DSM-IV per la Fobia Specifica.


A. Paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza
o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici (per esempio volare, altezze, ani-
mali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue).
B. L’esposizione allo stimolo fobico quasi invariabilmente provoca una risposta
ansiosa immediata, che può prendere forma di Attacco di Panico situazionale o
sensibile alla situazione.
C. La persona riconosce che la paura è eccessiva o irragionevole.
D. La situazione fobica viene evitata oppure sopportata con intensa ansia o disagio.
E. L’evitamento, l’ansia anticipatoria o il disagio nella situazione temuta interferisco-
no in modo significativo con la normale routine della persona, con il funziona-
mento lavorativo, o con le attività o le relazioni sociali, oppure è presente disagio
marcato per il fatto di avere la fobia.
F. Negli individui al di sotto dei 18 anni la durata è almeno 6 mesi.

Specificare il tipo:
♦ tipo animali
♦ tipo ambiente naturale (altezze, temporali, acqua)
♦ tipo sangue-iniezioni-ferite
♦ tipo situazionale (aeroplani, ascensori, luoghi chiusi)
♦ altro tipo

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che ne soffre è, generalmente, pienamente consapevole della irrazionalità
della sua paura; nonostante ciò ne è completamente preda. La frequenza di
queste particolari forme d’ansia è particolarmente alta nella popolazione
generale, con una distribuzione maggiore nell’infanzia e nell’età giovane-
adulta, anche se tutte le fasce d’età sono colpite.
Le persone che soffrono di queste fobie sperimentano un disagio molto
profondo, sia per l’intensità dell’ansia, che può arrivare fino al panico, e che
comunque colora di una sensazione di allarme penoso tutta la loro giornata,
sia per il completo stravolgimento che questa condizione provoca nella loro
vita. Per fuggire alla paura, infatti, fanno percorsi contorti e complicati per
evitare l’oggetto, il luogo o la situazione che la possano scatenare; possono
trovarsi nella condizione di dover spesso cambiare lavoro per non essere
costretti a prendere un ascensore, una metropolitana o, per l’appunto, un
aereo o per non dover parlare in pubblico; per gli stessi motivi le loro rela-
zioni sociali sono fortemente penalizzate; i rapporti familiari possono subire

3:1999; 187-204
conseguenze negative a causa della mancanza di autonomia di questi sogget-
ti e dell’estrema dipendenza che sviluppano nei confronti di alcuni loro fami-
liari. Molto spesso, inoltre, con il crescere dell’intensità dell’ansia generata

LE FOBIE
dal contatto con lo stimolo fobico e con la comparsa di una reazione ansiosa
anche al solo pensiero di un eventuale contatto con tale stimolo (ansia antici-

NÓOς
patoria), le situazioni e gli oggetti temuti vengono evitati. L’evitamento a sua
volta peggiora ulteriormente la limitazione della vita personale, professiona-
le e di relazione del soggetto, peraltro già abbondantemente compromessa
dall’ansia anticipatoria e dall’eventuale panico, costringendolo entro spazi
ristretti e amputando le sue capacità di esplorazione.
Tra le fobie specifiche, l’aerofobia viene classificata nel sottotipo situaziona-
le, ovverossia tra le paure di situazioni specifiche, quali prendere mezzi pub-
blici, guidare la macchina, volare, attraversare tunnel o ponti, prendere l’a-
scensore, entrare in luoghi chiusi. È molto raro che una di queste fobie si
manifesti isolatamente: più spesso si trova associata ad altre fobie e ad altri
disturbi ansiosi, fobici e non. Con particolare frequenza si riscontra l’asso-
ciazione con la fobia sociale, con la fobia per le altezze e la space phobia,
con la fobia per altri mezzi di trasporto.
Le caratteristiche fondamentali della fobia, in questo caso, sembrano essere
la paura intensa e irrazionale, che può arrivare fino al panico, di volare in
aereo; l’ansia anticipatoria, che insorge subito prima del volo, ma anche al
solo pensiero o al momento dell’acquisto del biglietto; l’evitamento della
situazione temuta, per cui il soggetto si sobbarca viaggi faticosissimi, oltre
che lunghi, pur di non utilizzare l’aereo. Tutte queste caratteristiche, e l’evi-
tamento in particolare, provocano un disagio a volte molto intenso, il quale a
sua volta si traduce in una grave limitazione della vita sociale e lavorativa di
questi soggetti.
La paura può riguardare solo alcune fasi del volo (decollo e atterraggio in
primis), oppure può coinvolgere tutta la durata del viaggio; alcune condizio-
ni metereologiche sono più temute di altre, prima fra tutte la turbolenza,
seguita dai temporali, dalla nebbia e dal vento forte. In coloro che non hanno
mai volato, la paura può manifestarsi bloccandoli fin dalla semplice decisio-
ne di prendere l’aereo.
L’intensità della paura può andare da un disagio più o meno lieve che il sog-
getto controlla a fatica, fino a crisi d’ansia molto intensa e al panico vero e
proprio, che può rendere penosissima l’idea di volare, o renderla del tutto
impossibile. In effetti una delle questioni più interessanti riguardanti la paura
del volo è quella di riuscire a stabilire una linea di demarcazione tra norma-
lità e patologia, ovverossia tra paura e fobia; confine che, in questo caso in

189
NÓOς
particolare, può non essere così netto. Come nel caso delle altre fobie, infat-
ti, l’intensità, la razionalità e la capacità di controllo costituiscono i cardini
della differenza tra paura e fobia, ma è certo che nel caso dell’aereo esistono
altri elementi che complicano il quadro e che lo rendono oggetto privilegiato
da temere. La sua inusualità, ad esempio, la non abitudine ad utilizzarlo
quale mezzo di trasporto, il fatto che si muova per aria (un elemento del
quale in quanto uomini e “animali terrestri” non abbiamo alcuna “memoria
di specie”), ad altezze di gran lunga superiori rispetto a quelle a cui siamo
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA

abituati, l’idea effettiva di pericolo, legata all’altezza e al vuoto, il fatto di


A. SIRACUSANO ET AL.

essere in balia di altri e di non poter in alcun modo intervenire in caso di


necessità, l’ineluttabilità delle conseguenze di un eventuale incidente, la sua
evitabilità.
I correlati fisici della paura sono quelli dell’ansia, con ampie variazioni indi-
viduali: disturbi cardiovascolari (tachicardia, senso di peso precordiale, sen-
sazione di freddo alle estremità), respiratori (dispnea, tachipnea), gastrointe-
stinali (senso di peso epigastrico, dolori, aumento della funzione gastrointe-
stinale), urinari (poliuria), neurovegetativi (brividi, parestesie, vertigini),
muscolari (cefalea, senso di tensione muscolare generalizzato che può arri-
vare fino all’irrigidimento completo, tremori).
I vissuti emozionali possono essere multiformi: dal timore indefinito che
possa accadere qualcosa di grave dal semplice contatto con l’aereo, a vissuti
claustro/agorafobici di intrappolamento, di costrizione.
La variabilità delle manifestazioni e dei vissuti individuali dell’aerofobia ne
fanno un’entità clinica che spazia al di là della fobia specifica, configurando
vaste aree di sovrapposizione con i disturbi d’ansia (soprattutto ansia di
separazione e di disgregazione) e con altri disturbi fobici, in particolare l’a-
gorafobia e la fobia sociale.

SCHEMA E SCOPI DELLA RICERCA


Sono stati selezionati e messi a confronto due campioni:

1. di soggetti aerofobici, scelti tra i partecipanti ai seminari (180 su 300);


2. di controllo, costituito reclutando con criterio random 127 soggetti che
volano abitualmente.

Scopi dello studio:

♦ delineare le caratteristiche psicopatologiche generali dell’aerofobia;


♦ definire e discutere le modalità di insorgenza e i fattori che vi concorro-
no;
♦ individuare le caratteristiche della popolazione che chiede di risolvere il
problema (motivazione, eventi di vita);
♦ definire il ruolo degli eventi di vita (nello scatenamento e nella motiva-
zione);
♦ identificare la differenze tra i sessi nel tipo di ansia (ansia libera, ansia di
separazione, somatizzazioni) e nelle motivazioni al cambiamento;
♦ confrontare con il campione “normale”: quali differenze; percentuale di
soggetti che nel gruppo dei normali dichiarano di avere o aver avuto
paura di volare, correlazione con il dato anamnestico della presenza di un
disturbo d’ansia e/o di panico, life event negli ultimi 5 anni;
♦ valutare i risultati del trattamento.

190
MATERIALI E METODI
I dati che presentiamo si riferiscono ad una ricerca iniziata nella primavera
del 1997 e tuttora in corso, condotta in collaborazione con l’Alitalia su parte-
cipanti volontari a seminari per il trattamento dell’aerofobia istituiti dalla
compagnia di bandiera italiana.
I seminari si tengono all’interno dell’Area Tecnica dell’Aeroporto Leonardo
da Vinci di Roma (dall’ottobre 1998 anche presso l’aeroporto Linate di Mila-
no), hanno una durata di due giorni consecutivi e si propongono di fornire ai
partecipanti strumenti di conoscenza tecnica sul volo, di approfondimento
delle dinamiche dell’ansia e di supporto psicologico. La selezione del cam-
pione viene fatta previa intervista telefonica, nel corso della quale viene
compilato un questionario di valutazione delle caratteristiche del disturbo
aerofobico del candidato, e conseguentemente si procede all’inclusione o
alla esclusione nel gruppo. Criteri di esclusione sono l’età troppo giovane o

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troppo avanzata (sotto i 20 anni e sopra i 65), la presenza di disturbi psichia-
trici gravi associati all’aerofobia, una scarsa o non personale motivazione ad

LE FOBIE
affrontare e risolvere il problema. Vengono accettati tutti i soggetti con dia-
gnosi di aerofobia secondo il DSM-IV, che presentino una forte motivazione.

NÓOς
Il numero degli iscritti non può essere superiore a 16 per ogni seminario.
Obiettivo del seminario è quello di ridurre le ansie legate al volo e per rag-
giungere questo scopo è stato messo a punto un programma specifico, che
utilizza un approccio combinato psicodinamico-gruppale e cognitivo-com-
portamentale, focalizzato su tre elementi principali:

1. informazioni sulla natura dell’ansia, con addestramento diretto al control-


lo dell’ansia legata al volo (tecniche di rilassamento);
2. informazioni sulla sicurezza del volo, sulle operazioni tecniche dell’aereo
e sul ruolo dell’equipaggio;
3. esposizione graduale in vivo all’aeromobile e alle procedure di volo,
attraverso diverse fasi progressive: permanenza costante per 48 ore in un
ambiente ansiogeno (aeroporto), utilizzazione del simulatore di volo, volo
reale andata e ritorno.

All’inizio della prima giornata è previsto un incontro individuale con uno psi-
chiatra o psicologo, nel corso del quale si stabiliscono i primi contatti con l’é-
quipe medico-psicologica che seguirà i partecipanti nelle diverse fasi del
seminario (volo compreso) e si individuano più dettagliatamente le dinamiche
personali di ciascun partecipante. Nello spazio di questo colloquio viene som-
ministrata un’intervista semistrutturata nella quale particolare importanza
rivestono i dati anamnestici riguardanti il volo e l’aerofobia, la storia persona-
le e familiare dei disturbi d’ansia e la lista dei life stress event.
L’analisi dei dati è stata effettuata utilizzando questionari costruiti per essere
automaticamente letti da uno scanner ed interpretati da un software (Teleform
- marchio registrato). Per l’analisi descrittiva del confronto dei dati relativi ai
due gruppi (aerofobici e controlli) è stato utilizzato il Test del chi-quadro.

Strumenti di valutazione
Viene somministrata una batteria di test, per la valutazione del profilo di per-
sonalità (Minnesota Multiphasic Personality Inventory, MMPI), per la misu-
razione dell’ansia di tratto (EMAS-T/EMAS-P) e dell’ansia di stato (EMAS-

191
NÓOς
S). L’MMPI e l’EMAS-T/P vengono somministrati un’unica volta, all’inizio
del seminario, mentre l’EMAS-S viene compilato diverse volte: subito prima
e subito dopo la prova al simulatore, subito prima e subito dopo il volo reale.
Scopo di questa somministrazione ripetuta è ovviamente quello di valutare le
variazioni del livello di ansia prima e dopo una prova temuta, ma soprattutto
quello di rendere il partecipante consapevole di questo, attraverso una
discussione congiunta dei risultati del test.
La riunione di gruppo con lo psichiatra, oltre a chiarificare i meccanismi psi-
cologici all’origine dell’ansia, delle fobie e dell’aerofobia in particolare, con-
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA
A. SIRACUSANO ET AL.

solida la creazione delle dinamiche gruppali attraverso la partecipazione atti-


va e la discussione tra pari delle proprie esperienze personali di ansia e di
paura.

Tecniche di rilassamento
Le tecniche di rilassamento utilizzate sono il rilassamento muscolare progres-
sivo e la tecnica di respirazione rilassata e hanno come target sia i sintomi
principali dell’ansia (tensione muscolare, tachipnea e tachicardia), sia il timore
della perdita di controllo, elemento molto comune alle diverse forme di aerofo-
bia. In accordo con i principi della esposizione sistematica graduale, la sessio-
ne dedicata al rilassamento è situata nella seconda parte della prima giornata
per far fronte all’innalzamento del livello d’ansia creato con la continua espo-
sizione delle fasi precedenti e per consentire di affrontare le fasi successive
dell’esposizione, in particolare il simulatore, le procedure di emergenza e la
visita agli hangar, nel corso delle quali il contatto con l’oggetto fobico diventa
reale (in vivo) e non più immaginario e suscita un ulteriore incremento dell’a-
rousal ansioso. Allo stesso modo, due sessioni di rilassamento sono previste
prima dei due voli, nella seconda giornata di seminario.

ELABORAZIONE DEI DATI


Caratteristiche del campione
Dal giugno 1997 al novembre 1998 hanno preso parte ai seminari 300 perso-
ne, delle quali per motivi di validità statistica ne sono state selezionate 180,
il 50,8% di sesso femminile e il 49,2% di sesso maschile. La fascia di età più
rappresentata è quella adulta media, compresa tra i 31 e i 40 anni (39,8%),
immediatamente seguita da quella giovane adulta, tra i 21 e i 30 anni
(26,5%). Il 63% dei partecipanti è sposato, il 37% nubile o celibe, il 6,8%
separato, divorziato o vedovo. Il 47% ha un titolo di studio medio superiore,
il 39% è laureato, solo il 12,5% ha la licenza elementare. Le professioni più
diffuse sono, nell’ordine: impiegato, professionista, imprenditore, casalinga.
Riguardo il rapporto con il volo, il 37% ha volato almeno una volta nella vita
e poi si è bloccato, il 23% è rappresentato da volatori abituali, cioè da perso-
ne che fanno almeno due voli al mese, il 21% non ha mai volato, il restante
17% vola saltuariamente, ovvero almeno due volte l’anno.
Il gruppo di controllo è costituito da soggetti reclutati con criterio random tra
persone che volano abitualmente, confrontabili con il gruppo in esame per
caratteristiche anagrafiche, livello educativo e professionale. Si tratta di 127
soggetti, il 53% di sesso femminile e il 46,5% di sesso maschile; la fascia di
età più rappresentata è quella adulta media, 40 anni; il 54,3% è coniugato, il

192
45,7% nubile o celibe, divorziato o vedovo, il 46,5% ha figli. Le professioni
più diffuse sono, nell’ordine: professionista (36,2%), impiegato (32,3%), stu-
dente, imprenditore, casalinga. Riguardo i rapporti con il volo, il 45,6%
afferma di non aver mai avuto paura di volare, il 36% di aver avuto paura
qualche volta, l’8,8% di aver paura spesso, il 9,6% sempre.
Al gruppo di controllo è stato somministrato un questionario suddiviso in
una parte generale (notizie anamnestiche e dati anagrafici e familiari, even-
tuale storia familiare e personale di disturbi d’ansia e/o di panico) e in una
parte specifica sul volo, identico a quello incluso nell’intervista somministra-
ta al gruppo dei pazienti aerofobici.

Discussione
Dall’osservazione dei dati a nostra disposizione, relativi a ciascun gruppo

3:1999; 187-204
osservato singolarmente e al confronto tra i due gruppi, abbiamo estrapolato
alcuni elementi che ci sono sembrati interessanti per un inquadramento più

LE FOBIE
preciso dell’aerofobia, dei suoi confini con il disagio o la paura del volo,
delle dinamiche di insorgenza, della multiformità delle sue manifestazioni

NÓOς
cliniche, dei confini e delle sovrapposizioni con altre entità cliniche.
Tra questi elementi, alcuni ci sembrano avere significatività maggiore:
1. l’anamnesi psichiatrica positiva (soprattutto per disturbi d’ansia e di pani-
co) o la presenza di particolari tratti di personalità;
2. l’origine e le modalità di insorgenza della paura;
3. il ruolo degli eventi di vita;
4. i contenuti della paura;
5. i comportamenti;
6. alcuni dati che emergono dal confronto con il gruppo di controllo.
Il profilo medio di personalità, ottenuto tramite la media dei punteggi dei
MMPI eseguiti dai partecipanti, evidenzia una prevalenza netta dell’area
nevrotica, con un maggior punteggio nelle scale Hs, D e Hy (figura 1). Il pro-
filo medio dei punteggi ottenuti con i test per la valutazione dell’ansia di trat-
to e di stato (EMAS T/P) evidenzia all’EMAS-T (tratto) una elevazione degli
item PF (pericolo fisico) e AM (situazioni ambigue, nuove) e all’EMAS-P
(present situation) una generale elevazione dell’item 2 (pericolo immaginato)
e dell’item 5 (paura nella situazione attuale)(figura 2). Il 73,3% ha un’anam-
nesi positiva per disturbi d’ansia e il 41,4% per disturbi di panico.
Il 40% dei soggetti del gruppo campione non conosce l’origine della pro-
pria paura, solo un 20% la fa risalire ad eventi di volo traumatici, mentre
nel 39% dei casi si riscontra una correlazione tra eventi di vita stressanti ed
insorgenza dell’aerofobia.
Tra i life stress event (LSE) considerati, alcuni hanno significato di separa-
zione e/o perdita (lutto, fine di un rapporto affettivo, pensionamento, licen-
ziamento, malattia e/o intervento chirurgico proprio o di un familiare, inci-
dente), altri di cambiamento (trasloco, matrimonio, nascita di un figlio, avan-
zamento in carriera). Nei soggetti del gruppo campione abbiamo riscontrato
in proporzione significativa l’incidenza di questo tipo di eventi, soprattutto
di quelli di separazione/perdita, nei cinque anni precedenti l’iscrizione ai
seminari. In ordine decrescente di frequenza: lutti, avanzamenti in carriera,
malattia di un familiare, malattia fisica propria, fine di un rapporto affettivo,
traslochi, interventi chirurgici, matrimonio, incidenti, licenziamenti, separa-
zione/divorzio, pensionamento (figura 3). In alcuni casi si sono verificati

193
NÓOς

100
Femmina
Maschio
90
Totale

80
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA
A. SIRACUSANO ET AL.

70

60

50

40

30

20

10

0
Frequency
Lie

Correction

Hypochondriasis

Depression

Conversion Hysteria

Psychopatic Deviate

Masculinity/Femininity

Paranoia

Psychoasthenia

Schizophrenia

Hypomania

Social introversion
0

Figura 1. Profilo medio all’MMPI del gruppo campione.

eventi di separazione e/o di perdita di grande significato emotivo, oltre che


nei cinque anni precedenti l’intervista anche in altri momenti della vita del
soggetto, come ad esempio nei primissimi anni di vita, o in connessione cro-
nologica con l’insorgenza di una depressione, di un disturbo d’ansia o di pani-
co, della stessa aerofobia. Nel caso in cui non sia così evidente il collegamen-
to cronologico tale da far ipotizzare un meccanismo diretto di causa-effetto, si
riconoscono altresì effetti di scarring, con la creazione di una vulnerabilità
specifica alla separazione. Pertanto si può supporre che nella patogenesi del-
l’aerofobia gli eventi stressanti abbiano un effetto a doppio senso, ovvero
possano sia influire direttamente sulla sua insorgenza, sia fungere da stimolo
per la decisione di affrontare la paura (LSE degli ultimi cinque anni).
I contenuti della paura nel gruppo degli aerofobici sono così distribuiti: vis-
suti claustro/agorafobici di costrizione e dipendenza in primo piano (non
poter scendere quando si vuole 56,5%, senso di imprigionamento 42,4%,
essere in balìa di qualcuno che non si conosce 34,8%); seguono la paura di
cadere: disastro 41,3%, incidente 38%; la paura di alcune fasi del volo,
soprattutto decollo e atterraggio 45,1%; la paura di morire 14%; la paura di

194
90

85

Femmina
Maschio
80
Totale

75

70

3:1999; 187-204
65

LE FOBIE
60

NÓOς
55

50

45

40

35

30

25

20

16
VS PF AM RQ EMAS-P1 EMAS-P2 EMAS-P3 EMAS-P4 EMAS-P5

Figura 2. Profilo medio all’EMAS-T e all’EMAS-P del gruppo campione.

star male 6% (figura 4). Un dato interessante è la diversa distribuzione tra i


sessi di questi diversi contenuti: nel sesso femminile prevale la paura della
morte, espressa come paura degli incidenti, degli attentati, dei dirottamenti,
di precipitare, di guasti tecnici (ad esempio, il mancato funzionamento del
carrello), paura di separarsi dai propri cari, figli in particolare. Negli uomini

195
NÓOς

Non riporta nessun


evento stressante 16,3%

Lutto
37,0% •
Avanzamento
in carriera 25,0% +
Malattia di
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA

un familiare
A. SIRACUSANO ET AL.

26,6% •

Malattia fisica
21,7% •
Fine di un
rapporto affettivo 21,7% •

Trasloco
17,4% +
Intervento
chirurgico 13,6% •

Matrimonio
11,4% +

Incidente
11,4% •

Licenziamento
9,2% •
Separazione/
divorzio 8,7% • + = eventi di separazione e/o perdita

Pensionamento • = eventi di cambiamento


2,2% •

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40%

Figura 3. Lista degli eventi di vita stressanti nel gruppo campione.

sono più rappresentate paure del genere agorafobico/claustrofobico: timore di


essere in balia, paura di perdere il controllo, sensazione di intrappolamento,
paura di non poter scendere o uscire quando si vuole. Sempre negli uomini,
sono proporzionalmente più accentuate che nella donna preoccupazioni ansio-
se legate al corpo, fino a veri e propri vissuti ipocondriaci (paura di poter star
male durante il volo e di non poter essere soccorsi adeguatamente, né di poter
cercare autonomamente un soccorso) e l’accentuazione penosa delle sensazio-
ni fisiche legate al volo, quali vertigini, tachicardia, tremori, cefalea, dispnea,
percepite ed interpretate come segnali di un immediato pericolo di disgrega-
zione fisica. Tali differenze di genere nella percezione ed esplicitazione del-
l’ansia legata al volo trovano conferma nei punteggi dei questionari per la
valutazione dell’ansia di stato (EMAS-S) somministrati prima della sessione
del simulatore e del volo (figura 5). In entrambi i casi, i punteggi delle sotto-
scale CW (cognitive worries, ossia valutazione cognitiva dell’ansia) e AE
(autonomic elevation, attivazione emozionale) mostrano una distribuzione
diversa nel sesso maschile e in quello femminile: nelle donne CW e AE
hanno entrambe punteggi elevati prima del volo ma non prima del simulatore,
mentre nell’uomo i punteggi della CW si elevano allo stesso modo sia prima
del volo che prima del simulatore. Anche nel corso dei colloqui individuali, le
donne esprimono più direttamente le loro ansie collegandole a tematiche di

196
100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 1%

Attentato

Dirottamento

Mancato
funzionamento
del carrello
Senso
d’imprigio-
namento

Muoio
qui

3:1999; 187-204
L’aereo
mi sembra
una bara

LE FOBIE
Disastro
aereo

NÓOς
Paura del-
l’atteraggio
e del decollo

Incidente

Ho paura
delle
turbolenze
Non si può
scendere
quando si vuole
Se mi
dovessi
sentire male
Sono completamente
in balia di qualcuno
che non conosco

Nulla

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Maschio Femmina

Figura 4. Lista dei contenuti della paura nel gruppo campione.

separazione e a fantasie di morte, mentre gli uomini tendono spesso a riferire


preoccupazioni cognitive (conoscenze tecniche, controllo) o vissuti ipocon-
driaci (separazione e/o disgregazione).
Il tipo di comportamento riferito durante il volo può essere raggruppato essen-
zialmente in tre categorie: il 57,9% riferisce una inibizione motoria legata sia a
fantasie di controllo su di sé e sull’esterno, sia alla vergogna a far trapelare il
proprio disagio; un altro 25% ha ugualmente un atteggiamento immobile, soste-
nuto però da una sensazione di panico di tale intensità da provocare una contrat-
tura muscolare generalizzata, fino al blocco completo (freezing). Altri (16%),

197
NÓOς

EMAS-S EMAS-S EMAS-S


Maschi Femmine Totale
100 100 100

90 90 90
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA

80 80 80
A. SIRACUSANO ET AL.

70 70 70

60 60 60

50 50 50

40 40 40

30 30 30

20 20 20

10 10 10

0 0 0
CW AE TOT CW AE TOT CW AE TOT

Prima del simulatore Subito dopo il simulatore Prima del volo Roma-Milano

Appena giunti a Milano Appena rientrati a Roma

Figura 5. Profili medi degli item CW (cognitive worries, ossia valutazione cognitiva dell’an-
sia) e AE (autonomic elevation, attivazione emozionale) dell’EMAS-S del gruppo campione.
Confronto tra soggetti maschi e femmine.

infine, manifestano un’agitazione psicomotoria grave, che può arrivare fino alla
perdita di controllo e al panico. Nel gruppo campione, la presenza di un certo
tipo di comportamento, così come il contenuto della paura, è apparsa molto
spesso ricollegabile alla sfumatura psicopatologica sulla quale poggia prevalen-
temente l’aerofobia o, meglio ancora, alla struttura di personalità del soggetto. I
soggetti con struttura ansiosa di personalità manifestano in genere più esplicita-
mente il loro disagio, chiedono continue rassicurazioni, ricercano protezione da
coloro che investono di un ruolo di riferimento (personale di volo, amici o fami-
liari accompagnatori, psicoterapeuti); il loro comportamento durante il volo può
essere o di agitazione psicomotoria fino al panico manifesto, oppure di contrat-
tura generalizzata, con continue richieste, dirette o indirette, di assistenza. I sog-
getti con struttura fobica di personalità, al contrario, impiantano il loro compor-
tamento in volo su due cardini: il controllo e la vergogna. L’atteggiamento è
immobile per favorire il controllo dell’ambiente esterno e interno, qualsiasi ten-
tativo di distrazione da parte di altri viene scoraggiato per timore di deconcen-
trarsi e, pertanto, di poter crollare.

198
2,4 Non aerofobici
Nessuna risposta 16,3
Aerofobici

Matrimonio 11,4
2,4
Pensionamento
2,2
19,7
Licenziamento
9,2
Avanzamento 30,7
carriera 25,0

Trasloco 7,1
17,4
Incidente 28,3
stradale/altro 11,4

3:1999; 187-204
Malattia di 14,2
un familiare 26,6
Intervento 10,2

LE FOBIE
chirurgico 13,6
Malattia 11,8
fisica 21,7

NÓOς
Fine di un rapporto 23,6
affettivo/amicizia
21,7
Separazione/ 6,3
divorzio 8,7
Lutto 34,6
37,0

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40%

Figura 6. Lista degli eventi stressanti nel gruppo campione e nel gruppo di controllo a confronto.

Alcuni dati interessanti emergono dal confronto con il gruppo di soggetti sani.
Per quanto riguarda gli eventi stressanti verificatisi nei cinque anni precedenti lo
studio (figura 6), non siamo in grado di osservare differenze significative tra i
due gruppi, in quanto, se è vero che negli aerofobici sembrano prevalere
eventi con significato di perdita, quali il lutto, la malattia propria e/o di un
familiare, la fine di un rapporto affettivamente significativo, la separazione e
il divorzio, mentre nei soggetti sani osserviamo una prevalenza di eventi di
cambiamento, quali l’avanzamento in carriera e il licenziamento; eventi di
cambiamento quali il matrimonio, il trasloco e lo stesso avanzamento in car-
riera ricorrono frequentemente tra i soggetti aerofobici, così come gli inciden-
ti stradali e la fine di un rapporto significativo, quindi di perdita, sono fre-
quenti tra i soggetti non aerofobici. Ipotesi interpretative di questi dati non
sono semplici; innanzitutto perché molti degli eventi in questione possono
avere allo stesso tempo significato di perdita e di cambiamento, perciò non è
così facile separare ogni volta le due componenti; secondariamente, viene
spontaneo domandarsi quanto incida su queste distribuzioni di eventi quel
36% + 8,8% + 9,6% di soggetti non diagnosticati come aerofobici, che però
dichiarano di aver avuto paura di volare qualche volta, spesso o sempre, e
quella percentuale di soggetti che presenta una storia passata di disturbi d’an-
sia (26%) e/o di attacchi di panico (16%); infine, dobbiamo tener presente il
doppio ruolo che i life stress event possono avere nella patogenesi dell’ae-

199
NÓOς
rofobia (di scatenamento e/o di motivazione al cambiamento) e il loro partico-
lare significato nelle varie tappe del ciclo vitale del soggetto. Un approfondi-
mento ulteriore di tutte queste problematiche renderebbe forse più significati-
vi i dati a nostra disposizione, in particolare per quello che riguarda i rapporti
tra ansia di separazione e aerofobia. Alcuni dati vanno interpretati più sulla
base della decisione dell’aerofobico di affrontare il problema che non per defini-
re le caratteristiche cliniche dell’aerofobia tout court. Per verificare la validità di
alcuni dati andrebbe analizzato anche un campione di soggetti aerofobici che
non vuole affrontare il problema.
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA
A. SIRACUSANO ET AL.

Elementi più interessanti emergono invece dall’osservazione dei dati di con-


fronto tra diverse sensazioni di volo: lo scarto tra aerofobici e non riguardo i
pensieri negativi sul volo appare evidente (figura 7); spicca inoltre la preva-
lenza di pensieri di tipo agorafobico e di separazione tra gli aerofobici; nel
gruppo di controllo, la prevalenza assoluta è rappresentata da “altre sensazio-
ni”, che nel questionario erano costituite principalmente da sensazioni positi-
ve (meta di un bel viaggio, libertà, sensazione di volare). Tra le immagini
negative, la paura del decollo e dell’atterraggio (considerati come momenti
più pericolosi del volo) e l’incidente aereo. Ancora una volta, questi dati sem-
brano scavare ancora di più un solco tra paura del volo e fobia, laddove nel
primo caso il timore appare più legato all’oggetto in sé (volare), mentre nella
fobia si carica di significati di intrappolamento e separazione, relegando l’og-

Altre sensazioni 78,7


68,5

Paura del decollo e 15,0


dell’atterraggio Non aerofobici
45,1
Aerofobici
11,0
Incidente aereo
38,0

Non poter 8,7


scendere
quando si vuole 56,5

7,1
Nessuna risposta
4,9

Senso 6,3
d’imprigionamento 42,4

3,9
Disastro
41,3

Essere in balia 3,1


di qualcuno che
non si conosce 34,8

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%

Figura 7. Lista dei contenuti della paura nel gruppo campione e nel gruppo di controllo
a confronto.

200
Fratelli
p= 0,048 (significativo)

90% 85,9 77,2

80%
70%
60%
50%
40%
22,8
30%
14,1
20%
10%

3:1999; 187-204
0%
Sì No

LE FOBIE
Aerofobici Non aerofobici

NÓOς
Figura 8. Confronto tra fratelli nel gruppo campione e nel gruppo di controllo.

getto a funzione di contenitore.


I dati anagrafici e anamnestici a confronto evidenziano alcune aree in cui le
differenze tra soggetti dei due gruppi assumono significatività statistica (chi-
quadro significativo a livello del 5%):

♦ la maggiore frequenza di presenza di fratelli e/o sorelle nel gruppo degli


aerofobici (p=0,048) (figura 8);
♦ il riscontro di una maggior frequenza di persone che vivono da sole tra i

Con chi vive


p= 0,009 (significativo)

90% 88,2

80% 77,0

70%
60%
50%
40%
30% 23,0

20% 11,8

10%
0%
Parenti/amici Solo

Aerofobici Non aerofobici

Figura 9. Rapporti di convivenza nel gruppo campione e nel gruppo di controllo.

201
NÓOς

Disturbi emotivi
p= 0,000 (significativo)

80% 73,3

70% 63,8

60%
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA

50%
A. SIRACUSANO ET AL.

36,2
40%
26,7
30%

20%

10%

0% Sì No
Aerofobici Non aerofobici

Figura 10. Disturbi emotivi. Confronto tra il gruppo campione e il gruppo di controllo.

Attacchi di panico
p= 0,000 (significativo)
87,4
90%
80%
70% 58,6
60%
50% 41,4

40%
30%
20% 12,6

10%
0%
Sì No

Aerofobici Non aerofobici

Figura 11. Attacchi di panico. Confronto tra il gruppo campione e il gruppo di controllo.

soggetti del gruppo di controllo (p=0,009) (figura 9);


♦ la netta prevalenza di disturbi emotivi e di disturbi di attacchi di panico
tra i soggetti del gruppo aerofobico (p=0,000) (figure 10 e 11).

I dati sui risultati del trattamento utilizzato nell’ambito dei seminari


mostrano un’efficacia dell’88,5% (relativa ai partecipanti che hanno fatto il
volo terapeutico) e dell’88,5% ad un follow-up di un mese (relativo ai parteci-
panti che hanno volato, da soli, nel mese successivo alla fine del seminario).

202
Ulteriori dati su follow-up di 1 o 2 anni sono necessari per definire l’efficacia
a lungo termine del trattamento. È interessante notare come le percentuali di
risultati positivi siano praticamente sovrapponibili alle percentuali di aspetta-
tiva positiva dei partecipanti rispetto all’utilità del seminario (figure 12 e 13);
questo dato sembra ulteriormente ribadire il ruolo centrale svolto dalla moti-
vazione non solo nello spingere il soggetto, in una certa fase del suo ciclo
vitale, ad affrontare il problema dell’aerofobia ma anche a favorire un esito
positivo.

CONCLUSIONI
L’osservazione dei punti evidenziati in questo studio ci porta a fare alcune
considerazioni. Anzitutto la legittimazione della multiformità psicopatologi-
ca dell’aerofobia, difficilmente riducibile alla diagnosi di “fobia specifica,

3:1999; 187-204
tipo situazionale”. In effetti, si è visto come i confini della flying phobia si

LE FOBIE
NÓOς
Si aspetta di poter superare la paura di volare?

No

14%

86%
Si

Figura 12. Aspettative e motivazione nel gruppo campione.

Percentuali di successo

Soggetti che si sono


rifiutati di volare
11,5%

88,5%
Soggetti che hanno volato

Figura 13. Percentuale di successo dei seminari.

203
NÓOς
estendano ben oltre tale categoria diagnostica e si sovrappongano di volta in
volta con quelli dell’aerofobia, della fobia sociale, del disturbo di panico,
dell’ansia di separazione e dell’ansia di disgregazione. Il confluire di queste
diverse sfaccettature dell’ansia e della fobia su un unico oggetto, l’aereo,
appare legato alle dinamiche e ai vissuti personali di ciascuno, oltre che alle
particolari caratteristiche dell’aereo, che lo rendono un ottimo contenitore di
ansie legate alla separazione, alla perdita, alla disgregazione. Le modalità di
insorgenza della fobia sembrano strettamente correlate a due aspetti partico-
lari: una particolare fase del ciclo vitale del soggetto e l’evenienza di eventi
FOBIE SPECIFICHE: L’AEROFOBIA
A. SIRACUSANO ET AL.

di vita stressanti, soprattutto a carattere di separazione, perdita e cambiamen-


to. A questo proposito, i dati della nostra ricerca ci portano a considerare un
doppio effetto degli eventi di vita nella genesi dell’aerofobia: da una parte
nel suo scatenamento (scarring), dall’altra in un ruolo di spinta verso la deci-
sione di affrontare il problema (motivazione). Una forte motivazione sembra
rappresentare il fattore terapeutico principale in questo tipo di trattamento.
Per quanto riguarda i dati del confronto tra i due gruppi, è evidente che molti
di essi vanno interpretati più come dati descrittivi che non di confronto vero
e proprio. Per verificare la validità di alcuni dati occorrerebbe confrontarli
anche con quelli di un gruppo di soggetti che non vuole affrontare il proble-
ma. Ulteriori dati sul follow-up sono necessari per stabilire l’efficacia a
lungo termine del trattamento.
Infine, studi futuri dovrebbero approfondire la presenza del disturbo d’ansia
di separazione nella storia di soggetti affetti da flying phobia, in quanto la
ricostruzione clinica sembra evidenziare il ruolo primario dell’ansia da sepa-
razione nel meccanismo patogenetico dell’aerofobia.

Bibliografia di riferimento
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(DSM-IV), 4th edition. Washington: APA; 1994.
2. Gursky DM, Reiss S. Identifying Danger and Anxiety Expectancies as Components of
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Comparison of a Consonant vs. a Non-Consonant Treatment Method. Behav Res Ther 1987;
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5. McNally RJ, Louro CE. Fear of Flying in Agoraphobia and Simple Phobia: Distinguishing
Features. J Anxiety Disord 1992; 6: 319-24.

204

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