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La quinaria
di Frontino
1
2009
OTTOBRE
foto www.sotterraneidiroma.it
L’Araba Fenice
“è bello vedere che siamo di nuovo tanti.” Questa, la frase di Alfonso, che rimarrà
impressa per sempre nella mia mente e pronunciata all’indomani del termine
del 1° corso del Centro Ricerche Speleo Archeologiche – Sotterranei di Roma.
Erano passati solo pochi mesi dalla separazione con la vecchia realtà associativa,
dove avevo lasciato tutto della mia creatura: il nome, i materiali, il sito web, gli amici
e i nemici. Con me solo uno sparuto gruppo di ragazzi spaesati, perché non sapevano
bene cosa ci aspettasse e cosa saremmo riusciti a fare, ripartendo da zero.
Io non sapevo spiegare a loro il perché, come mai ero cosi sicuro di farcela. Non potevo
spiegare che se la sera vai a dormire pensando al perché non convince la direzione di scavo
nel condotto, se la notte ti capita di svegliarti intuendo come è stato realizzato
un sistema, tu allora sai che questa attività ce l’hai nel sangue, la vivi,
la respiri solo come pochi, quei pochi che solo loro possono capirti.
E sai che, come ripete una blasonata pubblicità tanto in voga in questi tempi,
per fortuna ci sono cose che non si possono comprare…. L’intuizione, la dedizione,
la costanza e l’amore per la speleo archeologia. Quella che, quando parli di lei,
fa incantare chi ti sta a sentire e ti fa trasmettere la passione, quella pura,
che solo pochi, chi l’ha provata, riesce a comprendere.
Ha ragione Alfonso, siamo diventati tanti, oltre ottanta, uniti per la passione comune,
per un obiettivo comune, quello dell’amore per Roma e per il suo sottosuolo.
E questo amore si manifesta in mille modi diversi, con i progetti, lo studio e la dedizione
a quanto facciamo e quanto proponiamo. E anche oggi, col primo numero della NOSTRA
rivista, che rappresenta il nostro spirito e la nostra passione, vogliamo creare
un punto d’incontro tra noi e chi ci segue.
Con “Archeologia Sotterranea” cercheremo di dare una voce ai nostri lavori, alle nostre
intuizioni e alle nostre scoperte. Oggi, questo modesto contributo rappresenta
l’esempio di come la passione, l’amore per Roma, si può trasformare in un qualcosa
di concreto e tangibile.
Chiedo scusa se quest’articolo di presentazione è andato un po’ fuori le righe,
ma anch’esso è scritto con la passione e col cuore, ingredienti fondamentali
e indispensabili, necessari per arrivare a fare tutto quello che facciamo, anche
una rivista NOSTRA che si occupi solo di Archeologia Sotterranea. Ad maiora.
1 A. De Cesaris “Lo spessore del suolo parte di città” Roma Palombi editore 2002 p. 78.
di Donato Cioli
SUMMARY The alternating fortunes of Frontinus’ quinaria as a unit of measurement of the waters of ancient
Rome. Frontinus’ estimates of the amount of water flowing in the aqueducts of ancient Rome are ostensibly ba-
sed on the geometrical measurement of the cross-sectional area occupied by water flowing in closed pipes or in
open channels. This is a very rough approximation, since the amount of water flowing through a given area is
crucially dependent on the velocity of flow and Frontinus makes no quantitative measurements of velocity. Du-
ring the last couple of centuries, a number of authors have proposed ingenious ways of bypassing the problem
of velocity and thus rescue Frontinus and the quinaria from any suspicion of inconsistency and inaccuracy, while
other scholars have held totally opposed views. This note reviews the history of the controversy up to the most
recent publications and concludes by taking the side of those that are skeptical about the possibility of viewing
the quinaria as a precise unit of flow measurement. It is stressed, however, that –irrespective of the approximation
one is willing to accept– even the most conservative estimates of the amount of water reaching ancient Rome
deserve our most respectful admiration.
P
arlando degli antichi acquedotti che, correndo sui documenti letterari, mi occuperò soprattutto del
per lo più sotterranei, portavano acqua alla cit- secondo, concentrando l’analisi su quel trattato De
tà di Roma, si è soliti commentare con ammira- aquaeductu urbis Romae che proprio il sovrinten-
zione la copia aquarum, cioè la grande quan- dente alle acque Sesto Giulio Frontino scrisse intorno
tità di tali acque1. Ma quanta era veramente l’acqua al 97 dC. Il trattato è una vera miniera di dati, giac-
che arrivava a Roma nella prima età imperiale? Questa ché Frontino vi riporta minuziosamente, per ciascuno
nota si propone di riassumere la controversa storia dei dei nove acquedotti allora esistenti, sia la quantità
calcoli su cui si basano le varie stime, ricordando le d’acqua registrata dai suoi predecessori sia la quan-
opinioni degli autori che –diversissimi per formazione, tità da lui stesso misurata alla sorgente e al punto
cultura e carattere– si sono occupati del problema. Pur di distribuzione in città. Il problema è che tutte que-
arrivando alla conclusione che una stima esatta non ste quantità sono espresse sulla base di una unità
sia possibile, si rivendica alla fine il diritto degli autori
1 Ad esempio, Quilici scriveva nel 1969 che la quantità di acqua che
antichi e moderni di guardare con stupore e con am- arrivava a Roma al tempo di Traiano era superiore a quella distribuita
mirazione allo straordinario fiume di acque che arriva- a un numero circa doppio di moderni abitanti (Quilici 1969). Pace
va a Roma e che –comunque lo si voglia considerare– (1983) calcola che ogni cittadino romano alla fine del primo secolo dC
disponeva di 1,55 m3 di acqua al giorno, mentre lo stesso valore per il
era pur sempre grandioso. cittadino romano del 1980 era solo di 0,518 m3 al giorno. Morgan (1902)
riporta calcoli secondo cui all’inizio del 20° secolo l’approvvigionamento
Dei due possibili approcci al calcolo delle antiche por- idrico pro capite nella città americana di Cambridge, MA o nel sobborgo
tate, quello basato sui reperti materia- di Brooklin, NY, erano uguali alla disponibilità offerta agli antichi
Romani, e sembra quasi tranquillizzato dai dati di Boston
li e quello basato
e Baltimora che invece utilizzavano una
volta e mezzo la quantità
offerta ai Romani.
2 La ricerca di testimonianze archeologiche di calici a Roma è del tutto deludente, considerando che ne doveva esistere un numero considerevole
nei 274 castella che Frontino enumera. è dubbio che i due o tre reperti proposti come calici si possano effettivamente considerare tali (Bruun 1991, p.
41) ed è stato dimostrato che gli oggetti illustrati da Piranesi (1761) non sono calici ma misure per liquidi (Tedeschi Grisanti 2005).
3 Par. 36: “Est autem calix modulus aeneus, qui rivo vel castello induitur, huic fistulae applicantur: longitudo eius habere debet digitos non minus
XII: lumen, id est capacitatem, quanta impetrata fuerit. Excogitatus videtur, quoniam rigor aeris difficilior ad flexum, non timeri potest laxari vel
coarctari”.
4 Esiste infatti la semplice relazione: Q = A x V, dove Q è la portata (m3/sec), A è l’area della sezione e V è la velocità dell’acqua.
5 Tale velocità si può riassumere nella formula: V = µ 2gh , dove µ è un coefficiente (<1) che dipende dalle caratteristiche del condotto, g è
l’accelerazione di gravità e h è l’altezza di carico. Per non appesantire troppo questa nota, la pur grande importanza del coefficiente µ viene
deliberatamente trascurata.
6 Loffi (2007).
7 “Or, dans le module romain moderne, la charge sur le centre de l’orifice est égale à la longueur de l’ajoutage; n’est-il pas naturel de penser que ce
rapport d’égalité existait aussi dans le module ou quinaire antique?” De Prony (1817) p. 417.
8 Rondelet (1820). Di questa monografia del Rondelet esiste una parziale traduzione italiana, pubblicata a Mantova nel 1841 (Rondelet 1841). Una copia di questa
traduzione, già appartenuta a Thomas Ashby e con tracce delle sue annotazioni (ininfluenti per il nostro tema), esiste nella Library of the British School at Rome.
9 Par. 113. “Circa collocandos quoque calices observari oportet ut ad lineam ordinentur; nec alterius inferior calix, alterius superior ponatur. Inferior plus trahit;
superior, quia cursus aquae ab inferiore rapitur, minus ducit”.
10 “Il est probable que Frontin trouvait ce produit en faisant passer cette masse par une ouverture rectangulaire, dont le haut pouvait être à une distance au-dessous
de la surface de l’eau du réservoir égale à celle du centre des orifices des modules adaptés aux cuvettes de distribution des châteaux-d’eau.” Rondelet 1820, Notions
préliminaires, p. XVII.
nella Fig. 3, in cui una paratìa calata dall’alto crea un da lui attribuita (a ciascun calice)” 12, una concessione,
battente c della dimensione voluta (22 cm nell’ipo- quest’ultima, che gli verrà aspramente rimproverata,
tesi di de Prony e Rondelet), in modo che la misura come vedremo tra poco. è interessante notare che Bel-
dell’area rettangolare in a sia equivalente a quella di grand muove alle teorie di Rondelet una obiezione
un calice posto alla stessa profondità regolamentare fondamentale che sembra essere passata inosservata,
dal pelo dell’acqua. o è stata largamente sottovalutata, da molti autori
successivi, inclusi –sorprendentemente– alcuni dei con-
Rondelet arriva ad un valore di 60 m3/24h per la quina-
temporanei. Scrive Belgrand che la base su cui Ronde-
ria, valore molto vicino a quello di de Prony.
let fonda i suoi calcoli non ha consistenza; infatti “la
Circa cinquant’anni più tardi, l’ipotesi di de Prony e fistula che partiva dal castellum e arrivava all’utente
Rondelet che il battente fosse uguale alla lunghezza era connessa [saldata] direttamente all’estremità del
del calice veniva pacatamente contestata come ‘gra- calice, senza soluzione di continuità. Anche le persone
tuita’ in un opuscolo anonimo intitolato ‘Brevi notizie più estranee alla scienza idraulica non faranno fatica
sull’Acqua Pia (Antica Marcia)’ 11, in cui si proponeva a capire che con un simile assetto non ci poteva essere
un approccio modernamente scientifico basato sulla alcuna misurazione di portata. Se un utente maldestro
determinazione della ‘sezione bagnata’ ancora misu- avesse collocato la bocca di uscita della sua condotta
rabile nell’antico speco dell’Acqua Marcia e sulla de- allo stesso livello del castellum, non gli sarebbe arriva-
terminazione di una pendenza media di tale acque- ta in casa nemmeno una goccia d’acqua, qualunque
dotto. Sulla base di questi dati e di un confronto con fosse il diametro del suo calice. Colui poi a cui l’acqua
i dati di Frontino, il valore massimo ammissibile per la arrivava in casa a 1 metro sotto il livello del castellum,
quinaria risultava di 27 m3/24h, contro i 60 m3/24h di ne riceveva evidentemente meno di chi, alla stessa di-
Rondelet. stanza e con una tubazione dello stesso diametro, si
Altre critiche alle teorie di Rondelet vennero espres- trovava a 2, 3 o 4 metri più in basso” 13. In altre parole,
se nel 1875 dall’ing. Eugène Belgrand, che era il di- ciò che conta non è solo il dislivello tra la superficie
rettore delle Acque e delle Fognature di Parigi. Par- dell’acqua e il punto di prelievo, ma il dislivello totale
lando dei calici, Belgrand dice: “Rondelet ha cercato tra la superficie libera e lo sbocco finale al punto di
di dimostrare che gli orifizi di queste prese d’acqua utilizzazione.
erano degli strumenti di misura; questo è un errore, Un commentatore che non si poneva certo scrupoli di
tuttavia ho riportato nella tabella seguente la portata cortesia nei confronti dei colleghi fu l’ingegnere ameri-
11 “Brevi notizie sull’Acqua Pia (Antica Marcia)”, 1872. Lo scritto può essere attribuito all’ing. Blumensthil che diresse i lavori per il ripristino
dell’Acqua Pia.
12 “Rondelet a cherché à démontrer que ces orifices de prise d’eau étaient des appareils de jauge; c’est une erreur, j’ai néanmoins donné, dans le
tableau suivant, le débit qu’il leur attribue”. Belgrand 1875, p. 84.
13 “La conduite, partant du château d’eau et aboutissant chez le concessionnaire, était branché sur l’extrémité du calice lui-même, sans solution de
continuité. Les personnes les plus étrangères à la science de l’hydraulique comprendront sans peine qu’avec cette disposition il n’y avait pas de
jaugeage. Si un concessionnaire maladroit avait placé l’orifice de sortie de sa conduite au niveau du château d’eau, il ne serait pas arrivé une goutte
d’eau chez lui, quel que fut le diamètre de son calice. Celui chez lequel l’eau arrivait à 1 mètre au-dessous du château d’eau, en recevait évidemment
moins que celui qui, à la même distance et avec une conduite de même diamètre, se trouvait placé à 2, 3 et 4 mètres plus bas.” Belgrand 1875, p. 85.
14 Herschel 1973, p. 183: “A question about which probably more nonsense has been written, or rather repeated or compiled, than about many
other”; “Belgrand had not the courage of his convictions in making up his tables”
15 Par. 35: “Memineramus omnem aquam, quotiens ex altiore loco venit, et intra breve spatium in castellum cadit, non tantum respondere modulo
suo, sed etiam exuperare. Quotiens vero ex humiliore, id est minore pressura, longius ducatur, segnitia ductus modum quoque deperdere. Ideo
secundum hanc rationem aut onerandam esse erogatione aut relevandam”.
16 Erone di Alessandria, Dioptra 31.
17 Nella sua pubblicazione del 1930, Di Fenizio rivendicherà di aver raggiunto fin dal 1916 la conclusione “che l’attuale acquedotto Vergine ha una
portata certamente non superiore all’acquedotto Vergine antico che funzionava contemporaneamente all’Appio.”
posto, è chiaro che il minimo battente ammissibile è Di Fenizio ripropone anche l’ipotesi di Rondelet se-
il raggio del maggiore modulo legale (Centenumvice- condo cui la portata dei canali a pelo libero poteva es-
num)” 18, cioè 11,5 cm (Fig. 5). sere misurata congegnando apposite paratìe che pro-
ducessero un battente standard equivalente a quello
Di Fenizio si prende anche la cura di giustificare cau-
usato per i calici, e questo particolare argomento vie-
tamente la sua propensione ad aggiungere ‘cinque
ne più ampiamente trattato in una breve pubblicazio-
o sei millimetri’ a tale valore così da portarlo a 12
ne successiva (Di Fenizio 1930). Basandosi sull’assunto
cm tondi (Fig. 6). Viene da sorridere sull’attenzione
che il battente standard fosse di 12 cm e conoscendo
inverosimile portata a tali minuti dettagli, mentre si
le dimensioni del calice della quinaria, Di Fenizio cal-
sottace del ben più cospicuo problema (già sollevato
cola che la portata della quinaria stessa fosse equiva-
dal Belgrand) rappresentato dal mancato controllo
lente a 0,48 litri/sec (41,5 m3/24h). Questo valore viene
dell’altezza dello sbocco del condotto all’utenza, ciò
confermato in uno studio successivo 19 condotto su un
che poteva comportare dislivelli dell’ordine di qual-
tratto di canale ancora esistente dell’acqua Marcia vi-
che metro. Di Fenizio in realtà ha un intero paragra-
cino a Roma. Misurando le dimensioni e la pendenza
fo intitolato ‘Sulla conoscenza dell’influenza del di-
del canale e assumendo che funzionasse a pieno ca-
slivello totale fra la presa e la bocca di erogazione di
rico (cioè con l’acqua che raggiungeva quasi il tetto
una condotta per tubi’, ma metà del paragrafo tende
del condotto), Di Fenizio ottiene una portata di 1.410
a dimostrare che Plinio (non necessariamente Fron-
litri/sec che, rispetto alle 2.944 quinarie misurate da
tino) aveva questa conoscenza, mentre l’altra metà
Frontino, dà proprio un valore di 0,48 litri/sec per ogni
riporta il già citato par. 35 (v. nota 14) in cui però l’at-
quinaria. Una coincidenza senza dubbio impressio-
tenzione di Frontino è ancora una volta concentra-
nante, viste le incertezze dei dati di partenza.
ta sul livello della presa (ex altiore/humiliore loco),
non su quello dello sbocco. Di Fenizio riconosce che Ancora nel 1947 20, l’instancabile Di Fenizio ci ricorda
Frontino non parla mai di un battente fisso e tanto di aver iniziato i suoi studi “circa 38 anni addietro, ap-
meno ne specifica l’altezza, ma suggerisce che que- pena qualche mese dopo aver avuto l’onore di essere
sto avviene perché in realtà il valore del battente do- assunto in servizio al Comune di Roma, in seguito a
veva essere noto a tutti, una spiegazione che lascia Concorso nazionale” e ribadisce le sue tesi favorite, con
alquanto perplessi. l’aggiunta di qualche prudente caveat. Così ammette,
21 Ashby 1935.
22 Hodge 1992.
23 Hodge 1984, 1991.
24 Del Chicca 2004, p. 292.
25 Rodgers 2004.
26 An administrator’s hydraulics (Rodgers 1991).
27 Rodgers 1986, 1991.
Come accennato all’inizio, si può fare qui solo una dell’acquedotto. In generale, si ha l’impressione che
breve menzione degli studi che non si basano sul- questi studi tendano ad accreditare agli acquedot-
le fonti letterarie, ma su dati materiali ricavabili dai ti romani portate inferiori a quelle deducibili dalle
resti archeologici. In pratica, conoscendo la ‘sezione fonti letterarie.
bagnata’ di un canale a pelo libero, la sua pendenza
Come possiamo dunque risolvere il quesito iniziale su
e le sue caratteristiche costruttive, si può calcolare la
quanta fosse l’acqua che arrivava davvero a Roma? Io
portata del canale stesso (l’approccio usato dall’au-
credo che dobbiamo rassegnarci a rinunciare ai nostri
tore delle Brevi note sull’acqua Pia e dal Di Fenizio
criteri di scientifica precisione e cercare invece di ade-
per l’acqua Marcia). Bisogna notare tuttavia che
guarci noi alla mentalità di un antico romano. Tutto
anche l’approccio scientifico-archeologico soffre di
quello che possiamo fare è adottare la quinaria in
molte incertezze sui dati di partenza e produce am-
tutta la sua approssimazione e considerare appunto
pie variazioni nei risultati. Ad ogni modo, Blackman
quanto fosse grande il fiume di quinarie che arrivava-
30
ha calcolato la portata dei quattro maggiori ac-
no a Roma: la Fig. 8 ce ne dà un’idea assolutamente
quedotti di Roma ottenendo un valore che, rappor-
esatta, se crediamo almeno nella capacità di Frontino
tato alle quinarie di Frontino, dà il risultato di 32,8
di misurare superfici e se non pretendiamo di sapere
m3/24h per ogni quinaria, valore che l’autore giudica
a che velocità si muoveva tutta quell’acqua (proprio
in modest agreement con quello del Di Fenizio (41,5
come generalmente fa chi ammira ‘un gran fiume’). E
m3/24h). Fahlbush31 ha calcolato per sette degli ac-
possiamo anche noi stupirci e rimanere ammirati per-
quedotti romani, valori di quinaria che vanno da un
ché, comunque la si voglia giudicare, è pur sempre una
minimo di 21 a un massimo di 38 m3/24h, a seconda
quantità ‘grande’.
30 Blackman 1979.
31 Fahlbush 1982.
Belgrand E, 1875. Les travaux souterrains de Paris II / Première Hodge T, 1984: How did Frontinus measure the quinaria?, Am J
partie : Les eaux / Introduction: Les aqueducs romains. Paris : Archaeol 88: 205-216.
Dunod.
Hodge T (ed.), 1991: Future currents in aqueduct studies. Francis
Blackman DR, 1978: The volume of waters delivered by the four Cairns, Leeds, UK.
great aqueducts of Rome. Papers Brit Sch Rome 46: 52-72.
Hodge T, 1992: Roman aqueducts and water supply. Duckworth,
Brevi notizie sull’Acqua Pia (Antica Marcia) ricondotta in London.
Roma da una Società Romana l’anno 1870, pp.131, Tipografia
Cuggiani, Roma 1872. Loffi SG, 2007. Piccola Storia dell’Idraulica.
Bruun C, 1991: The water supply of ancient Rome; a study of Morgan MH, 1902. Remarks on the water supply of ancient
Roman imperial administration. Finnish Soc. Sciences and Rome. Am Philol Assoc Trans Proc 33: 30-37.
Letters, Helsinki.
di Vania Straccali
SUMMARY Rome is famous for sites like the Colosseum, Sistine Chapel, St. Peter’s and Piazza Navona. While vi-
siting these places people are often not aware of the fact that the biggest archaeological museum in the world
is to be found under their feet.
Members of the Cultural Organisation “Centro Ricerche Speleo Archeologiche Sotterranei di Roma” study the
underground world of Rome, Italy and sometimes do projects abroad. Every member has at least followed the
beginner’s course in which the basic technical competences in speleo-archaeology are acquired, both in theory
and practice. Once the exam is passed successfully one can choose in which of the many research projects to par-
ticipate, a.o. mapping the Cloaca Maxima; studying the hydraulic system, underground roads and passageways
of Hadrian’s Villa in Tivoli; documenting the ditches and hypogea in the Etruscan area of Formello and Veii; ex-
ploring the many aqueducts that carried water into Rome.
More information is to be found on www.sotterraneidiroma.it
V
i è capitato sicuramente mille volte di cam- da molte sorgenti, e una di queste, una delle più im-
minare per Roma e scoprire ancora qualche portanti, è nata proprio qui a Roma.
angolo nascosto, qualche rudere non ben
In questo momento sono convinta che ad ognuno di
identificato oppure approfondire le vostre
voi vengono alla mente le immagini di grande valore
conoscenze di Roma antica per potervi cimentare
storico-artistico di Roma: il Colosseo, la Cappella Sisti-
come esperto cicerone “fai da te” per qualche ami-
na, Fontana di Trevi, Piazza Navona, San Pietro, Trini-
co o parente “forestiero”, e ristupirvi per l’ennesima
tà de’ Monti ma il più grande museo archeologico del
volta delle bellezze archeologiche che vi circondano,
mondo è appena qualche metro sotto i nostri piedi, un
riviste attraverso i loro occhi e il loro stupore .... la
patrimonio ancora oggi spesso sconosciuto agli stessi
nostra cultura è quella che domina il mondo da
abitanti della Roma moderna, ignari del
oltre duemila anni, cultura e civiltà
fatto che, sollevando un tombino
che è sgorgata
nel cortile del proprio
Giovedì 5 – venerdì 6 novembre 2009, ore 9.00 Ragnar Hedlund (Svenska Institutet i Rom), Where
British School at Rome - Via Gramsci, 61 Propaganda Ends: structures and dynamics in
Convegno internazionale Roman visual arts.
“Bread for the People: a Colloquium on the
Archaeology of Mills and Milling” Lunedì 16 – mercoledì 18 novembre, ore 9.30
École française de Rome - Piazza Navona, 62
Mercoledì 11 novembre 2009, ore 18.00 Convegno internazionale:
British School at Rome - Via Gramsci, 61 “Archéologie des huiles et huiles parfumées en
BSR Lecture Méditerranée occidentale et en Gaule (VIIIe s. av. –
“How the Minerva Medica got its name: Pirro Ligorio VIIe s. ap. J.-C.)”
and Roman toponymy” (Ian Campbell - Edinburgh
College of Art) Sabato 21 novembre – domenica 22 novembre 2009
Primo Congresso Telematico
Venerdì 13 novembre – Sabato 14 novembre Il Centro Ricerche Speleo Archeologiche di Sotterranei
2009, ore 9.00 di Roma parteciperà al IV Congresso di Archeologia
CNR - P.le Aldo Moro, 7 (sala conferenze) del Sottosuolo in diretta su Napoli Underground
Tempio di Adriano - Piazza di Pietra Channel con un contributo sull’esplorazione
Convegno internazionale dell’acquedotto Vergine; a partire dalle ore 10.00
“L’identità dei luoghi fra turismo e conservazione. Per inizieranno le trasmissioni degli interventi
una valorizzazione sostenibile dei centri storici” (Primo Congresso Telematico).
Lunedì 16 novembre 2009, ore 17.00 Tema del convegno: “Le acque del passato: opere
Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana - idrauliche dall’antichità al XX secolo”
Via Napoleone III, 1
Incontri AIAC
Mercoledì 25 novembre 2009, ore 18.00
“Le forme della propaganda”
British School at Rome - Via Gramsci, 61
BSR Lecture
(moderatrice: Josephine Quinn, University of Oxford)
“…in una vignia de uno gentile homo Romano…”:
Erika Manders (Reale Istituto Neerlandese a
il luogo della scoperta del Laocoonte” (Antonella
Roma – Radboud Universiteit Nijmegen), Images
Parisi - Archivio di Stato di Roma e Rita Volpe -
of power: the representation of third-century
Sovraintendenza Comunale ai Beni Culturali).
emperors on imperial coinage.
Lauren M. Kinnee (American Academy in Rome
New York University Institute of Fine Arts), The
Trophy Tableau Monument in Rome: From Marius
to Caecilia Metella.