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L’economia pubblica giustifica l’intervento dello Stato nell’economia in presenza di fallimenti del
mercato
Adam Smith: fondatore dell'economia politica. 1859 viene pubblicato un libro importante per la
scienza moderna → l'origine della specie di Darwin
Pareto- efficienza o efficienza allocativa : una data allocazione delle risorse è efficiente se non è
possibile modificarla in un modo da aumentare il benessere di almeno un individuo senza ridurre
quella di qualcun altro. Se siamo in presenza di un'allocazione che soddisfa il criterio di efficienza
tale allocazione prende anche il nome di ottimo paretiano.
Il concetto di ottimo paretiano è applicabile in tutti i casi in cui c'è una contrattualizzazione, non
fornire alcuna indicazione sull'equità della situazione.
Se siamo in presenza di un'allocazione che non soddisfa il criterio di Pareto-efficienza, tramite
adeguate politiche di intervento dirette a modificarla sarà possibile ottenere un cosiddetto
miglioramento paretiano: accrescere il benessere di almeno un individuo senza peggiorare quello
di nessuno altro.
Le curve di indifferenza si toccano tra loro se abbiamo un ottimo paretiano
un’economia in cui le risorse vengono allocate in mercati perfettamente concorrenziali garantisce
l’ottimo di First best (primo rango)
***Esistono due individui che agiscono come consumatori, due imprese che agiscono come
offerenti e che producono due diverse merci (una ciascuna) impiegando entrambe due fattori di
produzione. Supponiamo quindi che esistano solo due individui, A e B (Paolo e Maria), due soli
input produttivi K e L, e due sole merci X e Y, prodotte rispettivamente da due imprese.
Allocazione significa che i due individui devono trovare un modo di dividere tra loro le quantità
disponibili dei due beni. Esiste una allocazione iniziale dei beni: gli individui scambiano tra loro in
modo da raggiungere una allocazione che sia preferita da almeno uno dei due***
Si tratta di un criterio individualistico, e non fa riferimento a principi di equità.
[curva di indifferenza: insieme di panieri (insieme di beni) rispetto ai quali l'individuo è
indifferente ]
[saggio marginali di sostituzione: inclinazione della curva di indifferenza, l'inclinazione cambia
in base al punto in cui ci troviamo ( inizio più ripida poi più piatta) → rapporto tra variazioni della
quantità consumate dai soggetti cioè quante unità di un bene devo rinunciare per acquisire un
unità in più di un altro bene e rimanere indifferente SMSXY = ΔY / ΔX → SMS decrescente la curva
diventa più piatta. PX/PY=SMSXY .]
Le curve di indifferenza dei due soggetti sono tra loro tangenti e quindi hanno la stessa
inclinazione. L'inclinazione di una curva di indifferenza in un dato punto è misurata dal saggio
marginale di sostituzione in quel punto, questa condizione deve valere in corrispondenza di un
ottimo paretiano:
SMSAXY = SMABXY
.
Per un dato individuo, il saggio marginale di sostituzione è pari al rapporto tra le unità marginali
dei beni, al condizione per avere un ottimo paretiano nello scambio: UMAX/UMAY = UMBX/UMBY
Modello delle dotazioni iniziali: supponiamo che il nostro individuo non abbia un reddito fisso
Scatola di Edgeworth (diagramma utile per mostrare tutte le preferenze dei due individui per i
due beni, la dotazione iniziale dei beni, tutte le possibili allocazioni finali dei beni; All’interno della
scatola sono rappresentabili tutte le allocazioni possibili di X ed Y tra i due consumatori, la
lunghezza degli assi è determinata dala quantità di x e y che i due soggetti posseggono alle
dotazioni iniziali).
In ogni scatola di Edgeworth corrispondente a un'economia di baratto vi sono infiniti punti di
tangenza e tutti soddisfano la condizione di uguaglianza tra i saggi marginali di sostituzione degli
individui.
La curva dei contratti La curva che unisce tutte le combinazioni di x ed y in corrispondenza dei
punti di tangenza tra le curve di indifferenza dei 2 consumatori. E’ agevole dimostrare che le
combinazioni individuate lungo curva dei contratti sono Pareto ottimali, mentre quelle al di fuori
non lo sono.
Per ogni singola impresa il saggio marginale di sostituzione tecnica è pari al rapporto tra le
produttività marginali dei fattori : PMXL / PMXK = PMYL / PMYK.
La curva di trasformazione o frontiera delle possibilità produttive indica tutte le combinazione dei
due beni X e Y che possono essere prodotte tramite un'allocazione efficiente dei fattori produttivi,
dunque è l'equivalente della curva dei contratti ( ogni punto della prima corrisponde a un dato
punto sulla seconda). Spostandosi dunque da un punto ad un altro sulla curva di trasformazione,
se la produzione di un bene aumenta, quella dell'altro bene deve necessariamente diminuire.
Ciò dipende dall'assunzione di rendimenti decrescenti dei fattori di produzione, per cui
all'aumentare dell'impiego del fattore la sua produttività marginale diminuisce.
L'inclinazione della curva di trasformazione in ogni suo punto è detta saggio marginale di
trasformazione e rappresenta quanto è necessario rinunciare alla produzione del bene Y per
aumentare di un'unità la produzione del bene X.
Il saggio marginale di trasformazione può anche essere definito come il costo-opportunità del
bene X in termini del bene Y.
La condizione che deve essere soddisfatta per ottenere una combinazione efficiente nella
produzione dei due beni X e Y è quella in corrispondenza del quale il saggio marginale di
trasformazione uguaglia i saggi marginali di sostituzione di ciascun consumatore.
SMTXY = SMSAXY= SMSBXY → CMx / CMY = UMAX / UMAY = UMBX/ UMBX
L’equilibrio competitivo, oltre a generare una distribuzione non equa, potrebbe anche condurre ad
una configurazione del sistema economico Pareto sub-ottimale. In altri termini il primo teorema
fondamentale potrebbe, in certe situazioni, non realizzarsi.
In questi casi parliamo di Fallimenti del Mercato
I principali casi di fallimento del mercato si verificano in presenza di: Beni Pubblici , Esternalità,
Asimmetria informativa , Strutture di mercato mono-oligopolistiche, Disoccupazione di lungo
periodo.
Il primo teorema fondamentale ha tra i suoi assunti che tutti i beni scambiati nel sistema
economico abbiano natura privatistica.
Un Bene Privato Puro è caratterizzato da due proprietà:
Rivalità nel consumo e Escludibilità
In un sistema economico reale sono spesso presenti Beni Pubblici Puri caratterizzati da due
diverse proprietà:
Assenza di rivalità nel consumo: una volta reso disponibile il bene, il costo marginale dovuto al
consumo di tale bene da parte di ogni individuo aggiuntivo è pari a zero.
Assenza di escludibilità (tecnica e economica) : una volta reso disponibile il bene, è impossibile p
molto costoso escludere qualcuno dal suo consumo.
Nei beni pubblici impuri queste caratteristiche non sono presenti in maniera contemporanea o lo
sono solo parzialmente.
Nella terminologia economica, il concetto di bene pubblico non è collegato a chi lo possiede ma
alle sue caratteristiche, nel linguaggio comune per bene pubblico si intende di proprietà dello
stato. Non è detto che i beni privati siano necessariamente forniti dal settore privato: è possibile
che sia lo stato a rendersi produttore di questi beni; in maniera speculare i beni pubblici non sono
necessariamente forniti dal settore pubblico: anche i privati possono provvedere a erogare servizi
che per loro natura sono considerati beni pubblici.
Il mercato privato raramente provvede alla fornitura di beni pubblici , in quanto è difficile per un
privato trarre profitto dalla loro fornitura.
Il primo teorema del benessere viene a meno in presenza di beni pubblici, in quanto prevede che
le imprese fissino un prezzo pari al costo marginale: poiché nella produzione dei beni pubblici il
costo marginale è pari a zero, le imprese non possono fissare un prezzo pari a zero.
Nel garantire la fornitura di questi beni lo Stato può operare in diversi modi: fornendo
direttamente questi beni; nel pagare un impresa privata affinché li fornisca; nel fornire dei sussidi
affinché le imprese trovino conveniente la loro produzione. In tutti i tre i casi lo stato per
intervenire deve sostenere dei costi.
Il mercato fallisce in quanto la non escludibilità dei beni pubblici genera il problema del free-
riding mentre la non rivalità genera un esternalità positiva
Concorrenza imperfetta:
uno dei capisaldi su cui si fonda il primo teorema fondamentale dell'economia del benessere è la
concorrenza perfetta nei mercati.
Tuttavia nelle economie reali esistono dei mercati di particolari beni dove il numero delle imprese
operanti è relativamente basso.
In questi casi si parla di monopolio se vi è una sola impresa presente sul mercato, o di oligopolio
se il numero delle imprese basso.
Inoltre, esistono mercati nei quali il numero delle imprese è relativamente elevato ma dove
ognuna di queste produce un bene differenziato dalle altre cosicché la curva di domanda del
prodotto non è perfettamente elastica. Anche in questo caso, che viene definito concorrenza
monopolistica, le imprese possono autonomamente influenzare il prezzo del prodotto.
Quando la concorrenza perfetta viene meno, le imprese posseggono un certo grado di potere di
mercato e sono in grado di influenzare il prezzo: conseguentemente il primo teorema
fondamentale dell'economia del benessere non è applicabile e le economie di mercato cessano di
essere Pareto- efficienti.
Le ragioni per cui nei mercati possono venire a crearsi situazioni di concorrenza imperfetta sono
molteplici: in alcuni casi esistono barriere all'ingresso, spesso sotto forma di costi avviamento.
In altri casi possono essere le spese di trasporto a impedire la perfetta concorrenza fra imprese
situate in luoghi diversi. In tutte queste situazioni l'efficienza economica non viene raggiunta
spontaneamente e lo Stato può intervenire per correggere queste imperfezioni e promuovere la
concorrenza favorendo l'entrata nel mercato di altre imprese.
Monopolio Naturale
Un caso particolare in cui la concorrenza perfetta viene meno è rappresentato dal monopolio
naturale. Questa forma di mercato emerge quando una singola grande impresa è in grado di
produrre l'intera quantità domandata a costi inferiori rispetto a un insieme di imprese più piccole.
Questo avviene poiché la curva dei costi medi dell'impresa è decrescente e, di conseguenza, è
conveniente che sia una sola impresa a soddisfare l'intera domanda. In presenza di un monopolio
naturale sembrerebbe ottimale che fosse una sola impresa a operare nel mercato: cosi facendo
potrebbe abbattere i costi medi e ottenere una produzione efficiente. Di contro però, un operatore
privato sarà portato comunque a sfruttare la sua posizione di monopolista, fissando un prezzo che si
discosta dal costo marginale e violando la condizione di efficienza prevista dal primo teorema
dell'economia del benessere. Di conseguenza anche in questo caso lo Stato deve intervenire, ad
esempio assumendo il monopolio della produzione in proprio, per fissare direttamente il prezzo a
cui vendere il bene.
Le esternalità
La redistribuzione
Oltre alla funzione allocativa lo Stato svolge una seconda funzione, quella redistributiva.
la redistribuzione del reddito (correttivi dello Stato per una più equa distribuzione), mira a garantire
un livello di reddito e di ricchezza nel mercato, quindi di garantire una maggiore equità all’interno
della società. Tale funzione statale può distinguersi a seconda dello scopo: redistribuzione a fini
economici (trasferimenti alle imprese, esenzioni fiscali, finanziamenti agevolati), con la
motivazione di cattivo funzionamento del mercato, povertà risorse naturali o nell’arretratezza di
alcune regioni; redistribuzione per fini sociali, svolta a favore dei cittadini con la giustificazione
nella necessità di ridimensionare le differenze tra i redditi dei singoli. La redistribuzione si realizza
con il bilancio pubblico. Vi sono interventi allocativi che hanno anche effetti redistributivi.
Spesa pubblica
La spesa pubblica determina complessi effetti redistributivi di carattere verticale ( tra cittadini con
diverso reddito), orizzontale ( tra cittadini di pari reddito e diverse condizioni economico/familiari),
generazionale (tra cittadini di diversa età) e territoriale.
L'imposizione fiscale
Lo Stato finanzia il proprio programma di spesa soprattutto con le risorse provenienti dai tributi ,
fra cui figurano le imposte, oppure facendo ricorso debito pubblico. L'imposta è un prelievo
coattivo che non ha corrispondenza diretta con la prestazione di un servizio. Dal punto di vista degli
individui, l'imposta, non essendo collegata ad alcuna prestazione, non è un prezzo; si tratta infatti di
un mezzo di copertura del costo dell'attività pubblica nel suo complesso e il parametro al quale si
commisura il prelievo. In generale, infatti, le imposte si applicano a una grandezza economica detta
base imponibile tramite la cosiddetta aliquota . Il trasferimento di risorse dal contribuente allo Stato
rappresenta il gettito fiscale. Tale prelievo determina una riduzione del benessere del cittadino
poiché gli sottrae potere d'acquisto e lo induce a diminuire il consumo di tutti i beni normali.
L'imposta genera quindi un effetto di reddito. Inoltre le imposte modificano i prezzi relativi
verificandosi il cosiddetto effetto di sostituzione, l'imposta è inefficiente perché i prezzi relativi
non sono più quelli di mercato; vengono alterate le condizioni di efficienza paretiana. La perdita di
utilità imputabile all'effetto sostituzione viene detta eccesso di pressione intendendo con questo
termine il sacrificio addizionale rispetto a quello derivante dall'effetto di reddito. Le imposte che
determinano il solo effetto reddito sono considerate efficienti. Nel mondo reale le uniche imposte
che hanno questa caratteristica sono le imposte a somma fissa uniformi, vale a dire imposte che
gravano sui contribuenti in quanto cittadini, in misura eguale per tutti. Se, da un lato, non
producono alcun effetto sostituzione, dall'altro hanno effetti distributivi, in quanto gravano in
misura più elevata sui poveri. In alternativa, lo stato utilizza delle imposte legate al reddito, ma sono
distorsive perché modificano le scelte del lavoratore incidendo sull'offerta di lavoro. È possibile
misurare gli effetti distorsivi di un'imposta tramite il confronto con un'imposta a somma fissa: un
risultato noto come teorema di Barone.
La stabilizzazione
Beni di merito
Lo Stato valuta che un certo bene sia consumato troppo o troppo poco e dunque interviene per
incentivarne o limitarne il consumo → beni di merito. Dunque lo stato può assumere un
atteggiamento paternalistico e agire per conto dei propri cittadini anche in conflitto con le decisioni
che questi ultimi avrebbero preso. Lo stato quando fornisce un bene meritorio, rispetta le preferenze
degli individui, correggendo comportamenti che sono per gli stessi individui non ottimali. Una delle
ragioni per cui possono emergere comportamenti di questo tipo è che gli individui non sono in
grado di valutare le conseguenze di lungo termine (atteggiamento “miope”), oppure per i modi
veloci e approssimativi adottati dagli individui per prendere le decisioni che possono condurre a
errori, distorsioni e risultati sub-ottimali; l'ultima spiegazione è relativa alle scelte degli individui
effettuate in presenza di una dissonanza cognitiva, quando le preferenze, credenze e opzioni di
scelta contrastano funzionalmente tra loro.
La frontiera in second-best
In società diverse si può porre un'enfasi diversa sull'equità e sull'efficienza: in una società dove
prevalgono dei valori di tipo rawlsiano si privilegerà la prima, in una dove invece, dominano valori
di tipo benthamiano si porrà l'accento sulla seconda. In ogni caso, l'ottimo sociale prescelto è
sempre un ottimo paretiano. Questo non è possibile in economie di second-best, nelle quali il
pianificatore sociale non conosce le dotazioni iniziali degli individui, e non può ricorrere alle
imposte a somma fissa personalizzata per redistribuire risorse: si usano perciò imposte distorsive.
La frontiera delle possibilità di utilità in second-best non ha la stessa forma del first-best, né la
stessa interpretazione, perché non possiamo più dire che i profili su di essa corrispondono agli
ottimi paretiani ( a volte si dice che i profili sulla frontiera di second-best sono ottimi paretiani
vincolati). Partendo dal profilo che corrisponde all'equilibrio di laissez-faire, quello generato dalle
dotazioni iniziali non modificate dalle imposte, è possibile redistribuire risorse da un soggetto
all'altro e individuare via via la massima utilità che l'uno può acquisire dato un livello di utilità per
l'altro. Questo processo permette di costruire una frontiera tutta interna a quella di first-best tranne
che per il profilo laissez-faire che appartiene a entrambe. La frontiera di second-best non è
tipicamente simmetrica, a prescindere dalla circostanza che i soggetti abbiano o meno la stessa
funzione d'utilità.
BENI PUBBLICI
Il primo teorema dell'economia del benessere afferma che, sotto determinate condizioni,
ogniqualvolta esista un equilibrio concorrenziale, l'allocazione delle risorse che ne deriva è Pareto-
efficiente, ovvero, soddisfa le condizioni di efficienza nello scambio e nella produzione. In altre
parole, l'allocazione che scaturisce da un sistema concorrenziale è tale da garantire l'uguaglianza per
tutti gli individui dei rapporti di scambio psicologici tra beni con i corrispondenti rapporti di
scambio tecnologici, per cui i prezzi relativi prevalenti riflettono le condizioni di scarsità che
caratterizzano la produzione e non è possibile incrementare il benessere di un individuo senza
ridurre quello di un altro. Tale risultato è raggiunto attraverso la determinazione di un sistema dei
prezzi, uguale per tutti gli individui, che riflette il costo marginale di produzione di tutti i beni
scambiati nel sistema economico. Questo sistema dei prezzi agisce come un meccanismo di
razionamento. Il consumo di un bene da parte di un individuo riduce inevitabilmente le possibilità
di consumo degli altri. I beni che godono di questa proprietà si dicono rivali nel consumo. Il
sistema dei prezzi è in grado di precludere il consumo di determinati beni a tutti quegli individui
che non sono disposti a sostenerne il relativo onere: i beni che hanno questa caratteristica si dicono
escludibili. I beni che godono simultaneamente della rivalità nel consumo e della escludibilità sono
detti beni privati oppure beni di consumo individuale. Per tali beni, primo teorema dell'economia
del benessere indica le condizioni per un'allocazione Pareto efficiente. Al contrario, i beni che non
godono delle suddette proprietà vengono detti beni pubblici. (Samuelson) i beni pubblici sono quei
«beni di consumo collettivo dei quali tutti godono in comune, nel senso che il consumo di ogni
individuo non comporta alcuna sottrazione al consumo dello stesso bene da parte di tutti gli altri
individui. Per questa categoria di beni un'allocazione Pareto-efficiente richiede condizioni diverse
da quelle imposte dal primo teorema dell'economia del benessere. I beni pubblici le cui possibilità
di consumo dipendono anche dal numero di individui che vi hanno accesso sono detti beni
pubblici congestionabili.
La non rivalità nel consumo e la non escludibilità derivano essenzialmente da caratteristiche
tecnologiche. La fornitura efficiente di un bene pubblico e quella per cui si verifica l'uguaglianza
tra costo marginale e somma delle disponibilità a pagare di tutti gli individui interessati al
consumo di quel bene.
L'aspetto centrale del modello di Lindahl è che, in presenza di beni pubblici e privati, i consumatori
basano le loro decisioni di acquisto sul reddito individuale dei prezzi relativi e sulla quota del costo
di produzione dei beni pubblici che ciascuno deve pagare. È possibile definire un equilibrio nel
quale la somma delle quote pagate dai consumatori/contribuenti copre esattamente il costo di
produzione dei beni pubblici e tutti ne domandano la stessa quantità. In tal caso, nonostante
l'esistenza di beni non escludibili e non rivali nel consumo, l'allocazione che ne deriva è Pareto-
efficiente, dato che la condizione di Samuelson è soddisfatta.
Nell'introduzione abbiamo detto che i beni pubblici possono essere forniti da soggetti sia pubblici
che privati. Le problematiche inerenti la congettura Wicksell-Samuelson diventano particolarmente
rilevanti nel caso di fornitura privata di beni pubblici, infatti, la non rivalità e la non escludibilità
generano incentivi distorti quando gli agenti economici prendono i prezzi come dati e questo
solitamente conduce a un'allocazione inefficiente delle risorse. Per ogni consumatore l'acquisto di
una certa quantità di bene pubblico arreca beneficio non solo a se stesso, ma anche all'altro
soggetto. Questa connessione sul piano delle preferenze, assente nei beni privati, pone i due
consumatori in una situazione di interazione strategica. La teoria dei giochi → può essere
conveniente analizzare il comportamento di ciascun consumatore assumendo che la scelta dell'altro
sia data. L'equilibrio di Cournot-Nash di riscontra quando le scelte dei due soggetti sono
mutuamente compatibili, ovvero quando la scelta di ciascuno è la miglior risposta alla scelta
dell'altro. Tra le alternative, quella ottima, vale a dire quella che massimizza la funzione di utilità si
trova in corrispondenza della curva di indifferenza di livello più elevato. Trovando di volta, in
volta, la funzione di miglior risposta, detta anche funzione di reazione.
Solitamente esiste un'infinita di allocazioni efficienti per le quali le curve di indifferenza degli
agenti coinvolti risultano tra loro tangenti. La scelta di quale allocazione efficiente selezionare si
concretizza in un problema di massimizzazione del benessere sociale che prevede un trade-off tra il
benessere dei due individui. Gli individui scelgono in maniera privatistica la quantità di beni
pubblici da acquistare. Se la fornitura di beni pubblici si avvale del canale privato, è molto
probabile che il livello totale di produzione di tali beni sia inferiore rispetto a quello efficiente e ciò
perché l'incentivo che ogni agente ha di avvalersi dei beni di consumo collettivo finanziati o erogati
dagli altri evitando di sborsare risorse proprie.
Le questioni attinenti alla fornitura e al finanziamento dei beni pubblici sono spesso richiamate
nella discussione relativa alle risorse o beni comuni (commons). Hardin esamina una serie di
fenomeni attinenti all'utilizzo collettivo di una data risorsa, ovviamente scarsa, nei quali la «tragica»
tensione tra interessi privati e interessi sociali può portare inevitabilmente alla distruzione o
all'esaurimento della risorsa stessa. Hardin sostiene che è necessario adottare un sistema di mutua
coercizione condiviso da tutti gli individui che impedisca ai singoli di trattare l'ambiente e le risorse
della terra come dei commons. Un ulteriore fronte aperto nell'ampio dibattito sui commons è quello
relativo all'assetto istituzionale più efficiente per la gestione di questo tipo di beni. Da una parte, la
gestione delle risorse comuni dovrebbe essere affidata a un'autorità centrale di governo magari lo
Stato -dotata di poteri coercitivi. In alternativa, la tragedia dei beni comuni potrebbe essere evitata
attraverso la privatizzazione di tali risorse.