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Teoria del secondo ordine

(revisione 8-2-2009)
Introduzione del problema
In regime elastico le azioni interne e le tensioni sono proporzionali ai carichi applicati. Se le
deformazioni sono piccole, come risulta in pratica per le normali strutture in condizioni di esercizio,
le deformazioni non influenzano i valori delle azioni interne che quindi possono essere calcolate
sullo schema della struttura indeformata (Fig. 1a).

Fig. 1
Se invece le deformazioni sono di maggiore ampiezza (Fig. 1b), le azioni interne andrebbero
calcolate sullo schema della struttura deformata.
Nella sezione di ascissa z, il taglio V(z) e l’azione assiale N(z) si scrivono:
V(z) = Q cos ϕ
N(z) = Q sin ϕ
La differenza diventa più evidente se sull’asta agisce anche una forza assiale di compressione (Fig.
2a) che incrementa il momento flettente di Py o una forza assiale di trazione (Fig. 2b) che lo
diminuisce.

Fig. 2

1
La teoria che opera tenendo conto della geometria della struttura deformata viene chiamata Teoria
del secondo ordine, mentre la teoria classica viene chiamata Teoria del primo ordine.

Si precisano meglio le ipotesi alla base della teoria del secondo ordine:
a) la configurazione deformata viene presa in considerazione solo per quanto riguarda l’effetto della
forza assiale sul momento flettente; si trascurano invece le variazioni di lunghezza delle aste nel
calcolo delle reazioni vincolari (in Fig. 3 R=M/L anzichè R=M/(L-ΔL).

Fig. 3
b) si ritiene ancora valida l’ipotesi di Bernoulli sulla conservazione delle sezioni piane durante la
flessione.
c) si ritiene trascurabile la deformazione per taglio, ipotesi che viene rimossa in casi particolari.
d) si resta nel campo delle piccole deformazioni (il taglio e l’azione assiale si calcolano quindi con
la teoria del primo ordine) in cui è lecito assumere:
dy
ϕ= << 1
dz
Anzichè l’espressione completa della curvatura:
d2y
1 dz 2
= 3
r
⎡ ⎛ dy ⎞ 2
⎤ 2

⎢1 + ⎜ ⎟ ⎥
⎢⎣ ⎝ dz ⎠ ⎥⎦
si assume l’espressione semplificata:
1 d2y
=
r dz 2
e quindi l’equazione differenziale della linea elastica di una trave ad asse rettilineo e sezione
costante è formalmente identica a quella usata nella teoria del primo ordine:
d2y M ( z)
2
=−
dz EJ

2
nella quale però M(z) viene calcolato con riferimento alla struttura deformata.

L’asta compressa incernierata agli estremi

Fig. 4
Consideriamo l’asta di Fig. 4a), soggetta al carico assiale P ed al momento di estremità M1. Sotto
l’azione di questo sistema di forze l’asta si deforma come in Fig. 4b).
Calcoliamo l’espressione del momento flettente nella sezione generica di ascissa z:
M (z) = (1 − z / L)M1 + P ⋅ y(z) (1)
Per scrivere questa espressione si è considerato il carico P agente sull’asta deformata, mentre si è
trascurata la deformazione assiale ΔL per calcolare la reazione M1/L.
L’equazione differenziale della linea elastica diviene quindi:
d2y M(z) 1 ⎛ M ⎞
2
=− = − ⎜ M1 − 1 z + Py ⎟
dz EJ EJ ⎝ L ⎠
d2y P M ⎛z ⎞
2
+ y = 1 ⎜ − 1⎟
dz EJ EJ ⎝ L ⎠

P
Ponendo: = α 2 si ha:
EJ
d2y M ⎛z ⎞
2
+ α 2 y = 1 ⎜ − 1⎟
dz EJ ⎝ L ⎠
equazione differenziale lineare, il cui integrale generale si ottiene come somma dell’integrale
generale dell’omogenea associata e di un integrale particolare dell’equazione completa.
L’integrale generale dell’omogenea associata è ben noto in analisi:

3
y = A cos αz + B sin αz
Per l’integrale particolare dell’equazione completa si può provare con una funzione lineare:
y * = Cz + D
Derivando e sostituendo nell’equazione differenziale completa si ottiene:
P M ⎛z ⎞
0+ (Cz + D) = 1 ⎜ − 1⎟
EJ EJ ⎝ L ⎠
Questa uguaglianza è soddisfatta per ogni valore di z se:
M1
PC = PD = −M1
L
L’integrale particolare è quindi:
M1 M
y* = z− 1
PL P
e l’integrale generale dell’equazione completa diviene:
M1 ⎛ z ⎞
y = A cos αz + B sin αz + ⎜ − 1⎟
P ⎝L ⎠
Le costanti arbitrarie A e B si ricavano imponendo le condizioni al contorno:
y(0) = y(L) = 0
M M
y(0) = A − 1 = 0 → A = 1
P P
M M
y(L) = 1 cos αL + B sin αL = 0 → B = − 1 cotgαL
P P
L’equazione della deformata è in definitiva:
M1 ⎛ z ⎞
y(z ) = ⎜ cos αz − cotgαL ⋅ sin αz + − 1⎟ (2)
P ⎝ L ⎠

Fig. 5
Le rotazioni ϕ1 e ϕ2 agli estremi, positive con i versi di Fig. 5, si ottengono derivando:
⎡ dy ⎤ M ⎛1 cos αL ⎞
ϕ1 = ⎢ ⎥ = 1 ⎜ − α ⎟
⎣ dz ⎦ z = 0 P ⎝L sin αL ⎠

⎡ dy ⎤ M ⎛1 α ⎞
ϕ2 = −⎢ ⎥ = − 1 ⎜ − ⎟
⎣ dz ⎦ z = L P ⎝ L sin αL ⎠

4
Conviene trasformare queste espressioni facendo comparire i termini del primo ordine M1/3EJ e
M1/6EJ, cioè le espressioni delle rotazioni in assenza di carico assiale (coefficienti di influenza del
metodo delle forze). Ricordando che P = α2EJ, si ottiene:
M1L ⎧ 3 ⎛ 1 1 ⎞⎫
ϕ1 = ⎨ ⎜ − ⎟⎬
3EJ ⎩ αL ⎝ αL tan αL ⎠⎭

M1L ⎧ 6 ⎛ 1 1 ⎞⎫
ϕ2 = ⎨ ⎜ − ⎟⎬
6EJ ⎩ αL ⎝ sin αL αL ⎠⎭
Ponendo:
⎧ 3 ⎛ 1 1 ⎞⎫ ⎧ 6 ⎛ 1 1 ⎞⎫
I1 (αL) = ⎨ ⎜ − ⎟⎬ I 2 (α L ) = ⎨ ⎜ − ⎟⎬
⎩ αL ⎝ αL tan αL ⎠⎭ ⎩ αL ⎝ sin αL αL ⎠⎭
si può scrivere più brevemente:
M1 L M1L
ϕ1 = I1 ( αL ) ϕ2 = I 2 ( αL )
3EJ 6EJ
Le funzioni I1 e I2 vengono chiamate funzioni di stabilità. Nell’intervallo 0 < αL < π esse assumono
valori positivi maggiori dell’unità e tendono all’infinito al tendere di αL a π. A rigore, trattandosi di
funzioni circolari, la medesima circostanza si verifica per αL = nπ, che però non ha rilevanza
pratica perchè interessa solo il valore più basso del carico critico.
Per αL → π risulta quindi che le rotazioni tendono all’infinito. Naturalmente rotazioni infinite non
sono fisicamente possibili e il risultato analitico dipende dall’aver trascurato, nell’espressione della
curvatura, il termine (dy / dz ) , cioè dall’aver mantenuto l’ipotesi di piccole deformazioni.
2

Si può comunque trarre la seguente considerazione: all’aumentare del parametro αL (e quindi del
carico assiale P), le rotazioni aumentano sempre più rapidamente al tendere di αL a π,
indipendentemente dal valore di M1.
La rigidezza dell’asta tende cioè ad annullarsi quando il carico P tende al valore PE = π 2 EJ / L2

(carico critico euleriano), come si ottiene sostituendo αL = π nell’espressione α 2 = P / EJ .


Da un altro punto di vista, per M1 → 0 e αL → π si ha:
ϕ1 = 0 ⋅ ∞ ϕ2 = 0 ⋅ ∞
espressione indeterminata che può essere interpretata nel modo seguente: in presenza del solo carico
critico P = PE, la deformata dell’asta è indeterminata in ampiezza, cioè può presentarsi con una
configurazione rettilinea o inflessa (biforcazione dell’equilibrio, instabilità).

5
La mensola (solo Teoria e Progetto)

Fig. 6
Ricaviamo l’espressione della rotazione ϕ1 e del carico critico per la mensola (Fig. 6).
L’equazione differenziale della linea elastica si scrive:
EJy" = − M (z) = M 1 + P(f − y)
M1 + Pf
y"+α 2 y =
EJ
L’integrale particolare è una funzione costante: y* = C. Derivando due volte e sostituendo si ha:
M1 + Pf P M + Pf M1
0 + α 2C = cioè C= 1 da cui y* = +f
EJ EJ EJ P
L’integrale generale diviene quindi:
M1
y = A cos α z + B sin α z + +f
P
Imponendo le condizioni al contorno y(0)=0 e y’(0)=0 si ottiene:
⎛M ⎞
A = −⎜ 1 + f ⎟ B=0
⎝ P ⎠
⎛M ⎞
y = ⎜ 1 + f ⎟ (1 − cos α z )
⎝ P ⎠
poichè:
⎛M ⎞
f = y(L) = ⎜ 1 + f ⎟ (1 − cos α L ) si ha:
⎝ P ⎠
M1 1 − cos α L
f= e quindi:
P cos α L
M1 1 − cos α z
y( z ) =
P cos α L
La rotazione all’estremo della mensola è:

6
⎡ dy ⎤ M M L tan α L
ϕ1 = ⎢ ⎥ = 1 α tan α L = 1
⎣ dz ⎦ z = L P EJ α L
M1L tan α L
ϕ1 = I 3 (αL ) avendo posto I 3 ( αL ) =
EJ αL

Il carico critico si ricava dal valore minimo di αL che rende infinita la rotazione (αL=π/2). Si ha
quindi:
π 2 EJ
PE =
(2L )2
Il momento all’incastro vale:
M1
M (0) = M1 + Pf =
cos α L

Rigidezza dell’estremo incastrato della mensola (solo Teoria e Progetto)

E’ interessante ricavare il valore del momento M1 che nasce per effetto della rotazione ϕ1 imposta
all’incastro della mensola (Fig. 7). Tale valore, che rappresenta la rigidezza alla rotazione, è utile
per l’applicazione del metodo degli spostamenti, ed è evidentemente nullo in assenza di carico
assiale (teoria del primo ordine).

Fig. 7
L’equazione differenziale della linea elastica si scrive:
EJy" = P(f − y) cioè y"+ α 2 y = α 2 f
L’integrale particolare è y* = f, quindi l’integrale generale si scrive:
y = A cos α z + B sin α z + f
La sua derivata prima è:
y' = −α A sin α z + α B cos α z
Le condizioni al contorno y(0) = 0 e y’(0) = ϕ1 determinano:
A = −f B = ϕ1 / α
7
Si ha quindi:
ϕ1
y = −f cos α z + sin α z + f
α
Per z = L deve essere y = f, condizione che determina f:
ϕ1 tan α L
f = −f cos α L + sin α L + f → f = ϕ1
α α
L’espressione della deformata è quindi:
ϕ1
y( z ) = (− tan αL cos α z + sin α z + tan αL )
α
Per effetto della rotazione ϕ1 all’estremo 1 nasce quindi il momento:
tan αL EJ
M1 = Pf = α 2 EJ ϕ1 = αL ⋅ tan αL ⋅ ϕ1
α L
Ponendo ϕ1 = 1 si ottiene la rigidezza dell’estremo dell’asta; adottando la solita convenzione di
segno del metodo degli spostamenti (momento positivo se orario) si ha:
EJ
M11 = − αL ⋅ tan αL
L
Il segno negativo significa che l’asta non si oppone alla rotazione, che anzi è facilitata dal carico
assiale P.

Estensione del principio di sovrapposizione degli effetti

Il principio di sovrapposizione degli effetti non è applicabile nell’ambito della teoria del secondo
ordine, nel senso che l’azione dei carichi trasversali non può essere calcolata separatamente da
quella delle forze assiali.
Il principio è però ancora applicabile alle azioni di più carichi trasversali, purchè la forza assiale
rimanga costante per ogni condizione di carico.
Infatti per un’asta caricata da una forza assiale P e da un carico trasversale q(z) l’equazione
differenziale della linea elastica si scrive:
d2y M (z) + Py
2
=− (a)
dz EJ
essendo M(z) l’espressione del momento flettente dovuto al carico trasversale. Se si scompone q(z)
nella somma delle due condizioni di carico q1(z) e q2(z) sia ha rispettivamente:
d 2 y1 M (z) + Py1 d2 y2 M (z) + Py 2
2
=− 1 2
=− 2
dz EJ dz EJ
Sommando le due equazioni si ottiene:

8
d 2 ( y1 + y 2 ) [M (z) + M 2 (z)] + P[y1 + y 2 ]
=− 1
2
dz EJ
Poichè M1(z)+ M2(z)=M(z), questa equazione differenziale coincide con la (a) ove si ponga
y=y1+y2. La deformata y prodotta dalla condizione di carico (q, P) può cioè essere ottenuta
sommando le deformate y1 e y2 prodotte dalle condizioni di carico (q1, P) e (q2, P).
Essendo valido il principio di sovrapposizione degli effetti per le azioni trasversali, e quindi per le
azioni iperstatiche che non siano forze assiali, si possono applicare, anche nell’ambito della teoria
del secondo ordine, i metodi delle forze e degli spostamenti per la risoluzione delle strutture
iperstatiche, tenedo conto dell’influenza della forza assiale nel calcolo delle rotazioni e delle
rigidezze.

9
Applicazione del metodo delle forze alla ricerca del carico critico e dei coefficienti di influenza

L’asta vincolata con incastro-cerniera

Fig. 8
Si renda isostatica l’asta mettendo in evidenza l’incognita iperstatica M2. L’equazione di
congruenza al nodo 2 si scrive:
φ 22 M 2 + ϕ 20 = 0

L M1L
φ 22 = I1 ( α L ) ϕ 20 = I 2 (α L )
3EJ 6EJ
M 1 I 2 ( αL)
M2 = −
2 I1 ( α L )

Il valore del carico critico si ottiene dalla condizione φ22 = 0, cioè:


⎧ 3 ⎛ 1 1 ⎞⎫
I1 (αL) = ⎨ ⎜ − ⎟⎬ = 0 → tan αL = αL
⎩ αL ⎝ αL tan αL ⎠⎭
che è soddisfatta la prima volta da αL = 4,4934. Si ottiene quindi:
EJ π 2 EJ
PE = =
(L / 4,4934) 2 (0,699L) 2
Ricaviamo la rotazione dell’estremo 1, indicando per brevità con I1 e I2 le funzioni di stabilità:
M1L M L ML M L I2
ϕ1 = I1 + 2 I 2 = 1 I1 − 1 2
3EJ 6EJ 3EJ 12EJ I1

M1L 4I12 − I 22
ϕ1 =
4EJ 3I1

La rigidezza dell’estremo 1 dell’asta si ricava ponendo ϕ1 = 1:

10
4EJ 3I1
M11 =
L 4I12 − I 22
La rigidezza si annulla per P = PE, il che significa che la capacità reattiva dell’asta tende a zero in
presenza del carico critico.
Il momento che nasce al nodo 2 per effetto della rotazione unitaria del nodo 1 vale:
M11 I 2 2EJ 3I 2
m 21 = =
2 I1 L 4I12 − I 22

L’asta vincolata con doppio incastro (solo Teoria e Progetto)

Usando i coefficienti ottenuti precedentemente, si può assumere come struttura principale quella di
Fig. 9b) con l’incognita iperstatica M1.

Fig. 9
L’equazione di congruenza si scrive:
L 4I12 − I 22
M1 = 0
4EJ 3I1
Essa ammette una soluzione non nulla se:
4I12 − I 22
=0
3I1

cioè per αL = 2π in quanto I1(2π) = ∞. Il carico critico euleriano è quindi:


π 2 EJ
PE =
(0,5L) 2

11
E’ da osservare la delicatezza della determinazione del carico critico col metodo delle forze: se ad
esempio si usa come struttura principale quella di Fig. 9c) con le incognite iperstatiche M1 e M2, il
sistema delle equazioni di congruenza diviene:
L L
I1 M 1 + I2M2 = 0
3EJ 6EJ
L L
I 2 M1 + I1 M 2 = 0
6EJ 3EJ
il cui determinante dei coefficienti, a meno della costante (L/6EJ)2, risulta:
Δ = 4I12 − I 22 = (2I1 + I 2 ) ⋅ (2I1 − I 2 )
Esso si annulla la prima volta per αL = 8,9868, valore pari a quello corrispondente al carico critico
di un’asta di lunghezza L/2, vincolata con appoggio e incastro (αL/2 = 4,4934). La deformata
critica è la b) di Fig. 9a) e si ha M1 = -M2.
Se invece si impone M1 = M2 con i versi di Fig. 9c), entrambe le equazioni di congruenza si
riducono alla seguente:
2I1M1 + I 2 M1 = (2I1 + I 2 ) M1 = 0
che ammette soluzione non nulla per (2I1+I2) = 0 cioè per αL = 2π, ritrovando la soluzione corretta.
Il caso particolare ora esaminato mostra che la condizione Δ = 0 non sempre è sufficiente per la
ricerca del carico critico. Per essere sicuri di trovare la prima forma di instabilità è necessario
svincolare la struttura in modi diversi o affrontare il problema sia col metodo delle forze che col
metodo degli spostamenti. Dal punto di vista analitico, trattandosi di un problema di autovalori, è
possibile stabilire se esistono autovalori più piccoli esaminando le cosiddette frequenze di Sturm.

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Spostamento dei nodi (solo Teoria e Progetto)

Si determinano i coefficienti di influenza per l’applicazione del metodo degli spostamenti alle
strutture a nodi spostabili. L’ente esterno di carico è quindi costituito dallo spostamento dei nodi.

Incastro-cerniera

Fig. 10
Si determinano i coefficienti di influenza dell’asta di Fig. 10 soggetta alla traslazione η
dell’incastro. Con l’iperstatica M1 l’equazione di congruenza diventa:
L η
ϕ11M1 + ϕ10 = 0 → I1 M 1 − = 0
3EJ L
Ponendo η = 1 si ottiene il coefficiente di influenza:
3EJ 1
M11 = (a)
L2 I1
I valori delle azioni taglianti agli estremi dell’asta sono:
M 1 − Pη
H1 = H 2 =
L
Ponendo η = 1 si ottiene la rigidezza alla traslazione:
3EJ 1 P
H11 = h 21 = − (b)
L3 I1 L
cioè, ricordando che P = α2EJ:

3EJ 1 − (αL ) I1 / 3
2

H11 = h 21 = 3
L I1
Ricordando le espressioni di I1 e I3 si ottiene facilmente:
3EJ αL 3EJ 1
H11 = = 3
L I1 tan αL L I1I 3
3

13
Sia M11 che H11 tendono all’infinito per αL = 4,4934 perchè I1(4,4934) = 0. Il valore del carico
critico è quindi quello dell’asta con cerniera-incastro. Lo spostamento impresso, come ogni altro
ente di carico esterno, non influenza il valore del carico critico e il valore della lunghezza di libera
inflessione, che dipendono solo dalle condizioni di vincolo.
E’ interessante analizzare l’evoluzione dei valori di M11 e H11 al crescere di P.

Fig. 11
H11 diminuisce fino ad annullarsi per αL = π/2, valore a cui corrisponde la prima forma di
instabilità della mensola: per questo valore infatti l’asta può assumere la configurazione deformata
imposta dal cedimento η, senza l’intervento di alcuna reazione del carrello, essendo P in grado da
solo di mantenere la deformata. Per αL = π/2 la (a) dà M11 = P·1 dato che:
3 ⎛ 1 ⎞ 3 3EJ 1
I1 = ⎜ − 0⎟ = = 2 da cui M11 = P·1
αL ⎝ αL ⎠ (αL )
2
L P
Questo risultato è in armonia con il fatto che H11 = 0, come deve essere per l’equilibrio alla
rotazione intorno al punto 2:
M11 = P ⋅1 = H11L + P ⋅1
Superato il valore αL = π/2, H11 cambia segno perchè l’asta non è più in grado di opporsi, con il
solo incastro, allo spostamento η, ma deve essere sostenuta anche dal carrello. M11 continua a
decrescere fino ad annullarsi per αL = π (I1 = ∞), a cui corrisponde secondo la (b) H11 = -P/L. In
questa situazione di carico (prima forma di instabilità dell’asta incernierata) l’asta può assumere la
configurazione deformata senza l’intervento dell’iperstatica M11 in quanto il carico assiale produce
da solo la rotazione necessaria per la congruenza. Essendo quindi M11 = 0, il valore H11 = -P/L
corrisponde al rispetto dell’equilibrio alla rotazione.
Per αL > π, M11 diventa negativo e la deformata assume l’aspetto di Fig. 11 fino al raggiungimento
del carico critico per αL = 4,4934 a cui corrispondono valori di H11 e M11 tendenti all’infinito.

14
Doppio incastro (solo Teoria e Progetto)

Fig. 12
Si determinano i coefficienti di influenza dell’asta di Fig. 12 soggetta alla traslazione η
dell’incastro. Con le iperstatiche M1 e M2 il sistema delle equazioni di congruenza si scrive:
φ11M1 + ϕ12 M 2 + ϕ10 = 0
(a)
ϕ 21M1 + φ 22 M 2 + ϕ 20 = 0
Poichè, per antisimmetria, deve essere M2 = - M1, si ottiene:
ϕ10 η/ L 6EJ 1
M1 = − = = 2 η
φ11 − ϕ12 L L L 2 I − I
I1 − I2 1 2
3EJ 6EJ
Ponendo η = 1 si ottiene il coefficiente di influenza:
6EJ 1
M11 = m 21 =
L 2 I1 − I 2
2

M11 e m21 sono positivi secondo la convenzione del metodo degli spostamenti.
Le azioni taglianti agli estremi dell’asta valgono:
M 1 + M 2 − Pη
H1 = H 2 =
L
Ponendo η = 1 e sostituendo le espressioni dei momenti si ricava:
12EJ 1 P
H11 = h 21 = −
L 2 I1 − I 2 L
3

Ricordando che P = α2EJ, si ottiene:

12EJ 1 − (αL ) (2I1 − I 2 ) / 12


2

H11 = 3
L 2 I1 − I 2
Sviluppando il numeratore della seconda frazione si ottiene:

15
1−
(αL )
2

(2I − I2 ) =1− (αL )


2
6 ⎡ 2

1

1 ⎤ αL cos αL + 1
= =
12 αL ⎣ αL tan αL sin αL ⎥⎦ 2 sin αL

1
12
1 3 3
= = =
2 sin αL 6 1 − cos αL 2I1 + I 2
αL cos αL + 1 αL sin αL
Sostituendo si ottiene la rigidezza alla traslazione:
12EJ 3
H11 =
L 4I1 − I 22
3 2

Fig. 13
L’evoluzione dei valori M11 e H11 è analoga a quella vista nel caso dell’asta con incastro e
appoggio, purchè si assumano per αL valori raddoppiati. Infatti, per ragioni di antisimmetria, il
punto di mezzo S dell’asta (Fig. 13) non si sposta al crescere della deformazione indotta da P, ed
inoltre, essendo un punto di flesso, ha momento flettente nullo e quindi in esso si può immaginare
una cerniera (Fig. 13a). A ciasuna delle due metà dell’asta si possono pertanto applicare le
considerazioni svolte nel paragrafo precedente.
M11 e H11 tendono all’infinito per αL=8,9868, cioè per un valore doppio rispetto a quello che
determina il carico critico dell’asta con incastro e cerniera, come risulta evidente dalla
schematizzazione di Fig. 13a). Ciò potrebbe indurre a pensare che la distorsione η impressa all’asta
modifichi il valore del carico critico, mentre esso è indipendente da eccentricità e azioni trasversali,
essendo legato solo alla snellezza dell’asta, cioè alla lunghezza e alle condizioni di vincolo, e alla
rigidezza flessionale.
In realtà il sistema (a) delle equazioni di congruenza ammette per αL = 2π, accanto alla soluzione
banale M1 = -M2 = 0, la soluzione M1 = M2 = ∞. La soluzione simmetrica M1 = M2 è possibile solo
in corrispondenza del carico critico perchè essa deve soddisfare contemporaneamente alle due
equazioni seguenti (ottenute dal sistema (a) ponendo M1 = M2):

16
(2I1 + I 2 )M1 = 6EJ
2
η
L
(2I1 + I 2 )M1 = − 6EJ η
L2
Per αL = 2π si ha (2I1 + I2) = 0 ed entrambe le equazioni forniscono la soluzione M1 = ∞. Il primo
valore del carico critico è quindi:
π 2 EJ
PE =
(0,5L )2
e la deformata critica è quella di Fig. 14.

Fig. 14

Esempio 1
Determinare l’espressione del carico critico euleriano per l’asta 1-2 di Fig. 15a).

Fig. 15
L’equazione di congruenza al nodo 1 (Fig. 15b) si scrive:
φ11M1 = 0
La condizione di equilibrio indifferente (equazione di stabilità) φ11 = 0 diviene:
L/2 L 1
φ11 = + I 3 (αL ) = 0 → I 3 (αL ) = − = −0,1667
3EJ EJ 6
che è soddisfatta la prima volta per αL = 2,717. Si ha pertanto:

PE =
(αL ) EJ
2

=
π 2 EJ
=
π 2 EJ
L2 ⎛ π ⎞
2
(1,157L )2
⎜ L⎟
⎝ αL ⎠

17
La lunghezza di libera inflessione (L0 = 1,157 L) risulta molto ridotta rispetto a quella della mensola
(L0 = 2 L), grazie al vincolo rotazionale offerto dalla trave. Se la trave fosse infinitamente rigida si
avrebbe L0 = L.

Esempio 2
Determinare l’espressione del carico critico per la trave continua di Fig. 16 per i due casi L1 = 0,5L
e L1 = L.

Fig. 16
Il sistema delle equazioni di congruenza si scrive:
φ11M1 + ϕ12 M 2 + ϕ10 = 0
ϕ 21M1 + φ 22 M 2 + ϕ 20 = 0
Affinchè si possa avere M1 ≠ 0 e M2 ≠ 0, cioè possa esistere accanto alla configurazione rettilinea
una configurazione deformata equilibrata e congruente, è necessario che il determinante dei
coefficienti del sistema sia nullo. L’equazione di stabilità è quindi:
Δ(αL ) = φ11 ⋅ φ22 − ϕ12
2
=0
Caso L1 = L/2
L L L ⎡1 1 ⎤
φ11 = φ 22 = I1 (αL ) + 1 I1 (αL1 ) = ⎢ I1 (αL ) + I1 (αL1 )⎥
3EJ 3EJ EJ ⎣ 3 6 ⎦
L1 L
ϕ12 = ϕ 21 = I 2 (αL1 ) = I 2 (αL1 )
6EJ 12EJ
L’equazione di stabilità diviene quindi:
2 2
⎡1 1 ⎤ ⎡1 ⎤
⎢ 3 I1 (αL ) + 6 I1 (αL / 2)⎥ − ⎢12 I 2 (αL / 2)⎥ = 0
⎣ ⎦ ⎣ ⎦
che si annulla la prima volta per αL = 3,70. La lunghezza di libera inflessione è quindi:
π
L 0 = β L con β = = 0,849 L
αL

18
La campata centrale costituisce per le campate laterali un vincolo intermedio fra l’incastro e la
cerniera.

Caso L1 = L
Si intuisce che in questo caso la deformata critica è del tipo illustrato in Fig. 17, cioè le campate si
comportano come se fossero semplicemente incernierate. Il carico critico deve quindi essere:
π 2 EJ
PE = 2
L

Fig. 17
Questo valore non è però ottenibile dall’equazione di stabilità che si scrive:
2 2
⎡1 1 ⎤ ⎡1 ⎤
⎢3 I 1 (α L ) + I 1 (α L )⎥ − ⎢ I 2 (αL )⎥ = 0
⎣ 3 ⎦ ⎣6 ⎦
[4I1 (αL )]2 − [I 2 (αL )]2 = 0
Infatti per αL → π questa espressione, che a meno di una costante è il determinante, assume la
forma indeterminata ∞ - ∞. In realtà, passando al limite, si dimostra che il determinante tende
all’infinito. Il sistema delle equazioni di congruenza ammette quindi solo soluzioni nulle, in accordo
con la deformata critica.
Con il metodo delle forze non è possibile determinare il valore del carico critico quando ad esso
corrispondono incognite iperstatiche nulle nella deformata critica. Per risolvere il problema è
necessario scegliere diversamente le incognite oppure applicare un metodo duale (metodo degli
spostamenti). Con il metodo degli spostamenti si ha:
M11ϕ1 + m12 ϕ 2 + m10 = 0
m 21ϕ1 + M 22 ϕ 2 + m 20 = 0
3EJ 1 4EJ 2EJ
M11 = M 22 = + A(αL ) m12 = m 21 = D(αL )
L I1 (αL ) L L
L’equazione di stabilità diviene quindi:
2
⎡ 3 ⎤
+ 4A(αL )⎥ − [2D(αL )] = 0
2

(
⎣ I1 α L ) ⎦
Essa è soddisfatta la prima volta da αL = π. Per questo valore di αL si ha inoltre:
ϕ1 / ϕ2 = − m12 / M11 = −1
che conferma la forma della deformata critica di Fig. 17.

19
Questo risultato vale in generale qualsiasi sia il numero delle campate uguali della trave continua;
per questo motivo nelle travi reticolari la verifica dei correnti a carico di punta si esegue
considerandoli scomposti in aste semplicemente incernierate nei nodi, se questi non sono molto
rigidi.

Lunghezza di libera inflessione


Solitamente l’espressione del carico critico si scrive nella forma di Eulero:
π 2 EJ
PE = 2
L0
nella quale L0 viene chiamata lunghezza di libera inflessione e rappresenta la distanza fra due punti
di flesso della deformata critica. Detta L la lunghezza dell’asta si pone solitamente:
π
L0 = β L con β=
αL

Ricordando che α2 = P/EJ si ha infatti:


π 2 EJ π
PE = α EJ =
2
→ L0 = π / α = L=βL
(π / α )2 αL

Tabella dei coefficienti di influenza


Nella tabella che segue sono riassunte le espressioni dei coefficienti di influenza che intervengono
più frequentemente nella ricerca dei carichi critici dei telai. I coefficienti sono espressi come
prodotto del termine del primo ordine e del termine del secondo ordine, detto funzione di stabilità.
Per il metodo degli spostamenti le funzioni di stabilità sono indicate con i simboli A, B, C, D, E, F.
I valori delle funzioni di stabilità sono tabulati nelle pagine successive.

20
TABELLA DEI COEFFICIENTI DI INFLUENZA

21
TABELLA FUNZIONI DI STABILITA’

22
23
24
25
Calcolo dei telai con la teoria del secondo ordine

Si voglia risolvere con la teoria del secondo ordine il telaio di Fig. 1, costituito da due aste tubolari
in acciaio con diametro esterno φ = 200 mm e spessore t = 10 mm.

H = 10 m
L=2m
J = 2701 cm4
E = 210000 MPa
q = 100 kN/m

Fig. 1
Adottando il metodo delle forze con l’incognita M1 e trascurando le deformazioni assiali, si scrive
l’equazione di congruenza:
φ11M1 + ϕ10 = 0
con:
H L NH NL
φ11 = I1 (α H H ) + I1 (α L L ) ; α H = ; αL =
3EJ 3EJ EJ EJ
qL3
ϕ10 = I 0 (α L L )
24EJ
avendo indicato con I0 la funzione di stabilità per la rotazione dovuta al carico q.
Per calcolare l’iperstatica è necessario conoscere i valori delle azioni assiali che a loro volta
dipendono dall’iperstatica. Pertanto in una prima fase si calcola il telaio con la teoria del primo
ordine, determinando i valori NH e NL di prima approssimazione.
EJφ11 = 4; EJϕ10 = 33,33
M1 = −8,33 kNm
N H = 104,2 kN; N L = 0,833 kN
Si ricalcola l’iperstatica M1 tenendo conto della forza assiale NH e trascurando invece NL perchè il
suo contributo alla rotazione è irrilevante:
H L 10 2 4,495
φ11 = I1 (α H H ) + = 1,149 + =
3EJ 3EJ 3EJ 3EJ EJ

26
M1 = −7,41 kNm
N H = 103,7 kN; N L = 0,741 kN
Il momento iperstatico diminuisce, in modo non trascurabile, a causa della diminuzione di rigidezza
dovuta all’azione assiale nella colonna.
La variazione di azione assiale è invece trascurabile e quindi non è necessario ripetere il calcolo per
affinare la soluzione. In generale, poichè la teoria del secondo ordine si fonda sull’ipotesi delle
piccole deformazioni e quindi la distribuzione delle azioni assiali è lontana dal valore critico, il
calcolo viene eseguito con i coefficienti di influenza funzione dei valori delle azioni assiali date
dalla soluzione del telaio con la teoria del primo ordine.

La ricerca del moltiplicatore critico delle azioni assiali

Per saggiare la stabilità di una struttura intelaiata, soggetta ad una generica distribuzione di carico,
non si può considerare separatamente ciascuna asta e determinare per essa il valore critico
dell’azione assiale, perchè detto valore dipende dall’entità delle azioni assiali agenti
contemporaneamente nelle altre aste. Considerando ad esempio il telaio di Fig. 2 (vedi esempio più
avanti) per l’asta di sinistra si hanno i seguenti valori delle lunghezza di libera inflessione (vedi
esempio 7 più avanti):

per k = 0:
L 0 = 1,42 L
per k = 1:
L0 = 2 L

Fig. 2
L’esempio mostra con evidenza come i rapporti fra le azioni assiali abbiano importanza
determinante sul valore del carico critico. Tali rapporti devono quindi corrispondere alle condizioni
di carico reali delle aste del telaio.
Il calcolo della distribuzione critica delle azioni assiali si svolge quindi nel modo seguente:
- si esegue l’analisi della struttura con la teoria del primo ordine calcolando la distribuzione
delle azioni assiali Ni nelle varie aste;

27
- si considera la struttura soggetta alle sole azioni assiali, che si fanno crescere, mantenedo
costanti i loro rapporti, con un moltiplicatore “m”. La distribuzione della azioni assiali
“mNi” è critica se per essa è possibile l’esistenza di una configurazione equilibrata e
congruente deformata, accanto a quella rettilinea indeformata. Il valore mcr di m, che rende
possibile l’esistenza di tale configurazione, è quello per il quale il determinante dei
coefficienti del sistema si annulla (autovalore).
Infatti, essendo il sistema omogeneo, esso ammette, accanto alla soluzione banale con incognite
nulle, soluzioni non nulle solo se il determinante dei coefficienti è uguale a zero.
L’annullamento del determinante conduce ad una equazione trascendente nell’incognita m che,
risolta numericamente, permette di ricavare i valori mi, il minore dei quali è il moltiplicatore
critico.

Esempio 1 (solo Teoria e Progetto)


Calcolare il valore del moltiplicatore critico dei carichi assiali per il telaio di Fig. 3, costituito da
profilati HE 100A.

E = 210000 MPa
J = 350 cm4
P1 = 45 kN
P2 = 15 kN
L=6m
a1 = 0,5 m b1 = 5,5 m
a2 = 1,0 m b2= 5,0 m

Fig. 3
Risolvendo il telaio col metodo delle forze, nell’ambito della teoria del primo ordine, si ottiene:

φ11M1 + ϕ10 = 0

φ11 = 4 / EJ

b1 (L2 − b12 ) b 2 (L2 − b 22 ) 62,45


ϕ10 = P1 + P2 =
L ⋅ 6EJ L ⋅ 6EJ EJ
M1 = −15,61 kNm
N1 = 43,85 kN
N2 = 15,10 kN
Fig. 4

28
Applicando un moltiplicatore “m” alle azioni assiali si ottengono i parametri:
mN1 mN 2
α1L = L = 1,467 m ; α 2 L = L = 0,863 m
EJ EJ
L’equazione di stabilità diviene:
( ) (
Δ = φ11 = I1 1,467 m + I1 0,863 m = 0 )
Il valore del moltiplicatore critico va ricercato tenendo conto delle condizioni di vincolo dell’asta
cui compete il massimo valore del rapporto N/NE, nel nostro caso l’asta verticale. Poichè le
condizioni di vincolo di questa asta sono intermedie fra la doppia cerniera e l’incastro cerniera, si
avrà:
π < 1,467 m E < 4,4934 cioè 4,588 < m E < 9,382

Il valore di mE è:
m E = 5,97
Il parametro β, per il calcolo della lunghezza di libera inflessione (L0=βL), vale per le due aste:
π π π
β1 = = = 0,88 β2 = = 1,49
α L 1,467 m 0,863 m
L’asta verticale, più caricata assialmente, andrà verificata con una snellezza inferiore a quella
dell’asta orizzontale, e le due verifiche daranno risultati analoghi.

Esempio 2 (solo Teoria e Progetto)

Calcolare il valore del carico critico e la lunghezza di libera inflessione per l’asta di Fig. 4.

L’equazione di equilibrio alla


rotazione del nodo 1 si scrive:
M11ϕ1 = 0
3EJ 1 EJ
M11 = − α L tan α L
L I1 L

Fig. 4
M11 si annulla la prima volta per (αL)E = 1,166. La lunghezza di libera inflessione dell’asta 1-3
risulta quindi L0=βL con βL= π/(αL)E = 2,70, maggiore di quella della mensola, come deve essere
essendo il nodo 1 un incastro elastico.

29
Esempio 3

Calcolare la lunghezza di libera inflessione dei pilastri del telaio di Fig. 5, nell’ipotesi di travi
infinitamente rigide.

Essendo le travi infinitamente rigide, trascurando le


deformazioni assiali, le incognite geometriche si
riducono agli spostamenti η1 e η2 dei piani.
Il sistema delle equazioni di equilibrio si scrive:
H11η1 + h12η2 = 0
con:
h 21η1 + H 22η2 = 0

12EJ
H11 = 2 E (α L) ; H 22 = 2H11
L3
h 12 = h 21 = − H11
Fig. 5
L’equazione di stabilità diviene:
2 2 2 2
Δ = H11 ⋅ H 22 − h 12 = 2H11 − H11 = H11 = 0
cioè:
3
E= =0
4I − I 22
2
1

che è soddisfatta la prima volta da αL=π.


La lunghezza di libera inflessione dei pilastri è quindi uguale all’interpiano. Questo risultato,
nell’ipotesi di travi infinitamente rigide e trascurando le deformazioni assiali, è indipendente dal
numero di piani.

30
Esempio 4

Ricavare l’espressione del carico critico per l’asta di Fig. 6.

Adottando come incognita la rotazione ϕ1 si


può scrivere l’equazione di stabilità:
EJ1 1 EJ
M11 = − 2 α 2 L 2 tan α 2 L 2 = 0
L1 I3 (α1L1 ) L 2
Ricordando l’espressione di I3 si ha l’equazione
di stabilità:
EJ1 α1L1 EJ
= 2 α 2 L 2 tan α 2 L 2
L1 tan α1L1 L 2
Fig. 6
EJ 2 α12
poichè: = si ha infine:
EJ1 α 22
α2
tan α1L1 ⋅ tan α 2 L 2 =
α1
Nel caso particolare L1 = L2 = L/2 e J1 = 2J2 si ha:
P
α2 = = 2α 1
0,5EJ1

e l’equazione di stabilità diviene:


tan α1L1 ⋅ tan 2α1L1 = 2
che è soddisfatta da α1L1 = 0,7179.
La lunghezza di libera inflessione dell’asta, da usare per la verifica di stabilità con i parametri della
sezione inferiore, risulta quindi:
π π
β1 = = = 4,376 L 01 = β1L1 = β1L / 2 = 2,188 L
α1L1 0,7179
maggiore di quella della mensola, come deve essere essendo il tratto superiore meno rigido.
Per il tratto superiore si ha invece:
π π
β2 = = = 3,094 L02 = 1,547 L
α2L2 2 ⋅ 0,7179

31
Esempio 5

Scrivere l’equazione di stabilità per l’asta di Fig. 7.

Adottando come incognita geometrica lo


spostamento η1 si ha:
H11η1 = 0
3EJ
H11 = F(α L ) + k = 0
L3

Fig. 7
Questa equazione si può applicare al caso di Fig. 8.

La colonna di destra rappresenta per quella di


sinistra un vincolo elastico alla traslazione di
rigidezza:
3EJ
k=
L3
L’equazione di stabilità diviene quindi:
F(α L ) + 1 = 0
Fig. 8 che è soddisfatta la prima volta da αL = 2,21.

Si ha pertanto β = π/αL = 1,42, valore compreso fra quello della mensola (β = 2) e quello
corrispondente a incastro-appoggio (β = 0,7).
Se anche la colonna di destra fosse soggetta al carico P, si avrebbe β = 2.

32
Esempio 6 (solo Teoria e Progetto)

Ricavare l’espressione del carico critico per la mensola compressa da un tirante (Fig. 9).

Fig. 9
Se si applica uno spostamento η, la mensola reagisce con la forza:
3EJ
H111η = F(α L )η
L3
Il tirante reagisce con la componente orizzontale del tiro P:

η
H112 η = P
L

L’equazione di stabilità si scrive quindi:


3EJ η
H11η = 3
F(α L )η + P = 0
L L
Ricordando che P = α2EJ si ha:
3EJ α 2 EJ
H11 = F(α L ) + =0
L3 L

3F(α L ) + (α L ) = 0
2
→ F(α L ) = −
(α L)2
3
L’equazione è soddisfatta la prima volta per αL = π. La lunghezza di libera inflessione è quindi
quella dell’asta incernierata (L0 = L) e non quella della mensola caricata di punta.

33
Teoria del secondo ordine
Programmi agli elementi finiti

Nei programmi agli elementi finiti le funzioni di stabilità vengono approssimate in funzioni lineari
del carico assiale P.

ϕ1

M 11
P
1
2

M 21
Fig. 1
Ad esempio le rigidezze rotazionali dell’asta incastrata (Fig. 1) vengono approssimate nelle
espressioni:
4EI 2
M11 = − PL = M11, E + M11, G
L 15
2EI 1
M 21 = + PL = M 21, E + M 21,G
L 30
Il primo termine è la rigidezza del primo ordine, detta rigidezza elastica. Il secondo termine viene
chiamato rigidezza geometrica e rappresenta il momento addizionale (negativo per M11) che nasce
al nodo per effetto del carico assiale P che agisce sull’asta deformata dalla rotazione impressa ϕ1=1
(deformazione del primo ordine).
I termini M11,G e M21,G sono i momenti iperstatici che ripristinano la congruenza violata dalle
deformazioni indotte dal momento MG(x) = P · z(x). La z(x) è la deformata del primo ordine
provocata dalla distorsione impressa ϕ1=1:
x3 x2
z( x ) = − 2 +x
L2 L
MG (x)
Rendiamo isostatica l’asta (Fig. 2) e carichiamola col diagramma delle curvature q* =
EI

34
q*
1 2

* ϕ1G ϕ2G *
R1 R2

Fig. 2
Con i corollari di Mohr calcoliamo le rotazioni:
L
1 * PL2
ϕ1G = R = ∫ q (L − x )dx =
*
1
L0 20EI
L
1 * PL2
ϕ 2G = R = ∫ q x dx =
*
2
L0 30EI

M 11G M 21G
1 2

ϕ1G ϕ2G

Fig. 3

Con il metodo delle forze calcoliamo i momenti iperstatici M11,G e M21,G (con i segni di Fig. 3) che
ripristinano la congruenza:

⎧ L L ⎫ ⎧ L L PL2 ⎫
⎪⎪+ 3EI M11G − 6EI M 21G + ϕ1G = 0 ⎪⎪ ⎪⎪+ 3EI M11G − 6EI M 21G + 20EI = 0 ⎪⎪
⎨ ⎬→⎨ ⎬
⎪− L M + L M + ϕ = 0
2
⎪ ⎪− L M + L M + PL = 0 ⎪
⎪⎩ 6EI 11G 3EI 21G 2G ⎪⎭ ⎩⎪ 6EI 11G 3EI 21G 30EI ⎭⎪
Si ottiene:
2 1
M11G = − PL M 21G = + PL
15 30
Le espressioni sono approssimate perché abbiamo considerato P agente sulla deformata del primo
ordine anziché su quella del secondo ordine.

35
Esempio

P P

ϕ1
L

Fig. 3
Risolviamo col metodo degli spostamenti:
equazione di equilibrio : M11ϕ1 + m10 = 0
m10 = 0
equazione di stabilità : M11 = 0
Soluzione esatta:
4EI π
M11 = A(αL) = 0 → αL = 4.4934 → β = = 0.69916
L αL
Soluzione approssimata agli elementi finiti:
4EI 2 1 P 2
M11 = − PL = 0 → 2 − L =0 →
L 15 15 EI
1 π
2− (αL) 2 = 0 → (αL) 2 = 30 → αL = 5.4772 → β = = 0.5736
15 αL
La soluzione agli elementi finiti è a sfavore di sicurezza. Si deve discretizzare l’asta in più
elementi.
In generale, per un sistema ad n gradi di libertà, il sistema delle equazione di equilibrio si scrive:

K X − λ KG X = 0
Nel caso presente:
4EI 2
K= X = ϕ1 KG = PL
L 15
λ = moltiplicatore critico delle azioni assiali (buckling factor)

36

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