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Giovedi della prima settimana

Al Mattutino
Dopo l’esasalmo e il resto, i kathìsmata stavròsima alla
prima sticologia secondo il tono della settimana. Dopo la
seconda sticologia i seguenti kathìsmata.
Tono 2. Tu che più dei retori.

T u che con l’annuncio, o Verbo di Dio, hai reso i


discepoli luminari per i confini della terra, illu-
mina i nostri cuori con la luce delle virtù e purificali
col digiuno, dando ai tuoi servi penitenza di conver-
sione per glorificare te, che solo sei più che buono.
Gloria. E ora. Theotokìon. Stesso tono.
Non disprezzare, Madre di Dio, chi ha bisogno di
quell’aiuto che viene da te, perché in te ha confidato
l’anima mia: abbi pietà di me.
Dopo la terza sticologia, kathisma.
Tono pl. 1. Più santa dei cherubini.
Voi supplichiamo, o dodici apostoli, di intercede-
re perché possiamo attuare nella pace la più radiosa
delle virtù, la continenza che ha la cittadinanza nei
cieli, per poterne riportare i frutti di salvezza: voi
siete infatti la vera fortezza dei figli della terra e il
rifugio delle nostre anime.
Gloria. E ora. Theotokìon, stessa melodia.
Più santa dei cherubini, più alta dei cieli, o loda-
tissima: noi peccatori, confessandoti in verità Madre
di Dio, abbiamo una difesa e troviamo salvezza nel-
le prove: non cessare dunque di intercedere per noi,
sostegno e rifugio delle nostre anime.
Canone del mineo e questi triodia nel loro ordine. Reci-
tiamo anche la quarta Ode.

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Triodion di Giuseppe.
Ode 4. Tono 2. Sei venuto da una Vergine.

R icevendo, o anima, i raggi della purezza, risplen-


di di luce e scaccia le tenebre del peccato perché
l’alba del perdono sorga su di te nel santo Spirito.
Avvolgendomi nelle spire dei piaceri, il serpente mi
ha imprigionato, ma voi, apostoli, le cui parole hanno
attraversato tutto il mondo, liberatemi dal maligno.
Dileguaste le tenebre dell’errore, o illustri aposto-
li, raggi del sole di gloria: illuminate dunque anche
la mia anima oscurata dal male.
Theotokìon. Notte e giorno angosciato a te grido e
sarò salvato dalle mie passioni, protetto dalla tua
potenza, o Vergine, mio rifugio e riparo.
Un altro triodion di Teodoro.
Un altro irmòs. Tono pl. 1.
Le opere della tua economia.

V oi che siete fulgidissimi splendori del sole di


giustizia, o apostoli, illuminate il mondo terre-
stre, fugando la tenebra dell’errore.
O apostoli, voi che siete noti sulla terra come vera
lira del Salvatore mossa dallo Spirito, fate risonare il
vostro canto armonioso e convertite il mondo a Dio.
Sollevando i sensi dalle realtà terrene, volgiamoci
col pensiero al cielo e guardiamo quelle inconce-
pibili bellezze, trasmutando per il bel mutamento.
Gloria.
Glorificando la Trinità in monadica essenza, cele-
briamo l’unico Signore Dio, Padre ingenito, Figlio
generato e Spirito vivente.
E ora. Theotokìon.
La Vergine concepì in grembo e partorì te, Signo-
re, l’Emmanuele: sei infatti uscito per la salvezza del

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tuo popolo, per salvare i tuoi consacrati, o amico
degli uomini.
Gloria a te, Dio nostro, gloria a te.
Divina e venerabilissima schiera dei dodici apo-
stoli, supplica per noi Cristo, ti preghiamo, perché
possiamo correre con vigore lo stadio di questi qua-
ranta giorni.
Irmòs. Le opere della tua economia, Signore, han-
no sbalordito il profeta Abacuc: perché sei uscito per
la salvezza del tuo popolo, per salvare i tuoi consa-
crati sei venuto.
Ode 8. Disprezzato il decreto del tiranno.

D igiuniamo da ogni pia, raddrizzando col di-


giuno i desideri e beviamo una bevanda di
compunzione cantando: Benedite, opere del Signore
il Signore.
Quando sederete con Cristo, o apostoli, per giu-
dicare i mortali, pregatelo di collocarmi alla sua de-
stra, nonostante sia degno di condanna per i miei
peccati.
Rafforzati dal digiuno delle passioni, saliamo sul
carro delle virtù divine, lasciandoci portare al cielo
cantando: Benedite, opere del Signore il Signore.
Theotokìon. Senza consumarti, o Vergine, genera-
sti il fuoco della divinità; brucia dunque le passioni
dei fedeli che ti cantano il saluto angelico, o causa
della nostra salvezza.
Un altro irmòs. I tuoi santi fanciulli.

C elebrando le trombe dello Spirito, i discepoli di


Cristo, acclamiamo, o popoli: Benedite, opere
del Signore, il Signore.

3
Celebriamo come intercessori per il mondo e di-
struttori dell’errore i discepoli di Cristo, acclamando:
Benedite, opere, il Signore.
Benediciamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito.
Inneggiando alla Trinità santissima nel Padre, nel
Figlio e nello Spirito, salmeggiamo: Benedite, opere
del Signore, il Signore.
E ora. Theotokìon.
Noi tutti mortali celebriamo il tuo parto ineffabi-
le, o pura, acclamando piamente: Benedite, opere
del Signore, il Signore.
Gloria a te, Dio nostro, gloria a te.
Intercedete, o apostoli, perché portiamo a termine
nella pace questi giorni di propiziazione, benedi-
cendo e celebrando senza sosta il Signore.
Lodiamo, benediciamo e adoriamo il Signore.
Irmòs. I tuoi santi fanciulli nella fornace, o Cristo,
celebrandoti dicevano: Benedite, opere del Signore,
il Signore.
Ode 9. Tu il cui grembo.

N aufrago nell’abisso dei piaceri, invoco il mare


della tua compassione: o nocchiero, salvami.
Fonte di compassione, donami compunzione,
concedimi di gemere profondamente per piangere il
mare dei miei peccati,.
O Gesù, per le preghiere dei tuoi gloriosi discepo-
li, concedimi di adorare la tua gloriosa risurrezione
e la tua divina passione.
Theotokìon. Al cielo elevati il nostro impasto terre-
stre accogliendo Dio stesso in grembo: Vergine pu-
ra, liberami da ogni pericolo.

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Un altro irmòs. Magnifichiamo, o Cristo.

A ttingendo alle fonti del Salvatore, come dice il


profeta, l’acqua dell’immortalità, gli apostoli
sempre dissetano gli assetati con i dogmi della vita.
Divenuti principi del Re dei cieli, o apostoli, avete
sottomesso tutta la terra perché renda culto a lui so-
lo, adorandolo e glorificandolo perché è Dio.
Gloria.
O Trinità, indivisa Monade, che tutto operi e tutto
puoi, Padre, Figlio e santo Spirito, tu sei, Dio mio,
Signore e luce e celebrandoti ti adoro.
E ora. Theotokìon.
Di generazione in generazione ti proclamiamo
beata, Madre Vergine pura, perché divenisti propi-
ziatorio del mondo, avendo ineffabilmente generato
il Salvatore e Demiurgo.
Gloria a te, Dio nostro, gloria a te.
O coro degli apostoli, custodisci quanti ti celebra-
no e concedici di trascorrere nella compunzione del
cuore tutti i giorni dei digiuni apportatori di luce.
Irmòs. Magnifichiamo, o Cristo, la tua pura Madre
tutta immacolata, perché ti ha soprannaturalmente
partorito secondo la carne affinché tu ci riscattassi
da ogni errore e corruzione.
Il fotagoghikòn del tono.
Agli apòstica delle lodi
questo idiòmelon ripetendolo. Tono 3.

S ignore, per me peccatore stabilisti la penitenza,


volendo salvare me indegno nella tua smisurata
misericordia. Davanti a te mi prostro pregando: Pie-
ga con i digiuni la mia anima, perché in te, unico
misericordiosissimo, mi sono rifugiato (2).

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Martyrikòn. Come luminari nel mondo, risplende-
te anche dopo la morte, o santi martiri, per aver com-
battuto la buona battaglia: con la franchezza che ave-
te ottenuto, supplicate dunque Cristo, perché sia fatta
misericordia alle nostre anime.
Gloria. E ora. Theotokìon. Stesso tono.
Madre di Dio, avvocata di tutti i supplici, in te
confidiamo, in te ci gloriamo, in te è tutta la nostra
speranza. Intercedi per i tuoi inutili servi presso co-
lui che da te è nato.
A Terza-Sesta
Tropario della profezia. Tono 1.

D a nemici visibili e invisibili scampaci, Signore,


perché non dicano le genti: Dov’è il loro Dio?
Sappiano, o Sovrano, che tu non guardi ai peccati
quando il tuo popolo si pente.
Prokìmenon. Tono 1.
Quando il Signore farà tornare dalla prigionia il
suo popolo.
Stico. Ha detto l’insensato nel suo cuore: Non c’è
Dio.
Lettura della profezia di Isaia (2, 11-19).

S arà innalzato il Signore soltanto in quel giorno.


Perché il giorno del Signore Savaòth sarà contro
ogni arrogante e superbo e contro ognuno che è alto
ed elevato e costoro saranno abbassati; e contro ogni
cedro del Libano alto ed elevato; e contro ogni albe-
ro di quercia del Basan e contro ogni monte alto,
contro ogni alta torre, contro ogni alto muro, contro
ogni nave del mare e contro ogni bel dispiegamento
di navi. Sarà abbassato ogni uomo e cadrà l’altezza
umana: e il Signore soltanto sarà innalzato in quel

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giorno. E nasconderanno ogni opera di mano uma-
na, perché le metteranno nelle caverne e nelle fessu-
re delle rocce e nelle grotte della terra, davanti al ti-
more del Signore e a causa della gloria della sua for-
za, quando sorgerà per colpire la terra. Poiché in
quel giorno l’uomo getterà via i suoi abominii
d’argento e d’oro fatti per render culto alle vanità e
ai pipistrelli ed entreranno nelle grotte della dura
roccia e nelle fessure delle rocce, davanti al timore
del Signore e a causa della gloria della sua forza,
quando sorgerà per colpire la terra.
Prokìmenon. Tono 4.
Signore, chi sarà ospite nel tuo tabernacolo?
Stico. Chi cammina senza macchia e opera la giu-
stizia.
Giovedi della prima settimana
Al Vespro
Dopo il salmo iniziale la solita sticologia. Al Signore,
a te ho gridato sostiamo allo stico 6 e cantiamo queste
due stichirà prosòmia del triodion di Giuseppe.
Tono 2. Vedendo il precursore la nostra luce.

O scurato dagli inganni dell’avversario, illumina-


mi, o Cristo: tu che un tempo, appeso in croce,
oscurasti il sole e brillasti per i fedeli la vera luce
della remissione: così, camminando alla luce dei
tuoi precetti, giungerò con purezza allo splendore
salvifico della tua risurrezione.
Pendendo come vite da un albero, o Salvatore,
dissetasti i confini, o Cristo, col vino dell’incorrut-
tela; per questo grido: Dopo aver fatto bere a me,
sempre paurosamente oscurato dall’ebbrezza dei
peccati, il mosto della vera compunzione, rafforzami

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ora, o Salvatore, perché digiuni dai piaceri, tu che
sei buono e amico degli uomini.
Altro prosomion, di Teodoro.
Stesso tono. O supremo mistero!
Oh, la tua croce potente! Essa fiorì per la Chiesa
la continenza, che sradicò del tutto l’antica inconti-
nenza di Adamo nell’Eden. Quella portò agli uomini
la morte, mentre questa fa incorruttibilmente scatu-
rire per il mondo l’immortalità, come da una nuova
fonte del paradiso, per l’effusione del tuo sangue
vivificante unito ad acqua, per cui l’universo riebbe
la vita: con esso addolcisci per noi, o Cristo, le deli-
zie del digiuno, o Dio d’Israele, tu che possiedi la
grande misericordia.
E 3 dal mineo. Gloria. E ora. Theotokìon.
Prokìmenon della sera. Tono 4.
Benedirò il Signore che mi ha fatto comprendere.
Stico. Custodiscimi, Signore, perché in te ho spe-
rato.
Lettura del libro della Genesi (2,4-19).

Q uesto è il libro della genesi del cielo e della terra,


quando venne il giorno in cui Dio fece il cielo e
la terra e ogni verzura dei campi prima che ne venis-
se sulla terra e ogni erba dei campi prima che spun-
tasse; Dio infatti non aveva fatto piovere sulla terra e
non c’era l’uomo per lavorarla: ma una fonte saliva
dalla terra e irrigava tutta la faccia della terra. E Dio
plasmò l’uomo prendendo polvere dalla terra e alitò
sul suo volto un soffio di vita e l’uomo divenne ani-
ma vivente. E Dio piantò un giardino in Eden, a o-
riente e vi pose l’uomo che aveva plasmato. E Dio fe-
ce spuntare ancora dalla terra ogni albero bello a ve-
dersi e buono da mangiare e l’albero della vita in

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mezzo al giardino e l’albero che rende noto ciò che si
può conoscere del bene e del male. Un fiume usciva
dall’Eden per irrigare il giardino: di lì si divideva in
quattro corsi. Il nome del primo era Fison: è quello
che circonda la terra di Evilat: là c’è l’oro e l’oro di
quella terra è buono; là c’è anche il carbonchio e lo
smeraldo. Il nome del secondo fiume è Gheon: è
quello che circonda tutta la terra di Etiopia. Il terzo
fiume è il Tigri: è quello che passa davanti all’Assiria.
Il quarto fiume è l’Eufrate. E il Signore Dio prese
l’uomo che aveva plasmato e lo pose nel paradiso di
delizie, perché lo lavorasse e lo custodisse. E il Signo-
re Dio diede quest’ordine ad Adamo, dicendo: Man-
gerai di ogni albero che è nel paradiso; ma dell’albero
della conoscenza del bene e del male non mangerete:
il giorno che ne mangiaste, di morte morrete. E disse
il Signore Dio: Non è bene che l’uomo sia solo: fare-
mo per lui un aiuto a lui adeguato. E Dio plasmò an-
cora dalla terra tutti i volatili del cielo e le fiere della
campagna: e li condusse ad Adamo per vedere come
li avrebbe chiamati. E con qualunque nome Adamo
chiamò un essere vivente, quello fu il suo nome.
Prokìmenon. Tono 4.
Custodiscimi, Signore, come la pupilla degli occhi.
Stico. Esaudisci, Signore, la mia giustizia.
Lettura del libro dei Proverbi (3, 1-18).

F iglio, non dimenticare le mie leggi, il tuo cuore


custodisca le mie parole: esse infatti ti aggiun-
geranno lunghezza di esistenza, anni di vita e pace.
Non ti manchino le elemosine e gli atti di fede: at-
taccali al tuo collo, scrivili sulla tavoletta del tuo
cuore e troverai grazia. Procura il bene davanti a
Dio e agli uomini. Abbi fiducia nel Signore, con tut-

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to il cuore, non esaltarti però per la tua sapienza.
Scoprila in tutte le tue vie, riconoscila, perché renda
rette le tue vie e il tuo piede non inciampi. Non esse-
re intelligente ai tuoi occhi, ma temi il Signore ed e-
vita ogni male. Allora ci sarà salute per il tuo corpo
e saranno custodite le tue ossa. Onora il Signore con
le tue giuste fatiche e da’ a lui la primizia dei tuoi
frutti di giustizia, affinché i tuoi granai si riempiano
di grano e i tuoi tini trabocchino di vino. Figlio, non
trascurare la disciplina del Signore e non venir me-
no quando vieni rimproverato da lui: poiché colui
che ama, il Signore lo corregge e flagella ogni figlio
che accetta. Beato l’uomo che ha trovato la sapienza
e il mortale che conosce la prudenza. Meglio infatti è
trafficare per questa che per tesori d’oro e d’argento.
Essa è più preziosa di pietre di gran valore: nessun
male le può resistere; essa è ben nota a tutti quelli
che la amano: nessun oggetto prezioso eguaglia il
suo valore. Poiché lunghezza di esistenza e anni di
vita sono nella sua destra e nella sua sinistra sono
ricchezza e gloria. Dalla sua bocca procede la giusti-
zia: essa porta sulla lingua legge e misericordia. Le
sue vie sono buone vie e tutti i suoi sentieri sono pa-
cifici. È un albero di vita per tutti quelli che ad essa
si afferrano ed è sicura per quelli che si appoggiano
a lei come al Signore.
Agli apòstica questo idiòmelon ripetendolo. Tono 4.

Q uanti desideriamo partecipare alla pasqua divi-


na, che non viene dall’Egitto ma da Sion, elimi-
niamo con la penitenza il lievito del peccato; cin-
giamo i nostri fianchi con la mortificazione dei pia-
ceri, rendiamo belli i piedi con sandali che ritraggo-
no da ogni via cattiva e appoggiamoci al bastone
della fede. Non emuliamo i nemici della croce del

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Signore, facendoci del ventre un dio, ma seguiamo
il Salvatore delle nostre anime che mediante il di-
giuno ci ha mostrato la vittoria contro il diavolo (2).
Martyrikòn. Tu che sei glorificato nelle memorie
dei tuoi martiri, Cristo Dio, supplicato da loro, fa’
scendere su di noi la grande misericordia.
Gloria. E ora. Stavrotheotokìon.
Stesso tono. Come generoso fra i martiri
Vedendoti inchiodato alla croce, Signore, l’agnel-la
tua Madre stupita gridava: Che cos’è questa visione,
Figlio amatissimo? Questo ti rende il popolo ribelle e
iniquo, che ha goduto dei tuoi tanti prodigi? Ma sia
gloria, o Sovrano, alla tua ineffabile condiscendenza.
Quindi il resto come di consueto
Giovedi della prima settimana
Alla Compieta
Con la solita ufficiatura cantiamo la quarta ed ultima
sezione del Grande Canone dicendo a ciascun tropario:
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Ode 1. Tono pl. 2. Irmòs.

A iuto e scudo egli è stato per me a salvezza: è il


mio Dio, lo voglio glorificare, è il Dio di mio
padre, lo voglio esaltare: perché si è reso grande-
mente glorioso (2).
O agnello di Dio che togli i peccati di tutti, togli
da me il pesante giogo, il giogo del peccato e nella
tua amorosa pietà, dammi la remissione delle colpe.
Mi getto ai tuoi piedi, Gesù: Contro di te ho pec-
cato, perdonami, togli da me il pesante giogo, il gio-
go del peccato e come Dio misericordioso, accoglimi
penitente.
Non entrare in giudizio con me mettendomi in-
nanzi ciò che avrei dovuto fare, chiedendomi conto

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delle parole e rimproverandomi per i miei impulsi;
ma nella tua pietà, senza far conto del male com-
messo, salvami, onnipotente.
È il tempo della penitenza; mi accosto a te, mio
Creatore, togli da me il pesante giogo, il giogo del
peccato, dammi, nella tua amorosa pietà, la remis-
sione delle colpe.
Non avere orrore di me, o Salvatore, non respin-
germi dal tuo volto, togli da me il pesante giogo, il
giogo del peccato e dammi, nella tua amorosa pietà,
la remissione delle colpe.
O Salvatore, le mie colpe volontarie e involonta-
rie, quelle manifeste e quelle nascoste, conosciute e
sconosciute, tutto perdona, tu che sei Dio: siimi pro-
pizio e salvami.
Santa di Dio, prega per noi.
Sottomettendoti alle divine leggi di Cristo, a lui ti
sei avvicinata, abbandonando gli indomabili impul-
si delle voluttà e con tutta pietà hai portato a com-
pimento ciascuna virtù come fosse la sola.
Gloria.
Trinità sovrasostanziale, adorata nella Monade,
togli da me il pesante giogo, il giogo del peccato e
nel tuo compassionevole amore, dammi lacrime di
compunzione.
E ora. Theotokìon.
Madre di Dio, speranza e difesa dei tuoi cantori,
togli da me il pesante giogo, il giogo del peccato e,
quale Sovrana pura, accoglimi penitente.
Ode 2. Irmòs.

B adate, badate che io sono Dio! Io un tempo ho


fatto piovere la manna, io ho fatto scaturire ac-

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qua dalla roccia per il mio popolo nel deserto, con
la sola mia destra e con la mia forza (3).
Lamech con lugubre canto gridava: Ho ucciso un
uomo per una mia ammaccatura e un giovane per
una ferita. E tu, anima mia, non tremi, tu che ti sei
resa sordida nella carne e hai imbrattato l’intelletto?
Avresti usato le tue arti, o anima, per costruire
una torre e erigere una fortezza per le tue concupi-
scenze, se il Creatore non avesse confuso i tuoi piani
e buttato a terra le tue macchinazioni.
Così ho emulato Lamech, l’omicida di un tempo,
uccidendo l’anima come un uomo, l’intelletto, come
un giovane, e, al pari dell’assassino Caino, uccidendo
come mio fratello il corpo con gli istinti voluttuosi.
Il Signore fece piovere un tempo fuoco da parte
del Signore per distruggere l’iniquità lussuriosa di
Sodoma, ma tu hai acceso il fuoco della geenna nel
quale, o anima, dovrai crudelmente bruciare.
Sono ferito, colpito: ecco le frecce del nemico che
mi costellano di cicatrici l’anima e il corpo; ecco le
ferite, le piaghe, le bruciature che denunciano i colpi
delle mie passioni volontarie.
Sappiate e badate che io sono Dio, colui che scru-
ta i cuori e riprende i pensieri, colui che pone sotto
accusa le azioni e brucia i peccati, colui che fa giu-
stizia all’orfano, all’umile e al povero.
Santa di Dio, prega per noi.
Immersa in un abisso di male, hai teso le mani al
Dio misericordioso, o Maria ed egli, amico degli
uomini, soccorrendoti come fece con Pietro, ti tese la
mano, fermamente volendo la tua conversione.
Gloria.

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Triade senza principio, increata, Monade indivi-
sa, accoglimi penitente, salva colui che ha peccato:
sono tua creatura, non disprezzarmi, ma rispar-
miami e salvami dal fuoco della condanna.
E ora. Theotokìon.
Pura Sovrana, Genitrice di Dio, speranza di quan-
ti a te si rivolgono, porto di chi è sbattuto dalla tem-
pesta, con le tue suppliche rendi propizio anche a
me il misericordioso, il Creatore e Figlio tuo.
Ode 3. Irmòs.

C onferma, Signore, sulla roccia dei tuoi coman-


damenti il mio cuore scosso, perché tu solo sei
santo e Signore (2).
All’Agar di un tempo, o anima, all’egiziana ti sei
resa simile, perché la tua volontà è schiava e partori-
sci un nuovo Ismaele, la presunzione.
Tu sai, anima mia, della scala mostrata a Giacob-
be, la scala che dalla terra saliva al cielo: perché tu
non hai preso la pietà come appoggio sicuro?
Imita il re sacerdote di Dio, separato da tutti, im-
magine della vita di Cristo nel mondo tra gli uomini.
Convertiti, gemi, povera anima, prima che la festa
dell’esistenza finisca, prima che il Signore chiuda la
porta delle nozze.
Guarda di non diventare colonna di sale, o ani-
ma, volgendoti indietro; l’esempio dei sodomiti ti
intimorisca: mettiti in salvo in alto a Segor.
Non respingere, o Sovrano, la supplica di quanti
ti celebrano, ma abbi pietà, o amico degli uomini e
concedi il perdono a quanti lo chiedono con fede.
Gloria.
O Dio Triade Monade, salvaci dall’errore, dalle
tentazioni e dalle sventure.

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E ora. Theotokìon.
Salve, grembo che accogliesti Dio; salve, trono del
Signore; salve, Madre della nostra vita.
Ode 4. Irmòs.

H a udito il profeta della tua venuta, o Signore ed


ebbe timore, ha udito che nascerai dalla Vergi-
ne e ti mostrerai agli uomini e diceva: Ho udito il tuo
annunzio e ho temuto; gloria alla tua potenza (2).
Breve è il tempo della mia vita, pieno di pene e di
male; accoglimi dunque nel pentimento e richia-
mami nel riconoscimento della colpa, che io non
venga preso e divorato dallo straniero. O Salvatore,
abbi tu pietà di me.
Rivestendo la dignità regale del diadema e della
porpora, uomo dovizioso e giusto, al colmo di ricchez-
za di bestiame, improvvisamente impoverito, viene
spogliato della ricchezza, della gloria e del regno.
Se costui era giusto e irreprensibile più di chiun-
que, eppure non sfuggì alle insidie e ai trabocchetti
dell’ingannatore, tu, povera anima, che ami il pecca-
to, che farai se ti si facesse piombare addosso qual-
cosa che non ti aspetti?
Io sono dunque un millantatore, audace di cuore
a sproposito e stoltamente: non condannarmi insie-
me al fariseo, ma donami piuttosto l’umiltà del
pubblicano, o solo giusto Giudice pietoso e mettimi
insieme con lui.
Ho peccato oltraggiando il vaso della mia carne,
lo so, o misericordioso, ma tu accoglimi nel penti-
mento e richiamami a te nel riconoscimento della
colpa; che io non venga preso e divorato dallo stra-
niero. O Salvatore, abbi tu pietà di me.

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Sono diventato l’ombra di me stesso, rovinando
la mia anima con le passioni, o pietoso: ma tu acco-
glimi nel pentimento e richiamami a te nel ricono-
scimento della colpa: che io non venga preso e divo-
rato dallo straniero. O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Non ho ascoltato la tua voce, ho trascurato la tua
parola scritta, o Legislatore, ma tu accoglimi nel
pentimento e richiamami a te nel riconoscimento
della colpa; che io non venga preso e divorato dallo
straniero. O Salvatore, abbi tu pietà di me.
Santa di Dio, prega per noi.
Tirata nel fondo dell’abisso da grandi colpe, non
vi sei rimasta prigioniera, ma con migliore decisione
sei davvero corsa con la pratica all’apice della virtù,
prodigiosamente colmando di stupore la stirpe degli
angeli, o Maria.
Gloria.
Indiviso nell’essenza, non confuso nelle persone:
tale ti confesso, unico Dio trino, come partecipe di
unico regno e unico trono e per te faccio risuonare il
grande canto che triplice echeggia negli eccelsi.
E ora. Theotokìon.
Partorisci e sei vergine e in entrambi i modi rimani
per natura vergine; colui che è partorito rinnova le
leggi della natura e il grembo lo porta senza unione
nuziale; dove Dio vuole, l’ordine della natura è vinto,
perché egli fa secondo il suo consiglio.
Ode 5. Irmòs.

Q uando ai primi albori a te mi volgo, o amico de-


gli uomini, illuminami, ti prego e guida anche
me nei tuoi precetti: insegnami, o Salvatore, a fare la
tua volontà (2).

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Imita, o anima, colei che era curva fino a terra,
accostati, gettati ai piedi di Gesù perché ti raddrizzi
e tu cammini diritta per i sentieri del Signore.
Imita l’emorroissa, anima infelice, corri, afferra la
frangia di Cristo per essere liberata dal male e sen-
tirti dire da lui: La tua fede ti ha salvata.
O Sovrano, benché tu sia un pozzo profondo, fa’
zampillare per me flutti dalle tue vene immacolate,
affinchè, come la samaritana, bevendo non abbia più
sete, perché tu fai scaturire torrenti di vita.
Piscina di Siloe siano per me le mie lacrime, o So-
vrano Signore, affinchè lavi le pupille del mio cuore
e veda spiritualmente te, luce precedente i secoli.
Santa di Dio, prega per noi.
Con incomparabile passione d’amore, o felicissi-
ma, avevi desiderato venerare l’albero della croce e
ottenesti quanto desideravi: fa’ che anch’io ottenga
di giungere alla superna gloria.
Gloria.
Glorifichiamo te, Trinità, unico Dio: Santo, santo,
santo sei, Padre, Figlio e Spirito, semplice essenza,
Monade sempre adorata.
E ora. Theotokìon.
Da te, Vergine Madre incorrotta, ignara d’uomo,
il Dio che creò i secoli indossò il mio composto u-
mano e unì a sé l’umana natura.
Ode 6. Irmòs.

H o gridato con tutto il cuore al Dio pietoso, ed


egli mi ha udito dal profondo dell’ade e ha
tratto dalla corruzione la mia vita (2).
Sono io, o Salvatore, la dracma reale che un tem-
po hai perduta: accendi dunque la tua lampada, o
Dio e Verbo, per cercare e trovare la tua immagine.

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Come Gesù resisti ad Amalek, cioè alle passioni
della carne e combattilo, così fa’ anche con i gabao-
niti, vincendo sempre i pensieri ingannatori.
Santa di Dio, prega per noi.
Per estinguere l’ardore delle passioni, di continuo
versavi rivi di lacrime, o Maria, infiammando
l’anima: concedine la grazia anche a me, tuo servo.
Santa di Dio, prega per noi.
Acquisisti la celeste impassibilità con la tua eleva-
tissima forma di vita sulla terra, o madre: supplica
dunque affinchè, con la tua intercessione, siano libe-
rati dalle passioni i tuoi cantori.
Gloria.
Trinità semplice sono, indivisa, distinta nelle per-
sone e Monade sono, unita per natura: Padre, dice,
Figlio e Spirito divino.
E ora. Theotokìon.
Il tuo grembo ci partorì Dio che assunse la nostra
forma: imploralo, Madre di Dio, come Creatore di
tutti, di giustificarci per la tua intercessione.
Kontàkion autòmelo. Tono pl. 2.

A nima mia, anima mia, sorgi, perché dormi? La


fine si avvicina e sarai nel turbamento; ritorna,
dunque, in te perché ti risparmi il Cristo Dio, che
ovunque è e tutto riempie.
Ode 7. Irmòs.

A bbiamo peccato, abbiamo commesso iniquità e


ingiustizia davanti a te: non abbiamo osservato
i tuoi comandamenti, né agito secondo i tuoi co-
mandi: ma tu non ci consegnare fino in fondo, o Dio
dei padri (2).

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Sono venuti meno i miei giorni come sogno di uno
che si desta: piango perciò come Ezechia sul mio letto,
perché mi vengano aggiunti anni di vita, ma quale I-
saia, o anima, verrà a te, se non il Dio dell’universo?
Mi getto ai tuoi piedi e ti offro quali lacrime le
mie parole: Ho peccato, come non ha peccato nep-
pure la prostituta e come nessun altro sulla terra ho
agito iniquamente, ma tu abbi pietà della tua creatu-
ra e richiamami a te, Sovrano.
Ho rovinato la tua immagine e alterato il tuo co-
mandamento, si è completamente oscurata la bel-
lezza e per le passioni, o Salvatore, la lampada si è
spenta; ma tu abbi pietà e, come canta Davide, ren-
dimi l’esultanza.
Convèrtiti, pentiti, svela i tuoi peccati nascosti, di’
a Dio che tutto sa: Tu conosci i miei segreti, o solo
Salvatore, tu dunque abbi pietà di me, come canta
Davide, secondo la tua misericordia.
Santa di Dio, prega per noi.
Dopo aver gridato alla pura Madre di Dio, re-
spingesti il furore delle passioni che violentemente
ti agitavano e confondesti il nemico che ti aveva in-
gannata: da’ dunque ora aiuto anche a me tuo servo
traendomi dalla tribolazione.
Santa di Dio, prega per noi.
Il Cristo che amasti, che desiderasti, per il quale
logorasti la tua carne, o santa, pregalo ora per noi
servi, affinchè, mostrandosi propizio a tutti noi,
conceda pacifica quiete a quanti gli rendono culto.
Gloria.
Monade semplice, indivisa, Trinità santa, consu-
stanziale, luce e luci, come tre santi e un solo santo,

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così si celebra Dio Trinità; canta dunque, o anima e
glorifica come vita e vite il Dio di tutti.
E ora. Theotokìon.
Ti celebriamo, ti benediciamo, ti veneriamo, o
Genitrice di Dio, perché generasti uno della Trinità
indivisibile, il Dio Figlio; per noi figli della terra hai
aperto i cieli.
Ode 8. Irmòs.

C olui che gli eserciti dei cieli glorificano, di fron-


te al quale tremano i cherubini e i serafini, lui
celebri tutto ciò che respira e ogni creatura, lui be-
nedica e sovresalti per tutti i secoli (2).
Versando sul tuo capo, come unguento profuma-
to, il vasetto d’alabastro delle lacrime, a te grido
come la prostituta che chiedeva misericordia: pre-
sento la supplica e chiedo di ricevere il perdono.
Benché nessuno abbia peccato contro di te come
ho fatto io, tuttavia accogli anche me, misericordioso
Salvatore, poiché vengo penitente con timore e gri-
do a te con affetto: Contro te solo ho peccato, ho agi-
to iniquamente, abbi pietà di me.
Risparmia, o Salvatore, la creatura da te plasmata
e cerca come pastore la pecora perduta, strappa al
lupo la pecora smarrita: fa’ di me una pecorella che
pascola tra le altre tue pecore.
Quando ti assiderai come Giudice misericordioso
e mostrerai, o Cristo, la tua tremenda gloria, oh,
quale timore allora mentre arderà la fornace e tutti
saranno nello spavento davanti al tuo tribunale, a
cui nessuno può resistere!
Santa di Dio, prega per noi.
La Madre della luce senza tramonto ti illuminò,
liberandoti dall’ottenebramento delle passioni: poi-

20
ché hai ricevuto la grazia dello Spirito, illumina, o
Maria, quanti ti acclamano con fede.
Santa di Dio, prega per noi.
Stupì il divino Zòssima, contemplando in te, o
Madre, un nuovo prodigio: egli vedeva infatti un
angelo in un corpo e, tutto colmo di meraviglia, ce-
lebrava Cristo nei secoli.
Benediciamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito.
Padre senza principio, Figlio al pari di lui senza
principio, Paràclito buono, Spirito retto, Genitore del
Verbo Dio, Verbo del Padre senza principio, Spirito
vivente e creatore, pietà di me, Triade Monade.
E ora. Theotokìon.
Come col colore di una veste di porpora, così
venne tessuta nel tuo grembo la porpora spirituale,
la carne dell’Emmanuele, o pura: per questo, come
vera Madre di Dio ti onoriamo.
Ode 9. Irmòs.

D i una concezione senza seme, incomprensibile


il parto, di una madre senza sposo, senza cor-
ruzione la gravidanza: la nascita di Dio, infatti, rin-
nova le nature; per questo, da tutte le generazioni,
come Madre sposa di Dio, noi con retta fede ti ma-
gnifichiamo (2).
Muoviti a compassione, salvami; Figlio di Davi-
de, abbi pietà, tu che con una parola sanasti gli in-
demoniati; di’ anche a me come al ladrone quella
misericordiosa parola: Amìn, io ti dico, sarai con me
nel paradiso, quando verrò nella mia gloria.
Un ladrone ti accusava, un ladrone proclamava la
tua divinità: entrambi pendevano dalla croce; tu
dunque, o misericordiosissimo, come al tuo ladrone

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credente che ti riconosceva Dio, apri anche a me la
porta del tuo regno glorioso.
Il creato si sospese vedendoti crocifisso: i monti e
le rocce si squarciavano per il timore, la terra si scuo-
teva e l’ade veniva spogliato; la luce si oscurò in pie-
no giorno, vedendo te, Gesù, crocifisso nella carne.
Non chiedermi frutti degni della penitenza, per-
ché la forza in me è venuta meno; dammi un cuore
sempre contrito e la povertà spirituale, affinchè que-
sto ti offra come sacrificio accetto, o solo Salvatore.
O mio Giudice che mi conosci, tu che tornerai con
gli angeli per giudicare tutto il mondo, guardando-
mi allora con il tuo occhio misericordioso, rispar-
miami e abbi pietà di me, o Gesù, di me che ho pec-
cato più di tutta l’umana stirpe.
Santa di Dio, prega per noi.
Col tuo singolare modo di vita sbalordisti le
schiere degli angeli e le folle dei mortali, perché vi-
vesti in modo immateriale e trascendendo la natura:
per questo, come fossi immateriale, attraversasti il
Giordano, passandolo a piedi.
Santa di Dio, prega per noi.
Rendi propizio ai tuoi cantori il Creatore, o santa
madre, perché siamo liberati dai mali e dalle tribo-
lazioni che da ogni parte ci circondano, affinchè, li-
berati dalle prove, magnifichiamo senza sosta il Si-
gnore che ti ha glorificata.
Santo di Dio, prega per noi.
Andrea venerabile, padre beatissimo, pastore di
Creta, non cessare di pregare per noi che ti cele-
briamo, affinchè siamo liberati da ogni ira, tribola-
zione e corruzione e affinchè siamo riscattati dalle
colpe, noi che sempre onoriamo la tua memoria.

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Gloria.
Trinità consustanziale, Monade trisipostatica, te
noi celebriamo glorificando il Padre, magnificando
il Figlio e adorando lo Spirito, realmente unico Dio
per natura, vita e vite, regno senza fine.
E ora. Theotokìon.
Custodisci la tua città, Genitrice di Dio purissima:
essa infatti, con te fedelmente regnando, in te anche
trova forza e grazie a te vincendo, respinge ogni
prova, spoglia i nemici e governa i sudditi.
Poi a due cori: Di una concezione senza seme.
Quindi il resto della Compieta.

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