David Košťák
traduzione Eleonora Bentivogli
Personaggi:
Un uomo (più giovane)
Una donna (più vecchia)
Lei: Ma io sì
A me serve
Voglio guardare le figure
Papà
Per favore.
Lui: Ma dai
Serve il buio
Perché fa buio, sai, nello spazio
Lei: Ma nooo
Ancora quella del cosmonauta
Quella noo
Lei: Balle
Lui: Aha.
E lui dove vola?
Lui: Aha
Ma ti stai sentendo?
L’Isola che non c’è
Se su questa terra non c’è
Allora sarà nello spazio
Se qui non c’è
Lei: No no
Lui: Sì invece
In una stazione spaziale
Lui: No
Cioè sì
Ma sì, lo sai
Solo che più piano
Meno gravità c’è
Più piano scorre il tempo
Facciamo per esempio che hai una gemella
E questa gemella sta su un’astronave
E tu sulla terra
E tutte e due guardate l’orologio
Per te passerebbero dieci ore
E per lei solo un’ora
Mentre tu invecchieresti di dieci anni
Lei solo di un anno
Si invecchia più piano
Là nello spazio
Lei: Papà
Così mi addormento prima che cominci a raccontare
Lei: Ma se è noiosa
Lui: E va bene
Va bene
C’era una volta
C’era un bambino
Ancora più piccolo di te
Lui: Zitta lì
Quella non la so
Te l’ho già spiegato
Lei: Ma perché?
Lui: Cosa?
Lei: La bocca
Se invece la tengo chiusa?
Lei: E va bene
Ma domani me la leggi
Vero?
E io me li lavo dopo la storia
Lui: Domani sì
Lui: Allora
C’era una volta un bambino
Ancora più piccolo di te
Lui: Sì
Scricciolo
Lui: Perché?
Lei: Grazie
Puoi appoggiare tutto sul tavolino
Lui posa le uova e il caffè sul comodino e si siede sul letto accanto a lei
Lui: Ma no
Così ti si raffreddano
Ti si raffreddano tutte le loro sostanze nutritive
Devi mangiarle finché sono fumanti
Dopodiché evaporano tutte le sostanze nutritive
Si raffreddano
Lui: Ma dai
Sono già le nove
E poi che cosa hai da fare per il resto della giornata?
Lui: Ta-daaan
Detto fatto
Lui: Beh...
Io...
Lei: Allora
Mi alzo
Vado a fare la spesa
Alle 15.30 danno di nuovo Katka la brutta
Mi guardo quella
Probabilmente mi addormento con la tv accesa
E poi mi faccio un caffè
Stavolta finalmente con il latte
Stasera in tv c’è solo robaccia
Mi leggo 50 pagine di 50 sfumature di grigio
50 anni di lotta per l’emancipazione buttati nel cesso
E domattina mi svegli che ho ancora il libro aperto
Caro il mio Sinatra
Lui: Gesù
Perché dovresti essere sempre lì che ti addormenti?
Lui: Certo
Scusa
Ti metto queste in frigo
...
Intanto faccio un salto a prendere il latte, ok?
Lui esce. Lei è come se si sentisse in colpa per quello che ha detto.
3. L’astronauta, storia della buonanotte
Nei loro monologhi sono intercalati i video-messaggi che lui ha inviato dallo spazio.
E quando fu cresciuto
Decise
Di esaudire
Il suo sogno da bambino
Avrebbe toccato le stelle, che lo aiutavano ad addormentarsi quand’era piccolo
Si infilò il casco
E si ritrovò accecato
Il messaggio è interrotto
Lei: E su una piccola astronave
Caricò il suo mondo
E sparì nel buio
E volava tra i piccoli pianeti
Come il piccolo principe
Mentre la sua rosa aspettava
Cresceva sotto una campana di vetro
E aspettava
Questa è la storia di un ragazzo che voleva avvicinarsi sempre più alla luna, anche a
costo di allontanarsi da tutto il resto
Lei: Mi potresti?
Per piacere
Lei: È imbarazzante
Lei: Ma a me sì
È il mio cinema preferito
Fin da quando il biglietto costava dieci corone
Ci andavo
Non voglio iniziare ad andare da un’altra parte
Solo a causa tua
Lei: Là mi conoscono
Lei: Si ricordano di me
Ci andavo
Da sola
Sempre
Un bicchiere di bibita al lampone
E un pacchetto di arachidi
Salate
Si ricordavano di me
Persino al bar
E adesso ricompaio in compagnia di uno sbarbatello
Un ragazzo che a vederlo potrebbe essere mio figlio
Lui: O nipote
Lei: Prego?!
Lui: Beh...
Lei: Ho un nome
Lui: Lo so
Chi pensi che te lo abbia dato?
Lei: Non lo so
Andiamo dalla stessa dottoressa, quella del nostro quartiere
A volte la incontro al minimarket
Probabilmente abita a due passi
Qui vicino
Perché dici?
Lei: Cosa?!
Lui: Che ne so
È che solo che mi ha strizzato l’occhio
Scricciolo
(Gli lancia addosso qualcosa. Lo becca in faccia. Lui mostra di essere stato colpito. Si copre il
viso.)
Lui: Ahia
Ma che stai facendo?
Lei: Scusami
Io non volevo
Lui: Almeno ora potrai dire alle ragazze che vivi con un bullo
Alle ragazze piacciono i tipi loschi
A quanto pare
Oppure
Pensi che gli passi con il tempo
Lei: Spero di no
Per il tuo bene
Perché a te
Non passerà mai con il tempo
Lei: Cosa?
Lei: Non lo so
Che dici?
Sul lavandino c’è un bicchiere
Dovrebbero essere lì
Ti sarei grata
Se tu andassi a controllare
Lui: Ma va’ là
E dai
Che hai ancora i tuoi
Lui: Scusa
Io
Mi preoccupo per te
Lei: E per la mia igiene orale
Lui: Io
...
Sono ancora senza frullatore
Sai
Di quelli a immersione
Per cucinare le pappe
Lei: Ah ah ah
Dai, che c’è?
Lui: Niente
È che
Mi manderai a quel paese
Lei: Tu prova
...
Che hai lì?
Dietro la schiena?
Lei: No no!
Non sarà mica...?
È Peter Pan!
Intendi leggermi Peter Pan?
Lui: Sì
Mi è venuto in mente
Come una volta
Hai presente
Lei: Certo
Lei: Beh
I denti
Quelli è vero che ce li ho ancora
Ma sono ben felice di togliermi gli occhiali prima di dormire
Lui: Davvero?
Io
Mi fa piacere
Posso mettermi qui di fianco?
Posso sedermi vicino a te?
Lui: Ok
Prometto
Houston
(Si siede sul letto. Si accorge del bicchiere d’acqua accanto al letto)
C’è qualcosa che nuota nella tua acqua
Lei: È un limone
Capitano
Niente di contaminato
Lei: Cosa?
Che cosa dovrei vedere?
Lui: L’acqua
Lui: Guarda
Lui: Forse no
La vitamina C è importante
Lui: Guarda
Fissane solo un pezzettino
(Immerge il cucchiaino nel bicchiere e mescola)
Lei: Allora
Peter Pan
Ok?
Lui: Sì
Ti piaceva
A differenza delle altre
Con quelle, ti obbligavo io
Eh?
Lei: Intendi
C’era una volta un bambino?
Così piccino che stava solo sdraiato sulla schiena
E guardava le stelle
Sempre, quando si addormentava
E sperava che una volta una di loro gli cadesse nel lettino
Lui: ...
Lei: Bene
Neanch’io
Puoi spegnere
Tranquillo
Così la luce non ci fa ingiallire i denti
Visto che li abbiamo già lavati
Questa la so a memoria
Lui: Bene
Lei: Bene
Wendy: No
Tu aprili
Peter
E da’ un’occhiata in giro
Wendy: No
Non volerò
Wendy: ...
Wendy: No
Peter
Si alzò il vento
E lui volò via
Volò dalla finestra
Lasciando le imposte spalancate
Peter Pan: Lui si guardò indietro
Lei non si sporse dalla finestra
Mai
A casa.
Klára si alza. Raccoglie in silenzio le cose da mettere in borsa. È evidentemente sotto stress.
Prende in mano le scarpe. Non vuole svegliare Marek nella stanza a fianco.
Lei: La giacca
Dove diavolo è la giacca?
Eccoti qui
Poi, le chiavi
Il rossetto
Le scarpe è meglio se me le metto fuori
Ok
Ho tutto
Sta per uscire, quando dalla stanza a fianco si inizia a sentire Fly me to the moon.
Nasconde le scarpe sotto il letto e si infila velocemente sotto il piumino. Fa finta di dormire.
Pian piano si apre la porta. Entra Marek. La guarda dormire.
Lui: Mmmh
Avrei dovuto pensarci
Dorme ancora
Esce. Lei si alza velocemente. Va alla porta e ascolta per capire se è tornato nella sua stanza.
Sente che è così. Raccoglie velocemente le sue cose. Con affanno.
Va verso la porta. Marek è già là con il caffè in mano. Stavolta con il latte. Le sbatte contro e
rovescia il caffè.
Lei: Certo
Io invece dovevo aspettarmi
Di trovarti lì
Con il caffè e tutto
Ogni mattina
Colazione e caffè
(Ironicamente) Allora mi scuso io
Dovevo aspettarmelo
Tu non salteresti neanche un maledetto giorno
Delle tue premure esagerate
Pensavo solo che non ce l’avresti fatta prima delle nove
Lui: Mi sono preparato il caffè per me
E allora ne ho fatto anche per te
Non sapevo...
Pensavo di farti un piacere...
Lei: Certo
Va bene
Ma è chiaro
Allora per favore, per una volta evita di pensare
Beviti il tuo caffè
E a me lascia l’unica cosa che mi hai mai dato
La mia privacy
Lei: Va beh
Ormai sono in piedi
Ha!
Eccolo qui.
Lui: E insomma
Ti dico che non me lo aspettavo
Lei: Sorpresa!
Sei contento?
Lui: ...
Sei truccata.
Lui: Beh
È che è un tantino fuori dal comune
Lei: ...
Lei: Come?
Cosa?
Che cos’è che è ovvio?
Lui: Ci presenterai?
Lui: Aha
Ti vergogni di me?
Oppure di lui?
Lei: Di te
Lui: Ahi
Lei: Già
E per piacere
Dopo pranzo vorrei fare un pisolino
Lui: Certo
Capisco
È un tipo focoso
Lui: Certo
...
Ah sì, per favore
Lei: Sì?
Lui: Klárka
Sto iniziando a pensare che...
Ho commesso un errore
Klárka
Sei cresciuta
Senza di me
E io non ho smesso di giocare
Come un bambino
Con il cordone ombelicale
Della navicella madre
A cui faccio sempre ritorno
Non mi stupisco di te
Eri appesa a una corda
Ancorata saldamente a me
È così che deve essere
Tra padre e figlia
E io te l’ho tagliata
Lasciandoti
In assenza di gravità
Ti ricordi quella storia?
Del bambino che guardava le stelle?
Te la ricordi?
Quel bambino ora è qui
Klárka...
Tra le stelle
Ma ora
Guarda soltanto te
10. Il nuovo mondo
Entra Klára. Cerca di fare il giro intorno, stupita che Marek sia così silenzioso.
Lei: Sono a casa
Lei: Nient’altro?
Lui: Scusa?
Lui: Cosa?
Lei: Ma piantala!
Stai sicuramente stringendo i pugni
Per resistere all’impulso
Lui: Come?
Lui: No
Niente paura
Lei: Ok.
Fa per uscire, ma non riesce a trattenersi e rientra.
Lei: Aha
E quindi?
Lui: Da solo
Lei: Sì...
Ti sto ascoltando...
Lui: Lo so
Lo so bene
Ma io pensavo
Che non sarebbe stato...
Che non sarebbe stato, in fondo, un grosso problema
...
Certo
Le auto sono diverse
Più veloci
Ce n’è di più
E la metro...
E così via
Però
Lei: E allora?
Pensavo che ti sarebbe andato a genio
Lui: Klára...
Lei: Scusami...
Imparerai a camminare da solo anche qui
Ormai è come stare lassù
Meno gravità
Sei fai un salto molto alto
Puoi allontanarti molto
È più difficile trovare qualcosa
Che ti possa tenere stretto
Ma ce la farai
Ti abituerai
Papà
Lui: Tu credi?
Lei: Sì
Lui: Grazie
Mi hai tolto un peso
...
(Cerca di ribaltare la situazione.) Infatti, vorrei trovarti una mamma
Lei: Certo...
(Si alza.)
Lui: E lui?
Riesce a tenerti stretta a terra?
Lei: Cosa?
Lui: Dai, il tuo
Appuntamento galante
Lei: Ah già
Ma sì, sì
Certo
Non ti preoccupare
Lui: Eh già
Alla vecchia maniera
Mi piace
Lei: Ma sì
In più si alza presto
Vero, no?
È un buon partito
Sembra quasi fatto apposta per me
Lei: Ma sì
Figurati, ce l’ha eccome
Addirittura due
Molto simpatiche
Lei: Già
Su questo non ci piove
Lui: Va beh
L’importante è che ti tenga stretta a terra
Che non mi voli via
Lei: Sì
Figurati
Mi tiene ben stretta sì
È già tanto che non mi tenga sotto terra
Lei: È un dottore...
Papà
Un oncologo
Lui: No
Non il mare
È la via lattea
Lui: Sì
La nave è decollata
Non naviga più tra le onde
Ma nello spazio
Lui: Sì
I pirati l’hanno rubata a Peter Pan
E hanno rapito Wendy
Lei: Sì
Già...già
Non ne hanno abbastanza
La nave pian piano scende
Wendy: Aiuto!
Peter
Aiutami
Wendy: Va bene
Wendy: Davvero?
Peter: Certo
Certo che l’afferrò
Sei così leggera
Wendy: E adesso?
Peter: Wendy
Peter: ...
Peter: No
Per favore
Resta, Wendy
Peter: No
Wendy: Si dissero addio
Peter: No
Per favore
Wendy: Rimasero seduti fino all’alba sui tetti della vecchia Londra
Per dirsi addio
Wendy: E invece sì
Peter: Wendy
Per favore
Durante il monologo di lui, a poco a poco, muoiono/ si spengono le fatine che volano intorno.
Peter: Sì
Tornava a guardarla
Anche i suoi fratelli
Nella loro cameretta
Ma con il tempo
Iniziò a trovare vuoti i loro lettini
Smise di tornare
Dall’Isola che non c’è
Che con il passare del tempo si ricoprì di felci
E sempre, quando capiva che nessuno dei suoi amici sarebbe tornato
Mai più
Era come se in lui si fosse conficcata una rotella dentata
E avesse cominciato a grattare
Finché un giorno
L’acqua del lago s’increspò
E si zittì persino quell’incessante ticchettio
E allora capì
Che ormai non sarebbe tornato nessuno da lui
Sulla sua Isola che non c’è
12. Dalla casa dei morti
Mattina. Di nuovo. Stavolta senza musica. Klára di alza, più vivace che mai. Marek le passa
accanto. Si accorge che Klára è già in piedi.
Lei: Niente
Sembra che stia facendo qualcosa?
Lei: Cosa?
No
Ho dormito tutta notte
Lei: E allora?
Lei: E tu?
Lui: Sì
Però...
Lei: E allora perché fai quella faccia, come se fosse morto qualcuno?
Lui: Klára...
Lei: E dai
Mi fai fare un giro sul trenino
Eh?
Per vedere se riconosco tutti gli animali
Lui: È pericoloso
Lei: Davvero?
Fantastico
Sul serio
Perché da un giorno all’altro mi hanno ceduto le gambe
Sai?
Lui: Klára
Devi prenderti cura di te
Lei: Te lo ripeto.
Sarei piuttosto contenta di fare una passeggiata
Lei: Va beh
Ma sono vecchia
Capisci
E mi dimentico le cose
Quindi me le puoi tranquillamente ripetere
Lui: Ma...
Aspettavo
E tu vagavi intorno con lo sguardo
Ho finito l’università
Ho seppellito la nonna
Tua mamma
E ricevevo i tuoi entusiastici messaggi
E aspettavo
Mi sono resa conto che eri ancora un bambino
Mentre io ormai non sentivo più il bisogno di un genitore
Vedevo i tuoi messaggi
E avevo l’impressione di vedere una vecchia cassetta buttata via
Dell’epoca in cui ero ancora piccola
Io ho smesso di mandarti messaggi
Con il tempo
Per il tuo bene
Per te era passato solo un istante da quando mi avevi messo a letto
Per l’ultima volta
Da bambina
Aspettavo
E tu vagavi intorno con lo sguardo
Con questo tentativo di battuta ha cercato di reprimere la tristezza. Chiude la telecamera con
grande fatica.
Lei: Ho aspettato
E sono invecchiata
Giorno dopo giorno
Come è giusto che sia
Lui: Klára
Lei: Aspetta
Aspetta
Si tratta di una lezione di vita?
Oppure cosa?
Lui: Klára
Lei: Gesù
Uff
Che sollievo
Davvero
Non mi va proprio
Alla mia età
Di imparare cose nuove
Sai
Lei: Ah quella
Non c’è di che
Le sei piaciuto
Lei: Ti è piaciuta?
Lui: Sì
Tutto sommato sì
Però...
Lui: Come?
Lei: Beh
A me manca un modello femminile
Lui: Questo sì
Ma de consigli sul sesso, con annessi e connessi
Farei volentieri a meno
Lei: Lo sai
Una ragazza della mia età ha bisogno del parere materno
Quando il suo corpo comincia a cambiare
Con la prima mestruazione me la sono cavata
Ma con la menopausa sì
Che avrei davvero bisogno di suggerimenti
Lei: Ha riso
Pensa te
Lui: Già
Hai ragione
Lei: Già
Come un ragazzino
Non sapevo dove cercarti
Dicono
Di provare a funzionare come satelliti
Tutti i bambini che si perdono da una parte
Alla fine si ritrovano sempre dall’altra
Lui: Spiritosa
Lei: Già
E poi lavora al planetario
Quindi i tuoi racconti potrebbero addirittura divertirla
Almeno per un po’
Lei: Invece sì
Non posso nemmeno sgranchirmi il collo
Appena vedi che chino la testa all’indietro, sono guai
Attacchi subito con il tuo discorso su quanto è bello lassù
Così lontano eppure così vicino
Eccetera
Eccetera
Lui: Scusa
Lui: Klára
Lei: No
Ascolta
Tu ti devi rendere conto
Io sono solo un capitolo
Sei tornato
Vagavi intorno con lo sguardo
E cercavi quella bimbetta
Che portavi a cavalcioni sulle spalle
Per avvicinarla alle stelle
Sei tornato
Sei cresciuto
In quell’arco di tempo
E non vedevi l’ora di insegnarmi ancora molto
Capisco che sei rimasto deluso
Ti aspettavi una bambina
Che ne sarebbe andata pazza
Vagavi intorno con lo sguardo
La cercavi
Mentre davanti a te stava solo una vecchia visibilmente scossa
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Capisco che sei rimasto deluso
Lei: Sì
Ma è così
E io mi auguro una cosa sola
Che ce ne siano altri
Di capitoli
Lei: Lo so
È buffo
Come cliché
Lei: Forse
Può essere?
Dipende
Sarebbe un bene
O un male?
Lui: Un bene
Direi
Mi pare
Hai fatto bene
Lei: Non c’è di che
Lui: Oh insomma
Spero che tu abbia tempo domani
Lei: Cosa?
Perché?
Io non vengo con te
Ora devi cavartela da solo
Piovono stelle dal cielo. La sala si riempie di desideri segreti. I desideri segreti di Klára e
Marek. I desideri segreti di un ragazzino che stava per partire verso le stelle. I desideri segreti
di una ragazzina.
Piovono stelle dal cielo. Si diffondono ovunque i desideri segreti di tutti.
Lui: Guarda
Una stella cadente!
Hai visto?
Devi esprimere un desiderio
Ma in silenzio
Altrimenti non si avvera
Lei: Desidero un cagnolino. Che non morde e non fa la cacca in giro per casa.
Lei: Voglio che Ládínek la smetta di guardarmi sempre e mandarmi bacini. Come Honzík fa
con Maruška.
Lui: Desidero che tu mi cada in grembo, così da non doverti venire a cercare.
Desidero restare qui.
Lei: Desidero un letto a castello, per non invecchiare durante la notte, mentre dormo.
Klára sta per andare al suo appuntamento. Stavolta è Marek a essere nervoso.
Lui: Prendi il tailleur bianco
Te l’ho lavato
Lei: Ok
Grazie
Lui: E il foulard
Quello blu
Lui: Sì
Fuori c’è vento
Lei: Aha
...
OK
Lei: OK
Gli dico che è un messaggio da parte di mio papà
Gli servirà da incentivo
Lui: Bene
...
La regola della mezzanotte credo la conosca
Lei: Sì
Lo spero anch’io
Se non mi riporta a casa entro mezzanotte
Mi addormento
Ovunque ci troviamo
Lei: D’accordo
Mi sa che sarò stanca
Quindi, se non si può rimandare a domani
Mandami la lista delle domande per messaggio
Così mi preparo le risposte lungo la strada
Lui: Cosa?
Lasciarmi qui da solo?
Senza una balia?
Carina, magari?
Sì
È un’idea stupida
Ma mi arrangerò
Lei: Ho più di cinquant’anni
E inizio ora con gli appuntamenti
Appuntamenti al buio
Come una bambina
Con il papà della signora del planetario
Lui: Aha
È così
Questo sì
Eh, questo sì
Io aspetterei ancora un paio d’anni
Fossi in te
Ma mi sa che i padri ce l’hanno sempre
L’impressione
Che per le loro figlie ci sia ancora tempo per iniziare con gli appuntamenti
Ma sono contento di essere qui in questo momento
Lei: ...
Non migliorerà la situazione
Lui: ...
Lei: Al contrario
Lui: Io
Non so che dire
Lei: Non lo so
Non migliorerà la situazione
Trascinandoci qualcun altro
Sai
Che cosa gli dovrei dire?
La prego di ignorare la regola del terzo appuntamento
Non è detto che ci arrivi viva?
Il prossimo appuntamento ce lo possiamo dare in terapia intensiva?
Lui: Smettila
Lei: OK
Non c’è bisogno di parlarne
Lui: No
Dico smettila
Di parlare così
Non sai
Non puoi sapere
Non sai quanto tempo
Non fare gli stessi errori
Klára
I figli devono imparare
Devono imparare dai propri genitori
A non ripetere i loro errori
Lui: E invece sì
Posso
Pensavo che fosse solo per un momento
E allora sono volato via
Non puoi saperlo
Klára
Tu sei invecchiata
E io non sono ancora cresciuto del tutto
Lei: Già
Solo che io da questa
“gita”
Non tornerò più
Lui: Klára
Ascoltami
Io non sono capace
E per me è terribilmente difficile
Ma di quello che sto per dirti
Sono convinto
Profondamente
Se tu ora ti imbarchi
Su quell’astronave
E ti lasci portare via lontano
Ci darai un taglio netto
Ma è possibile, che così facendo ti sembri che passi solo un istante
È possibile
Ma io continuerò a guardarti
Da qui
Così, per quanto lontana tu sarai con il pensiero
Più sarai lontana
Più mi sembrerà un’eternità
Klára
Io sono stato egoista
Sono sparito
Ci ho dato un taglio
Era più facile
Restare in assenza di gravità
Klára
Non essere come me
Anche se fosse solo per un istante
Tu resta
Non chiuderti in quell’astronave
Resta qui
Anche se fosse solo per un istante
Voglio trascorrerlo con te
...
Lei: Io ti ho seppellito
Quando non sei tornato
Lui: Lo so
Klára
Allora, per favore, non farlo anche con te stessa
Lei: Mi dispiace
Lui: Lo so
Anche a me
Ma non è ancora finita
Sta solo finendo un capitolo
Un cliffhanger
Quindi lasciati andare
E scrivi un nuovo capitolo
Lui: Anch’io
...
Anche se hai il trucco sbavato
Ma io sono tuo padre
Sai
Non è a lui che devi piacere
Allora sistemati prima di uscire
Eh?
Lei: Ok
...
...
...
Allora
Come ti sembro?
Lui: Ci ho derubati
Ci ho derubati di ogni minuto che avremmo potuto trascorrere insieme
Ci ho derubati
Ho derubato me stesso
Dei tuoi primi dentini da latte caduti
Delle tue pagelle
La tua maturità
Il tuo primo amore segreto
Di cui comunque avrei saputo tutto
Perché me ne sarei accorto guardandoti
Ormai non mi rendo nemmeno conto se sei stanca
Oppure basta la mia presenza a farti andare su tutte le furie
Mi sono perso le tue preoccupazioni da adolescente,
per cui ora sei tu a darmi dei consigli
Mi sono perso il tuo primo capello grigio
La possibilità di tranquillizzarti
Perché sei sempre la mia bambina
Tutto questo mi sono perso
Ma ora sono qui
E anche se non ci resta molto tempo
Recupererò quello che posso
18. Storia della buonanotte
Lui: Klárka
Dormi?
Lei: No
Non dormo
Lei: Sì
Lui: Ti fa male
Lui: D’accordo
Non accendo
Lei: Quella no
Non la voglio
Una a memoria la sai
Voglio quella
La storia del bambino
Lui: Ma...
Lui: Davvero?
Lei: Davvero...
Lui: Quindi
Allora
C’era una volta un bambino
Più piccino di te
...
Davvero vuoi questa?
Lei: Davvero
Lui: Va bene...
Era più piccino di te
Era talmente piccolo
Che sapeva solo stare sulla schiena
E visto che piangeva
Un sacco
Più di te
Lo mettevano a dormire fuori
Sulla veranda
E così, ogni volta che si addormentava
Guardava le stelle
E sperava che una volta una di loro
Gli cadesse nel lettino
Ma non cadeva
...
Quando fu cresciuto
Quando ne vedeva una cadere
Chiudeva gli occhi
Ed esprimeva un desiderio
Desiderava che che cadesse da lui
Ma tutte le volte, quella lo mancava
...
No
Non era così
...
Oppure
Allora
Daccapo
C’era una volta un bambino
Più piccino di te
Lo mettevano a dormire fuori
Sulla veranda
E allora guardava le stelle
E quando fu cresciuto
E ne vedeva una cadere
Allora chiudeva gli occhi
Ed esprimeva una desiderio
Finché una gli cadde nel lettino
Una stella piccolina
E lui si ripromise
Che non l’avrebbe mai lasciata spegnersi
Lei: Papà?
FINE