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NOZIONI GENERALI
1 Non hanno precisione tecnica i sinonimi, come prelievo, gravame (o gravezza), ecc.
2 Sono stati considerati tributi lo sconto obbligatorio dei medicinali, imposto a case far-
maceutiche e farmacisti (Corte cost., 18 maggio 1972, n. 92 e 24 luglio 1972, n. 144) e la
decurtazione degli stipendi di pubblici dipendenti (Corte cost., 11 ottobre 2012, n. 223, in
Foro it., 2012, I, 2896).
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limiti o vincoli, ecc.) 3. E va aggiunto che i suoi effetti sono definitivi, irrever-
sibili: in ciò si distingue dai prestiti forzosi4.
In secondo luogo, il tributo è caratterizzato da coattività, ossia è sem-
pre imposto con un atto dell’autorità. Ciò lo distingue dalle entrate di
diritto privato, caratterizzate da sinallagmaticità. L’ente pubblico imposi-
tore è quindi necessariamente provvisto di poteri autoritativi, allo scopo
di costituire il rapporto tributario o anche soltanto per imporre il paga-
mento del dovuto. Possono esservi entrate pubbliche imposte coattiva-
mente che non hanno carattere tributario (come le sanzioni), ma alla base
del tributo vi è sempre un atto dell’autorità (legge o provvedimento). Ciò
corrisponde alle elaborazioni della dottrina del diritto pubblico, che rav-
visava il carattere tipico del tributo nell’essere espressione della sovranità
dello Stato5.
Infine, il tributo è destinato a finanziare spese di interesse generale6.
Di regola, il gettito dei tributi non ha una destinazione prestabilita. Vi pos-
sono essere però tributi con destinazione specifica, ossia tributi di scopo. I
comuni possono istituire «imposte di scopo», per finanziare la realizzazione
di determinate opere pubbliche7. È imposta di scopo il canone radiotele-
visivo, essendo destinato a finanziare la concessionaria del servizio pub-
blico radiotelevisivo8. Il destinatario finale di un tributo può essere anche
un soggetto di diritto privato, se svolge servizi di interesse generale 9. L’aggio
dovuto all’agente della riscossione è un tributo di scopo, in quanto diretto a
coprire i costi della riscossione.
Non ha rilievo, per la definizione del tributo, il motivo per cui è istituito.
Un tributo può essere istituito per fini fiscali, ossia per procurare un’entrata
dei tributi è da valutare ai sensi dell’art. 53 Cost., mentre la legittimità costituzionale delle
misure espropriative è da valutare ai sensi dell’art. 42 Cost. (Corte cost., 22 aprile 1997,
n. 111, in Giur. it., 1997, I, 476).
4 Cfr., ad esempio, E. Potito, L’ordinamento tributario italiano, Milano, 1978, p. 16;
di diritto tributario, Bari, 1938, p. 542), o di potestà di impero (A.D. Giannini, Il rapporto
giuridico di imposta, Milano, 1937, p. 2; Id., I concetti fondamentali del diritto tributario,
Torino, 1956, p. 71).
6 Per la Corte costituzionale, 8 ottobre 2012, n. 223, cit., i caratteri della nozione di tri-
buto sono «la doverosità della prestazione, in mancanza di un rapporto sinallagmatico tra
le parti, nonché il collegamento di tale prestazione con la pubblica spesa, in relazione ad un
presupposto economicamente rilevante».
7 L. 27 dicembre 2006, n. 296, art. 1, commi 145-151; D.lgs. 14 marzo 2011, n. 23, art. 6.
8 Corte cost., 28 giugno 2002, n. 284; Cass., sez. un., 20 novembre 2007, n. 24010.
9 Corte cost., 28 giugno 2002, n. 284, cit.
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all’ente pubblico, ma anche per fini extrafiscali (ad esempio, dazi protettivi,
tributi ecologici).
guerla dalle entrate di diritto privato: cfr. F. Cammeo, Le tasse e la loro costituzionalità, in
Giur. it., 1899, IV, 193.
12 Tesoro, Princìpi, cit., p. 551, scriveva che: «nelle imposte manca qualsiasi rapporto
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14 La tassa si ispira al principio di corrispettività e non trova titolo giustificativo nella
capacità contributiva del soggetto al quale è richiesta. Così Cass., sez. un., ord., 16 aprile
2007, n. 8956, a proposito della somma da pagare quando si richiede una «valutazione di
impatto ambientale».
15 In passato, la distinzione tra entrate patrimoniali dello Stato ed entrate tributarie era
rilevante perché alle cause tributarie si applicava il solve et repete ed era sempre competente
il Tribunale. Il solve et repete fu dichiarato incostituzionale; ed ora la competenza del Tri-
bunale (art. 9 c.p.c.) in materia fiscale riguarda solo le cause relative all’esecuzione forzata
tributaria. Inoltre, rivestiva importanza la distinzione tra imposte dirette e imposte indi-
rette, in relazione alle disposizioni del previgente codice civile in materia di privilegi; oggi,
le norme sui privilegi individuano nominatim i tributi erariali cui si riferiscono.
16 Cass., sez. un., 7 dicembre 2007, n. 25551, in Giust. civ., 2008, I, 81. I diritti postali
(Cass., 2 aprile 1992, n. 4027) e le spese di notificazione degli atti giudiziari (Cass., 7 dicem-
bre 2007, n. 25551) non hanno natura tributaria.
17 Cass., sez. un., 17 ottobre 2006, n. 22245, afferma esservi nelle tasse un rapporto di
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potestà impositiva, anche se viene riscosso con gli strumenti propri delle
entrate tributarie (ruolo e cartella di pagamento)19.
Nell’ambito della finanza locale, vi sono tasse che possono essere sosti-
tuite con proventi di natura non tributaria, come il canone per l’occupazione
di spazi ed aree pubbliche20 e il canone per lo scarico e la depurazione delle
acque reflue21.
Il nomen iuris non è decisivo. Nonostante la denominazione, sono da
considerare tasse sia il canone comunale sulla pubblicità22, sia la tariffa di
igiene ambientale (Tia) 23. Il contributo unificato per le spese degli atti giu-
diziari è una tassa24 e il canone televisivo è un’imposta25.
C) Nella lingua comune, il termine contributo indica ciò che si dà per il
raggiungimento di un fine al quale concorrono più persone. Nel linguaggio
giuridico, è usato per designare sia istituti tributari, sia istituti non tributari
(si pensi ai contributi previsti nel codice civile, come i contributi consortili e
i contributi al fondo comune delle associazioni e fondazioni).
Nel diritto tributario è denominato contributo (o «tributo speciale»)
quel particolare tipo di tributo che ha come presupposto l’arricchimento (ad
esempio, l’incremento di valore degli immobili) che determinate categorie
di soggetti ritraggono dall’esecuzione di un’opera pubblica destinata, di per
sé, alla collettività in modo indistinto26. Anche questa definizione è imper-
niata sul presupposto, che è costituito dall’esecuzione di un’opera pubblica
e dal beneficio che ne traggono determinati soggetti27.
1997, n. 446.
23 Corte cost., 24 luglio 2009, n. 238. La sentenza riguarda la tariffa di igiene ambientale
miglioria, previsti dalla L. 25 giugno 1865, n. 2359, sull’espropriazione per pubblica utilità, e
dalla L. 28 novembre 1938, n. 2000. Nel testo unico della finanza locale del 1931 erano previ-
sti due tipi di contributo: quello di miglioria generica, che colpiva l’incremento di valore delle
aree fabbricabili dovuto al complesso delle opere pubbliche eseguite dal Comune, e quello
di miglioria specifica, che colpiva l’incremento di valore dei beni rustici ed urbani, che fosse
conseguenza di un’opera pubblica eseguita dal Comune.
La L. 5 marzo 1963, n. 246, ha abrogato i contributi e istituito l’imposta locale sull’incre-
mento di valore delle aree fabbricabili, che fu sostituita dall’Invim (ora abrogata).
27 Come osserva Corte cost., 22 aprile 1980, n. 54, in Foro it., 1980, I, 1557, «i contributi o
tributi speciali sono conformati dal legislatore sul modello dell’imposta, poiché dal realizzarsi
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del presupposto sorge l’obbligo del pagamento del tributo», ma, «a differenza che nelle imposte,
il vantaggio dell’obbligato rileva come elemento costitutivo del presupposto stesso».
28 Cass., sez. un., 26 gennaio 2011, n. 1782, in Foro it., 2011, I, 746.
29 Cass., 27 luglio 2006, n. 17109, in Foro it., 2007, I, 1877, in tema di c.d. tassa di opina-
mento, dovuta dagli avvocati ai Consigli dell’Ordine per la liquidazione degli onorari (D.lgs.
23 novembre 1944, n. 382, art. 7, comma 2).
30 Cass., sez. un., 28 giugno 2006, n. 14863; Id., 5 febbraio 2013, n. 2598; Id., 6 maggio
2013, n. 10403.
31 L. 14 novembre 1995, n. 481, art. 2, comma 38. Cfr. Cons. Stato, sez. VI, 15 giugno
2009, n. 3816.
32 Ad esempio, la norma costituzionale che vieta il referendum abrogativo (art. 75) e
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34 Corte cost., 10 febbraio 1982, n. 26, in Giur. it., 1982, I, 1, 1399.
35 Corte cost., 12 gennaio 1995, n. 2, in Giur. cost., 1995, 16.
36 Cass., 18 settembre 2006, n. 20068, in Foro it., 2007, I, 118; Corte cost., 26 giugno
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– della norma che esenta dall’imposta sul valore aggiunto «le operazioni
relative alla riscossione dei tributi»42.
rappresentato una fase importante nello sviluppo scientifico della nostra disciplina. In pas-
sato, il diritto tributario era considerato un diritto speciale o eccezionale rispetto al diritto
comune (per diritto comune si intendeva il diritto privato); dal diritto comune si è distaccato
prima il diritto amministrativo, poi il diritto tributario, del quale è stata progressivamente
affermata prima la natura pubblicistica e l’appartenenza al diritto amministrativo. L’afferma-
zione dell’autonomia del diritto tributario (all’interno del diritto amministrativo) è un topos
ricco di implicazioni, specie in tema di interpretazione e integrazione delle norme tributa-
rie ed in tema di applicazione delle norme del diritto civile agli istituti del diritto tributario.
Degno di nota, nell’evoluzione del diritto tributario verso il suo affrancamento dal
diritto privato, è il dibattito che si è avuto nella dottrina francese, dove, al conservatorismo
di chi non riconosceva al diritto tributario altro che un limitato ed ambiguo «particolari-
smo» (F. Gény, Le particularisme du droit fiscal, in Mélanges R. Carré de Malberg, Paris,
1933, p. 195), si contrapponeva chi affermava l’autonomia del diritto tributario (L. Trotabas,
Essai sur le droit fiscal, in Revue Sc. fin., 1928, 201; Id., Les rapports du droit fiscal et du
droit privé, in Dalloz Hébd., 1926, 29); la differenza delle due teorie è che se il diritto tribu-
tario è un diritto «particolare» rispetto al diritto civile, inteso come diritto comune, l’inter-
prete deve necessariamente attingere al diritto civile sia in materia di interpretazione, sia in
materia di integrazione del diritto tributario; se invece il diritto tributario è autonomo, viene
meno il fondamento di questa subalternità. Sul tema cfr. M.C. Fregni, Obbligazione tributa-
ria e codice civile, Torino, 1998, p. 213 ss.
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Le norme che disciplinano l’attuazione dei tributi sono norme la cui auto-
nomia, rispetto agli altri settori dell’ordinamento giuridico, è meno netta.
Partizioni ulteriori sono i complessi normativi che hanno per oggetto le
sanzioni (amministrative e penali) ed i processi tributari.
Le norme tributarie in materia di procedimenti sono norme spe-
ciali rispetto alla disciplina generale dei procedimenti amministrativi; le
norme tributarie penali fanno parte del sistema penale codicistico. Ciò ha
rilievo perché, dove non dispongono le norme tributarie, valgono quelle del
sistema generale (amministrativo, penale, ecc.) di cui fanno parte le norme
tributarie.
Vi sono, infine, in altri settori dell’ordinamento, norme con oggetto tri-
butario. Cioè norme dell’Unione europea45, costituzionali46, processuali47,
internazionali48, civilistiche49, ecc., con oggetto tributario.
In tutti questi casi, siamo di fronte a sovrapposizioni (di settori) disci-
plinari: cioè a norme che, a seconda dei punti di vista, sono da ascrivere al
diritto tributario ovvero al diritto costituzionale, penale, processuale, inter-
nazionale, comunitario, ecc.
Vi è insomma un nucleo autonomo del diritto tributario (norme che
non interferiscono con altri settori dell’ordinamento), e vi sono norme che
appartengono a più settori disciplinari.
La divisione dell’ordinamento in settori è opera degli studiosi, e risponde
soprattutto a fini di studio (di qui l’autonomia scientifica e didattica, che
riflette esigenze di divisione del lavoro tra gli operatori e i cultori del diritto).
Ma le partizioni possono avere rilevanza pratica. Abbiamo visto, del resto,
quanto sia importante fissare la nozione (o le nozioni) di tributo.
45 Numerose norme del Trattato sul funzionamento dell’UE interessano il diritto tribu-
tario: norme sui dazi doganali, sulla libertà di circolazione di merci, capitali, servizi e per-
sone; sull’imposizione indiretta e sul ravvicinamento delle legislazioni, sulla concorrenza e
sugli aiuti di Stato.
46 Ad esempio, gli artt. 23 e 53 Cost.
47 Ad esempio, l’art. 9 c.p.c.
48 Cfr. G. Croxatto, Diritto internazionale tributario, in Digesto comm., vol. IV, Torino,
1989, p. 640.
49 Ad esempio, gli articoli del codice civile in materia di privilegi a tutela dei crediti
del fisco.
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