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Il Lavoro

Immaginario
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario

Traduzione dal libro Self Completion di Robert S. de Ropp ed.


Gateways.
Schiavo e Maestro
Che cosa è il lavoro?
Può essere definito molto semplicemente.
Il Lavoro coinvolge la trasformazione di un melmosa illusione galoppante dello schiavo in un
illuminato, completo maestro.
Definiamo il significato della parola maestro e schiavo.
Lo schiavo non ha controllo sulla sue vita, è spinto da forze esterne, alla mercé delle impressioni
casuali, schiavo delle abitudini, molte delle quali sbagliate, preda della credulità, suggestionabilità,
speranza e paura.
Oltre tutto lo schiavo è una creatura di fantasia. Vive nel mondo dei sogni. E' tagliato fuori dalla
conoscenza del mondo reale per via di un meccanismo nel suo cervello, il lavoro del quale genera
illusioni. Lo schiavo mente a se stesso circa se stesso e su ogni altra cosa. Non sa che sta mentendo.
E' uno schiavo che sogna di essere libero. Mente sognando di conoscere la verità.
Il maestro ha liberato se stesso dal meccanismo che genera l'illusione nel suo cervello. E' un abitante
del mondo reale. Per entrare in questo mondo ha sacrificato i suoi sogni. Si è confrontato
temerariamente con la verità circa sé stesso e gli uomini. E' stato forte abbastanza per sfuggire alla
prigione in cui lo schiavo passa la sua vita. E' completamente sveglio: Ha visto la verità che lo ha
reso libero. Ma ha pagato un incredibile prezzo per raggiungere la libertà.
Pensate attentamente. Potete pagare questo prezzo? Potete essere così temerari da confrontarvi con
la realtà? Potete sostenere di conoscere la verità circa voi stessi e le persone?

Questa verità non è minimamente confortevole. Qui abbiamo molte migliaia di milioni di esseri
umani che vanno in giro come muli bendati su un tapirulan, guidati da dietro con il bastone della
paura, attirati di fronte con la carota dell'avidità. Il sovrintendente del tapirulan, un grande e terribile
spirito, si è assicurato che il mulo non cerchi di scappare. Lo spirito ha fatto questo attraverso la
semplice azione di ipnosi del mulo facendogli pensare di essere già libero.
Può la morsa paralizzante di questa ipnosi essere allentata?
Per la maggior parte dei muli non può. Ogni così detto liberatore che cercasse di svegliarli dal loro
stato di sonno sarebbe certamente attaccato, calciato e picchiato, per aver solamente suggerito ai
muli di essere schiavi. Questa suggestione li priva delle loro più profonde illusioni, l'illusione di
essere liberi e gli artefici del loro destino. I muli preferiscono di gran lunga vivere le loro vite in un
mondo irreale. E' facile sognare, difficile confrontarsi con la realtà. Data la scelta tra ciò che è facile
e cosa è difficile, e il mulo inevitabilmente seguirà la via facile.
Come avviene che alcuni di questi schiavi trovano il modo di fuggire al tapirulan e trasformare se
stessi in maestri?
La risposta è che realisticamente molti pochi possono scappare. Il guardiano del tapirulan, lo
spaventoso spirito che alcuni chiamano maya, alcuni Diavolo e Padre delle menzogne, ha molti
buoni trucchi a sua disposizione. E' stato a giro per lungo tempo e conosce molto bene le debolezze
interiori della razza umana.
Lo Spirito della Menzogna sa che il suo antico avversario, lo Spirito di Verità, può qualche volta
dare un passeggero scorcio di realtà e risvegliare gli uomini per un momento dalla nebbia dei sogni
in cui abitualmente passano il loro tempo. Vi è, nella psicologia umana, una volontà di verità, ma è
debole se confrontata al suo avversario, la volontà di auto-inganno. Lo Spirito di Verità lavora
attraverso la volontà di verità.
Ma lo Spirito di Menzogna sa come contrattaccare e neutralizzare la volontà di verità prima che
renda gli schiavi in grado di liberare se stessi dalle loro illusioni. Fa questo preparando astutamente
un falso, una imitazione del Lavoro Reale, attraverso il Lavoro o Immaginario. E' in questo Lavoro
Immaginario che così tanti degli schiavi che cercano di scappare vengono intrappolati. Il Lavoro
Immaginario rende possibile per loro pensare che stanno lavorando su se stessi quando, in realtà,
stanno solamente sostituendo un gruppo di sogni ad un altro.
Nel diagramma chiamato Luoghi della Via, il tapirulan è mostrato circondato dalla Foresta. Gli
schiavi che scappano al tapirulan entrano nella Foresta e devono trovare la loro strada attraverso di
essa prima che il loro reale lavoro interiore possa iniziare. E' facile perdersi nella Foresta, e a molti
accade. E' pieno di passaggi che non conducono da nessuna parte e di guide che non conoscono la
strada. Contiene la profonda e buia gola che Herman Hesse chiamava Morbio Inferiore in cui tutte le
aspirazioni sono perse, gli entusiasmi svaniscono, gli scopi elevati sono persi.

Robert De Ropp

Oltre la foresta, visibili di quando in quando attraverso i rami degli alberi, vi sono due alti picchi, la
Montagna del Potere e la Montagna della Liberazione. Una fugace apparizione di questi picchi
incoraggia il viaggiatore a spingere e a cercare di trovare la sua strada per i piedi della montagna.
Ma questi bagliori sono solo occasionali e si dimenticano troppo facilmente. Avendo dimenticato
dove stava andando il viaggiatore di nuovo si perde.
Proprio perché è un luogo così pericoloso gli schiavi che sono scappati nella Foresta si trovano
spesso peggio di prima. Almeno sul tapirulan erano onestamente comodi e salvi dal sapere la verità
circa sé stessi per via del loro stato di sonno ipnotico. Essi non possono rifugiarsi nelle vecchie
illusioni. Hanno visto bagliori di verità e questi bagliori hanno distrutto il loro sonno. Non sono ne
felicemente schiavi e neanche realmente liberi. La loro condizione è riassunta nell'aforisma di
Gurdjieff:
Felice è colui che siede nella sua sedia; mille volte più felice chi siede nella sedia degli angeli; ma
miserabile chi non ha sedia.
Gli schiavi scappati al tapirulan che si sono persi nella Foresta si rifugiano nel Lavoro Immaginario.
Sognano di essere "nel Lavoro", ma non lo sono. Non hanno pagato il prezzo di ingresso. Non hanno
sacrificato i loro sogni o conquistato le loro abitudini meccaniche. Sono schiavi come lo erano prima
di lasciare il tapirulan, ma la grande illusione che essi sono "nel Lavoro" gli impedisce di vedere
questo. Sono strati nello stato chiamato Secondo Sonno da cui è molto difficile svegliarsi. Le
persone nel Secondo Sonno sognano di essere sveglie.
Lo psudo-Lavoro consiste in una serie di trappole. Cadere in una di queste trappole è sufficiente a
portare il Lavoro ad uno stop. Alcune persone cadono in una trappola, altre in un'altra. Qualcuno
riesce, dopo grandi sforzi, a scappare dalla trappola. Altri non scappano mai per la semplice ragione
che non sanno di essere intrappolati.
Chi, dunque, può entrare nel Lavoro reale?
Esso è aperto solo a completi, membri paganti del RDV club. Le lettere RDV (ndr SOT Seekers of
Truth) significano Ricercatori Di Verità. I membri del club sono conosciuti collettivamente come le
Persone della Verità. In arabo, sono chiamati i Ahl-i-Haqq e, come Haqq (verità) si intende uno dei
novantanove nomi di Dio. Per i membri del RDV club Dio è la verità ed il motto del club pone la
ricerca della verità al di sopra di tutti gli altri scopi della vita.
Preferisco conoscere la verità, per quanto terribile possa essere, che rifugiarmi in qualche sistema di
confortevole illusione.
Per quanto il RDV club sia aperto a chiunque poche persone ne diventano membri. Questo perché
non possono affrontarne il pagamento richiesto. Per entrare nel RDV club e diventarne membri
completi, dobbiamo sacrificare le nostre illusioni, in particolare l'illusione circa noi stessi. Questo è
quello che molte persone non sono disposte a fare. Anche quelle che sono fuggite dal tapirulan
preferiscono entrare nel Lavoro Immaginario mantenendo le proprie illusioni che entrare nel Lavoro
Reale e sacrificarle.

Il Lavoro immaginario prende la forma di otto trappole. Chiunque cerca di entrare nel Lavoro cadrà
prima o poi in una di queste trappole. Questa caduta è inevitabile. Ogni realistico seguace della Via
conosce questo e si prepara al confronto con le trappole.

Questo prevede la conoscenza di cosa esse sono, sapere se si è caduti in una di esse, sapere come
uscirne. Ecco le caratteristiche delle otto maggiori trappole.

1) La Sindrome del pensare-parlare

2) La Sindrome del devoto

3) La sindrome del falso Messia

4) La sindrome dell'Organizzazione

5) La sindrome della salvezza personale

6) La sindrome del super sforzo

7) La sindrome dell'andare all'incontro domenicale

8) La sindrome della caccia al Guru


Sindrome del pensare-
parlare
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario

Questa è una trappola molto subdola in cui cadere. Si parla del Lavoro. Si pensa al Lavoro, Ma
parlare e pensare del lavoro non produrrà mai risultati, come parlare e pensare del sesso non farà
nascere un bambino. Il lavoro comporta il fermare il dialogo interiore, ma noi che ci siamo abituati a
continui scambi interiori, non siamo a nostro agio nello stato di silenzio. Noi abbiamo la necessità di
parlare a qualcuno di qualcosa. Se non troviamo nessun altro parliamo a noi stessi. Questa abitudine
di parlare del Lavoro è incoraggiata dalla tendenza di coloro che pensano di essere "nel Lavoro" di
trovarsi in gruppi.
Teoricamente questi gruppi dovrebbero servire ad un utile proposito. Il loro intento è incoraggiare lo
scambio di osservazioni, di promuovere l'obiettività, la sincerità e così via. I gruppi raramente
raggiungono questo scopo perché, in molti casi, l'ultima cosa che le persone vogliono fare in questi
gruppi è confrontarsi con le proprie debolezze. Si proteggono dal confronto attraverso un sistema
elaborato di ammortizzatori e non hanno intenzione di sacrificare questi ammortizzatori.
A peggiorare il tutto, le persone che conducono questi gruppi, sono spesso, completamente ignoranti
della scienza dei tipi. A causa di questa ignoranza, non sono nella condizione di capire le leggi
personali sotto cui i membri dei gruppi dovrebbero operare.
Si aggiunga all'ignoranza del leader del gruppo medio anche la riluttanza della maggior parte dei
membri del gruppo a confrontarsi con i mostri nel loro personale labirinto, sarei molto sorpreso se
questi gruppi fossero utili. In genere sono tutt'altro che utili, perché incoraggiano la sindrome del
pensare-parlare. Le persona immaginano che poiché hanno speso molto tempo a parlare del Lavoro,
sono ancora "nel Lavoro". Nei fatti, non sanno spesso che cosa sia il lavoro.

Sindrome del
Devoto
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Un nome alternativo per questa trappola è la sindrome dell'occhio stellato. Comporta una devozione fanatica e una cieca fiducia in un maestro
o in un insegnamento. Questa devozione acceca completamente il devoto. Distrugge ogni capacità di ragione oggettiva, che la sua vittima non
potrebbe mai aver posseduto. Tutte le emozioni sono focalizzate sul Maestro che ha lo stato di un dio negli occhi del devoto. Il maestro non
può sbagliare. Gli insegnamenti del maestro devono essere accettati letteralmente e integralmente. Se il maestro dichiara che ci sono due
lune nel cielo,allora devono esserci due lune a dispetto del fatto che nessuno ha mai visto le tracce della seconda luna. Se il maestro dice che
c'è una legge cosmica che porta i pianeti a crescere fino a diventare soli e i soli a diventare galassie, questo deve avvenire anche se è
fisicamente impossibile. La sindrome dell'occhio stellato è una trappola potente e pericolosa. E' responsabile di molti disastri auto-imposti che
hanno afflitto la razza umana. Il pericolo supremo degli esseri umani non è il furto la rapina o l'assassinio. E' il fanatico con l'occhio stellato
che, nel nome di qualche sistema politico o religioso , stermina una intera popolazione convinto di essere giustificato nel suo intento. La
maggior parte delle atrocità del 20-esimo secolo sono state commesse da queste persone. La loro capacità di distruzione è illimitata. Sono
totalmente accecati dal loro sistema di credenze, hanno perso la capacità di pensare obiettivamente e hanno distrutto dentro di loro la
funzione della coscienza. Tutti questi fanatici sono vittime di due debolezze: credulità e suggestionabilità, che Gurdjieff definì come il corso
della razza umana. Se la terza guerra mondiale dovesse partire, non sarebbe causata da militaristi accaniti o da politici confusi. Sarebbe il
lavoro di fanatici devoti, perfettamente determinati a far sparire il pianeta nel nome di qualche dottrina abbozzata in cui gli capita di
credere.

Sindrome del falso


Messia
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Questa trappola è l'opposto della trappola dell'occhio stellato. Chi cade in questa trappola è convinto di essere un Maestro, capace di
trasmettere agli altri verità riguardo alla vita spirituale. La categoria del falso messia non include quello che potrebbe essere chiamato artista
della coscienza spirituale. Queste persona, deliberatamente, per il proprio piacere personale, iniziano una qualche religione e fanno molto
bene il lavoro. Sono semplicemente dei venditori che trafficano in sogni. La loro attività potrebbe essere meglio vista come una divisione
dell'industria del divertimento. Le vittime della trappola numero 3 sono abbastanza sincere. Essi credono davvero in quanto fanno.
Generalmente hanno avuto una esperienza religiosa di un tipo o di un altro. Forse sono stati in India e hanno preso qualche idea da qualche
guru. Forse hanno preso droghe e avuto ciò che si chiama "esperienza psichedelica". Forse hanno semplicemente accorpato idee prese da qui e
da là che presentano come un sistema.

Tutte le vittime della sindrome numero 3 hanno una cosa in comune. Sono in un viaggio nell'Ego. Hanno bisogno di adepti, più sono meglio è.
Questa è la caratteristica che li distingue da un vero maestro. Il vero maestro non cerca mai di attrarre i discepoli. Al contrario tende a
scoraggiare i discepoli , avvertendoli che la via è difficile, che è meglio rimanere addormentati che mezzi svegli.

Una seconda caratteristica delle vittime della sindrome del falso Messia è che non farebbero mai andar via nessuno degli adepti. Vogliono
tenerli in uno stato di dipendenza. Molte scuole nate sotto l'egida di questi maestri finti hanno una cosa in comune. Nessuno in queste scuole si
diploma. Nessuno si impadronisce della propria libera volontà. Il falso maestro fa schiavi tra gli adepti, chiede obbedienza totale, scoraggia il
pensiero indipendente e l'azione. Chiunque si ribella è guardato come un traditore. Il comportamento del vero maestro è esattamente
l'opposto. Incoraggia gli studenti a trovare la propria via, a scoprire il maestro dentro di sé. Offre aiuto solo se gli viene chiesto aiuto. Può
tenere uno specchio in cu chi desidera vedersi si vede, ma non forzerà nessuno a vedersi. Non fa il tentativo di trattenere nessuno degli allievi.
Se vogliono lasciarlo, li incoraggerà ad andare. Non è interessato a circondarsi di un gruppo di pecore ipnotizzate che servilmente credono ad
ogni parola che dice. Questo ha a che fare con la liberazione, non con il sostituire una forma di schiavitù con l'altra. Non trae soddisfazione dal
dominio sui suoi adepti. Questi giochi di ego non lo interessano. Se ha un allievo, cento allievi o nessun allievo per lui è lo stesso. Un'altra
caratteristica del finto maestro è la vanità. La vanità prende varie forme. Il "Maestro" si veste con abiti fantasiosi e si attribuirà titoli nobiliari.
Si riferirà a sé stesso come un buon uomo, un maharishi, un bhagwan, un alto iniziato, un mago. Tutti i suoi allievi dovranno rivolgersi a lui
come un maestro e trattarlo con la più alta reverenza. Il comportamento di un maestro vero è l'esatto opposto. Rifiuta tutti i titoli e non si
veste in modo variopinto. E' lontano dall'incoraggiare un comportamento riverente da parte degli allievi, li scioccherà deliberatamente
comportandosi in una maniera che non ha niente a che fare con quello che dovrebbe fare un maestro. Essendo libero dall'ego, è genuinamente
indifferente al fatto che le altre persone lo ammirino o no. Non ha bisogno della loro ammirazione. Ha raggiunto un punto in cui non può
essere esaltato né insultato.

Sindrome
dell'Organizzazione
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Questa è una trappola pericolosa e una in cui possono cadere interi gruppi di individui. Gioca un ruolo importante nel Lavoro di fantasia e può
essere chiamata la pietra angolare di tale Lavoro.

La sindrome dell'Organizzazione si sviluppa quando un vero Maestro muore e il suo più vecchio allievo considera suo dovere continuare il lavoro
del maestro. Così si forma una organizzazione. Si costituisce una gerarchia. La posizione nella gerarchia non dipende dal loro personale livello
di essere , ma da quanto tempo sono stati nel Lavoro e dalla vicinanza al Maestro quando era ancora vivo.

Questa gerarchia tende a fossilizzarsi. Essi scoraggiano l'indipendenza e la libertà di pensiero e si rifugiano nella rigida ortodossia. Ogni cosa il
Maestro pensava diventa sacra anche se era percettibilmente spazzatura messa per testare il livello di credulità dell'allievo. Tutti i metodi
usati dal maestro devono essere trasmessi esattamente come furono da lui pensati. Questi 'pilastri dell'"ortodossia" non prendono mai in
considerazione il fatto che i tempi cambiano, che la gente cambia, che i metodi che provati in un posto e tempo non possono essere validi in
un altro posto e in altri tempi. Essi cadono anche nel non comprendere che nel Lavoro, la durata dell'appartenenza non è equivalente alla
progressione spirituale. Il fatto che uno sia stato quaranta o cinquanta anni nel Lavoro o che conosceva intimamente il maestro non lo rende
un essere liberato.

Le così dette persone più anziane potrebbero nel Lavoro, aver perso molti anni prima lo spirito del Lavoro. Potrebbero operare con il pilota
automatico, abbastanza meccanicamente. Essi conoscono tutte le frasi standard e le tecniche approvate e possono tirarle fuori ogni volta che
qualcuno spinge il giusto bottone. Per questa ragione sembrano avere autorità, e alle persone più giovani che entrano nell'organizzazione può
essere semplicemente fatto il lavaggio del cervello facendogli pensare che hanno autorità. Il fatto è , tuttavia, che le persone più anziane sono
spesso spiritualmente ad un punto morto. Hanno cominciato ad incepparsi nel "Morbio Inferiore". Avendo perso la visione della reale anima del
Lavoro, si occupano di organizzare. Spendono le loro energie nei piccoli giochi di governo della nave di una organizzazione. Non sono maestri
ma Politici a tempo perso.

E' difficile dire se qualcuno possa, come è detto, continuare il Lavoro del Maestro. Un Maestro vero svilupperà il suo proprio metodo che sarà in
accordo con i propri modelli e interessi. Gurdjieff, per esempio, era egli stesso un maestro di danze. Egli insegnava attraverso i movimenti.
Certamente questa non è la sola via attraverso cui insegnava ma i movimenti giocavano un ruolo importante nei suoi metodi. Un altro maestro
potrebbe mettere enfasi su differenti aspetti del Lavoro, sulla meditazione, sul teatro interno ed esterno, sugli esercizi di respirazione e così
via. Ci sono molte tecniche, alcune adatte per persone di un tipo, altre per un altro. Ma i "pilastri dell'ortodossia", che considerano loro dovere
continuare il lavoro del Maestro, cadono nel non pensare che l'approccio insegnato dal maestro può non essere adatto alle condizioni presenti.
Essi non si fermano a chiedersi se loro stessi hanno compreso gli insegnamenti del maestro. La sindrome dell'organizzazione è negativa allo
stesso modo per gli allievi che la sviluppano che per i membri della gerarchia che fanno lavorare l'organizzazione. E' negativa per gli allievi
perché gli offre un mezzo per ingannare se stessi, un nascondiglio, un sotterfugio, un ambito di menzogna. Siccome sono membri del club
pensano di aver raggiunto qualcosa. Essi pensano di essere "Nel Lavoro". Vanno agli incontri dei gruppi, fanno movimenti, sentono di
appartenere. Se stanno abbastanza tempo cresceranno nella gerarchia e diventeranno leader di gruppo. Potranno arrivare ad immaginare di
essere maestri loro stessi. Sfortunatamente tutte queste attività di organizzazione possono diventare completamente meccaniche. Non hanno
che nessun o solo un piccolo effetto su di loro , come la messa domenicale ha un piccolo o nessun effetto su chi assiste. Per queste persone
andare in chiesa è diventata una abitudine. Uno va in chiesa la domenica così come di sabato sera uno può andare a mangiare fuori o a vedere
un film.

E' sempre più difficile scappare dall'organizzazione. Una trappola sia per i membri della gerarchia che fanno andare l'organizzazione sia per i
neofiti che si suppone che guidino. Molte persona adorano questa trappola e sono felici di viverla. Preferiscono il lavoro immaginario al lavoro
reale. Amano che gli sia detto cosa fare e cosa pensare. Li salva dal dover da soli sapere cosa pensare per sé stessi.

Qualche volta accade che in una simile organizzazione moribonda, si sviluppa un vero Maestro, con potere sufficiente per spaccare la trappola
e liberare coloro che ne erano prigionieri, se ne vogliono essere liberati. Questo accadde nella Società Teosofica quando Krishnamurti, che era
un vero Maestro, frantumò l'organizzazione che era stata preparata per lui (l'ordine della stella) e spietatamente espose le finzioni sottostanti
come particolare esempio del Lavoro di Fantasia. Richiese un grande coraggio da parte di Krishnamurti fare così, ma egli possedeva quella
tipologia di coraggio che è una caratteristica dei veri maestri. Fu un rompitore di idoli, un frantumatore di sogni, un distruttore di sistemi di
credenze pronti all'uso, un nemico delle ortodossie e un distruttore di gerarchie. Egli stesso è uno spirito libero e il suo solo interesse è di
aiutare gli altri a raggiungere la libertà.

Sindrome della Salvezza


Personale
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Questa è una trappola subdola e pericolosa. E' stata il corso delle tre religioni Abramiche, Giudaismo, Cristianesimo e Islam. Ha fatto tendere
tutte queste religioni in culti della colpevolezza in cui devoti implorano il loro dio di perdonarli per i loro peccati e di garantire loro qualcosa
vagamente descritta come salvezza. Salvezza da cosa? Dall'inferno presumibilmente. Dalle fiamme eterne, che è uno dei perniciosi meccanismi
che i preti di queste religioni hanno inventato per terrorizzare i seguaci, per comportarsi come i preti pensano che debbano comportarsi. Un
grande errore evidenza la sindrome della salvezza personale. Quelli che ne sono affetti immaginano che loro stessi, il così detto ego, possa
essere salvato o dannato. Se andranno in paradiso, sarà la loro personalità, il Signore o la Signora Jones che ascenderà tra le arpe e gli angeli,
Se cadranno all'inferno, saranno ancora il Signore o la Signora Jones tra grida e gemiti diavoli e fuoco eterno. Così le vite del Signore e della
Signora Jones di cui sopra, dominate come sono da assurde superstizioni, diverranno pervase da un senso di colpa e peccato e un desiderio
fuori luogo per la salvezza personale. La salvezza personale comporta la liberazione dalla personalità e dagli stretti confini dell'ego. Il regno
del paradiso, è così un concetto abusato che questa frase non significa niente, si riferisce allo stato di liberazione dell'ego. Non possiamo
entrare nel regno dei cieli indossando i nostri ego come il cammello del vangelo non può passare nella cruna dell'ago. Preoccuparsi di "cosa
devo fare per salvarmi", rende peggiore la situazione, "io" non posso essere salvato, "io" è l'ostacolo, il creatore della grande illusione della
separazione. Il lavoro reale comporta una lotta per separarsi da questo "io", per trascendere lo stretto ego, e fondersi con il più alto sé, che è
reale e impersonale e fuori dallo spazio tempo. "chi vede il sé in tutto e tutte le cose nel sé è liberato". Essere liberati, non ha niente a che
fare con destino della personalità. Non si chiede se sarà salvato o dannato, dove andrà dopo la morte, all'inferno o al paradiso. Per esso, tutte
le idee riguardo al paradiso e all'inferno sono storielle che vanno bene solo per i bambini. Una volta che la personalità è stata smontata, tutte
le chiacchiere sulla salvezza diventano senza significato. Non può esserci salvezza per la personalità perché si basa su una illusione.
Sindrome del Super
Sforzo
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Questa subdola trappola può anche essere chiamata la sindrome dello scalatore dell'Everest. Consiste nella convinzione che il lavoro comporta
sempre qualche super sforzo analogo allo sforzo fatto dall'alpinista che affronta da solo la scalata al Monte Everest. La trappola è subdola
perché l'idea che vi si nasconde è vicina alla realtà. Il lavoro comporta grande sforzo, ma è un tipo veramente particolare di sforzo. Questo
sforzo comporta il mantenimento dell'equilibrio e della consapevolezza La capacità è più simile a quella di un funambolo o un giocoliere che di
quella sorta di sforzo da "stretta di denti" che caratterizza una scalata al monte Everest.

Far leva sulla sindrome da super sforzo è profondamente radicato tra le cattive interpretazioni del Lavoro. Il Lavoro reale consiste in una lotta
con lo stato di identificazione. Identificazione significa essere totalmente immersi in quello che accade e perdere tutti gli obiettivi di
consapevolezza della propria esistenza. Molte persone passano la loro intera vita in questo stato, e la nostra cultura è progettata per
assicurare questa continuazione. Siamo incoraggiati in ogni momento ad identificarci con qualcosa, con un sogno, un progetto, una credenza,
un gioco, una ambizione, un desiderio. Siamo così abituati ad essere identificati che noi non possiamo credere di poter vivere in un altro
modo. E' molto facile che le persone si identificano con quello che immaginano essere il lavoro. Questo causa un approccio al lavoro spietato e
con spirito di serietà. Essi pensano che devono domandare a sé stessi non sforzi ordinari ma straordinari. Non capiscono che il Lavoro è un
gioco di capacità che deve essere giocato lentamente in uno spirito di distacco. Per loro il lavoro diventa una sorta di calvario. Questa
preoccupante attitudine produce sentimenti di tensione e sconforto. Ogni fallimento che persistere nel super-sforzo produce un senso di colpa.
Il senso di cola genera schemi di auto-punizione che sono stati e sono ancora una caratteristica sgradevole delle vite di certi tipi di fanatici
religiosi. Questi fanatici si auto puniscono con certe procedure quali indossare camicie di pelo, il digiuno, la castità, incatenarsi, non dormire,
autoflagellazione e così via. Spesso sviluppano la perniciosa abitudine di punire coloro che non sono d'accordo con le loro credenze religiose.
Fu questo eccesso punitivo che spinse il poeta romano ad esclamare "Tantum religio potuit suadere malorum" (è così grande il male che la
religione riesce a far venire fuori).

La sindrome da super sforzo produce un altro effetto più subdolo. Gli organizzatori del lavoro, che spesso cadono in questa trappola,
organizzeranno un periodo di devozione al super sforzo. Ogni cosa è pianificata per rendere la vita difficile durante questo periodo, più
difficile e invivibile possibile. Ci sono interminabili letture da vari libri sacri, dialoghi intensi sul duro lavoro manuale, esercizi speciali che si
suppone promuovano il ricordo di sé. Questo comporta poco cibo, non molto sonno, nessun riscaldamento in inverno, dure condizioni generali.
Una attitudine alla spietata determinazione prevale. Fai o muori. Conquista o perisci. E' possibile che alcuni possano capire quello che
potrebbero guadagnare da questi test di resistenza, il problema è che molti coinvolti nel test non capiscono cosa stanno facendo. Il test allora
diventa una scusa per un viaggio nell'ego. Uno spirito competitivo si sviluppa per vedere chi può soffrire di più le durezze senza lamentarsi. Il
vero danno comincia quando finisce l'orgia di auto-imposizione. C'è una reazione. L'energia guadagnata, invece di essere usata creativamente,
è dissipata in indulgenze cui si era rinunciato durante il periodo di privazione. Le persone coinvolte si sente autorizzata ad indulgere. Non
hanno fatto super sforzi? Non sono allora legittimati a rilassarsi e a divertirsi? Così sprecano quello che hanno guadagnato in attività inutili e
spesso nocive. La sindrome da super sforzo evita a chi ne è colpito la comprensione del vero Lavoro. Il lavoro non è eroico e non comporta
audacia spettacolare. E' comparabile al paziente, abile sforzo di uno che lavora e da forma a qualche materiale difficile da lavorare, il
lavoratore di pietre o avorio. Questo comporta ripetere piccoli sforzi che un grande sforzo. Comporta pazienza, volontà di cominciare e
ricominciare sempre. Comporta soprattutto libertà dall'identificazione, perché l'identificazione distrugge sempre il Lavoro reale e lo rimpiazza
con il Lavoro di fantasia. Lo fa in modo subdolo un modo in cui molti che cadono in questa trappola sono incapaci di vedere i loro errori.

Sindrome dell'incontro
domenicale
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Questa è una delle trappole più scontate. E' legata a doppio filo con la trappola dell'organizzazione e non può funzionare senza una
organizzazione. Quelli che cadono in questa trappola perdono la visione dei loro reali propositi. Per il Lavoro reale su sé stessi, sostituiscono la
regolare partecipazione agli incontri dell'organizzazione. Partecipano a questi incontro abbastanza meccanicamente, per abitudine.
Partecipandovi hanno il sentimento di appartenenza e una rassicurazione del fatto che sono nel Lavoro. Quando sono ad un incontro, fanno
l'appropriato rumore, fanno uscire una osservazione o due, ascoltano le letture, leggono e così via. Una volta che lasciano gli incontri si
dimenticano del Lavoro. In tali persone, il lavoro è diventato una manifestazione della personalità. E' completamente artificiale. A un tempo
presumibilmente, ha qualcosa di reale ma poi si perde il contatto con la realtà. Il loro lavoro è basato sulla fantasia, pura e semplice. E' il
prodotto di un meccanismo di creazione delle illusioni che opera subdolamente e senza controllo nel cervello umano.
Sindrome della Caccia al
Guru
LAVORO SU DI SÈ - Il Lavoro immaginario
Anche questa è una trappola ovvia. Chi ci cade dentro passa la sua vita da un Maestro all'altro, chiedendo a ciascuno cosa ha da rivelare di
segreto del lavoro. Non possono o non vogliono capire che non ci sono segreti da rivelare. I segreti del Lavoro si auto proteggono. Non possono
essere scoperti che attraverso la pratica, e questa pratica deve raggiungere un certo livello di intensità e continuità prima che il segreto sia
scoperto. Quelli che cadono nella trappola della caccia al Guru non hanno intenzione di praticare intensamente e continuamente. Vogliono che
tutto gli sia presentato su un piatto d'argento. Se il lavoro non gli viene presentato in questo modo concludono che il guru era un finto Guru e
cercano altrove. La loro ricerca non finisce mai, o finisce solo con la loro morte, per la semplice ragione che non vogliono che finisca. Per loro
la ricerca è diventata un gioco a sua volta. Hanno perso da tempo quello che stanno cacciando.

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