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IL DIVINO FEMMINILE

Iside, Morrigan, Ishtar, Durga, Kali... tutte provenienti da altri mondi. Nelle nostre culture
più antiche emerge continuamente una presenza di probabile origine extraterrestre.

di Lily Familiari

Le prime vestigia della divinità femminile per eccellenza, la Dea Madre, appaiono già 25.000 anni fa, in ogni
angolo del globo. Con il passare dei secoli, ogni civiltà le attribuì nomi diversi, glorificandola come unica
fonte di vita dell’intero Universo. Era la triplice Morrigan per i Celti, Isis per gli egiziani, Maka per gli antichi
popoli Maya e Atzechi, Kali per gli Indiani, Lilith per gli Ebrei, Ishtar per i Sumeri e i popoli accadici; e la lista
potrebbe continuare all’infinito. Con l’avvento del Cristianesimo, i padri della chiesa si sono adoperati (senza
peraltro riuscirci appieno) per cancellare traccia della presenza della Dea Madre, quando una società
matriarcale risultava scomoda e faceva paura. La storia ci dice che il culto cristiano si è impossessato di tutti
i nomi della Dea Madre, dei suoi attributi, le cerimonie, i riti e le festività, i suoi templi e, con il passare del
tempo, i suoi archetipi sono stati rimodellati sulla figura di una sola entità femminile, la Vergine Maria.
Durante il Medioevo migliaia di donne innocenti vennero arse vive sui roghi dell’Inquisizione con l’accusa di
stregoneria, semplicemente per aver seguito le vie della Dea, o per aver messo a frutto le loro doti di
guaritrici e druide. In verità, l’adorazione dell’elemento femminile possiede radici molto più antiche, esterne al
pianeta Terra. Le tracce di esistenza aliena sul nostro pianeta evidenziano una forte presenza femminile tra
le figure portanti delle società stellari, riportando tutto al culto galattico di una Dea Madre. Ancora oggi, le
donne che rivestono posizioni chiave si contano sulle dita di una mano, mentre al contrario nei testi antichi si
parla chiaramente di entità femminili che guidavano i destini di interi popoli. Si trattava sovente di donne
comandanti, o di potere, con la facoltà di creare la vita, quindi rispettate e, in alcuni casi, persino adorate. E
non necessitavano della presenza maschile per agire e prendere decisioni.
KALI, IL LATO OSCURO DELLA DEA

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ISHTAR, DEA DELLA GUERRA E DELL'AMORE »
Alla stessa stregua di Ishtar, spostandoci più a est, troviamo le storie della dea Kali che, insieme a Lilith,
sono figure femminili odiate e maltrattate dalla tradizione. Kali non sarebbe altro che l’emanazione terribile o
punitiva della dea Durga, di norma misericordiosa e dotata di poteri infiniti, giusta sposa del dio Shiva, che
risiede sulla Montagna Sacra. In seguito nell’Induismo primevo filtrarono altre deità di differenti provenienze
e, nella nuova gerarchia religiosa venutasi a creare, i potenti dei ancestrali erano scomodi. Visto che la
tradizione popolare non voleva però rinunciarci, Kali e Shiva ricoprirono ruoli negativi, in particolare Kali
divenne una figura peccaminosa e crudele, orribile e insensatamente distruttiva, mentre essa è - nella sua
primaria immagine di Durga - creatrice e generosa, eterna sposa e controparte di Shiva, il quale ammette di
essere un fantasma inanimato senza di lei. Durga quindi, solo nella sua emanazione di Kali, si trasforma in
un guerriero forte e inarrestabile, molto più potente degli dei di sesso opposto, per loro stessa ammissione.
Nella battaglia per ottenere la mano di Durga si evidenzia l’uso di armi avanzate e tecniche di combattimento
stellare. Si racconta infatti che il demone (entità maligna) Sumbha si è innamorato di lei e manda il
comandante del suo esercito, Sugriva, a porgerle un’offerta di matrimonio, invitandola ad arrendersi. Al suo
rifiuto (la dea aveva fatto voto di sposare solo chi l’avesse sconfitta in battaglia), il demone si infuria e ordina
a Sugriva di mettersi a capo dell’esercito, per portargli la dea sconfitta. Il demone-comandante la attacca ma
lei, la terribile Kali, emette un suono che lo incenerisce, un "Hum" (Om) supersonico. Infuria una battaglia
cosmica: i due eserciti si fronteggiano, le forze della Dea sono composte da molteplici forme di divinità
femminili da lei emanate. Interviene il demone Munda, che lancia contro la dea migliaia di dischi, ma tutte le
sue armi sono annientate in un istante. Un altro demone la sfida personalmente: Kali ritira il suo esercito e
accetta il duello. Il comandante porta Kali fino in cielo, scatenando una guerra stellare all’ultimo sangue, al
cui termine il demone muore trafitto dal dardo della dea. È chiaro che Kali non ha bisogno di eserciti al suo
seguito e non ha nessun problema a dare l’ordine di ritirare tutte le truppe. Kali può prendere decisioni da sé,
impartire ordini ed accettare le sfide di tutti i demoni, comandanti di orde nemiche, con la perizia di un
generale valoroso. Alcuni tra gli dei più potenti ricorrono a lei per chiedere aiuto in battaglia: Shiva la invoca
per combattere contro il demone Tripura e allo stesso modo si rivolgono a lei Brahma e Indra. La si definisce
decisa e spietata, capace di combattere il nemico frontalmente senza mai arretrare, annientando tutto ciò
che si trova sulla sua strada.
GINEVRA E MORRIGAN, DEE CELTICHE

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Anche quella dei Celti, notoriamente bellicosi e guerreschi, era fondamentalmente una società matriarcale,
che adorava la Dea Madre, figura talmente pregnante che un guerriero non poteva diventare re se non
sposando una donna che potesse rappresentare la dea stessa, conferendogli dunque il potere sulla Terra e
sugli uomini.
Un caso su tutti, il prode King Arthur e la sua sposa Gwenhwyfar (meglio conosciuti come Artù e Ginevra),
che assieme alla Tavola Rotonda donò al suo sposo anche la qualifica di sovrano. Il termine Gwenh-Wyfar
sembra derivi dal gallese Gwyn, che significa bianco, e Gwyn-App-Nudd era il dio dell’Aldilà. L’associazione
del bianco con la morte avviene spesso nei Paesi nordici, dove il gelo, il ghiaccio e la neve bianca sono i
primi nemici della vita. Per la tradizione più antica, insomma, Ginevra era figlia del re dell’Annown,
l’oltretomba celtico e di conseguenza dea anch’essa.
Anche la storia della "spada nella roccia" è un richiamo a miti più antichi: un altro passo per diventare
sovrani consisteva, sempre per le popolazioni celtiche, nel far sedere i candidati sulla famosa "Pietra di Fal",
una pietra magica che aveva la facoltà di emettere un suono o lamento quando l’uomo prescelto dalla Madre
Terra (di cui la pietra era un simbolo) vi si poggiava sopra. Le popolazioni celtiche inoltre si rivolgevano
spesso all’oscura dea corvo, la guerriera Morrigan dalla lunga spada, che ha molti punti in comune con
l’indiana Kali.

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Potremmo parlare di Iside, Amaterasu, Atena, Lilith, Persefone... ma, a parte alcune sostanziali differenze,
tutto riconduce ad un’unica conclusione: malgrado la società abbia tentato di escludere le donne dalla storia,
la massiccia presenza femminile nel passato del nostro pianeta merita una lettura più attenta. Anche nella
moderna ufologia si hanno riscontri della presenza femminile: uno, fra tutti, il caso del contattista svizzero
Billy Meier, apparentemente guidato per anni dalla pleiadiana Semjase e alle polemiche che sempre lo
hanno accompagnato, legate alla controversa veridicità delle sue affermazioni. Alla luce di tutto ciò si
potrebbe pensare che un’oscura trama abbia relegato storicamente e socialmente il femminile in un angolo,
creando così uno squilibrio mondiale nell’armonia tra Yin e Yang, femminile e maschile. Ma, negli ultimi anni,
si sta aprendo un varco nell’oscurità, riportando alla luce antiche conoscenze che, se ben analizzate,
potrebbero condurre alla scoperta di numerose verità sulle nostre origini stellari.

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