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(MORRA DE SANCTIS)
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(ALTAVILLA IRPINA)
Nato ad Altavilla Irpina (Avellino) nel 1863, entrò nell'Istituto a Roma nel 1880.
Nel 1888 partì come missionario per lo Shensi meridionale (Cina) . Durante la persecuzione dei Boxers fu
decapitato e tagliato a pezzi e Yentzepien dopo 12 anni di missione all'età di 37 anni. Fu beatificato da Pio
XII il 18-2-1951 e fatto santo da Giovanni Paolo II il 1-10-2000. Tentato dai familiari a desistere dalla sua
vocazione, "è vero - rispondeva - che la vita missionaria l'ho abbracciata liberamente. Ciò non significa che
ora io sia libero di abbandonarla..." . "Mi aspetta un lavoro enorme : meglio così che soffrire di noia per
disoccupazione. Sono nelle mani di Dio e quindi in buone mani! Se poi morissi, ebbene ci rivedremo in
cielo!". "Qualunque cosa accada, il Signore non la permetterà che per il nostro maggior bene. Se Dio non
vuole, non ci sarà torto un capello; se Lui lo permette, tanto meglio per noi!".
(MONTELLA)
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(Calitri)
Nato Calitri il 6 gennaio 1842, Michele Antonio, fin da piccolo dimostrò grande attitudine agli studi che
iniziò nel 1852 a Napoli presso i Gesuiti.
A sedici anni entrò come novizio nell'Ordine dei Cappuccini, in Salerno, sotto il nome di Evangelista. Compì
gli studi prima a Bologna e poi a Venezia dove, il 16 luglio 1864, celebrò la prima Messa.
A seguito della legge di soppressione del 1867 P. Evangelista si recò in Francia dove predicò nelle principali
chiese riportando ovunque grandi trionfi oratori. Nel 1870 a causa degli eventi che seguirono la sconfitta
dei francesi a Sedan, P. Evangelista fu costretto a fuggire in Inghilterra, dove, dopo aver imparato la lingua,
iniziò di nuovo a predicare nelle maggiori chiese inglesi.
P. Evangelista era molto ben visto tanto che fu scelto come compagno e consigliere di un ambasciatore
cattolico per recarsi a Pietroburgo, in Russia. Dopo circa un anno ritornò in Inghilterra dove continuò il suo
lavoro apostolico per 12 anni.
Nel 1884 fu richiamato a Roma e nominato Superiore della Basilica di San Lorenzo in Campo Verano; l'anno
dopo venne eletto Provinciale di Salerno. Tante furono le opere compiute da P. Evangelista che il 22
dicembre 1888 venne consacrato Vescovo di Cassano al Jonio.
Qui restaurò a proprie spese la Cattedrale, riaprì il seminario, istituì opere di cristiana pietà, per cui il Papa
lo promosse, il 29 novembre 1898, Vescovo di Lecce, dandogli il titolo nobiliare di Conte Romano.
Durante il breve periodo di governo di questa diocesi, Mons. Evangelista si distinse per gli atti di carità e
giustizia, che nel corso della sua vita hanno caratterizzato la sua opera apostolica.
Morì prematuramente a Calitri il 17 settembre 1901.
Montefusco)
(S. Agnese, frazione di S. Giorgio del Sannio il 29 set tembre 1816 - 25 agosto 1901). Dal
padre Giacomo ereditò "carattere fiero e indipendente" e dotato di vivace intelligenza,
frequentati in Napoli i corsi universitari di giurisprudenza (1838), mostrò predilezione
per gli studi storici ed economici. Alcune sue giovanili Osservazioni sopra il presente
stato della gente beneventana (Napoli, 1839) con le quali deplorò le misere condizioni
in cui versava quel possesso pontificio privo di industrie e di commercio, vennero
particolarmente segnalate dal Delegato Apo stolico
c
, il futuro papa
, al segretario di Stato cardinal
il quale le ritenne di ispirazione
del ministro di Polizia che trattava per ordine del suo re
Borbone, la cessione di Benevento al Regno di Napoli. E' certo che il Nisco il quale "si
esercitava in qualità di apprendista presso il Ministero degli Affari Esteri napoletano" ed
era guardia di onore del Re, non dimostrò allora palese avversione al regime borbonico
e sulle sue mutate opinioni dovette influire l'amicizia che lo legò al a c!
"
e sopra tutto a c
che fu poi suo compagno di catena. Con
l'esaltazione al pontificato di Pio IX e con l'ondata di entusiasmo che suscitarono le sue
prime riforme, il Nisco si fece promotore di manifestazioni liberali (novembre e
dicembre 1847) e arditamente esortò Ferdinando II a concedere la Costituzione.
Scampò, pertanto, più volte all'arresto, anche per intercessione della sua energica e
affettuosa consorte, Adele de Stedingk di nobile famiglia bavarese. Concessa la
Costituzione (29 gennaio 1848), il Nisco collaborò al coraggioso periodico "Il Nazionale"
fondato da
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$# e si fece sostenitore della partecipazione napoletana alla
prima guerra d'Indipende nza. Gli avvenimenti del 15 maggio 1848 non lo disanimarono
e tentò un'estrema difesa della conculcata libertà progettando una spedizione armata
su Napoli. Venuto meno il tentativo, con sicuro ardimento pubblicava sul giornale
"l'Unione" la sua professione di fede: sovranità del popolo e indipendenza italiana. Due
giorni dopo, il 13 novembre, era arrestato e rinchiuso nelle prigioni napoletane della
Vicaria. La sconfitta di Novara poneva termine alla prima guerra d'Indipendenza e
disperdeva le speranze dei liberali, ma fin dal 12 marzo Ferdinando II aveva sciolto il
Parlamento, iniziando l'ultima sua dura reazione. Dopo 18 mesi di prigionia, il Nisco
comparve dinanzi alla Gran Corte Criminale di Napoli (l ° giugno 1850) fra i rei del
famoso processo dell'Unità italiana. La causa che non mancò di suscitare anche
l'attenzione di paesi stranieri, ebbe dopo otto mesi (31 gennaio 1851) il suo epilogo. La
sentenza letta agli imputati il giorno seguente, condannava il Nisco a tret'anni di ferri.
Appaiato con la pesante catena a quattro maglie a un condannato, Gaetano Errichiello,
fu inviato nelle carceri di Nisida, in quelle di Ischia e infine nelle orribili segrete di
Montefusco, sogetto con i suoi compagni a continue sofferenze fisiche e morali. Il 28
maggio 1855, dopo il clamore sucitato in Europa dalle "Lettere a Lord Aberdeen"
pubblicate dall'eminente statista Gladstone sul trattamento usato ai detenuti politici,
questi fra essi il Nisco, furono in parte trasferiti nel castello di Montesarchio dove le
loro sofferenze furono in parte mitigate. La preoccupante situazione politica dopo gli
accordi di Plombiéres, indussero Ferdinando II a una meditata concessione di grazia:
l'invio in esilio, negli Stati Uniti d'America, dei condannati politici. Il Nisco che aveva
chiesto di essere inviato in Baviera, nell'attesa del beneplacito di quel governo, rimase
chiuso nelle carceri di Avellino. Ma quel Governo non volle saperne di un esule cosi
pericoloso e il Nisco fu allora inviato a Malta M10maggio 1859). Nel luglio seguente
nella libera Firenze incontrò molti esuli napoletani e fra essi il c
, Silvio Spaventa, il
Settembrini, Enrico Pessina, collaborò al periodico "La Nazione" diretto da Alessandro
d'Ancona.Scrisse in questo periodo, m
(Firenze, Le Monnier, 1859)
e nominato dal
professore di Economia politica in quel Real Istituto di
perfezionamento, pubblicò la al suo corso (Firenze, Le Monnier, 1859) e in
seguito !
(Firenze,
Guarrera, 1860). Dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, il Cavour si avvalse della sua
attività per affrettare la fine della monarchia borbonica e venuto a Napoli, il Nisco
strinse rapporti con l'ambasciatore sardo marchese di
, con l'ammiraglio
c e col ministro borbonico
. Fu per suggerimento del Nisco che
lo zio del Re, Leopoldo conte di Siracusa scrisse la nota lettera a Francesco II Borbone
invitandolo a rinunziare al trono perché l'unità d'Italia potesse av ere compimento.
L'operosità politica del Nisco in questo cruciale periodo fu quanto mai intensa e riuscì
fra l'altro a far guadagnare alla causa nazionale la flotta napoletana che rimase
ancorata nel porto di Napoli quando Francesco II il 6 settembre 1860 si imbarcò per
salvare in Gaeta con un raggio di gloria militare la sua caduta. Chiamato a dirigere il
dicastero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, il Nisco fu poi deputato (7 aprile
1861) e collaborò col Cavour al progetto di riforma del credito ban cario nel
Mezzogiorno d'Italia. Nel 1866 ebbe la direzione del Banco di Napoli nella sede di
Firenze, ufficio che non tenne a lungo per discordi vedute con quella Direzione
generale. A Roma, divenuta capitale d'Italia, continuò la sua attiva opera parlamen tare
che contò quattro legislature (VIII-XI). Con la caduta del Ministero "
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l'avvento del Trasformismo, egli si ritirò dalla vita politica per dedicarsi ai suoi studi
prediletti. Per volere di Umberto I, scrisse in sei volumi la
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#$%$ #$&'(Napoli, Morano, 1885-1892). Tra il 1884 e il 1887 si dedicò a scrivere
le vicende dei regni di Francesco I Borbone (Napoli, Morano, 1888), di Ferdinando II (Id.
Id. 1884) e di Francesco II (Id. id., 1887), vicende ristamp ate col titolo
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#$(% #$)' (5 ed., Napoli, Lanciano e Veraldi, 1908). Nel 1893 aveva
ricordato i
(Napoli, Morano, 1893) e precedentemente
e dopo, vari furono i suoi saggi di argomento econom ico e finanziario
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