ALDO BONET
Bonet Aldo:
LETTERA DELLO SCRIBA.
Due ipotesi a confronto/Aldo Bonet
INDICE
1. LETTERA DELLO SCRIBA: Due ipotesi a confronto
PREAMBOLO. 6
2. INTRODUZIONE. 9
Entrando nello specifico, l’unica risposta contraria, l’ho ricevuta nel 2008
dal prof. Silvio Maracchia, il quale, pur premettendo di non essere uno
specialista della matematica babilonese, la mia congettura antagonista, gli
appare troppo tecnica per appartenere ad un popolo così arcaico, mentre
più conforme e semplice gli appare l’ipotesi dello specialista prof. Jens.
Ringrazio tutti gli specialisti e non, i titolari di blog e siti web, nonché
editori, se vorranno pubblicare, citare, questo mio studio storico-
matematico dentro le loro pubblicazioni e apprezzati siti o all’interno di
eventi specifici di divulgazione scientifica.
DIAGRAMMA O PROBLEMA-CENTRICO?
Fig. 1
2.-INTRODUZIONE
l’intera lettera sarà fondata sul confronto di queste due ipotesi antagoniste
con lo scopo di dare al lettore una visione d’insieme, la più obiettiva
possibile e con la consapevolezza di apportare nell’analisi che seguirà,
delle prove tangibili sull’esistenza inequivocabile del diagramma d’argilla
a modulo quadrato, l’archetipo della storia dell’algebra e della nostra
cultura matematica.
L’ipotesi base del professor Jens Høyrup, oggi sposata dalla maggioranza
degli storici, mette al centro gravitazionale dell’algebra mesopotamica i
problemi babilonesi rinvenuti (o problema-centrico) girando attorno ad
essi con costruzioni geometriche che si prefigurano di fornire una
spiegazione plausibile dello sconosciuto metodo (o mezzo) utilizzato
dagli antichi Scribi che giungeva a corrette soluzioni dei loro problemi,
ravvisabili nei passaggi espressi dallo Scriba e indicati sulle tavolette
cuneiformi; l’ipotesi del prof. Høyrup, è basata e sostenuta mediante
analisi linguistiche, diagrammi o interpretazioni geometriche, identità
notevoli ecc…
Questa mie ricerche interrotte nel 1991 per cause di forza maggiore, l’ho
riprese soltanto nel 2007, informando fiduciosamente sulle novità e
sviluppi, alcuni storici fondatori del SISM (società italiana storici delle
matematiche) e altri specialisti internazionali in materia, per una sperata
collaborazione.
Sulla base di questi positivi confronti e risultati e per quanto avevo già
preannunciato nel rispetto con l’ultima frase da me scritta alla fine del
mio articolo pubblicato sul Periodico di Matematiche, organo Mathesis,
n°3, 2008, pag. 60, ho deciso di completare e pubblicare, vista
l’impossibilità tecnica del nuovo e attuale direttivo del Periodico di
Matematiche ad accogliere questi miei sviluppi per la mancanza
nazionale di idonei referenti italiani specializzati sulla matematica
babilonese, in grado di convalidare questa mia notevole scoperta e ricerca
che completerò comunque in un’opera che porterà un titolo in onore degli
antichi curatori e cultori di quell’arte algebrica millenaria meglio
conosciuta come: “L’Arte dello Scriba” la quale, proseguirà soltanto
dopo la pubblicazione di questa lettera aperta che, come ho già detto,
avevo inviato con una prima stesura al prof. J.Høyrup nel 2007 e poi, con
una seconda nel 2008, lettere spedite per conoscenza anche ad altri cultori
della materia e che ora desidero qui riproporre pubblicamente in forma
più aggiornata o approfondita, mediante l’analisi terminologica delle
antiche lingue Accadica e Sumerica, in modo, come preannunciato nel
preambolo, da poter mettere meglio in evidenza e in forma imparziale,
tutti i punti di rilievo e le differenze sostanziali tra la mia ipotesi e quella
del prof. Jens Høyrup, che serviranno anche per raggiungere una migliore
comprensione dell’opera più completa, che dovrà seguire.
organo Matheis, n°3, 2008, da pag 33), una scoperta in uso nelle
millenarie civiltà potamiche e importata poi dai pionieri della civiltà
talassica o ellenica, per adattarle entrambe al foglio bidimensionale del
papiro e pertanto riproducibili con l’uso esclusivo di riga e compasso.
Questo perché, molto probabilmente, nella Magna Grecia, il papiro fu
felicemente riconosciuto come un praticissimo nonché innovativo mezzo
sociale della comunicazione (l’internet dell’antichità!) importato
anch’esso proprio verso il VI secolo a.C. dall’Egitto verso la Grecia
antica; sicuramente un materiale più facilmente deteriorabile ma
decisamente più pratico nell’impiego e nell’uso dell’archiviazione nonché
nel trasporto viaggiante rispetto alle tavolette d’argilla mesopotamiche e
non a caso, diffusosi poi rapidamente in tutto l’antico mondo classico e
tutt’ora utilizzato con la più moderna carta del nostro tempo, nonostante
l’informatizzazione elettronica in atto che abbiamo sotto i nostri occhi.
Prima di iniziare questa lettera vorrei ritornare qui di seguito sui due
vocaboli accadici, mitḫartum o mitḫartu e libbu o libba; questo secondo
termine accadico, viene trascritto e associato a vari significati quali:
segnare, disegnare internamente, riportare o comporre/scomporre
internamente; indica una lottizzazione o ripartizione all’interno di un
unico corpo geometrico, ma anche lo si associa come suddividere o
scorporare materialmente; questi ultimi termini preludono o anticipano
b) Numero quadrato
Notare, per quanto sopraddetto al primo punto (a), come la grafia fonetica
del termine mitḫartum si alterna dentro la Tav. B.M 15285 (Vedere
Appendice punto A) che possiamo leggere da pag. 53 a pag. 57 in Textes
Quanto detto, riprende con quanto già menzionato nella presente ed è una
domanda direi interessante, poiché le varie suddivisioni (lìb-ba), questi
gruppi geometrici fatti di vari pezzi o di figure geometriche uguali e
opposte fra loro che compongono il quadrato unitario, quello che noi oggi
potremmo abbinare più chiaramente ad un termine moderno con la
vocabolo “diagramma”, lo Scriba invece, le avvicenda abbinandole più
facilmente al termine più comune e pratico o a Lui materialmente
percepibile o famigliare per l’epoca, ovvero, paragonandole a quello di
superficie = eqel-šu = eqlu / a-šà, vedere in Textes Mathématiques
Fig.2
Fig.3
Egregio prof. Jens. Høyrup, ringraziandola ancora una volta per avermi
inviato nell’ottobre 2007 per posta elettronica, il materiale in oggetto
specificato e nel dicembre 2007 per posta ordinaria la Rivista
MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997, Filosofía e Historia de las ideas
matemáticas, Departamento de Matemáticas Facultad de Cencias,
Universidad Nacional Autónoma de México e come le avevo già
promesso nel nostro colloquio telefonico intercorso, il 3/11/2007, le
sottopongo, come feci lo stesso giorno e con questa nuova lettera aperta,
le mie osservazioni critiche aggiornate alla sua ipotesi geometrica-
interpretativa, attualmente adottata dalla comunità internazionale degli
storici, giuste nell’ambito della mia personale conoscenza di storico della
matematica che nutro per pura ed esclusiva passione sin dall’età
giovanile, una passione, che ha coinciso spontaneamente con le mie prime
e felici ipotesi sulle origini dell’algebra e che ora, dopo tre anni dalle
prime lettere che le avevo spedito sull’argomento, vorrei riesporre qui
gratuitamente con la presente e come anticipazione, dei nuovi e più
approfonditi sviluppi di questa sbalorditiva e sorprendente ricerca, che
Come le avevo già scritto, ciò che mi sembra di capire del suo dettagliato
lavoro è il fatto che Lei, prima di tutto, ha voluto analizzare e in modo
approfondito i termini usati dagli antichi Scribi babilonesi, dove alcuni di
questi termini, sono stati da Lei tradotti e interpretati nel loro significato
in modo differente da quelli degli Illustri Assiriologi, Storici Matematici
F.Thureau-Dangin e Otto Neugebauer esempi ben evidenziati a pag. 1 del
suo materiale della conferenza di cui in oggetto specificato, (Vedere
Allegato 1, Appendice punto B, IL PENSIERO ALGEBRICO, conferenza
del 15 – 16 maggio 1998 a Douai ) Inoltre, vedere recensione di Eleanor
Robson del libro, Jens. Høyrup, LUNGHEZZE, LARGHEZZE, SUPERFICI,
un ritratto di vecchia algebra babilonese e delle relative parentele
Springer 2002, (gratuitamente scaricabile anche dalla mia sito
bibliografia: www.storiadellamatematica.it )
E ancora:
“Poi lo sporgente viene rotto in due e una mezza-parte (insieme alla parte
del rettangolo che rappresenta) (viene) (4) mossa in modo da contenere
con l’altra mezza parte un rettangolo (ovviamente quadrato) con area 1/2
x 1/2 = 1/4 .”
E di seguito:
2) 1 le forjet tu poses.
2) 1 lo sporgente tu poni.
Nella Figura 5 esposta a pag. 29 in questa mia presente lettera, non solo
ritrovo il concetto dinamico precedentemente esaminato, (prima figura in
basso a sinistra) da Lei ipotizzato in direzione di un’algebra-geometrica
mirata al completamento del quadrato e ancora una volta non esplicato
nel testo dallo Scriba babilonese (così come del resto in tutti gli altri testi
delle tavolette rinvenute dove Lei lo vuole ipotizzare!) ma non trovo
indicato nel testo e in modo assoluto, nemmeno quanto Lei ha
interpretato nella seconda figura geometrica in alto e centrale, cioè, con
Dal suo stesso materiale per la conferenza Douai 1998, J. Høyrup, pag
2 e 5, ripreso in Fig.6, possiamo riassumere e leggere in francese i testi
dei primi due problemi della Tav. BM 13901
lato del mio quadrato: e fa 0,75 . lato del mio quadrato: e fa 870.
Fig.8
I passaggi dello Scriba, nei primi due problemi della tavoletta BM 13901,
come abbiamo già visto, sembrano ripercorrere fedelmente quelli
algebrici della nota formula:
Possiamo notare ora dal tabulato di Fig. 8 la schematicità dei due testi
messi a confronto e in colonna, tradotti e analizzati da Thureau-Dangin
come da Fig 7, che ho ritradotto in lingua italiana, nonché nella nostra
numerazione, ed osservare quanto segue:
Lo schema seguito dallo Scriba nei due procedimenti risolutivi dei due
problemi, come si può vedere, è pressoché identico e speculare, questo
fatto, mi lascia decisamente ancor più perplesso riguardo i due
procedimenti risolutivi che Lei ha invece presentato con due diverse e
distinte interpretazioni geometriche esposte in Fig. 6, aventi come scopo
comune la trasformazione del rettangolo iniziale del problema dato, nella
formazione finale del quadrato (da Lei ipotizzato) come raggiungimento
della soluzione; due interpretazioni tra loro incongruenti, in quanto i
passaggi precedentemente indicati e descritti nella Tav. BM 13901, n°1,
2, ovvero, le fasi operative esplicate dallo Scriba nel testo n° 1, come
può analizzare leggendo attentamente passo dopo passo, sono del tutto e
per tutto simili a quelle del procedimento presenti nel testo n°2.
4) Il rapporto Aureo.
Fig.10
Ora prenda il testo BM 13901 N°1 (da Lei tradotto a pag. n°2 del suo
materiale della conferenza, Allegato n°1 Appendice punto B ) e osservi,
per correlazione col mio diagramma d’argilla, passo dopo passo, questa
migliore e corrisponde sintonia con i passaggi algebrici dello Scriba.
Confrontare con : J.Høyrup, Lengths, Widths, Surfaces, Springer 2002,
pag.50,51,52 Cap. III e anche con la Rivista MATHESIS, Vol XIII, n°3
Agosto 1997, filosofía e historia de las ideas matemáticas, Departamento
Fig.11
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Con gli stessi ragionamenti precedenti, ora faccia lo stesso col problema
diretto successivo, n°2. Confrontare con: J.Høyrup Allegato n°1
Appendice punto B, pag 5 e col suo Libro, Lengths, Widths, Surfaces,
Fig.12
Fig.13
Vorrei farle vedere l’utile introduzione dei regoli o degli argini d’argilla
che espongo qui di seguito (Fig.14) in forma planimetrica più ingrandita
come anteprima e che applicherò nei due problemi che seguiranno:
Fig. 14
Ora, in base a queste analisi, vorrei qui di seguito (Fig.15a, 15b, e 16a, 16b,) riproporle
integralmente i primi due problemi diretti della Tav.BM 13901, già interpretati in funzione del
diagramma d’argilla ma più in linea con i testi accadici tradotti da Thureau-Dangin e Otto
Neugebauer:
6.-Tav.BM 13901 problema n° 1/a
Fig. 15a
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Fig. 15b
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Fig. 16a
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Fig. 16b
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Osservi ora, come risulta più comprensibile e corrispondente nei testi dei
problemi diretti n°1 e n°2, il passaggio da Lei tradotto e descritto dallo
Scriba babilonese, quando passa immediatamente dal concetto esplicativo
di posizionamento indicativo della proiezione unitaria o dello sporgente
“1 lo sporgente (o gli sporgenti, le unità) tu poni” a quello esplicativo di
individuazione della linea di successivo frazionamento “La mezza – parte
di 1, “tu rompi” o più correttamente diremo:” tu fraziona o interrompi”
e, tutto questo, senza dover comporre superfici intermedie in quanto,
l’area (X-1) x 1 è già automaticamente composta dal diagramma. Noti
inoltre, come risulta adesso più comprensibile e corrispondente, nei testi
dei problemi diretti n°1 e n°2, il passaggio descritto dallo Scriba
babilonese, quando passa immediatamente dal concetto esplicativo di
Giusto per farle notare l’importanza fondamentale dei regoli arginali d’argilla
citati in precedenza e del loro inequivocabile e pratico utilizzo applicativo, le
proporrò qui di seguito(Fig. 17a, 17b) la corretta interpretazione del consecutivo
problema diretto n°3 della stessa tavoletta BM 13901, risolvibile mediante
l’unicità del diagramma d’argilla, il quale, grazie all’analisi di questo problema,
apparirà proprio come un autentico paradigma utilizzato anche per la soluzione
di tutti i problemi successivi contenuti nella medesima tavoletta; i primi sei
problemi diretti, è facile vedere che fanno tutti parte di una stessa famiglia, dove
il diagramma d’argilla e i suoi regoli ausiliari svolgono un ruolo versatile e
basilare nella soluzione che lo Scriba ripercorre gradualmente in vari modi
possibili per poi ricondurli tutti alla stessa forma risolvente del diagramma
utilizzato e visualizzato per il primo problema, il quale, non a caso, apre la
tavoletta in argomento.
gli consentivano di giungere alle soluzioni dei problemi proposti e questo, credo,
costituisce un’ottima prova (una delle tante come vedremo nel seguito) a favore
dell’esistenza del diagramma d’argilla che qui difendo e ripropongo.
Confrontare con: J.Høyrup Allegato n°1 Appendice punto B, pag 5,6 e il suo Libro, Lengths, Widths,
Surfaces, Springer 2002, pag.53, 54, 55 Cap. III, nonché la Rivista Mathesis, Vol XIII, n°3 Agosto
1997,filosofía e historia de la ideas matemáticas, Dipartamento de Matemáticas Facultad de
Cencias,Universidad Nazional Autónoma de México
12.-Osservazioni finali:
3). Inoltre, abbiamo constatato, che gli antichi scribi non conoscevano,
come noi, le formule risolutive o il calcolo algebrico come esso richiede
nella sua forma scritturale o più astratta, ma seguivano in modo
artigianale e validamente equivalente degli schemi sviluppati in un
procedimento materiale – costruttivo fatto con mattoni ma altrettanto
efficaci, in quanto ben visualizzati sopra una sezione modulare di
straordinaria simmetria di cui godeva il diagramma d’argilla, che
conduceva facilmente gli antichi scribi, passo dopo passo, verso delle
equivalenti soluzioni algebriche. Questo ci permette anche di capire
meglio il perché le arcaiche Civiltà di ben 5000 anni fa hanno potuto
raggiungere facilmente la soluzione di problemi di 1°,2° e 3° e con essi,
un notevole sviluppo nelle scienze matematiche primigenie.
presentata con la mia prima pubblicazione del 1989, riecheggia non solo
con tutte le nozioni comuni elencate sul Libro primo degli Elementi e con
alcune proposizioni note, ma gli schemi geometrici estrapolabili in due
dimensioni sul diagramma sono identici a molte costruzioni geometriche
finali che si trovano esposte nelle proposizioni contenute nei vari libri
della stessa Opera di Euclide (Ved. anche Aldo Bonet Periodico di
Matematiche, Mathesis, n°3, 2008, pag. 58,59, 60, 66, 67 Allegato 11 e
nota bibliografica n° 26, pag.75, inoltre, vedere, Aldo Bonet, in La
Scienza di Talete di cui alle note complementari n°13, 20, vedere:
www.storiadellamatematica.it )
Mi auguro solo che non ci siano invece, ancora agli inizi del nostro terzo
millennio, i soliti pregiudizi a riguardo e che almeno Lei sia d’accordo
con lo scrivente e pertanto convinto che questi arrivismi accademici, non
fanno onore né un favore alla cultura matematica che abbiamo ereditato
mediante notevoli sacrifici, con la serietà e la saggezza dei nostri
predecessori nel corso dei millenni storici, ma semmai, spero proprio che
questo diagramma d’argilla venga apprezzato come studio da condividere
poiché ora, dopo tanti secoli trascorsi dalla sua scemante scomparsa e
grazie ad una felice intuizione giovanile di un semplice autodidatta e
appassionato come lo scrivente (appassionato tanto quanto Lei) nonché
alla disponibilità divulgativa di persone di buona volontà amanti della
Cultura, questo arcaico archetipo algebrico lo abbiamo fortunatamente
qui a nostra completa disposizione per studiarlo, approfondirlo e semmai
diffonderlo meglio, finché risulti giustamente un patrimonio matematico
fondamentale di tutti, come fu già nei vari millenni storici dopo la sua
prima e arcaica comparsa, quindi, da valorizzare o esplorare per ulteriori
14.-Domande finali:
15.-NOTE COMPLEMENTARI
1) Questo particolare aspetto mentale mesopotamico, di un’algebra
d’argilla nata dall’empirismo, fatta con strisce, linee larghe o con spessore
da omogeneizzare con superfici, e di numeri solidi, s’è trascinato, dopo le
scuole pitagoriche, ancora per secoli e dentro la cultura matematica
islamica che ritroviamo nell’opera di Al-Khuwarizmi e ancora, Storia
dell’Algebra Silvio Maracchia, Liguri 2005, pagg 72, 73: “ in Omar
Khayyam allorché parla di <<numero solido>> considerato come
altezza di un parallelepipedo con base quadrata di area uguale ad
uno”
molto diversi da quello tradotto per lo stesso problema nello stesso punto
dal prof. J. Høyrup il quale, lo sostituisce con un termine che tende
assimilare o coniugare, a pag 2 nella sua traduzione diretta in francese,
con la frase: “ La mi- part de 1 tu brises” che significa letteralmente: “La
mezza parte di 1 tu rompi”, la frase qui tradotta, il prof. J. Høyrup la
conferma anche in inglese: “ The moiety of 1 you break”, dove la
ripresenta nel culmine del suo lavoro raccolto nel Libro: Lengths, Widths,
Surfaces, Springer 2002, al Capitolo II e III. …Rompere una parte, come
sostiene l’autore J. Høyrup nella sua ipotesi, è un’operazione dirompente
o una frazione effettiva che la spezza, la produce e la trasforma nel suo
risultato, ma io direi, completamente diversa dal frazionamento proprio
della parte intera o unitaria, come l’hanno interpretata invece i due Illustri
Storici Matematici e Assiriologi sopracitati, che visibilmente o
idealmente la suddivide, la fraziona o la interrompe!.Anche se, buona
parte degli Storici dei primi del novecento, nel tradurre le tavolette
cuneiformi, ritenevano di essere davanti ad un’algebra numerica o
astratta, ciò non toglie che in questo caso e di fronte ad un’algebra
geometrica ancor più, a mio parere, squisitamente artigianale, il
significato usato dallo Scriba babilonese debba necessariamente cambiare
dal momento che sul diagramma d’argilla che propongo, la croce di
simmetria (fatta con due cordicelle) posta in opera sopra di esso con la
quale inserisce il principio della semisomma e della semidifferenza, lo
fraziona propriamente o lo suddivide idealmente in quattro pari uguali,
ma certamente non lo spacca! Il frazionamento proprio dell’intero,
assume più il significato di:”troncare o rompere una continuità con
qualcosa” però, ovviamente, senza dover spezzare nulla!…Altrimenti, se
lo Scriba babilonese avesse voluto esprimere nel caso in specie un
termine accadico più esplicito, avrebbe potuto estrarre dal suo
vocabolario mesopotamico termini più consoni come “tagliare=kasâmu”
o “ridurre=kasâru” o “rompere=ḫasâbu” che assumono più chiaramente
il concetto di frazionamento effettivo, quello che produce, spezza o
smembra nel risultato dell’operazione la parte frazionata, inoltre, non si
comprende il perché Otto Neugebauer in fase di traduzione, nel qual caso,
fasce laterali di uno scavo e quindi associabili, nel caso in specie, anche
ad un “parallelepipedo rettangolo” (Revue d’Assyriologie Vol XXXIII.
Paris, 1936 pagg. 57, 58, nonché, Textes Mathématiques .Babyloniens,.
1938, pag.11 e 65); interessante a tal proposito, è l’osservazione acuta di
Thureau-Dangin a pag. 59 nella medesima Rivista sopracitata: “Les
nombres ont d’ailleurs en eux-mèmes une logique, qui, à elle seule,
peut servir de fil conducteur.Mais ils peuvent parfois tromper” ovvero,”
I numeri (per un matematico) sono di per sé una logica che può servire
da filo conduttore. Ma a volte (nelle traduzioni in specie) possono
indurre in errore.” Possiamo essere ancora d’accordo con quanto scrive
precedentemente a questa corretta osservazione, nella stessa pag.59,: “
l’interpretazione matematica è nell’opera di Neugebauer molto migliore
dell’interpretazione filologica, poiché l’autore opera sul suo terreno”,
ma io credo e aggiungo che, anche per i testi matematici cuneiformi non
dobbiamo assolutamente trascurare l’analisi preziosa di un linguista,
soprattutto poi di un grande linguista, come fu Thureau-Dangin, poiché è
sempre molto obiettiva e decisamente più vicina al vero significato,
quello originale esplicato dallo Scriba.
http://www.nereovilla.it/3/002.htm
APPENDICE
16.-APPENDICE punto A/Analisi Tavoletta BM 15285.
A) Qui di seguito sono esposte le foto della Tavoletta depositata al
British Museum (Londra) contrassegnata come B.M.15285 e risalente
circa al 1800 a.C., vista di fronte, ovvero, con la parte meglio
conservata rispetto al retro della stessa, nella quale si può intravvedere
chiaramente la suddivisione o combinazione delle varie figure
geometriche disegnate in forma bidimensionale dallo Scriba e
componenti lo stesso quadrato di lato unitario ma correlate ognuna, da
un rispettivo testo cuneiforme sottostante, in parte salvato e in parte
mancante a causa della presenza di vistose lacune.
Fig.1
Parte superiore destra della tavoletta vista di fronte
Fig.2
Tavoletta ricomposta con la parte inferiore sinistra e vista di fronte
Fig.3
Fig.4
Fig.5
Fig.6
Fig.1
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Notare che le rispettive costruzioni del tipo B già viste nella Fig. 1,
precedente, pag 129, dove il quadrato costruito sulla diagonale nel
diagramma a modulo quadrato e il triangolo inscritto in quello
triangolare, entrambi tangenti ai lati del loro rispettivo diagramma, se si
ruotano in modo da disporli in forma concentrica e intermedia, disegnano
figure geometriche studiate e chiaramente rinvenute sia sulle tavolette
matematiche cuneiformi che negli studi matematici dei pensatori Greci
successivi.
Credo che gli antichi Scribi devono aver studiato in modo analogo anche
le figure concentriche che si potevano formare sugli altri tipi di
diagrammi modulari poligonali regolari, la prova, che le relazioni
algebriche scoperte sul digramma a modulo quadrato siano state ricercate
analogamente sugli altri diagrammi modulari sta nel fatto che, anche Otto
Neugebauer ha riscontrato lo studio di rapporti in relazione a delle
costanti ai poligoni regolari, trovati dentro una tavoletta cuneiforme a
Susa ed evidenziati nel suo libro, Le Scienze Esatte nell’Antichità,
Feltrinelli,1974, pagg.66, 67.
Non v’è dubbio, anche per quello che vedremo nel seguito con l’analisi
linguistica e matematica dei problemi mesopotamici, che il diagramma
d’argilla a modulo quadrato è stato il capostipite della nascita e dello
sviluppo presso le civiltà arcaiche, di una geometria e di un’algebra
empirico-dimostrativa prescientifica.
Fig.2
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Fig.3
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Fig.4
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Per concludere:
Fig.5
Ingrandire la figura con la funzione zoom
Nella Fig.5 possiamo appurare come gli antichi Scribi avrebbero potuto
trovare relazioni di equivalenza analoghe a quelle già trovate sulla strada
della loro regola generale (il “Teorema di Pitagora” dell’antichità),
scoperta col diagramma a modulo quadrato coi mattoni rettangolari o a
modulo ottagonale coi mattoni a trapezio rettangolo già visti, mettendo in
gioco in questo caso (Fig.5, costruzione tipo C,), l’area del triangolo
equilatero costruita sulla diagonale del trapezio isoscele, con quelle dei
triangoli equilateri costruiti sulla base maggiore e sul lato obliquo,
aggiunti con la metà dell’area ( triangolare) dello stesso trapezio isoscele.
Il quadrilatero equivalente iniziale (Costruzione tipo C, Fig.5), è una
figura comparsa già nei testi matematici proto-sumerici (Jöran Friberg,
Amazing Traces of a Babylonian Origin in Greek Mathematics,World
Scientific, 2007, pagg.443, 444, 1c)
e q l a m l a m a b - n i - i . A s - s a - ḫi - i r – m a - l a š i d d u m e -
ú - ṣi - i b - m a 3 . 3 . A - t u - ú r š i d d a m ù p û t a m
akmur-ma 27
27 3.3 ki-im-ra-tu-ú
15 šiddum
3 eqlum
12 pûtum
ù.pûtim a - n a l i - b i 3 . 3 ṣi – i b - m a 3 . 3 0
2 a-na 27 ṣi - i b - m a 2 9 . B a - a - š u š a 2 9
t e - ḫe - e p - p e - e - m a 1 4 . 3 0 . 1 4 . 3 0 a - r á 1 4 . 3 0
3.30.15
i - n a l i - b i 3 . 3 0 . 1 5 — 3 . 3 0 t a - n a - s a - a ḫ-ma 15 š a -
p i - e l - t u m 1 5 – e 3 0 i m t a ḫar
3 0 a - n a 1 4 . 3 0 i š - t e - e n , ṣi - i b - m a 1 5 .
Š i d d u m 3 0 i - n a 1 4 . 3 0 š a - n i - i t a - ḫa-ra - a s -ma 14
Pûtum.
2 š a a - n a 2 7 t u - ( a ) ṣ-bu ii--na 14 p û t i m t a - n a - s a -
a ḫ-ma 12 p û t u m k i t t u m
---------------------VERIFICA------------------------
15 šiddam 12 pûtam šu-ta-ki-(e)l-ma
3 i-te-er.
3 a - n a l i - b i 3 e q l i m ṣi - i b 3 . 3 e q l u m
Fig. 1
Fig. 2
(MATTONE RETTANGOLARE!).
Fig.1. Šiddu-pûtum
(FIANCO–FRONTE)
Fig.2. Šiddam ù pûtam
(1) J’ai croisé le flanc e le front: THUREAU DANGIN – TEXTES MATHEMATIQUES BABYLONIENS 1938 – PAG.64,65,224,226
(2) THUREAU DANGIN – TEXTES MATHEMATIQUES BABYLONIENS 1938 – PAG. 219“faire se tenir mutuellement (comme les
fils de la trame et de la chaine?),,croiser (deux nombres entre eux ou un nombre avec lui-meme),,j’ai croisé…..meme
sens ecc.(è chiaro che nella fase 2 saranno il fianco e il fronte dei mattoni che incrociandosi fanno in modo che si
tengono per formare il diagramma a modulo quadrato e non le singole dimensioni di un rettangolo che tenendosi tra
loro lo formano, altrimenti, lo Scriba, ripeterebbe laconicamente (Fig.1,2) per una 2avolta la parola “rettangolo”!!.)
[1° GIRO COI MATTONI] [2° GIRO COI LATERIZI (X-Y)] [3° GIRO COI LATERIZI (X+Y)]
Fig. 5
Fig. 4
Fig. 3: (Superficie=Diagramma d’argilla!!,)
Fig.5. A-tu-úr
IO SONO RITORNATO
(A RIFARE IL 3°GIROTONDO AL DIAGRAMMA!)
šiddam ù.pûtam akmur-ma 27
CON LA LUNGHEZZA E LA LARGHEZZA
CHE HO ACCUMULATO(X+Y) E FA: 27
Fig.3. eqlamlam ab-ni-i
…..E UNA SUPERFICIE HO COSTRUITO.(3)
(Ovvero,la superficie imbastita è IL DIAGRAMMA D’ARGILLA!! Il mattone
rettangolare risulta essere un corpo
componente del diagramma)
F i g . 4 . [ A s - s a - ḫi - i r – m a - l a ,
HO (RI)FATTO IL (2°) GIRO INTORNO(AL DIAGRAMMA!)], [šiddum e-li pûtim i-te-ru-ú, CON QUANTO LA
lim
LUNGHEZZA SUPERA LA LARGHEZZA (X-Y)], [a-na li-ib-bi eqlim E AL CORPO DELLA SUPERFICIE(COMPONENTE
IL DIAGRAMMA),]
[ ú - ṣi - i b - m a 3 . 3 , . I O H O A G G I U N T O E F A : 3 , 3 [ X Y + ( X - Y ) ]=183. ]
(3) La forma normale come la chiamava O. NEUGEBAUER {se la parola “superficie” venisse intesa (vedere Høyrup) ancora
come “rettangolo” anziché come “diagramma modulare” fatto di mattoni rettangolari che la compongono a girotondo,
bisognerebbe chiedersi nuovamente dell’incongruenza che lo Scriba farebbe con la parola “rettangolo” la quale verrebbe
ripetuta o scritta inutilmente nel testo per ben tre volte di seguito!! Inoltre non giustificherebbe le frasi successive ”
ho [ri]fatto il giro intorno (o il girotondo) ” e “io sono ritornato (a rifare ecc)” che troviamo nelle fasi o Fig.4, 5}
Fig. 6
Fig. 7
Fig.6. Šiddum pûtum ù eqlum mi-nu-um.(?)
LUNGHEZZA, LARGHEZZA E SUPERFICIE QUANTO SONO?
27 3.3 ki-im-ra-tu-ú
27 3,3(183) LE COSE ACCUMULATE[(X+Y); X Y +(X-Y)]
15 šiddum
15 LA LUNGHEZZA (FIANCO)
3 eqlum
3,0(180) LA SUPERFICIE(MATTONE RETTANGOLARE)
12 pûtum
12 LA LARGHEZZA(FRONTE)
Fig.7. At-ta i-na e-pe-ši-i-ka
TU PARTI COL PROCEDIMENTO
27 ki-im-ra-at šiddim ù.pûtim
27 LE COSE ACCUMULATE, LUNGHEZZA E LARGHEZZA,
a - n a l i - b i 3 . 3 ṣi – i b - m a 3 . 3 0
AL CORPO DI 3,3(183) AGGIUNGO E FA: 3,30(210)
(IL NUOVO CORPO COMPONENTE IL DIAGRAMMA)
Fig. 8
Fig. 9
Fig.8. 2 a-na 27
F i g . 9 . ṣi - i b - m a 2 9
2 A 27 (NUOVO DIAGRAMMA ALLINEATO)
(RIALLINEAMENTO DEL DIAGRAMMA D’ARGILLA) AGGIUNGO E FA: 29 (LATO DEL NUOVO DIAGRAMMA)
Fig.10
Fig.11
(INSERIMENTO DEL PRINCIPIO DELLA SEMISOMMA
E DELLA SEMIDIFFERENZA SUL DIAGRAMMA)
Fig.10. Ba-a-šu ša 29
LA SUA MEZZA PARTE, QUELLA DI 29
(29 IL LATO DEL NUOVO DIAGRAMMA)
t e - ḫe - e p - p e - e - m a 1 4 . 3 0
TU FRAZIONA (O INTERROMPI) E FA: 14;30(14,5)
(14,5 IL LATO DEI 4 QUADRATI DELLA SEMISOMMA)
Fig.11. 14.30 a-rá 14.30 3.30.15
Fig. 12
Fig. 13
Fig.14
FIG: 14(ANCORA, SUL 2° LATO SOLIDO), 2, QUELLO CHE A 27 TU HAI AGGIUNTO, DA 14 LA LARGHEZZA(DEL
NUOVO CORPO) TU SOTTRAI E FA: 12, LA VERA LARGHEZZA FINALE CERCATA. (QUELLA DEL MATTONE-RETTANGOLO
O DEL CORPO DEL DIAGRAMMA INIZIALE).
Fig.15
ORA, PER FARE LA VERIFICA, SI TOLGONO DAL DIAGRAMMA FINALE I QUATTRO MATTONI RETTANGOLARI CHE
COMPONEVANO IL DIAGRAMMA INIZIALE PER IMBASTIRLI NUOVAMENTE COME NELLE FASI INIZIALI N°1,2 e 3:
Fig.16
Fig. 17
Fig.18
Fig.19
F i g . 1 9 . 3 a - n a l i - b i 3 e q l i m ṣi - i b 3 . 3 e q l u m
Fig.19 3(X-Y) AL CORPO DI 3’(X Y), LA SUPERFICIE, (QUELLA DEL MATTONE-RETTANGOLO O DEL CORPO DEL
DIAGRAMMA INIZIALE Fig.3 ).AGGIUNGO, (E FA) 3’3 LA SUPERFICIE (3’3 = [ X Y + ( X - Y ) ]=183 4.. Come
pari a Fig. 4
volevasi dimostrare )
22.-BIBLIOGRAFIA
1. Aldo Bonet, Le possibili origini geometriche del principio della
semisomma e semidifferenza delle incognite in uso presso i Babilonesi
e sue applicazioni. Rivista L’educazione Matematica, dicembre 1989,
pag 197-218.
12. Jens Høyrup, Rivista MATHESIS, Vol XIII, n°3 Agosto 1997,filosofía
e historia de las ideas matemáticas, Departamento de Matemáticas
Facultad de Cencias,Universidad Nacional Autónoma de México.