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Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M.

270/04)
Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA
Lezione n°: 78
Titolo: MOZART: IL SINGSPIEL
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

1. MOZART: IL SINGSPIEL

© 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
Tel: 031/7942500-7942505 Fax: 031/7942501 - info@uniecampus.it
Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 270/04)
Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA
Lezione n°: 78
Titolo: MOZART: IL SINGSPIEL
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

1. MOZART: IL SINGSPIEL

«Il Singspiel era la sola forma di teatro musicale in lingua nazionale che la cultura tedesca fosse
riuscita ad esprimere nel corso del Settecento. Differiva dall’opera italiana, anche da quella
comica, per il fatto di non essere interamente musicato, presentando invece parti di recitazione,
come avviene nell’operetta, che del Singspiel è la trasformazione ottocentesca. Esisteva da
poco più di un decennio quando Mozart lo sollevò ad eccezionale altezza di valori musicali con
Die Entführung aus dem Serail [Il ratto dal serraglio], 1782.» (Massimo Mila, Lettura del Flauto
magico, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi, 1989, p. 5)
Si tratta quindi di un genere teatrale che mescola musica e recitazione sul quale ebbe
certamente influsso la ballad-opera inglese (una sorta di commedia inframmezzata da brani
cantati, nata a Londra alla fine degli anni Venti del Settecento), ma anche l’opéra comique
francese. Lo scopo era quello di trovare una strada che conducesse finalmente alla creazione di
un’opera teatrale tedesca, fino ad allora inesistente. Per farlo si utilizzarono le espressioni
musicali nazionali del Lied strofico misto ad arie in stile italiano, ci si rivolse a storie d’ambiente
contadino e popolare, spesso animate da elementi magici.

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Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA
Lezione n°: 78
Titolo: MOZART: IL SINGSPIEL
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

1. MOZART: IL SINGSPIEL

Primo vero capolavoro nel genere del Singspiel è universalmente considerato Die Entführung aus
dem Serail di Mozart. Se si escludono le opere italiane e i primi assaggi di opera tedesca degli
anni giovanili (il primo Singspiel di Mozart, Bastien und Bastienne, risale addirittura al 1768), il
percorso delle grandi opere mozartiane segue uno schema a specchio: opera seria italiana
(Idomeneo re di Creta), Singspiel (Die Entführung aus dem Serail ), tre opere comiche italiane
(Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte), il ritorno al Singspiel (Die Zauberflöte) [Il
flauto magico], il ritorno all’opera seria italiana (La clemenza di Tito).
«Quanto alla Zauberflöte, che devo dire? Chi, in Germania, non la conosce? C’è un solo teatro in
cui non sia stata rappresentata? È la nostra opera nazionale. Il successo che ha riportato
ovunque, senza eccezioni, dai teatri di corte fino al teatro itinerante che si ferma nel più piccolo
borgo, è ad oggi senza confronti. A Vienna, durante l’anno della prima esecuzione, venne
rappresentata più di cento volte. A Praga la si è rappresentata per due anni in tedesco, poi in
italiano, infine anche in cèco, e la si rappresenta ancora in questa lingua la domenica, al Teatro
Nuovo.» (Franz Niemetschek, Friedrich von Schlichtegroll, Mozart, a cura di Giorgio Pugliaro,
Torino, EdT, 1990, p. 74)

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Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA
Lezione n°: 78/S1
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Attività n°: 1

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2. MOZART: IL SINGSPIEL

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Insegnamento: STORIA DELLA MUSICA
Lezione n°: 78/S1
Titolo: MOZART: IL SINGSPIEL
Attività n°: 1

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2. MOZART: IL SINGSPIEL

Per ripercorrere le vicende legate al Flauto magico ci basiamo sulla monografia dedicata dal
musicologo Massimo Mila a quest’opera (la già citata Lettura del Flauto magico, Torino, Piccola
Biblioteca Einaudi, 1989, da cui, dove non diversamente indicato, sono tratte tutte le citazioni di
questa e delle successive lezioni).
Dunque l’analisi comincia con la presentazione della situazione del teatro viennese che ha
portato alla creazione del Flauto magico. L’opera infatti mette insieme due diverse propensioni i
cui presupposti si erano già evidenziati nei secoli precedenti: la tendenza a spettacoli
scenograficamente sfarzosi, con apparati e macchine scenotecniche elaborate atte a destare
stupore e meraviglia nello spettatore, insieme con le sollecitazioni del sovrannaturale, l’amore
per il fiabesco tipico dei paesi germanofoni: «A monte di tutta la fioritura austro-tedesca di
fiabe, favole e leggende misteriosofiche che nella seconda metà del secolo costituirà l’humus
culturale del Flauto magico ci sta un romanzo francese: Séthos, histoire ou vie tirée des
monuments anecdotes de l’ancienne Égypte, traduite d’un manuscrit grec, pubblicato a Parigi
nel 1731. Ne era autore l’abate Jean Terrasson.» (Idem, p. 12)

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Lezione n°: 78/S1
Titolo: MOZART: IL SINGSPIEL
Attività n°: 1

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2. MOZART: IL SINGSPIEL

«Il Séthos di Terrasson doveva essere presente anche al barone Gebler, quando scrisse quel
dramma eroico Thamos, re d’Egitto, per il quale Mozart, poco più che ragazzo, aveva scritto
alcune musiche di scena a Vienna nel 1773, ritoccandole poi, con l’aggiunta di un nuovo coro e
di una scena-melologo nel 1780 quando Schikaneder [il capocomico futuro librettista della
Zauberflöte] era capitato con la sua compagnia a Salisburgo, e vi aveva messo in scena, tra
l’altro, questo Thamos. Esso costituisce perciò un precedente diretto del Flauto magico, vuoi per
la collaborazione in esso primamente attuata fra i due autori, vuoi per una certa analogia di
contenuti teatrali, fondati sul vago simbolismo di soggetti orientaleggianti, a base di gran
sacerdoti, di templi del Sole e di saggezza occulta.» (Idem, pp. 14-15)
Questo sentimento diffuso dovette essere anche alla base delle scelte del poeta Christoph
Wieland che negli anni Ottanta del Settecento diede alle stampe una raccolta in tre volumi di
fiabe (intitolata Dschinnistan) la cui prefazione era «una specie di discorsetto ai suoi
contemporanei, cittadini di un’età superrazionalistica, per esortarli a non vergognarsi d’amare
storie di fiabe e di spiriti.» (Idem, p. 15)

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Attività n°: 1

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3. MOZART: IL SINGSPIEL

Le fiabe di Wieland «divennero immediatamente una miniera per il teatro popolare fondato
sulle meraviglie della “maschinen-komödie” [commedia con effetti speciali], e furono
saccheggiate, secondo gli allegri costumi del tempo, dalle compagnie teatrali di Schikaneder e
dei suoi concorrenti e rivali. L’ultima della fiabe del Dschinnistan è precisamente Lulu, oder Die
Zauberflöte [Lulù o Il flauto magico] dalla quale Schikaneder trasse il soggetto del Flauto
magico, stravolgendolo non poco.» (Ibidem)
Librettista della Zauberflöte fu dunque Emanuel Schikaneder (1751-1821), personaggio assai
particolare, che dedicò tutta la sua vita al teatro: attore lui stesso, ma anche capocomico della
sua compagnia itinerante e impresario teatrale, ebbe modo di esibirsi in molti teatri austriaci e
tedeschi, prima di scegliere Vienna come propria sede definitiva, giungendo anche a gestirvi in
proprio una delle sale cittadine, il teatro Auf der Wieden, collocato nel Freihaus, una zona allora
piuttosto periferica. Fu proprio in questo teatro, piuttosto piccolo e popolare, che Die
Zauberflöte andò in scena la sera del 30 settembre 1791 riportando un successo sempre
crescente ad ogni ripresa.

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3. MOZART: IL SINGSPIEL

I rapporti fra librettista e compositore furono probabilmente molto stretti (ma non ci sono
certezze su come i due procedessero nel lavoro). Contrariamente alla musica, il libretto è
spesso considerato stilisticamente piuttosto modesto, anche se non gli si nega una perfetta
funzionalità agli scopi che Mozart si proponeva in quel periodo: «Non importa più niente, a
Mozart, di affermare la propria maestria sinfonica o sonatistica, o di brillare nella forma del
Concerto. (…) In questa fase estrema della vita di Mozart la musica sembra quasi sfuggire alla
categoria estetica. Attraverso l’insignificanza delle occasioni professionali essa diventa
strumento di conoscenza delle cose ultime: musica veggente, che (…) può benissimo annidarsi
in occasioni misere e senza pretese. Ecco perché Mozart era ormai maturo per accettare di
musicare (…) un Singspiel fantastico e puerile per l’Auf der Wieden (…). È come se Mozart si
fosse straniato dal mondo, e dall’arte di questo mondo.» (Idem, pp. 22-23)
Si può vedere quindi il cammino che il compositore segue negli ultimi dieci anni della sua vita:
«Pochi anni prima lo spettacolo degli uomini e dell’esistenza lo aveva affascinato, e ne erano
usciti quei capolavori di realismo psicologico che sono le tre opere italiane [Le nozze di Figaro,
Don Giovanni e Così fan tutte].» (Idem, p. 27)

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Lezione n°: 78/S3
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Lezione n°: 78/S3
Titolo: MOZART: IL SINGSPIEL
Attività n°: 1

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4. MOZART: IL SINGSPIEL

«È ormai un capitolo chiuso della sua arte quello dell’analisi dell’uomo. Ora lo occupa una specie
di ideale etico, un messaggio universale da consegnare all’umanità (…). In quella forma di teatro
popolare e buffonesco a cui lo invitava l’amico Schikaneder si insinuano contenuti tutt’altro che
spregevoli, aspirazioni confuse dell’epoca, e soprattutto gli ideali umanitari raccolti dalla
massoneria, nei quali Mozart aveva sempre fermamente creduto, prima ancora della sua
iscrizione alla loggia viennese della “Speranza coronata” avvenuta il 14 dicembre 1784 (…). Quel
mito dell’età dell’oro, del paradiso terrestre al quale l’uomo aspira di ritornare, l’idea
giusnaturalistica della felicità, intesa come un diritto naturale dell’uomo, che nelle opere italiane
di Mozart dobbiamo cercare per speculum et imaginem, suggerita ed evocata dalla sola musica
al di là delle vicende letterali dell’azione, qui, nei simboli del Flauto magico, diventa finalmente
esplicita.» (Idem, pp. 27-28)
Die Zauberflöte è quindi un’opera intrisa di simboli: «nel Flauto magico non c’è più un’azione
esterna sotto la quale risieda, immanente, l’azione interiore. Quest’ultima accede ora al primo
piano scenico.» (Idem, p. 28, in cui Mila riporta le parole di Jean-Victor Hocquard in La pensée
de Mozart, Paris, Seuil, 1958, p. 494)

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4. MOZART: IL SINGSPIEL

Ecco in breve la trama dell’opera.

Atto I

Tamino viene salvato da un gigantesco serpente grazie all’intervento di tre Dame che poi lo
presentano alla Regina della notte. Costei è afflitta per il rapimento della figlia Pamina, ad
opera di Sarastro. Tamino decide subito di salvare Pamina con l’aiuto dell’uccellatore
Papageno. Ricevuti in dono un flauto magico e un glockenspiel, Tamino e Papageno si
incamminano verso il Tempio di Sarastro. Papageno riesce ad entrare nel tempio fin dove il
moro Monostatos tiene segregata Pamina. Papageno e Pamina cercano di fuggire. Intanto
Tamino, di fronte a tre Templi (Natura, Ragione e Sapienza), cerca di richiamare Pamina
suonando il suo flauto. Arriva invece Sarastro (che non è malvagio come sembrava) che gli
dice che, per accedere al suo regno, deve sottostare ad alcune prove. Tamino e Pamina si
incontrano e si innamorano subito l’uno dell’altra.

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